Rock Bazar - Capitolo Due
New & Old
Dopo
aver passato
quasi un’ora al telefono a calmare Lily e a spiegarle come
comportarsi con
quell’idiota di Matt, CJ e Mike telefonarono al resto del
team, avvisando tutti
di essere estremamente puntuali, la mattina seguente, e pronti al
peggio,
soprattutto. Olivia e Philip risero di gusto, quando vennero a scoprire
del
comportamento di Matt, scatenando le risa anche al loro capo.
Erano quasi le undici quando finirono il giro delle telefonate e, per CJ, non era ancora tempo di mettersi in viaggio fino al ristorante in cui avrebbe dovuto incontrare il fratello, così rimase ancora in ufficio per sistemare gli ultimi dettagli per la giornata seguente, e Mike non se la sentì proprio di lasciarla sola, soprattutto dopo averla vista con un diavolo per capello.
Erano quasi le undici quando finirono il giro delle telefonate e, per CJ, non era ancora tempo di mettersi in viaggio fino al ristorante in cui avrebbe dovuto incontrare il fratello, così rimase ancora in ufficio per sistemare gli ultimi dettagli per la giornata seguente, e Mike non se la sentì proprio di lasciarla sola, soprattutto dopo averla vista con un diavolo per capello.
Si
spostarono nella
zona riservata al resto del team, una stanza più o meno
grande quanto la sala
d’attesa, ma compresa di una piccola cucina ad angolo, con un
grande tavolo ad
L, adibito a piano da lavoro per gli altri quattro dipendenti di CJ.
Era
adorabile, quel posto, ma soprattutto era funzionale in un modo che
nessuno
avrebbe creduto possibile, ma quando Tom si era messo
d’ingegno ne era uscito
un vero e proprio gioiellino: una stanza adatta a tutte le ore del
giorno,
grazie anche al meraviglioso divano letto color antracite disposto
infondo alla
stanza.
“In tessuto antiodore, ovviamente”, sentì CJ nella sua mente, ricordandosi di quando Tom aveva terminato tutti i lavori.
“In tessuto antiodore, ovviamente”, sentì CJ nella sua mente, ricordandosi di quando Tom aveva terminato tutti i lavori.
Si
misero al lavoro
entrambi, decidendo con che approccio partire la mattina dopo, come
spiegare
per filo e per segno al resto del team la situazione con Matt e cosa
dire a
Lily per convincerla a lasciar perdere un cretino di quelle dimensioni,
soprattutto per evitare altri inutili disagi tra le mura di
quell’ufficio. Mike
le consigliò perfino cosa indossare per apparire
più autoritaria e CJ scoppiò a
ridere di fronte ad un cambio di argomento simile, ma ormai lo
conosceva bene:
avrebbe parlato di abiti e di moda – oltre che di musica
– ventiquattro ore al
giorno.
Ridendo
e scherzando,
arrivarono a mezzogiorno inoltrato e CJ si decise a raccattare tutti i
suoi
averi per raggiungere Tom, cercando di non fare troppo tardi
perché, tanto per
cambiare, l’altro fissato con la puntualità,
escluso Mike, era proprio il suo
caro fratellino. Salutò l’amico in fretta e furia,
pregandolo di chiudere tutto
quando sarebbe andato via e salì in macchina di corsa,
accendendo il motore e
partendo sgommando, decisa più che mai a non ricevere
l’ennesima filippica
della giornata.
Ringraziò il traffico fluente di Los Angeles di quella mattina e, quasi in perfetto orario, arrivò a destinazione, in quel ristorantino sul mare che Tom aveva sempre adorato: semplice, essenziale, in legno rustico, ma non troppo spartano.
Ringraziò il traffico fluente di Los Angeles di quella mattina e, quasi in perfetto orario, arrivò a destinazione, in quel ristorantino sul mare che Tom aveva sempre adorato: semplice, essenziale, in legno rustico, ma non troppo spartano.
Non
appena entrò nel
locale, CJ lo vide già seduto ad un tavolo –
ovviamente accanto ad una finestra
che dava sulla spiaggia – intento a trafficare con il suo
I-Phone. Così si
avvicinò lentamente, cercando di non attirare la sua
attenzione e, non appena
fu alle sue spalle, gli coprì gli occhi con le mani, come
quando faceva da
bambina.
Lo vide sussultare leggermente, prima di poggiare il telefono al tavolo e posare le mani sulle sue. “Finalmente sorellina, cominciavo a chiedermi dove ti fossi cacciata”, disse, scherzando.
Lo vide sussultare leggermente, prima di poggiare il telefono al tavolo e posare le mani sulle sue. “Finalmente sorellina, cominciavo a chiedermi dove ti fossi cacciata”, disse, scherzando.
“Solo un leggero ritardo, fratellino, non puoi
sopportare nemmeno
questo?”, ribatté lei, ridendo, con la
miglior espressione innocente che riuscì
a sfoderare.
Tom si alzò in piedi e, quando finalmente poté incontrare gli occhi della sorella, le regalo uno dei suoi soliti sorrisi, quelli che nemmeno con il tempo erano cambiati.
Tom si alzò in piedi e, quando finalmente poté incontrare gli occhi della sorella, le regalo uno dei suoi soliti sorrisi, quelli che nemmeno con il tempo erano cambiati.
“Ciao CJ”, esclamò,
infine, avvicinandola a sé.
“Ciao Tommy”, rispose, lei, come meglio riuscì, ormai intrappolata tra le braccia toniche del fratello.
“Ciao Tommy”, rispose, lei, come meglio riuscì, ormai intrappolata tra le braccia toniche del fratello.
Era
alto più di lei di
almeno quindici centimetri, Tom, e questo le aveva sempre dato fastidio
perché,
a suo confronto, si sentiva una vera e propria nullità.
Senza contare il fatto
che, teoricamente, quella grande
tra
i due doveva essere lei.
CJ si accomodò al suo posto, davanti al fratello, e dopo aver depositato tutti i suoi averi sullo schienale della sedia cominciò a tempestare Tom di domande, avida di informazioni sulla sua ultima vacanza.
CJ si accomodò al suo posto, davanti al fratello, e dopo aver depositato tutti i suoi averi sullo schienale della sedia cominciò a tempestare Tom di domande, avida di informazioni sulla sua ultima vacanza.
Lo
ascoltò rapita,
ammirando il colorito bronzeo della sua pelle perfetta e come il sole
avesse
schiarito ancora di più i suoi capelli biondi, in terribile
contrasto con i
suoi. Era una bellezza, Tom, e lei ne era sempre andata fiera. Ed aveva
sempre
represso l’incredibile voglia di urlare ad ogni ragazza che
aveva soffermato lo
sguardo su di lui più del dovuto “Ehi
bella, abbassa lo sguardo che me lo consumi! È il mio
fratellino!”.
Si perse nei suoi occhi azzurrissimi, animati quanto quelli di un bambino, mentre spiegava per filo e per segno il suo itinerario e le sue tappe a Cuba. Era circondata da occhi belli quanto il cielo o il mare, si ritrovò a pensare. Prima Mike, poi il suo fratellino… invece lei, da povera sfigata, doveva accontentarsi di un semplice e monotono paio di occhi castani, più scuri della media.
Si perse nei suoi occhi azzurrissimi, animati quanto quelli di un bambino, mentre spiegava per filo e per segno il suo itinerario e le sue tappe a Cuba. Era circondata da occhi belli quanto il cielo o il mare, si ritrovò a pensare. Prima Mike, poi il suo fratellino… invece lei, da povera sfigata, doveva accontentarsi di un semplice e monotono paio di occhi castani, più scuri della media.
Un’ingiustizia!
Una
delle tante!
“Ed infine ho passato non so quante ore in spiaggia”, disse, sospirando. “Ci sono spiagge magnifiche e il mare, CJ… prima o poi ti ci porterò, te lo prometto!”, aggiunse, infine, facendola sorridere.
“Ed infine ho passato non so quante ore in spiaggia”, disse, sospirando. “Ci sono spiagge magnifiche e il mare, CJ… prima o poi ti ci porterò, te lo prometto!”, aggiunse, infine, facendola sorridere.
Diceva
così ogni volta
che le raccontava di un posto differente: in tutti i luoghi che aveva
visitato,
Tom trovava sempre quel particolare che sapeva sarebbe piaciuto da
impazzire
alla sorella e, ogni singola volta, le prometteva che, prima o poi, ci
sarebbero andati insieme. E lei lo avrebbe voluto davvero, se non fosse
stata
sempre e costantemente impegnata con il lavoro perché, per
quanto potesse
essere bravo ed efficiente Mike, sapeva che non avrebbe potuto lasciare
il
timone in mano a lui.
O forse non avrebbe voluto…
O forse non avrebbe voluto…
“Tu, invece?”, le chiese, poi,
destandola dai suoi pensieri. Aveva
poggiato i gomiti al tavolo e si era preso il volto tra le mani,
sembrando lo
stesso bambino di poco prima, troppo vispo e curioso per essere un
maturo
trentunenne.
“Cosa?”, domandò CJ, confusa.
“Cosa?”, domandò CJ, confusa.
“Mi racconti qualche novità?”,
esclamò. “Non ci vediamo
da tantissimo tempo, sorella, non puoi venirmi a dire
che non ti è successo nulla di eclatante, nel frattempo”.
Sembrava quasi allibito, Tom, sorpreso dalla monotonia della vita della sorella, anche se sapeva che non era facile vestire i suoi panni, essere lei in tutte le sue sfaccettature. L’aveva vista più spossata del solito fin da quando l’aveva notata entrare nel locale, fingendo di non essersi accorto di lei, e non gli piaceva per nulla perché sapeva che aveva bisogno di riposo, di svago, ma era talmente testarda e cocciuta che non avrebbe mollato il suo lavoro nemmeno con una catastrofe naturale.
