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Autore: Ashley More    14/09/2016    3 recensioni
Lei è bella come un angelo, dolce come il miele, brillante come un gioiello, preziosa come l'aria che si respira.
Ma, in realtà, lei non è nulla di tutto ciò...è solo menzogna, ipocrisia e bugia.
Lei è il male.
(Se amate Lily Evans, questa storia non fa per voi.)
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Severus Piton, Sirius Black, Voldemort | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Sirius/Lily
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Lily vs Petunia

 

Luglio 1969:

 

Petunia era una ragazzina diligente e per bene.
Non aveva mai dato di che preoccuparsi ai suoi genitori, amava i passatempi semplici e la lettura, non era molto brava negli sport e, a dirla tutta, non ne aveva mai praticati e non se ne preoccupava.
In educazione fisica, a scuola, era mediocre: non un disastro, non un portento.
Nelle altre materie aveva una buona media e, nel complesso, si riteneva soddisfatta.
Ovviamente, quando Lily aveva cominciato a frequentare la sua stessa scuola, lei ne era stata del tutto eclissata.
Erano tutti molto perplessi, notando la differenza tra le due sorelle.
“Davvero? Sei la sorella della Evans?” guardavano Lily con gli occhi fuori dalle orbite, paragonandola a lei, Petunia.
La rossa e bella Lily, con i capelli di fiamma e gli occhi di smeraldo, l’incarnato perfetto e il sorriso dolce?
Lei, quella ragazzina leggiadra e bravissima in tutto, sorella di Petunia?
La scialba, sbiadita, mediocre Petunia?
La sorella maggiore sospirava e incassava: sapeva di sparire al fianco di Lily ma non se ne aveva a male.
Era una personcina troppo pragmatica e concreta per struggersi su qualcosa che non poteva mutare.
Ma, da quando Lily aveva palesato i suoi poteri speciali, i suoi “regali” come amava chiamarli lei, Petunia non riusciva più a dormire tranquilla.
Era ossessionata da qualsiasi cosa facesse o dicesse sua sorella minore, ne aveva il terrore più assoluto e, la cosa spaventosa, era che, oltre a lei, nessuno sospettava, vedeva o capiva.
La Sig.ra Evans, Olive, trovava le peripezie acrobatiche di sua figlia Lily eccezionali; la donna era orgogliosa di vederla compiere balzi altissimi, di sentire il suo insegnante di educazione fisica elogiarla e spandersi in mille complimenti per le sue doti innate.
Le caute perplessità di Petunia, che cercava di farle comprendere quanto fosse pericoloso, per la sua figlia più giovane, compiere simili gesti, la irritavano ma, per non sembrare una mamma snaturata, ammoniva Lily e le raccomandava di essere prudente.
In fondo, Olive credeva che Petunia fosse solo invidiosa della sorella, viste le sue scarse qualità e attitudini.
Lo credeva lei, che era la loro madre, e lo credevano tutti gli altri.
Se cercava di farli ragionare, veniva zittita: Lily era un vanto per tutta la famiglia.
Il Sig. Evans era l’unico a non trattare Petunia come una piccola vipera gelosa della sorella ma, con somma sofferenza della sua figlia maggiore, la trattava con una certa condiscendenza.
Sembrava giustificarla e perdonarla per quella gelosia, amandola nonostante la credesse un’inguaribile invidiosa.
Quell’estate, torrida e irrespirabile, stava passando così: Petunia sempre alle calcagna di sua sorella, che girava per il paese elargendo fascino, mangiando granite, ridendo con i suoi amici.
Solo che, da un po’ di tempo a quella parte, Petunia aveva colto un cambiamento in Lily: sembrava distratta eppure, senza che nessun altro lo notasse, aveva preso ad interessarsi di un argomento in particolare.
All’iniziò pensò di essere troppo ossessionata dalla propria sorella minore e cercò di ignorare quei segnali, finché un giorno comprese di avere ragione e di aver visto giusto.
Si trovavano al parco giochi vicino alla scuola, Lily e i suoi amici erano gli unici che lo frequentassero, era sempre esposto al sole e i pochi giochi presenti erano così impregnati dal calore da essere poco invitanti.
Magdaline ed Elinor, le due amiche del cuore di Lily, non facevano che occhieggiare Petunia, per poi sussurrare e ridacchiare all’orecchio della sorella.
Lei lo vedeva, scorgeva il lampo divertito e soddisfatto di Lily, eppure la ragazzina, per non sminuirsi agli occhi degli altri, all’ennesima presa in giro verso Petunia, assunse l’espressione più dolce e combattiva del mondo, fulminando le altre due bambine e sussurrando, in modo udibilissimo : “Smettetela...è mia sorella, le voglio bene...non è brutta come una biscia d’acqua, come dite voi…”.
Paul, John e Michael, i tre ragazzini che orbitavano sempre attorno alla bella Evans, scoppiarono a ridere di gusto.
- Non mi importa quello che pensate…- borbottò Petunia, arrossendo proprio malgrado.
La sua uscita così misera aumentò l’ilarità del gruppetto.
Lily scattò in piedi, stringendo i pugni.
- Smettetela! Non dovete permettervi...se non la piantate me ne vado!-
