POV HERMIONE:
La giornata è passata in
fretta e di George non si è vista
neanche l’ombra.
L’ultima volta che siamo stati assieme è stata
questa mattina quando siamo
ritornati ai nostri dormitori, ci siamo cambiati e siam corsi a fare
colazione in
Sala Grande.
Da lì in poi è letteralmente scomparso,
lasciandomi con un ambiguo ‘’Ho da
fare’’
e brillando per la sua assenza a tutte le lezioni e ai pasti
successivi.
In compenso, io sto cominciando ad arrabbiarmi sul serio.
Chiariamoci: non me la prendo certo perché lui non
è qui e non siamo assieme; pur
essendo una coppia è giusto che ognuno
mantenga la propria individualità e il bisogno del proprio
spazio.
No.
Sono furibonda perché so benissimo il motivo reale di questa
assenza
prolungata: il mio compleanno, ovviamente.
Pensavo di essere stata abbastanza chiara quando gli ho chiesto di non
organizzare
grandi festeggiamenti; evidentemente, non mi ha dato retta.
La cosa assurda è che all’appello non manca solo
lui, ma anche Harry: se si è
lasciato coinvolgere, giuro che Hogwarts conterà due nuove
vittime nella sua
lunga lista.
Sbuffo sonoramente, mollando con
fastidio la forchetta nel
piatto, schizzando di sugo la tavola e la mia divisa.
Ginny e Fred, gli unici della mia comitiva presenti a cena, si voltano
e mi
guardano con uno stesso identico ghigno stampato in volto.
Questo mi da la conferma che loro sanno sicuramente tutto, ma
è chiaro che
hanno ricevuto ordini precisi e che non hanno la minima intenzione di
rispondere alle mie domande.
Tuttavia, chiedere non costa niente, quindi: tento comunque.
-Ehm- dò un colpo di tosse
per addolcire la mia voce
arrochita –Fred, sapresti dirmi dove posso trovare George?-
Lui mi guarda: il sopracciglio alzato con fare scettico, come a dire
‘’Me lo
stai chiedendo sul serio? Patetico!’’
-Non ne ho la minima idea, Hermione- risponde con malcelata goduria,
nel
vedermi tra l’arrabbiato e l’esasperato.
-Ginny?- tento.
-Mi associo a Fred- risponde lei prontamente, ridacchiando.
Sento il sangue ribollire nelle vene.
Volto loro le spalle, per evitare di dare in escandescenza qui davanti
a tutti
gli altri studenti e ai professori; conto fino a dieci ed esco dalla
sala con
non pochi sguardi puntati addosso.
Da quando io e George abbiamo reso
pubblica la nostra
relazione, sembriamo esser diventati la principale attrazione del
castello.
Tutti ci conoscono e ci guardano; in fondo, sarebbe difficile non
conoscere una
Caposcuola salvatrice del mondo magico e un idolatrato commerciante di
prodotti
per scherzi.
Sto appena svoltando un corridoio,
quando, in lontananza,
vedo una chioma rossiccia disordinata venire verso la mia direzione.
Subito un sorriso mi si dipinge in volto, per poi spegnersi con la
stessa velocità
con cui è nato quando mi accorgo che non è lui,
bensì… Ron.
Il mio vecchio, adorato, migliore amico Ron.
Mi passa accanto con passo malfermo e
goffo e si ferma per
salutarmi:
-Ciao, Hermione!- il suo tono è imbarazzato e timido, quasi
avesse paura di una
mia esplosione.
Non ha tutti i torti, se lo pensa.
I nostri rapporti si sono completamente sfaldati da quando lui ha
inveito
contro la mia relazione con suo fratello.
Da quel momento, Ron non ha mai smesso di guardarmi con rimprovero e io
non ho
mai smesso di ricambiare con l’astio.
-Ciao!- sputo fuori.
-Senti Hermione…-
-Sì?- lo interrompo, infastidita.
Lui mi rivolge uno sguardo ferito, ma
non mi lascio
addolcire.
Perché?
Perché ogni mio litigio con Ron è sempre dipeso
da lui ed io sono stanca di
impegnarmi per tutti e due per far funzionare quest’amicizia.
