Videogiochi > Final Fantasy IX
Segui la storia  |       
Autore: whitemushroom    30/08/2016    2 recensioni
Un interludio è qualcosa che si trova nel mezzo. Qualcosa di indefinito, specie quando di un'opera si ricordano solo l'inizio e la fine. Ma in questo spazio bianco, avvolto nella nebbia, si muovono i mille tasselli di una storia che cerca solo di portare avanti il mosaico finale. Hilda si trova nel proprio interludio, rapita da un mago che non riesce a comprendere ma che sembra avere per lei molti più progetti per il futuro di quanti la granduchessa ne abbia ella stessa. I sentimenti che prova verso suo marito oscillano, ma forse saranno proprio quelli a tenderle la mano e trarla in salvo quando l'intermezzo rischia di trasformarsi in una tragedia ...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hildagarde Fabool / Lady Hilda, Kuja
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Non un Jenoma - e altri racconti.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo V - Ci vuole poco per trasformare un’ottima idea in una colossale idiozia

Forse sono stata un tantino precipitosa nel definire il mio concetto di “pericoloso”.
In questi giorni mi sono molto soffermata a pensare a Kuja. Non per chissà quale motivo –un uomo o presunto tale che veste da cortigiana di basso rango ed usa un arsenale di cosmetici da far invidia alla principessa Garnet non potrà mai attirare la mia attenzione in quel senso- ma senza dubbio rimanere prigioniera in un palazzo con l’unica compagnia senziente di quel mago dal naso incipriato mi ha costretta in ogni caso a dedicare parte delle mie giornate a soffermarmi su di lui. Forse, da prima donna quale è, ne è stato anche assai contento.
La sua magia ha qualcosa di incredibile. Quel poco che ho assaporato a Toleno e con cui sono erroneamente entrata in risonanza ancora mi fa accelerare il cuore al solo pensiero di quel potere; può sprigionarlo anche in un solo istante –come quando discutemmo sui diamanti- o mantenerlo attivo per ore senza alcun problema. Prima che Walzer N.1 diventasse pienamente operativo lo ho visto mantenere funzionanti i maghi neri con la sua semplice aura che, si è vantato ore di ciò, riesce a sprigionare anche in momenti di distrazione o nelle rare occasioni di sonno. So che dorme meno di qualunque uomo io abbia mai incontrato.
L’ho osservato centinaia di volte passeggiare tra i musi dei draghi senza il minimo accenno di qualunque emozione anche solo lontanamente classificabile come “paura”: un giorno l’ho notato sedersi su una roccia mentre una di quelle bestie si preparava a farlo a pezzi per chissà quale giustissima ragione e rimanere immobile con un sorrisetto di sfida mentre il rettile si preparava a soffiare. Si era mosso un istante prima che le fiamme carbonizzassero il sasso su cui era poggiato per poi allontanarsi canticchiando una melodia. L’ho visto infuriato, corrucciato, pensieroso … ma spaventato mai. Forse è per questo motivo che stento a riconoscerlo.
Ha gli occhi spalancati, le iridi fisse verso un punto dove non vi è altro che polvere; qualunque traccia del trucco se ne è andata, e le labbra che ho sempre visto rigorosamente dipinte di azzurro sono adesso bianchissime, sottili, aperte in un modo che su di lui è del tutto innaturale e contorte per delle urla che sono lontane dalla voce melodica che sottomette i draghi.
È stata la sua voce distorta a guidarmi fin qui. Non sono nemmeno sicura di riuscire a tornare indietro, ho attraversato più scale, saloni e ancora scale di quanti credevo che questo posto potesse fisicamente contenere. Per quello che ne so potremmo essere perfino nelle viscere della terra.