Gli altri smisero di colpo e indirizzarono a Petunia delle scuse poco sentite; Lily sorrise in modo fulgido e i tre si sciolsero d’amore per lei.
Petunia ignorò i tre ragazzini, continuò a dondolarsi piano sull’unica altalena disponibile e, con un guizzo di rincrescimento, colse la linguaccia ilare che sua sorella le rivolse, badando di non farsi vedere da nessun altro.
In ogni caso, dopo quello scambio, la conversazione deviò verso uno degli argomenti preferiti di Paul.
- Vabbé...ehm...se parliamo di bruttezza, nessuno batte Severus Snape, il mostriciattolo di Spinner’s End!-
Petunia lo vide, lo colse davvero: lo sguardo di bramosia che si accese negli occhi verdi di sua sorella.
La vide mordicchiarsi le labbra, per la voglia trattenuta di porre delle domande su quel ragazzetto inquietante.
- Ah! L’ho visto al mercato con sua mamma!- squittì Elinor, che era una bambina dai capelli ricci e il viso simile a quello di un topolino - Mia zia, che le vende sempre il latte, ha raccontato a mia mamma che, per pagare, la Sig.ra Snape deve sempre fare debiti…-
Michael scosse la testa, sbuffando.
- Cosa ce ne frega dei debiti di sua madre?!- sbottò, lanciando un’occhiataccia alla ragazzina ricciuta - Io so che più di qualcuno ha subito dei danni a causa sua, di quel marmocchio rachitico! Phil, mio cugino, lo ha visto letteralmente volare oltre una recinzione per scappare da un gruppo di ragazzi più grandi!-
Magdaline, che era robusta e sgraziata, represse un gridolino.
- Sono panzane!- rise John, guadagnandosi un manrovescio sulla nuca da parte del suo amico.
- No! Alcuni dicono di essere stati colpiti da delle pietre spuntate da chissà dove, mentre cercavano di rimetterlo al suo posto! Gli hanno preso la merenda per scherzo e si son ritrovati in mano una lucertola gigante!-
Ovviamente erano favole, dicerie.
Eppure le due sorelle Evans sapevano che cose così, eventi simili, erano possibili.
Lily ascoltava in silenzio ma, alla fine, non poté trattenersi.
- Queste cose che fa...tutto questo, succede solo quando ha paura o è agitato?-
Gli altri cinque la fissarono sorpresi.
Lei assunse la sua migliore espressione innocente, che fu interpretata a modo loro dai suoi amici.
- Senti Lily, se li merita quei dispetti, credimi! E’ un bambino inquietante e suo padre è un uomo cattivo, sua madre elemosina vestiti e cibo. Da quello che so i guai se li cerca; so che tu sei troppo gentile per capire, ma non devi provare pietà, fidati!-
La ragazzina sbatté gli occhi e, per un attimo, parve spiazzata ma si riprese in fretta.
- E’ solo che mi dispiace...non penso esista qualcuno davvero cattivo!-
Petunia la fissò con gli occhi sgranati: come ci riusciva? Come poteva apparire così quando, lei lo sapeva, in realtà era tanto diversa?
Sulla via del ritorno, Lily era meditabonda.
- T-ti interessa quello Snape? Pensi che anche lui...sappia fare le cose che fai tu?-
Sua sorella la fulminò con lo sguardo.
- Nessuno sa fare quello che faccio io! Nessuno!-
Il piccolo volto si distorse e apparve meno celestiale di quello che non fosse di solito.
Eppure Petunia sapeva che era proprio quello che Lily temeva: non essere unica e speciale.
Capì anche che quel Severus, che conosceva solo di vista, era diventato l’oggetto della rabbia vendicativa di sua sorella e, quindi, era in pericolo.
“Ma anche lui sa difendersi…” pensò, restando senza fiato per il sentimento di trionfo che provò all’idea di sua sorella Lily sconfitta da qualcuno.
Quella sensazione di giubilo si spense in un attimo: in fondo al suo animo, Petunia sapeva che nessuno riusciva ad essere determinato e cattivo quanto Lily.
Non voleva pensare questo di sua sorella, si sentiva anche in colpa quando lo faceva ma, non poteva farne a meno.
Quando era sola e a distanza di sicurezza, si permetteva di aprire quel cassetto mentale e pensare: “Si...Lily è cattiva...e pericolosa…”.
Poi respirava a fondo, piena di terrore, e cercava di sigillare tutto ciò in fondo al suo cervello e al suo cuore.
Presto le paure di Petunia si rivelarono fondate: Lily la costrinse a fare estenuanti passeggiate, lungo gli argini del fiume che delimitava la zona paludosa.
Ogni giorno muovevano qualche passo in più e ogni giorno si avvicinavano, sempre di più, alla strada denominata ‘Spinner’s End’.
- Perché veniamo in questo posto?- riuscì finalmente a chiedere Petunia, quando, alla fine della settimana, erano giunte davanti ad un parco giochi derelitto e pieno di erbacce.
- Perché sono stufa dei soliti giochi: Elinor mi ha detto che qui c’è un’altalena più alta e uno scivolo a forma di castello, volevo vederli.-
Petunia lanciò lo sguardo a quel parco e non vide altro che un comune scivolo di latta, mezzo rotto, e un’altalena quasi del tutto divelta.
- Beh, la tua amica ti ha mentito, andiamo via! E’ pieno di zanzare qui…- si sentiva sulle spine, voleva tanto scappare via, ma non poteva lasciare sua sorella e ritornare da sola a casa.
