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Autore: Ghost Writer TNCS    17/09/2016    3 recensioni
Leona è nata con un potere terribile e straordinario, una forza inarrestabile originata nel cuore più profondo dell’Inferno, capace di sbaragliare qualsiasi avversario. Un mostro.
Alphard non è nemmeno nato: lui è un ibrido, il prototipo di un nuovo tipo di supersoldato. Un esperimento.
Insieme si sono diretti su Shytia, un pianeta devastato dalla guerra civile e ora saldamente nelle mani di criminali senza scrupoli, e lì hanno fondato una gilda: la Brigata delle Bestie Selvagge. Ma hanno bisogno di una grande impresa per riuscire ad emergere, per dimostrare quanto valgono.
Un giorno vengono a sapere che Adolf O’Neill, il fuorilegge che controlla la vicina Traumburg, è entrato in possesso di un antico artefatto dal valore inestimabile. Ucciderlo vorrebbe dire liberare la città, ma anche e soprattutto poter saccheggiare la sua ricchissima collezione.
Prima però dovranno trovare degli alleati: qualcuno abbastanza folle da voler attaccare la roccaforte di O’Neill insieme a loro. Qualcuno che abbia la stoffa di una Bestia Selvaggia.
“Non siamo eroi, ma se avete bisogno di un eroe, chiamateci.”
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. Le Bestie di Traumburg

«Noi siamo i Folgoratori di Traumburg!» ripeté l’umano. «E io sono la Folgore Fiammante! E ora capirete perché mi chiamano così!»

Delle saette azzurrine crepitarono intorno al suo corpo e in un istante svanì. Il pugno del fuorilegge colpì Leona ed esplose in un vortice di fiamme gialle e blu. La ragazza venne sbalzata indietro, ma con una piroetta riuscì a rimettersi in piedi. La prima cosa che fece fu abbassare lo sguardo e i suoi occhi color bronzo si tinsero di rabbia nel vedere il bordo bruciacchiato del suo top.

«In genere preferisco fare altri giochetti con le donne, ma questa volta dovrò fare un’eccezione» commentò ironico la Folgore Fiammante.

«Adesso ti faccio vedere io» ringhiò Leona. Corse in avanti, lo sguardo truce, ma il suo avversario svanì in un lampo. Come una saetta ricomparve alle sue spalle e la colpì di nuovo, scatenando un torrente di fuoco che la fece piegare in avanti.

Del top nero non restavano che brandelli bruciacchiati, e a coprire il petto della ragazza rimaneva solo un reggiseno sportivo pensato proprio per resistere anche alle situazioni più estreme.

Leona si girò di scatto, cercando di afferrare il nemico, ma quello sfrecciò via come un fulmine.

«La velocità è il fattore più importante negli scontri» si vantò l’umano. «Come puoi sconfiggermi se sei così lenta? Ma sai qual è la parte più divertente? Io non devo nemmeno avvicinarmi a te!» I suoi tatuaggi tribali si misero a brillare di azzurro, portò indietro le mani e poi le mandò in avanti, scatenando un getto combinato di fuoco ed elettricità, ancora più potente dei precedenti. Leona digrignò i denti e sollevò le braccia per cercare di ripararsi, incapace di neutralizzarlo.

Si udì uno sparo e l’attacco si interruppe.

L’umano, che con un movimento rapidissimo aveva schivato il colpo, rivolse il suo sguardo contro Kael. Il coleotteriano imbracciava nuovamente il Woltan C-12, purtroppo però nemmeno i suoi impulsi sembravano in grado di contrastare la velocità della Folgore Fiammante.

«Sistemo i tuoi amici e poi sono di nuovo da te» affermò il capo dei fuorilegge in direzione di Leona. Saettò verso Kael, ma qualcosa lo fece inciampare e cadde a terra. Si voltò in un istante, però il pugno che ricevette fu ancora più rapido e lo mandò a sbattere nuovamente contro il terreno polveroso.

«Non sei poi così veloce» commentò Alphard dopo un immancabile scatto del capo.

Gli altri membri della banda sembravano impietriti, almeno fino a quando uno di loro non intervenne a spronali: «Beh, cosa state aspettando?! Muoviamoci!»

