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Autore: TwinStar    31/03/2005    11 recensioni
Sirius ama Remus.
Lo ama da sempre e finalmente, dopo anni di silenzi e languidi sospiri, ha trovato la forza di dichiararsi al suo bel licantropo. Che verrà ricambiato è una certezza. Il rifiuto? Non è contemplato. Loro sono perfetti insieme e tra loro c'è una complicità tutta particolare. Sono destinati ad unirsi, no?
... No?
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 – “L’amico di un amico di un amico ha un problema…”

Remus J. Lupin era il ragazzo più dolce di tutta Hogwarts. Non c’era persona in tutta la scuola che potesse affermare il contrario. Nemmeno i Serpeverde si azzardavano a dire cattiverie sul suo conto, un po’ perché anche loro non riuscivano a trovare offese da rivolgere a Remus che non fosse il banale “Sporco Mezzosangue” (e i Serpeverde, si sa, amano essere sempre originali e mai ripetitivi nei loro insulti), e poi perché altrimenti i tapini avrebbero rischiato una gragnola di mazzate da tutti i presenti, che intervenivano sempre, immancabilmente, in sua difesa.

Non si poteva non provare nei suoi confronti un’istintiva simpatia.

Però purtroppo questi sentimenti per il nostro giovane licantropo si fermavano alla simpatia. Chissà come mai quel poveretto non riusciva mai ad instillare nei cuori delle gentili pulzelle di Hogwarts un sentimento d’affetto che fosse uno. Il rapporto più profondo mai avuto con una donna si limitava a farci i compiti assieme o a prestarle gli appunti. E a lui questo all’inizio poteva anche stare bene (fino a un certo punto), però non era stato tanto bello per il povero lupacchiotto arrivare a 16 anni senza aver avuto uno straccio di femmina, nemmeno per sbaglio, nemmeno una fidanzatina ai tempi dell’asilo.

Una situazione abbastanza deprimente, a dirla tutta, e a volte era potente in lui l’impulso di salire sull’albero più vicino e, emulando un vecchio film babbano, di gridare ai 4 venti “Voglio una donna! Voglio una donna!” finché qualcuna non avesse acconsentito alle sue richieste.

Glielo impediva solo un certo orgoglio personale.

E una timidezza da guinness dei primati.

Tecnicamente non c’era nulla che non andasse in lui; era sempre gentile e disponibile con tutti, era posato ed educato con chiunque gli attraversasse il cammino, e non rifiutava mai di dare una mano a nessuno, nemmeno quando era stanco o sommerso di compiti fin sopra i capelli. Nemmeno fisicamente era messo malaccio; pur non avendo un incarnato abbronzato e non essendo un macho forte e gonfio di muscoli alla Sylvester Stallone (avrei messo Schwarznegger ma non sapevo se sapevo scrivere il cognome! Nd Twinny ignorante) aveva un fisico asciutto, piacevole alla vista, un viso dai lineamenti regolari (delicati ma non femminei). Infine, era dotato di un’intelligenza davvero straordinaria; una mente viva e brillante, una voglia di imparare per il puro piacere di conoscere cose nuove e non per voglia di primeggiare sul prossimo o darsi arie di superiorità.

Insomma, era praticamente un sogno di ragazzo.

Allora come mai non trovava una persona che l’amasse?

Ci aveva pensato tanto e proprio non riusciva a venirne a capo. Anche se, a voler essere precisi, beh… Una persona che l’amava c’era, ma la cosa, per quanto strano possa sembrare, non lo riempiva proprio di gioia, anzi, era più un sentimento di profondo fastidio quello che provava.

Penserete che il nostro piccolo licantropo fosse una personcina incontentabile e che si meritasse di restare solo per tutta la vita, se rifiutava qualcuno dopo essersi lamentato per la mancanza di affetto nella sua vita. Ma capirete che non è bellissimo essere amati da uno dei propri migliori amici MASCHI.

Lo spasimante, o per meglio dire lo stalker, era nientepopodimeno che Sirius Black, uno dei ragazzi più popolari e corteggiati di tutta la scuola. E, a detta di Remus, anche il più borioso, pieno di sé, arrogante, egoista e menefreghista del pianeta (in senso buono, ovviamente). Dopo James.

Da un po’ di tempo Remus aveva notato che Sirius aveva cominciato a stargli molto più intorno di quanto non facesse in passato, a cercare sempre la sua compagnia, a voler giocare con lui, studiare con lui, mangiare con lui, frequentare le lezioni vicino a lui. All’inizio aveva creduto si trattasse di una semplice voglia di stare insieme a qualcuno, dal momento che James in quel periodo era molto impegnato (con la scuola, con il Quidditch, e col suo Hobby preferito, la “Tombola degli Insulti Fantasiosi made in Lily Evans”) e che era nella sua natura “canina” cercare compagni di giochi. Non che gli andasse eccessivamente a genio essere trattato come sostituto di James, ma era troppo buono (o troppo stupido?) per dirgli di andare a quel paese. Alla fine James tornò più Malandrino che mai, ma Sirius non smise di stargli appiccicato come la colla, per cui Remus dovette ammettere di essersi sbagliato. A quel punto però la sua natura sospettosa prese il sopravvento, e il nostro licantropo si convinse che il suo amico stesse semplicemente cercando di sfruttarlo per farsi passare appunti e compiti (ma avrebbe fatto prima a studiarsi tutti i testi della biblioteca, vista la propensione pressoché nulla di Remus a prestare i propri preziosi appunti in giro agli amici). Ma non poteva essere, Sirius era molto intelligente e non aveva di certo bisogno dei suoi appunti per riuscire più che discretamente nello studio, anche se gli piaceva tanto far credere a tutti il contrario, per cui cassò l’idea. In seguito non pensò più a nulla e si limitò a godersi la compagnia del suo amico, lieto per una volta di essere al centro dell’attenzione di qualcuno.

