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Autore: BeatrixLovett    01/10/2016    1 recensioni
Scabior la gettò a terra e Beatrix atterrò sulle ginocchia.
La ragazza alzò lentamente la testa per vedere colui che aveva davanti. I suoi occhi non avevano mai visto veramente il mondo, non si erano mai soffermati sullo splendore della natura o sulla bellezza di una persona. Quel naso non aveva mai gradito il profumo della dolcezza. Quelle labbra non si erano mai mosse in un sorriso amabile, in una risata di gioia o in un bacio. Il male era davanti a lei, fatto uomo.
Genere: Dark, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Mangiamorte | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Capitolo 8

Perduti


 
«Smettila di cercarla!» esclamò Cloe, mentre camminavano lungo il sentiero che portava ad Hogsmeade, «Non ha senso che tu perda tempo con una persona che non capisce quello che fai per lei. Lasciala perdere!»
Beatrix alzò lo sguardo verso il cielo grigio, pieno di grossi nuvoloni. Provava solo amarezza nel constatare che ormai lei e Grace non erano più amiche.
«È convinta che io sia una Mangiamorte, da quando ho usato la maledizione…»
«Se è per questo motivo è una stronza ingrata! Se non fosse stato per te ed Erik ora farebbe compagnia al fantasmi di Hogwarts!» disse Cloe.
«Ora basta, non sono venuta con voi per parlare di quella Grace!»  esclamò Erik, «Sbrighiamoci, prima che cominci a diluviare! »
Infatti, in poco tempo scoppiò un temporale e i ragazzi corsero per raggiungere un posto asciutto.
Quando arrivarono a Hogsmeade scoprirono che come Hogwarts, era cambiata. Un tempo il villaggio era bello ed ospitale, era diventato un paesello deserto e lugubre. Molti negozi che vendevano deliziose leccornie per gli studenti avevano messo delle tavole per sbarrare le porte. Le vetrine erano coperte da manifesti, non più di criminali ricercati, ma di oppositori. La foto di Harry Potter era in primo piano, sopra la sua testa una scritta enorme diceva “Indesiderabile n°1”
«Salve ragazzi! Cosa prendete?»  chiese Madama Rosmerta, una simpatica strega sulla cinquantina, la proprietaria del pub I Tre Manici di Scopa.
«Per me una burrobirra, grazie.»  rispose Helena, ricambiando il sorriso.
«Un idromele»  ordinò Cloe.
«Vada per lo sciroppo alla ciliegia!» seguì Jenny decisa, chiudendo la lista che aveva tra le mani.
Tutti si voltarono verso Beatrix ed Erik, «Per voi, invece?» domandò Rosmerta.
«Io… penso di aver bisogno di qualcosa di forte…» rispose Beatrix.
«Prendo lo stesso! » disse Erik, concludendo l’ordinazione.
«Molto bene… due whisky incendiari, arrivano subito!» Rosmerta fece sparire tutte le liste con un colpo di bacchetta e con uno schiocco delle dita fece apparire tutto quello che avevano ordinato, accompagnati da dolci e stuzzichini salati.
Beatrix prese il bicchiere che aveva davanti, portandoselo più vicino. Ne esaminò il contenuto: liscio, dal colore ambrato. Ne diede una piccola sorsata, l’amaro si diffuse prima sulla lingua e poi sul palato, un’ondata amara le si diffuse in bocca e quando deglutì venne invasa da un piacevole calore.
«Le cose si stanno mettendo male… non credete? »  cominciò a dire Cloe, dopo aver dato un sorso alla sua bibita, «Prima la morte di Scrimgeour, poi il nome di Voi sapete Chi diventa un tabù. La cosa che più mi fa sospettare è che Silente sapeva che sarebbe morto, sapeva della battaglia… altrimenti perché avrebbe fatto quel discorso? »
Un momento di silenzio.
«Non riesco ancora a credere che Silente sia… morto. »  comunicò Jenny.
