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Autore: Eleanor_    30/08/2016    1 recensioni
Rose Weasley ha quindici anni, è una Grifondoro ed è la figlia di Ronald Weasley e Hermione Granger. E questo lo sanno tutti.
Ha i capelli rossi, gli occhi azzurri, la passione per i guai e per il Quidditch ereditati dal padre.
Il covo di ricci che si trova in testa, l'astuzia e la bontà d'animo, invece, li ha presi dalla madre.
Ma la somiglianza finisce qua.
Non è intelligente come Hermione, né coraggiosa come Ronald.
Rose Weasley non è sola, per fortuna.
Nella sua situazione si trovano quasi tutti i suoi cugini: lo scapestrato James, innamorato da sempre della bella e malinconica cugina Dominique, che si trova in una situazione complicata; Albus, spirito libero intelligente e decisamente affascinante; la dolce e furba Lily, il fratello Hugo, il freddo e apatico Louis, gli instancabili Fred e Roxanne.
Ognuno di loro sa cosa vuol dire avere il peso di un cognome sulle spalle.
E lo sa, scoprirà Rose, anche il biondissimo Scorpius Malfoy, il misterioso, arrogante e sensibile ragazzo che imparerà a conoscere, per un caso più o meno fortunato.
In breve, Rose Weasley sono io e vi voglio raccontare le nostre storie.
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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He said, "One day you'll leave this world behind
So live a life you will remember"
My father told me when I was just a child
These are the nights that never die

-The Nights, Avicii
 
 
 
La mattina del primo novembre mi sveglio accompagnata da un’ondata di panico che mi preme lo stomaco come un macigno anche se la sveglia non ha ancora iniziato a gracchiare, essendo solo le sei
Le lezioni non cominciano che alle nove, perciò estraggo il libro di Rune da sotto il mio cuscino e riprendo a ripassare da dove mi ero fermata ieri sera. I simboli e i disegni ormai mi sono familiari come fosse la mia seconda lingua e non posso che ringraziare una sola persona, per avermi aiutata così tanto. E mi costa un sacco ammetterlo.
Ripenso all’altra sera, alla festa di Halloween, allo sguardo di Scorpius su di me.
Rileggo la frase che ho già tradotto assieme a lui una decina di volte, prima di rendermi conto che, inconsciamente, sto sorridendo. Di nuovo. Non riesco a fare altro quando ci penso. E mi rendo conto che sta davvero iniziando a piacermi. Dovrei togliermi questi pensieri dalla testa prima che sia troppo tardi, ossia prima che arrivi al punto di non ritorno in cui diventerò una stalker seriale oppure inizierò a fantasticare assai poco castamente sulla nostra futura vita insieme. Cerco di scacciare i penetranti occhi grigioverdi dalla mia mente e concentrarmi sullo studio.
Quando noto che Margaret smette di russare, controllo l’ora ed inizio ad andare in iperventilazione. Scorpius mi fa sempre notare che sono una persona troppo ansiosa e che dovrei rilassarmi di più, ma detto da uno che ha da Oltre Ogni Previsione a Eccellente in ogni santa materia, è ancora più avvilente.
Mi alzo dal letto e indosso calze, calzini e gonna, poi camicia, maglione e cravatta, con una lentezza calcolata che mi faccia rilassare. Sveglio dolcemente Margaret e Belle, ma loro si rigirano nel letto mandandomi a quel paese e allora scendo a colazione, non incontrando nessuno lungo la strada.
Comunque, ultimamente ho notato che se Celeste sembra felice come una pasqua di aver iniziato una relazione con David, lui, dal canto suo, sembra quasi fingere di stare bene, sorridendo nel momento in cui lei lo guarda e ritornando distaccato quando si volta.
Forse, sono solo io che lo spero. È davvero meschino da parte mia volere che si lascino, me ne rendo conto da sola. Ma a dire la verità non mi sento nemmeno un po’ in colpa.
 
Una volta uscita dall’aula di Rune, dopo aver terminato il compito, tiro un profondo sospiro di sollievo e assieme a Jade, prima di dirigerci verso quella di Difesa, mi concedo un po’ di torta di melassa, portatami dalla mia amica.
Nella classe del professor Silente, finalmente riesco a liberarmi dei pensieri e a seguire la lezione.
Il programma per i G.U.F.O prevede più che altro lo studio teorico degli incantesimi, perciò abbiamo due ore settimanali che impiegano la pratica.
Oggi ci annuncia che impareremo le informazioni basilari riguardo ad un Incantesimo Esplodente. Durante l’ora, ci spiega che con la formula Confringo viene generata dalla bacchetta una sostanza esplosiva che permette di liberarsi da ostacoli o comunque far esplodere oggetti. Ci alleniamo per il tempo restante e quando Silente ci annuncia il termine delle lezioni, mettendo via la mia roba, mi rendo appena conto che domani dovrò affrontare la prima partita del campionato contro i Serpeverde.
Stasera, inoltre, sarebbe una giornata di ripetizioni, ma James ha indetto un allenamento extra pre-partita. Maledetto.
 