Sembrava quasi allibito, Tom, sorpreso dalla monotonia della vita della sorella, anche se sapeva che non era facile vestire i suoi panni, essere lei in tutte le sue sfaccettature. L’aveva vista più spossata del solito fin da quando l’aveva notata entrare nel locale, fingendo di non essersi accorto di lei, e non gli piaceva per nulla perché sapeva che aveva bisogno di riposo, di svago, ma era talmente testarda e cocciuta che non avrebbe mollato il suo lavoro nemmeno con una catastrofe naturale.
“Cosa vuoi che ti venga a raccontare, Tom?”,
chiese lei, con una
risata poco convinta. “Sto lavorando
come
una matta in questo periodo e non mi mancano i problemi, ma preferisco
non
parlartene ora perché, primo, so che non ti piace che mi
metta a ciarlare in
continuazione di ciò che faccio e, secondo, non ho voglia di
entrare in
argomento adesso che ho la possibilità di pranzare con te
dopo così tanto tempo”.
“Va bene, ma devi prenderti una pausa, CJ”, cominciò, Tom, tornando sempre sul discorso di sempre. “Sei stanca, l’ho notato subito, dovresti prenderti un paio di settimane e partire con me, ti farebbe bene”, continuò, prendendole la mano che aveva poggiato sul tavolo, cercando quel contatto che la metteva sempre in difficoltà.
“Va bene, ma devi prenderti una pausa, CJ”, cominciò, Tom, tornando sempre sul discorso di sempre. “Sei stanca, l’ho notato subito, dovresti prenderti un paio di settimane e partire con me, ti farebbe bene”, continuò, prendendole la mano che aveva poggiato sul tavolo, cercando quel contatto che la metteva sempre in difficoltà.
CJ
si fermò un momento
ad osservare l’espressione appassionata del fratello, i suoi
occhi chiari tanto
convinti delle sue parole e soppesò il suo discorso, la sua
idea, e sapeva che
non le avrebbe fatto male, ma avrebbe mandato in fumo quasi due mesi di
lavoro
assiduo e nottate in bianco, e non poteva permettersi una cosa del
genere.
“Sai quanto mi piacerebbe, Tom, davvero”, mormorò, cercando di ignorare il disappunto sul viso del fratello ed il suo improvviso distacco. “Ma ci sono troppi problemi, ora, all’ufficio e se me ne vado adesso rischio di mandare tutto a puttane”.
“Sai quanto mi piacerebbe, Tom, davvero”, mormorò, cercando di ignorare il disappunto sul viso del fratello ed il suo improvviso distacco. “Ma ci sono troppi problemi, ora, all’ufficio e se me ne vado adesso rischio di mandare tutto a puttane”.
“Tra poco a puttane ci andrai tu, CJ, se non impari
a prendere del tempo
per te stessa”, disse, improvvisamente, con un tono
di voce che lei non
aveva mai sentito.
Non era mai stato così scontroso, Tom, ma era arrivato al limite della sopportazione e non gli piaceva vedere sua sorella sempre più sciupata, ma non aveva la minima idea di come poterla convincere a darsi una tregua.
Non era mai stato così scontroso, Tom, ma era arrivato al limite della sopportazione e non gli piaceva vedere sua sorella sempre più sciupata, ma non aveva la minima idea di come poterla convincere a darsi una tregua.
Calò
improvvisamente
un silenzio glaciale, interrotto solamente dal cameriere che
arrivò per
annotare le loro ordinazioni e, a CJ, passò improvvisamente
la fame, ma non
volle far imbestialire ulteriormente il fratello, così
optò per una semplice
insalata fredda di mare che, a confronto della grigliata mista di Tom,
risultava davvero una sciocchezza.
Il cameriere corse via, forse consapevole della tensione che aleggiava tra i due e Tom si prese un momento per pensare, osservando la sorella fissare il bicchiere colmo d’acqua davanti a lei. Era sempre stata tanto bella ai suoi occhi, CJ, così semplice, ma non scontata, ma in quel momento le sembrava quasi un’altra persona, con quei capelli arruffati, il trucco improvvisato e le occhiaie sotto gli occhi.
Il cameriere corse via, forse consapevole della tensione che aleggiava tra i due e Tom si prese un momento per pensare, osservando la sorella fissare il bicchiere colmo d’acqua davanti a lei. Era sempre stata tanto bella ai suoi occhi, CJ, così semplice, ma non scontata, ma in quel momento le sembrava quasi un’altra persona, con quei capelli arruffati, il trucco improvvisato e le occhiaie sotto gli occhi.
Lasciò
passare
parecchi minuti di silenzio, mandando un paio di mail ed osservando di
tanto in
tanto CJ che lasciava vagare lo sguardo per la sala.
Era indeciso se raccontarle o meno del contatto che aveva avuto, una grande occasione, probabilmente, ma alla fine cedette, sempre pronto a lustrare la carriera della sorella, nonostante la stesse portando allo scatafascio.
Era indeciso se raccontarle o meno del contatto che aveva avuto, una grande occasione, probabilmente, ma alla fine cedette, sempre pronto a lustrare la carriera della sorella, nonostante la stesse portando allo scatafascio.
“Dato che ti piace così tanto il tuo
lavoro, se non puoi venire in
vacanza con me per rilassarti, puoi almeno ascoltare cosa ho da proporti”,
cominciò, Tom, con la voce ancora inacidita dal momento
prima.
“Di cosa stai parlando, scusa?”, gli domandò lei, incuriosita, ma restando sempre sull’attenti.
“Di cosa stai parlando, scusa?”, gli domandò lei, incuriosita, ma restando sempre sull’attenti.
“Di un contatto”, rispose
semplicemente, restando impassibile ed
assaggiando il vino bianco che il cameriere gli aveva appena versato.
“Va benissimo, grazie”,
mormorò,
congedando all’istante il poveretto che, quel giorno, era
incappato per sbaglio
nel Tom più nervoso che CJ avesse mai visto.
“Un contatto, seriamente?”, lei ancora sembrava poco convinta e lo si poteva comprendere dal suo sopracciglio sollevato e l’aria guardinga, l’aria di chi si sarebbe aspettato di tutto, ma non quello.
“Un contatto, seriamente?”, lei ancora sembrava poco convinta e lo si poteva comprendere dal suo sopracciglio sollevato e l’aria guardinga, l’aria di chi si sarebbe aspettato di tutto, ma non quello.
“Si, CJ, hai capito bene”,
parlò, Tom, leggermente esasperato. “Il
mese scorso sono stato qui a Los Angeles
per dare una sistemata alla casa di questo tizio – e
preferisco sorvolare sulle
condizioni in cui ho trovato il tutto – e alla fine siamo
finiti a parlare di
musica ed io ti ho nominata, facendogli sapere che sei mia sorella,
così mi ha
chiesto se fosse possibile avere un appuntamento con te, nonostante il
suo
gruppo sia già affermato”.
“Ma scusa, se è già affermato nel mondo della musica perché vorrebbe un appuntamento con me? A cosa gli servo?”, chiese lei, non capendo il nocciolo della questione.
“Ma scusa, se è già affermato nel mondo della musica perché vorrebbe un appuntamento con me? A cosa gli servo?”, chiese lei, non capendo il nocciolo della questione.
Le
pietanze
arrivarono, bellissime quasi quanto un quadro e dal profumo invitante.
CJ
sembrava aver riacquistato almeno un po’ di appetito,
così cominciò a gustare
la sua insalata di mare.
“Non ho ben capito, vorrebbe un sound nuovo o vecchio, va a saperlo”, rispose Tom, cominciando a sfilettare un non ben precisato pesce. “Aveva cominciato a straparlare ed io non ci sono stato più dietro, così ho smesso di ascoltarlo, fatto sta che vuole vederti davvero, ti conosce di fama ed ha sentito parlare di te molto bene”.
“Non ho ben capito, vorrebbe un sound nuovo o vecchio, va a saperlo”, rispose Tom, cominciando a sfilettare un non ben precisato pesce. “Aveva cominciato a straparlare ed io non ci sono stato più dietro, così ho smesso di ascoltarlo, fatto sta che vuole vederti davvero, ti conosce di fama ed ha sentito parlare di te molto bene”.
“Vorrei vedere che di me si parlasse male, Tom”,
borbottò, colpita
in pieno nell’orgoglio.
“Lasciamo stare questo, per favore”, la interruppe, lui, agitando in aria la forchetta. “Questo tizio è insistente, mi ha contattato appena tornato da Cuba e anche questa mattina, chiedendomi di parlartene e di convincerti a dargli la possibilità di parlarti di persona”, aggiunse, come se niente fosse, completamente concentrato sul piatto che aveva davanti.
“Lasciamo stare questo, per favore”, la interruppe, lui, agitando in aria la forchetta. “Questo tizio è insistente, mi ha contattato appena tornato da Cuba e anche questa mattina, chiedendomi di parlartene e di convincerti a dargli la possibilità di parlarti di persona”, aggiunse, come se niente fosse, completamente concentrato sul piatto che aveva davanti.
“Ah addirittura”,
commentò CJ, finendo di masticare un gamberetto. “Si potrebbe fare, credo, devo parlarne con
Mike… comunque chi sarebbe questo misterioso tizio di cui
ancora non mi hai
detto il nome?”, domandò, con un
sorrisetto furbo in volto, facendo
sorridere anche Tom.
Finalmente un sorriso, fratello, pensò, leggermente più sollevata e tranquilla.
Finalmente un sorriso, fratello, pensò, leggermente più sollevata e tranquilla.
“Jared Leto”.
CJ sbarrò gli occhi, colpita da quella rivelazione e dall’identità dello sconosciuto che premeva tanto per incontrarla. Non avrebbe mai pensato che, un personaggio già più che affermato come lui potesse aver bisogno proprio di lei, magari di Mike, e dei suoi consigli in fatto di moda, ecco – perché, diciamocelo, sono parecchio discutibili, pensò -.
CJ sbarrò gli occhi, colpita da quella rivelazione e dall’identità dello sconosciuto che premeva tanto per incontrarla. Non avrebbe mai pensato che, un personaggio già più che affermato come lui potesse aver bisogno proprio di lei, magari di Mike, e dei suoi consigli in fatto di moda, ecco – perché, diciamocelo, sono parecchio discutibili, pensò -.
