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Autore: Rumenna    08/09/2016    0 recensioni
[BOYS LOVE] Ivan studia disegno ed è innamorato di Tina. Tuttavia il suo look lascia molto a desiderare. Si farà consigliare dall'esperto Rosemund. Ma cosa potrebbe accadere se un consiglio dopo l'altro i due si avvicinassero sempre di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Fuori sta piovendo. Piove da ore ormai. Ma non importa. Ciò che desidero è qui, non mi fermerà nessuno. L'odore del carboncino, il tocco con la ruvidità della carta, l'odore di pittura. Tina è dentro di me. Se Tina è tra la mia testa e tra le mie mani, presto si mostrerà davanti, bellissima, con delle amabili gradazioni di nero, grigio e bianco latte.

Tina ha le labbra carnose, devo aumentare la curva in questo punto. non importa. Ciò che desidero è qui, non mi fermerà nessuno.

«Etciù!»

Mi è caduto il fermaglio mentre starnutivo. Dov'è finito..? Ah, eccolo lì.

Questi capelli mi arrivano già alle spalle, ma non ho tempo per andare a tagliarli, né tantomeno voglia. E' già un miracolo se riesco a radermi una volta ogni due o tre settimane, lo considero un extra dopo essermi lavato: ci perdo troppo tempo, quindi la lascio crescere finché non sembro una specie di Cristo in croce.

Chissà che ore saranno..?

Mi alzo dallo sgabello in legno e a piedi scalzi mi avvicino alla porta dell'aula, la apro e vedo molta gente che lascia l'istituto.

«Ehi, Ivan! Non vai a comprarti un pezzo di pizza?»

Marcello, uno dei miei compagni di corso. Compagno di corso, non amico.

«No.»

«Fa come ti pare, ci vediamo!»

Faccio un cenno con il capo e richiudo la porta. Quindi è ora di pranzo. Mi avvicino agli armadietti e mi accovaccio sul pavimento, verso la mia borsa. Prendo il mio panino e me ne ritorno seduto sullo sgabello, guardando dalla finestra.

Sembra che fuori ci sia della brezza piacevole. Aprirò leggermente la finestra mentre pranzo. Ho tirato un grande morso al panino, rimanendo con del prosciutto penzolante dalla bocca, seduto al davanzale della grande finestra. Le punte dei piedi scalzi sfiorano le matite colorate, facendole tintinnare di un piacevole suono legnoso.

Ecco Tina, con la sua borsetta rossa. Ha i capelli sciolti, quanto mi piace quell'ondulare sui fianchi...

«Tina!» Ecco che arriva la sua amica, Maria.

Si è voltata da questa parte.

La chioma castana con riflessi rossicci si è mossa scostata dal suo movimento... è più sexy di una pubblicità di balsamo per capelli. Ha messo il rossetto rosso oggi. Quelle labbra sono divine: non possono essere di un essere umano.

Sta guardando da questa parte!

Mi sta salutando!

Mi sta salutando, con quella manina sottile e aggraziata...

*Splash!*

Panino nel secchio di pittura.

Sospiro. Tina è già sparita alla mia vista. Però almeno mi ha salutato! Devo essere positivo!

...Però ci diamo a malapena il buongiorno quando ci vediamo. E per vederla devo aspettare l'unica lezione della settimana che abbiamo in comune. Che triste gioventù sto vivendo. La gente alla mia età ha già avuto tre o quattro relazioni importanti o una sfilza di conquiste alle spalle...che racconterò un domani ai miei figli? Che l'unico amore di gioventù di loro padre era per una ragazza che appena lo salutava?

...Rimarrò a digiuno per oggi. Vorrà dire che basterà il mio amore per Tina a saziarmi.

*

«Allora, avete capito? Peperone, laggiù! Stai ascoltando o paghi le tasse universitarie per sport?»

L'ho ripetuto centinaia di volte ai miei genitori durante la crescita di cambiarmi il cognome, ma non hanno voluto. E le pratiche per farlo sarebbero troppo lunghe, mi toglierebbero tempo che posso dedicare al disegno.

«...S-sì.»

