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Autore: _crucio_swag_    09/09/2016    2 recensioni
Sesto anno ad Hogwarts. Draco si ritrova a dover ingannare Harry oltre ad uccidere Silente. Sembra facile ma un sentimento mai provato prima a cui neanche il re delle serpi sa dare un nome gli impedirà di portare a termine ciò che il Signore Oscuro gli ha ordinato. Riuscirà a cambiare la sua anima? Riuscirà a distinguere ciò che è giusto da cio che non lo è? Riuscirà a sciogliere il ghiaccio che avvolge i suoi occhi e il suo cuore?
Questa storia non sarà delle più felici ma vi posso assicurare che avrà un bel lietofine.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Note dell'autrice: Mi scuso se qualcuno non ha potuto leggere questo capitolo la prima volta che l'ho pubblicato.
Però, come molti di voi già sapranno, c'è stato quel problemino con i server di EFP e alcuni contenuti sono andati persi, ad esempio il mio capitolo.
Ho voluto attendere un paio di giorni prima di riprovare a pubblicarlo, per vedere se riuscivano a recuperare qualcosa, è per questo che secondo alcuni di voi non ho mantenuto la promessa di aggiornare ogni 5 giorni circa.
Ma alla fine eccomi qui!
Se mai riusciranno a recuperare i contenuti persi allora elliminerò un capitolo o l'altro, tanto ciò che c'è scritto è uguale, cambiano solamente le Note dell'autrice.

Spero che il capitolo sia di vosto gradimento!
Buona lettura!
Ci vediamo sotto.









 




