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Autore: MaDeSt    30/08/2016    5 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

A SAFE PLACE

Non potendo tornare a casa prima di aver cacciato qualcosa, Cedric decise fin da subito di lasciar perdere il bosco a nord-ovest di Darvil e recarsi invece direttamente nella Foresta o nel bosco che la precedeva, per svolgere entrambi i suoi compiti; prima che il sole fosse calato aveva già preso il suo cavallo nero dalla stalla e si era addentrato nel bosco a est fin quasi raggiungere la Foresta. Si tenne alla larga da essa per dormire, e così aveva intenzione di fare ogni notte che avrebbe dovuto passare fuori, perché sapeva cosa abitasse la Foresta e non aveva alcuna intenzione di incapparvi al buio, tantomeno essere colto di sorpresa.
Non s’impegnò realmente per cacciare, dal momento che se fosse tornato a casa avrebbe avuto altri lavori da svolgere e niente tempo libero da dedicare alla ricerca nella Foresta. Ma per quanto s’impegnasse addentrandosi il più possibile fino a metà pomeriggio per poi tornare indietro e non passare lì la notte, la Foresta pareva tutta uguale: alberi che potevano raggiungere l’altezza di una collina, distanti anche centinaia di piedi gli uni dagli altri, praterie di erba alta quanto due o a volte tre uomini, rocce piante e funghi di dimensioni sconfinate. C’erano numerose radici dissotterrate, ma tutto era così ingigantito da non offrire un reale buon nascondiglio per sei uova di drago dai colori vivaci, ben visibili da qualsiasi distanza.
Più di una volta rischiò un incontro ravvicinato con alcune delle creature che abitavano il luogo, per fortuna per lo più bestie mansuete e non i pericolosi Krun, creature simili a lupi ma dotati di intelligenza quasi pari a quella umana, alti più di sei piedi, feroci, selvaggi, e muniti di corna, lunghi artigli, ed utensili spaventosi.
Nel frattempo gli altri andarono ogni tanto, senza ritrovarsi prima o mettersi d’accordo, a controllare che le uova fossero ancora in salvo nel nascondiglio. Layla era quella che andava più spesso perché più vicina al piccolo ponte a nord che le permetteva di passare inosservata agli occhi degli uomini nei campi non molto distanti.
Nessuno toccò mai le uova in quel periodo.
Non ebbero notizie di Cedric nei giorni che seguirono finché non fu lui stesso a tornare al villaggio, fece tappa prima dal macellaio a consegnare parte della selvaggina che aveva cacciato, e Layla – che in quel momento era col padre – gli consegnò dei piccoli simboli di legno intagliato pari al valore della cacciagione in modo che non avrebbe dovuto pagare in altri modi se mai avesse avuto bisogno di acquistare qualcosa dall’uomo. Un favore in cambio di un altro.
Per via della presenza del macellaio e di un cliente, Cedric fece finta di non vederla nemmeno, com’era successo quelle rare volte che l’aveva incontrata in passato, e se ne andò dicendo solo il minimo indispensabile seguito dalle occhiate torve dei due uomini.
Quando il ragazzo se ne andò, Layla non lo seguì sebbene dentro di sé bruciasse dalla voglia di sapere se potevano o no tenersi le uova, se avesse trovato un posto dove lasciarle. Ma andargli dietro di corsa avrebbe significato destare non pochi sospetti nell’animo di suo padre, quindi rimase lì buona ad assisterlo per quell’unico giorno della settimana che le era richiesto.
Proprio oggi doveva tornare?! si chiese indispettita fissando l’amico di suo padre con ostilità senza rendersene conto Beh, se non fosse passato oggi non avrei saputo del suo ritorno a Darvil, se non altro. Almeno finché gli altri non sarebbero venuti a cercarmi.
La seconda tappa la fece da Gerida, le portò tutte le erbe che aveva raccolto – e che aveva imparato le servissero – e lei in cambio gli diede una medicina.