Lily non le badava, dondolandosi sui talloni e osservando le casette tutte uguali che si estendevano ai loro piedi.
Sembrava molto concentrata su qualcosa e, dopo un attimo, anche la maggiore delle due sorelle Evans notò un movimento.
Un bambinetto, basso di statura e molto magro, stava passando il tempo stanando dei grilli lungo il sentiero.
Sembrava l’adulto più piccolo del mondo, con quel viso aguzzo e i vestiti assurdamente grandi.
A Petunia ricordò tanto l’immagine, vista in un vecchio libro di favole, che ritraeva il Mago Tremotino.
Era buffo e faceva un pochino pena, quel bambino dal taglio di capelli assurdo, dal naso troppo grande per stare su quella faccia sottile e giallastra. Faceva quasi tenerezza, Severus, mentre saltellava dietro ai grilli, con quella giacca nera che gli svolazzava attorno come il mantello di un prestigiatore.
Petunia si chiese cosa ci trovassero di così pauroso in quella specie di gnomo malcresciuto.
Si voltò verso Lily e la vide profondamente assorta.
- Dai, andiamo via! Quel Snape non ha nulla che non va...a parte il suo aspetto e la sua famiglia…- mormorò, notando gli occhi verdi di sua sorella stretti a fessura.
- Fatti gli affari tuoi, Tuna!* - le sibilò, senza perdere di vista il bambino.
- Non chiamarmi così!- si lamentò, odiando la propria voce incerta - E se mamma sa che siamo state qui, nei quartieri bassi, ci batte con il mestolo di legno!-
- Sei così noiosa!- la voce di Lily era aspra - No-io-sa! Petunoiosa dovevano chiamarti!-
- Quel che sia! Andiamocene prima che lui ci veda!- e prese a tirarla per la gonna, cercando di arretrare.
Lily la fulminò con lo sguardo, ma si rifugiò dietro ad un cespuglio con sua sorella.
Sembrava in attesa di qualcosa e, passato qualche istante, Petunia capì finalmente che cosa.
Paul e Michael stavano arrivando e si guardavano attorno, alla ricerca di qualcuno o meglio, intuì la ragazzina, alla ricerca di Lily.
Si fermarono confabulando e poi scorsero il piccolo Snape, poco lontano.
Le due sorelle, dal loro nascondiglio, li videro ridacchiare e parlottare ma senza muovere un muscolo, anzi, dopo aver atteso qualche minuto, i due ragazzini cominciarono a risalire la strada per andarsene.
Non servì nemmeno che Petunia si voltasse verso sua sorella per comprendere che era furiosa e che, i suoi amici, non stavano facendo quello che si era aspettata da loro.
- Gliel’ hai detto tu di venire qui?- le sussurrò, lanciando uno sguardo veloce a Snape che, ignaro di tutto, stava contemplando l’insetto che aveva infine catturato.
Lily non le rispose e, in preda alla rabbia, si alzò di scatto, pronta a raggiungere Paul e Michael ma il suo furore li raggiunse prima di lei e delle grosse pietre, che limitavano il sentiero, si sollevarono da terra e si scagliarono contro i due ragazzini.
Furono colti di sorpresa, cercarono di scansarle e presero a gridare, spaventati e doloranti.
I sassi li colpivano ovunque, producendo un rumore sordo, e i due si accucciarono l’uno accanto all’altro per provare a proteggersi.
- Ahi! Snape! Ahi! Che cavolo fai, ahi, stronzo!- urlò Michael, che aveva imparato da poco quella parolaccia e la usava non appena poteva.
Severus si raddrizzò di colpo e sembrò rendersi conto solo in quel momento della presenza degli altri due ragazzini: appariva del tutto spiazzato e, anche a distanza, la sua ansia si percepiva perfettamente.
Il grillo, faticosamente conquistato, gli sfuggì dalle mani e lui si passò le dita tra i lunghi capelli neri e incolti; poi, mentre scattava per scappare via, spiccò un salto innaturalmente alto, come se fosse sollevato da un’improvvisa folata di vento, andando a rifugiarsi sull’unico albero che avesse vicino e mimetizzandosi tra i suoi rami.
Petunia strabuzzò gli occhi e rimase inchiodata al suo posto; Lily scattò, con gli occhi vividi e un’espressione incredibile sul volto, corse dai suoi amici e poi, quando giunse da Paul e Michael, che finalmente non erano più i bersagliati dai sassi appuntiti, recitò la sua parte alla perfezione.
- Paul! Michael!- la sua voce era spezzata dalla paura e dall’angoscia - Che cosa vi è successo? Chi vi ha fatto del male?- le lacrime presero a scorrerle lungo le guance e allora accadde qualcos’altro: l’erba tutto intorno ai tre ragazzini si seccò di colpo e si afflosciò, sbriciolandosi e annerendosi come se fosse stata divorata da un incendio.
Anche le foglie dell’albero presero a cadere, in modo repentino e innaturale, e il piccolo Snape si ritrovò esposto agli sguardi.
Petunia lo osservò scivolare lungo il tronco e correre via ma, prima di sparire tra le case anonime di Spinner’s End, lo vide lanciare un’occhiata di meravigliata comprensione a Lily che, come un’attrice consumata, se ne stava in piedi in mezzo alla scena, con il volto rigato dalle lacrime fasulle che si era spremuta dai suoi straordinari occhi verdi.

