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Autore: _Cthylla_    06/10/2016    3 recensioni
| Golden Age | Young Kozmotis Pitchiner (soprattutto nel primo capitolo) | AU | OCs
L'epoca in cui era la Casa Lunanoff a governare si è distinta per la prosperità presente in ogni parte del regno. La Golden Age è stata un florilegio di grandi eroi dorati e di Case nobiliari, note come "Costellazioni", i cui componenti erano nobili di sangue quanto di cuore.
Ciò è quanto è passato alla storia, quel che la maggioranza dei pochi superstiti è in grado di ricordare. Ma se quei ricordi riguardassero soltanto la parte conosciuta della storia in questione? Se ci fosse stata una parte oscura che quasi nessuno ha potuto o voluto vedere?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Luna Dorata'
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=Il veleno dello scorpione - parte II=
(per non dimenticare)
 
 
 
 
 
Duskfell era avvolta da una penombra perenne, come del resto tutto il pianeta, eppure Lady Vliegen Scorpio, seduta su un’ampia sedia imbottita, riusciva a distinguere un vaghissimo chiarore rosato che scivolava progressivamente su tutta la coltre di nubi nere.
 
«and so he spoke, and so he spoke, that Lord of Atlantia…» canticchiò sommessamente.
 
In quella stagione cominciava ad albeggiare soltanto verso le sette del mattino, ed era l’unica occasione, in tutti i suoi ventidue anni di vita, in cui non le era dispiaciuto troppo alzarsi presto. Questione di poche ore e sarebbe partita, la sua vita sarebbe ricominciata da capo nuovamente e, soprattutto, la sua vendetta si sarebbe compiuta.
 
«milady, volete davvero bere quella roba amara e schiumosa, e a quest’ora del mattino?»
 
«abbiamo di che festeggiare, ma non avremo altra occasione per farlo se non questa, Mindshread».
 
«avrete di che festeggiare soltanto se tutto andrà come deve» ribatté l’attendente «in caso contrario…»
 
«andrà tutto come deve, non ti preoccupare. In caso contrario, quantomeno avrò bevuto la mia ultima cervesia. Su, smetti di rompere, prendi un bicchiere e unisciti a me» lo esortò la ragazza «chi non beve in compagnia è un ladro o una spia».
 
«a me quella roba non piace granché» il demone prese un bicchiere da sopra il tavolino lì accanto, e lo riempì per un quarto «ma essendo l’ultimo giorno che vi vedo, vi voglio accontentare. Per caso avete anche voglia di un brindisi?» le chiese, tra il serio e il faceto.
 
Vliegen appoggiò le braccia sul basso muretto che delimitava la terrazza, continuando a osservare il cielo. «in effetti sì. In alto i boccali, Mindshread!» esclamò all’improvviso, sollevando in aria il bicchiere mezzo vuoto «brindiamo al futuro della nobile Casa Taurus…visto che tra poche ore non ne avrà più uno. Salute».
 
Detto ciò, Vliegen portò alle labbra il boccale e finì di vuotarlo pigri sorsi, mentre Mindshread a si sforzò di ingollare quella roba in un’unica volta.
 
«and so he spoke, and so he spoke, that Lord of Atlantia…»
 
Era da quando si era alzata che Vliegen continuava a canticchiare quelle parole, sempre le stesse, in una melodia che non sembrava voler trovare conclusione.
 
«and now the rains weep o’er his hall… and not a son to hear!»
 
Fino a quel momento.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
«…ho pensato di aspettare che tornassi e ragguagliarti su tutto faccia a faccia, per certe cose credo sia il modo migliore di agire, avendone la possibilità».
 
Nahema annuì alle parole di Kitah, seduta su una poltrona bianca come tutto il resto del mobilio. Del resto erano tre i colori che imperavano nel palazzo dei Taurus ad Atlantia: bianco e azzurro ghiaccio, spesso ghiaccio vero. «hai fatto bene, così potrò sfruttare in modo produttivo questi tre giorni in cui l’Armata Dorata è a riposo. Allora? Com’è questa Lady Scorpio che in sei mesi di matrimonio non si è mai fatta vedere assieme al compianto Lord suo marito?»
 