Destati dalle parole del secondo in comando, gli altri Folgoratori si lanciarono all’attacco tutti insieme, decisi a far valere la superiorità numerica. In un attimo le Bestie Selvagge vennero investite da una raffica di proiettili e incantesimi e questo le costrinse a dividersi per cercare di limitare i danni.

Leona, preoccupata per i suoi compagni, partì alla carica come un treno. Con un pugno scagliò via il secondo in comando, bloccò un bastone elettrificato e senza preoccuparsi minimamente di prendere scossa lo strappò dalle mani dell’utilizzatore. Questi venne sbilanciato in avanti dallo strattone della ragazza, che a quel punto non ebbe difficoltà a stordirlo con la sua stessa arma.

Alphard, la spada in pugno, sfruttò il piatto della lama per spedire al tappeto altri due avversari, gli altri invece si bloccarono appena Gardo’gan rivelò la propria abilità di gigantista. Di colpo si pentirono di aver attaccato briga con quei quattro.

Il capobanda, che dopo essersi rimesso in piedi aveva assistito al repentino tracollo dei suoi uomini, digrignò i denti per la rabbia.

Leona gli rivolse un sorriso beffardo. «Allora, ne avete abbastanza?»

«Fottiti, troia!»

Con una vampata l’umano partì alla carica, tirò un pugno fiammeggiante alla felidiana, ma fu lui ad avvertire una scarica di dolore alla mano, come se avesse colpito un muro indistruttibile. Prima che potesse indietreggiare, lei gli afferrò una spalla e strinse la presa con forza sufficiente da far scricchiolare l’articolazione. Lo schiacciò a terra, costringendolo in ginocchio.

«Noi siamo la Brigata delle Bestie Selvagge[14]. Se ci darete di nuovo fastidio, staccherò la testa a te e ai tuoi amici. Sono stata chiara?»

Il fuorilegge, che a fatica aveva soffocato un grido, si affrettò ad annuire. «S-sì.»

Solo allora la ragazza allentò la presa e lo lasciò andare. L’umano, visibilmente dolorante, arrancò in direzione degli altri Folgoratori e insieme a loro scomparve dietro ciò che restava di un muro portante. Avevano fatto male a mettersi contro le Bestie di Traumburg.

«Pallone gonfiato» commentò la felidiana. «E per colpa di O’Neill la città è piena di feccia del genere» aggiunse rivolta a Gardo’gan e Kael.

«Ehi, sicuro di stare bene?» commendò il sauriano in direzione di Alphard.

«Sì, non è niente» minimizzò l’ibrido, come se la profonda bruciatura prodotta da un proiettile al plasma non gli causasse alcun fastidio. In effetti la sua pelle stava guarendo quasi a vista d’occhio.

«Adesso cosa facciamo?» domandò il coleotteriano. Cessato il pericolo, aveva creato un gorgo sulla mano superiore destra e grazie ad esso aveva riassorbito il suo fucile.

«La nostra sfida l’abbiamo fatta, direi che possiamo andarcene» rispose la giovane. «Quindi ci aiuterete a prendere l’Uovo?»

Kael annuì, Gardo’gan invece prese un pacchetto di sigarette da una tasca dei pantaloni logori e impolverati, ne tirò fuori una, se la mise in bocca e solo allora fece un mugugno d’assenso. «Sì.»

«Ottimo, allora direi di trovare un posto tranquillo per cominciare ad elaborare un piano» affermò Leona. «Quando avremo stabilito gli elementi principali, sarà più facile trovare degli altri alleati. A proposito, voi vi siete già sistemati da qualche parte?»

«In un edificio abbandonato qui vicino, ma è una cosa temporanea» rispose il sauriano dopo essersi acceso la sigaretta.

«Beh, se volete, potete venire con noi alla sede della nostra gilda» propose Alphard. «Abbiamo un mucchio di stanze vuote.»

«Stavo per dirlo io» annuì la felidiana. «Anche per organizzarci sarebbe molto più comodo.»

«Se per voi non è un problema…» annuì Kael.

«Considerando che quello schifo di edificio non ha neanche l’acqua corrente, accettiamo subito» affermò il rettile.

«Ottimo! Allora venite, dobbiamo prendere il treno» dichiarò Leona, raggiante in testa al piccolo gruppo. «Ah, cazzo, dovrei mettermi qualcosa addosso…» aggiunse con un certo imbarazzo appena si ricordò di essere rimasta solo col reggiseno.