Che strano, la mia mente si è svuotata senza che me ne rendessi conto. Anche una decina di minuti fa mi è successo. Sarei dovuto uscire a prendermi un panino.

«Peperone, vai a prenderti un caffé alla macchinetta in corridoio, prima di svenire durante la mia lezione! Non voglio che uno studente svenga durante le mie ore, troppe rogne! Allora, con voi altri stavamo dicendo...»

Questo tizio è sempre di una gentilezza senza pari. La cosa triste è che ha la faccia tosta di non smentirlo in pubblico.

Mi sono alzato piano dalla sedia e sono uscito dall'aula, trovandomi nel bel mezzo di un via vai di studenti in tutte le direzioni. Mi gira la testa, devo fermarmi. Qui, qui. Appoggiato alla parete. Chiudo gli occhi. Respiro. Ora va bene.

Mi dirigo alla macchinetta. Una folla inferocita di gente si accalca come se non bevesse da secoli. E' ingiusto, al massimo questo è il loro dopo-pasto, io sono in piedi con appena un morso di panino... E ci avevo impiegato anche mezz'ora per prepararmelo.

Mi sono avvicinato ad uno degli ultimi, un tipo basso con dei ricci castani.

«S-Scusa, è rimasto del cappuccino, del latte o una cioccolata?»

Il tizio si è voltato ed ha alzato la testa, guardandomi con dei grandi occhi a palla: «No, c'è sholo cafféh!» Apparecchio e dentone sono la prima cosa che ti salta all'occhio guardando questo ragazzo. Non sono un criticante, non l'ho criticato o preso in giro: osservare è quello che io definisco "difetto professionale". E non credo neanche di essere l'unico nel settore.

«Ah...Grazie.» Che sfortuna, a me neanche piace il caffé. Lo bevo solamente con il latte al mattino. Mi toccherà andare al locale più vicino...Dovrò prendere il bus. Questa scuola sembra che l'abbiano costruita su Marte! Sembra una presa in giro che sia così lontana, se si prende in considerazione che in centro ci sono un sacco di strutture in buono stato abbandonate per anni ed anni dopo aver soltanto affisso il cartello "lavori in corso". Per fortuna ho un paio di euro in tasca, dovrei farcela per un'andata e ritorno.

Esco dall'edificio tra spintoni, capogiri e piedi calpestati (i miei).

Il cielo sta gocciolando ancora, anche se in maniera leggera. Devo percorrere un po' di strada prima di arrivare alla fermata dell'autobus. Tiro su il cappuccio dell'enorme felpa e mi incammino.

Trascino i piedi per la fame, credevo che scene del genere si potessero vedere soltanto nei cartoni animati, eppure sta accadendo a me.

Ho fame...quanto manca alla fermata..? Ecco, vedo l'angolo della strada. Devo svoltare a sinistra e fare qualche passo prima di trovare la fermata. Almeno potrò star seduto e al riparo sotto al tettuccio della panca.

Eccola, la panca! Con tanto di tettuccio! Mi gira la testa, devo sbrigarmi a sedermi prima che mi si offuschi la vista.

*Splat!*

Ah...Si sta offuscando tutto...Sono caduto con il ginocchio sul bagnato e le braccia sulla panca...Sembrerò un'idiota.

Sospiro. Mi basterà tenere gli occhi chiusi per qualche secondo per riacquistare la vista.

«Si sente bene?»

Ho attirato l'attenzione, che figuraccia... Deve essere quel tizio che era seduto sulla panca.

«Si è fatto male?»

Lentamente gli occhi si sono aperti, con delle ombre scure che si fanno pian piano più vivide. Quell'uomo ha appoggiato una mano sulla mia schiena.

«Mi sente? Ha male da qualche parte?»

Sembra giovane.

Ho aperto completamente gli occhi.

Un azzurro intenso come l'oceano in alto mare, sfumature chiare, vi sono almeno tre tonalità diverse di blu. Giovani occhi dalle ciglia lunghe custodiscono queste pietre preziose al posto delle iridi. Non ho mai visto degli occhi simili nemmeno negli sguardi degli attori di film americani con i più famosi sex symbol. E' anche vero che guardo pochissimi film, ma conosco i volti degli attori famosi.