Beatrix non alzava gli occhi dal suo bicchiere, osservava il bordo liscio.
Cloe intanto aveva ripreso a parlare: «La Gazzetta del Profeta pubblica solo ciò che viene approvato dal Ministero ed è ovvio che non si saprà più cosa succede realmente.»
«Come se prima lo si sapeva…»  ribatté Beatrix.
Helena allungò una mano per prendere una cioccorana, «Ha il Ministero. Ora ha anche Hogwarts. Voi-sapete-chi ha vinto, aspetta solo il momento migliore per uscire allo scoperto. Mentre a noi non resta altro che decidere se stare dalla sua parte oppure opporci a lui facendoci ammazzare… »  concluse, staccando la testa della sua cioccorana con un morso.
Beatrix alzò gli occhi verso Erik, lui ricambiò lo sguardo.
«Questa sarebbe una scelta?»  chiese Jenny, sbattendo il bicchiere sul tavolo, furiosa, Io scelgo di vivere, è chiaro. Ma non mi abbasserò mai ad uccidere per lui o ad eseguire i suoi comandi…»
A questo punto Beatrix alzò la testa, ma fu Helena a parlare: «E cosa ci resta allora? Vivere sperando di non finire nel suo mirino? Vivere nascosti fino a che qualcuno non faccia qualcosa ed uscire allo scoperto quando tutto sarà finito? »
Erik rispose: «Rimanere ad Hogwarts, rimanere uniti con chi sappiamo che la pensa come noi e rivoltarci nel momento giusto. Se scappiamo, da soli, ci troveranno deboli e sarà più facile per noi cadere nelle loro mani.»
Beatrix aprì bocca per parlare, voleva dargli ragione, era il momento di dire anche agli altri suoi amici la verità su di lei e sulla sua famiglia, era giusto che sapessero, non riusciva più a portare quel peso, ma Cloe riprese a parlare e Beatrix si riportò il bicchiere alle labbra.
«Restare a Hogwarts? Ma non ti sei accorta delle sparizioni? Sono scomparsi un sacco di studenti, la maggior parte mezzosangue…»
Il gruppo sprofondò nuovamente nel silenzio. Tutti tenevano lo sguardo basso o fisso nel vuoto, preoccupati su come stavano andando le cose e confusi sulla decisione da prendere per il loro futuro.
Beatrix finì l’ultimo sorso di Whisky Incendiario.
«Non mangerò e non dormirò, sotto lo stesso tetto, con qualcuno che vuole uccidermi… »  concluse Jenny.
Beatrix si sentiva le tempie pulsare dolorosamente.
«Fuori non sappiamo cosa ci aspetta…» disse qualcuno, allontanandosi.
La stanza iniziò a girare e si pentì di aver preso quell’alcolico troppo forte.
«Ci verranno a cercare, ci troveranno e metteremo in pericolo le nostre famiglie… »
Sentiva le voci farsi sempre più lontane.
«Scusate devo andare un attimo… » disse Beatrix, alzandosi di scatto. Scontrò qualcuno che passava proprio in quel momento.
«Guarda dove vai!»  gridò qualcuno dietro di lei.
«Scusa non ti ho… »  voltandosi scoprì che era Grace, «vista… »
La ragazza era rossa dall’imbarazzo, o forse dalla rabbia. Una grossa macchia scura si stava allargando sul suo vestito, mentre in una mano teneva una tazza di cioccolata, mezza vuota.
La sua amica Grifondoro, Elaine, riprese: «Andiamocene Grace non ha senso perdere tempo con questa gente! »
Beatrix afferrò per il polso Grace, mentre si voltava. «Non riesco a capire il tuo atteggiamento, ma ti prego per me è importante che tu rimanga!»