“Cosa possono volere i Thirty Seconds to Mars da me,
scusa?”,
domandò, forse più a se stessa che a suo fratello.
“Ah non ne ho idea, CJ”, Tom fece spallucce, continuando a trangugiare la sua pietanza. “Dovrai chiederlo a lui, gli ho detto di passare dal tuo ufficio martedì mattina”.
“Ah non ne ho idea, CJ”, Tom fece spallucce, continuando a trangugiare la sua pietanza. “Dovrai chiederlo a lui, gli ho detto di passare dal tuo ufficio martedì mattina”.
“Che cosa!?”, le uscì
come un grido stridulo, quasi come le unghie
passate su di una lavagna. Sì, probabilmente fastidioso
quanto quello.
“Non ti scaldare tanto, CJ”, cominciò Tom, ridendo di gusto della sua reazione. “Sa essere davvero insistente così, per evitare che mi tempesti di telefonate anche nei prossimi giorni, gli ho dato appuntamento”.
“Non ti scaldare tanto, CJ”, cominciò Tom, ridendo di gusto della sua reazione. “Sa essere davvero insistente così, per evitare che mi tempesti di telefonate anche nei prossimi giorni, gli ho dato appuntamento”.
“Ah e grazie tante per aver chiesto il mio parere,
Tom, sei sempre un
ottimo fratello”, commentò lei, con una
massiccia dose di sarcasmo.
“Lo so che mi ami, CJ, ammettilo”, la stuzzicò, lui, sporgendosi sul tavolo e riducendo gli occhi a due fessure, scatenando le risate della sorella.
“Lo so che mi ami, CJ, ammettilo”, la stuzzicò, lui, sporgendosi sul tavolo e riducendo gli occhi a due fessure, scatenando le risate della sorella.
Finirono
di pranzare
con calma, accantonando per un momento il discorso “Jared
Leto” e, dopo aver
terminato, si concessero una tranquilla passeggiata sulla spiaggia,
accarezzati
dal vento leggero e dal sole che ancora illuminava Los Angeles in
quella
bellissima giornata.
Passarono insieme ancora un paio d’ore, scherzando come quando erano ragazzi e rincorrendosi per la spiaggia, guadagnandosi parecchie occhiate scettiche da chi, come loro, aveva deciso di prendere un po’ d’aria fresca. Si comportavano ancora come due bambini, a volte, come se il tempo non fosse passato e fossero ancora tra le terre sconfinate del Wyoming.
Passarono insieme ancora un paio d’ore, scherzando come quando erano ragazzi e rincorrendosi per la spiaggia, guadagnandosi parecchie occhiate scettiche da chi, come loro, aveva deciso di prendere un po’ d’aria fresca. Si comportavano ancora come due bambini, a volte, come se il tempo non fosse passato e fossero ancora tra le terre sconfinate del Wyoming.
Nel
tardo pomeriggio,
poi, Tom ricevette una chiamata dalla sua assistente che doveva
aggiornarlo
sugli appuntamenti dei prossimi giorni perché, neanche a
dirlo, era sempre
richiesto da una miriade di persone, lui, nemmeno fosse Johnny Depp.
Ah il piccolo e dolce fratellino continuava a fare strada sotto il suo sguardo e CJ, dal canto suo, non poteva far altro che guardarlo come se al posto degli occhi avesse i cuoricini.
Ah il piccolo e dolce fratellino continuava a fare strada sotto il suo sguardo e CJ, dal canto suo, non poteva far altro che guardarlo come se al posto degli occhi avesse i cuoricini.
Si
lasciò abbracciare
da Tom che, grazie ai suoi numerosi centimetri in più,
avvolse la piccola CJ
come se nulla fosse, poi scappò via, tornando in strada e
lasciando la sorella
sola a passeggiare per la spiaggia.
Like a true nature’s child
We were born, born to be wild
We can climb so high
I never wanna die
Born to be wild
Steppernwolf – Born to be Wild
Decise
di concedersi
altro tempo per lei, CJ, altro tempo per restare in riva al mare a
respirare
aria buona e per prendere un po’ di sole in viso, per
assorbire quanta più
natura possibile, lasciando che il vento le scompigliasse i capelli,
facendola
quasi sentire selvaggia. Ne aveva bisogno, perché i giorni
seguenti sarebbero
stati incredibili. E non necessariamente in senso buono.
Dopo essere tornata alla sua auto, si infilò in strada, pronta a tornare a casa sua per buttarsi di getto nella vasca da bagno e non uscirci fino all’ora di cena. Avrebbe ordinato pizza, per la scarsa voglia che aveva di cucinarsi qualche cosa. Come sempre, d'altronde.
Forse era il caso di assumere una domestica oppure un cuoco a domicilio. Certo, se la cavava abbastanza bene ai fornelli, ma a lei mancavano le forze ogni volta che metteva i piedi in cucina e, improvvisamente, la voglia di prepararsi un buon piatto caldo spariva come se nulla fosse.
Alla fine, dopo aver terminato la sua pizza alle verdure, tentò di concedersi un film, dimenticandosi di tutti i tentativi, nelle serate precedenti, finiti in fumo dopo i primi venti minuti scarsi. Ogni volta che sceglieva un qualsiasi film, non arrivava nemmeno a guardare una mezzora che o crollava addormentata sul divano del suo soggiorno o spegneva tutto e si metteva a lavorare.
E quella sera non fu diversa dalle altre!
Mandò tutto al diavolo, Bradley Cooper, Jennifer Lawrence ed Il Lato Positivo, non riuscendo a concentrarsi sul film, e si alzò a fatica dal divano per spegnere il televisore.
“Ero una troiona, ma non lo sono più! Ci sarà sempre una parte di me che è smandrappata e sudicia, ma questo mi piace, insieme alle altre parti di me stessa!”.
Si bloccò un momento, osservando il viso della Lawrence alla tv, con il trucco pesante e il viso incazzato, e pensò a quanto potesse rispecchiarsi in quelle parole. Un sorriso amaro le comparve in volto, nonostante avesse cercato di reprimerlo con tutte le sue forze, ed il suo sguardo si perse nel vuoto, mentre tutto si era fatto improvvisamente silenzioso. Spense il televisore e scacciò quei ricordi fastidiosi dalla mente, pronta per concentrarsi sul programma della mattina seguente, cominciando ad articolarsi nella mente il discorsetto che avrebbe fatto a Matt. E a Lily, intanto che c’era.
Mike!
Improvvisamente si ricordò di ciò che le aveva detto Tom e di come, da perfetta idiota, non avesse ancora avvisato il suo migliore amico dell’improvvisa novità che sarebbe arrivata martedì, così afferrò il telefono e fece partire la chiamata al suo vice.
“Boss!”, la salutò allegro, Mike, parlando a voce alta, cercando di coprire il brusio di sottofondo.
“Ehi, ma dove sei?”, domandò lei, incuriosita, avviandosi verso il suo studio. “Cos’è questo casino?”.
“In un locale con un amico, nulla di che”, rispose lui, incerto, non convincendo per niente CJ.
Ormai lo conosceva bene e sapeva quando le stava nascondendo qualcosa oppure quando cercava di omettere parte della verità. “Domani vorrò tutti i dettagli, Mike”, disse, in tono cospiratorio, provocando le risa dell’amico. “Comunque, ti ho chiamato perché ho novità!”, aggiunse, tornando seria, ma al tempo stesso leggermente più esaltata di quanto avrebbe voluto.
“Ti sei trovata un uomo!”, esclamò Mike, trattenendo il respiro.
“No, razza di idiota”, tagliò corto lei. “Ho un nuovo contatto!”.
Momento di silenzio. Solamente il brusio di poco prima in sottofondo, della musica jazz, forse, CJ non riuscì a capirlo. “Questa sarebbe la tua novità? Davvero?”, disse, poi, Mike senza nascondere la delusione nella sua voce.
“Non è uno dei soliti contatti, Mike, questa è roba grossa!”, esclamò CJ, improvvisamente. “Tom ha fatto tutto il lavoro ed oggi mi ha raccontato ogni cosa: martedì avremo visite!”, continuò, cercando di nascondere un sorriso divertito.
Sapeva che avrebbe fatto prendere un infarto all’amico, ogni tanto Mike nominava Jared Leto, e non solo per il suo pessimo gusto nel vestire, ma decisamente per… altro, ecco. Non era stupido e nemmeno cieco, e non lo era nemmeno CJ, anche se quella barba da capra le ricordava fin troppo il Wyoming e stendiamo un velo pietoso sui capelli e sul loro shatush.
“Pensi di tenermi ancora sulle spine, CJ, o preferisci dirmi di chi si tratta prima che si faccia mattina!?”, sbraitò Mike, all’improvviso, colto dall’impazienza.
“Promettimi di non dare di matto, Mike”, .
“Cazzo, CJ, parla!”.
“Mike, promettimelo!”, insistette lei, perfettamente consapevole di quanto quel suo comportamento lo stesse mandando in bestia, ma intanto che c’era voleva divertirsi.
“Okay, te lo prometto”, cedette, infine, Mike, al limite dell’esasperazione.
Momento di suspance, silenzio perfettamente studiato ed una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere e rovinare tutto. CJ sapeva essere davvero infantile, a volte.
“Jared Leto”.
E, infine, poté ritenersi soddisfatta quando sentì Mike tossire rumorosamente, probabilmente per colpa di un drink andato di traverso.
Lasciò passare il tempo, lasciò che l’amico si riprendesse, mentre controllò la sua casella di posta.
“Tu scherzi!”, fece poi, Mike, riprendendosi.
“Magari scherzassi, Mike”, ribatté lei, convinta. “Ma ti dirò tutto domani, ora voglio lasciarti alla tua serata, tesoro”, aggiunse, infine, ridendo di gusto.
“Sei una stronza, CJ”, riuscii a sentire al telefono, lei, prima che chiudesse la chiamata e si abbandonasse ad una grossa risata.
