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Autore: Selhin    15/09/2016    3 recensioni
Sequel della mia precedente storia The Passing of Seasons
Pairing [ HopexLight ]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hope, Lightning, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Passing of Time'
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Buon compleanno Cinzia <3

 

 

 

 

 

Fandom: Final Fantasy XIII

Pairing: Hope/Lightning

Personaggi: Lightning Farron, Hope Estheim, Serah Farron, Claire ( nuovo personaggio ), Rika (nuovo personaggio )

Tipologia: One Shot ( 3135 parole )

Genere: Sentimentale, Romantico, Fluff

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Square-Enix che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in "Final Fantasy XIII", appartengono solo a me.

 

1° Argomento: Momenti della Giornata

2. Pomeriggio

 

 

 

 

 

The Passing of Days

Capitolo 2

 

 

 

 

 

“Knowing you'll always be welcomed,

no matter how much has changed...

That's what having a home

is all about.”

 

 

 

 

 

  Il giovane si fermò e trasse un profondo respiro non appena giunse in prossimità della cittadina.

Era primo pomeriggio e un bel sole caldo splendeva nel cielo di Gran Pulse. Un leggero e fresco venticello gli scompigliava i capelli chiari spettinandolo. Aveva ormai rinunciato a prestare attenzione a queste cose eppure non poteva fare a meno di chiedersi che aspetto avesse, come apparisse agli altri. Non gli era mai importato veramente di cosa pensasse la gente tuttavia qualche volta si ritrovava a porsi quelle domande, soprattutto quando lei era nei paraggi.

Cosa avrebbe pensato vedendolo?

Si sarebbe voltata dall’altra parte oppure gli avrebbe detto quanto lo odiava?

Erano passate quasi due settimane dal loro primo ed ultimo incontro, e non era stato affatto piacevole. Soprattutto per colpa sua, lo sapeva bene. Aveva detto delle cose di cui si era pentito poco dopo, era stato così arrabbiato con lei e l’aveva accusata quasi senza lasciarle possibilità di spiegarsi. Per lei era difficile parlare, esprimere quel che provava e confidarsi dei suoi problemi, non c’era persona al mondo che lo sapesse meglio di lui. Eppure non era riuscito proprio a trattenersi.

Forse dopotutto, più era grande la rabbia e la delusione che provava, più era evidente che i sentimenti che aveva provato per lei non si erano spenti. Ci aveva provato, ma non ci era riuscito. Si era sforzato di dimenticarla e aveva fatto il possibile per innamorarsi della sua ragazza.

Rika...

Se adesso si trovava lì era anche per lei.

 

 

 

  - Credo dovresti provare a parlarle ancora. -

Hope alzò lo sguardo da una pila di fogli che stava compilando. Rika era ferma davanti alla sua scrivania e lo guardava decisa.

  - Come? -

La ragazza inclinò lievemente la testa arricciando le labbra, era un gesto che faceva spesso quando era nervosa. Poi fece il giro del tavolo per andargli più vicino.

  - Devi chiarire questa cosa altrimenti non sarai mai in grado di andare avanti. -

Lui si voltò riportando l’attenzione sul suo lavoro. - Non ho più niente da dirle. -

La giovane sospirò rumorosamente. - Hope, non mi hai mai voluto dire cosa fosse successo ed io ho sempre rispettato questa tua decisione. Ma è evidente che, qualsiasi cosa sia accaduta fra voi, non sia ancora risolta. -

Il ragazzo si rifiutò di rispondere così lei continuò. Sapeva essere tenace e ostinata se voleva.

  - Credi che non sappia quello che provi per lei? -

Hope si immobilizzò.

Come poteva lei conoscere i suoi sentimenti se nemmeno lui ne era sicuro?

  - Va da lei, ascoltala. Se non vuoi farlo per te, o per lei, fallo almeno per me. Non credi possa ferirmi questa situazione? Non mi piace essere il ripiego di nessuno, specialmente suo. -

 

 

 

  Ci aveva pensato per un’intera notte lasciando del tutto perdere il lavoro. E poi si era deciso a seguire quel consiglio inaspettato dalla persona più imprevedibile che conoscesse. Rika aveva ragione. Non poteva continuare così, non era giusto per nessuno. Non riusciva a lasciarla andare così, a costo di sembrare ossessionato, doveva provarci un’ultima volta.

Quando arrivò sulla spiaggia, in prossimità della casa di Serah e Snow, si ritrovò a pochi passi da una scena che non si sarebbe mai aspettato di vedere.

Lightning era intenta a giocare con la sabbia assieme a Claire.