Le due si guardarono a lungo, poi mentre Grace si girava per dire qualcosa all’amica, Beatrix venne colpita da un’altra fitta alla testa e la stanza si riempì di luce. Credendo che fosse stato un flash di una foto, chiuse gli occhi, ma quando li riaprì scoprì di non trovarsi più al pub. Era in una stanza buia dalle lisce pareti fredde, senza mobili né finestre. C’erano due uomini, uno bloccava Grace per le braccia, l’altro teneva Elaine per i capelli. Un uomo calvo e basso sbucò dal buio, fermandosi davanti a loro. Aveva gli occhi neri spalancati, inebriati di eccitazione, mentre tendeva il braccio con la bacchetta in pugno.
Elaine crollò a peso morto sul pavimento. Non si mosse, né si rialzò.
Continuava a sentire quella risata crudele nella sua testa, mentre ritornava alla realtà.
Beatrix si riscosse atterrita. Le due ragazze erano ancora lì e stavano prendendo posto al loro tavolo. Si sedette anche lei, scossa.
«Tornerà pulito in un attimo »  assicurò Jenny, prendendo la bacchetta dalla tasca e sbiancando il vestito di Grace ancora prima che potesse ribattere.
«Grazie »  borbottò quest’ultima.
«Stavamo parlando della caduta di Hogwarts… »  la informò Helena, cercando di inserirla nella conversazione.
«Hogwarts non è caduta. »  asserì Grace, guardandola torva e incrociando le braccia al petto.
«Non è di certo un clima normale quello che si respira ad Hogwarts in questi giorni… non ti pare?»  si capiva che Erik era abbastanza innervosito dall’insolenza di Grace.
«Dove volete andare a parare? »
«Dovresti imparare a trattenerti… qualche volta…» disse Beatrix, cercando di essere il più chiara e docile possibile, «Lo fanno apposta a provocare. Cercano vittime con cui giocare. Capisco che non puoi sopportarlo, ma non puoi metterti sempre in mezzo così, tutte le volte. »
Grace sbottò furente, «Oh ma certo, ci credo che tu lo capisca, Beatrix… » ma prima che potesse dire altro, Jenny riprese parola: «Tutti li odiamo, Grace… per questo pensavamo di… »
«Ah sì? Li odiate?»  urlò Grace, sbattendo le mani sul tavolo, alzando sempre di più il tono della voce e attirando l’attenzione di tutti i presenti nel locale. «E allora dov’eravate la notte in cui Albus Silente è morto? »
«Grace, calmati… abbass… »  provò a dire Cloe.
Grace la ignorò, continuando imperterrita: «…eravate a divertirvi nella vostra sala comune, a spassarvela per  Halloween…» si fermò un momento, poi continuò:  «…anzi no, forse c’ eravate proprio voi sotto i cappucci, ridotti come servi ad eseguire ogni ordine di Voldemort! »
«NO! »
Il caos si distribuì all’interno del pub. Tavoli e sedie vennero rovesciati, mentre la gente si smaterializzava e gli studenti si riversavano verso l’unica uscita, inveendo contro chi aveva proferito il nome proibito.
«Brava Grace, complimenti! »  urlò Jenny, fuori di sé.
«Scusate, io… »  sussurrò Grace, guardandosi intorno, visibilmente scossa.
«Ormai siamo fottuti Grace, grazie! »  le gridò contro, Erik.
«Pensiamo a come uscire da qui… »  cominciò a dire Helena.
«Dovremmo lasciarla al suo destino… è colpa sua! »  urlò Cloe che venne ignorata da tutti, mentre Helena continuava: «…la porta d’entrata è intasata! Non faremo in tempo se arriveranno… »
Una voce arrivò da dietro di loro, «La finestra nel bagno! »
I ragazzi si voltarono, Madama Rosmerta teneva aperta la porta.
La pioggia era diminuita. Una pioggerella fine cadeva sulle teste dei ragazzi che svelti si erano allontanati, nascondendosi dietro ad una delle ultime case di Hogsmeade, dove si erano fermati per guardarsi indietro.