Capitolo 19

ricordi



“Frizlemon!” esclamò Harry, deciso, rivolto al grande Gargoyle che nascondeva l’entrata per l’ufficio di Silente. Il gigante di pietra balzò di lato, aspettando che il ragazzo avanzasse, poi si riposizionò dov’era. Il Grifondoro salì svogliatamente le scale a chiocciola e dopo un po’ d’esitazione bussò alla porta in legno dello studio.
A dire la verità non è che avesse poi così tanta voglia di immergersi nei ricordi di Tom Riddle per l’ennesima volta, ne aveva già abbastanza di quel mago oscuro e ne aveva già abbastanza in generale. Per altri motivi.
Una voce chiara e amichevole risuonò dall’interno della stanza. “Avanti!”
Harry prese un respiro profondo e cercò di fare la faccia più interessata possibile, anche se sapeva che Silente di certo avrebbe capito il suo stato d’animo, abilissimo Legilimens com’era, e spinse la porta.
Si incantò un attimo a guardarsi intorno, tutti quelli strani oggetti non finivano mai di incuriosirlo, ma venne distratto dalla voce del preside che con un gesto indicò al moro la sedia di fronte alla sua. “Mio caro Harry, sono molto felice di vederti. Accomodati pure!”
Il Grifondoro distolse lo sguardo da uno strano oggetto tondo al cui interno giravano degli ingranaggi e una strana nebbiolina verde e fece ciò che Silente l’aveva invitato a fare, poggiando la sua borsa a tracolla per terra, a lato dei piedi. “Buongiorno professore!”
Il Preside alzò la testa dalla pergamena su cui stava lavorando e con un leggero movimento della bacchetta fece posizionare uno strano disco argentato, che il moro sapeva essere il pensatoio, al centro perfetto della stanza, sospeso per aria.
Harry non poté fare a meno di trattenere un sospiro. Come aveva già detto prima, proprio non aveva voglia di immergersi nei ricordi di Tom, quel giorno.
Silente ovviamente se ne accorse. “Oh no, caro. Tranquillo, oggi ti ho chiesto di venire qui per un motivo completamente diverso dal solito. E sono quasi certo che ti interesserà molto. Prima di cominciare però, vuoi una liquerizia?”
Harry, che in quei giorni non è che mangiasse proprio tanto, a causa della storia Malfoy, allungò una mano verso la ciotola che il preside gli stava porgendo, afferrandone una manciata. “Si, grazie mille!”
“Di nulla. Ma è meglio che ne prendi poche alla volta, altrimenti mordono!” lo avvisò il mago ridacchiando.
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che il Grifondoro si sentì pizzicare un dito e mollò l’intera manciata di liquerizie di nuovo dentro alla ciotola. “Ahia!” mugolò mentre addentava quella che gli era rimasta attaccata all’indice per i denti – Da quanto le caramelle avevano i denti? – e si puliva con un fazzoletto le gocce di sangue che ne fuoriuscivano. “Sono sempre così aggressive?” chiese, vagamente divertito.
“Oh sì! Fanno anche di peggio se non le tratti con delicatezza. Piccole pesti. Però, ragazzo mio, devi ammettere che sono buone” rispose Silente sorridendo.
Harry annuì convinto mentre ne prendeva una alla volta, per evitare di farsi male di nuovo, e se le infilava in bocca.
“Quando vuoi possiamo iniziare” commentò il preside mentre osservava il ragazzo ingozzarsi di caramelle da dietro gli occhiali a mezzaluna.
“Scusi” mormorò il Grifondoro mandando giù le ultime liquerizie.
“Nulla, nulla” disse quello sventolando teatralmente la mano per aria. “Allora, ti chiedo di prestare molta attenzione Harry – il ragazzo annuì vigorosamente – perché quella che sto per spiegarti è forse la cosa più importante che ti dirò in tutti i nostri incontri. Cominciamo dall’inizio. Se sbaglio correggimi ma, hai sentito ogni parola della conversazione tra me e Madama Chips, in infermeria, settimane fa, giusto?”
“Ehm… si. Mi perdoni, non volevo origliare e che…” biascicò lievemente imbarazzato.
“Non c’è problema ragazzo mio, non c’è problema. Tanto avrei dovuto comunque affrontare l’argomento con te siccome hai veramente un ruolo principale e importante in questa storia”
Harry si mosse a disagio sulla sedia.
“Come già sai il professor Piton mi ha riferito ogni particolare dell’accaduto ma per riuscire a comprendere meglio i fatti ho bisogno che tu risponda sinceramente ad alcune mie domande. Innanzitutto, perché hai fatto quelle cose a Draco?”
Il moro abbasso lo sguardo, sentendosi colpevole. “Professore… mi crede se le dico che non so cosa mi sia preso?” riuscì a dire, nonostante l’agitazione.
“Ti credo, Harry, ti credo”
Il ragazzo si rilassò un pochino.
“E dimmi. Sapevi già qualcosa del fatto che Draco fosse un Mangiamorte prima di origliare la conversazione?”
Il Grifondoro prese un respiro profondo, ma sapeva già che con Silente mentire sarebbe stato inutile, quindi rispose sinceramente. “Si, io lo sapevo già. Mi dispiace veramente molto… lo so, avrei dovuto riferirglielo prima ma…” si bloccò. Mica poteva dire al preside che aveva mantenuto il segreto perché non voleva che il Serpeverde venisse scoperto e mandato ad Azkaban, no? Insomma, era pur sempre Draco Malfoy, che tutti conoscevano come suo acerrimo nemico.
“Harry, non vergognarti” lo invitò a continuare Silente.