Alphard le porse il proprio gilet, un po’ bruciacchiato ma utilizzabile, e lei si affrettò ad indossarlo. «Ok, possiamo andare.»

«Ehi, aspetta un momento» obiettò Gardo’gan. «Ti ringrazio per l’ospitalità, però, ora che ci siamo anche noi, dovremmo decidere tutti insieme chi è il capo.»

«Cosa?! Io sono il capo!» ribatté la felidiana, più che determinata a difendere il proprio ruolo.

«E chi lo dice?»

La ragazza mostrò i denti aguzzi in un sorriso eloquente. «I miei pugni.»

***

«Capo! Capo! Grandi notizie!»

Il treant[15] di tipo quercia, fino a quel momento impegnato davanti ad un sottile monitor, si voltò verso la porta. Era alto almeno due metri e mezzo, e aveva un fisico robusto ma slanciato; il suo viso era pacato, serio e autorevole, al punto che perfino il suo naso lungo quasi dieci centimetri risultava perfettamente in armonia con l’abbigliamento elegante e formale. «Che succede?»

«Grandi notizie!» ripeté il goblin, che invece indossava abiti decisamente più sportivi, quasi trasandati. «Asterion ha abboccato: vuole rubare l’Uovo dei Sindri e sta cercando degli alleati. Abbiamo sentito che ne parlava alla Botte Ubriaca!»

La pianta umanoide si concesse un sorriso ai limiti della risata. Quasi non riusciva a credere che il suo piano avesse funzionato: era bastato fare in modo che Alphard Dragondozer origliasse la loro conversazione per indurre lui e Leona Asterion a progettare il furto dell’Uovo.

Tornò a concentrarsi sul suo subordinato: «Ha già trovato qualcuno?»

«Sembrerebbe di sì: un dromeosauriano e un coleotteriano. Li ho visti combattere e sembrano abbastanza forti, ma avranno comunque bisogno di altri uomini.»

Il treant tamburellò con le lunghe dita legnose sulla sua moderna scrivania, pensieroso. «D’accordo, di’ a Veronica di tenerli d’occhio: dobbiamo capire se possono diventare una minaccia.»

Il goblin annuì e lasciò lo studio.

Rimasto solo, l’albero umanoide si alzò dalla sua poltrona girevole, tanto comoda quanto sottile. Anche il resto dell’arredamento era molto sobrio e funzionale, fatta eccezione per qualche raffinato oggetto di design, come la teca per vini pregiati a forma di spirale o la macchina da caffè dalle linee slanciate.

Con fare soddisfatto si voltò verso l’alta libreria posta alle spalle della sua scrivania. Finalmente le cose avevano preso la piega che desiderava e tra non molto avrebbe potuto fare la sua mossa. Gli sembrava di aspettare quel momento da una vita.

Fece un paio di passi alla sua sinistra e delicatamente, quasi con riverenza, accarezzò la robusta cassa in finto legno posizionata in uno scomparto laterale. Aveva speso una fortuna per averla, ma era più che certo che ne sarebbe valsa la pena.

Senza fretta si posizionò davanti all’ampia finestra antiproiettile dello studio e incrociò le mani dietro la schiena dritta e fiera. Era già sera, eppure il sole splendeva alto nel cielo, come a voler evidenziare una volta di più le cicatrici sugli edifici e gli sguardi rassegnati dei passanti.

Fino a quel momento O’Neill era stato il padrone assoluto della città, si era arricchito sulle spalle delle persone comuni e aveva lasciato che la popolazione scivolasse in un degrado sempre più profondo. Ma presto le cose sarebbero cambiate.



Note dell’autore

Ciao a tutti, e come sempre grazie per aver letto questo nuovo capitolo! ^.^

Uauh, la situazione si è fatta subito incandescente, ma ci vorrà ben altro per vedere Leona in difficoltà XD

Nel finale ha fatto la sua comparsa un nuovo importante personaggio: mi raccomando, non dimenticatevi di lui!


Appuntamento a inizio ottobre per il quarto capitolo, e non dimenticate di lasciare un commento ;D


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[14] In inglese: Wild Beasts’ Brigade (da cui deriva il nome della saga).

[15] Nella letteratura fantasy, i treant – dall’inglese tree (albero) e giant (gigante) – sono alberi umanoidi in grado di muoversi.
Per maggiori informazioni: tncs.altervista.org/bestiario.

   
 
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