I rapporti si costruiscono e sostengono in due!
-Io…Niente! Ciao!- mette le mani nelle tasche e, a testa
china, se ne va,
lasciandomi sola.
È ovvio che questa
situazione mi fa male, ma lui dovrà
dimostrare di tenere realmente a me in maniera sana, pulita, limpida.
Non malata.
Percorro
la strada
verso il dormitorio e, appena arrivata, mi lascio cadere pesantemente
su una
poltrona vicino al camino:
Guardo distrattamente l’ora: sono le nove.
Mi perdo, per un po’, ad
osservare le fiamme, letali e
vivaci.
Osservarle mi infonde una strana calma e fermarmi ad ascoltare il loro
scoppiettio zittisce la furia che ho in testa.
Mi lascio cullare dalla voce di questo silenzio,
dall’orologio che ticchetta,
dal fuoco che scoppietta; i rumori del resto del castelli, attutiti
dalle
pareti, mi sono completamente estranei…
e
questa pace…
Sobbalzo, spaventata, quando apro gli
occhi e vedo l’orario,
timidamente illuminato dal fuoco morente.
È mezzanotte meno venti e la sala comune è quasi
completamente semibuia.
Tasto la poltrona, in cerca della mia bacchetta, ma le mie dita,
invece,
toccano qualcosa di più ruvido, ma di più
delicato: un pezzettino di carta.
-‘’SE
VUOI TROVARMI,
SEGUI ATTENTAMENTE LE ISTRUZIONI’’
–
è la grafia di George, questa.
Un sorriso affiora sul mio volto, perché, nonostante io sia
arrabbiata, con
questi suoi metodi alternativi, mi sembra di avere a che fare con il
George di
sempre, quello precedente alla Guerra e ribelle fino al midollo.
Ho la conferma che George sta di nuovo, realmente, bene.
Continuo a leggere, incuriosita:
-‘’LA PRIMA COSA CHE DEVI
FARE è ANDARE
DINANZI ALLA STATUA DEL GUERRIERO VICINO ALL’AULA DI
TRASFIGURAZIONE. Lì
TROVERAI ALTRE ISTRUZIONI.
FAI PRESTO, TI ASPETTO, TI AMO.’’-
Il mio sorriso si allarga ancora di
più e mi alzo di scatto,
uscendo dal dormitorio con più curiosità del
lecito.
Mi dirigo al primo piano: è lì che si trova
quella statua.
Mi chiedo il perché proprio quel posto!
Quella scultura è vecchia e malandata, niente di
particolare; tra le mani,
protese in avanti, regge una spada mangiata dal tempo.
Forse l’ha scelta perché oggi, teoricamente, mi
spettava anche questo corridoio
da controllare durante la ronda.
Sono appena arrivata e corro
impaziente verso la statua; la
spada è scomparsa , lasciando il posto ad un rigoglioso
fiore rosso, dai petali
ampi: un Amaryllis.
Lo guardo meravigliata, inebriandomi del suo profumo delicato.
Accanto c’è un bigliettino dello stesso colore che
dice:
-‘’ELEGANZA E
TIMIDEZZA’’-
Mi sta forse dicendo cosa simboleggia
questo fiore?
Giro il biglietto, con la speranza di avere qualche informazione in
più, ma mi
ritrovo solo due altre parole:
-‘’SECONDO
PIANO.’’-
Stringo entrambi gli oggetti al
cuore, mentre corro
affannata dove indicato.
Mi aspetto di trovarlo facilmente, il secondo fiore.
Invece, impiego ben cinque minuti per notarlo: bianco e perfetto, sotto
la luce
lunare, poggiato sul davanzale della finestra.
Un Bucaneve ed un bigliettino accanto.
-‘’VITA E
SPERANZA.’’-
Come per la prima cartolina, leggo le
istruzioni sul retro:
-‘’UN FIORE DI VITA E
SPERANZA, PER LA
MIA VITA E LA MIA SPERANZA. ORA DIRIGITI AL TERZO PIANO E FAI IN
FRETTA: LA
STRADA È LUNGA ED IL TEMPO STA PER SCADERE.