Solo allora Jennifer riconobbe chi fosse e come mai ne avesse già sentito parlare: l’aveva visto di persona pochissime volte, dal momento che quando consegnava le erbe a sua madre lei spesso e volentieri si trovava altrove, o con amici, ma sapeva che la guaritrice talvolta preparava delle foglie che infuse in acqua calda permettevano di tenere sotto controllo l’umore di una persona, o persino annullarne le emozioni. A sua madre Cedric non piaceva, ma lo aiutava per andare incontro a suo padre e sua sorella che altrimenti dovevano avere a che fare con uno squilibrato tutte le ore del giorno; lei cercava di ridurre il numero di ore. E a Cedric non piaceva farsi curare a quel modo, ma sapeva di non avere altra scelta.
Appena Gerida fu sparita a riordinare nella stanza delle medicazioni le nuove erbe, Jennifer prese di corsa la sua borsa a tracolla e uscì in fretta di casa trotterellando dietro Cedric senza che lui se ne accorgesse. Non aveva intenzione di indagare su quello strano rimedio, ma aveva intenzione d’interrogarlo riguardo la Foresta.
Lo spaventò quando gli chiese: «Allora? Hai novità per noi?»
Il ragazzo prima fece un balzo all’indietro guardandola sorpreso e innervosendo il cavallo nero, poi si guardò intorno circospetto, e infine le rispose: «Ancora nulla.»
«Non hai trovato un posto?» domandò chiaramente speranzosa.
«No.» a quella parola infatti Jennifer fece un gesto di esultanza, senza fiatare «Non credo sia un bene, sai?» commentò torvo, e riprese a camminare.
Lei lo imitò ammirando il grande animale come se non ne avesse mai visto uno: «Come pensi che potremo farle schiudere? Dobbiamo covarle come gli uccelli?»
«Per la pietà dei Dodici, non ne ho idea!» ribatté piuttosto angosciato «E non dovresti nemmeno pensarci.»
«Meglio noi dei banditi!»
«Abbassa la voce.»
«Non c’è nessuno. Dove stiamo andando?»
«Stiamo? Io a recuperare mia sorella, tu probabilmente faresti meglio a tornare a casa.»
«Sono appena uscita...» brontolò, ma si riprese in fretta: «Quindi non torni nella Foresta?»
Cedric le rivolse uno sguardo infastidito per aver nominato ad alta voce un luogo mal visto; il connubio Cedric e Foresta non avrebbe portato altro che guai.
Alla fine le rispose: «Non oggi.»
«Non hai paura ad andare lì da solo?» attese a lungo una risposta alla domanda, che però non venne, quindi chiese ancora: «Ci tornerai ancora o no? Mi è sembrato di capire che non ci siano molte speranze di trovare un posto dove lasciare le... le... quelle.»
Il ragazzo sospirò e disse stancamente: «Forse.»
«Siamo a metà della settimana che ti abbiamo dato, sai?» osservò la ragazzina con aria compiaciuta e saccente.
«Lo so, ma ho altro da fare! Al contrario di te a quanto pare.» ribatté scontroso.
E lei prese un’aria offesa: «Va bene, ho capito. Se non hai tempo di cercare un posto vorrà dire che dovremo trovare un modo per farli nascere. E per l’amore di Lya prendi quella cosa che controlla il tuo umore prima di dire qualcosa che potrebbe nuocere!» esclamò stizzita, gli volse le spalle e se ne andò a grandi passi.
Ignorò sfacciatamente la sua sorpresa e pretesa di spiegazioni, decisa invece a chiamare Mike e Susan per andare a dargli la buona notizia, e magari convincerli ad andare dove avevano nascosto le uova.
Convincere Sirela a far uscire Mike fu più difficile, ma alla fine i tre amici corsero via, verso il ponte nord. Susan propose di andare a chiamare anche Layla ma Jennifer le ricordò che quel giorno doveva assistere suo padre al negozio.
Giunti al nascondiglio nel bosco, Jennifer diede agli altri due la buona notizia, e animati da una strana euforia cominciarono a discutere di come potessero fare a schiudere quelle uova; dubitavano che per una creatura leggendaria bastasse aspettare che passasse il giusto periodo. La loro unica possibilità era trovarlo su un libro, ma nessuno di loro sapeva leggere abbastanza, giusto alcune parole legate ai mestieri dei propri genitori o dei loro amici.