Aveva la pelle leggermente arrossata dal sole, indossava una semplice canottiera rosa e dei pantaloncini scuri e sembrava divertirsi davvero. Cercava di costruire qualcosa mentre la bambina la osservava incantata come se fosse la persona più meravigliosa che avesse mai visto. Anche lui aveva avuto quell’espressione un tempo.

La donna si concedeva a brevi sorrisi ma sembravano così sinceri, così genuini. Hope non l’aveva mai vista ridere così, improvvisamente tutte le sue certezze vennero meno. Gli sembrava di non conoscerla più come aveva creduto fino a quel momento. Provò l’impulso di unirsi a loro, la sua mente vagò alla ricerca di un’immagine in cui Lightning non fosse semplicemente una zia che giocava con la nipote, ma una madre. Sarebbe stata perfetta in quel ruolo, lui l’aveva sempre sospettato ma adesso gli sembrava quasi di averne conferma.

Desiderò essere lì, far parte di quel momento anche lui ma forse aveva perso quel diritto ormai, temeva che sarebbe stato di troppo. Avrebbe spezzato la loro serenità.

Stava quasi per voltarsi e tornarsene indietro, sebbene non riuscisse a non osservare con malcelata meraviglia la scena, quando la piccola Claire venne distratta da alcuni bambini proprio dietro di lui. Ci mise nemmeno un secondo a riconoscerlo e fu altrettanto breve il lasso di tempo che passò perché si buttasse a capofitto su di lui saltandogli fra le braccia. Il ragazzo venne letteralmente investito da quel piccolo uragano e mentre teneva la bambina fra le braccia si voltò verso di lei, il punto di suo massimo interesse.

Ovviamente si era voltata stupita nel veder correre via la nipote ma restò quasi imbambolata quando vide che quello che aveva fatto tanto agitare la bambina era lo stesso ragazzo che, chissà come, riusciva a farle accelerare i battiti del cuore. Improvvisamente si rese conto di come apparisse ai suoi occhi, trasandata, con i capelli mezzi bagnati raccolti in una crocchia spettinata che le lasciava ricadere molte ciocche rosate sul viso. La pelle rossa e le labbra screpolate dal sole. Arrossì imbarazzata ma non si mosse dalla sua posizione.

Hope non riuscì a formulare nemmeno una frase decente, era bellissima.

  - Giochi con noi, fratellino? -

Claire, con la sua innocenza, gli aveva dato modo di iniziare una qualsiasi conversazione.

Le sorrise gentile. - Se posso, volentieri. -

La bambina lo abbracciò poi volle scendere, lo prese per mano e lo guidò verso la donna. - Stiamo costruendo un castello che sarà grandissimo! - esclamò enfatizzando l’ultima parola.

  - Sarà già molto se riusciremo anche solo a fare una torre, Claire. -

La risposta ironica di Lightning lo sorprese, forse voleva far finta di niente per via della bambina?

La piccola lo fece sedere non troppo distante dalla donna, per poi sistemarsi in mezzo a loro, felice. Lui mormorò un breve saluto che lei ricambiò allo stesso modo. Si sentiva impacciata e nervosa ogni volta che lo aveva vicino.

Presero a trafficare entrambi con la sabbia mentre Claire si era di nuovo alzata per andare a riempire il secchiello con dell’acqua.

Hope sorrise guardandola. - Non sta ferma un secondo, vero? -

  - Qualcosa dal padre doveva pur prenderla, sfortunatamente. -

A lui scappò una breve risatina guardandola in viso, aveva la classica espressione da “ma chi me l’ha fatto fare?” che le veniva quando pensava o aveva a che fare con Snow. Quella era una cosa che non sarebbe mai cambiata.

  - Serah e Snow? - chiese lui cercando d’iniziare una conversazione.

  - Sono entrambi al lavoro, da quando sono qui bado io a Claire. -

Il ragazzo sorrise. - Sei brava con lei. -

Lightning non rispose ed evitò di guardarlo per un’infinità di secondi. Così Hope ci riprovò nonostante si sentisse terribilmente agitato. - Ti trovo bene. - frasi di circostanza che poteva evitare ma in quel momento si sentiva un vero moccioso alle prime armi.

Lei arrossì violentemente e si portò una mano ai capelli in un gesto difensivo. - Non è vero, sono imbarazzante. -

Lui si lasciò sfuggire un sospiro divertito. - Da quando ti interessa il tuo aspetto? - ma si pentì subito di averlo detto. Lei lo fissò, le guance rosse.