Sapeva che, il mattino dopo, sarebbe stata tempestata di domande da parte di Mike e sapeva che, con ogni probabilità, quel chiacchierone avrebbe raccontato tutto quanto agli altri membri del team prima del suo arrivo, quindi avrebbe dovuto calmare gli animi di almeno altre quattro persone, ma le andava bene così. Perché era bello vedere quanto potessero esaltarsi con poco, anche se poco proprio non era.
Ci avrebbe pensato meglio la mattina seguente, decine di mail reclamavano a gran voce la sua attenzione e, non appena si rese conto di come fosse volato il tempo e di come fossero arrivate il fretta le undici di sera, capì che, anche quella notte, avrebbe fatto le ore piccole.
Per precauzione preparò l’ennesima aspirina sulla scrivania.
“Come puoi chiedermi di aspettare fino a quando la riunione con Matt non sarà finita!?”, sbraitò Mike, ormai fuori di sé dall’impazienza. “Come puoi torturami in questo modo, CJ!?”.
Ci aveva visto giusto, lei, la sera precedente, quando aveva immaginato tutto il team già aggiornato e desideroso di saperne di più, ma non avrebbe mai creduto di trovare il suo amico ridotto in quello stato. Dire che aveva superato il limite della decenza era dire davvero poco, e per fortuna in ufficio non c’era ancora nessuno di esterno, nessuno che potesse spaventarsi davvero del suo comportamento. Perché, sul serio, c’era da prendersi paura. Quegli occhioni blu, sempre tanto dolci e simpatici, parevano invece quelli di un pazzo ed il fatto che i suoi capelli perfetti non fossero poi così perfetti lasciava da pensare.
“Posso eccome, Mike”, ribadì lei, irremovibile. “Ora ho altro a cui pensare e preferisco prendere sottobraccio una questione per volta, motivo in più per parlare sinceramente con Lily”.
Si erano rinchiusi nell’ufficio di CJ, desiderosi di avere pochi minuti solo per loro, come facevano spesso oppure per evitare che anche la dolce segretaria venisse a conoscenza di tutto quanto, altrimenti lo stesso pomeriggio ci sarebbero stati manifesti ovunque per Los Angeles. Sì, scusa molto più plausibile!
CJ uscì dalla stanza, ritrovandosi nella sala d’aspetto e osservando quasi spazientita Lily, intenta a trafficare con l’I-Phone . Prese un profondo respiro e le si avvicinò tranquillamente, cercando di nascondere la maschera di agitazione che le si era fermata in viso. Doveva mantenere i nervi saldi, il suo solito contegno glaciale che assumeva ogni volta che se ne stava tra quelle quattro mura perché – cazzo! – presentarsi al lavoro in quel modo era una chiara dichiarazione di guerra a chi, uno stupido e striminzito top in pelle nera senza spalline, non poteva assolutamente permetterselo. Che fosse tornata da un altro lavoro di cui CJ non sapeva nulla?
Dopo essere tornata alla sua auto, si infilò in strada, pronta a tornare a casa sua per buttarsi di getto nella vasca da bagno e non uscirci fino all’ora di cena. Avrebbe ordinato pizza, per la scarsa voglia che aveva di cucinarsi qualche cosa. Come sempre, d'altronde.
Forse era il caso di assumere una domestica oppure un cuoco a domicilio. Certo, se la cavava abbastanza bene ai fornelli, ma a lei mancavano le forze ogni volta che metteva i piedi in cucina e, improvvisamente, la voglia di prepararsi un buon piatto caldo spariva come se nulla fosse.
Alla fine, dopo aver terminato la sua pizza alle verdure, tentò di concedersi un film, dimenticandosi di tutti i tentativi, nelle serate precedenti, finiti in fumo dopo i primi venti minuti scarsi. Ogni volta che sceglieva un qualsiasi film, non arrivava nemmeno a guardare una mezzora che o crollava addormentata sul divano del suo soggiorno o spegneva tutto e si metteva a lavorare.
E quella sera non fu diversa dalle altre!
Mandò tutto al diavolo, Bradley Cooper, Jennifer Lawrence ed Il Lato Positivo, non riuscendo a concentrarsi sul film, e si alzò a fatica dal divano per spegnere il televisore.
“Ero una troiona, ma non lo sono più! Ci sarà sempre una parte di me che è smandrappata e sudicia, ma questo mi piace, insieme alle altre parti di me stessa!”.
Si bloccò un momento, osservando il viso della Lawrence alla tv, con il trucco pesante e il viso incazzato, e pensò a quanto potesse rispecchiarsi in quelle parole. Un sorriso amaro le comparve in volto, nonostante avesse cercato di reprimerlo con tutte le sue forze, ed il suo sguardo si perse nel vuoto, mentre tutto si era fatto improvvisamente silenzioso. Spense il televisore e scacciò quei ricordi fastidiosi dalla mente, pronta per concentrarsi sul programma della mattina seguente, cominciando ad articolarsi nella mente il discorsetto che avrebbe fatto a Matt. E a Lily, intanto che c’era.
Mike!
Improvvisamente si ricordò di ciò che le aveva detto Tom e di come, da perfetta idiota, non avesse ancora avvisato il suo migliore amico dell’improvvisa novità che sarebbe arrivata martedì, così afferrò il telefono e fece partire la chiamata al suo vice.
“Boss!”, la salutò allegro, Mike, parlando a voce alta, cercando di coprire il brusio di sottofondo.
“Ehi, ma dove sei?”, domandò lei, incuriosita, avviandosi verso il suo studio. “Cos’è questo casino?”.
“In un locale con un amico, nulla di che”, rispose lui, incerto, non convincendo per niente CJ.
Ormai lo conosceva bene e sapeva quando le stava nascondendo qualcosa oppure quando cercava di omettere parte della verità. “Domani vorrò tutti i dettagli, Mike”, disse, in tono cospiratorio, provocando le risa dell’amico. “Comunque, ti ho chiamato perché ho novità!”, aggiunse, tornando seria, ma al tempo stesso leggermente più esaltata di quanto avrebbe voluto.
“Ti sei trovata un uomo!”, esclamò Mike, trattenendo il respiro.
“No, razza di idiota”, tagliò corto lei. “Ho un nuovo contatto!”.
Momento di silenzio. Solamente il brusio di poco prima in sottofondo, della musica jazz, forse, CJ non riuscì a capirlo. “Questa sarebbe la tua novità? Davvero?”, disse, poi, Mike senza nascondere la delusione nella sua voce.
“Non è uno dei soliti contatti, Mike, questa è roba grossa!”, esclamò CJ, improvvisamente. “Tom ha fatto tutto il lavoro ed oggi mi ha raccontato ogni cosa: martedì avremo visite!”, continuò, cercando di nascondere un sorriso divertito.
Sapeva che avrebbe fatto prendere un infarto all’amico, ogni tanto Mike nominava Jared Leto, e non solo per il suo pessimo gusto nel vestire, ma decisamente per… altro, ecco. Non era stupido e nemmeno cieco, e non lo era nemmeno CJ, anche se quella barba da capra le ricordava fin troppo il Wyoming e stendiamo un velo pietoso sui capelli e sul loro shatush.
“Pensi di tenermi ancora sulle spine, CJ, o preferisci dirmi di chi si tratta prima che si faccia mattina!?”, sbraitò Mike, all’improvviso, colto dall’impazienza.
“Promettimi di non dare di matto, Mike”, .
“Cazzo, CJ, parla!”.
“Mike, promettimelo!”, insistette lei, perfettamente consapevole di quanto quel suo comportamento lo stesse mandando in bestia, ma intanto che c’era voleva divertirsi.
“Okay, te lo prometto”, cedette, infine, Mike, al limite dell’esasperazione.
Momento di suspance, silenzio perfettamente studiato ed una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere e rovinare tutto. CJ sapeva essere davvero infantile, a volte.
“Jared Leto”.
E, infine, poté ritenersi soddisfatta quando sentì Mike tossire rumorosamente, probabilmente per colpa di un drink andato di traverso.
Lasciò passare il tempo, lasciò che l’amico si riprendesse, mentre controllò la sua casella di posta.
“Tu scherzi!”, fece poi, Mike, riprendendosi.
“Magari scherzassi, Mike”, ribatté lei, convinta. “Ma ti dirò tutto domani, ora voglio lasciarti alla tua serata, tesoro”, aggiunse, infine, ridendo di gusto.
“Sei una stronza, CJ”, riuscii a sentire al telefono, lei, prima che chiudesse la chiamata e si abbandonasse ad una grossa risata.
Sapeva che, il mattino dopo, sarebbe stata tempestata di domande da parte di Mike e sapeva che, con ogni probabilità, quel chiacchierone avrebbe raccontato tutto quanto agli altri membri del team prima del suo arrivo, quindi avrebbe dovuto calmare gli animi di almeno altre quattro persone, ma le andava bene così. Perché era bello vedere quanto potessero esaltarsi con poco, anche se poco proprio non era.
Ci avrebbe pensato meglio la mattina seguente, decine di mail reclamavano a gran voce la sua attenzione e, non appena si rese conto di come fosse volato il tempo e di come fossero arrivate il fretta le undici di sera, capì che, anche quella notte, avrebbe fatto le ore piccole.
Per precauzione preparò l’ennesima aspirina sulla scrivania.
“Come puoi chiedermi di aspettare fino a quando la riunione con Matt non sarà finita!?”, sbraitò Mike, ormai fuori di sé dall’impazienza. “Come puoi torturami in questo modo, CJ!?”.
Ci aveva visto giusto, lei, la sera precedente, quando aveva immaginato tutto il team già aggiornato e desideroso di saperne di più, ma non avrebbe mai creduto di trovare il suo amico ridotto in quello stato. Dire che aveva superato il limite della decenza era dire davvero poco, e per fortuna in ufficio non c’era ancora nessuno di esterno, nessuno che potesse spaventarsi davvero del suo comportamento. Perché, sul serio, c’era da prendersi paura. Quegli occhioni blu, sempre tanto dolci e simpatici, parevano invece quelli di un pazzo ed il fatto che i suoi capelli perfetti non fossero poi così perfetti lasciava da pensare.
