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Autore: addict_with_a_pen    18/09/2016    2 recensioni
Frank è profondamente innamorato di Gerard, così come Gerard è incondizionatamente innamorato del suo Frank, non potrebbe essere altrimenti. Come dice sempre Mikey “siete peggio della colla voi due” e ha ragione, ha assolutamente ragione. Frank non riesce proprio ad immaginarsi una vita senza Gerard, sai che rottura sarebbe?
No, Frank non riesce proprio ad immaginarsi una vita senza quel rimbambito...
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mi dispiace molto, ma a volte può succedere. Era una possibilità che avremmo dovuto tenere in considerazione già dall’inizio. Suo marito ha picchiato molto forte la testa ed è probabile che il trauma abbia causato qualche malfunzionamento, per così dire, nella sua memoria. Mi creda, mi dispiace molto, ma penso che non ci sia molto da fare se non aspettare e... sperare.”
È dunque questo tutto ciò che Frank riporta a casa, niente Gerard, niente gioia, niente serenità, niente amore, solo quella fredda diagnosi fatta da un dottore che, sebbene non abbia colpe, Frank non può evitare di odiare con tutto se stesso.
“Mi dispiace Frankie...” aveva detto Mikey restituendogli ‘momentaneamente’ la fede che Gerard non vuole sapere di vedere “Starà un po’ da me, solo per adesso. Quando starà di nuovo bene potrà tornare qui, okay?”
Frank non aveva avuto la forza di dire nulla, troppo preso e distrutto nell’osservare quella fede che, quasi cinque anni fa, aveva posto attorno al dito dell’oramai non più suo Gee.
“Ti faccio sapere come sta. Notte Frankie, ti voglio bene...”
L’aveva stretto forte a sè, ma ancora una volta Frank era troppo dilaniato internamente dalla vista di Gerard che, seduto in macchina, stava aspettando che Mikey tornasse e lo portasse a ‘casa’. Quando poi i loro sguardi si erano incontrati, non ce l’aveva più fatta ed era scoppiato a piangere, correndo in casa e chiudendosi la porta alle spalle.
È dunque questo il motivo per cui ora è accartocciato a terra contro la porta, intento a piangere e tremare al pensiero di dover passare il resto della sua vita da solo. Si trascina in cucina, prende la boccettina di ansiolitici e ne ingoia due in più del previsto, per poi andarsi ad accucciare nel letto e, finalmente, dormire dopo quella giornata che l’aveva privato di ogni forza.
*****
“Hey, Frank. Sveglia nano!”
Non ha neanche bisogno di aprire gli occhi per capire di chi si tratta.
“Fottiti Ray.” Si gira sull’altro fianco, dando perciò la schiena a quello stronzo del suo amico che ora ha preso a picchiettargli la spalla.
“Alzati, dai. Sono le undici e mezzo, devi mangiare, lavarti e uscire con me e Mikey.”
Risponde con un verso simile a un grugnito.
“Non mi va molto di vivere oggi...” Mugugna avvolgendosi fin sopra la testa nel suo piumone, sperando di poter trovare ancora qualche traccia superstite del profumo di Gerard. Già, è otto mesi che non cambia le coperte e si rende conto pure lui che non è una cosa normale, che oramai le lenzuola sono sudice, ma finchè Gee non torna a casa, allora non può neanche prendere in considerazione l’idea di cambiarle.
“Avanti Frankie... Ti abbiamo preparato i pancakes, tutti sanno che ami i pancakes...”
“Amo solo quelli di Gerard.”
E, dopo questo, Ray si arrende, nel senso che si arrende nel provare a convincerlo con le buone, poichè passa allo scoprire tutto d’un colpo il corpo consumato del suo amico e lo fa rotolare giù dal letto, spingendolo lui stesso.
“Che cazzo fai!? Lasciami stare, non ti ho chiesto io di venire a casa mia a cucinare ed accudirmi!”
