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Autore: Captain Willard    06/10/2016    1 recensioni
La vita è semplice per James O'Connor: docente di storia alla Finnegan High School, dedica metà del suo tempo a torturare gli studenti e l'altra metà a disprezzare gli esseri umani in generale. Alla sua già chilometrica lista nera, tuttavia, si ritrova un giorno ad aggiungere il nome di Billie Brennan, giovane insegnante di letteratura e sua nuova collega: con i suoi piercing, i suoi metodi d'insegnamento inusuali e il suo perpetuo ottimismo, fin dal primo momento si attira l'odio di James, ignaro che le cose siano presto destinate a cambiare.
Perché anche gli stronzi non sono immuni all'amore, per quanto provino ad affogarlo nel caffè (col whiskey).
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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- fattucchiere, esecuzioni e dialoghi civili -

 



 

 

James aveva sempre ragione. In un modo o nell'altro.

Che poi fosse vero, o solo una sua convinzione dovuta alla facile resa a cui le persone si sentivano costrette, davanti al suo sguardo di ghiaccio impenetrabile, non gli importava: per lui questo era il giusto riequilibrio dell'ordine del mondo, come soleva definirlo. Mondo di cui si considerava addirittura creditore, certo com'era che dovesse ripagarlo del torto subito trent'anni prima.

Fu per questo che, nel giro di un mese, la lancetta del suo già ridotto spettro umorale si bloccò stabilmente sulla dicitura Odio sottozero.

Tutta colpa di Miss Brennan, ovviamente. Doveva aver sottoposto il preside Hines a una qualche ipnosi, altrimenti James non avrebbe saputo spiegarsi perché fosse ancora lì. Va bene, la Finnegan High School non era certo un istituto di alto livello, ma che diamine. Quella era una scriteriata! No, peggio, era una... un'incantatrice!

Aveva stregato non solo i professori, ma anche gli studenti: James li sentiva parlottare nei corridoi di quanto fosse brava la nuova prof, quanto simpatica, Miss Brennan di qua, Miss Brennan di là! Bah. James era sicuro che proseguendo così, i ragazzi non avrebbero imparato un accidenti. Aveva studiato la strategia avversaria – leggasi origliare – e da quel che aveva capito non facevano altro che parlare, professoressa e studenti. Parlavano e parlavano e ridevano pure, una cosa rivoltante.

Per James l'insegnamento era una cosa semplice: spiegare, affibbiare quanti più compiti possibile e giudicare gli studenti in base ai loro risultati. La cosa che più gli piaceva al mondo dopo il whisky era ritrovarsi tra le mani alunni impreparati e massacrarli.

Non per niente gli studenti lo chiamavano il Boia.

 

 

Era una deliziosa mattinata d'ottobre, l'aria era mite e nel sole gli alberi s'infuocavano di infinite sfumature dorate, ruggine e scarlatto... non che a James potesse importare di meno: aveva appena terminato di interrogare una sfilza di studenti, rifilando loro una conseguente sfilza di votacci, e si sentiva un pochino più di buonumore. Addirittura un angolo della bocca gli si sollevò d'un millimetro, nel più vago accenno di sorriso, ma quell'impulso umano fu stroncato da una forte musica, proveniente dall'aula accanto.

Tutta la classe fece un salto tranne il professore, che tuttavia s'irrigidì nella sedia. Lui conosceva benissimo quel brano, anche se non l'avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura.

«Fate silenzio!» sbraitò, mettendo a tacere il brusio che l'improvvisa distrazione aveva fatto germogliare. Si alzò di scatto e in lunghe falcate marziali raggiunse la classe adiacente. Sollevò il pugno e lo sbatté tre volte contro la porta, facendola tremare.

 

All'interno, la musica tacque e un attimo dopo la porta si aprì di pochi centimetri rivelando il viso allegro di Billie Brennan. Il professore non se ne stupì.

«James! Come posso aiutarvi?» domandò candidamente.

«Dalla vostra aula proviene musica molesta. Gradirei spiegazioni.»

«Oh, sto facendo vedere un film ai ragazzi! Sapete, abbiamo deciso che una volta a settimana guarderemo la trasposizione cinematografica di un libro.»

«Ciò non giustifica il volume indecentemente alto. Abbassatelo o a Think of me verrà giù il soffitto» le intimò l'uomo, prima di potersi mordere la lingua. Sussultò, raggelato. Miss Brennan sembrava molto compiaciuta da quell'improvvisa rivelazione.

«Ma anche a voi piace Phantom of the Opera? Fantastico, è il mio musical preferito!»

Nel disperato tentativo di salvaguardare la propria reputazione, James mise su un'aria disgustata: «No, lo reputo una storiella per fanciulline ingenue. Abbassate il volume» tagliò corto, dandole le spalle per tornarsene in classe, ma era già sulla soglia che sentì la donna ridere dietro di lui.

«A me non la fate, James!»

Il professore si richiuse dietro la porta con uno schianto secco.

 

 

***

 

 

«Secondo te mi odia?» domandò pensosa Billie, continuando a mescolare il caffè ormai freddo. Peter alzò gli occhi dal copione su cui stava lavorando, sollevando un sopracciglio. «Chi?»

«Lo sai chi.»

L'uomo alzò gli occhi al cielo, tornando ad esaminare lo sceneggiato. «Non capisco perché ti importi tanto.»

«E' solo che... non so, è sempre solo, non sorride mai, non interagisce con nessuno se non per lo stretto necessario. Mi incuriosisce.»

«Brennan, non sarai una di quelle con la sindrome della crocerossina, voglio sperare!»

«No! Dio, proprio no. E al momento l'amore non è certo nella lista delle mie priorità.»