Il comportamento di Jennifer aveva fatto venire voglia a Cedric di tornare al più presto nella Foresta e ricominciare la sua ricerca di un luogo dove lasciare le uova, quindi andò direttamente a casa propria invece di andare a prendere sua sorella da Ilion per portarla con sé. Si fermò giusto per mangiare, curarsi e riposare un po’, e fu fuori in sella al suo cavallo prima ancora che suo padre fosse tornato da lavoro, lasciandogli quindi credere che non fosse mai tornato dal suo periodo di caccia.

Lo incontrarono tre giorni dopo quando, andando tutti insieme a controllare le uova – compresa Emily – lo trovarono proprio inginocchiato lì accanto con un cavallo nero lasciato libero di brucare l’erba poco lontano.
Gli rivolsero un’occhiata incredula che lui ricambiò con un mezzo sorriso sarcastico, poi Jennifer fece la domanda a cui tutti stavano pensando: «Come le hai trovate?»
Cedric si rialzò e con una scrollata di spalle rispose: «Non nascondete le tracce.»
Mike invece chiese più amareggiato: «Hai trovato un posto?»
A quel punto il ragazzo sfoderò un sorriso vittorioso guardando solo Jennifer: «Sì.»
Emily sembrò l’unica sollevata dalla notizia, tutti gli altri brontolarono qualcosa o protestarono, tanto che non si capì cosa stessero dicendo individualmente. Susan scosse la testa contrariata e si avvicinò a grandi passi pestando i piedi, per poi raccogliere l’uovo giallo e stringerlo tra le braccia. Guardò Cedric con aria imbronciata, come sfidandolo a portarglielo via con la forza, e lui ricambiò l’occhiata a metà divertito ed esasperato. Quando però anche Mike Jennifer e Andrew fecero lo stesso, perse definitivamente il sorriso e li guardò invece con fastidio.
«Avevi detto una settimana.» disse a Jennifer «Una settimana, e ho trovato un posto. Ora sta a voi mantenere la parola.»
«Potremmo almeno aspettare che nascano!» protestò Andrew «Così saremmo sicuri che possano scappare o difendersi!»
Emily rise, mentre Cedric girò gli occhi ed esclamò: «E poi cosa? Insisterete per crescerli?»
«La madre è morta e i banditi cercano le uova!» ribatté Mike «Andrew ha ragione, dovremmo almeno assicurarci che nascano.»
«E poi vorrete assicurarvi che siano al sicuro, che crescano bene, che abbiano compagnia...»
«Cosa c’è di male?» domandò Susan indispettita «Saranno cuccioli, che c’è di male se giochiamo un po’ con loro?»
«C’è che non sono cani, sono draghi! Non animali da compagnia!»
«Li controlleremo finché saranno abbastanza grandi da difendersi dai banditi.» disse Mike ostinato.
A quel punto intervenne Layla, fece alcuni passi avanti e disse con fare pacato, al contrario di tutti loro: «E se si abituassero alla presenza umana e non scappassero dai banditi? Potrebbero non capire la differenza tra noi e loro, e quindi lasciarsi catturare.»
Ma Cedric la smentì, andando contro i suoi piani di abbandonare i draghetti nella Foresta: «Non sono stupidi, per quanto si sappia. Potrebbero essere più intelligenti di noi.»
«Ma sarebbero comunque nati da poco. Non possiamo abbandonarli a loro stessi, ma non possiamo crescerli...» disse poi più a se stessa che a loro.
«Dobbiamo scegliere il male minore.» disse Jennifer.
«Quindi aiutarli a crescere.» disse Andrew.
«Assolutamente no, è la cosa peggiore che possiamo fare.» ribatté Cedric «Hai idea di quanti problemi comporterebbe? E se per caso si venisse a sapere? Chi vuole le uova di drago verrà a cercare anche noi, stanne certo.»