“No, non lo hai chiesto, hai ragione, ma non posso accettare che il mio migliore amico si lasci andare fino a questo punto, che non si curi e che non abbia nemmeno un minimo di amor proprio. Io e Mikey siamo qui dalle otto di mattina a cucinare, sebbene non sappiamo farlo come Gerard, a mettere a posto la casa, sebbene non sappiamo dove vadano tutte le cose come solo Gerard sa, a cercare di organizzarti la giornata, sebbene, ancora una volta, non sappiamo e non possiamo fare quello che Gerard faceva, ma possiamo fare altre cose, possiamo provare a renderti felice anche noi. Quindi ora ti alzi, ti lavi, ti vesti e vieni giù a mangiare con noi.” Detto questo esce dalla stanza e lascia Frank solo a terra, avvolto ancora nelle coperte che, sa benissimo pure lui, non hanno più nemmeno un vago ricordo del profumo delizioso di Gerard.
Si alza a fatica, come se sollevarsi dal pavimento sia qualcosa di difficile e improponibile, per poi guardarsi allo specchio e rabbrividire: Ray ha ragione... dov’è finito il vecchio Frank di un tempo? Quella figura sciupata e patita è tutto meno che lui, con la sua gioia e spensieratezza e il suo ottimismo ingenuo che, oramai, non sono altro che un ricordo ben sepolto e dimenticato.
“Frank ti conviene darti una mossa! Altrimenti saremo costretti a salire entrambi e portarti giù a forza!”
E allora si muove.
*****
Sono due ore che Gerard è immobile, seduto sul divano letto in sala che Mikey ha preprato apposta per lui, a fissare il vuoto e cercare di capire cosa cavolo sia successo alla sua vita.
Ieri è stato terribile, dopo essersi risvegliato si era ritrovato come investito dalla realtà, schiacciato da una situazione e da una vita che non pensava nemmeno di avere... È gay, è un artista, ha trentatre anni e ha avuto un incidente, sono solo queste le poche cose che ricorda ora, solo questi piccoli frammenti in un mare di ricordi e immagini confuse, tutte mischiate assieme e sovrapposte tra di loro. Poco prima che stamattina Mikey uscisse di casa dicendo “Vado a vedere come sta Frank... Prometti che starai bene senza me?”, era riuscito a strappargli qualche altro pezzetto del suo passato, come il fatto che è felicemente sposato da quasi cinque anni con un uomo e che è appena tornato indietro da un coma durato otto mesi.
Gli dispiace un sacco di aver trattato Frank in quel modo, quell’uomo apparentemente sconosciuto di cui nemmeno sa il cognome, ma con cui ha condiviso così tante cose... Ripensare al suo volto magro e sciupato illuminato da quel sorriso genuino non appena aveva riaperto gli occhi gli fa tristezza, gli provoca un dolore lancinante al petto, poichè lui lo aveva trattato così male, lo aveva respinto, aveva respinto suo marito, e tuttora la cosa gli sembra assurda, nel senso, ha un matrimonio sulle spalle, una casa tutta sua, un lavoro meraviglioso, suo sogno da sempre, e una memoria con delle cancellature enormi e una matita senza punta per riscrivere in quei buchi.
Quando sente la porta aprirsi, scatta in piedi, risvegliato improvvisamente dal suo stato di trance, e corre verso suo fratello che finalmente si è degnato di tornare per ridargli indietro altri pezzi del suo passato sfuocato.
“Hey Gee, tutto bene? Scusa se ho fatto tardi, solo che-”
“Non importa. Dobbiamo parlare.” Detto quato, afferra il fratello per un braccio, lo accompagna in sala e lo fa sedere sul suo divano letto ancora disfatto.
“Ma che...?”
“Silenzio, adesso parlo io.” Dice accomodandosi a sua volta accanto a lui ed elencando sulle dita le sue domande, una per una mentre le pronuncia piano e con sicurezza.
“Prima cosa: perchè ero in coma? Secondo: qualche novità per il lavoro, nel senso, quando dovrò ricominciare? Terzo: quanti film strepitosi mi sono perso? Quarto: perchè ho dei fottuti capelli rossi in testa? E quinto... come sta Frank?” Tira un sospiro, come se tutte quelle domande lo avessero prosciugato e rubato troppe energie, per poi alzare lo sguardo ed incontrare quello del fratello, colmo di confusione e tristezza.
“Gee il medico ha detto di andarci piano, di non riempire subito la tua testa con mille informazioni. Ti farebbe male, non penso di poter rispondere, non a tutto almeno.”
“Ti prego Mikey...” E Mikey sa già che non riuscirà a dirgli no, non dopo tutto quel tempo passato a soffrire e tentare di ricordare i bei momenti trascorsi col fratello mentre lui era in coma, bloccato tra la vita e la morte.