Poi un giorno, quasi per caso, durante una noiosissima lezione di storia della magia che stava per far appisolare anche lui, si era voltato verso Sirius con l’intento di chiedergli di fare qualcosa per svegliarlo (dargli un pizzicotto, raccontare una barzelletta, far scoppiare una caccabomba in classe, qualsiasi cosa), aveva notato una luce nello sguardo del suo amico dai capelli d’ebano.

Quella luce nello sguardo.

E improvvisamente Remus si accorse anche di tante piccole cose sul suo amico Animagus e sul suo comportamento: di come se lo ritrovasse sempre davanti “casualmente”, ogni volta che si trovava separato per qualche motivo dai suoi amici (non vivevano mica in simbiosi 24 ore al giorno, checché ne pensassero alcuni!). Come ogni scusa fosse buona per toccarlo, tipo quella volta che gli passò mezz’ora le mani nei capelli dicendogli che aveva una foglia nei capelli (poco importava che fosse autunno inoltrato e sugli alberi non ve ne fosse più rimasta nemmeno una). Tutte cose a cui sul momento non aveva fatto particolarmente caso, ma che ora assumevano la forma di una spaventosa realizzazione.

Remus era sempre stato un ragazzo piuttosto brillante, ma non ci voleva certo un genio per capire che il licantropo era diventato l’oggetto delle attenzioni del ragazzo più desiderato di Hogwarts.

Quando si rese conto della cosa il suo primo pensiero non fu dei più felici. Non era una cosa molto bella essere l’oggetto dei desideri di Sirius Black, a prescindere dal fatto che fossero due maschi e che la cosa fosse inattuabile in sé. Principalmente temeva rappresaglie tra le file estremiste delle ragazze che avevano perso la testa per il bell’Animagus, una volta che queste avessero scoperto che il loro idolo aveva un’infatuazione per lui (che lui non c’entrasse nulla in tutta la faccenda e che non avesse fatto nulla per farlo innamorare non sarebbe contato, ai loro occhi sarebbe stato il bastardo che aveva rubato loro l’oggetto dei desideri). Fortunatamente le fan di Sirius Black non brillavano per intelligenza, e nessuna si era ancora accorta di nulla.

Come ciò fosse possibile era un mistero.

Ma a parte quello… Andiamo, pensava, com’era possibile che Sirius fosse innamorato di lui quando aveva mezza scuola alle calcagna e avrebbe potuto scegliere tra le decine e decine di ragazze che lo inseguivano da mane a sera per i corridoi? Che fosse gay non era proprio pensabile. Non lui, non Sirius Black. Però Remus non era affatto una ragazza (o perlomeno, non lo era l’ultima volta che aveva controllato). Tutta quella storia non aveva senso, non aveva decisamente senso. Infatti molte volte il licantropo era tornato sui propri passi, dandosi mentalmente dell’idiota e si lasciava andare a improperi contro se stesso per essersi fatto trascinare troppo dalla sua fervida immaginazione. Pensare che Sirius Black, l’uomo più etero di tutta la scuola, potesse trovarlo in qualche modo appetibile, che sciocchezza!

Però poi dopo, nel momento in cui i loro sguardi, casualmente, si incrociavano, notava con orrore (si, orrore!) quanto fossero intense e penetranti quelle pozze color cobalto che sembravano scrutargli fin dentro il cuore, quando solo pochi giorni prima, a pranzo, aveva creduto che lo avesse fissato in quel modo perché aveva della verdura incastrata tra i denti ed era corso al bagno a controllare (dal momento che quei tre bastardi dei suoi amici non l’avrebbero mai avvisato, in caso, perché avrebbero trovato la cosa troppo divertente!).

Non erano rare le volte in cui si sentiva praticamente violentato, quando Sirius aveva dipinto sul viso quel sorriso obliquo da maniaco dei parchi pubblici che facevano provare a Remus l’istintivo impulso di coprirsi il corpo con le braccia, impulso che riusciva a vincere a fatica, perché avrebbe fatto la figura dell’idiota davanti a tutti. A quel punto distoglieva lo sguardo, imbarazzato da morire da tutta quella situazione, sperando che Sirius non notasse (e, di conseguenza, equivocasse!) il rossore delle sue guance.

Come cavolo si era giunti ad una situazione del genere, lui e Sirius?

Non lo sapeva.

Fatto sta che Remus, giunto al limite della sopportazione, decise di fare la cosa più intelligente, prima che tutta quella faccenda diventasse troppo evidente e prima che quelle pazze scatenate che sbavavano dietro al suo amico non scoprissero tutto e non decidessero di fare di lui polpettine di lupo mannaro: adoprarsi per raffreddare la cosa sul nascere, non dando modo a Sirius di illudersi e di soffrire inutilmente. Perché, e questo era una fatto, non lo amava e proprio non poteva ricambiarlo.

Sembrava un piano davvero buono sulla carta.

Il problema era metterlo in pratica.

 

Accadde tutto una fredda sera di novembre.

Lui e Sirius erano rimasti da soli in sala comune. James era agli allenamenti serali di Quidditch (ma chi cavolo glielo facesse fare di stare fuori al gelo in groppa a una scopa schifosa, a decine di metri dalla terra sicura e da una bella tazza di cioccolata calda Remus non l’aveva mai capito). E il povero Peter, ovviamente, era stato trascinato ad assistere all’avvenimento. A volte pensava che James fosse davvero uno sfruttatore. Approfittava troppo dell’ammirazione che quel poverino aveva per lui.