«Ma qui sembra che siamo almeno quattro contro uno.» disse Susan con aria soddisfatta «Nessuno ti obbliga a crescere un drago, basta che tieni la bocca chiusa. Layla? Emily? Voi che volete?»
Layla guardò immediatamente l’amica più grande come aspettando il suo permesso per dire di sì, ma Emily dopo una lunga pausa scosse la testa e disse incrociando le braccia: «No, io non voglio avere un drago. Sputano fuoco! Mi brucerebbe la casa. E se sputano fuoco vuol dire che puzzano. E chissà quanto mangiano, se come dicono le storie non smettono mai di crescere! E volano, e io ho paura dell’altezza. Per colpa di qualcuno...» concluse lanciando un’occhiata cupa a Cedric.
Solo leggermente sorpresa e triste per la risposta negativa, Susan guardò Layla e le domandò: «E tu?»
La ragazza sembrò combattuta e spaesata, guardò ripetutamente Emily, poi Cedric, e poi le uova, cercando di decidere al più presto quale sarebbe stata la sua risposta. Il drago morto che aveva visto nel bosco le era piaciuto immensamente, e ciò la tentava di rispondere sì. Ma era anche vero che se qualcuno fosse stato davvero alla disperata ricerca di quelle uova, probabilmente facendo nascere il drago si sarebbe cacciata in grossi guai.
Alla fine, dopo una lunga pausa di riflessione, annuì timidamente.
«Ottimo!» esclamò Jennifer tutta contenta «Mi dispiace Cedric. Hai perso!»
Lui le rivolse un’occhiata truce: «Non ho perso altro che tempo. Avrei dovuto capirlo da subito e lasciarvi ricoperti di guai senza cascarci a mia volta. Ma avrei potuto evitarmi una settimana nella Foresta, questo sì.»
«Quindi ora dobbiamo realmente trovare un posto sicuro dove farli nascere. E vicino.» aggiunse poi la ragazzina, per evitare di ritornare al discorso della Foresta «Qualche idea?»
«Perché, qui non va bene?» chiese Andrew guardando prima lei con sorpresa, e poi l’ambiente intorno come in cerca di pericoli.
«No, un posto al coperto. Credo siamo già stati abbastanza fortunati che nessuno abbia trovato le uova in questi giorni, se ci è riuscito lui...» e così dicendo lanciò una rapida occhiata a Cedric «E poi non possiamo rischiare che una volta nati se ne vadano a spasso, potrebbero essere visti o catturati.»
«Ha ragione.» disse Mike «Ma tenerli in casa sarebbe una follia.»
«Potremmo...» cominciò Cedric, ma si corresse subito e continuò: «Potreste, lasciarle nella stalla.»
«Quale stalla?» chiese subito Andrew.
L’altro scosse le spalle guardando verso il cavallo nero: «La mia stalla. Cioè, della mia famiglia.»
«Ma tu... ora vorresti aiutarci?» fece Susan perplessa, non credendo di potersi davvero fidare, ancora.
«In realtà no, però... ormai ci sono dentro, come ho detto. Tanto vale assicurarmi che a quei cuccioli non accada nulla di male.»
Il viso di Jennifer s’illuminò ed esclamò: «Grandioso!»
Layla invece gli chiese: «Non è pericoloso? Qualcuno potrebbe trovarle. Se la tua famiglia per caso entrasse...»
«Mia sorella difficilmente ha bisogno di un cavallo e mio padre... beh, non è lui a occuparsene. Ma posso sempre nascondere le chiavi se serve.»
«Allora te le porteremo domani. D’accordo?» disse Mike, e tutti gli altri tranne Emily annuirono. Ma dal momento che la ragazza aveva apertamente dichiarato di non volere un drago non le chiesero il perché.
Cedric decise dunque di passare un’altra notte fuori casa per non dover essere costretto a recuperare sua sorella e quindi averla tra i piedi la mattina seguente, mentre gli altri tornarono a casa propria per non insospettire i genitori.