Davanti al pub c’erano una decina di uomini. Uno di questi teneva Madama Rosmerta per il collo. La donna urlava, diceva che non ne sapeva niente che era lontana da chiunque fosse stato a pronunciare il nome.
Quella donna li aveva coperti e salvati. Se i Ghermidori avessero scoperto la verità, l’avrebbero uccisa. Perché aveva rischiato tanto?
L’uomo che la minacciava la liberò.
Forse avevano avuto fortuna. Magari i Ghermidori pensavano che si fosse trattato di un ubriaco che avesse nominato il nome di Voldemort senza neanche rendersene conto. Ma quella speranza svanì com’era nata, perché all’improvviso comparve un gatto che vedendoli gli soffiò contro, miagolando all’impazzata, tradendo la loro presenza.
Il gruppo di uomini si voltò, vedendoli, scattarono verso di loro.
I ragazzi cominciarono a correre con tutte le forze che avevano in corpo.
I “Cacciatori”, nonostante più vecchi, erano sorprendentemente veloci e agili. Riuscivano ad evitare le fatture che, di tanto in tanto, i ragazzi scagliavano contro di loro.
Mancava poco al castello, una volta entrati a Hogwarts, sarebbero stati salvi. O almeno così credevano.
In quel punto il terreno era più fangoso, essendo piovuto molto e trovandosi nel piano, l’acqua si era mischiata alla terra formando delle pozze di fango. Elaine, perse l’equilibrio, scivolando. Grace si fermò per aiutarla.
Beatrix che era ultima, raggiunse le due. «Vai!»  ordinò a Grace, dando la mano alla caduta per aiutarla a tirarsi su, poi insieme ripresero a correre.
Vide Elaine scattare in avanti, mentre lei si sentì afferrare per il polso e trascinare indietro.
Aveva il respiro corto e il cuore che le batteva a mille in gola.
«La corsa è finita! »  annunciò il Ghermidore, mentre le sfilava la bacchetta dalle mani.
«Prendete gli altri, non fateveli scappare!» gridò con tono di comando a qualcuno che correva.
Beatrix cercò di divincolarsi, ma era inutile, la presa era salda.
«Vi divertivate a scherzare con il nome del Signore Oscuro, eh?»  la derise, voltandola verso di sé. La ragazza si trovò il viso dell’uomo a pochi centimetri dal suo. Doveva avere sui trentacinque anni, o poco più. Si sentì scrutare dai suoi occhi verde scuro, segnati dalle occhiaie. Due ciocche di capelli scuri gli sfioravano l’occhio sinistro e la guancia. Aveva i capelli lunghi, sporchi e mossi, raccolti in una coda dietro la schiena. Sentiva il suo alito sulla pelle, sapeva di alcool. Questo le fece ricordare dove lo aveva visto per la prima volta. Era l’uomo che la fissava al Paiolo Magico, quando era uscita con Grace.
«Qual è il tuo nome?»
La ragazza non rispose, titubante se mentire o dire la verità,
«Ti ho chiesto… »  disse con maggiore aggressività, afferrandola dietro al collo.
«Beatrix Todd »
L’uomo la studiò con il suo sguardo penetrante, mentre la ragazza cercò di rimanere impassibile. Ad un tratto, lui avvicinò il volto al suo collo e ne odorò i capelli. Lei rimase spiazzata da quella sua abilità inaspettata.
«Ti è andata bene, purosangue…»  sussurrò.
In un punto poco più avanti si erano radunati gli altri Ghermidori, ognuno teneva un ragazzo.
«Un buon bottino, devo dire! »
A parlare era stato un uomo, se lo si poteva definire tale, indossava un cappotto lungo, una maglia strappata dalla profonda scollatura che mostrava i pettorali e il collo ricoperti di pelo, pantaloni in pelle nera e anfibi. Era il lupo mannaro mangiamorte, conosciuto per la sua ferocia, Fenrir Greyback. Sebbene fosse nelle sue sembianze umane, mostrava chiaramente cosa fosse in realtà. Aveva la fronte ampia e alta, lunghi capelli grigi e lisci che gli circondavano il volto, gli occhi erano gialli, mentre la pupilla era scura cerchiata di azzurro. Sogghignò mostrando dei lunghi denti affilati e macchiati che spuntarono da dietro le sue labbra.