Remus non era molto a suo agio in quel momento, nemmeno sulla sua poltrona preferita.

Non riusciva nemmeno a concentrarsi come avrebbe voluto; un po’ perché quel capitolo di aritmanzia era veramente ostico, ma anche se non lo fosse stato sarebbe stato un po’ difficile assimilare nozioni con lo sguardo di Sirius puntato addosso. Eh, si, perché lo stava fissando, ne era praticamente certo: raramente il suo sesto senso lo ingannava. Lo sapeva; Sirius se ne stava lì, dietro tutte quelle pergamene di pozioni, lo fissava di nascosto con quel solito sguardo lubrico che faceva venire i brividi lungo la schiena del poveretto, convinto magari di essere stato geniale e che il licantropo non si accorgesse di nulla.

Il pensiero lo fece sorridere anche se, si rese conto subito, non c’era proprio niente di divertente.

La situazione non era delle più rosee. Erano completamente soli nella torre di Grifondoro, e lo sarebbero stati ancora per qualche tempo (molto tempo, minimo qualche altra oretta), e solo Godric sapeva cosa aveva intenzione di fare Sirius, pensò Remus con una punta di preoccupazione. Non che temesse che potesse fare qualcosa di azzardato tipo, per esempio, mettergli le mani addosso, anche perché, a dispetto da quello che poteva sembrare ad un primo sguardo (e anche a un secondo e a un terzo), Remus sarebbe stato in grado di battere Sirius con una mano sola.

E’ solo che l’atmosfera era troppo… Come dire?

Romantica?, gli suggerì il suo istinto. E, si, era effettivamente un’atmosfera romantica, convenne lui. Un’atmosfera pericolosa, perché poteva indurre l’amico a fare discorsi strani, preso dal momento, discorsi ai quali lui non era per niente preparato. Cavolo, non sarebbe stato preparato per un discorso del genere nemmeno in capo a una ventina d’anni. A scuola non insegnavano nulla di tutto questo, e Remus odiava affrontare situazioni in cui le sue nozioni non servivano a nulla. E, come se tutti i suoi sospetti e timori non bastassero a farlo stare male da cani, avvertiva anche una certa tensione.

Poi Sirius parlò, distogliendolo dai suoi pensieri. “… R- Remus? Posso parlarti un attimo?”

Sembrava un po’ turbato, notò Remus. Molto turbato. Eccessivamente turbato. E cominciò a sentire un lieve moto di disagio alla bocca dello stomaco, ma stette ben attento a non darlo a vedere. Non era proprio il caso di andare in paranoia prima di sapere cosa volesse da lui il suo amico. Magari voleva invitarlo a raggiungere James e Peter al campo da Quidditch per seguire gli allenamenti perché si stava annoiando, magari aveva intenzione di fare un blitz nelle cucine per fare uno spuntino di mezzanotte e voleva solo chiedergli se voleva che gli portasse qualcosa da mangiare.

Certo, e magari la prossima luna piena la passerai in forma umana.

Scacciò immediatamente questo pensiero tutt’altro che rassicurante. Sirius lo stava guardando, attendeva una sua reazione. Doveva fare in modo di sembrare più naturale possibile, essere gentile, nascondere il suo nervosismo. Piegò verso l’alto gli angoli della bocca, nella patetica imitazione di un sorriso. “Ma certo, Sirius, dimmi pure.”

“Si, ma…”, balbettò l’amico. “Non così…”

E prima che potesse chiedergli che cosa volesse intendere con quella frase a dir poco sibillina, Sirius si era alzato dal tavolo, aveva rovesciato un bel po’ di carta, aveva imprecato, si era avvicinato a grandi passi verso il povero licantropo, che a questo punto era veramente a disagio perché quella fastidiosa sensazione alla base della nuca (la quale di solito era un segnale di pericolo) aveva cominciato a farsi sentire, e lo trascinò con la gentilezza di un camionista fino al tappeto.

Remus cadde pesantemente sul morbido tessuto, e il suo primo pensiero andrò al libro di aritmanzia che molto probabilmente nella caduta si era rovinato. Odiava non avere i suoi libri di testo perfettamente in ordine e senza una piega, ma divenne l’ultima delle sue preoccupazioni quando vide l’Animagus, seduto a gambe incrociate di fronte a lui, continuare a fissarlo strano.

E Remus continuò a fare il finto tonto. “Sirius, ma che ti prende stasera? Sei strano…”

Ti prego, ti prego, dimmi qualsiasi cosa, ti prego, dimmi qualsiasi cosa che non sia quella, dimmi che hai detto a tutta la scuola che sono un licantropo, dimmi che mi hanno bocciato in tutte le materie, chiedimi di prestarti gli appunti, ti darò tutti gli appunti che vuoi ma ti prego, non dirmi quello!

Sirius lo guardava con occhi che, se non fosse stato lui, pensò Remus, avrebbe definito supplici; erano lucidi, pieni di luccichini strani. Uno sguardo che visto addosso a Sirius faceva quasi paura. Anzi, togliamo il quasi. Il licantropo ebbe un sussulto quando vide l’Animagus prendere un profondo respiro, leccarsi le labbra, come faceva sempre quand’era nervoso, e mormorare un timido e quasi impercettibile “Remus, io ti amo.”

… Magnifico.

Era avvero magnifico.