« Jade! » chiamo la mia amica, qualche ora più tardi, quando questa sta uscendo dalla Sala Grande, dopo cena. Lei si volta dalla mia parte ma mi nota solamente perché mi sto sbracciando per attirarne l’attenzione.
Ho appena ripulito tutto il cibo che mi ero servita nel piatto e con lo stomaco pieno e i muscoli doloranti, la seguo fuori dalla Sala, andando a sederci sulle scalinate esterne al Castello.
« È una bellissima serata » esordisce, fissando le stelle.
Fa già abbastanza freddo, ma è piacevole l’odore di aria fresca che entra nelle narici una volta all’esterno.
La luna mostra tre quarti del suo viso e illumina ampiamente la superficie increspata del Lago Nero, il quale dorme tranquillo cullando le creature che si trovano al suo interno.
« Sì, lo è » rispondo. « Domani ho la partita, e sono terrorizzata. »
« Come sempre, giusto? » ridacchia. « Sarai un fenomeno, te lo assicuro. »
« Seh. »
Le appoggio la testa sulla spalla e inizio a parlarle mestamente.
« Jadie, mi sono accorta che Scorpius inizia a piacermi davvero » le confesso, non riuscendo più a tenermi dentro le emozioni che da giorni continuano a tormentarmi.
Lei fa un sorrisetto e mi risponde, sentendosi, ne sono sicura, la saggia del villaggio: « L’ho notato. »
Rialzo la testa dalla sua spalla e la fisso negli occhi.
« Oh, andiamo, nemmeno io me ne sono accorta, e tu dici addirittura di averlo notato senza che ti dicessi nulla? »
« Posso affermare che ti conosco bene, Rose, e fidati di me se ti dico che te lo si legge negli occhi. »
« Miseriaccia, e se lui lo sapesse? Non mi parlerà più, ecco cosa. Smetterà di darmi ripetizioni. No, no, no, non dovrà mai scoprirlo. »  
Lei scoppia in una sonora risata e cogliendo il mio sguardo ferito, si affretta a spiegarsi.
« Tu parti già col piede sbagliato. Sei convinta di non piacergli ma non hai mai nemmeno provato a farti apprezzare. Se lui conoscesse la vera te, quella che tu sei con me o con la tua famiglia, la vera Rose profonda e sensibile, avresti un sacco di possibilità. Io non posso dire di conoscerlo come conosco te, però siamo amici da molti anni, e le poche ragazze che ha avuto erano delle oche senza cervello. Finte, stupide e superficiali. Tu sei esattamente il contrario, ed esattamente ciò che lui cerca. »
« Ma se non funzionasse? Se si rendesse conto di come sono realmente fatta e non volesse più avere nulla a che fare con me? »
« Tu e questi “se” del cavolo. Non devi vivere di “se”, perché non è realmente vivere! O ti butti e segui il tuo istinto, oppure avrai sempre un peso sulla coscienza chiamato rimorso. E il rimorso ti consuma. Ascoltami bene: se Scorpius capisse chi sei realmente scoprirebbe che questa fantastica ragazza che ho davanti è una delle persone migliori al mondo. Altrimenti sembrerai per sempre solo una stronza dal cuore di ghiaccio » ridacchia, facendo spuntare anche a me un sorrisetto. « Io non posso dirti cosa fare perché sei abbastanza matura e intelligente da decidere da sola. Però posso spronarti a non darti per vinta in partenza, perché alla fine, non ci perdi nulla. Anzi, tutto ciò che potresti ottenere è la felicità. »
Le sorrido abbassando gli occhi, perché non ho il coraggio di dirle che sono una fifona. Che ho già deciso che terrò la bocca chiusa. Che mi lascerò scappare l’occasione, come faccio sempre. Non sono coraggiosa. So di non esserlo ma mai come in questo momento lo vorrei.
 