Questo azzurro è quasi ipnotico.

«Riesce ad alzarsi?»

Mi sta parlando, dovrei sbrigarmi a rispondergli.

«...S-sì.»

Con forza ho spinto il peso sulle braccia e mi sono tirato su. Per fortuna sono grasso quanto un grissino.

Mi sono voltato verso l'uomo con il cappotto marrone e il pellicciotto.

E' biondo, dev'essere straniero. Nulla di cui stupirsi allora.

«Mi scusi...»

«Si appoggi qui, è meglio che si sieda.»

Mi sono seduto alla panca. Che figura pietosa.

«...Grazie.»

«Non sia sciocco, non ho fatto nulla. Si sente davvero bene?»

«Sì, grazie.»

Dovrei dirglielo per tranquillizzarlo, mi sembra preoccupato. Ma cosa gli dico, che sono quasi svenuto per la fame? Mi prenderà in giro, sono già pelle ed ossa...

«...Scusi, è solo che non ho mangiato molto.»

Si è alzato velocemente e ha guardato la strada.

«E' fortunato, proprio adesso sta arrivando il bus!»

Il modo in cui ha pronunciato la parola "bus"... Deve essere inglese.

L'autobus si è fermato e siamo entrati. Non c'è quasi nessuno a bordo. Mi sono seduto nel mezzo, appoggiandomi allo schienale.

«Mi scusi, dov'è diretto?»

Perché si è seduto proprio dietro di me? C'è così tanto posto per sedersi, e se anche fosse preoccupazione ormai sono seduto al sicuro.

«Al primo snack bar in centro. Andavo a farmi un panino...Come può dedurre.» Secco come sempre. Non mi riesce proprio di dare confidenza alla gente.

Non parla più. Per fortuna. Domani ho una lezione importante nel pomeriggio, non posso permettermi di farmi cadere un'altra volta il panino nella pittura: è il giorno in cui parteciperò alla lezione insieme a Tina. Chissà dove si siederà. Spero di prendere un buon posto stavolta: la settimana scorsa si è seduta dietro di me e non l'ho potuta vedere neanche un po'.

«Mi scusi, non vorrei darle troppo fastidio...»

Ancora lui... Che seccatura.

«..Si?»

«Le darebbe fastidio se le offrissi un panino? Mi farebbe sentire meglio.»

Ah, è per pulirsi la coscienza. Oppure per comportarsi in maniera impeccabile e fare bella figura agli occhi della gente. Sempre più fastidioso.

«Grazie, ma non si disturbi. Sto bene.»

«Come vuole.»

...

Finalmente.

Sono sceso dal bus e ho attraversato la strada, trovandomi proprio davanti ad un bar che vende pizze e snack da rosticceria. C'è gente. Ne approfitterò per dare un'occhiata ai prezzi... Abbordabili per chi ha un portafogli nella media. Peccato che con me abbia ben pochi spiccioli. Forse ce la faccio a prendere un panino al prosciutto o una vaschetta di patatine: sempre meglio la vaschetta di patatine fritte e farcite di salsa appiccicosa, che mezza bustina (per l'altra metà piena di aria) di patate secche che costa molto di più.

«Cosa desidera?»

«Ehm...Allora...»

Ho tirato fuori il portafoglio contando gli spiccioli rimasti. Cinquanta, settanta, uno e dieci, uno e... tredici centesimi? Mi mancano almeno sette centesimi per poter acquistare il panino più economico del negozio.

«Allora? Si da una mossa? Ci sono altri clienti in fila!»

«S-sì!»

Ma perché ce l'hanno tutti con me oggi? Se solo ci fosse stata Tina al bancone...

«Due Cesar Salad e due tranci di pizza farcita tipo B!»

È il tizio di prima! Che fa mi ruba il posto alla fila?

«Subito!»

Va bene la timidezza e la chiusura di carattere, ma qui si tratta di rispetto verso gli altri.

«Scusi, potrebbe almeno rispettare la fila?»

«Lo sto facendo.»