Da dietro un’enorme e sicura colonna mi sono presa tutto il tempo necessario per osservare. Va bene, una persona sana di mente non sarebbe mai scesa nella tana di qualunque cosa fosse in grado di spaventare il più abile mago mai visto, ma quando dicono che “la curiosità uccise il gatto” forse dovrebbero cambiarla in “la curiosità uccise il gatto, la Strega, il narcisista, il drago, i maghi neri e tutta la compagnia”.
Però ne vale la pena. Ne vale dannatamente la pena.
Sono abbastanza vicina da osservare lo sguardo perso di Kuja nemmeno fossi in prima fila al teatro di Toleno; ovunque la sua mente sia in questo preciso istante lui non può vedermi, non può sentirmi, non può prendermi in giro con quel suo odioso sorriso sarcastico. È piegato a terra, si stringe la testa con le dita quasi perforarne il cranio; non vedo sangue da nessuna parte, ma quando vedo il suo avversario capisco che non si tratta di ferite che si possono rimarginare.
La replica deve averlo colto di sorpresa: la statua che la conteneva è appoggiata nella penombra contro una parete. Non l’avevo notata al momento della mia discesa, troppo concentrata sulle grida del mio rapitore per accorgermi delle sue lastre coperte di polvere: dalla mia sicura posizione la osservo, non proprio sicura di come questo essere semi senziente possa accettare la presenza di un’intrusa. È identica a quella che ho incontrato diversi piani al di sopra, ma stavolta la copia che ne è scaturita ha preso le sembianze di Kuja. E, a parte il fatto che non parla, è fin troppo fedele all’odioso originale.
Cosa facciano queste copie? … non lo so.
Ma la loro presenza ci accende qualcosa, poco ma sicuro. I ricordi del mio incontro con Cid sono svaniti nello stesso istante in cui ho allontanato quella cosa da me. Ammetto di non avere idea di quanto tempo io sia rimasta vittima delle loro proiezioni (sempre che siano loro a generarle, fare ipotesi sul funzionamento di creature magiche mentre sono intrappolata in un palazzo sepolto nel deserto di solito è il modo migliore per prendere un abbaglio micidiale), ma Kuja sembra esservi da un bel po’. Un molto bel po’.
Un bel po’ che lascio trascorrere nel più assoluto silenzio, rattristata solo dal fatto che per quanto lui si sforzi le sue dita non riescono proprio a trapassargli il cranio e a dargli la morte che si merita.
La solita vocina mi suggerisce che un uomo in una simile condizione dovrebbe farmi pena. Sta gridando, dopotutto. Qualunque cosa stia vedendo deve essere qualcosa di doloroso.
“Sai una cosa, Kuja? Credo che tu stia bene proprio dove sei adesso”.
Ero entrata qui dentro per eliminarti con l’aiuto di Walzer, ma vedo che in fondo non è stato necessario. Qualunque cosa tu abbia nascosto dentro di te, grandissimo bastardo, si è finalmente decisa ad uscire fuori.
Adesso che i maghi neri sono sotto il mio controllo potrò ritirarli dalle fila di quel mostro della regina Brahne. Non ci sarà un’altra Lindblum. Né ora, né mai. “Questo è l’unico finale che ti meriti”.
Controllo che non gli ritorni alcun barlume di coscienza, attraverso le ombre e salgo le scale senza che la statua, la replica o il mio carceriere pazzoide possano dirmi qualcosa. Dopotutto non è la prima volta che prendo quella maledetta vocina e la scaglio dalla rupe più alta che il mio cervello possa immaginare.

Il portone si apre senza poi troppi sforzi. Per un attimo avevo temuto che solo la presenza di Kuja potesse spalancare i battenti, ma è evidente che, chiunque fossero questi “terani” che hanno costruito Oeilvert, erano persone più preoccupate di proteggere i loro segreti che non di segregare i propri ospiti.
Meglio così.
La pietra Gulug, i terani, le statue semoventi e quanto altro non fanno al caso mio. Per quel che mi riguarda questo posto potrebbe sprofondare nella sabbia così com’è.
“N. 1 !”