Il suo piano di fargli sbollire la cotta per lui aveva fallito miseramente. Abbassò lo sguardo per non dover sostenere quello speranzoso di lui. Non si era mai sentito più infuriato (con Sirius che gli stava facendo quello e con se stesso che aveva permesso che Sirius arrivasse a quel punto) e imbarazzato in vita sua, e anche se a quel punto si aspettava un’uscita del genere era stato pur sempre un colpo piuttosto forte; una piccolissima parte del suo animo, quella stupida, era ancora fermamente convinta del fatto che Sirius avrebbe finito per chiedergli cosa avrebbe voluto che gli portasse dalle cucine.

Come ne sarebbe uscito?

Cosa poteva inventarsi? Era la mente più brillante della scuola, a detta dei professori, e non riusciva a trarsi d’impiccio in una situazione del genere. Non che fosse una situazione di facile soluzione. Poteva inventarsi qualche storiella, dire che non era ancora pronto ad avere una storia seria, e che effettivamente provava qualcosa da lui ma non in quel momento.

In questo modo sarebbe stato contento Sirius, che si sarebbe sentito accettato, e sarebbe stato ancor più contento Remus che si sarebbe tolto dagli impicci. “Sirius…” Cominciò a dire, intenzionato a rifilargli quella pietosa bugia escogitata sul momento. Ma poi… Una vocetta da qualche parte nella testa gli ricordò che Sirius era uno dei suoi migliori amici e che meritava molto più di una squallida menzogna che avrebbe soltanto posticipato il problema, non l’avrebbe certo cancellato. Così decise di dirgli la pura, chiara e semplice verità.

Anche se probabilmente faceva più male a lui dirlo che all’amico ascoltarlo.

“Io non ti amo…”

Sirius non rispose. Rimase immobile, impietrito, e Remus ne approfittò per spiegargli tutte le ragioni che lo avevano spinto a dirgli di no (anche se, aggiunse mentalmente a se stesso il licantropo, erano tutte abbastanza ovvie!). Il suo amico lo ascoltava attento, senza dire una parola; segno che stava capendo, che stava recependo. Eppure non poteva fare a meno di notare quell’aria ferita e mortificata, che gli strinse il cuore.

Forse temeva che nel momento in cui l’aveva rifiutato come amante, per qualche arcana motivazione l’avesse automaticamente rifiutato anche come amico. Ma quello non sarebbe mai potuto accadere, Sirius era troppo importante per lui e non avrebbe mai lasciato che una sciocchezza del genere, una parentesi pseudo romantica tra loro dettata ovviamente da un’infatuazione passeggera rovinasse tutto quello che c’era tra loro.

“Ma possiamo essere amici.” Disse, convinto che quella fosse la cosa più adatta da dire sul momento. Gli stava tendendo la mano, gli stava facendo capire che teneva ancora alla sua amicizia, gli stava facendo capire che nulla sarebbe cambiato tra loro.

Non capì che per Sirius il problema fu proprio quello.

Dopodichè, considerando chiuso il discorso e sentendosi in pace con la propria coscienza, il licantropo si alzò da quel tappeto polveroso e decise di andare a letto, per dare tempo al suo amico di assimilare bene il rifiuto. Tuttavia quando abbassò lo sguardo e vide l’Animagus fissare il vuoto non potè fare a meno di provare un forte senso di colpa. Gli sorrise, cercando di sembrare il più tranquillo e rassicurante possibile. “Mi dispiace, Sirius.”

“Figurati.”, mormorò l’amico di rimando, tranquillo.

Ma Remus, troppo in apprensione per notare la nota di smarrimento e rabbia nella voce dell’altro, si limitò a fuggire nei dormitori. Sentiva il bisogno di allontanarsi da tutta tensione, sentiva l’urgenza di farci una bella dormita sopra, di dimenticare tutto e di far finta, almeno per un po’, che nulla fosse mai accaduto, e che lui e Sirius fossero gli amici di sempre.

Sapeva che non sarebbe stato facile. Né per Sirius né per lui. Ma, per la miseria, se poteva superarla lui, la situazione, poteva farlo ancor più facilmente Sirius, che era forte. Se ne sarebbe fatto una ragione, prima o poi, che cavolo.

Se non lo amava che poteva farci?

 

Se non mi ama io che posso farci?

Erano ore (minuti? Giorni? Non lo sapeva, aveva perso il senso del tempo) che Sirius non faceva che camminare avanti e indietro nella sala comune, percorrendo a passi lunghi e ben distesi il perimetro della stanza, rimuginando sulle parole di Remus.

Rimuginando sull’intera situazione.

Prima, con l’animo ancora vibrante di rabbia e imbarazzo per l’inatteso rifiuto, l’aveva fatta facile. Infiammato com’era dal suo spirito competitivo e dal suo orgoglio smisurati, preso dal momento, si era lasciato sfuggire quella promessa assurda, senza pensare ad un piccolo problema.

Che Remus gli aveva dato il due di picche senza nessuna possibilità di ritornare sulla sua decisione.

Era stato abbastanza chiaro, diretto, conciso, e in genere quando Remus, di solito così tranquillo e riflessivo, rispondeva con una tale rapidità e sicurezza, voleva dire solo una cosa; che la decisione era irremovibile. Cavolo, aveva veramente preso un abbaglio, a quanto pareva. Eppure era così sicuro dei sentimenti del lupacchiotto nei suoi confronti!! Non avrebbe potuto essere più chiaro di così; gli ammiccamenti, gli imbarazzi, i lunghi silenzi imbarazzati che si venivano a creare tra loro, quando si trovavano da soli (cosa che nell’ultimo periodo capitava molto spesso) non potevano che essere dettati dall’amore, chiunque avrebbe potuto sbagliarsi.

E poi non era poi andata tanto malaccio.