LA MEZZANOTE È VICINA!’’-
Come un fulmine, saetto al terzo
piano e noto subito la
Dalia dolcemente incastrata tra due porte.
-‘’GRATITUDINE.’’
– e, sul retro, un QUARTO
PIANO, scritto disordinatamente.
Questa volta non mi ritrovo un solo
stelo, ma ben otto fiori
di Delphinium.
-‘’OTTO COME GLI ANNI DA
CHE CI
CONOSCIAMO, PRINCIPESSA.
PERCHÉ
DELPHINIUM?AMORE SINCERO.
QUINTO PIANO.’’-
A questo corridoio, appartiene una
candida Fresia:
-‘’MISTERO
E FASCINO.’’-
cita il biglietto, seguito da un ovvio –‘’SESTO
PIANO.’’-
Sono, ormai, allo stremo delle forze
e delle emozioni, ma
non sono mai stata più felice di così.
Due fiori mi aspettano qui: un
giglio, simbolo di purezza e
nobiltà d’animo ed un garofano rosa, simbolo di
fedeltà.
Non ho bisogno di leggere il biglietto per sapere dove mi tocca ora.
Mi incammino, emozionata, verso il settimo ed ultimo piano, trepidante
di
scoprire cosa mi riserverà.
George non tarda ad accontentarmi: sul pavimento mi ha lasciato altri
due figli
della natura.
Un bellissimo Non Ti Scordar Di Me e
una particolare, ma
meravigliosa, foglia di Agrifoglio.
Li colgo estasiata e me li porto al petto, cercando il biglietto che
dovrebbe
accompagnarli, ma non trovo niente.
Con la bacchetta, rilego tutti i fiori in un unico mazzo, ripassando
mentalmente tutti i vari significati che George mi ha dedicato e con
cui ha
voluto descrivere me e il suo amore per me.
Noto solo ora come, dalla finestra
aperta, entri una brezza
leggera e rilassante e come la notte, al di là di queste
mura, sia chiara,
serena e stellata.
Sobbalzo quando sento la sua voce alle mie spalle, dolce e sostenuta, e
le sue
mani cingermi la vita.
Il suo profumo mi solletica l’olfatto.
-Gli ultimi due significano Promessa d’Amore
e…Eternità. -
Mi sussurra all’orecchio, carezzandomi il ventre.
Mi volto verso di lui, felice, ma
confusa da queste ultime
parole, pronunciate con una tale solennità e
sincerità.
-Che vuoi dire?- gli chiedo, guardandolo intensamente.
Lui fa una pausa, ma mi risponde con
convinzione.
-Probabilmente, ti sembrerà un discorso avventato, ma, in
mia legittima difesa,
posso dire che ci ho pensato tutto il giorno e non ho trovato un solo
motivo
per pentirmi di questa scelta.-
Secondo voi ho capito una sola parola
di quello che ha
detto?
No, perché…in realtà non ho la
più pallida idea di che cosa stia cercando di
dirmi.
Alle spalle, il vento entra e sbatte
contro la finestra, ci
stringe nel suo abbraccio e mi fa rabbrividire.
Inaspettatamente, George si
inginocchia e mi prende la mano,
baciandomela con cura e rispetto.
-SPOSAMI.-
Mi guarda e mi tende un anello
d’oro, semplice e bellissimo,
con un piccolissimo diamante incastonato.
Lo ammiro, confusa, commossa e
totalmente priva di capacità
cognitive.
-‘’SPOSIAMOCI:
ti
faccio una promessa d’amore per
l’eternità. E mai niente mi ha reso più
sicuro
di così.’’-
Io, da parte mia, sono sconvolta e
basita, perché tutto
questo ha fatto parte dei miei sogni migliori e vederli così
concretizzati,
inaspettatamente, mi affascina e destabilizza assieme.
Risulto così inopportuna, ma lecita, quando riesco a dire
solo:
-Non hai paura?-
Lui se lo aspetta, evidentemente, e
sembra più convinto di
prima quando mi risponde.
-‘’Paura di cosa? Di essere troppo giovane? Delle
responsabilità fisiche,
economiche e morali?’’- chiede retoricamente,
prende fiato e mi spiega.