« Se non avete altre domande, credo di poter annunciare la formazione di oggi » annuncia James, impugnando convulsamente la sua scopa.
È nervosissimo come sempre prima di una partita. Soprattutto oggi, che è la prima giornata di campionato.
« Seguendo lo schema classico, io starò in porta, come Cacciatori oggi giocano Hicks, Wolfe e Scott, come Battitori abbiamo i Weasley e infine Ripley sarà il Cercatore. »
Tra quelli che stamattina giocheranno iniziano i sussurri compiaciuti; quelli che invece guarderanno la partita dalla panchina si lanciano sguardi delusi e sconcertati. Me compresa.
Sam Ripley si volta dalla mia parte e cerca di scusarsi con lo sguardo.
Essendo membro di una squadra c’è la possibilità di non partire come titolari durante una partita, ma solitamente James preferisce iniziare il campionato dando a me il ruolo di Cercatrice. Ed è così che continua tutto l’anno, in realtà. Quindi, non essere stata scelta mi fa montare dentro un’egoistica delusione.
« James ma che fai? » sibilo a mio cugino mentre stiamo uscendo dagli spogliatoi.
« Scusa Rose, non credo tu sia ancora pronta per una partita, ti voglio al meglio » risponde, continuando a passarsi la scopa da una mano all’altra.
« Cosa? » mi fermo di botto guardandolo a bocca aperta.
« Non ti sei allenata per tutta l’estate e secondo me non sei in forma. Sam ha giocato pochissimo l’anno scorso e credo che fargli iniziare il campionato sia un buon modo per ripagarlo dell’attesa. In più, è il suo ultimo anno. »
« È questo che pensi?! Non mi sono fatta il culo per i tuoi gusti? Non mi hai fatta sudare abbastanza durante i tuoi allenamenti e vuoi rischiare con un giocatore che vale metà di me? » grido infervorata e, me ne rendo conto qualche secondo dopo, estremamente presuntuosa.
« Non urlare o sarò costretto a non farti entrare in campo » mi minaccia, con la voce grossa.
« Tanto in campo già non ci entro » ringhio, prima di riuscire a frenare la lingua.
Lui non risponde, ma si limita a voltarsi e seguire la squadra lungo il tunnel di entrata per lo stadio. Io invece prendo la seconda galleria, che porta verso gli spalti. Mi appoggio al parapetto accanto a Denise Jameson, Jonathan, Riserva e David. Anche Denise, solitamente un ottima Cacciatrice, oggi starà a riposo.
La partita inizia tra l’esultanza degli studenti rosso-oro e verde-argento, accompagnata dalla cronaca sportiva di Aaron Hadley.
Tempo la presentazione dei giocatori e madama Bumb lancia in aria la Pluffa, libera Bolidi e Boccino e dà inizio alla prima partita di quest’anno. La partita a cui avevo tanto agognato di partecipare e che invece sono costretta a guardare dagli spalti.
Selwyn raccoglie la Pluffa e la lancia alla Nott, la quale tenta immediatamente un assalto alla porta. Nella fretta però non si accorge di Roxanne, che la marca stretta e tenta di lanciarle addosso un bolide. Non riesce a colpirla ma le sfila la Pluffa dalle mani, venendo intercettata da Goyle. L’armadione le dà una spinta che la fa quasi cadere dalla scopa e le fa perdere la presa sulla palla.
Goyle la raccoglie goffamente durante la caduta e la passa nuovamente a Selwyn. Prima di raggiungere i tre anelli controllati a vista da James, viene bloccato da Fred, alto quanto lui ma parecchio più agile.
Prima che possa fare alcunché, un Bolide lanciato dalla Rookwood, colpisce di striscio la gamba di mio cugino, il quale, con una smorfia di dolore, tenta di acciuffare l’avversaria. Chiama in suo aiuto la sorella, che però è impegnata non solo a schivare un Bolide, ma anche a direzionare lo stesso verso Travers, il Cacciatore che sta tentando di captare la Pluffa.
I miei occhi seguono estasiati ogni movimento dei giocatori della mia squadra, ma con altrettanta partecipazione osservano i Serpeverde. Quando Avery scende in picchiata, vedo un lampo di luce dorata e capisco che il Cercatore avversario ha localizzato il Boccino d’oro.
Cordelia Hicks, Beves Wolfe e Max Scott stanno accerchiando Travers e la Nott, che ora si passano la palla in un miglioramento del classico schema a zig zag. I nostri Cacciatori sono lenti e spaesati, il che non è da loro. Poso nuovamente lo sguardo su Avery che vola velocissimo sulla sua Firebolt Pro II attorno alla torretta in cui sono seduti gli insegnanti e gli osservatori.
« Ripley, segui Avery! » urlo con tutta la voce che possiedo. « Seguilo! »
Ripley sembra risvegliarsi da un sonno profondo e si accorge di essere nel bel mezzo di una partita. Inizia la rincorsa verso l’avversario, anche se la sua accelerazione è molto minore rispetto a quella di Avery. Il lampo di luce continua a sfavillare e i miei occhi allenati riescono a malapena a seguirlo.
« I primi dieci punti sono dei Serpeverde, con un goal di Thalia Nott » annuncia con scarso entusiasmo Aaron, incitando poi la nostra Casa.
Un’ora e parecchie botte dopo, con un’espulsione di Goyle e una di Wolfe, la nostra squadra sta perdendo per cento a quaranta.
Fred e Roxanne sono a pochi metri da terra, uno a destra e l’altra a sinistra di Avery, che sta ancora tentando di recuperare il Boccino d’oro, sfuggitogli di vista per una buona mezz’ora. Questi svolta bruscamente a sinistra, tagliando la strada a mia cugina, che perde l’equilibrio e rotola un po’ di volte per terra. Torna in sella alla sua scopa e riprende l’inseguimento del Cercatore.
Selwyn segna ancora un goal e dieci punti si aggiungono anche al nostro punteggio grazie a Cordelia. Ripley sta tentando inutilmente di inseguire Avery e afferrare il Boccino prima di lui. Prova con un tornado, girando sull’avversario, ma nulla riesce a deconcentrare il Serpeverde. Quando mancano pochi metri perché Avery riesca ad allungare la mano e acciuffare la pallina dorata, un urlo di rabbia e dolore, fa voltare alcuni spettatori verso un punto al centro del campo, più o meno sotto gli anelli del campo dei Serpeverde.
I giocatori continuano ad interpretare il loro ruolo e pochi minuti dopo, il fischio decisivo dell’arbitro annuncia che Avery ha preso il boccino e Serpeverde ha vinto la partita.
Io non attendo oltre, e corro attraverso il tunnel che porta al campo di gioco, dove Roxanne sta seduta piegata su se stessa con il braccio destro in grembo.
« Cos’è successo Weasley? » domanda premurosamente la Bumb, quando vede che il suo braccio è piegato in una posizione innaturale.
« Travers… ha lanciato un Bolide che ha colpito la mia scopa… ahi… e ho perso l’equilibrio… ahi… » geme.
Quando alza il viso, è evidente che sta trattenendo a fatica le lacrime.
Tenta di alzarsi in piedi, ma quando vede la condizione del suo braccio, spalanca gli occhi e diventa più pallida.
« Che cavolo ti passa per la testa?! » grida Fred, a qualche passo da noi. Mi avvicino a mia cugina e dopo essermi assicurata che la portino in infermeria, assieme a James, Ripley e Cordelia, mi dirigo verso Freddie: i suoi insulti sono rivolti ad un indifferente e ghignante Duke Travers.
« Weasley, non ho fatto nulla. Se tua sorella è andata contro gli spalti, non è di certo colpa mia » tenta di discolparsi.
« Ce l’hai mandata tu, contro gli spalti » ringhia Fred, ormai al limite della sopportazione.
« Io ho solamente lanciato un Bolide. Direi che deve svegliarsi un po’. »
« Non osare insultarla, bastardo. »
« Non permetterti di chiamarmi così, Mezzosangue! » urla, puntandogli contro il dito e perdendo il ghigno sprezzante.
Improvvisamente tutti i presenti abbassano la voce e si guardano spaventati fra di loro. Nessuno usa più quei termini spregiativi, anche perché il numero di Purosangue dopo la caduta di Voldemort è talmente esiguo da non esistere più definizioni del genere.
Le guance bronzee di Fred si imporporano, e prima di riuscire a controllarsi o di volere controllarsi, tira un pugno dritto sul naso di Travers. Questi si porta una mano alla faccia, mentre tra gemiti di dolore e rabbia, un fiotto rosso scuro comincia a colare sulla sabbia. Il Serpeverde sta per rispondere all’invito quando James, Jonathan e Riserva afferrano Fred e lo allontanano dal posto. Io rimango a guardare attonita, sperando che sia solo un incubo. Durante gli anni passato non ci sono mai stati episodi violenti, anzi, abbiamo praticato solo sport onesto e pulito.
La Rookwood e la Nott scortano il ferito in infermeria, preoccupate come non mai per la salute del compagno di squadra. Io guardo Fred, che ha il fiato grosso e lo sguardo improvvisamente rapito dall’erba. Mi riprendo la scopa lanciata da parte e seguo la folla di persone che si stanno dirigendo verso il Castello.
 