«Ecco a lei!»

«Grazie! Andiamo a sederci laggiù!»

Dice a me?

«Non viene?»

«Prego..?»

«Venga a sedersi, è il minimo che io possa fare per lei.»

«...Perché?»

«Non ho la coscienza a posto altrimenti. Non faccia complimenti! O forse desiderava qualcos'altro?»

...Avevo ragione. Mah, in fondo non ho soldi per pagare nulla e non è che io lo debba incontrare ancora. Quindi perché non approfittarsene? Dopo tutto anche lui lo fa per motivi poco puliti.

«Se proprio insiste...Ma non l'ho obbligata io.» Meglio precisare prima che mi chieda di pagare la mia parte di conto.

«Che buffo, stiamo per pranzare insieme ma non sappiamo nemmeno i nostri nomi! Come si chiama? Io sono Rosemund Smith, sono un commerciante!»

Che sorriso luminoso. Dal modo in cui ha sorriso sembra che sia abituato ad esibirlo. Ha detto che è commerciante, potrebbe essere uno di quei lavori dove devi fare buon viso a cattivo gioco tutto il tempo, come il salumiere.

Uno che vuole avere sempre la faccia lavata, insomma. Un falso.

«Ehm...Ivan. Studio disegno.»

«Disegno? Che coincidenza, anche io amo disegnare!»

Gli si sono illuminati gli occhi, sembra che dica la verità. E' davvero una coincidenza.

«Cosa le piace disegnare?»

«Nudo femminile. Lei?» A proposito, devo finire il disegno di Tina dopo pranzo.

«Anche a me piace disegnare donne, però vestite!»

«Lo fa come hobby immagino.»

«Oh, beh...Diciamo che un po' lo faccio per hobby e un po' no. Ho un negozio di vestiti. Se vuole venire a dare un'occhiata, mi farebbe un enorme piacere.»

Mi ha passato un biglietto da visita.

Negozio di vestiti? Mah. E' un buon mestiere...Se i prezzi sono abbastanza convenienti. Al giorno d'oggi serve la clientela, alla gente piace vestirsi: non importa quanto sia buono il tessuto dei vestiti, devi saperli tenere stretti i tuoi clienti. Tranne che a me, io vado al mercato a comprarli. Quattro felpe al prezzo di tre, prezzi ottimi e convenienti. Chi se ne importa se sono tutte uguali.

*

Il pranzo più noioso della storia. Abbiamo parlato di economia. Perché uno studente di disegno dovrebbe parlare e discutere di economia durante il pasto? Se avessi voluto parlare tutto il giorno delle tasse sull'insegna e delle bollette dell'affitto del locale mi sarei iscritto ad un'altra università. Quel tipo sarà anche amichevole, ma i suoi discorsi sono così noiosi che farebbero appisolare un giaguaro pronto all'attacco.

Ho finito di mettere a posto il materiale. Adesso posso portare tutto a casa e finire tutto quanto nella mia stanza. Questo bidone di pittura non so se si potrà utilizzare, ci è caduto dentro il prosciutto, che è unto e grasso...Chiederò a qualcuno di più esperto prima di rientrare.

*

Oggi non posso sbagliare. Sono il primo della classe. Mi siedo qui in fondo così potrò osservare Tina da qualunque angolazione.

Eccola, eccola!

Camicia bianca, pantaloni alti e capelli raccolti con una matita. Quanto vorrei vederla da vicino mentre se la sfila...

«Buongiorno.»

Mi ha salutato! Non c'è ancora nessuno, forse faccio in tempo a parlarle oggi...

«B-Buongior-»

Un'orda di persone improvvisamente piomba nella stanza, professore dietro tutti e tipetto riccioluto in testa. Un'altra occasione buttata nel cesso. Perché sono così? Perché? Dannazione!

Come se non bastasse quel tipo si è seduto tra me e Tina, anche se è basso, con quei capelli mi occupa tutta la sfera visiva!

«...Per questo vi consiglio di andare a dare un'occhiata ai ragazzi nelle discoteche per esempio, sarebbe un buon aiuto per aiutarvi nella rappresentazione!»