Non era mica la fine del mondo. Gli aveva semplicemente detto di no, aveva preso il suo cuore, l’aveva avvolto nel candido fazzolettino dei suoi sentimenti e l’aveva gettato molto poco signorilmente nel gabinetto, dopodichè aveva tirato la catena con quelle leggiadre parole “Però possiamo rimanere amici”. Una parte della sua mente gli diceva che non doveva pretendere troppo, e che già avrebbe dovuto ritenersi più che fortunato del fatto che Remus avesse deciso di restare suo amico, a dispetto della sua dichiarazione. Molte persone non ci avrebbero pensato due volte a mandare a quel paese l’amico utilizzando la scusa del “Non voglio farti soffrire, è meglio per entrambi non vedersi per un po’.”

Però… Come poteva essere così crudele Remus? Dargli la sua amicizia, costringerlo a rimanergli accanto, sarebbe stato un supplizio ancora più veloce dell’allontanamento. Sentire i suoi sorrisi addosso sarebbe stato come ricevere una pugnalata in pieno petto, i suoi abbracci (se ci sarebbero stati abbracci, in futuro, cosa di cui dubitava fortemente) sarebbero stati roventi come fuoco.

Non poteva accontentarsi di essere suo amico, lui VOLEVA Remus. Lo voleva, lo voleva con la disperazione di un naufrago che cerca la terra. Doveva convincerlo a farsi amare da lui o sarebbe impazzito. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Si, certo, facile dire “Conquistiamolo!”.

E come faceva? Tanto non l’amava. Mica poteva semplicemente entrare in camera, sbatterlo sul letto e fargli vedere COSA esattamente si sarebbe perso a non amare uno come lui, per tutta la notte e al diavolo la gente che avrebbe potuto sorprenderli in così turpi attività. Anche perché lui non voleva sono quello. Non era solo sesso squallido, non con Remus, non l’avrebbe mai voluto, mai nella vita. Certo, ci sarebbe stato anche quello, e tanto, ma desiderava che la loro forse un unione più spirituale che altro, e attuare un piano del genere sarebbe stato abbastanza squallido oltre che stupido e improduttivo.

Insomma, per dirla tutta, alla fine il grande Sirius Black era nel pallone.

Stava quasi pensando di rinunciare al progetto, e di farsi passare questa fissa un volta per tutte. Magari ce l’avrebbe fatta. Bastava soltanto aspettare una ventina d'anni nel più totale isolamento, o giù di lì.

Però non voleva arrendersi, non così facilmente, non era proprio da lui.

Se solo avesse potuto chiedere un consiglio a qualcuno…

James!

Ma certo, James avrebbe potuto aiutarlo, dirgli cosa fare! Certo, viste le sue disastrose performances con la Evans non pareva proprio la persona più indicata, però non sapeva a chi altro chiedere. Non è che avese molti amici a scuola (per vari motivi; le ragazze perché finiva per andarci a letto, i ragazzi perché finiva a letto con le loro fidanzate/sorelle/cugine/parenti lontane/amiche d'infanzia), e a parte James avrebbe potuto chiedere soltanto a Remus, a Peter e al professor Silente.

Cassò immediatamente la prima ipotesi per ovvie ragioni, anche se la scena sarebbe risultata divertente; andare da Remus a chiedergli come poteva fare per riconquistarlo. Gli scappò quasi un sorriso. Peter era da eliminare perchè tanto l'avrebbe pensata esattamente come James. E sinceramente col professor Silente, era si disponibile e pronto al dialogo quanto si voleva, ma non è che l'Animagus avesse con l'anziano preside di Hogwarts un rapporto così intimo da parlargli di una cosa del genere, anche se viste le sue performance da scavezzacollo visitava il suo ufficio almeno 3 volte a settimana.

Per cui restava solo James.

Però, appurato questo, si presentava un altro problema.

Come cavolo avrebbe avuto il coraggio di confessare al suo migliore amico che era innamorato di un uomo, e per di più di Remus, e per di più, cosa più grave, che era stato miseramente respinto? Lui, Sirius Black, l’uomo chiamato Love Machine. Nella migliore delle ipotesi non l’avrebbe preso a calci etichettandolo come finocchio ma si sarebbe limitato a prenderlo in giro a vita. Nella peggiore delle ipotesi gli avrebbe tolto il saluto e la gioia di vivere, e avrebbe avvisato sua madre, che sarebbe stata immensamente felice di trovare l’ennesima scusa per  mandargli una Strillettera.

Anzi, pensò il ragazzo, dopo una notizia del genere minimo minimo mi manderanno ad Azkaban.

Per cui, decise, non gli restava che inventare un astuto stratagemma per riuscire a farsi consigliare per il meglio dal suo amico senza confessargli il suo penoso e vergognoso segreto.

 

James Potter, il miglior cercatore che la scuola avesse mai avuto (a detta sua), scese dalla scopa dopo un estenuante allenamento. Si scompigliò i capelli, già di loro non particolarmente ordinati e si sistemò gli occhiali sul naso, sorridendo a se stesso con fare arrogante e lodando mentalmente se stesso, non ascoltando una parola di quello che aveva da dire il capitano della Squadra di Quidditch (un discorso particolarmente intenso sullo spirito di squadra, sul coraggio, sul divertimento, sul fatto che se avessero perso quell'importantissima partita l'indomani avrebbe rotto un menisco a tutti e altro ancora. Nessuno lo ascoltava più, ormai, perchè era sempre lo stesso identico discorso da 6 anni). Ancora una volta era stato il più bravo durante gli allenamenti, e avrebbero vinto con facilità la coppa del Quidditch anche quell'anno. Era tutto quasi troppo facile, pensò, c'era quasi da annoiarsi, e a volte pensava proprio di smetterla col Quidditch, perchè non c'era proprio partita. Ma poi pensava alle folle adoranti e allora gli tornava la voglia di fare e di impegnarsi per diventare il cercatore più bravo di tutto il mondo.