“Posso eccome, Mike”, ribadì lei, irremovibile. “Ora ho altro a cui pensare e preferisco prendere sottobraccio una questione per volta, motivo in più per parlare sinceramente con Lily”.
Si erano rinchiusi nell’ufficio di CJ, desiderosi di avere pochi minuti solo per loro, come facevano spesso oppure per evitare che anche la dolce segretaria venisse a conoscenza di tutto quanto, altrimenti lo stesso pomeriggio ci sarebbero stati manifesti ovunque per Los Angeles. Sì, scusa molto più plausibile!
CJ uscì dalla stanza, ritrovandosi nella sala d’aspetto e osservando quasi spazientita Lily, intenta a trafficare con l’I-Phone . Prese un profondo respiro e le si avvicinò tranquillamente, cercando di nascondere la maschera di agitazione che le si era fermata in viso. Doveva mantenere i nervi saldi, il suo solito contegno glaciale che assumeva ogni volta che se ne stava tra quelle quattro mura perché – cazzo! – presentarsi al lavoro in quel modo era una chiara dichiarazione di guerra a chi, uno stupido e striminzito top in pelle nera senza spalline, non poteva assolutamente permetterselo. Che fosse tornata da un altro lavoro di cui CJ non sapeva nulla?
I wanna take you home
I won't do you no harm, no
You've got to be all mine, all mine
Oh, foxy lady
Jimi Hendrix –Foxy Lady
“Lily”, la chiamò,
con una voce tanto calma e serena da far
rabbrividire. E Mike trattenne una risata quando sentii tanta dolcezza
forzata
uscirle dalle labbra.
La biondina sollevò il viso e rispose al capo con un sorriso luminoso.
Non era una cattiva persona, lei, tutt’altro! Era sempre stata tanto gentile, a volte anche troppo, ma la cosa che non andava giù a CJ era la sua tendenza a non avere un freno, un briciolo di contegno che le impedisse di portarsi a letto almeno un terzo dei clienti che avevano scritturato. Poi, ovviamente, il fatto che fosse una tipica bellezza californiana, dal fisico che avrebbe bloccato il traffico, non influiva per nulla, no, certo!
“Ciao CJ”,
rispose Lily, tutta allegra.
“Avrei bisogno di parlarti seriamente”.
A quelle parole, la segretaria ebbe il buon senso di posare alla sua postazione il cellulare e di prestare la sua completa attenzione alla persona che aveva davanti. Così, con i suoi occhioni verdi cominciò a fissare intensamente CJ.
Diamine, quanto risaltavano i suoi occhi, così contornati com’erano da quella cascata di capelli biondi!
“Volevo parlarti di Matt”, cominciò CJ, poggiando i gomiti al bancone della reception. “Dobbiamo mettere alcune cose in chiaro”.
“Lo so, CJ, davvero e mi dispiace per ieri, ma non sapevo proprio come levarmelo di dosso, si era fatto troppo insistente”, si lamentò lei, alzando gli occhi al cielo.
Avresti potuto tenere le gambe chiuse al momento opportuno, cara, avrebbe voluto risponderle, ma poi sarebbe risultata troppo indiscreta… e stronza! Non se la sentiva di andarci giù pesante fino a quel punto.
“Non ti
preoccupare per ieri, a me interessa oggi e gli altri giorni che
verranno”, disse poi, CJ, indecisa sul da farsi.
Lily la guardò confusa, arricciando le labbra dipinte di rosso. “Non ti seguo”.
“Ascolta, puoi fare quello che vuoi della tua vita, ma devi cercare di lasciare perdere Matt, te ne prego”, articolò il boss. “Primo, perché è un vero idiota e secondo, perché ho la sensazione che creerà solamente dei problemi a me, a te e a tutti gli altri membri del team, ed io non voglio questo, assolutamente! Quel ragazzo ed il suo gruppo hanno talento, ma prima ce li leviamo dalle palle meglio sarà per tutti”.
Lily rimase impassibile per un momento, forse indecisa su come interpretare le parole del suo capo, ma un momento dopo se ne uscì con un sorriso raggiante, un squarcio che le illuminava l’intero viso. “Grazie per averne parlato con me, CJ”, disse, dopo qualche secondo. “Avevo già intenzione di levarmelo di mezzo e, in teoria, lo avevo già fatto la settimana scorsa, ma sa essere davvero insistente e persuasivo, quando vuole ed io mi sono ritrovata impreparata, ma ora che so che nemmeno tu approvi cercherò di impegnarmi maggiormente per dirgli che tra lui e me non potrà mai esserci nulla”, concluse, lasciando di stucco CJ. Poté quasi sentire il rumore della mascella di Mike, ancora alle sue spalle, che crollava a terra.
“Aspetta un momento, Lily, non ho detto che non approvo, ma solamente che non voglio dover risolvere altri casini per colpa di quel tizio”, cercò di spiegarsi come meglio riuscì, senza sembrare una perfetta idiota.
“Lo avevo capito, tranquilla, ho detto quelle parole solo per farti sapere che ci sto provando”, si spiegò meglio, l’altra, facendosi improvvisamente più timida. “So di non essere conosciuta per la mia intelligenza, ma lo avevo capito comunque”, concluse, con un filo di voce, abbassando lo sguardo sulle sue mani.
“Oddio, aspetta… cosa!? No, Lily, mi hai fraintesa”, saltò su improvvisamente, CJ, provando di salvare il salvabile. “Non volevo offenderti, oddio scusami, sono un’idiota!”, esclamò, infine, toccandole leggermente la spalla.
La bionda sollevò leggermente lo sguardo, incerta, ma, prima che avesse la possibilità di rispondere, la porta principale si aprì, facendo entrare un meraviglioso raggio di sole nell’ambiente.
E a CJ servì solamente un secondo per riconoscere la sagoma di Matt, il Don Giovanni del momento, e dei suoi tre compari. The Bottoms, che cazzata!
Vi fu un momento di silenzio prima che Mike, da ragazzo intelligente qual era, salutò l’intero gruppo e lo pregò di accomodarsi nell’ufficio di CJ in attesa che, proprio lei, finisse di parlare con la segretaria.
CJ salutò con un cenno
del capo tutti quanti e, non a caso, osservò attentamente
Matt che, come un
gallo in un pollaio, le passò accanto tutto impettito,
lanciando un’occhiata
che poco lasciava all’immaginazione alla bionda dietro il
bancone da
receptionist. E, di certo, non le passò inosservata Lily
che, troppo a disagio
sotto gli occhi del cantante, abbassò lo sguardo
improvvisamente.
Solamente quando tutti furono nell’ufficio di CJ, Mike compreso, si voltò ancora verso Lily, ancora intenta a studiarsi le unghie perfettamente smaltate.
“Ne riparleremo, Lily, te lo prometto”, la rassicurò, facendole nascere un leggero sorriso sul volto, ben poco convinto. “E scusami ancora per prima, non volevo”, concluse, avviandosi verso il proprio ufficio, pronta ad affrontare le richieste da prima donna dell’ultimo arrivato. Non diede nemmeno la possibilità a Lily di ringraziarla, voleva togliersi quella piattola al suo ufficio il prima possibile, così, assumendo la sua miglior espressione professionale, aprì la porta ed entrò, chiudendosela alle spalle.
Vide Mike poggiato alla scrivania, davanti ai quattro musicisti, intento a parlare di futilità, cercando di prendere tempo.
“Ah eccoti”, esclamò, non appena la vide, fin troppo sollevato. “Forza, vieni”, concluse, dirigendosi verso l’uscita, ma venne subito fermato da lei per un braccio.
“Prova a lasciarmi sola e Leto te lo scordi”, ringhiò, sottovoce, beccandosi un’occhiataccia da parte del ragazzo. “Bene”, cominciò, poi, con un’allegria che non faceva proprio al caso suo. “Ragazzi abbiamo parecchie cose di cui parlare, direi. Da dove volete cominciare?”, concluse, sedendosi alla sua poltrona in pelle, dalla parte opposta della scrivania, davanti a Matt e combriccola seduti sul divano Chesterfield nero scelto appositamente per CJ.
Li osservò attentamente, cercando di studiare al meglio le loro espressioni che passavano dal timore, alla noia alla strafottenza di Matt con fin troppa semplicità. Non erano per niente omogenei, loro, per niente fatti per suonare insieme, tuttavia erano bravi ed avevano talento, CJ lo aveva visto subito, ma cominciava a ricredersi, cominciava a pensare di aver sbagliato sin dall’inizio con loro perché, un comportamento come quello del loro frontman, non avrebbe portato altro che guai.
“Non vogliamo cambiare nome, CJ”, saltò su, Matt, con la miglior espressione annoiata, prendendo la parola. Aveva scelto proprio l’unico dettaglio su cui lei non aveva intenzione di discutere.
Poggiò i gomiti al piano della scrivania, CJ, prendendosi il viso tra le mani e respirando profondamente, così da poter mantenere il gelido controllo che aveva assunto prima di varcare la porta del suo ufficio. Dopodiché, cercò gli occhi di Matt e cominciò a fissarlo con un’intensità tale che, chiunque, sarebbe evaporato sotto quello sguardo deciso, ma non quel ragazzino impertinente.
“Su questo non si discute, caro”, cominciò, intransigente e addolcendosi di proposito, in modo a dir poco spaventoso. “Avete chiesto il mio aiuto, quindi dovete sottostare alle mie regole e, tra queste, c’è il desiderio di cambiare il nome del vostro gruppo perché, francamente, è squallido, vecchio, senza alcuna appetibilità e chi pensi possa ascoltarvi, là fuori, se ve ne uscite con un nome di merda!?”, concluse, più alterata di quando aveva cominciato, senza distogliere lo sguardo da quello di Matt, impassibile.
Era stata più sincera di quanto avrebbe voluto, si era spinta leggermente troppo in là ed aveva superato il limite, ma era comunque dell’idea che, diversamente, non avrebbe fatto comprendere nulla a nessuno, soprattutto a quel gruppo di presuntuosi che si ritrovava davanti. Ne aveva visti di arroganti, ma mai fino a quei livelli.