«Chi abbiamo l’onore di avere qui?» domandò con voce gutturale.
«Cloe Morgan» rispose l’uomo che teneva Cloe, «Purosangue.»
Greyback guardò Cloe, con sguardo depravato.
«Non è nella lista dei ricercati, non vale niente…» valutò un altro, dopo aver studiato attentamente il foglio che teneva in mano.
In questo modo passarono in rassegna tutti.
«Elaine Harvey e Grace Fray sono le uniche mezze…» dichiarò il Ghermidore che teneva le due ragazze, «Inoltre è proprio questa che ha pronunciato il nome…»  rese noto, spingendo Grace.
«Molto bene… allora non facciamole aspettare… vanno portate subito al Ministero!» affermò Greyback, curvando le labbra in un sorriso malvagio.
«Invece degli altri cosa ne facciamo?»  domandò l’uomo che teneva Jenny.
«Lasciateli! » ordinò Greyback, suscitando lo stupore di tutti,  «Sono tutti purosangue, non sono fuggiaschi e nemmeno ricercati. Non valgono niente…»
Beatrix non appena si sentì di nuovo libera, si girò per riprendersi la sua bacchetta.
«Ho la sensazione che ci rivedremo molto presto…»  le sussurrò il Ghermidore all’orecchio, restituendole l’arma.
La ragazza sapeva bene a che cosa stavano andando incontro Grace ed Elaine. Non aveva dimenticato la sua visione. Non poteva permettere di farsi portare via la sua amica.
Rimase ferma nel punto in cui si trovava, impugnando stretta la bacchetta. Stava per alzarla, quando sentì qualcuno urlare al suo fianco: «Non ce ne andremo senza di loro!»
Jenny stava correndo contro Greyback, «Non le porterete via!»
Alcuni Ghermidori puntarono le bacchette contro la ragazza, altri andarono verso di lei.
Jenny era stata veloce, si trovava molto vicina al lupo mannaro e dalla sua bacchetta, prima di venire colpita da un incantesimo di disarmo, scaturì un lampo di luce verde che colpì Greyback in pieno petto.
La bacchetta di Jenny le volò via dalle mani, poi tutto sembrò rimanere sospeso. Attese un tremolio, un rantolo, qualcosa che facesse sperare nella morte dell’uomo. All’improvviso impallidì, rendendosi conto del tremendo sbaglio che aveva commesso, ricordandosi che solo qualche giorno prima la McGranitt aveva parlato di argento.
L’argento era l’unica arma in grado di ucciderlo.
La ragazza si sentì tutti gli occhi puntati addosso. Tutto ad un tratto venne invasa da una puzza di sudore, mista a sangue, che faceva asfissiare. Spostò la testa da un lato, disgustata e spaventata da quell’uomo malvagio. Era davanti a lei, con sul viso un’espressione disumana, «Guarda un po’ ho trovato l’ antipasto per la luna piena di stasera!»
Nel frattempo gli amici avevano sguainato le bacchette, in difesa di Jenny, lanciando fatture e maledizioni contro i Ghermidori.
«E voi sarete la mia cena!» aggiunse il lupo mannaro, quando se ne accorse.
Non ci volle molto per far saltare le bacchette di mano a tutti i ragazzi, poi gli uomini avanzarono verso di loro per riprenderli.
Greyback si voltò improvvisamente, colpendo Jenny di sorpresa e ferendola al volto con le sue sporche unghie affilate. La ragazza cadde in ginocchio, nel fango, portandosi le mani sul viso coperto di sangue. Sembrava che Greyback non avesse finito con lei, aveva uno sguardo famelico e inumano.