Allora si decise a parlare, un po’ rosso in viso. “Io non l’ho rivelato a nessuno per proteggerlo…” sussurrò “Non volevo gli succedesse qualcosa di male” aggiunse poi con l’espressione più colpevole che mai.
“Ragazzo mio, non c’è problema. Non dispiacerti per ciò che hai fatto, hai scelto la strada che ti pareva migliore e hai solo contribuito a salvare la vita ad un ragazzo innocente” lo consolò il preside.
Le labbra del moro si sollevarono in un piccolo sorriso.
“Permettimi di farti un’altra domanda” continuò il mago “Sei consapevole del tuo legame con il Signor Malfoy, vero?”
La schiena di Harry si raddrizzò automaticamente e i suoi occhi si puntarono su quelli azzurro acquosi dell’uomo davanti a lui. “Sono consapevole del che cosa con che cosa?” chiese agitandosi, poi si accorse della cagata di frase che aveva formulato e si affrettò a domandare ancora “Insomma… che cosa?”
“Pensavo avessi sentito che sul fianco destro di Draco l’infermiera ha trovato il chiaro segno dell’utilizzo dell’anatema che uccide. E ha pure ammesso che non è ancora completamente cicatrizzato e che quindi risale a pochi mesi fa”
Harry dovette ammettere a se stesso che quasi se ne era dimenticato. “Giusto. Ma che cosa centra con me? Potrebbe essere stato chiunque a lanciargli la maledizione, no? E per puro caso è riuscito a sopravvivere” chiese comunque. Perché davvero non capiva dove il preside volesse arrivare.
“Mio caro, pensaci. Chi è stato ad affidare al ragazzo la missione di ingannarti e farti passare attraverso l’armadio svanitore?”
“Voldemort” rispose Harry, sicuro. Anche se non aveva idea di come, o da chi, Silente fosse venuto a sapere tutte quelle cose.
“E visto che sei qui sano e salvo chi pensi sia stato a lanciare la maledizione a Draco in conseguenza del suo fallimento?”
“Voldemort” rispose ancora, deglutendo.
“E hai sperimentato in gran parte l’anno scorso ciò che può fare con te attraverso quella cicatrice che ti ritrovi” cercò di farlo ragionare il preside.
“Può leggermi nella mente e ha rischiato alcune volte di controllare le mie azioni” disse il ragazzo, sempre più sicuro di capire dove Silente volesse arrivare. “Può farlo anche con Draco?”
“Si, Harry. Può. E chiediti, cos’è che ti permette di resistergli? Per quale motivo a Voldemort entrare nella tua mente provoca dolore?”
“L’ha detto lei. Per l’amore. L’amore di mia padre mi protegge da lui”
Il preside annuì. “C’è un problema però. Tu sei abbastanza forte da resistergli, grazie all’aiuto che ti ha donato la cara Lily quindici anni fa, ma Draco non ne è in grado. Quel ragazzo non è mai stato amato come dovrebbe, da nessuno, e questo non gli offre protezione. Voldemort potrebbe entrare nella sua mente e controllare ogni sua mossa, in qualsiasi momento”
Mille domande frullavano per la testa del ragazzo quindi decise di cominciare con quella che gli premeva sapere di più “Professore, prima ha detto che sicuramente la formazione del taglio a forma di saetta non risale a più di pochi mesi fa. Ma se è come dice lei, allora com’è possibile che tra noi non sia ancora avvenuto una qualche specie di ‘legame’?”
Silente si alzò dalla sedia e si posizionò al centro dello studio, accanto al pensatoio, invitando Harry a fare lo stesso. “Ci sono state diverse volte in cui è accaduto, invece, ma questo non vuol dire che tu te le ricordi”
“Cosa intende? Lei le ha viste? Le hanno viste tutti tranne me e Draco?”
“Oh no, mio caro. Non le ha viste nessuno, stai tranquillo. Ma di nuovo ti chiedo di riflettere: in quali momenti riesci a leggere nella mente di Voldemort?”
Di nuovo Harry rispose sicuro. “Solo quando lui prova un immensa felicità o un immensa rabbia”
“Ecco, per voi due è un po’ diverso ma comunque simile. Vi ricorderete del ‘legame’ avvenuto tra voi solamente se proverete contemporaneamente uno stesso sentimento, ad esempio odio, amore, rabbia, felicità, dolore, tristezza, paura, oppure quando i vostri pensieri riguardano uno stesso argomento”
Il Grifondoro non poté fare a meno di sgranare leggermente gli occhi. Ecco cos’era successo l’ultima volta nell’aula di Difesa contro le Arti oscure, quando Malfoy non era riuscito a fare il Patronus. Ecco perché aveva sentito una specie di “legame” con lui. Perché entrambi i loro pensieri riguardavano contemporaneamente il comportamento di Harry in quella sera di Natale. Però non avrebbe saputo dire in quale altra volta, di cui parlava Silente, fosse successo. “Professore, io non ricordo quasi nulla” disse allora.
Il preside si avvicinò al pensatoio e estrasse a bacchetta “I ricordi ci sono, ma sepolti dentro la parte più remora della tua mente. O del tuo cuore si oserebbe dire. – aggiunse sorridendo – Se ci tieni a riviverli allora lascia che ti aiuti”
Il moro si avvicinò a lui e chiuse gli occhi. “Mi piacerebbe ricordare” disse.
“Harry, cerca di essere forte. Potrebbero non essere particolarmente felici” replicò il preside premendo la punta della bacchetta sulla tempia del Grifondoro e estraendone dei fili lucenti che deposito sulla superficie del pensatoio.
 