Così magari sarebbe riuscito anche a farsi dare un appuntamento dalla Evans.

"Bravissimo. James!", gli venne incontro saltellando il suo amico Peter Minus, un ragazzino amorfo e non particolarmente brillante sempre alle calcagna di Sirius e James, quando "l'interessantissimo" discorso giunse al termine scatenando nei presenti diversi sospiri di sollievo. Gli si parò davanti e fece mostra di un radioso sorriso a 32 denti. "Sei sempre il migliore!"

L'altro sorrise. "Ma è naturale, Peter. E' per questo che tutti mi amano." Peter fece bene attenzione a non lasciarsi sfuggire nessuna affermazione sul fatto che... beh... Non proprio TUTTI l'amassero, perchè c'era una certa rossina che gli avrebbe volentieri spaccato un calamaio in testa ogni volta che incrociava il suo cammino.

I due si avviarono verso il castello, desiderando soltanto un bel fuoco scoppiettante, una doccia calda e un letto morbido in cui infilarsi con gioia fino al mattino successivo, ma varcata la soglia della Sala Comune il cercatore si trovò praticamente rovesciato a terra da un'ombra inquietante.

"Prongs, mi serve il tuo aiuto!", gridò l'ombra dalla voce particolarmente familiare. "Ti prego, solo tu puoi aiutarmi, solo tu puoi..." Si fermò e si rialzò in piedi di scatto, alla velocità di una Firebolt, portandosi una mano al naso. "... Ma quanto puzzi!"

L'altro si limitò a guardarlo torvo, rialzandosi da terra a sua volta aiutato da Peter e spolverandosi i vestiti con gesti meccanici. "Si, capita quando uno fatica per ore fuori e suda come un maiale, Padfoot. Una reazione fisiologica a te completamente estranea, vero?", e sorrise.

L'altro non ricambiò il sorriso, segno che non aveva eccessiva voglia di scherzare.

"Comunque, che problema hai? Hai in mente un nuovo scherzo? Chi dobbiamo far fuori?"

"No." Sirius scosse energicamente la testa. "No, nulla di tutto questo... E' solo che...", lanciò un'occhiata obliqua a quell'impiccione di Peter, che li guardava tutto interessato. "Potremmo parlarne da soli?"

"Oh, un appuntamento! Fantastico, dammi il tempo di mettermi un po' di rossetto!" scherzò l'altro parlando con una vocetta acuta particolarmente fastidiosa e sbattendo le ciglia più volte in direzione dell'amico, che stavolta si fece quasi scappare un sorriso. Quasi. Questa volta doveva essere seria, pensò James. Si voltò in direzione di Peter, tornando serio. "Scusa, Wormtail, ti dispiace andare avanti? Noi ti raggiungiamo tra un po'."

"Ma certo James, non c'è problema.", rispose Peter un po' piccato; era sempre molto infastidito quando gli si nascondevano le cose o si tenevano segreti con lui, perchè si era sempre sentito una presenza molto marginale all'interno del gruppo, ma James non se ne preoccupò. Gli sarebbe passata presto. Faceva sempre così.

Rimasti soli i due si accomodarono su un paio di poltrone davanti al camino.

"Allora, che ti serve?"

"Senti, un mio amico ha un problema..."

"Chi, Moony?"

Sirius per poco non fuggì via gridando e mettendosi le mani nei capelli. Ma era così evidente che il problema riguardasse Remus? Erano così trasparenti i suoi pensieri? Poi si calmò. No, non era possibile, James aveva semplicemente detto un nome a caso, non lo stava guardando con fare malizioso, come quando voleva insinuare qualcosa. Per cui scosse la testa con energia. "Macchè, no!"

"Wormtail, allora."

"Ma figurati."

"Beh...", riflettè James. "Io di sicuro non sono, tu altri amici non ne hai... E lo sappiamo tutti il perchè... Quindi... Io che devo pensare a questo punto?", domandò il cercatore con fare inquisitorio chinandosi in avanti in direzione dell'amico, che in quel momento stava affrontando la crisi di panico più tremenda della sua vita.

"Ma no, è che...", farfugliò. "E' l'amico di un amico..."

"L'amico di un amico?", ripetè James alzando un sopracciglio.

"... Di un amico."

"L'amico di un amico di un amico?" James alzò anche l'altro sopracciglio con fare incredulo. Era più che convinto che Sirius lo stesse prendendo in giro, però non ne aveva affatto l'aria. Se stava riuscendo a ingannare il grande James Potter doveva essere un attore particolarmente bravo, avrebbe avuto un futuro, pensò.

"Si." rispose deciso Sirius.

James sospirò stancamente. Ma no navrebbe davvero pensato che potea credere a una scemenza del genere. Sicuramente aveva combinato qualche porcheria e non sapeva come districarsi e si vergognava a parlarne. Come se non lo conoscesse da anni e non sapesse anche quante volte andava al bagno la mattina. Va bene, vediamo dove vuole arrivare. Si sistemò gli occhiali, che avevano semrpe la fastidiosa tendenza a scivolargli sul naso, sprofondò per bene nella poltrona, pronto a sentire un'interminabile sequela di problemi sulla falsariga di "Mi sto facendo Jane Pike però mi sono proposte le gemelle Beaumarchais e Amanda Parish, e io ci sono stato, però ora non so gestirmele tutte insieme per cui dammi una mano a stilare il calendario degli appuntamenti."

"D'accordo, Padfoot. Che cosa ha fatto questo 'amico di un amico di un amico'?"