  - Non mi interessa. Non sempre ma, adesso è… - era estremamente raro vederla così in imbarazzo. Lui si ritrovò ad arrossire assieme a lei. Cos’era quell’atmosfera?

Poi, Lightning, azzardò una domanda che le martellava nella testa da quando era arrivato. - Perché sei qui? -

Hope si nascose dietro un goffo sorriso. - Volevo vederti. - disse senza riflettere, e poi continuò. - E vorrei parlarti, se ti va. -

Ma il cuore di lei aveva già accelerato nuovamente i battiti.

  - Non adesso. - si affrettò ad aggiungere lui. - Ora finiamo questo castello altrimenti Claire non ci lascerà in pace. -

La donna annuì concordando che quello non fosse il momento migliore per affrontare l’argomento, qualsiasi esso fosse. E fu lieta di evitarlo ancora per un po’.

 

 

  Dopo un paio d’ore il castello di sabbia era stato completato, distrutto dalle onde ed infine abbandonato.

Sulla riva Claire si divertiva a scappare dall’acqua quando si avvicinava mentre Hope la teneva d’occhio da poco distante. Sorrideva e si sentiva in pace con se stesso finalmente dopo tanto, troppo tempo.

Si voltò alla ricerca di Lightning che si era allontanata da un paio di minuti, la vide accucciata vicino ad alcuni scogli, a pochi metri di distanza, intenta a scavare nella sabbia. Si chiese cosa stesse facendo ma prima di avvicinarsi si concesse qualche secondo per guardarla. A stento era riuscito a mantenere il controllo ma non riusciva quasi a staccarle gli occhi di dosso.  Era talmente bella. Lo era sempre stata ma forse quella lunga separazione adesso gliela faceva vedere sotto una luce diversa. O forse era solo una sua idea perché finalmente gli sembrava di averla raggiunta, la differenza d’età non si notava più adesso.

Prese un respiro e le si avvicinò.

  - Lightning, inizi a preoccuparmi. Cosa stai facendo? -

Lei lo guardò come se fosse stata scoperta a fare qualcosa di sbagliato, come rubare dei biscotti o qualcosa del genere.

  - Stavo cercando una conchiglia per Claire. - balbettò mostrando qualcosa nel palmo della mano.

Hope le si accucciò vicino osservando il piccolo oggetto, poi si lasciò sfuggire una risatina.

  - Ma questa non è una conchiglia, è il guscio di una chiocciola. -

La donna arrossì presa in contropiede e non seppe dirsi se era per la sua risata o per la semplice vicinanza. Poteva quasi avvertire il calore del suo respiro, i suoi occhi sembravano scrutarla con attenzione, in attesa. Rispose stizzita voltando lo sguardo. - Fa lo stesso, non se ne accorgerà nemmeno. -

Non si erano minimamente accorti che Serah era rientrata dal lavoro e li stava osservando da ormai parecchi minuti. Pensò che era così bello vederli parlare in allegria come un tempo che non se la sentiva di disturbarli, ma forse sarebbe stato meglio recuperare la figlia - che nel frattempo aveva spostato le sue attenzioni su una palla - e lasciarli da soli.

Si avvicinò alla bambina e poi lanciò un urlo nella loro direzione.

  - Ehi voi due, vi tolgo dalle scatole questa piccola peste ok? -

Era ovvio dalle loro espressioni che non avessero fatto caso al suo arrivo. Lightning era rossa in viso e forse non era tutta colpa del sole ed anche Hope, anche se riusciva a nasconderlo molto meglio, sembrava imbarazzato.

Li salutò con la mano mentre prendeva in braccio Claire, sotto molteplici proteste, e la portava in casa a fare un riposino. Intanto che si allontanava lanciò uno sguardo alla sorella che le scagliava chiari segnali con gli occhi pregandola di non andarsene. Ma Serah non era certo così buona da aiutarla in ogni occasione, doveva imparare ad arrangiarsi da sola in certe situazioni.

Così fece finta di non aver capito le occhiatacce dell’altra, sorrise, e sparì in casa.

 

*~*~*~*~*

 

  Dacché Serah era apparsa e subito se n’era andata, l’atmosfera serena che si era creata in quel pomeriggio era svanita nel nulla. Lightning si fece un promemoria mentale: vendicarsi della sorella, con qualsiasi mezzo.

Dal canto suo anche Hope, che era rimasto tranquillo in apparenza, adesso dava chiari segnali di nervosismo. Continuava a passarsi una mano fra i capelli lanciandole brevi occhiate. Decise di affrontare la situazione con calma, un passo alla volta. Si alzò e andò a sedersi sulla riva del mare, poco distante, sperando che lei cogliesse il gesto come un segnale per seguirlo.