*****

Draco, rimasto solo in dormitorio, come succedeva sempre da lì a quattro settimane prima, si rianimò di colpo.
Gli occhi, prima vuoti, scintillarono al buio della stanza e il viso inespressivo riprese i suoi soliti lineamenti da Serpeverde.
Per la prima volta dopo settimane e settimane avvertì DOLORE, a cui era così tanto abituato da non farci caso.
Una fitta al fianco destro, dove si trovava il taglio a forma di saetta, per l’esattezza.
La sua vista si oscurò improvvisamente.
 
 
Si sentì precipitare nel vuoto per alcuni instanti poi toccò delicatamente terra.
Delle macchie di colore cominciarono ad addensarsi tra di loro formando figure dai contorni leggermente sbiaditi.
 
All’inizio apparve solo l’immagine di un lembo di pelle esageratamente pallida su cui era inciso un profondo taglio a forma di saetta.
 
Poi tutto cambiò e Draco cominciò a rivivere gli stessi identici ricordi che nello stesso preciso momento stava rivivendo Harry, ma quest’ultimo attraverso il pensatoio mentre lui attraverso la sua stessa mente.
Tutto ciò grazie al loro legame.
 
Una stanza al biondo sconosciuta, con letti a baldacchino dalle tende scarlatte, prese forma attorno a lui.
Riconobbe un ragazzo dai capelli neri, dalla carnagione scura e dall’inconfondibile cicatrice a forma di saetta, sulla fronte, dormire pacificamente in uno dei letti.
Una voce, la voce di Draco, risuonò all’interno della stanza propagandosi per le pareti. “Harry, aiutami…”
Al quel sussurrò il Potter del ricordo si svegliò di colpo, lanciando un urlo terrorizzato…
 
*****
 
Harry riaprì gli occhi e rimase un momento a fissare quella sostanza ne liquida ne solida in cui vorticavano i suoi ricordi, mentre Silente mescolava il contenuto con la bacchetta.
Poi prese un respirò profondo e immerse il viso.
 
 
Si sentì precipitare nel vuoto per alcuni instanti poi toccò delicatamente terra.
Delle macchie di colore cominciarono ad addensarsi tra di loro formando figure dai contorni leggermente sbiaditi.
 
All’inizio apparve solo l’immagine di un lembo di pelle esageratamente pallida su cui era inciso un profondo taglio a forma di saetta.
 
Poi tutto cambiò e Harry riconobbe il suo dormitorio e un altro se stesso sdraiato sul letto.
 
Una voce risuonò all’interno della stanza propagandosi per le pareti. “Harry, aiutami…”
Al quel sussurrò il Potter del ricordo si svegliò di colpo, lanciando un urlo terrorizzato. Si tirò su di scatto ansimando affannosamente, la cicatrice arrossata, e cadde dal letto per il movimento troppo brusco. Poi si raggomitolò su se stesso, tenendosi la testa fra le mani e dondolando avanti e indietro mentre urlava. Sembrava stesse cercando di coprire con le sue grida quel continuo “Harry, aiutami… Harry, aiutami… Harry, aiutami…” che risuonava nel dormitorio.
     Il vero Potter si rese conto che quella era la voce di LUI. La voce di Draco.
“Fratello stai bene?” chiese il Ron del ricordo che, come Neville, stava accorrendo dal moro preoccupato per le sue urla.
     Il vero Harry si accorse che Dean e Seamus non c’erano e si ricordò anche che era perché erano entrambi
     tornati a casa per le vacanze natalizie
 Il Potter del ricordo, intanto, continuava a tapparsi le orecchie e a dondolare disperato, così il rosso gli poggiò entrambe le mani sulle spalle e lo bloccò al lato del letto. “Calmati! Che succede? Sono le 3 di notte!” esclamò. Ma di nuovo l’altro non parve accorgersi della sua esistenza.
     Il vero Potter sentì un paio di mani invisibili poggiarsi su di lui e scuoterlo, come se il ricordo fosse reale e
     Ron gli stesse facendo quelle determinate cose in quel preciso momento.
“SMETTILA! SMETTILA!” urlò all’improvviso il moro dei ricordi scuotendo velocemente il capo.
“Cosa gli sta succedendo?” chiese un Neville con la faccia assonata, probabilmente dal risveglio improvviso. “Perché urla in quel modo? Sta morendo?!?!”
Ron sembrò non ascoltarlo mentre spostava le mani del Potter dei ricordi, che tenevano tappate le proprie orecchie, e gli prendeva la testa fra le sue costringendolo a guardarlo negli occhi.
“DRACO SMETTILA, TI PREGO!” urlò l’Harry non reale.
Il rosso, con un’espressione confusa, gli sollevò il viso e quando lo fece scoprì le lacrime che bagnavano le guance, la fronte sudata e la cicatrice doppiamente più arrossata del Potter dei ricordi. “Harry, torna nel mondo reale!” urlò Ron scuotendo piano il suo finto lui.
Il Potter non reale sembrò accorgersi un pochino della presenza di qualcun’altro.
Nel frattempo, il solito sussurro “Harry, aiutami…” continuava a risuonare per le pareti.
     Il vero Harry capì che quella voce doveva averla sentita solamente lui perché le altre persone presenti
     nel dormitorio parevano non accorgersene minimamente.
“Svegliati! Sono qui! Torna nel mondo reale!” esclamò di nuovo il Ron dei ricordi.
Questa volta il finto Potter sembrò sentirlo e reagire. Trasse un affannato respiro profondo.
“Cos’è successo?” domandò poi con aria piuttosto confusa, aprendo gli occhi, e rendendosi conto di essere seduto a terra con il viso del rosso dritto davanti a lui…
 
Tutto svanì ritrasformandosi in macchie di colore e il ricordo cambiò.
 
Il vero Harry riconobbe il corridoio dei sotterranei e non poté fare a meno di deglutire, preoccupato, ricordandosi perfettamente a quale ricordo si riferiva quello scenario.
 
