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Autore: Leonhard    08/09/2016    4 recensioni
Cos'è successo prima? Cos'è successo dopo?
Questa raccolta di OS ripercorre i giorni che nessuno ha visto. Il prima della guerra ed il dopo, la partenza ed il ritorno dei dieci guerrieri dell'Armonia
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SQUALL LEONHART


Poca gente poteva dire di aver visto Squall Leonhart parlare, solo una persona poteva vantarsi di averlo visto in mutande e nemmeno quella era in condizioni di poter giurare di averlo visto fumare. Una sigaretta ogni tanto, mediamente tre all’anno.

Una sigaretta serviva per festeggiare, per concedersi uno sgarro alla regola come regalo oppure per smaltire una solenne irritazione. Squall era seduto sulla carcassa di un Archeosaurus, dietro un cespuglio del Centro Addestramento, a guardare con occhi assenti la spessa nuvola cancerogena che aleggiava davanti al suo viso. Facendo un rapido calcolo, quella era la quarta sigaretta dell’anno e per un istante la paura della dipendenza galoppante gli invase la mente, prima che il suo innato buon senso e sangue freddo gli facessero presente che era stupido definire la quarta sigaretta dell’anno una dipendenza.

Aspirò una boccata e trattenne a stento un colpo di tosse: era così diverso da quando giocavano alla guerra all’Orfanotrofio. Nel loro immaginario collettivo, il padre di famiglia modello fumava almeno la pipa e si erano sempre arrangiati a riprodurre con un ramoscello ardente quella figura enorme ed il cipiglio severo del focolare domestico che loro non avevano e che esisteva solo nella loro mente da bambini.

Quel ricordo era ormai svanito, ma anche se così non fosse stato, la mente di Squall era tutta presa dal motivo per cui aveva pescato quella sigaretta da dietro l’imbottitura della fodera del suo Gunblade.

A te non importa nulla di nessuno!

La boccata successiva non portò un colpo di tosse, ma solo un saporaccio di catrame. Il ragazzo storse la bocca e rabbrividì di disgusto: la nicotina aveva un effetto tranquillizzante, ma come ogni medicina efficace aveva un sapore che nulla aveva da invidiare a quello che aveva la morte. E lui di morte era un vero intenditore.

Si appoggiò alla lama del Gunblade conficcata a fondo nell’occhio della bestia e le zampe ebbero uno spasmodico sussulto perfettamente ignorato dal ragazzo, che continuò imperterrito a pensare alla sua ragazza ed alla litigata che avevano avuto quella mattina. Rinoa l’aveva attaccato in un campo a lui sconosciuto e lui non aveva potuto fare altro che incassare ed incassare, finché non era arrivato un colpo critico che l’aveva costretto alla fuga.

Come diavolo ho fatto ad innamorarmi di uno come te!

Certe volte se lo chiedeva anche lui: una come Rinoa probabilmente non era fatta per stare con lui e probabilmente lui non sarebbe riuscito a gestire una come Rinoa, così solare, energica e piena di vita. Lei era una che prendeva la vita per le corna, lui uno che toglieva la vita prendendo la vittima per le corna: la dissonanza era evidente, l’epilogo praticamente già scritto, eppure non poteva fare a meno di sentire una sorda pesantezza dentro di sé, unita al groppo alla gola che ostinato non voleva saperne di soffocare sotto quel cancerogeno aerosol.

La sigaretta era già a metà e lui aveva tirato si e no cinque boccate. Si affrettò ad inspirare la sesta, chiedendosi il motivo per cui quella lite era cominciata. Analizzare: analizzare gli errori commessi per anticiparne l’epilogo qualora fosse successo nuovamente. Aveva sempre fatto così, ma probabilmente quello era un campo in cui non funzionava quella tattica, oppure era talmente vasto e variegato che fare una previsione era praticamente impossibile.

Certo, aveva notato in Rinoa una curiosa tendenza a sistemarsi i capelli ogni volta che passava, ma l’aveva attribuita ad un torcicollo: mai più avrebbe pensato che era andata dal parrucchiere e nemmeno sospettava che il suo commento distaccato quando alla fine, esasperata, glielo aveva fatto notare, avrebbe scatenato in lei una reazione talmente violenta da farlo correre al suo vizio occasionale e proibito.