La mattina seguente tuttavia uscirono tutti con una borsa, un mantello o uno zaino, e sgattaiolarono fuori da Darvil senza essere notati. Di nuovo Emily non si unì a loro, quindi discussero di come trasportare l’uovo verde senza insospettire nessuno, dal momento che un solo uovo a malapena entrava in uno zaino o in una borsa. Perciò Andrew sacrificò il suo mantello consunto per avvolgercelo dentro e trasportarlo come se stesse solo tenendo il mantello tra le braccia, perché inutile col caldo estivo.
Seguirono dunque Mike e Layla, perché erano gli unici a sapere dove abitasse Cedric, ma ancora dovettero fare attenzione agli sguardi delle persone nelle strade perché avrebbero dovuto nuovamente lasciare Darvil, questa volta dalla parte opposta, attraversando il ponte principale – il più lungo e largo.
Riuscivano già a vedere la casa, ma era ugualmente distante dal ponte, tanto che non sapevano se considerarla parte del villaggio o meno. E appena furono vicini notarono che per i canoni di Darvil era grande, forse più piccola solo di quella del medico – che però aveva una parte interamente dedicata alla funzione di sanatorio. Solo allora si preoccuparono di sperare che il ragazzo fosse in casa, sveglio, e soprattutto da solo.
Ma non servì bussare alla porta, perché Cedric li stava già aspettando a braccia conserte appoggiato a un’altra struttura, non troppo lontana dalla casa ma ancora più grande, che immaginarono essere la stalla di cui aveva parlato. E infatti fece loro cenno di seguirlo e aprì metà del grande portone, invitandoli a introdursi prima di lui.
Entrarono timidamente, un po’ in soggezione per la presenza di una decina di animali, tutti più alti di loro eccetto un puledro nello stesso recinto della madre, e si fermarono a pochi passi dall’ingresso, non del tutto certi di dove avrebbero potuto lasciare le uova.
Il ragazzo chiuse il portone dietro di loro e gli fece strada verso il fondo dicendo: «Sarà chiaramente una sistemazione provvisoria, non possono nascere e crescere qui dentro, naturalmente. Ma è meglio di nulla, almeno avremo tempo di pensare a una soluzione.»
Notarono che su ogni recinto era inchiodata una targhetta con scritto qualcosa che non riuscirono a leggere, ma immaginarono essere il nome del cavallo che vi abitava. E più o meno ovunque ci fosse dello spazio libero sulle pareti di legno erano appesi selle, finimenti, corde o altri strumenti di cui non conoscevano la funzione.
Giunto alla parete di fondo Cedric prese una scala a pioli e l’appoggiò a quello che gli altri avevano pensato fosse soltanto il soffitto dei recinti, ma che a quanto pareva avrebbe potuto sostenere il peso di tutti loro, dal momento che il ragazzo gli fece cenno di salire; lui avrebbe tenuto la scala perché non cadessero accidentalmente.
Così salirono uno alla volta, Andrew lasciò il proprio mantello con l’uovo verde a Cedric per avere le mani libere, e quando furono tutti su fu il loro turno di tenere la scala per far salire anche Cedric. Si guardarono intorno e non videro nulla di particolare, a parte del fieno in un angolo, un lenzuolo e l’arco e la faretra del ragazzo.
Sorridendo divertita dal pensiero che l’aveva colpita, Susan domandò: «Dormi qui la notte?»
Lui scosse le spalle e rispose: «A volte.»
Al che la ragazzina lo guardò allibita smettendo immediatamente di ridere per paura di averlo offeso. Ma se anche lo fosse stato non lo diede a vedere, perché si mise invece a preparare un giaciglio morbido per le uova, simile a un gigantesco nido d’uccello, con una discreta quantità di foraggio ed erba ormai secca.
«Quindi... quindi verrai a controllarle ogni tanto.» riprese Susan, sperando di riuscire a riguadagnare i punti persi con la domanda di prima aiutandolo col nido «Noi quando potremo venire?»
Cedric fece una smorfia: «Non troppo spesso, e di certo non di sera.»
«Mia madre non mi lascerebbe uscire comunque, la sera.» disse Andrew infastidito.