« Rox, tutto bene? » chiedo, una volta in infermeria, mentre sto scomodamente seduta accanto al letto candido di mia cugina.
« No » risponde lei, afflitta. Sono sicura che questa sua risposta sia dovuta al fatto che abbiamo perso la partita più che a quello che le è successo.
« Quindi è rotto? » domanda Fred all’anziana Madama Chips.
« Figliolo, a te cosa sembra? » chiede lei sarcasticamente, ma senza alcuna cattiveria.
Nessuno di noi dice più una parola per molto tempo, per cui capisco che non solo sono estremamente delusi per l’esito della partita, ma anche arrabbiatissimi per ciò che è successo a Roxy e per il comportamento di tutti i Serpeverde. Come me, d’altronde.
All’ora di pranzo si assentano a turno Albus, Lily, Dominique, Louis e Hugo. Io, Fred e James rimaniamo con Roxanne anche se pare quasi non voler avere gente attorno.
La comprendo e so per certo che nemmeno io in un tale momento di sconforto vorrei avere qualcuno accanto a me.
Verso le due e mezzo di pomeriggio, Madama Chips si avvicina al lettino di Rox con un’ampolla di liquido azzurrino. Reca un’etichetta con su scritto Ossofast, perciò intuisco sia una pozione per aggiustare le ossa rotte in tempo record.
Roxanne viene svegliata energicamente dall’infermiera, la quale le porge un bicchiere riempito per metà con il liquido colorato. Lei lo ingoia riluttante e diventa di una tonalità di verde acido alquanto preoccupante, poi inizia a gemere di dolore.
« Ti farà male per un paio d’ore, dopodiché l’osso si sarà completamente sistemato. Ti raccomando di prestare attenzione al braccio per almeno una settimana, visto che sarà debole. »
Con un brusco cenno della testa, Madama Chips si congeda e si dirige verso Travers, accomodato qualche lettino più in là. Tra le sue lagne, la donna pronuncia Epismendo e con un debole rumore di noci rotte, so che il naso di quel lurido maiale è tornato a posto.
Purtroppo.
« Non è colpa tua » dico a Rox, senza aggiungere altro. So che capirà a cosa alludo e voglio che si metta bene in testa che non è stata causa sua se abbiamo perso la partita. Ora deve solo concentrarsi sulla sua guarigione. Mi alzo dalla sedia, e la saluto con un abbraccio leggero.
Mi sto dirigendo fuori quando una mano mi afferra il braccio.
« Rose. » James si trova davanti a me, l’espressione imbarazzata.
« È stato un errore enorme non farti giocare oggi. Sam non è capace quanto te. Volevo solo vedere come avrebbe reagito durante una vera partita e… non ha funzionato. »
« Jamie, non importa. Anzi, scusa me per come mi sono comportata. Sono stata egoista, presuntuosa, e tu hai fatto bene a far giocare lui » gli sorrido, e gli poso una mano sulla spalla.
Dominique ci passa accanto e, appena prima di sedersi sulla sedia lasciata libera da me, corre verso il bagno tenendosi una mano sullo stomaco.
« Avevi pienamente ragione riguardo ad Avery » aggiunge.
« Vorrei non fosse vero… »
« Secondo me usa qualche pozione, un incantesimo… qualcosa per aumentare la prestazione in gara » pensa ad alta voce.
« Io l’ho visto afferrare un Boccino velocissimo in un nano secondo, ed è stato durante un pomeriggio normalissimo fuori dal castello. Non credo usi “trucchi” o roba simile per una partitella con gli amici » ribatto.
« Mmmh » medita lui. « Ehi, aspetta, ero brillo, ma mi ricordo di averti visto con un ragazzo la sera di Halloween! » grida improvvisamente, come se si fosse appena accorto di un particolare inchiodante per risolvere un caso di omicidio.
« Non gridare, idiota! » ringhio. « Non eri brillo, eri completamente ubriaco. »
« Sarà, ma non cambiare argomento, Weasley » mi rimbrotta.
Con un suono sordo, la porta del bagno si chiude, e una Dominique pallida e con le borse sotto gli occhi, esce dalla stanza.
« Dom, hai un aspetto orribile » noto, avvicinandomi allarmata.
« Sono stanchissima e ho appena vomitato » commenta, con un tono spossato.
« Vieni con me al dormitorio, ci sono James e Freddie che possono rimanere con Roxanne » le propongo, afferrandole un braccio scheletrico.
Mi rendo conto solo ora, di cosa stia succedendo a Dominique: mangia pochissimo, e se lo fa, vomita poco dopo. È magra come uno stecco tanto che le si intravedono le ossa del torace ed è sempre stanca. Le avevo già chiesto qualche tempo fa se fosse anoressica, ma lei mi ha liquidata più volte. Ora che è praticamente un’allarmante certezza e mi appunto mentalmente di parlargliene quando saremo sole.
« No, preferisco stare con lei. Ti ringrazio. »
Lancia un’occhiata imbarazzata a James senza che lui se ne accorga e poi si volta, camminando verso la branda di Roxanne, che continua a gemere.
« Non preoccuparti, ci siamo anche io e Fred » mi rassicura James, come leggendomi nel pensiero. « Comunque, non credere che sia finita qui, ne riparleremo. »
Mi fa l’occhiolino e segue Dominique.
Prima di aprire il portone dell’Infermeria, vedo che James le appoggia una mano sulla sua spalla coperta dal maglione nero. Lei però si scosta velocemente e va a sedersi dal lato opposto, abbassando la testa.
 