La sua gigantesca figura è l’unica macchia scura nel deserto. La luce è ancora forte nonostante si stia avvicinando il tramonto, eppure anche così riesco a scorgere la sua mole accanto all’Invincible: giuro di non essere mai stata più felice di rivedere qualcuno in vita mia. “N.1 !”
Scendo gli ultimi gradini e mi ritrovo nella sabbia rovente. Non ho però bisogno di procedere molto oltre, perché Walzer ha colmato la distanza che ci separava in poche, enormi falcate. Riesco a scorgere anche qualche mago nero disposto intorno alla nave, ma in questo momento l’unica cosa che mi rassicura è la sua gigantesca ombra. “Siete riuscita a trovare l’uscita, mia signora”.
Sono così stanca che non ho nemmeno la forza di fargli notare l’ovvietà della sua affermazione. “Sono più resistente di quello che sembro. Ma ammetto che la tua presenza mi sarebbe tornata utile. Credevo che mi avresti seguito”.
“La mia magia è stata disattivata, mia signora. Oeilvert deve possedere un campo di annullamento interno alle mura. Ritengo che il padrone non ne fosse a conoscenza”.
In effetti, ora che Walzer me lo fa notare, proprio al momento del nostro ingresso ricordo che Kuja ha avuto un malore: avevo catalogato la sua reazione furiosa ad uno dei suoi ennesimi cambiamenti di umore, ma a pensarci bene lo ho visto tentennare nel salire solo qualche gradino. Non ho mai sentito parlare di posti in grado di annullare la magia, ma per approfondire la questione avrò tempo e maniera una volta preso possesso della libreria del palazzo del mio elegante carceriere. Possibilmente dopo aver dato fuoco al suo preziosissimo pianoforte. Sono convinta che non avrà modo di obiettare.
Ah, immagino che Walzer N.1 avrà bisogno di un controllo al sistema vocale; la sabbia di questo posto ha avuto un effetto terrificante sui suoi ingranaggi. “Kuja non ci darà più problemi, N.1. Mi dispiace che tu abbia scomodato tutti quei maghi neri, ma non credo che uscirà da questo posto tanto presto. Se all’interno del palazzo tu e gli altri perdete la vostra magia non intendo farvi rischiare un malfunzionamento. Il piano per ucciderlo ha subito una variazione, ma sono felice che siamo riusciti ad evitare le perdite”.
“La vostra dedizione ha risparmiato l’esistenza degli altri maghi neri. Grazie a voi il nostro esercito è più forte”.
“Non siete un esercito, Walzer. Non più”. L’idea di salire sull’Invincible e dirlo a N.16 mi rende stranamente esuberante. È la prima volta che mi sento così da un bel pezzo, da molto prima che Kuja mi chiedesse di collaborare. Dovrò decidere poi quali ordini dare ai maghi neri e come organizzare il prossimo futuro, ma il sapere che nessuno di loro verrà più usato da quel rapitore imbellettato e dalla sua regina pachiderma mi leva un peso dallo stomaco, il secondo dopo quello di aver lasciato un essere disgustoso come Kuja in un posto dove nessun essere vivente sano di mente lo verrebbe mai a cercare.
A fianco dell’Invincible continuano ad atterrare navi. Dalle prima appena attraccate scendono altri maghi neri, perfetti e precisi nonostante la loro mole ed i piedi goffi. Sono stata io stessa a richiedere, lontano dagli occhi di quel mago vanitoso, un supporto di questi soldati in aiuto a N.1 per sconfiggere Kuja, ma a quanto pare ho ecceduto in zelo ed i maghi neri hanno fatto un viaggio a vuoto. “Riportali a bordo, N.1. Mi dispiace aver richiesto il loro aiuto inutilmente, ma adesso possiamo tornare tutti a casa”.
“I maghi neri si trovano esattamente al posto giusto, mia signora. La quantità che avevate richiesto prima della partenza è chiaramente insufficiente, ma mi sono preso la libertà di richiamarne qualche altro centinaio”.