«Perché usare così tanto fieno?» domandò Mike scettico.
«Così è più soffice!» esclamò Susan tastandone la morbidezza.
«Ma sono solo uova!»
«Beh almeno staranno un po’ al caldo.» disse Jennifer con una scrollata di spalle.
Caldo... pensò Layla, qualcosa le diceva che fosse importante. E alla fine le venne alla mente il perché ed esclamò: «Credo che il drago avesse bruciato tutta la radura proprio per questo!»
Tutti la guardarono, e Andrew le chiese: «Per riscaldare le uova?»
«E se il fuoco fosse l’unico modo di farle schiudere?» domandò Cedric più a se stesso che a loro.
«No! Speriamo di no! O non nasceranno mai!» protestò Mike.
«Sarebbe obiettivamente più sicuro.» continuò il ragazzo in un sussurro.
«Sì, finché non cadranno nelle mani sbagliate.» lo rimbeccò Susan.
«Forse sarà bastata quella sola volta a risvegliarli.» propose Jennifer tirandosi una ciocca rossa.
«Sì, e forse il drago sperava di vederli nascere prima di morire.» aggiunse Layla tristemente.
«Beh, appiccare un fuoco qui equivale a suicidarsi, più o meno. Controllerò spesso che siano al caldo. Senza provocare un incendio.» disse Cedric.
Uno alla volta sistemarono le uova all’interno del nido, che si rivelò abbastanza spazioso per tutte e sei, e lo guardarono a lungo con aria soddisfatta.
«Ma se non possiamo controllarle spesso come faremo a sapere quando staranno per nascere?» domandò Jennifer.
«Farò il possibile, va bene? Verrò più spesso che potrò e verrò al villaggio per dirvi se sta succedendo qualcosa.» sospirò il più grande con aria abbattuta.
«Potresti dormire qui ogni notte e se per caso succedesse che si schiudano corri al villaggio e ti metti a gridare una parola d’ordine, così lo sapremo.» disse Mike, facendo sbellicare Andrew e Jennifer dalle risate e procurandosi invece un’occhiataccia di lui.
«O potresti metterti ad abbaiare.» continuò Andrew noncurante.
«Ragazzi, dateci un taglio.» intervenne Layla con le mani sui fianchi e un’aria severa, ma anche sfoderando il suo sguardo più truce ci volle del tempo prima che i tre si calmassero; ansimavano tanto avevano riso.
Quando la situazione fu più calma, tuttavia, Andrew riprese: «No sul serio, dormici su.» chiaramente riferendosi alle uova come suggerendogli di covarle, e la situazione degenerò nuovamente.
Susan si morse il labbro e guardò Cedric, che sebbene avesse un’aria triste sembrava meno toccato di Layla, la quale invece era decisamente inviperita. Fu lui comunque il primo ad alzarsi per andarsene, e Susan lo seguì subito lanciando un’occhiataccia a Jennifer, che a malapena la colse. Layla coprì le uova con la coperta lì vicino e poi se ne andò, seguita dagli altri che si asciugarono gli occhi per non mancare i gradini della scala.
«Scusali, di solito non fanno così...» disse Susan a Cedric, mortificata.
Lui rispose semplicemente: «Lo so.» e quando tutti furono fuori dalla stalla richiuse il portone, quindi se ne andò senza dire altro; doveva tornare a Darvil per recuperare finalmente la sorella e tornare a casa con lei.
Quando fu lontano Susan esplose: «Siete stati davvero scortesi! Ci ha dato la disponibilità di questo posto!»
«Suvvia, non te la prendere. Lui non se l’è presa.» disse Mike.
«E saresti tu a dirlo?»
«Stavamo solo scherzando! Ridevamo un po’!» si difese Andrew.
«Uno scherzo è bello solo quando tutti lo apprezzano!»
«In realtà in quel caso sarebbe noioso.»