Lunedì mi arriva una lettera da casa, nella quale mia madre mi chiede esplicitamente di non badare agli articoli usciti sulla Gazzetta del Profeta, che i giornalisti stanno ingrossando la cosa e che loro hanno tutto sotto controllo, e sono ad un passo dall’acciuffare i Purificatori. Mi conosce talmente bene da sapere che, scrivendomi una lettera del genere, la mia curiosità non farà altro che aumentare in maniera esponenziale.
Come a smentire la bugia che mi ha detto, mercoledì, sulla prima pagina del Profeta, spunta un servizio circa l’avvistamento da parte di alcuni Babbani nel villaggio di Great Hangleton di un gruppo formato da quattro persone.
”Quegli individui erano vestiti in modo particolarmente strano, ma è stato quando li abbiamo visti estrarre dalla tasca un sottile manico da cui spuntavano scintille, che abbiamo capito: non erano persone normali” .
I Babbani hanno un modo tutto loro di spiegare avvenimenti scioccanti e fatti sconvolgenti.
Ripiegato il Profeta, mi dirigo verso la classe di Rune, ultima doppia ora della giornata.
La professoressa Esteban, una hippie costantemente allegra, colorata e svampita, ci consegna i compiti corretti, dopo aver passato entrambe le ore a parlarci di un grande studioso di Antiche Rune, un pazzo che è andato fuori di testa dopo aver studiato per tutta la vita quei simboli indecifrabili.
I battiti del mio cuore iniziano ad accelerare. Ecco ciò di cui parla Scorpius: sono una persona ansiosa. Però posso assicurare che dal risultato di questo compito, capirò sia quanto sono migliorata (o peggiorata), sia quanto ho realmente bisogno delle ripetizioni da parte di Scorpius.
La Esteban posa le verifiche sul banco di ognuno di noi. Quando arriva il mio turno, mi guarda con un sopracciglio alzato e un sorrisetto sghembo e mormora, con fare quasi compiaciuto: « Era ora. »
Volto il mio compito e con un verso di sorpresa, mi metto le mani davanti alla bocca.
Una bellissima, meravigliosa e soddisfacente O troneggia accanto al mio nome. Oltre Ogni Previsione. Non si potrebbe descrivere meglio questo voto. Oltre ogni previsione, sono riuscita a superare la prima di una serie di prove che mi aiuteranno a far capire chi sono veramente a tutti quelli che mi hanno sottovalutata, ma soprattutto a me stessa, a dimostrarmi che con un piccolo sforzo ce la faccio anche io.
Corro fuori dalla classe e raggiungo Scorpius che ha appena svoltato l’angolo in compagnia di Albus.
Mi paro davanti a lui e brandisco il compito, ringraziando che ci sia solo mio cugino con lui.
Lui inizialmente fa un cenno freddo, ma poi, osservando meglio la mia espressione, si scioglie in un sorriso impacciato.
 