-‘’Ci ho pensato tanto’’-
continua –‘’E mi sono posto tutte le
obiezioni di
questo mondo e dell’altro, ma nessuna è stata
abbastanza convincente da
costringermi a lasciar perdere e darmi del pazzo da solo.
Siamo giovani, ma non siamo ragazzini alle prime armi, ingenui e
spericolati:
sappiamo cosa è giusto per noi.
Ora abbiamo la scuola e so che tu ci tieni ed anche io ci tengo a
sistemarci
per bene; non ti metterò fretta: possiamo aspettare la fine
dell’anno.
Poi c’è la questione della nostra
diversità. Siamo diversissimi in tutto e per
tutto -lo sai meglio di me- ma ci compensiamo a vicenda e…
questa diversità,
per quanto mi riguarda, è l’incentivo
più grande del funzionamento della nostra
relazione.
Scoprirci a vicenda, dissentire o concordare con l’altro,
accettarlo e amarlo
per quello che è, apprezzare le nostre differenze
così come apprezziamo le
nostre somiglianze e averne rispetto.
Poi c’è la questione economica: non siamo
ricchissimi; è vero.
Ma vivremo bene!
Io ho il mio negozio che frutta molto e, tra l’altro, a fine
anno apriremo anche
una filiale; tu, invece, sei destinata ad avere una carriera brillante
e tutto andrà bene.’’-
conclude lui, serio
e solenne come mai prima d’ora.
Ricambio il suo sguardo, turbata,
felice, sconvolta e
realizzata, incantata come un uccellino è incantato da un
serpente.
-‘’SPOSAMI.
Hermione, SPOSAMI.’’-
Tanti momenti della mia vita mi
scorrono dinanzi agli occhi,
dall’infanzia all’adolescenza e mai mi sono sentita
così tanto donna.
Bramandolo troppo, mi getto sopra di lui, facendolo cadere con tutti i
fiori e
con l’anello; lo bacio con passione travolgente e mi
avvinghio a lui così forte
che può sembrare ne dipenda la mia vita.
E forse, è così.
-Ti sposo- rispondo. –Certo che ti sposo!!!-
L’orologio del castello
rintocca la mezzanotte.
-‘’Buon
compleanno, amore.’’- dice, stringendomi
più forte.
-Ti amo, George.-
E sono sicura anche io, mentre lo
dico, che tutto andrà
bene. Davvero.
Mi alzo e aiuto anche lui, mentre prendo i miei fiori e lui mi mette
l’anello -il
mio anello- al dito.
-Vieni- mi esorta.
E solo ora mi accorgo che la finestra è aperta per un motivo
preciso.
Appoggiata alla parete, c’è la Firebolt di Harry.
Le dita invisibili del vento ci carezzano decise e George mi fa capire
che le
sorprese non sono finite qui.
Mi isso sulla scopa con più sicurezza di come farei se fossi
in condizioni
normali.
Mi rilasso ulteriormente, quando lui,
dietro di me, rafforza
la sua presa sul mio fianco.
Nel silenzio della notte, con le stelle uniche testimoni, noi
spicchiamo il
volo verso il cielo lontano.
ANGOLO AUTRICE:
Scommetto che siete sconvolti dalla
lunghezza di questo
capitolo: sappiate che lo sono anche io.
Avevo tutta un’ altra idea in mente, ma, sinceramente, sono
soddisfattissima,
per la prima volta, di un mio capitolo.
Questo, in particolare, mi sta molto
a cuore.
So bene che George potrà sembrare fin troppo OOC, ma a me
non piace vederlo
come il solito combinaguai insensibile e malato di sesso come lo vede
la
maggior parte della gente. Incapace di amare.
Per me, sotto la facciata, ci sta un mondo meravigliosamente ricco di
sfaccettature. E voglio scoprirle tutte.
Così come Hermione.
Ma andrà davvero tutto così bene?
Non ci resta che vivere e scoprirlo; ovviamente insieme, dato che non ho la più pallida idea di come continuare, ora che ho cambiato la trama!
Grazie se avete avuto la pazienza di leggere tutto questo testamento e ci vediamo domenica prossima.
Un bacio, zollette <3
fred_mione98.