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Autore: Alemortalsweet    03/09/2016    0 recensioni
Come sarebbe se la nostra vita cambiasse profondamente, così profondamente da far sprofondare persino il proprio io nelle ombre? Un essere che fino a poco prima era alcun dubbio il tuo vero essere?
-Ma tu…Qual è il tuo nome?- Bridget lo fissava piena di curiosità, sperando che quello sguardo verde luminoso fosse privo di tradimento.
-Mi chiamo Oscar- Il ragazzo fece una pausa – Ho smesso di invecchiare cento anni fa-.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rachel non riusciva a chiudere occhio quella notte, era costantemente sommersa da incubi e ogni rumore che sentiva le faceva venire la pelle d’oca. Giaceva sdraiata in una stanza priva di finestre, con un paio di candelabri alle pareti, le cui candele emanavano una luce fievole. A parte ciò, regnava il buio più assoluto e neanche dallo spiraglio della porta d’acciaio entrava un filo di luce. Improvvisamente si avvertì un ronzio provenire dall’oscurità e subito dopo un bagliore verdastro illuminò la stanza: si stava aprendo un portale. Rachel socchiuse gli occhi per la troppa luce e vide uscire da un muro ‘’l’addetto speciale’’, con una ragazza priva di sensi tra le braccia. Egli la lasciò cadere su un lettino legato alla parete e si dileguò dalla stanza, con gli occhi verdi che si illuminavano al buio. -Una nuova compagna di stanza…- si disse tra se e se l’altra, che era rimasta in silenzio. Quando Bridget aveva attraversato il portale assieme a quello strano essere, era svenuta, e non appena sollevò le palpebre la prima cosa che vide fu una ragazza, incatenata con resistenti catene di ferro al muro. La debole luce dei candelabri ne nascondeva l’abbigliamento, e il volto ,ma i suoi lunghi capelli rossi e la corporatura minuta erano ben visibili. Si guardò: il pigiama che indossava era intatto e non presentava graffi, ma le sue pantofole non c’erano…doveva averle perse in quel vortice. Era sdraiata su un letto composto solo da un materasso, lenzuolo e cuscino bianco…ma non era incatenata. Si domandò come mai l’altra ragazza lo fosse e lei no, forse era pericolosa? Presentava doti aggressive?. Mentre si faceva questi pensieri, un sussurro la chiamò -psss, psss…hei dico a te- La giovane con i capelli color pesca si era voltata verso di lei –avvicinati, vorrei farlo io ma come vedi non posso- . Bridget si alzò e fece come le era stato detto –Ciao…ahi!- Le se era addormentata una gamba e quando fece per alzarsi per poco non cadde. Le si sedette accanto e l’altra parlò di nuovo –Tutto bene? Non ricevo visite spesso- Le sue labbra si piegarono all’insù –Mi chiamo Rachel, piacere- . Non ricambiò il sorriso, era confusa –Sono Bridget…- Fece per allungare la mano ma si accorse troppo tardi che Rachel non poteva afferargliela: le sue mani erano coperte da guanti in ferro e da lì partivano le catene che la imprigionavano vicino alla parete. -Vorrei tanto stringertela, ma ti ucciderei- Sospirò –è da un po’ che non posso più toccare nessuno- Gli occhi azzurri della bionda si accesero –Come mai? Che cosa ti è successo?- . Mosse la testa, liberando il viso da alcuni capelli davanti agli occhi –è successo due mesi prima di ritrovarmi chiusa qui dentro, la mia vita era normalissima: vivevo in Canada con la mia famiglia e frequentavo un college assieme a mio fratello Lukas e tutto era perfetto… La sua voce aveva una nota di nostalgia e si incrinò, ma fu interrotta da Bridget –Se ti fa male, non dirlo- Rachel scosse la testa –Non parlo quasi con nessuno a parte con le guardie e ho bisogno di condividere la mia vita con qualcuno, chiunque esso sia…mi sento così sola- La compagna annuì e la storia continuò –Una sera rientrai a casa, avevo vinto una borsa di studio e non vedevo l’ora di dirlo a tutti…abbracciai mia madre e…lei si tramutò in oro. Il suo cuore cessò di battere e i suoi occhi pieni di terrore non smettevano di fissarmi. Ero stata io, o meglio, l’essere demoniaco che è in me ha voluto farmi questo- . Chiunque sarebbe stato capace di piangere a quelle parole, ma nessuna delle due lo fece, tanto era forte il dolore –Io…mi dispiace tanto- La ragazza senza catene parlò con voce carezzevole, non sapeva cosa altro dire, era scioccata. -La porta di casa si aprì di scatto e alle luci dei lampioni vidi un gatto nero tramutarsi in un ragazzo, caddi per terra…e tutto si fece nero- Aveva gli occhi chiusi, come se stesse ancora vivendo quel momento e adesso fosse assente –Passarono alcune settimane prima di scoprire che ero una strega, e che ciò che le avevo fatto era imperdonabile…- Riaprì gli occhi: erano azzurro chiaro, come quelli di Bridget –A volte penso che è un bene che sia chiusa qui, almeno non farò del male a nessun altro…- -No, non accadrà- Aveva interrotto le sue parole e alzò una mano, che andò a posarsi sulla sua spalla. La strega sorrise per quel gesto, mettendo in mostra i denti per la prima volta, le occhiaie erano più evidenti –Potresti essere anche tu una strega…ma non lo augurerei a nessuno- -Non lo so…mi sembra incredibile, solo poche ore fa la mia vita era normale, poi ho incontrato un gatto ferito sotto casa mia e si è rivelato essere un umano…si era definito mutaforma, credo- . -Sì, è uno stregone mutaforma, la sua dote è assumere le sembianze di un gatto, è stato scelto dal Grande Maestro per questo- . -Chi è Il Grande Maestro?- -Si dice che sia un potente stregone, è a capo di molti mondi, ma non l’ho mai visto…- -Vuoi dire che ha mandato lui quel suo addetto a prendermi? Perché? Che cosa ho io di speciale?- Teneva le dita premute contro il suo petto. L’altra abbassò la testa –Non lo so…so solo che bisogna obbedire e basta… - Aveva gli occhi assonnati e si vedeva che stava per crollare – Lo chiamano ‘’addetto speciale’’, non ha mai rivelato a nessuno il suo vero nome - . -Tutto ciò è davvero strano- Bridget si alzò in piedi, facendo forza con le mani –Buonanotte Rachel, è stato un onore conoscerti- Sorrise di nuovo –Lo stesso vale per me Bridget…notte e a domani- . Prima che Rachel crollasse nel sonno, sentì che qualcosa di morbido le veniva messo sotto la testa: era il cuscino di Bridget. L’indomani sarebbe stata una giornata per ulteriori spiegazioni.
   
 
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