Dopo un'esitazione, Peter riprese dolcemente la parola: «Per caso c'entra qualcosa la foto che tieni nel tuo medaglione?»

Billie annuì appena, lo sguardo fisso nel caffè. L'uomo sospirò, capendo che non le avrebbe scucito altre informazioni.

«Che posso dirti, Billie? Lui è sempre stato così. Le persone come lui hanno un nome ed è misantropo. Lascialo perdere. Insomma, se non rischiasse la galera sono abbastanza certo che ti strangolerebbe; perché ti preoccupi per lui?»

«Non ho detto di essere preoccupata. Lo trovo semplicemente... peculiare. E' come un libro un po' ostico, la sua chiave di lettura ben celata.»

«Detta così lo fai sembrare quasi un bel mistero da svelare.»

«Be', bello è bello.»

«Billie! Ha cinquantad- no, che dico, peggio: ha cinquantasette anni.»

«Non posso farci niente se è ancora un bell'uomo» rise lei, buttando giù il caffè in un sorso. «Sono una persona sensibile all'armonia del mondo.»

«Diamine, le cazzate che spari tu nessuno mai» sghignazzò di rimando Peter. «Comunque stai tranquilla, O'Connor odia tutti. Su di te si accanisce di più giusto perché sei l'ultima arrivata; vedrai che gli passerà. Prenderà a ignorarti come fa col resto di noi comuni mortali.»

 

 

***

 

 

E in effetti James avrebbe voluto ignorarla. Davvero! Faceva del suo meglio, ma lei riusciva comunque a tormentarlo, anche indirettamente.

L'ennesimo fattaccio accadde giusto pochi giorni dopo, durante la lezione. James stava parlando delle crociate, abbastanza velocemente da mettere in difficoltà gli alunni che cercavano di prendere appunti, quando si accorse che una studentessa non scriveva, anzi teneva lo sguardo fisso su qualcosa in grembo.

Bene, pensò, già pregustando la nota che le avrebbe messo. Si rilassò contro lo schienale della sedia, incrociando le braccia al petto. «Signorina Cookson» chiamò con tono monocorde, facendo rabbrividire tutta la classe e drizzare la testa alla ragazza, che lo guardò come un riccio che guardi l'auto in procinto di spiaccicarlo.

«Scusate, mi sono distratta un attimo» balbettò, facendosi piccola piccola.

«Oh, questo lo vedo. Alzatevi e venite qui, recando la causa della sua disattenzione.»

La poverina si avvicinò a passetti timorosi e con dita tremanti gli porse... un libro. Strano. Di solito si ritrovava a sequestrare cellulari o bigliettini, di certo non libri, ma quando lo prese per esaminarlo tutto gli fu chiaro.

«Non sapevo che una ragazza della vostra età si dilettasse ancora in fumetti» sibilò con una smorfia disgustata.

«Sono mortificata, Mr O'Connor» piagnucolò lei, arrossendo di vergogna. «È solo che si incolla alle mani, e poi è un compito per scuola... per favore, non mettetemi una nota!»

«Un compito? Mi prendete forse per un idiota, Cookson?» sibilò il docente, gli occhi ridotti a due fessure.

«Lo giuro! Chiedetelo a Miss Brennan!»

«BRENNAN

 

 

***

 

 

Erano le dieci del mattino e Billie aveva già svuotato mezza fiaschetta. Sospirò e tornò a correggere il mucchio di compiti, massaggiandosi la fronte con una mano nel tentativo di attenuare il mal di testa, ma il vago benessere che ne trasse fu annullato un istante dopo.

«Miss Brennan!» ruggì James, entrando in aula insegnanti come una meteora.

«James» salutò lei, continuando imperterrita a scribacchiare in rosso sul foglio. Se avesse alzato lo sguardo, avrebbe assistito all'espressione più oltraggiata del repertorio dell'uomo. Trattenendo a malapena la voglia di pugnalarla con la penna rossa, James la raggiunse e sbatté sul tavolo il fumetto.

«Cosa – è – QUESTO.»

Billie degnò d'un occhiata il volume e fece spallucce. «Watchmen. Non sapete leggere?»

«Un vostro compito.»

«Già.»

«Un fumetto.»

«Già.»

James sospirò, massaggiandosi la radice del naso. «Va bene, voi siete pazza e questo l'avevo già capito, il fatto che diate per compito certe cose me lo conferma. Ma ciò non giustifica il fatto che una studentessa lo stesse leggendo durante la mia lezione!»

«Be', di certo non un comportamento educato, ma non capisco perché ve la stiate prendendo con me.»

«Me la prendo con voi perché è colpa vostra!»

Ormai la pazienza esaurita, la donna saltò in piedi, fronteggiandolo furiosa. «Mai pensato che invece la colpa sia vostra? Vostra e delle vostre pallosissime lezioni?!»

«Razza di cafona, come osate?!» boccheggiò James.

«Oso eccome! Da quando sono qui non fate che darmi contro. Credete che non vi abbia sentito, a cercare di screditarmi con i colleghi? Fortuna che almeno loro non sono prevenuti come voi!»

«Io non sono prevenuto! Io-»

«Quindi volete dirmi che se aveste sgamato una studentessa a leggere un qualsiasi libro assegnato da Mrs Riordan, sareste corso da lei a lamentarvi?»

«No, io- ...!» si interruppe, scoprendosi incerto a negare.

Billie sorrise beffarda , tornando ai suoi compiti. «Ne ero certa. Ora lasciatemi, devo lavorare e anche voi. Ah, e riportatelo alla ragazza» gli raccomandò, battendo con la penna sul fumetto incriminato. James non trovò parole per ribattere: raccolse il volume e se ne tornò in classe, meditando vendetta.

 

 

 

***

 




 

 

 

  
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