Un altro se stesso avanzò di qualche passo in avanti costringendo un certo ragazzo biondo ad indietreggiare, fino a rimanere bloccato contro una parete dei sotterranei, con il proprio avambraccio ancora saldamente stretto nella mano dell’Harry non reale. “Per caso ti hanno cacciato perché hanno scoperto che sei gay?” sibilò il Potter dei ricordi con una voce pazza e intrisa di odio.
Il biondo, la cui preoccupazione si poteva notare da kilometri, cercò di liberare il braccio ma l’altro non glielo permise anzi, bloccò entrambi i suoi polsi inchiodandoli al muro sopra la sua testa. “Non avvicinarti! Che cazzo vuoi da me?” esclamò allora con un tono minaccioso.
Siccome il ragazzo biondo continuava a dimenarsi il Potter dei ricordi premette il corpo contro quello dell’altro ragazzo intrecciando le gambe alle sue per impedirgli di scalciare. “Io voglio te. Sei mio” sussurrò avvicinandosi.
     Fu in quel momento che il vero Harry fu assolutamente sicuro che quel ragazzo biondo fosse il
     Serpeverde che tormentava i suoi pensieri da settimane e settimane.
Il finto Draco si appiattì contro il muro, senza parlare. Probabilmente perché preso dal panico.
L’altro se stesso, allora, assottiglio gli occhi, riducendoli a due perfide fessure, in uno sguardo di puro odio. “E tutta colpa tua!” disse poi in un sussurrò quasi isterico.
Se possibile, il biondo si schiacciò ancor di più contro la parete, completamente terrorizzato.
L’Harry dei ricordi annusò l’aria vicino al viso dell’altro ragazzo poi si avvicinò di scatto al collo di Draco cominciando a mordere e succhiare avidamente i lembi di pelle, lasciando segni di denti e dolorosi lividi violacei su tutta la superficie.
     Il vero Potter sentì il collo del Serpeverde sotto le sue labbra e i suoi denti, come se fosse reale, e si
     schifò da solo per ciò che aveva fatto.
Il Draco non reale si irrigidì di colpo gemendo dal male. “Potter, smettila ti prego!” lo implorò.
Il se stesso dei ricordi però tenne salda la presa e continuò quello che stava facendo. Ad un certo punto morse pure la carne dietro all’orecchio dell’altro ragazzo, strappandone un lembo.
Il sangue sorpassò il colletto della camicia del biondo e scorse lento verso il basso, lungo tutta la sua spina dorsale, macchiando il retro dell’indumento. “Ti prego, basta! Mi stai facendo male…” mormorò con la voce sconvolta e strozzata dal dolore.
     Il vero Harry non riuscì a reprimere le lacrime alla vista di quella scena orrenda. Come aveva potuto fare
     una cosa del genere?
Il finto se stesso, di nuovo, non lo ascoltò. Anzi gli morse il labbro inferiore e quando il sangue cominciò a gocciolare dal mento del biondo iniziò a leccarlo avidamente.
     Il Potter reale distolse lo sguardo, scandalizzato, mentre sentiva il sapore del sangue del Serpeverde sulla
     sua stessa lingua.
“Aiuto! Aiutatemi!” urlò il Draco dei ricordi mentre si dimenava ma non li uscì più di un roco sussurro. E inoltre in corridoio non c’era nessuno e quindi non sarebbero comunque riusciti a sentirlo.
La mano del finto Harry si infilò sotto alla camicia del ragazzo biondo e le sue unghie cominciarono a graffiargli la pelle delicata della schiena con foga, come se farlo fosse una specie di droga.
L’altro se stesso sembrò non rendersi conto delle cose orrende che stava facendo e continuò a scorticargli la schiena fin quasi a consumarsi le unghie, scavando sulla carne e macchiandosi le mani del suo sangue.
Le gambe del Draco del ricordo tremarono, deboli. “Smettila! Ti prego basta! Si, è tutta colpa mia, lo so! Ma smettila, mi stai uccidendo…” mormorò con la voce spezzata.
Non si sa come ma, quando l’Harry non reale passò accidentalmente la mano sopra al taglio a forma di saetta, sul fianco destro di Draco, accadde una cosa strana.
Entrambi i ragazzi dei ricordi si immobilizzarono all’istante.
Il finto biondo smise di dimenarsi.
Il finto moro, anche se con una mano ancora saldamente ancorata ai polsi dell’altro, indietreggiò di un passo, staccandosi, mentre la cicatrice arrossata pulsava.
 
Il vero Harry non seppe spiegarsi perché ma la sua visuale si annerì e lui entrò per dei momenti nella testa di entrambi, conoscendone i reciprochi pensieri.
 
Fu in quel momento, quando si guardarono negli occhi per la prima volta, che Draco sentì la RABBIA che provava il Grifondoro nei suoi confronti come se appartenesse a lui stesso. E capì anche il perché. Siccome il moro provava dei sentimenti forti verso di lui, ed era convinto che essi non venissero ricambiati, aveva PAURA di perderlo per sempre. Allora si ritrovava ad odiarlo per essere stato tradito e perché amarlo non poteva.
 