Tina ha alzato la mano. La sua mano fine e aggraziata. Oggi indossa un braccialetto di catene dorato e ha uno smalto lucido e trasparente.

«Potremmo andare stasera in quel nuovo locale "Upload" che si è aperto da poco in centro! Ci va parecchia gente e hanno anche il piano bar!»

Tutti in coro sono entusiasti della sua idea. Naturalmente anch'io, anche senza scodinzolare come un cane, non vedo l'ora di vederla sulla pista da ballo! Quanto mi piacerebbe invitarla per uno, mi basta davvero anche un ballo soltanto...Vorrei ballare con Tina. Almeno una volta. La prima e l'ultima.

...

Ma cosa potrei mettermi? Una ragazza giovane, aggraziata e bella come lei non può accettare un ballo da uno sfigato come me! Cioè, potrebbe, ma cosa ne sarà di lei dopo? Farà cattiva figura! Soprattutto, mi toccherà andare in quel locale alla moda con le mie felpe prendi-quattro-paghi-tre del mercato?? Scusate felpe mie, non vorrei mai parlare male di voi, né mai avrei creduto possibile che un giorno nefasto come questo sarebbe mai arrivato, ma...Mi ci lavo i vetri con quelle felpe da due soldi!! Devo pensare, devo pensare a cosa posso mettermi! L'ultimo completo elegante che ho indossato è stato quando ho fatto la Prima Comunione a nove anni! Per quanto sia magro non mi entrerà mai una roba del genere!

«Ehi, Peperone.»

È Tina!

«...S-sì?»

«Naturalmente ci sarai anche tu, vero?»

Non ci posso credere!!! Mi ha invitato personalmente!!!Sto sognando!!Posso morire in pace adesso!!

«C-Certo!»

«Ci vediamo là stasera, allora.»

«Sì!»

Che felicità...che estasi...al diavolo i vestiti, mi ha invitato!!! E tra tutti quelli che le fanno il filo, proprio me, che sono uno sgorbio, lo sfigato di turno di tutti i turni!!

*

Mi giro. Mi rigiro accucciato sul mio letto. Che scena pietosa starsene qui in mutande a crogiolarsi. Non mi sarei mai sognato che il giorno in cui mi sarei preoccupato del mio aspetto esteriore, arrivasse. Così improvviso...Ma soltanto per stasera. La verità è che non mi sono mai preoccupato di comprarmi abiti da festa. Che bisogno c'era di procurarsene uno? Sono sempre chiuso in camera a disegnare.

Ecco perché serviva procurarsene uno. Per il giorno in cui Tina mi avrebbe invitato personalmente! Sono stato poco speranzoso, ecco qual è la pecca della questione!

...Forse Tina mi ha invitato solo perché voleva che partecipassimo tutti. O perché gli faccio pena. Devo essere realista, con tanti bei giovanotti che possono esserci di sera in un locale alla moda, chi è quell'imbecille che baderebbe a me? Nemmeno il barista mi noterà, figuriamoci Tina.

Ci sono.

CI SONO!!!

Quel tizio mi ha dato il biglietto da visita del suo negozio di vestiti! Sono proprio fortunato! Dov'è? Dove l'ho messo? Forse nella tasca posteriore...O nel portafogli...Eccolo, eccolo!

"L'Alta Moda Di Rosemund Smith". E' dall'altra parte della città, è distante sia da casa mia, sia dalla scuola, sia dal locale. Chi avrebbe mai il negozio in un posto come quello? Non è una zona molto frequentata, forse è perché l'ha pagato poco, questo spiegherebbe la noiosa lezione di economia di ieri a pranzo.

Prenderò l'autobus.

Sono sceso dalle scale e ho salutato Anna, la donna che si occupa della casa.

«Ah, Anna! Stasera non preparare la cena anche per me!»

«Oh, davvero...? E' successo qualcosa di interessante?»

«Ancora no...Dammi la buona fortuna!»

«Buona fortuna figliolo!»

Sono uscito fischiettando notando le chiavi della macchina di mio padre sul piattino di un mobile all'ingresso. Forse se arriverò in macchina, riuscirò a fare colpo su Tina. Prenderò la macchina.