La donna gli si sedette accanto pochi secondi dopo, un po’ più vicina di quanto lo fosse stata quel pomeriggio, di quanto lo fosse stata da anni. Si rannicchiò su sé stessa abbracciandosi le ginocchia, lo sguardo fisso sull’orizzonte marino.

Passarono così alcuni minuti semplicemente ascoltando il suono delle onde, nessuno dei due aveva il coraggio d’iniziare quella conversazione. E se avessero litigato ancora rovinando così quel bel pomeriggio d’intesa che si era ricreato? Forse non erano destinati ad essere amici se ogni volta finivano per discutere fra loro. Forse quella sarebbe stata l’ultima occasione.

No, a Lightning non piaceva quell’idea, quella piega che stavano prendendo i suoi pensieri. Forse poteva fare qualcosa, essere sincera e dire tutto quello che aveva cercato di nascondere. Bè, forse non proprio tutto. Ma lui l’avrebbe capita?

  - Mi hai chiesto se ho mai avuto intenzione di tornare. - iniziò senza però osare guardarlo.

Hope fu sorpreso che fosse lei la prima a parlare. La guardò e notò qualcosa che gli diede la speranza di cui portava il nome: al polso portava il braccialetto che le aveva regalato tre anni prima. L’argento dei piccoli ciondoli rifletteva la luce del sole creando dei minuscoli raggi sulla sua pelle. Da quanto tempo lo indossava? Lo aveva anche l’ultima volta, durante il loro litigio?

Decise di non interromperla limitandosi ad annuire. Glielo doveva dopotutto.

  - La risposta non è una sola. Una parte di me non sarebbe mai nemmeno partita. Se non ho mai chiamato in questi anni era perché… - esitò, ma poi si ricordò una cosa. Non c’era nulla di male nel mostrarsi spaventata, nel dire quello che la preoccupava. -… avevo paura. -

Si fermò quasi incapace ad andare avanti da sola.

  - Perché? - le chiese semplicemente il ragazzo. Avrebbe potuto prenderla in giro e ridere di lei ma lui si limitò a farle una semplice domanda per spingerla a proseguire.

Lightning si sentì improvvisamente fragile e la sensazione non le piacque ma pensò che per una volta poteva farlo, poteva mostrarsi debole, solo per un momento.

  - Temevo che anche solo una singola telefonata potesse farmi dubitare della decisione che avevo preso. Se chiamando avessi scoperto che ti era capitato qualcosa, o che ti tormentavi per causa mia sarei tornata immediatamente ma… non potevo proprio permettermelo. Starti lontana era la cosa migliore per te. Ma così facendo, forse, ho finito per coinvolgere anche altre persone. -

Aveva parlato in modo sconnesso senza quasi prendere fiato e adesso si sentiva come svuotata. Quel peso che le gravava addosso da anni le era stato tolto con una tale semplicità, com’era possibile? Era questo che si provava quando si confidavano le proprie paure a qualcun altro?

Non aveva il coraggio di voltarsi e guardarlo così se ne rimase con gli occhi fissi sul mare davanti a sé. Cosa avrebbe pensato adesso di lei?

L’avrebbe ritenuta debole?

E poi, senza alcun segnale, Hope l’attirò a sé in un abbraccio. Lei si ritrovò rannicchiata contro di lui, tremante, e poteva ascoltare il battito veloce del suo cuore. Il ragazzo le accarezzò i capelli dolcemente.

  - Perdonami… - disse quasi in un sussurro, la voce rotta per l’emozione. -… sono stato troppo severo. Ti ho detto delle cose molto cattive e altrettante le ho credute in questi anni. Non le pensavo davvero. -

Anche lei aveva sofferto, in fondo ci aveva sempre sperato che alla fine sarebbe tornata. Si era detto che la odiava ma non esisteva una bugia più grande di quella.

Lightning scosse la testa, il volto nascosto nel suo petto. Era così caldo, così confortante. Le era mancato terribilmente, si era sentita talmente sola ma quel sentimento quasi la soffocava al solo ricordo. Avrebbe voluto dirglielo, sentiva di doverlo fare ma quelle parole le vennero meno. - Va bene così, mi sono meritata ogni parola. -

  - No, e mi dispiace davvero. Credi di potermi perdonare? Ero così arrabbiato con te... -

Hope la strinse più forte, aveva un disperato bisogno di sapere che era davvero lì con lui, che non si stava immaginando tutto.