"Ecco..." Sirius tentò di prenderla alla lontana. "Questo ragazzo è innamorato di una persona. Non riesce a smettere di pensare a lei da non sa più nemmeno quanto. Sa che è la persona giusta per lui, la sua anima gemella. Sembrava che anche quest'altra persona fosse parecchio interessata a lui, o almeno, questa era l'impressione che aveva avuto." Si fermò un momento per vedere le reazioni dell'amico, sperando che non capisse a cosa (o, per meglio dire, a chi) si stava riferendo. L'altro si limitò ad annuire, come ad incitarlo a continuare. "Così ha deciso di dichiararsi, ma questa persona in pratica gli ha risposto che piuttosto che mettersi con lui avrebbe mangiato escrementi di ippogrifo e si sarebbe gettata nel lago." Daccordo, pensò Sirius, forse aveva un attimino abbellito il messaggio di Remus, che era molto più tra le righe, ma il senso era quello. "Quindi che dovrebbe fare questo amico? Lasciar perdere tutto o impegnarsi per riconquistare il suo cuore?"

James si fece improvvisamente infervorato, si alzò di scatto dalla poltrona e gli si parò davanti. "Ma scherzi? Mai arrendersi davanti a un ostacolo, mi hai capito, Padfoot? Mai. Se questo tuo amico ha la certezza che questa persona sia davvero la sua anima gemella, allora questa persona deve per forza ricambiare i suoi sentimenti. Le anime gemelle fanno questo, no? Deve amare per forza questo tuo amico, anche se lei probabilmente ancora non lo sa, e lui deve aspettare che lo capisca da sola, oppure fare tutto il possibile per farle capire che ricambia i suoi sentimenti!" Si mise le mani sui fianchi e sorrise. "Pensa a cosa sarebbe successo se io mi fossi arreso con la Evans..." Si interruppe quando notò il quadro nella parete aprirsi e fare il suo ingresso in Sala Comune, nemmeno a farlo apposta, proprio Lily Evans, di ritorno da qualche sessione di studio serale con quelle secchione delle sue amiche Corvonero. James ondeggiò una mano e la salutò con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro.

"Ohi, Evans!"

La rossina gli scoccò uno sguardo di fuoco e sbottò, senza smettere di camminare in direzione dei dormitori femminili. "Infilati una zucca nel naso, Potter. 'Ohi' lo dici al tuo cane o alle pecore in campagna!" e prima che il povero innamorato potesse rispondere, la bella Lily era già scomparsa su per le scale.

James prese un taccuino dalla tasca dei pantaloni e vi appuntò sopra qualcosa. "...nel naso. Mh, questa mi mancava!" disse sorridendo tra sè e sè. Dopodichè, riposto con cura il libricciuolo, si rivolse nuovamente a Sirius, che aveva assistito a tutta la scena (stranamente) senza aprire bocca. "Stavamo dicendo?"

"Che dovrei... Ehm, che dovrebbe essere perseverante."

"Ah, si. Certo, il tuo amico non deve mai arrendersi. Deve continuare a bussare imperterrito alle porte del suo cuore. Prima o poi si apriranno, no? Ora scusami, ma ho una questione della massima importanza da affrontare... Evans!" e si avviò a passi rapidi su per le scale dei dormitori femminili... Scivolando miseramente al punto di partenza dopo nemmeno 3 secondi. Dopodichè, senza fare una piega, borbottò qualosa sul fatto che aveva semplicemente sbagliato rampa di scale e che andava a farsi una doccia. Fredda, probabilmente, pensò Sirius il quale, rimasto solo, cominciò a pensare alle parole di James.

Aveva ragione.

Cavolo se aveva ragione.

Non poteva arrendersi solo per un rifiuto. Anche perché, mica era un rifiuto in piena regola. Mica gli aveva detto di andare al diavolo o roba del genere, gli aveva solo detto che non lo amava. Il che poteva benissimo significare che non lo amava… Ancora.

Semplicemente non si era ancora reso conto che loro due erano fatti per stare insieme, e probabilmente prima o poi l’avrebbe capito da solo, ma Sirius Black non era mai stato un tipo paziente e non era convinto di poter aspettare che il suo amico si accorgesse da solo della cosa.

Ci sarebbero potuti volere mesi, per non dire anni, e Sirius non poteva aspettare un’ora di più per stringerlo tra le braccia.

Ma ci avrebbe pensato lui a velocizzare le cose, il suo cervello era già all’opera e mutilava un’idea sopra l’altra, una più geniale di quella che la precedeva, e entro breve Remus sarebbe stato solamente suo. Del resto erano destinati a stare insieme, loro due.

E poi, in amore e in guerra tutto è concesso. Tutto.

 

FINE CAPITOLO 1

 

Commenti di fine capitolo

Ecchime qua con questo secondo capitolo, scritto praticamente tutto alle 2 di notte, e il risultato si vede. No, non è vero, mi ha divertito abbastanza scriverlo altrimenti non ci avrei perso preziose ore di sonno! ^_- Anche se descrivere i pensieri di Remus, o presunti tali visto che il narratore in pratica è esterno, non è stato facilissimo, per cui apprezzate lo sforzo! ^_-

Come avrete certamente notato (ma se non l’avete notato ve lo spiego io perché sono bella brava e anche buona!), i due terzi circa della storia sono una specie di “prologo parallelo” (ci sono anche delle costruzioni parafrasali simmetriche, chi le nota è bravo!), la vera storia, per modo di dire, comincia alla fine, quando Sirius chiede a James di consigliarlo.

Vi rendete conto che stava per arrendersi?!