«Calmatevi!» esclamò Layla, riprendendo finalmente il controllo della situazione «E ora filate a casa, prima che lo incontriate per sbaglio in strada!» ordinò, e immediatamente tutti, compresa Susan, si mossero verso Darvil. Nessuno aveva il coraggio di fiatare o di guardarla negli occhi. Sospirò profondamente cercando di calmarsi, poi li seguì per tornare anche lei dai genitori, grata che almeno non fosse successo nulla.

Nella settimana che seguì andarono così spesso alla stalla per controllare le uova che inevitabilmente incontrarono più di una volta la sorellina di Cedric, Lily, una bambina esageratamente vivace, curiosa e insistente che aveva compiuto otto anni due mesi prima. Quando cominciò a insospettirsi delle loro continue visite, perché né lei né il fratello ne ricevevano spesso, tantomeno da parte di ragazzini, Cedric dovette inventarsi una scusa. E per giustificare il loro continuo andare e venire dalla stalla, disse che a tutti loro piacevano i cavalli e avrebbero voluto imparare a cavalcare.
Sembrò quasi compiaciuto delle loro facce incredule e offese, come se quella dichiarazione gli avrebbe in qualche modo fatto pagare tutta la faccenda delle uova, di cui ora lui sarebbe stato il principale indagato, se mai qualcuno le avesse scoperte per caso. Ma se ne pentì in fretta, perché Lily provò a insistere diversi minuti per unirsi alle lezioni e divertirsi un po’. Così ogni volta che loro si presentavano a casa sua era costretto a portare Lily da Ilion per non averla tra i piedi, e poi doveva fare i conti con suo padre la sera, il quale non apprezzava affatto che la bambina si lamentasse di lui, qualsiasi fosse la ragione.
Alla fine, stufo di essere malmenato a causa loro, un giorno li prese da parte e gli disse di venire meno spesso o di andare direttamente nella stalla senza farsi vedere da Lily. Tra le due opzioni naturalmente preferirono la seconda, felici di avere finalmente libero accesso alla stalla ogni volta che lo volevano.
Un pomeriggio bussarono alla sua porta e Cedric l’aprì di scatto, con un’aria irritata e pronto a rimproverarle i ragazzini per aver bussato quando gli aveva chiaramente detto di non farlo, ma si bloccò immediatamente quando realizzò di trovarsi davanti a quattro soldati in armatura d’acciaio, armati di spade e archi e in sella a cavalli da guerra.
Gli uomini sembrarono comprendere il suo sgomento, quindi smontarono dalla groppa degli animali e fecero per parlare, ma non ce ne fu bisogno perché Cedric riconobbe lo stemma inciso sulle loro armature all’altezza del petto: due spade incrociate davanti a una torre, l’emblema della capitale Eunev.
Era sicuro fossero lì per lasciare i cavalli nella stalla in quei pochi giorni che si sarebbero fermati a Darvil, come accadeva regolarmente, quindi gli disse con voce flebile: «Solo un secondo.» e scappò verso la stalla richiudendo la porta di casa.
Quando ebbe richiuso anche il portone della stalla cercò gli altri ragazzi e gli spiegò la situazione, intimandogli di fare assoluto silenzio per non farsi scoprire. Poi se ne andò e prima che fosse tornato coi soldati e gli animali al seguito, i cinque amici si erano sdraiati sul pavimento nascosti da un muretto di fieno improvvisato, e avevano coperto le uova e il loro strano bagliore con la coperta.
Col cuore in gola, temendo di poter essere scoperti in qualsiasi momento, rimasero immobili quasi senza respirare, ascoltando le poche parole che si scambiarono gli uomini armati e il ragazzo, quindi seppero che si trovavano lì solo per i tributi che i cittadini avrebbero dovuto pagare alla capitale, non per forza in monete d’oro. Se tutto fosse andato bene, nessuno di quei soldati avrebbe mai saputo delle uova.
Rimasero in silenzio anche diverso tempo dopo che gli uomini e Cedric se ne furono andati, per essere del tutto certi che nessuno avrebbe potuto sentirli. Concordarono a malincuore che per quel periodo, finché i soldati fossero rimasti, sarebbe stato meglio moderarsi con le visite alla stalla, per ridurre al minimo le possibilità di essere scoperti.

  
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