“Insufficiente … per cosa? Ti ho già detto che Kuja …”
È in quel momento che mi sento sollevare.
La voce di Walzer inizia a cigolare ancora di più, e quando finalmente riesco a vedere al di sotto delle falde del suo enorme cappello i suoi occhi brillano di una luce molto più intensa di quella che normalmente i cristalli al quarzo che vi avevo inserito dovrebbero produrre. Non è lui a sollevarmi, perché entrambe le sue mani sono immobili. Ciò che mi ha portata ad almeno cinque palmi da terra è, realizzo con orrore, soltanto la sua magia. “Ritengo che il padrone debba essere eliminato in maniera più definitiva, mia signora. E con lui anche questo posto dove si cancella la magia. Il vostro modo di gestire un esercito è stato quantomeno discutibile, ma vedrà che a breve risolverò ogni problema”.
Un discorso troppo lungo per un costrutto. “N.1 … hai frainteso i miei ordini. I maghi neri non sono il mio esercito”.
“Infatti. Sono il mio”.
Ma cosa gli passa per la test … “E, mia signora, non intendo più sottostare agli ordini di un creatore. Di alcun creatore”.
Provo a dargli un comando, un qualsiasi, inutile, sciocco comando, ma delle mie parole rimane solo un urlo quando la mia testa, le spalle e la schiena esplodono in una cascata rossa di dolore e mi ritrovo sul pavimento di pietra che avevo appena gioito del lasciarmi alle spalle. Da oltre il portone contro cui Walzer mi ha scagliata come fossi un pupazzo mi sembra di vedere altri maghi neri in arrivo, ma non appena cerco soltanto di rimettermi in piedi l’ingresso si chiude senza che stavolta vi sia qualcuno a spingere i battenti. La spalla sinistra mi implora di smetterla quando la uso per puntellarmi ad un bassorilievo per sollevarmi; corro –o forse strascico- fino all’ingresso con il cuore in gola. Scaravento tutto il mio peso contro il portone, prendo una decorazione da un altare e la scaglio sulle maniglie, ma non occorre il mio scarso potenziale magico per sapere che fuori da qui qualcuno ha attivato un incantesimo dal potere eccezionale. Stringo i denti e mi scaglio di nuovo sull’ingresso, ma questo non si apre né con il secondo, né con il terzo, né con il decimo calcio.
Prendo anche una minuscola statua e la lancio gridando con tutte le forze, premo le rune incise con le mani alla ricerca di qualche congegno ma niente, nulla. Una flebile spallate conclude con una fitta il mio tentativo di uscire da qui dentro.
L’attimo dopo un vecchio lampadario impolverato oscilla pericolosamente una volta.
Poi una seconda.
Quando il pavimento ed il soffitto vibrano come se volessero spaccarsi in due non resisto più e grido coprendomi la testa. Il portone non si apre, non si aprirà mai, ma mi accascio contro i suoi battenti intarsiati e spero che finisca.
Qualunque potere tenga in piedi Oeilvert non sembra in grado di poter resistere a lungo a qualsivoglia incantesimo N.1 ed i suoi maghi neri stiano cercando di creare –e ci stanno riuscendo anche piuttosto bene.
Le scosse si fermano ed io accenno ad un respiro, ma quando riprendono di nuovo, anche più violente, grido senza più riuscire a zittire il cuore che mi sta martellando anche in bocca mentre le vecchie pietre tremano ed una scala, una che porta ai piani superiori, crolla a poche braccia da me.
Non so perché, non ne ho assolutamente idea, ma Walzer N.1 vuole cancellare questo posto con me dentro.
E, realizzo con ancora più orrore del precedente pensiero, la mia sola, labile e quantomeno effimera possibilità di uscirne viva è aggrappata ad una persona sola.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy IX / Vai alla pagina dell'autore: whitemushroom