Fu in quel momento, quando si guardarono negli occhi per la prima volta, che Harry sentì il DOLORE che provava il Serpeverde per ciò che lui gli stava facendo come se appartenesse a lui stesso. Sentì i morsi e i graffi sulla carne, un nodo in gola e un grosso peso sullo stomaco. La realtà era che il biondo ricambiava veramente quei sentimenti e si sentiva sinceramente in colpa sapendo di aver sbagliato per l’ennesima volta. Perché era convinto che lui non avrebbe mai più voluto stargli accanto e che non l’avrebbe mai più perdonato dopo quello che gli aveva fatto.
 
Quel momento non durò molto però fu sicuramente significativo.
I pensieri del vero Harry e di Draco svanirono, lasciando di nuovo posto alle immagini e ai ricordi.
 
Probabilmente approfittando di quel momento di quiete, il finto Draco caricò una gamba per poi sferrare una ginocchiata in pancia al Potter non reale che indietreggiò e cadde a terra mollando la presa sui polsi dell’altro ragazzo.
A quel punto il biondo dei ricordi scattò verso la sua Sala Comune muovendo velocemente le gambe e riuscì a rifugiarsi dentro alle mura prima che il finto Harry si rendesse conto di ciò che era successo.
L’altro se stesso, ancora a terra per la ginocchiata del biondo, si guardò le mani, coperte dal sangue di Draco, e sorrise...
 
 
Harry avvertì la sensazione di un paio di mani che lo afferravano da dietro, per le spalle, portandolo a essere risucchiato all’ esterno del pensatoio.
Appena smise di sentire il solletico del leggero strato di sostanza, né liquida né solida, che gli sfiorava il collo aprì gli occhi, ritrovandosi di nuovo nello studio di Silente.
Ma il suo fisico non resse e fu costretto a chiuderli subito dopo e a sedersi a terra, per evitare di schiantarsi se fosse rimasto in piedi ancora un po’, con il respiro affannato, gli occhi gonfi di pianto e le scene di quei terribili ricordi che, ora più che mai, gli occupavano la mente.
 
*****
 
Probabilmente approfittando di quel momento di quiete, il finto se stesso caricò una gamba per poi sferrare una ginocchiata in pancia al Potter del ricordo che indietreggiò e cadde a terra mollando la presa sui suoi polsi.
A quel punto l’altro lui scattò verso la Sala Comune dei Serpeverde muovendo velocemente le gambe e riuscì a rifugiarsi dentro alle mura prima che il Potter non reale si rendesse conto di ciò che era successo.
L’Harry del ricordo, ancora a terra per la ginocchiata dell’altro se stesso, si guardò le mani, coperte dal suo sangue, e sorrise...
 
 
Draco avvertì la sensazione di un paio di mani che lo afferravano da dietro, per le spalle, portandolo a essere risucchiato all’esterno della sua stessa mente.
Appena smise di sentire la sensazione di pesantezza alle palpebre aprì gli occhi ritrovandosi di nuovo nel suo dormitorio.
“Draco? Draco che ti prende? Stai bene? Sono venuta a darti la pozione che mi ha ordinato Madama Chips” la voce di Pansy gli penetrò i timpani dolorosamente, abituato com’era da settimane a non sentire alcun suono al di fuori del suo respiro.
Il Serpeverde reagì per la prima volta dopo quasi un mese e spinse via la ragazza corvina con tutta la forza che aveva in corpo, lasciandola a bocca aperta, distesa sul suo letto, con un flacone di pozione nutriente e un bicchiere ancora stretti tra le mani.
Poi corse fuori dalla Sala Comune con quanta più velocità gli permisero le sue esile gambe e cominciò a salire scalinate su scalinate. Il respiro affannato, gli occhi accesi di paura e le scene di quei terribili ricordi che, ora più che mai, gli occupavano la mente.
 
Non poteva aspettare.
     Primo piano…
Aveva capito da cosa era provocato l’odio e la rabbia che Harry aveva mostrato nei suoi confronti: dalla paura di perderlo.
     Secondo piano…
E qualcosa gli diceva che il Grifondoro aveva vissuto i suoi stessi ricordi, aveva capito che lui ricambiava i suoi sentimenti e che quindi lo sarebbe venuto a cercare al più presto.
     Terzo piano…
E non poteva permetterlo.
     Quarto piano…
Se Harry l’avesse convinto a restare allora non avrebbe più potuto fare nulla per impedire a se stesso di ucciderlo.
     Quinto piano…
In quel momento sentiva che c’era qualcosa di diverso dentro di lui, e che quel “qualcosa” l’avrebbe portato ad uccidere il ragazzo moro.
     Sesto piano…
Il Grifondoro doveva salvarsi.
     Settimo piano…
Lui doveva morire, adesso.
     Scala a chioccola…
Aveva già atteso troppo e ora non c’era più tempo.
 