«Non toccarla, bastardo!» urlò Erik lanciandosi su Greyback nel disperato tentativo di distrarlo dalla sua preda. Il lupo mannaro si girò in tempo, afferrando per il collo il ragazzo e sollevandolo da terra. «Cos’è che volevi fare, bamboccio?»  lo schernì, aumentando la stretta. Erik trasalì.
Beatrix che fino a quel momento aveva cercato di non farsi prendere dal Ghermidore, vedendo la scena, si lanciò contro il lupo mannaro, tirando fuori dalla tasca del suo cappotto, un piccolo pugnale d’argento.
Erik cadde a terra, libero, tossendo e cercando di prendere ossigeno.
La mano di Beatrix si fermò a mezz’aria, proprio quando stava per affondare la lama. Qualcuno dietro di lei  l’aveva fermata, bloccandole la mano e sottraendole il coltello.
Lo sguardo di Greyback era terribile.
La ragazza non riusciva a liberarsi dalla presa di chi, dietro di lei, la teneva per le braccia. Aspettava il peggio.
Il lupo mannaro le assestò un pugno allo stomaco che la fece cadere in ginocchio, poi un altro alle costole che la fece piegare in avanti, in cerca d’aria.
«È noi che volete! Lasciali stare!» urlò Grace divincolandosi, tra le braccia di un Ghermidore, con una riga di sangue che le colava giù dalla tempia.
Greyback la ignorò. Afferrò il mento di Beatrix, sorridendole crudele, mostrandole i denti appuntiti.
Voleva morderla, lo sapeva. L’unico scopo di Greyback era trasformare più persone che poteva, condannare l’umanità a quello che era costretto a sopportare lui.
«Greyback, ma quello non è il pugnale della Lestrange?» fece notare qualcuno, dietro di loro.
Il cuore di Beatrix ebbe un sussulto.
«Da qua!» ringhiò.
Greyback si chinò nuovamente su di lei, avvicinando la lama affilata al suo volto.
«Appartiene a Bellatrix Lestrange?»
La ragazza non rispose.
L’uomo ringhiò, scaraventandola a terra. Mise un piede sulla sua spalla e distribuì tutto il peso sulla gamba per evitare che si rialzasse. La ragazza serrò i denti per non dargli la soddisfazione di urlare.
«Portami quel ragazzo,»  ordinò ad uno dei suoi uomini, «…vediamo se dopo che lo avrò morso le tornerà la voce…»
«Sì. E’ di mia zia» rispose la ragazza a terra con, sorprendendo se stessa, orgoglio e fermezza.
«Giusto… tua zia… chissà come hai fatto a prenderglielo… non ha l’aria di essere una che fa regali…» Greyback rise malvagio, continuando a pesarle sulla spalla, «Ti piacciono le torture, ragazza? Perché la Lestrange lo riavrà presto… per me sarà un ottimo guadagno… pagherà per riaverlo e non sarà contenta quando scoprirà che sei stata tu a rubarglielo…»  la schernì l’uomo.
Beatrix nonostante la sua condizione scoppiò a ridere, «Sei veramente convinto che Bellatrix Lestrange pagherà per riavere ciò che è suo? Se non ti uccide, puoi considerarti fortunato…» ma venne zittita da una maggiore pressione sulla sua spalla. Gli occhi le si riempirono di lacrime, dal dolore e dall’umiliazione.
«Sta’ zitta! Tu parlerai solo quando io ti do il permesso di farlo!» Greyback la liberò, tese una mano prendendola per un braccio, tirandola su in malo modo, «Cambio di programma…»  annunciò, scaraventando Beatrix nella presa del Ghermidore di prima. «…li portiamo tutti al Ministero! E chissà… se qualcuno ne esce vivo, ci potremo divertire… »  disse, guardandola come se avesse davanti il suo piatto preferito, «…ho trovato il mio dessert!»
   
 
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