 

Il ritorno a casa si svolse nel silenzio più totale.
Dopo che Michael e Paul si erano rialzati, facendo a gara per tranquillizzare la loro beniamina, si erano allontanati tutti e quattro da quel luogo.
Man mano che si riavvicinavano alle loro case, i due erano divenuti sempre più spavaldi, modificando l’accaduto e ingigantendolo.
- Quelle pietre cadevano direttamente dal cielo! Poi si è levato quel vento strano...Ho sentito Snape ridere in modo davvero cattivo!-
Lily li aveva ascoltati e consolati, lasciandosi scappare ancora qualche lacrimuccia.
- Mi dispiace...volevo solo fare un giretto diverso dal solito! Non volevo che vi succedessero cose così brutte!-
L’avevano rassicurata ancora e ancora e poi, giunti all’incrocio principale della cittadina, si erano separati.
I due ragazzini avevano continuato a ciarlare eccitati, le due sorelle si erano avviate verso casa, molto pensierose.

 

Petunia si sentiva inquieta e dormiva male in quel periodo.
Rammentava lo sguardo calcolatore di sua sorella mentre osservava quel bambinetto brutto e sgraziato.
La maggiore delle due sorelle aveva sentito una piccola stretta al cuore osservando quel ragazzino ossuto, vestito come un clown, che giocava con i grilli e non faceva male a nessuno.
La verità era che lui le aveva fatto pena.
Passarono un paio di giorni e la sensazione di essere osservate, anche mentre erano sul portico di casa, andava crescendo.
Lily sembrava serena ed era stranamente quieta, dopo la visita a Spinner’s End; mentre Petunia sentiva che c’era qualcosa che le sfuggiva.
Quello fu anche il periodo in cui i “regali” di sua sorella si palesarono in modo assai più frequente e, stranamente, senza essere mai sgradevoli.
Lily si comportava come un angelo e, di conseguenza, eseguiva magie da angelo: faceva fiorire splendidi gigli tra i capelli di sua sorella, ridendo felice, mentre nugoli di farfalle le volteggiavano attorno.
Sembrava proprio un altro atto della recita che la vedeva come assoluta protagonista e Petunia comprese che, in effetti, c’era un unico spettatore a godere di quella perfetta interpretazione: Severus Snape.