“Sto cercando di fare il vostro bene, di lanciarvi in campo musicale e ti posso assicurare che, un nome come Matt & The Bottons, non vi farà avere alcun successo e, se permetti, credo di potermi muovere meglio di voi, in questo campo”.
“E quindi? Ti sai muovere meglio di noi, certo, e non perdi occasione per rinfacciarlo al mondo, ma noi vogliamo mantenere questo nome!”, esclamò lui, infervorato dalle parole di CJ.
A lei, tuttavia, non passò inosservato lo scambio di sguardi tra gli altri membri del gruppo, forse un po’ troppo agitati di quanto avrebbero dovuto essere, nervosi e stanchi di quella situazione, anche. “Tutti voi non volete cambiare nome o solamente tu, Matt?”, domandò, a bruciapelo.
Ricevette una risposta senza che nessuno disse niente: gli sguardi stupiti di tutti quanti i ragazzi davanti a lei parlarono da soli. “Come pensavo”, mormorò, lanciando un’occhiata vittoriosa a Mike, con la schiena poggiata alla porta, che continuava a fissarla soddisfatto. “Allora, dato che mi sembri in minoranza, e qui dentro decido io per il meglio dei miei artisti, il nome si cambia e spero che questa sia l’ultima discussione in merito”, aggiunse, glaciale.
Il poverino, abbassò
lo sguardo, quasi sconfitto o, molto più probabilmente,
incazzato per non
essere riuscito nel suo intento. Avranno avuto venticinque anni al
massimo e CJ
ne aveva visti tanti come loro, che credevano di avere sempre le idee
migliori,
le migliori proposte, ma non sapevano quanto si sbagliavano, in
realtà, quanto
avessero bisogno di una mano per sfondare.
“Bene, nome del gruppo sistemato – vi farò avere le proposte -, avete altro di cui discutere prima che metta in chiaro un’altra cosa con voi?”, domandò. Silenzio di tomba, così poté andare avanti con i suoi sproloqui. La presenza di Mike la aiutava enormemente. “Perfetto, allora vorrei specificare una cosa che, per me, ha enorme importanza: finché siete sotto la mia ala protettrice, chiamiamola così, il resto del personale del mio team si lascia in pace! È una cosa che ho cercato di mettere in chiaro sin dall’inizio, ma evidentemente non vi entra in quella testa dura che vi ritrovate e queste continue chiamate a Lily mi fanno imbestialire: usciti di qui, quando non sarete più miei clienti, potrete fare ciò che vi pare e con chi vi pare, ma fino a quel momento, le persone dentro questi uffici sono offlimits!”, concluse, decisa, sentendosi quasi una madre intenta a sgridare i figlio colti con le mani dentro il barattolo di Nutella. “Ci siamo capiti? Matt!?”, chiese, attirando la sua attenzione. La sua stupida ed annoiata attenzione.
Lo avrebbe preso a schiaffi per la strafottenza che ostentata. “La biondina si lascia a casa, ho capito!”, disse, con tono saccente.
“Felice di sentirtelo dire”, commentò CJ, sostenendo il suo sguardo. Se il ragazzino voleva giocare, aveva trovato pane per i suoi denti. “Allora, se non avete altre domande, direi che potete andarvene”, concluse, poggiando la schiena alla poltrona, cominciando a rilassarsi un po’.
Tutti quanti si alzarono dal divano Chesterfield, Matt compreso, e si avviarono silenziosamente – nemmeno fossero stati ad una processione – verso la porta dell’ufficio, tenuta aperta da Mike. E solamente dopo aver sentito anche la porta principale aprirsi e chiudersi dietro i quattro musicisti, CJ cominciò davvero a rilassarsi, seguita dal suo collega che sprofondò pesantemente nel divano che era stato occupato fino a poco prima.
La ragazza sospirò, massaggiandosi le tempie con forza per scacciare quella sensazione di pesantezza che l’aveva svegliata quella mattina, mentre Mike continuò a scrutarla attentamente, cercando di cogliere qualche segno di cedimento, ma sembrava di granito, CJ, in quell’istante. Aveva avuto le palle, ecco tutto, ed aveva parlato in modo deciso ed intransigente a Matt ed ai suoi compari, e l’aveva ammirata, perché non si era lasciata scoraggiare dalla stupidità di quel cantante.
“Tutto bene, boss?”, le domandò, dopo alcuni istanti.
“Si”, rispose secca, con l’ennesimo sospiro, continuando a tenere gli occhi chiusi. “Mi hanno temuta, secondo te?”, gli chiese, aprendo un occhio, timorosa, ma al tempo stesso curiosa della reazione del suo amico.
“Oh si, CJ”, la rassicurò, Mike, ridendo. “Non sarei voluto essere nei loro panni, te lo posso assicurare”, concluse.
“Giuro che alla prossima stronzata, li lascio per la strada”, borbottò CJ, alzandosi dalla sua postazione e dirigendosi verso la sala d’aspetto.
Lasciò perdere per un
momento Lily, appuntandosi in mente che, prima o poi, avrebbe dovuto
parlare
seriamente con quella ragazza e andò verso la zona riservata
al resto dei
membri del suo staff, verso la zona giorno.
Non appena entrò le arrivò alle narici il magnifico profumo del caffè preparato da Olivia, la sua ricetta segreta che la faceva impazzire, poi non appena vide i suoi colleghi le spuntò improvvisamente un sorriso, dimenticandosi nell’agitazione che le aveva fatto compagnia fino a qualche istante prima. “Buongiorno a tutti”, esclamò, allegra.
Aveva avuto ragione Tom fin dall’inizio, da quando aveva cominciato ad arredare quegli uffici, dicendo che, proprio quella zona, sarebbe stata il toccasana di tutto quanto, la stanza perfetta per un attimo di relax, nonostante ci fossero materiali ed appunti ovunque.
“Buongiorno”, risposero, tutti quanti, sorridendo.
“Quindi? Li hai masticati a dovere?”, domandò Joseph, con un sorrisetto furbo sul volto, riducendo a due fessure quegli occhi chiarissimi che si ritrovava.
CJ scoppiò a ridere, sedendosi accanto a lui sul divano, intento a strimpellare qualche accordo e ad annotarsi chissà che cosa. Lo osservò un momento, prima di rispondere, e si chiese – per la milionesima volta? No, forse di più – come fosse possibile che un uomo del genere portasse sulla spalle più di cinquant’anni. Cinquantadue, per essere precisi.
I capelli brizzolati
pettinati ad arte, la barba ed i baffi anch’essi perfetti,
tanto perfetti da
sembrare quali scolpiti nel marmo, gli occhietti vispi, da ragazzino,
di un
azzurro innaturalmente chiaro, il corpo ricoperto di tatuaggi, ma
sempre in
ottima forma. Come poteva, un uomo del genere, avere cinquantadue anni?
“Li ha distrutti, Jo”, rispose Mike per lei, scatenando le risate di tutti. “Mi sarei voluto nascondere, io, al posto loro”.
“Siamo in vena di complimenti, oggi”, esclamò CJ, tra le risate. “Sono stata un po’ più cattiva del solito, tutto qui”.
Rimasero così per un po’, a chiacchierare di quel colloquio, delle prossime tattiche da assumere con quei quattro disgraziati, a bere il magnifico caffè di Olivia e a ridere per le stronzate che, ogni tanto, saltavano fuori. Si unì anche Lily, lasciando aperta la porta per riuscire a sentire comunque qualcuno entrare nella sala d’aspetto, e anche lei non attese un momento per dire la sua e per criticare Matt ed i suoi modi assurdi, da superstar.
“Ti sei dimenticata dei nuovi aggiornamenti, CJ?”, domandò poi, Olivia, dal nulla.
Era la piccola del gruppo, Olivia, con i suoi ventiquattro anni e la sua scarsa esperienza, ma sapeva il fatto suo, assolutamente.
Era stata assoldata in
quella comitiva circa due anni prima, insieme a Philip –
ovviamente insieme dai
tempi dall’inizio del college -, dopo che
l’etichetta per cui lavoravano aveva
deciso di restringere il personale e di lasciare a casa parecchie
persone, tra
cui loro due.
Due dei migliori esperti in mercato discografico che CJ avesse mai conosciuto, ed erano dei ragazzini, fondamentalmente, ma con una passione per la musica che poteva far tranquillamente a gara con quella di CJ. E lei, dal canto suo, non aveva atteso un momento per assumerli e portarli sotto la sua ala protettrice!
Incontrò lo sguardo di Olivia, quei suoi occhi blu, quasi violetti, in perfetto abbinamento con la folta chioma di ricci viola. Le origini portoricane si notavano, se la si osservava attentamente, se si osservavano quei suoi lineamenti delicati e la pelle leggermente imbrunita dal sole, perfetta e bellissima.
Era minuta, Olivia, piccolina, ma con la forza e la tenacia di un tornado. Era stata lei, infatti, a convincere CJ ad assumerla insieme a Philip, a convincerla che, insieme, sarebbero stati una squadra perfetta.
“No, non me ne sono dimenticata, anche perché Mike non me ne da la possibilità”, aggiunse, sorridendo verso l’amico e beccandosi, in cambio, un gesto ben poco amichevole. “Ne approfitto ora che siamo tutti qui”.
Raccontò tutto per filo e per segno, pregando ognuno di loro di restare zitto e di limitare i commenti, almeno fino a quando non avrebbe terminato di stilare un resoconto completo, altrimenti sapeva che avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo. Cercò di essere il più incisiva possibile, risparmiando dettagli inutili e avvisando tutti che, la mattina dopo, sarebbe stato il giorno X.
“Ma non sai perché Leto vuole incontrarti?”, domandò Olivia, che moriva dalla curiosità, seduta sulle ginocchia di Philip.
“Non esattamente, Tom non è stato chiaro in questo”, rispose lei, con un’alzata di spalle. “Sound vecchio e nuovo, non ne ho idea”.