“Okay Gee...” sospira e si passa una mano sul volto “Hai avuto un incidente, un camion è venuto addosso alla tua auto mentre stavi guidando e per ora ti basta sapere questo. Non chiedermi dove stavi andando e cosa era successo prima, non è il momento, okay?” Gerard vorrebbe davvero accontentarsi di quella misera spiegazione, ma non può, non ne è in grado. Si è perso un pezzo troppo grande della sua vita, non può accettare il fatto di non avere spiegazioni.
Guarda Mikey in volto e subito si pente di essere stato così sfrontato e affamato di avere risposte, poichè ciò che ha ottenuto è solo un misero frammento di passato e un fratellino in lacrime da consolare.
“Hey M-Mikey, mi dispiace...” lo stringe forte a sè “Non volevo farti piangere, scusami.”
Lo stringe per alcuni istanti, cullandolo piano e cercando di capire che cosa abbia scatenato quell’ondata di tristezza nel cuore di suo fratello, scartando categoricamente il motivo vero che, sebbene non sia difficile da immaginare, lui non vuole accettare. Non può pensare di averlo fatto soffrire così tanto durante quegli otto mesi di sonno, non può soltanto immaginare la figura magra di suo fratello accucciato nel letto a piangere il suo coma, il suo cuore non può sopportarlo.
“Scusami Gee... è-è che sembra surreale. Fino all’altro giorno eri addormentato e silenzioso, mentre ora sei qui, a parlarmi ed abbracciarmi, quando io oramai avevo perso la speranza... È sempre stato Frank quello positivo, quello che continuava a sperare che ti saresti svegliato, ma io non ce la facevo proprio. Scusami se non ho creduto in te...” E ricomincia a piangere piano sulla spalla di Gerard, dove oramai la maglia è fradicia ed inzuppata dalle sue lacrime colme di tristezza e confusione.
“Ssssht Mikes, va tutto bene... Sono qui ora, non me ne vado più da nessuna parte, okay? Non piangere stupido, non piangere più” gli accarezza piano la schiena, sentendo il suo corpo cominciare a rilassarsi un po’ “Ti voglio bene.” E a quel punto non può che tranquillizzarsi definitivamente nel sentire un sospiro di sollievo provenire dal fratello un po’ meno a pezzi di prima.
“Okay, scusa” ride piano, sciogliendo l’abbraccio e sedendosi meglio “Mi sei mancato un sacco, lo sai? Le maratone di film horror squallidi non erano le stesse senza te. Io e Frank non siamo alla tua altezza  di commenti idioti” sorride appena “Dovremmo rifarlo prima o poi, cioè, quando sarai pronto ovviamente.” Si rabbuia all’improvviso e prende a fissare terra, perchè probabilmente si è reso conto che nominare ancora Frank non è stata una grande idea...
“C-Come sta Frank...?”
Cala il silenzio.
“Beh, lui sta... Frank sta bene, ora che ti sei svegliato meglio.” Rivolge un sorrisino tristissimo al fratello, per poi alzarsi e fare per andare via, cercando di fuggire il più lontano possibile da quella situazione scomoda in cui si è ficcato lui stesso.
“Mikey non mentirmi! Non sta bene, col cazzo che sta bene, sembra un malato terminale, l’hai visto? È-È magro come un chiodo, non puoi dirmi che ora sta miracolosamente bene...”
“Okay, anche se ti dicessi che sta malissimo, che non mangia e che non esce più di casa, che cosa risolverei? Nulla, assolutamente nulla, quindi non pensarci e vatti a preparare che andiamo a trovare mamma e papà.”
Si dirige velocemente verso la sua camera da letto, dopo aver però fatto il grave errore di girarsi e guardare un’ultima volta il volto triste di Gerard.
“Forse sarebbe stato meglio se non mi fossi mai svegliato... Insomma, sto facendo soffrire tutti, se fossi morto allor-”
“Se fossi morto cosa? Eh, Gerard?? Che cazzo stai dicendo? Le cose si possono sistemare, ma i morti non si possono resuscitare. Vatti a vestire e smettila di dire cazzate.” E non può far altro che schizzare in piedi ed ubbidire al  comando severo del fratello.
‘Le cose si possono sistemare’... Non ne è così certo onestamente.
*****
“Ray ci siamo appena visti, cosa c’è?”