 

Accadde un pomeriggio di luglio.
Gli Evans erano in casa, cercando un minimo di refrigerio con le persiane socchiuse e il ventilatore acceso.
Ad un certo punto, qualcuno bussò alla porta.
Olive si alzò, sistemandosi la sottoveste e sbuffando per quella visita inattesa alle due del pomeriggio di un giorno torrido.
Petunia stava leggendo un libro, mentre Lily era andata in cucina a prendere una limonata fresca.
Si sentì un breve scambio di battute provenire dal vestibolo e poi la Sig.ra Evans rientrò in salotto, seguita da due uomini: il pastore della loro parrocchia e un sacerdote con il colletto bianco.
Petunia sentì il suo cuore perdere un battito e fu tentata di alzarsi e scappare via: non poteva credere che quel prete l’avesse tradita!
Il reverendo Stubbins salutò il Sig. Evans e poi i quattro adulti si accomodarono, occupando divano e poltrone.
- Scusate l’improvvisata, siamo qui perché Don O’Sullivan è venuto a cercarmi, interpellandomi in quanto vostra figlia, Petunia - e tutti si voltarono verso di lei, inchiodandola al pavimento con i loro sguardi - Si è recata fino alla sua parrocchia, seppur di confessione cattolica, in cerca di conforto e aiuto.-
Cadde un silenzio assordante.
Il buon reverendo, pastore della chiesa anglicana della zona, sembrava dispiaciuto e deluso che una sua pecorella non si fosse rivolta a lui.
La ragazzina deglutì più volte e, con la coda dell’occhio, colse un movimento nel disimpegno che portava alla cucina: Lily si era bloccata e, chiaramente, stava origliando.
- Mia cara, ti chiedo perdono ma non ho potuto fare altro, la tua angoscia mi ha toccato profondamente....- il prete cattolico si voltò verso i suoi genitori - Ho dei vincoli e non posso rivelare cosa vostra figlia mi abbia detto in sede di confessione, ma posso farmi portavoce della sua preoccupazione.-
Olive aveva gli occhi sgranati, incredula per quello che stava sentendo; la sua coscienza, non del tutto linda e pulita, si contrasse: Petunia si era forse lamentata di lei?
Lanciò un’occhiata raggelante alla sua figlia maggiore.
Gilbert sembrava più che altro preoccupato e dispiaciuto.
- Detto questo, avrei piacere di parlare con la vostra figlia minore...Lily, se non ricordo male.-
A quel punto la sorpresa era davvero ai massimi livelli.
Un fruscìo li fece voltare contemporaneamente verso la porta del salotto e Lily apparve sulla soglia.
Non appena la sfiorò con lo sguardo, Petunia capì di essere spacciata.
Sua sorella stava là, con il suo delizioso abitino verde smeraldo che si intonava ai suoi occhi, sgranati ed innocenti.
I capelli rossi erano annodati in una lunga treccia, drappeggiata con grazia sulla spalla.
Avanzò nella stanza leggiadra come una ballerina e andò a rifugiarsi tra le braccia di suo padre.
Padre O’Sullivan sembrava davvero sconcertato: evidentemente si era aspettato tutt’altro.
- Ho fatto qualcosa di male..?- la vocina sottile della ragazzina sembrò completare quel quadro di delicatezza e beltà.
I quattro adulti si prodigarono per farle comprendere che no, non doveva preoccuparsi, lei mai avrebbe potuto fare qualcosa di sbagliato.
La mezz’ora che seguì fu la più lunga che Petunia ricordasse nell’arco dei suoi undici anni di vita.
Il silenzio di sua madre era pesante come una condanna; la voce costernata di suo padre cercava di farle confessare il motivo di quel suo viaggio segreto, affrontato in solitudine, cambiando ben due autobus.
Il reverendo Stubbins le rammentò la sua fede anglicana e la sua porta sempre aperta per i suoi parrocchiani.
Don O’Sullivan la ribadì che l’avrebbe accolta sempre a braccia aperte ma che la ricerca della confessione doveva avvenire in stato di grazia e sincerità.
Alla fine, l’unica cosa certa era che nessuno si interessò di capire cosa si celasse dietro l’angoscioso tentativo di ricevere conforto di Petunia, ma tutti l’ammonirono dal rifare quell’esperienza e, sopra ogni cosa, fu chiaro che Lily venisse assolta, anche da accuse sconosciute.
Alla fine, il prete cattolico chiese di restare due minuti solo con Petunia.
- L’invidia e la menzogna non si sposano con Cristo- le disse con voce grave - Quando sei venuta a confessarti e mi hai rivelato ciò che sai su tua sorella, paventando addirittura una sua possessione da parte del Demonio, e dichiarandoti preoccupata per un bambino a cui tua sorella potrebbe fare del male, ho avvertito angoscia sincera in te.-
La ragazzina teneva la testa bassa per nascondere le lacrime di desolazione, che minacciavano di sgorgare dai suoi anonimi occhi castani.
- Ma, ora che ho conosciuto la tua sorella minore, che ho parlato con il tuo pastore e con i tuoi genitori, devo prendere atto che l’angoscia che provi è originata dal senso di inferiorità che senti verso la piccola Lily - sospirò e le mise una mano sulla spalla - Ricordati che Gesù ama e vede solo quello che abbiamo dentro di noi, ciò che è all’esterno non lo riguarda e a noi non deve interessare. Cura e coltiva la tua anima, Petunia! Sei giovane, puoi rimediare...prendi esempio da tua sorella e sarai salva.-
Petunia sentì il rancore invaderla, consapevole, in modo devastante, che quel pomeriggio avrebbe segnato per sempre la sua vita.
- Se mi comporterò come mia sorella, la mia anima brucerà all’Inferno…- gli disse, piena di rancore.
Lui dilatò le narici e poi scrollò le spalle, scuotendo la testa e lasciandola sola con se stessa.
Petunia tirò su con il naso e si voltò, incontrando gli occhi verdi di Lily.
- Mamma e papà sono davvero furiosi con te - esordì la ragazzina - Per consolarmi e per farti perdonare, vogliono che mi porti a mangiare un gelato.-
La maggiore delle sorelle Evans sospirò e chinò la testa, troppo affranta per opporsi e, del resto, quando mai aveva lottato contro quelle imposizioni?