«Anna, prendo la macchina!»

«Eh, come?»

Mi sono chiuso la porta d'ingresso alle spalle e sono entrato in macchina. Ho acceso la radio e ho messo in moto.

La musica aiuta a rilassarmi e a darmi la carica. Non potrei vivere senza la musica. Se non ascolto musica per troppo tempo divento stupido.

Ma dov'è che dovrei girare esattamente? Qui? No, era all'altro incrocio. Devo fare tutto il giro di nuovo. Ecco cosa significa essere asociale.

Dopo molti giri arrivo in "strada dei mercanti". Si chiama proprio così la via. Me lo ricordo perché è insolito. Oh, eccolo lì, con quell'insegna in legno sgargiante. Perché usare lo stile da spiaggia dei surfisti in un'insegna per un negozio di vestiti? In pieno centro anche...Per fortuna che dice "Alta Moda". Forse è proprio vero che gli inglesi e gli americani non hanno gusto per i vestiti. Beh, non dovrei proprio parlarne io, meglio non fare commenti, sono anche in torto.

Ho parcheggiato l'auto e mi avvicino al negozio. Spero di trovare roba decente...

C'è un'entrata in vetro scorrevole. La musica di sottofondo mi mette subito in soggezione...

C'è già una cliente, spero di non attirare cattivi sguardi entrando in un posto del genere così conciato...

«...B-Buonasera.»

«Buonasera! Ah, è venuto a trovarmi sul serio!»

Da dietro al bancone, quel tipo è apparso a passi svelti davanti a me. Indossa un completo con gilet e pantaloni marroni, come un gentiluomo. C'è anche il fiocco nero al collo, come si vede nelle fiction della TV.

A poca distanza l'un l'altro mi rendo conto che è davvero un uomo alto. Alto. E' molto più alto di me, che sono già un metro e settantadue o settantatre. Adesso non ricordo bene. Mi porge una mano velata da guanti per stringermi la mano.

La stringo per cortesia.

«Mr. Ivan, stasera cerca qualcosa di particolare?»

Si ricorda il mio nome. Però io non ricordo il suo. Reginald, Richard...Sono una frana con i nomi.

«Ehm...Devo andare al locale "Upload" stasera e non so cosa mettermi.»

«Uhm...Capisco. Venga davanti allo specchio, diamo un'occhiata insieme.»

E' molto gentile e confidente. Come se io stessi disegnando il manichino a matita.

Mi ha portato davanti allo specchio. La mia autostima non aumenterà di certo guadando quanto sono diverso da lui. L'esatto opposto, la brutta copia dell'essere umano. Sono in imbarazzo. Adesso ricordo perché vado al mercato, lì basta pagare senza troppe moine.

«La base è ottima. E' soltanto trascurata. Adesso voglio sapere da lei: vuole un outfit per fare conquiste o vuole semplicemente qualcosa per una serata più tranquilla?»

Base ottima? Che stronzate. Certo sa come conquistare i clienti. Ma questo non è il mio caso. Sono ventidue anni che mi guardo ogni giorno allo specchio, e non sarà il commesso di un negozio per una mezz'oretta al massimo a farmi cambiare opinione su di me.

«Ehm...Conquiste..No, tranquilla. No , ehm...»

«La vedo in difficoltà. Vuole dare un'occhiata da solo per prima cosa?»

«Uhn...No, non sono capace.»

Faccio schifo nel settore abbigliamento, meglio lasciar fare a chi ha gli occhi esperti.

«Forse vuole fare colpo su una ragazza in particolare.»

Mi sono voltato: la voce chiara e femminile proviene dalla graziosa cliente sulla sedia a rotelle. I suoi lineamenti sono sottili e bellissimi. I corti capelli sottili e castani le abbracciano dolcemente il viso delicato, labbra naturalmente colorite, ciglia lunghe... Sembra un'attrice.

E ci ha preso in pieno. Ah, ho caldo! Non voglio guardarmi allo specchio, sarò rosso... Bingo. Che figuraccia...!!

La ragazza si avvicina incuriosita.