  - Tu non hai nulla da farti perdonare. -

Quelle parole appena bisbigliate furono la conferma che forse, potevano davvero recuperare la loro amicizia. Dovevano solo mettere da parte l’orgoglio e la testardaggine. Avevano bisogno l’uno dell’altra, anche se non c’erano più i pericoli che li avevano inseguiti anni prima, lo sapevano entrambi. Lightning poteva avergli salvato la vita in passato ma adesso spettava a lui, l’avrebbe sostenuta e l’avrebbe aiutata a fare i conti con se stessa. Doveva solo imparare a fidarsi di lui, non come compagno di battaglia ma semplicemente come amico.

Rimasero così per qualche minuto, in silenzio, il rumore del mare come unico sottofondo.

  - Forse è stato un bene. - disse lui all’improvviso. - Forse da questa separazione ne siamo usciti più forti. -

La donna non rispose ma pensò che potesse essere vero, che potesse aver ragione e che alla fine, la sua si sarebbe rivelata davvero la decisione giusta.

  - Hope? - lo chiamò lei poco dopo, piano. Quanto era bello poter sentire di nuovo il proprio nome pronunciato dalla sua voce. - Credi che riusciremo mai a tornare amici? - gli chiese infine in un soffio.

Era imbarazzata e si sentiva confusa da quell’abbraccio ma non aveva affatto voglia di separarsene, voleva rimanere lì ancora per un po’. Questa cosa la sorprese. Era un sentimento nuovo ma allo stesso tempo familiare, era un attaccamento che aveva già provato per Serah in passato.

No, non era lo stesso, andava oltre.

Perché si sentiva così?

Cosa la spingeva a rimanere avvolta dalle sue braccia?

Sentiva che il battito del suo cuore viaggiava all’unisono con quello di lui. Era stranamente calma rispetto a pochi minuti prima, cos’era cambiato?

Poi Hope la sorprese ancora con una risata appena accennata.

  - Sai, Light? - le disse chiamandola finalmente come lei gli aveva detto anni prima, quasi una vita fa. - Sono convinto che non abbiamo mai smesso di esserlo. -

Poi l’allontanò da sé e la guardò intensamente. La donna si ritrovò spiazzata da quello sguardo verde così ipnotico. Non riusciva ad abbassare gli occhi.

  - Scusami. - aggiunse lui completamente serio.

Lightning non capì. - Per cosa? -

Ed Hope a stento trattenne un sorriso mentre, con una prontezza di riflessi che non credeva di possedere, lasciava cadere una manciata di sabbia umida proprio sopra i capelli di lei. - Per questo! -

La donna non capì immediatamente cosa fosse successo ma quando lo vide ridere di gusto la voglia di strozzarlo divenne implacabile. Avvertì la sensazione della sabbia fredda sulla testa, scenderle lungo la schiena. Improvvisamente tutto l’odio che solitamente conservava per Snow si era riversato sul ragazzo. Eppure, si sentiva anche felice, era possibile?

  - Hope, cosa accidenti… torna qui! -

E mentre lui sfuggiva dalla sua letale e furibonda amica ridendo come non faceva da tanto, capì che quella era di nuovo casa sua.

E che lo sarebbe sempre stata, nonostante tutto.

 

 

 

 

Note Autrice : Questi capitoli sono sempre più lunghi mi spiace ç_ç di solito non sono così chiacchierona…

Btw questa scena, questo capitolo, sulla spiaggia è stata presente da subito nella mia testa, si può dire che ho iniziato il sequel pensando a questo. Volevo una riconciliazione sulla spiaggia, volevo del fluff ( forse di più ma mi pareva esagerato ) volevo della ship. E l’ho ottenuta!

Adoro Claire - la bambina - nella sua ingenuità fa miracoli, nel suo essere bambina riesce a far trapelare una parte di Lightning completamente diversa ma che, secondo me, le si addice. Basta vedere come si era presa cura di Serah o dello stesso Hope ( o dei vari bambini in LR, massì buttiamoci anche Snow e Vanille perché alla fine son bambini anche loro XD ) per capire che nonostante il suo carattere le piacciono e che si troverebbe bene a doversene prendere cura.  

E mi piace Rika, è davvero un bel personaggio che si muove bene nella trama.

Pensavo mi sarebbe uscita più stronza e invece è stata una piacevole sorpresa vederla così buona, così comprensiva.

E niente, vi lascio nella speranza che il capitolo vi sia piaciuto ( a detta mia uno dei più riusciti fino ad ora ) che vi abbia fatto un po’ salire la ship per questa OTP meravigliosa <3

Fatemi sapere!

 

Selhin <3


The One Hundred Prompt Project
   
 
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