Aprì di colpo la porta della Torre di Astronomia e si posizionò al centro del grande terrazzo, il corpo rivolto verso il punto in cui la ringhiera di protezione mancava e sotto di essa si estendeva il vuoto.
Un passo… Un altro passo…
 
*****
 
“Mio caro ragazzo, calmati. Erano solo ricordi, non è successo nulla!”
La voce di Silente, calma e rassicurante, interruppe per un momento il flusso continuo di immagini orribili che popolavano la mente di Harry. “Professore, quelle cose sono successe veramente… ed erano così reali…” mormorò mentre cercava di trarre dei respiri profondi.
“Lo so, lo so. Ma ora è tutto passato, non c’è bisogno di disperarsi” continuò il preside.
“Io… io devo chiedergli scusa. A Draco. Adesso” disse il moro mentre si alzava cautamente in piedi, per non rischiare di cadere in terra per i movimenti troppo bruschi, e dopo aver recuperato la sua borsa si dirigeva verso la porta.
Ma Silente lo fermò poggiandogli una mano sulla spalla. “Harry, ricordi ciò che ti ho detto prima? Il Signor Malfoy non è in grado di impedire a Voldemort di controllargli la mente e il corpo”
“Si, certo che lo ricordo, Professore, ma cosa…?” rispose il ragazzo frettolosamente, impaziente di andarsene.
Il preside però lo interruppe con un gesto della mano. “Harry, il motivo per cui ti ho chiesto di venire qui sta sera è uno soltanto…”
Il Grifondoro si girò verso Silente, ascoltandolo attentamente.
“… Draco non ha mai ricevuto amore in vita sua e di conseguenza non sa cosa voglia dire amare. E’ per questo che spesso e volentieri, come hai potuto notare soprattutto negli anni precedenti, compie azioni fastidiose e qualvolta pericolose. Ma non è colpa sua, non lo è mai stata. E’ proprio perché quell’amore gli manca che non sarà in grado di controllarsi se Voldemort decidesse di manovrare la sua mente, e a quel punto saremmo veramente, tutti, in pericolo”
Il moro annuì.
“Lui ha bisogno di qualcuno che lo ami e che lo faccia sentire protetto, ora più che mai, vista la complicata missione che si ritrova. E ti ho chiamato qui perché penso che tu sia l’unica persona che possa soddisfare il suo bisogno…”
Silente fece una pausa in cui il silenzio sembrò prolungarsi per ore.
“Harry, ti chiedo di amare Draco e di insegnarli ad amare”
Il cuore del Grifondoro perse un battito. “Professore… si-si tratta di… Draco Malfoy…” balbettò imbarazzato.
“Mio caro ragazzo, credi veramente che sarà così difficile farlo?”
“No… io non… cioè… nel senso…” si fermò un attimo per rimettere in ordine i pensieri e smettere di sparare parole a caso come un deficiente. “Insomma, è un uomo e poi è Draco Malfoy”
“Ah… non hai ancora capito che so tutto di ciò che è successo tra voi?”
“Lei… come? Cosa?... Mi ha letto nella mente?” chiese il Grifondoro sentendosi colto con le mani nel sacco. Era arrossito peggio dei capelli di Ron e si torturava insistentemente il labbro inferiore con i denti.
“Harry, non c’è nulla di male nell’amare” disse Silente, con un ampio sorriso, per poi congedare il ragazzo e ritornare alle pergamene su cui stava lavorando prima che quello arrivasse.
 
 
Potter scese le scale a chioccola ancora imbarazzato e un po’ sconvolto, per il semplice fatto che il professor Silente sembrava sapere tutto. Anche se la faceva spesso quella cosa di leggergli nella mente sta volta era diverso, sta volta voleva scomparire dalla vergogna.
Ma non fece in tempo a pensare ancora alla figura che aveva fatto perché delle urla di terrore, sulla sua destra, in direzione del portone d’ingresso che si apriva sul giardino del castello, attirarono la sua attenzione.
Si fermò un attimo ad ascoltare, le orecchie ben aperte per tentare di sentire qualcosa.
 
“Ommioddio, guardatelo!”
“E’ pazzo!”
“Cosa sta facendo là in cima così vicino al precipizio?”
“Pochi passi e morirà sicuramente, nessuno sopravvive ad un’altezza del genere”
“Ma chi è?”
“Sembra quasi quel ragazzo del sesto anno che se ne va in giro da un mese come uno zombie”
“Si, penso anche io sia lui! Guardate i capelli biondo platino!”
 