“Quindi
domani dobbiamo essere tutti in tiro per accogliere la
superstar?”, chiese Philip, sarcastico, ricevendo
una gomitata tra le
costole dalla sua ragazza.
“No, niente tiro, Phil”, disse CJ, ridendo della scena. “Certo, non vi voglio in tuta, ma nemmeno in abito da sera: voglio che siate voi stessi, domani, più che negli altri giorni. Se dobbiamo essere ingaggiati da parte dei Thirty Seconds to Mars, voglio che sia perché piacciamo per come siamo”.
“Sai se ci sarà solamente Jared Leto oppure l’intero gruppo?”, domandò Mike.
“Non ne ho idea”, l’ennesima alzata di spalle. “Ma vi chiedo un favore: finché non ci sarà qualche cosa di certo, acqua in bocca sulla questione, tutti quanti! Non voglio che venga sparsa la voce”, aggiunse, incontrando volutamente lo sguardo di Lily che, stranamente, non aveva ancora proferito parola, ma era rimasta immobile sulla sua sedia, con un’espressione attonita in volto.
Ah certo, sarà stato un duro colpo per lei, sapere che il giorno seguente sarebbe arrivato una star di fama internazionale. Ci mancava solamente un top più striminzito di quello che aveva già addosso e sarebbe stato perfetto, sì.
La biondina sollevò il viso e rispose al capo con un sorriso luminoso.
Non era una cattiva persona, lei, tutt’altro! Era sempre stata tanto gentile, a volte anche troppo, ma la cosa che non andava giù a CJ era la sua tendenza a non avere un freno, un briciolo di contegno che le impedisse di portarsi a letto almeno un terzo dei clienti che avevano scritturato. Poi, ovviamente, il fatto che fosse una tipica bellezza californiana, dal fisico che avrebbe bloccato il traffico, non influiva per nulla, no, certo!
“Avrei bisogno di parlarti seriamente”.
A quelle parole, la segretaria ebbe il buon senso di posare alla sua postazione il cellulare e di prestare la sua completa attenzione alla persona che aveva davanti. Così, con i suoi occhioni verdi cominciò a fissare intensamente CJ.
Diamine, quanto risaltavano i suoi occhi, così contornati com’erano da quella cascata di capelli biondi!
“Volevo parlarti di Matt”, cominciò CJ, poggiando i gomiti al bancone della reception. “Dobbiamo mettere alcune cose in chiaro”.
“Lo so, CJ, davvero e mi dispiace per ieri, ma non sapevo proprio come levarmelo di dosso, si era fatto troppo insistente”, si lamentò lei, alzando gli occhi al cielo.
Avresti potuto tenere le gambe chiuse al momento opportuno, cara, avrebbe voluto risponderle, ma poi sarebbe risultata troppo indiscreta… e stronza! Non se la sentiva di andarci giù pesante fino a quel punto.
Lily la guardò confusa, arricciando le labbra dipinte di rosso. “Non ti seguo”.
“Ascolta, puoi fare quello che vuoi della tua vita, ma devi cercare di lasciare perdere Matt, te ne prego”, articolò il boss. “Primo, perché è un vero idiota e secondo, perché ho la sensazione che creerà solamente dei problemi a me, a te e a tutti gli altri membri del team, ed io non voglio questo, assolutamente! Quel ragazzo ed il suo gruppo hanno talento, ma prima ce li leviamo dalle palle meglio sarà per tutti”.
Lily rimase impassibile per un momento, forse indecisa su come interpretare le parole del suo capo, ma un momento dopo se ne uscì con un sorriso raggiante, un squarcio che le illuminava l’intero viso. “Grazie per averne parlato con me, CJ”, disse, dopo qualche secondo. “Avevo già intenzione di levarmelo di mezzo e, in teoria, lo avevo già fatto la settimana scorsa, ma sa essere davvero insistente e persuasivo, quando vuole ed io mi sono ritrovata impreparata, ma ora che so che nemmeno tu approvi cercherò di impegnarmi maggiormente per dirgli che tra lui e me non potrà mai esserci nulla”, concluse, lasciando di stucco CJ. Poté quasi sentire il rumore della mascella di Mike, ancora alle sue spalle, che crollava a terra.
“Aspetta un momento, Lily, non ho detto che non approvo, ma solamente che non voglio dover risolvere altri casini per colpa di quel tizio”, cercò di spiegarsi come meglio riuscì, senza sembrare una perfetta idiota.
“Lo avevo capito, tranquilla, ho detto quelle parole solo per farti sapere che ci sto provando”, si spiegò meglio, l’altra, facendosi improvvisamente più timida. “So di non essere conosciuta per la mia intelligenza, ma lo avevo capito comunque”, concluse, con un filo di voce, abbassando lo sguardo sulle sue mani.
“Oddio, aspetta… cosa!? No, Lily, mi hai fraintesa”, saltò su improvvisamente, CJ, provando di salvare il salvabile. “Non volevo offenderti, oddio scusami, sono un’idiota!”, esclamò, infine, toccandole leggermente la spalla.
La bionda sollevò leggermente lo sguardo, incerta, ma, prima che avesse la possibilità di rispondere, la porta principale si aprì, facendo entrare un meraviglioso raggio di sole nell’ambiente.
E a CJ servì solamente un secondo per riconoscere la sagoma di Matt, il Don Giovanni del momento, e dei suoi tre compari. The Bottoms, che cazzata!
Vi fu un momento di silenzio prima che Mike, da ragazzo intelligente qual era, salutò l’intero gruppo e lo pregò di accomodarsi nell’ufficio di CJ in attesa che, proprio lei, finisse di parlare con la segretaria.
Solamente quando tutti furono nell’ufficio di CJ, Mike compreso, si voltò ancora verso Lily, ancora intenta a studiarsi le unghie perfettamente smaltate.
“Ne riparleremo, Lily, te lo prometto”, la rassicurò, facendole nascere un leggero sorriso sul volto, ben poco convinto. “E scusami ancora per prima, non volevo”, concluse, avviandosi verso il proprio ufficio, pronta ad affrontare le richieste da prima donna dell’ultimo arrivato. Non diede nemmeno la possibilità a Lily di ringraziarla, voleva togliersi quella piattola al suo ufficio il prima possibile, così, assumendo la sua miglior espressione professionale, aprì la porta ed entrò, chiudendosela alle spalle.
Vide Mike poggiato alla scrivania, davanti ai quattro musicisti, intento a parlare di futilità, cercando di prendere tempo.
“Ah eccoti”, esclamò, non appena la vide, fin troppo sollevato. “Forza, vieni”, concluse, dirigendosi verso l’uscita, ma venne subito fermato da lei per un braccio.
“Prova a lasciarmi sola e Leto te lo scordi”, ringhiò, sottovoce, beccandosi un’occhiataccia da parte del ragazzo. “Bene”, cominciò, poi, con un’allegria che non faceva proprio al caso suo. “Ragazzi abbiamo parecchie cose di cui parlare, direi. Da dove volete cominciare?”, concluse, sedendosi alla sua poltrona in pelle, dalla parte opposta della scrivania, davanti a Matt e combriccola seduti sul divano Chesterfield nero scelto appositamente per CJ.
Li osservò attentamente, cercando di studiare al meglio le loro espressioni che passavano dal timore, alla noia alla strafottenza di Matt con fin troppa semplicità. Non erano per niente omogenei, loro, per niente fatti per suonare insieme, tuttavia erano bravi ed avevano talento, CJ lo aveva visto subito, ma cominciava a ricredersi, cominciava a pensare di aver sbagliato sin dall’inizio con loro perché, un comportamento come quello del loro frontman, non avrebbe portato altro che guai.
“Non vogliamo cambiare nome, CJ”, saltò su, Matt, con la miglior espressione annoiata, prendendo la parola. Aveva scelto proprio l’unico dettaglio su cui lei non aveva intenzione di discutere.
Poggiò i gomiti al piano della scrivania, CJ, prendendosi il viso tra le mani e respirando profondamente, così da poter mantenere il gelido controllo che aveva assunto prima di varcare la porta del suo ufficio. Dopodiché, cercò gli occhi di Matt e cominciò a fissarlo con un’intensità tale che, chiunque, sarebbe evaporato sotto quello sguardo deciso, ma non quel ragazzino impertinente.
“Su questo non si discute, caro”, cominciò, intransigente e addolcendosi di proposito, in modo a dir poco spaventoso. “Avete chiesto il mio aiuto, quindi dovete sottostare alle mie regole e, tra queste, c’è il desiderio di cambiare il nome del vostro gruppo perché, francamente, è squallido, vecchio, senza alcuna appetibilità e chi pensi possa ascoltarvi, là fuori, se ve ne uscite con un nome di merda!?”, concluse, più alterata di quando aveva cominciato, senza distogliere lo sguardo da quello di Matt, impassibile.
Era stata più sincera di quanto avrebbe voluto, si era spinta leggermente troppo in là ed aveva superato il limite, ma era comunque dell’idea che, diversamente, non avrebbe fatto comprendere nulla a nessuno, soprattutto a quel gruppo di presuntuosi che si ritrovava davanti. Ne aveva visti di arroganti, ma mai fino a quei livelli.
“Sto cercando di fare il vostro bene, di lanciarvi in campo musicale e ti posso assicurare che, un nome come Matt & The Bottons, non vi farà avere alcun successo e, se permetti, credo di potermi muovere meglio di voi, in questo campo”.
“E quindi? Ti sai muovere meglio di noi, certo, e non perdi occasione per rinfacciarlo al mondo, ma noi vogliamo mantenere questo nome!”, esclamò lui, infervorato dalle parole di CJ.
A lei, tuttavia, non passò inosservato lo scambio di sguardi tra gli altri membri del gruppo, forse un po’ troppo agitati di quanto avrebbero dovuto essere, nervosi e stanchi di quella situazione, anche. “Tutti voi non volete cambiare nome o solamente tu, Matt?”, domandò, a bruciapelo.