Non sono passati neanche dieci minuti da quando Ray se n’è andato da casa di Frank che già lo ha richiamato, con tono felice e speranzoso.
“Vuoi venire a cena da noi oggi? Christa ha cucinato quel piatto vegano schifoso che sa tu ami, l’ha fatto apposta per te, non puoi dire di no.”
“Mi spiace Ray, dille che apprezzo molto quello che ha fatto per me e che non avrebbe dovuto, davvero, ma io non me la sento di uscire stasera...” Sente l’amico sospirare dall’altra parte della cornetta e subito si sente in colpa, un mostro, poichè oramai è buono solo a far soffirre e deludere le persone, non può far altro.
“Okay Frankie, tranquillo, glielo dico io che non puoi venire, non è un problema. Al massimo ti porto io domani quello che ti ha cucinato, o puoi passare tu, va bene?”
“Okay, vedremo...” bugia “Buonanotte Ray.”
“Notte amico, chiamami se hai bisogno di qualcosa, sai che puoi sempre contare su di me.” E mette giù.
Frank sa che dovrebbe reagire, piantarla di piangersi addosso e provare a ricominciare a vivere, ma non ne ha le forze. Dopo tutto quel tempo passato accanto al letto dove viveva suo marito, dopo tutto quel tempo passato ad amarlo incondizionatamente, a credere in lui e ad aspettare il suo risveglio, non può accettare di essersene tornato a casa solo con una fede, la sua fede, e niente di più... L’ha riposta in una scatolina sopra il comodino che sta dalla parte del letto in genere usata dal suo Gee e non può evitare di sentire il suo cuore frantumarsi quando l’occhio gli cade in quel punto. Cosa se ne fa di uno stupido anello? Cosa se ne fa di una casa così grande, gelida e vuota? Cosa se ne fa di tutto questo amore sprecato...? No, lui sa che non andrà mai sprecato, sa che Gerard si ricorderà di lui, della loro storia e della loro promessa di matrimonio in cui si sono giurati amore eterno. Sa che almeno ora che si è svegliato le cose vanno già meglio, perchè sta bene, è vivo, ed è bellissimo. Sapere che almeno sta bene è una gradissima soddisfazione e fonte di tranquillità, sapere poi che è insieme a Mikey, al suo fratellino tanto adorato, gli da ancora più gioia, poichè ogni luogo è meglio dell’ospedale, casa di Mikey poi è perfetta.
Si accuccia sulla poltona che usava sempre lui, unico luogo che forse ha conservato una minima traccia del suo profumo delizioso, per poi stringersi le braccia attorno al busto e cercare di ricordare i momenti felici passati insieme, e non il suo rifiuto straziante o lo sguardo terrorizzato che gli aveva rivolto appena sveglio.
Cerca di ripensare a quel lontano giorno in cui erano andati a fare un pic-nic all’aria aperta e Gee gli aveva detto per la prima volta “ti amo”; cerca di pensare a quando, durante una fredda notte d’inverno, lo aveva stretto forte a sè e lo aveva coccolato per cercare di alleviare il suo malessere dovuto alla febbre alta e per scaldarlo e scacciare via quei brividi; cerca di pensare a quando avevano danzato sotto la pioggia, facendosi prendere per pazzi da tutti, un giorno in cui Gee era triste ed abbattuto per un fallimento lavorativo e di quando poi gli aveva sussurrato all’orecchio “grazie Amore mio...”, talmente piano e talmente a bassa voce che ancora adesso non sa se sia stata la sua immaginazione o se lo abbia detto davvero; cerca di pensare a tutti gli sguardi beati e carichi d’amore che gli ha rivolto, a tutti i ritratti, le coccole, i baci e i sospiri, ci prova davvero, ma chissà come mai non ci riesce...
Prende il cellulare e invia un patetico messaggio a Mikey, sperando che lo capisca e che non pensi sia solo un povero disperato, anche se in fondo lui stesso si considera come tale:
“domani puoi portarmi qualcosa di G? una maglietta, felpa, qualunque cosa, basta che profumi di lui... scusa Mikes, ne ho davvero bisogno.”
Ripone il cellulare sul tavolo, per poi riaccucciarsi sulla poltrona e addormentarsi, almeno crede di essersi addormentato...
Non ricorda di aver mai preso sonno così velocemente in vita sua.
 
  
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