Scendo dalle scale dirigendomi verso la Sala Grande, parlottando con Jade che mi ha aspettata all’uscita, sento dei singhiozzi dietro di me, e quando mi volto, vedo Celeste in lacrime, appoggiata ad un muro. Davanti a lei si trova David, che sembra infuriato e si sta mettendo le mani tra i capelli esaurito. Non riesco a sentire cosa si stanno dicendo, e nemmeno mi interessa. Be’, in realtà mi interessa, ma prima me ne vado, prima riuscirò a sopprimere le mie curiosità.
« Sono parecchi giorni che sei strana, Rose. Mi dici cosa ti sta succedendo? » mi coglie di sorpresa la mia amica, una volta svoltato l’angolo.
« Non so a cosa ti riferisci, io sto bene. »
« Sei distante, assente qualche volta, sembri nel tuo mondo e spesso non ascolti ciò che la gente ti dice » rincara. « So che non si tratta solo di Celeste. Sono la tua migliore amica, ti conosco bene. »
« Ah » commento laconica.
Lei alza le sopracciglia, chiedendomi silenziosamente di spiegarle.
« Ho semplicemente tante preoccupazioni. Anzi, la maggior parte credo solamente di avercele » spiego semplicemente, abbassando la testa.
« Oh andiamo, quando mai non le hai avute? Non ti costringo a dirmi nulla, ma puoi sfogarti con me, lo sai. »
Quelle sono le parole che mi fanno scoppiare.
Le racconto praticamente tutto, sentendomi sempre meglio ad ogni parola che dico:
la partita a cui non ho partecipato, il comportamento di Travers e degli altri Serpeverde, il braccio rotto di Roxanne, il problema di Dominique, la lettera di mia madre, i sentimenti per Scorpius, gli attacchi al Ministero, i problemi che si profilano all’orizzonte nel mondo magico.
Mi libero di tutto ciò che per settimane è stato un peso.
« Sei un po’ melodrammatica, eh? » dice lei, facendomi spuntare un sorriso amaro.
« Vaffanculo » le dico, scherzando.
« Rosie, devi avere un po’ di pazienza. Prima di tutto, non aggiungere alle tue preoccupazioni anche quelle degli altri. Dominique sa cavarsela, tu stalle vicino come hai sempre fatto, ma non fare dei suoi problemi i tuoi. E per il resto, abbiamo degli Auror a proteggerci, ricordalo. »
« Non sono una persona paziente » le ricordo.
« Per questa volta ti toccherà esserlo » ordina lei, serissima.
 
Quella stessa sera, corro in biblioteca, mi siedo al solito tavolo e appoggio i gomiti sul legno, con la stessa espressione di un cagnolino che attende di essere portato a fare una passeggiata.
« Qualcuno è felice » nota laconico Malfoy.
« E qualcuno non lo è » ribatto io, con l’entusiasmo improvvisamente smorzato.
Alza il viso perché deve aver sentito qualcosa di diverso nel mio tono e poi appoggia la fronte ai palmi delle mani.
« Sta andando tutto di merda » dice. E lo dice così, con naturalezza. Con spontaneità. Con qualcosa che non è da lui.
« Di cosa stai parlando? » domando.
« Non sono affari tuoi » risponde secco.
« Senti, mi sono rotta le palle di essere trattata così, hai capito?! Devi finirla. Io non sono un oggetto e, magari ti sembrerà strano, ma ho dei sentimenti. Non puoi continuare a parlarmi in questo modo e aspettarti che starò per sempre zitta. »
« Tu non stai mai zitta » ride, ma senza cattiveria.
« Credevo avessi bisogno di qualcuno con cui sfogarti e, anche se non è che siamo migliori amici per la pelle, forse volevi parlarmene. Se non è così, benissimo, ma non serve trattarmi come se fossi… » non termino la frase.
Lo guardo fisso negli occhi e vedo che il suo sorrisetto si allarga. Poi, sembra ricordarsi il perché fosse così giù prima, e il sorriso sparisce.
« Mio padre e mio nonno sono sotto sorveglianza » sputa, come se avesse appena assaggiato una bevanda amara.
« Co-cosa?! » mi scappa un urlo sbigottito.
Lui alza di poco il capo per assicurarsi che Madama Pince non si stia avvicinando.
« Con tutte le aggressioni di questo periodo nel Mondo Magico, i primi su cui il Ministero ha puntato il dito sono stati i Mangiamorte. Secondo quello che dice mio padre, i Sottosegretari sono furiosi e spaventati e tentano in ogni modo di venire a capo di questa faccenda. Pensano che i Mangiamorte vogliano vendicare Voldemort. Ovviamente, questo non è vero. Sono vent’anni che la mia famiglia sta bene, non abbiamo la necessità di rompere questo equilibrio. E io sono certo che non abbia nulla a che fare con questi omicidi. »
« C’è dell’altro vero? » chiedo, notando la sua espressione concentrata, le sue sopracciglia aggrottate e i continui gesti di nervosismo.
Fa qualche respiro profondo e poi inizia a balbettare: « Oggi mia madre mi ha mandato una lettera. Mio padre e mio nonno domani avranno un’udienza, così come i genitori di Thalia, Destiny, Warren e gli altri. Mamma mi ha informato anche… »
Esita, probabilmente valutando se continuare il racconto oppure finirla qui.
« Del fatto che papà ha un’idea chiarissima in mente. Non mi ha riferito di cosa si tratta, ma sa che i Purificatori, così si fanno chiamare, no? Be’, loro hanno un disperato bisogno di qualcosa. E questo qualcosa probabilmente si trova all’interno del Ministero stesso. »
Rimango in silenzio per molto tempo, ripensando alle parole di Scorpius. Effettivamente, tutto quadra. Le incursioni al Ministero combaciano con la motivazione data dal signor Malfoy.
« Mia madre non vuole raccontarmi quello che sta succedendo, ma evidentemente ciò che mi hai appena detto è solo l’ennesimo segno che non sanno cosa sta succedendo. Il Ministero e gli Auror, intendo. Io però voglio saperlo, perché se arriverà il momento di combattere, voglio che siamo pronti. »
Lui annuisce, poi estrae il libro di Rune dalla borsa e ricominciamo a studiare, tornando ai nostri ruoli.
 