Sia mai, cavolo!!!!! Un hurrah per James che ha convinto Sirius a perseverare anche se non ha capito un cavolo del discorso che aveva cercato di fargli l’amico canide (va detto che ci ha messo molto del suo, “l’amico di un amico di un amico”, ma si potrà mai? Ma vabbè, passiamo ai commenti, vogliamo? Siiii che vogliamo! ^^

 

Saretta: Cavolo, veramente sono riuscita a farti interessare a una fic Sirius/Remus? Me onorata, ma sul serio! *.* Anche io ho uno spiccato odio per una particolare coppia molto amata da altre, vale a dire Harry/Draco, per cui quando ne trovo una effettivamente scritta bene vuol dire che è VERAMENTE scritta bene. Per cui, confidando che anche per te sia lo stesso, ti rispondo con dei sinceri grazie grazie grazie. Spero davvero che in seguito non ti deluda! Un bacio!

Agartha: ^^ Grazie, grazie, sono contenta che ti piaccia l’inizio della mia ficcina, spero che il seguito si mantenga su questi toni, dal momento che non ho proprio la più pallida idea di come finirla (ma di quale fic ho un’idea per come finirla?). Ti ritengo un po’ responsabile della sua nascita perché mi è cominciata a venire in mente un aborto di idea dopo averti mandato la mail!

Erine: Carra miaaaa! Ho letto il sesto capitolo della tua ficcina ma non posso commentare finchè sono a bologna perché mi si impalla tutto, ti risponderò venerdì (anche perché sono ancora tutta sottosopra, è troppo bello! T_T). Ma a parte quello… Grazie mille per i complimenti, sono contenta che l’idea ti ispiri e che ti piaccia il mio stile, spero di non deluderti in futuro! ^^ Bacioni!!!!!

Serry_Black: Non ci credo, non esistono fic in cui uno dei due rifiuta l’altro? Eppure è una cosa così comune (essere rifiutati, intendo… Oddio, a me non è mai capitato, sono io che rifiuto gli altri, per cui mi sa che nella ficcina un po’ parteggerò per Remus stavolta)! XD Te pensa che credevo che sarebbe stata un’idea iperabusata. Beh, meglio così, no? All’inizio avevo pensato di far rifiutare Sirius invece di Remus, ma poi ho pensato “No, ma perché nelle mie fic deve sempre patire Remus, facciamolo vendicare un momentino!” e così è nata questa. Anche perché poi Sirius non me lo vedo proprio a rifiutare della carne (e chi ha orecchie per intendere… ^_-)

Un bacione!

PS: Riguardo il latin lover, sinceramente non saprei dirti. Io ho sempre inteso il termine con l’accezione di “uomo di qualsiasi nazionalità che ha quel fascino mascalzone e mooooolto marpioncello di tipo latino”, ma magari mi sbaglio, sono ignorante! ^_-

Kaho_chan: Ripeto la mia incredulità come ho fatto sopra con Serry Black, ti giuro non credevo che non fosse stra abusato il tema del “uno dei due è innamorato e l’altro non ricambia”, forse perché c’è sempre il desiderio che le cose filino lisce per i due ciccini che già ne passeranno di guai in futuro! T_T Che dire, ti ringrazio tantissimo per i complimenti (“carino”, è uno splendido complimento per una fic come questa, vuole essere carina! ^_-) Non preoccuparli, il cagnone sbaverà parecchio, il lupetto non si svende mica per qualche dichiarazione di dubbia qualità e un paio di occhioni languidi!!! Ha una dignità, lui! Sono stata abbastanza rapida con questo secondo capitolo, vero?

Chise: Hahahahah ci ho pensato dopo che avevo pubblicato al fatto di Yin e Yang, ti giuro! XD Mi sembrava l’immagine più calzante però. Sono un po’ basita dal tuo commento, il ma… ma… indica sorpresa? Raccapriccio? Voglia di uccidere l’autrice che se ne esce con queste idee balorde in capo a 10 minuti? Poi il capolavoro finale, se non la continui ti strozzo! XD Mi fa propendere verso un commento positivo, mh? Un bacione! ^^

Miki: Hihihihihi in effetti quella trovata ha fatto schiattare dalle risate anche me (dalla serie, me le scrivo e me le rido), dovremmo proporre alla bowling di crearla la casa del CricetoSpaurito. Magari c’è già!!! ^_- A chi non è mai capitato di essere rifiutati? A me, ma non perché sia una strafiga ma solo perché sono troppo pigra per fare il primo passo e aspetto sempre che vengano da me a proporsi! XD Per cui parteggerò alla grande per Remus stavolta, tanto per dare una linea di novità alla linea delle mie fic, dove parteggio sempre per Sirius.

Zia Sere: Mia assidua commentatrice, ciao ammora tessoro carra mia spero che tu ti sia divertita a girare in quel di Venezia e che non ti abbiamo portato a fare il tour dei luoghi infestati dai fantasmi! E se ti ci hanno portato non mi dire niente se no me la faccio sotto dalla paura! XD No, in sta fic non credo che Sirius farà tanto il bastardo arrogante (oddio non tanto, in fondo è nella sua natura esserlo), perché questa vuole essere la mia piccola vendetta di Remus (dopo rheme e lei non è una di noi, un po’ di aria fresca per il nostro lupacchiotto! XD). Un bacione e grazie per i complimenti!!!! *.*

LadyBlack: Grazie, sono contentissima che ti piaccia tanto e che non credi che sia scritta male. Non l’ho nemmeno controllata con Word e infatti si vede, quando l’ho riletta oggi era talmente piena di errori ortografici che mi veniva voglia di mettermi le mani nei capelli e gridare! XD Un bacio e mi raccomando, continua a seguirmi! ^_-

  
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