Ricevette una risposta senza che nessuno disse niente: gli sguardi stupiti di tutti quanti i ragazzi davanti a lei parlarono da soli. “Come pensavo”, mormorò, lanciando un’occhiata vittoriosa a Mike, con la schiena poggiata alla porta, che continuava a fissarla soddisfatto. “Allora, dato che mi sembri in minoranza, e qui dentro decido io per il meglio dei miei artisti, il nome si cambia e spero che questa sia l’ultima discussione in merito”, aggiunse, glaciale.
“Bene, nome del gruppo sistemato – vi farò avere le proposte -, avete altro di cui discutere prima che metta in chiaro un’altra cosa con voi?”, domandò. Silenzio di tomba, così poté andare avanti con i suoi sproloqui. La presenza di Mike la aiutava enormemente. “Perfetto, allora vorrei specificare una cosa che, per me, ha enorme importanza: finché siete sotto la mia ala protettrice, chiamiamola così, il resto del personale del mio team si lascia in pace! È una cosa che ho cercato di mettere in chiaro sin dall’inizio, ma evidentemente non vi entra in quella testa dura che vi ritrovate e queste continue chiamate a Lily mi fanno imbestialire: usciti di qui, quando non sarete più miei clienti, potrete fare ciò che vi pare e con chi vi pare, ma fino a quel momento, le persone dentro questi uffici sono offlimits!”, concluse, decisa, sentendosi quasi una madre intenta a sgridare i figlio colti con le mani dentro il barattolo di Nutella. “Ci siamo capiti? Matt!?”, chiese, attirando la sua attenzione. La sua stupida ed annoiata attenzione.
Lo avrebbe preso a schiaffi per la strafottenza che ostentata. “La biondina si lascia a casa, ho capito!”, disse, con tono saccente.
“Felice di sentirtelo dire”, commentò CJ, sostenendo il suo sguardo. Se il ragazzino voleva giocare, aveva trovato pane per i suoi denti. “Allora, se non avete altre domande, direi che potete andarvene”, concluse, poggiando la schiena alla poltrona, cominciando a rilassarsi un po’.
Tutti quanti si alzarono dal divano Chesterfield, Matt compreso, e si avviarono silenziosamente – nemmeno fossero stati ad una processione – verso la porta dell’ufficio, tenuta aperta da Mike. E solamente dopo aver sentito anche la porta principale aprirsi e chiudersi dietro i quattro musicisti, CJ cominciò davvero a rilassarsi, seguita dal suo collega che sprofondò pesantemente nel divano che era stato occupato fino a poco prima.
La ragazza sospirò, massaggiandosi le tempie con forza per scacciare quella sensazione di pesantezza che l’aveva svegliata quella mattina, mentre Mike continuò a scrutarla attentamente, cercando di cogliere qualche segno di cedimento, ma sembrava di granito, CJ, in quell’istante. Aveva avuto le palle, ecco tutto, ed aveva parlato in modo deciso ed intransigente a Matt ed ai suoi compari, e l’aveva ammirata, perché non si era lasciata scoraggiare dalla stupidità di quel cantante.
“Tutto bene, boss?”, le domandò, dopo alcuni istanti.
“Si”, rispose secca, con l’ennesimo sospiro, continuando a tenere gli occhi chiusi. “Mi hanno temuta, secondo te?”, gli chiese, aprendo un occhio, timorosa, ma al tempo stesso curiosa della reazione del suo amico.
“Oh si, CJ”, la rassicurò, Mike, ridendo. “Non sarei voluto essere nei loro panni, te lo posso assicurare”, concluse.
“Giuro che alla prossima stronzata, li lascio per la strada”, borbottò CJ, alzandosi dalla sua postazione e dirigendosi verso la sala d’aspetto.
Non appena entrò le arrivò alle narici il magnifico profumo del caffè preparato da Olivia, la sua ricetta segreta che la faceva impazzire, poi non appena vide i suoi colleghi le spuntò improvvisamente un sorriso, dimenticandosi nell’agitazione che le aveva fatto compagnia fino a qualche istante prima. “Buongiorno a tutti”, esclamò, allegra.
Aveva avuto ragione Tom fin dall’inizio, da quando aveva cominciato ad arredare quegli uffici, dicendo che, proprio quella zona, sarebbe stata il toccasana di tutto quanto, la stanza perfetta per un attimo di relax, nonostante ci fossero materiali ed appunti ovunque.
“Buongiorno”, risposero, tutti quanti, sorridendo.
“Quindi? Li hai masticati a dovere?”, domandò Joseph, con un sorrisetto furbo sul volto, riducendo a due fessure quegli occhi chiarissimi che si ritrovava.
CJ scoppiò a ridere, sedendosi accanto a lui sul divano, intento a strimpellare qualche accordo e ad annotarsi chissà che cosa. Lo osservò un momento, prima di rispondere, e si chiese – per la milionesima volta? No, forse di più – come fosse possibile che un uomo del genere portasse sulla spalle più di cinquant’anni. Cinquantadue, per essere precisi.
“Li ha distrutti, Jo”, rispose Mike per lei, scatenando le risate di tutti. “Mi sarei voluto nascondere, io, al posto loro”.
“Siamo in vena di complimenti, oggi”, esclamò CJ, tra le risate. “Sono stata un po’ più cattiva del solito, tutto qui”.
Rimasero così per un po’, a chiacchierare di quel colloquio, delle prossime tattiche da assumere con quei quattro disgraziati, a bere il magnifico caffè di Olivia e a ridere per le stronzate che, ogni tanto, saltavano fuori. Si unì anche Lily, lasciando aperta la porta per riuscire a sentire comunque qualcuno entrare nella sala d’aspetto, e anche lei non attese un momento per dire la sua e per criticare Matt ed i suoi modi assurdi, da superstar.
“Ti sei dimenticata dei nuovi aggiornamenti, CJ?”, domandò poi, Olivia, dal nulla.
Era la piccola del gruppo, Olivia, con i suoi ventiquattro anni e la sua scarsa esperienza, ma sapeva il fatto suo, assolutamente.
Due dei migliori esperti in mercato discografico che CJ avesse mai conosciuto, ed erano dei ragazzini, fondamentalmente, ma con una passione per la musica che poteva far tranquillamente a gara con quella di CJ. E lei, dal canto suo, non aveva atteso un momento per assumerli e portarli sotto la sua ala protettrice!
Incontrò lo sguardo di Olivia, quei suoi occhi blu, quasi violetti, in perfetto abbinamento con la folta chioma di ricci viola. Le origini portoricane si notavano, se la si osservava attentamente, se si osservavano quei suoi lineamenti delicati e la pelle leggermente imbrunita dal sole, perfetta e bellissima.
Era minuta, Olivia, piccolina, ma con la forza e la tenacia di un tornado. Era stata lei, infatti, a convincere CJ ad assumerla insieme a Philip, a convincerla che, insieme, sarebbero stati una squadra perfetta.
“No, non me ne sono dimenticata, anche perché Mike non me ne da la possibilità”, aggiunse, sorridendo verso l’amico e beccandosi, in cambio, un gesto ben poco amichevole. “Ne approfitto ora che siamo tutti qui”.
Raccontò tutto per filo e per segno, pregando ognuno di loro di restare zitto e di limitare i commenti, almeno fino a quando non avrebbe terminato di stilare un resoconto completo, altrimenti sapeva che avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo. Cercò di essere il più incisiva possibile, risparmiando dettagli inutili e avvisando tutti che, la mattina dopo, sarebbe stato il giorno X.
“Ma non sai perché Leto vuole incontrarti?”, domandò Olivia, che moriva dalla curiosità, seduta sulle ginocchia di Philip.
“Non esattamente, Tom non è stato chiaro in questo”, rispose lei, con un’alzata di spalle. “Sound vecchio e nuovo, non ne ho idea”.
“No, niente tiro, Phil”, disse CJ, ridendo della scena. “Certo, non vi voglio in tuta, ma nemmeno in abito da sera: voglio che siate voi stessi, domani, più che negli altri giorni. Se dobbiamo essere ingaggiati da parte dei Thirty Seconds to Mars, voglio che sia perché piacciamo per come siamo”.
“Sai se ci sarà solamente Jared Leto oppure l’intero gruppo?”, domandò Mike.
“Non ne ho idea”, l’ennesima alzata di spalle. “Ma vi chiedo un favore: finché non ci sarà qualche cosa di certo, acqua in bocca sulla questione, tutti quanti! Non voglio che venga sparsa la voce”, aggiunse, incontrando volutamente lo sguardo di Lily che, stranamente, non aveva ancora proferito parola, ma era rimasta immobile sulla sua sedia, con un’espressione attonita in volto.
Ah certo, sarà stato un duro colpo per lei, sapere che il giorno seguente sarebbe arrivato una star di fama internazionale. Ci mancava solamente un top più striminzito di quello che aveva già addosso e sarebbe stato perfetto, sì.
*****
NdA.
Eccomi con il nuovo capitolo.. Manca poco al giorno X, finalmente, al fatidico incontro tra le due prime donne.
Qui avete conosciuto praticamente tutto il resto dei personaggi: il team di CJ (cara Lily compresa) ed il fratellino.
Spero possano piacervi e che vi possa piacere anche il capitolo.
Fatemi sapere cosa ne pensate (e scusatemi per eventuali errori)..
MarsHugs,
Chiara.
P.S.
Vi lascio le foto dei personaggi, giusto per darvi un'idea.
Tom Stevens
Mike Wilson
Lily Clark
Philip Carter
Olivia Perez
Joseph Sullivan
Matt
Eccomi con il nuovo capitolo.. Manca poco al giorno X, finalmente, al fatidico incontro tra le due prime donne.
Qui avete conosciuto praticamente tutto il resto dei personaggi: il team di CJ (cara Lily compresa) ed il fratellino.
Spero possano piacervi e che vi possa piacere anche il capitolo.
Fatemi sapere cosa ne pensate (e scusatemi per eventuali errori)..
MarsHugs,
Chiara.
P.S.
Vi lascio le foto dei personaggi, giusto per darvi un'idea.
Tom Stevens
Mike Wilson
Lily Clark
Philip Carter
Olivia Perez
Joseph Sullivan
Matt