Novembre passa in fretta, la mia vita continua con il solito ritmo e, prima che me ne accorga, arriva già la metà del mese. La prima uscita a Hogsmeade dell’anno è fissata a questo sabato.
Oggi c’è una doppia ora di Pozioni con la professoressa Ronan. Jehnna Ronan è una donna alta e smilza, con una crocchia di capelli neri attorcigliati stretti su se stessi e puntati sulla nuca. Ha gli occhi dello stesso colore scuro e la pelle come carta spiegazzata. Ha circa una sessantina d’anni e viene dalla Russia. Il suo accento è quasi totalmente sparito anche se alle volte le scappano alcune imprecazioni in russo. Nonostante quell’aria altera, è una donna estremamente intelligente, capace e disponibile. Peccato per il fatto che ce l’abbia a morte con tutti i Weasley capitateli sotto mano.
È mentre sto preparando un Distillato Soporifero che Chris mi si avvicina cauto, sorridendo. Non ci siamo parlati molto, da Halloween a questa parte. Anzi, è stato quasi come se si fosse dimenticato di me. Quindi, avevo dato per certo il fatto di non piacergli. Non che mi dispiaccia, sia chiaro.
« Ehi » mi saluta, con un enorme sorriso. Profuma di qualcosa di strano, tipo cannella mista a limone o qualcosa del genere. « Sì, mi sono ricordato che esisti, e tu ti ricordi che avevi un appuntamento con me dopo la prima partita? » mi ferma, prima che possa sgridarlo.
« Mia cugina si è rotta un braccio, credevo fosse ovvio che non sarei potuta venire. Cosa vuoi? » ribatto.
« Ok, sei arrabbiata, comprensibile. Ti chiedo scusa. »
« Senti Chris, fare il leccapiedi non ti porterà da nessuna parte. Devi dirmi qualcosa di importante? Sennò ho altro da fare » dico insofferente.
« Vuoi uscire di nuovo con me? »
« Cosa? » rimango con il cucchiaio con cui stavo mescolando a metà del giro.
« Vuoi uscire di nuovo con me? »
« Sì, ho capito, ma… dove? …Quando? …Perché?! »
« Sabato, ci troviamo in Sala Grande alle due del pomeriggio e andiamo a Hogsmeade, che ne dici? »
« Oh, no. Cioè, non so… Cioè, cosa? »
« Ci vediamo sabato allora, ciao Rose » sorride ammiccante, prima che io possa aggiungere altro.
Si allontana per ritornare alla sua postazione e Jade, al tavolo dei Serpeverde, alza i pollici facendomi l’occhiolino. La fulmino prima che si avvicini a me.
 