E già sentiva i commenti dei suoi comp…amici, probabilmente alla sua ricerca: a quell’ora, Rinoa si era già sfogata con Selphie, che aveva avvertito Irvine, che aveva celermente informato Zell, che era corso ai ripari ed aveva chiesto a Quistis di aiutarlo nella sua ricerca. Tutti a rassicurarlo, a dirgli che Rinoa era impulsiva e parlava prima di pensare, di bersi una gazzosa e non pensarci più, che la sua ragazza aveva sicuramente le sue cose oppure che mamma mia, Squall! Possibile che tu non abbia notato che Rinoa era andata dal parrucchiere?

Schiacciò il filtro fumante della sigaretta a terra e la steccò distrattamente in fondo alla gola dell’Archeosaurus, prima di uscire dal cespuglio dietro cui si era rifugiato. Davanti a lui ci fu un’esplosione di luce e, quando tornò a vedere, scorse una figura: era alta, con lunghi capelli dorati ed un vestito bianco a coprire il corpo snello. Brillava di luce propria e gli occhi azzurri avevano un tono affranto e pensieroso.

“Squall Leonhart?” chiamò. Il ragazzo non rispose: rimase a guardarla con occhi sterili, acuendo i sensi e trattenendo i riflessi, pronti a scattare al minimo cenno di pericolo. “Io sono Cosmos, la dea dell’Armonia”.

(Una dea…) pensò. (Molto divertente devo dire…).

“I visitatori non possono accedere alle aree del Garden senza un accompagnatore” snocciolò, passando oltre. “Sei pregata di tornare nella hall e cercare una guida”.

“Non sono qui per un giro turistico” rispose lei. “Ho bisogno del tuo aiuto”.

“Deve rivolgersi al preside per farsi assegnare delle unità” rispose lui meccanico, senza fermarsi. “Prendi l’ascensore nella hall e sali al terzo piano”. Una volta nella hall si accorse che la donna l’aveva seguito. Si fermò all’entrata del centro e si volse nuovamente verso di lei. “Posso fare qualcosa per te?”.

“Te l’ho detto” replicò lei paziente. “Ho bisogno del tuo aiuto. Non come soldato, ma come guerriero”. Il ragazzo sospirò e si volse, dandole le spalle.

“Non sono dell’umore giusto per parlare” borbottò.

“Allora limitati ad ascoltare” assentì Cosmos. “Sono impegnata in una guerra contro il dio della Discordia, Chaos”. Lanciò un’occhiata al ragazzo: le dava ancora le spalle, ma non si era mosso. “Le sue forze stanno rapidamente prevalendo sulle mie: se continua così, sarò sopraffatta ed allora il mondo…tutti i mondi saranno preda di distruzione e morte”.

“E quindi?” borbottò la sua voce. “Cosa c’entra con me?”.

“Ho bisogno di uomini che combattano per…” replicò lei, facendo una pausa. “…di uomini che combattano con me per la propria casa”.

“La mia casa è questa” osservò lui. “Se devo difenderla, tantovale stare qui no?”.

“Se Chaos arriverà in questo mondo, sarà troppo forte per chiunque” obiettò lei. “E poi verrà con i suoi campioni…nemmeno il mio esercito è riuscito a fermarli”. Squall si volse verso di lei.

“Perché fai questa richiesta proprio a me?” borbottò. “Ci sono soldati molto più esperti di me”.

“Io lo sto chiedendo a te” osservò lei. “Non vuoi difendere la tua casa? Le persone a cui tieni?”.

Le persone a cui tieni…le persone a cui teneva era tutte in quel Garden. E, ironia della sorte, l’avevano visto e stavano accorrendo nella sua direzione.

“Io sono un SeeD” borbottò. “Lavoro sotto pagamento”.

“In cambio dei tuoi servigi ti offro la possibilità di salvare la tua casa, il tuo mondo e tutte le persone che ci vivono da un destino orribile” replicò lei con un lieve sorriso. “Posso considerare la tua risposta come un sì?”. Lui incrociò le braccia e distolse lo sguardo.

“Chissenefrega…” borbottò.

Con la coda dell’occhio scorse i suoi amici, le loro espressione preoccupate in cui lesse la sgradevole sensazione che poteva portare la vista di uno come Squall che annuiva ad una donna ricoperta di luce. La hall fu invasa da un lampo accecante e dal richiamo di una Strega verso il suo Cavaliere.
   
 
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