Il suo cuore fece una tripla capriola all’indietro per poi bloccarsi dritto in gola. Aveva un bruttissimo presentimento.
Fece per dirigersi verso le voci quando un affannata Hermione, che stava correndo verso di lui alla velocità della luce, si schiantò contro il suo petto rischiando quasi di farlo cadere a terra.
I libri appena presi da lei, pochi minuti prima in biblioteca, si sparsero per il corridoio, attorno a loro.
La ragazza non perse tempo a scusarsi o a raccoglierli. Si portò una ciocca di capelli indemoniati dietro l’orecchio e dopo aver fatto un paio di respiri profondi per calmare il fiatone, con una voce a dir poco sconvolta, biascicò le seguenti parole: “Harry… Malfoy… Torre di Astronomia… Suicidando…”
Il mondo intero sembrò fermarsi per un momento.
Il ragazzo rimase immobile, lo sguardo puntato davanti a sé e il cuore che batteva all’impazzata.
Hermione, vedendo che se ne stava lì impalato senza fare nulla, lo prese per le spalle e lo scosse più forte che poteva. “Harry, cazzo! Malfoy si sta suicidando!”
A quel punto Potter sgranò gli occhi, non aveva mai sentito la sua migliore amica dire parolacce! “Domani c’è il sole con i fulmini” pensò tra sé e sé.
 
Poi le fece un cenno e corse con quanta più velocità gli permisero le sue corte gambe, cominciando a salire scalinate su scalinate. Il respiro affannato e gli occhi accesi di paura.
 
Non poteva aspettare.
     Primo piano…
Aveva capito da cosa era provocato il comportamento che Draco aveva mostrato in quel mese: dalla paura di essere odiato da Harry.
     Secondo piano…
E qualcosa gli diceva che il Serpeverde aveva vissuto i suoi stessi ricordi, aveva capito che lui non lo odiava e ricambiava i suoi sentimenti e che quindi avrebbe cercato di allontanarsi da lui al più presto.
     Terzo piano…
E non poteva permetterlo.
     Quarto piano…
Harry doveva convincerlo a restare anche se questo l’avrebbe portato a farsi uccidere dallo stesso Draco.
     Quinto piano…
In quel momento sentiva che c’era qualcosa di diverso dentro di lui, e che quel “qualcosa” l’avrebbe portato ad amare il biondo e ad insegnarli ad amare, di conseguenza.
     Sesto piano…
Il Serpeverde non meritava di morire.
     Settimo piano…
Lui invece sì, dopo tutto il male che gli aveva fatto.
     Scala a chioccola…
Aveva già atteso troppo e ora non c’era più tempo.
 
Attraversò di colpo la soglia della porta della Torre di Astronomia e si bloccò improvvisamente, mollando malamente a terra la borsa, lo sguardo pietrificato sulla scena che gli si presentava davanti.
 
Draco si trovava nel grande terrazzo, il corpo rivolto verso il punto in cui la ringhiera di protezione mancava e sotto di essa si estendeva il vuoto.
Dritto sul bordo del precipizio, i piedi mezzi poggiati nel legno, mezzi sospesi per aria.
Le braccia tese lungo i fianchi e i pugni chiusi.
 
Senza avere il coraggio per avanzare, o la forza per indietreggiare…























 




Note dell'autrice: Ok, vi prego... non cruciatemi perché ho interrotto tutto sul più bello... o sul più brutto si oserebbe dire!
Ho dovuto farlo per creare un pò di suspance... ehehehe
Tralasciando la fine del capitolo, per cui probabilmente ognuno di voi vorrà strangolarmi per convincermi ad andare avanti, che cosa ne dite? Vi è piaciuto?
Personalmente io mi sono divertita molto a scriverlo con questo intreccio tra realtà e ricordo e tra Draco e Harry.
Spero di essere riuscita a spiegare bene cosa comporta essere un horcrux umano, negli altri capitoli lo avevo solamente fatto intendere con alcuni avvenimenti. E beh... ovviamente, quale persona migliore per far conoscere ad Harry la realtà dei fatti se non Albus Silente? Lui sa sempre tutto...
Penso abbiate notato anche che ho ripetuto le scene già avvenute negli scorsi capitoli, trasformandoli in ricordi. Spero sinceramente che rivivere la storia non vi abbia annoiato. Io ho trovato giusto riscriverla per far intendere meglio i sentimenti e il legame dei nostri due protagonisti.

Concludo ringraziando sempre tutti: chi segue, chi ricorda, chi preferisce, chi recensisce e anche chi legge in silenzio.
Un ultimissima cosa... Non è che ci sarebbe qualcun'altro disposto a recensire oltre ai miei due amori che lo fanno sempre?
Mi basta anche una parolina piccola piccola, solo per sapere il vostro parere sulla mia fanfiction!

Alla prossima!

   
 
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