«Rose ha ragione, sei davvero carino.»

Rose..?Ah, Rose da Rosemund.

«Che tipo è lei? Un'intellettuale? Una snob? Si possono capire molte cose basandosi sulla persona che vogliamo affascinare!»

Questa ragazza è socievole e ha un sorriso molto bello, come quello di Julia Roberts.

«Ashley, lascia che me ne occupi io!»

«Molto piacere, mi chiamo Ashley!»

Mi tende la mano.

«Oh...Ivan.»

«Quanti anni hai?»

«Ventidue.»

«Io ne ho ventitre! Tu e Rose siete quasi coetanei, non datevi del lei!»

Squilla un cellulare e la ragazza chiamata Ashley risponde alla chiamata.

Rivolgo uno sguardo al proprietario. Perché mi dava del lei se siamo coetanei? È un tipo strambo.

«Allora, che si fa noi due?»

«..Ehm..»

«Dopo aver afferrato l'obiettivo, vuole uno stile affascinante, da monello, da secchione, da intellettuale?»

«Uhm...Non saprei...Non sono molto aperto.»

«Okay, allora optiamo per uno stile affascinante? Mi segua, le mostro alcuni completi che possono fare al caso suo.»

Ci siamo mossi un po'. Rosemund tira fuori un completo da sera semplicissimo, nero con camicia bianca.

«Se non vuole sembrare troppo formale può tenere la giacca comodamente libera e la camicia sbottonata, non più di tre bottoni o si rischia di sembrare dei gangster! Per questo qui io sconsiglio la cravatta, ma se preferisce possiamo abbinarne benissimo una.»

Che parlantina. Io non riuscirei mai a fare un mestiere del genere.

«Ehm...Va bene questo. Senza troppo impegno. Non voglio sembrare rigido.»

«Perfetto, vuole provarlo adesso?»

Provarlo??No, assolutamente no! Non se ne parla proprio!

«No, grazie. Quanto costa...?» Meglio arrivare al sodo senza troppi giri di parole.

«Venga alla cassa, le faccio uno sconto, dato che è la prima volta che viene qui.»

Sconto? Grandioso!

«Okay.»

«Questo è il prezzo completo e questo è il prezzo scontato.»

Non è molto a confronto dei prezzi nella media. E' economico!

«Lo prendo.»

«Per gli accessori? Vuole qualcosa?»

«Accessori...?»

«Gioielli, foulard, portachiavi...Abbiamo di tutto qui.»

«Ehm...No grazie.»

«Allora ecco a lei lo scontrino! Grazie mille per aver fatto acquisti da noi!»

«Grazie.»

Mi sono voltato con la busta pronto ad andarmene.

«Ah, Mr. Ivan, se posso permettermi...»

«Mh?»

«Quando la vede arrivare, si assicuri di essere al bancone, e di fissarla con il capo rivolto in questa direzione e il dorso della mano sotto il mento, in questa maniera...Alle donne piace molto.»

Ha mimato quello che sta dicendo. Secondo me ha qualche rotella fuori posto.

«I capelli...Si assicuri di raccoglierli in maniera elegante.»

Si è passato una mano inguantata tra i capelli, facendo giocare le ciocche bionde dei capelli che sembrano morbidi. L'ho guardato come se fosse impazzito.

«Può darmi del "tu", quando viene a raccontarmi com'è andata a finire!»

«...Eh?»

Il tipo ridacchia.

«Non vorrà lasciarmi con la storia a metà? Venga a fare due chiacchiere, questo quartiere è noioso!»

In un certo senso mi ha fatto da consulente.

«...Okay.»

«Arrivederci!»

Sono uscito e mi sono messo in macchina, pronto a seguire i consigli che ho ricevuto.

*

Barba regolata, fa molto maschio.

Orologio al polso. Chi se ne frega se l'ho pagato 5 euro alla bancarella, è luminoso e con le luci del locale non se ne accorgerà nessuno.

Chignon in testa.

Bottoni slacciati.

Scarpe lucide rubate a mio padre. È vantaggioso avere lo stesso numero di scarpe.

Sono pronto.

   
 
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