Sabato dopo pranzo sono pronta e un po’ agitata per l’uscita con Chris. Indosso dei jeans sgualciti, degli stivaletti neri e un maglione morbido color crema. I capelli oggi mi stanno stranamente a posto, quindi sono abbastanza presentabile.
Fuori il cielo è coperto, preannuncia pioggia e non tira neanche un alito di vento. Continuo a battere col piede per terra a causa del nervosismo, e James se ne accorge. Faccio finta di non avere nulla e lo liquido con una linguaccia ma quando Chris arriva al nostro tavolo, lui, immediatamente conscio e ricordandosi della promessa di spiegazioni fatta quando Roxanne era in infermeria, mi lancia uno sguardo eloquente.
Sbuffo per fargli capire la mia irritazione e poi gli presento Chris, che, con due complimenti sulla tattica di James, ha già conquistato il cuore di mio cugino.
Usciamo dalla Sala parlottando e scendiamo le scale dal castello all’ingresso al complesso, per poi uscire per la prima volta da mesi, dalla scuola.
« Credo che James si sia già innamorato di te » rido, meno tesa di quando abbiamo iniziato a camminare.
« Diciamo che, per quanto ne sia felice, non vorrei che fosse quel membro della tua famiglia ad essere innamorato di me » sussurra, improvvisamente serio.
« Chris, ci conosciamo a malapena » avvampo e inizio a torcermi le mani.
« Ma cosa hai capito, io mi riferivo a Dominique » ghigna.
Io ridacchio e poi restiamo zitti, guardandoci.
Ci dirigiamo verso I Tre Manici e, poco prima di varcare la porta, scorgo accanto ad una colonna Jonathan, che parla concitatamente ad una persona nascosta dietro di lui. Non riesco a sentire quello che si stanno dicendo i due, ma spero tanto per Dominique che l’altra persona non sia una nuova “lei”.
Entro nel pub seguita da Chris e veniamo accolti da una ragazza che avrà un paio d’anni più di noi al massimo. Ci fa accomodare su un tavolino piuttosto appartato e prende le ordinazioni.
« Ho sempre amato questo posto » inizia lui, per evitare che si crei un orribile silenzio imbarazzante.
« Anche io. In confronto a quel mieloso e vomitevole locale da Madama Piediburro, che mi fa venire il latte alle ginocchia, preferisco un po’ di odore di ubriacone e qualche rutto » ribatto.
Ci guardiamo qualche secondo e poi scoppiamo entrambi a ridere.
« Non avrei mai immaginato che fossi una ragazza così delicata! »
« Fidati, sono la finezza in persona » rispondo.
La cameriera, bassa e tarchiata, con un viso tondo e gioviale, ci porta due Burrobirre calde e fumanti, accompagnate da un piattino di biscotti al cioccolato.
« Quanto mi mancava questa roba! » esclamo, prima di ingurgitare la mia meravigliosa, gustosa e dissetante Burrobirra.
Sgranocchio un delizioso biscotto ricoperto di cioccolato al latte e continuo a chiacchierare con Chris.
Una volta terminate le nostre due bevande, faccio per alzarmi e andare verso il bancone a pagare quando Chris, con un’espressione scocciatissima dipinta sul viso mi dice laconicamente di aspettare seduta al tavolo. Sto per domandargli il perché di quel cambio d’umore improvviso, ma lui se n’è già andato.
Mi volto per notare, con orrore, che si è avvicinato a Thalia Nott.
La ragazza indossa un’orribile maglione fucsia con i rombi, una camicia rosa che sporge dal colletto e una gonna altrettanto roseggiante che mi fa venire il voltastomaco.
Chris inizia subito con quelle che credo siano minacce mentre il Confetto, impassibile, sfodera un ghigno perfido. Passano appena un paio di minuti e finalmente Chris torna a sedersi. Quando mi volto, la Serpeverde non c’è più.
Inarco entrambe le sopracciglia e incrocio le braccia per chiedere spiegazioni. Lui si passa una mano sul viso e confessa: « Thalia non sa tenere la bocca chiusa allora, quando ci ha visti insieme, immaginavo avesse subito fatto delle insinuazioni su noi due. Diciamo che, tra noi Serpeverde, uscire o comunque farsi vedere in giro con un Grifondoro, non è visto di buon occhio. Saprai sicuramente degli attentati al Ministero. »
« Sì, ma non capisco che cosa c’entri io. »
« Tu non c’entri nulla. Sono loro che credono che gli Auror, e quindi i loro figli, vogliano screditare tutti i figli dei Mangiamorte. »
« Continuo a non capire » balbetto, inghiottendo a forza la saliva.
Lui sospira e fa cadere la testa fra le mani.
« Rose » dice, guardandomi. « I Mangiamorte sono accusati di aver favorito l’ingresso dei Purificatori al Ministero, in poche parole. Ovviamente questi sono i primi su cui puntare il dito, visti i trascorsi. E, se la Gazzetta non fa parola di queste allusioni, allora, chi sono coloro che hanno messo in giro le voci? In questo caso, i primi su cui puntare il dito sono gli Auror, i nemici dei Mangiamorte, la casata più avversa ai Serpeverde. »
Tutto mi è più chiaro ora, ma penso ancora che sia un ragionamento contorto.
Temo che i Purificatori non avessero pensato alle conseguenze dettate dalle loro azioni; non avrebbero mai immaginato che una così piccola spaccatura all’interno dell’istituzione del Ministero avrebbe tirato fuori delle liti e delle divisioni così profonde e radicate da non essere mai state dimenticate.
 
Rientrando in Sala Comune, quella sera, ripenso molto alle parole di Chris, che mi hanno lasciata con l’amaro in bocca. Appena varco il buco del ritratto, mi trovo davanti Fae e Kayleah, le compagne di stanza e migliori amiche di Dominique. Hanno un’espressione di tristezza e preoccupazione che mi fa decisamente allarmare.
« Va tutto bene? » chiedo a mezza voce.
« No. Dominique non ci fa entrare in camera, dice che vuole rimanere da sola. Siamo preoccupatissime » comincia Fae, con la voce rotta.
« Si è chiusa dentro da più di due ore » aggiunge Kay.
« Va-va bene. Ora vado a ve-vedere » balbetto, iniziando a sudare freddo.
Salgo le scale che portano alle camere femminili e quando mi trovo davanti alla porta della stanza di mia cugina busso energicamente.
« Dom, sono Rosie, sono da sola, vorrei parlare con te » esordisco, con un tono di voce forzatamente calmo.
« Vattene Rose! » ringhia lei, con la voce roca di pianto.
« Ti prego, Domi. Sono tua cugina, ma sono soprattutto amica tua e non ti lascerò in un momento come questo. »
Passano cinque secondi e sento la serratura della porta che scatta per aprirsi. Scivolo dentro e me la richiudo alle spalle.
Dominique indossa una camicia da notte blu scura, è gobba e, quando torna a sedersi sul letto, noto grazie alla luce fioca della lampada che si sta rigirando fra le mani un piccolo oggetto bianco. All’inizio penso che sia una banalissima penna a sfera o un bastone, ma, osservandolo meglio, resto ferma, immobile e attonita.
All’improvviso ogni cosa è chiara: il motivo per cui Dominique vomitava molto, chi era la persona con cui parlava Jonathan questa mattina, perché è spesso così stanca e non avesse molta voglia di mangiare.
Dominique non è anoressica, è…
« Sono incinta » sussurra, prima di scoppiare a piangere.
 
 
 
Note sul capitolo:
Non ho molto da dire, se non che spero che non si fosse capito che Dominique era incinta, volevo che fosse un colpo di scena e insomma spero di esserci riuscita!
Sempre grazie a cissy1303 per la recensione, al prossimo capitolo!

 
  
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