 

Aspettarono che la massima canicola si fosse attenuata e poi uscirono, Lily puntò subito a Spinner’s End e Petunia la seguì in silenzio.
Giunsero al parco giochi e la ragazzina dai capelli rossi si mise sull’altalena scalcinata, dondolandosi veloce e ridendo sempre più forte.
Riusciva a raggiungere un’altezza innaturale e pericolosa.
- Lily, non farlo! La mamma ti ha detto di non farlo!- la riprese Petunia, stancamente.
Ma sua sorella si lanciò dall’altalena, librandosi nell’aria e sostandovi più a lungo del normale, atterrando poi con grazia.
- Dai Tunia, vieni, guarda cosa so fare…- e mostrò a sua sorella uno splendido fiore raccolto da terra, poi lo strinse nel palmo della sua mano e, quando la riaprì, il fiore sembrava vivo, muovendo i petali e quasi respirando.
Era una cosa così bizzarra e, al tempo stesso, così bella che Petunia, per una volta, si rammaricò davvero di non saper compiere simili prodigi.
- Non è giusto…- sussurrò proprio malgrado - Come fai?-
A quel punto Severus Snape saltò fuori da un cespuglio, proprio accanto a loro.
- E’ ovvio, no?- urlò un po’ troppo forte il bimbo rachitico, rivolgendosi alla minore delle due.
Petunia prese paura e corse a rifugiarsi a qualche metro di distanza, poi si girò e la vide: quell’espressione calcolatrice sul viso di sua sorella.
Lily dava le spalle a Severus e, prima di voltarsi verso di lui, le sue labbra perfette si arricciarono all’insù, in un sorriso di trionfo.



note: *quando Lily chiama Petunia 'Tuna' , non è un refuso di 'Tunia', intende proprio apostrofarla come 'Tonno'...detto ciò, grazie delle recensioni, ho risposto a tutte ma i problemi sul server Efp non mi ha consentito di capire se le mie risposte sono arrivate e, anzi, una recensione (proprio la tua Pervertsoul!) non è più visibile.
A presto per il prossimo capito: Lily vs Severus.
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