Kitah ebbe una leggera esitazione nel risponderle. «Vliegen Scorpio è matta come cavallo idrofobo» sentenziò «e probabilmente pesa altrettanto, visto che definirla “in carne” è un grosso e grasso eufemismo».
 
«Brandon Scorpio ha sempre avuto gusti un po’strani» commentò Nahema «ma a me non importa nulla se Vliegen è un fuscello o un elefantino: definisci “matta come un cavallo idrofobo”, per cortesia, e quanto potrebbe essere problematica in una scala da uno a dieci».
 
«in una scala da uno a dieci ormai direi meno venti» replicò Kitah «certe persone vanno rimesse al posto che le compete appena alzano un po’troppo la testa, ed è quello che ho fatto. Vliegen Scorpio si comporterà come si sarebbe comportato il suo defunto marito, ossia confermando a una regina un po’troppo curiosa l’esistenza di una Silk nata sul pianeta di donne guerriere nelle sue terre. Ho fatto in modo di farle capire molto chiaramente che in casi come questo conviene essere collaborativi. L’incidente che le è capitato ha portato una caviglia rotta, ma la prossima volta potrebbe anche andare peggio».
 
«hai addirittura mandato i tuoi ghoul del ghiaccio a darle una spintarella?» Nahema sollevò leggermente le sopracciglia «cos’è successo quando l’hai incontrata, perché arrivassi a tanto?»
 
Taurus dovette ammettere a se stesso di non avere molta voglia di parlare a Nahema di quella sua disfatta, perché tale era stato l’esito di quell’incontro. Motivo per cui, prima ancora di lasciare il pianeta Scorpio I, aveva messo in moto i ghoul: un simile affronto non si poteva lasciar passare come se nulla fosse, ed era già tanto che non avesse ordinato loro di farla fuori direttamente. «mi ha trattato in un modo…inaccettabile».
 
«“inaccettabile”» ripeté Nahema.
 
«del tutto. Senti, non voglio parlare oltre dell’incontro con quella pazzoide, va bene? Quel che c’era da dire è stato detto» tagliò corto Kitah «pensiamo a cose più allegre, adesso…come i miei figli in viaggio verso l’Accademia degli Alchimisti!»
 
«immagino che non avere più dei tredicenni in giro per il castello sia un ottimo motivo per festeggiare» scherzò Nahema.
 
«ah, questo non c’entra nulla! Fosse stato per me avrebbero potuto rimanere ad Atlantia quanto volevano» disse il duca «sono semplicemente contento che siano riusciti a entrare, visto che entrambi avevano sempre avuto quest’idea».
 
Nahema non dubitava che Kitah volesse bene ai suoi figli; certo, aver tolto loro la madre era come minimo discutibile, ma con quel che lei e la sua famiglia avevano fatto  negli anni non poteva certo mettersi a giudicare.
Sapeva che sotto sotto in Kitah c’era una tendenza “protettiva”, diciamo così, almeno verso le persone a cui per un motivo o per l’altro teneva seriamente: bastava pensare alle nottate che -le avevano detto- aveva passato al suo capezzale quando lei a diciotto anni aveva avuto quell’incidente in battaglia.
Oppure al suo atteggiamento verso la sorella minore: se Isabeli non viveva assieme a lui era soltanto perché i loro genitori non avevano ascoltato le sue richieste di lasciarla rimanere ad Atlantia, così che fosse lui a prendersene cura, e in seguito quelle di lasciare che tornasse a stare lì. Forse speravano ancora di riuscire ad accasare quella ventisettenne così fragile fisicamente da non poter sostenere una gravidanza -dicevano- e così “delicata” da avere delle crisi di nervi con annessi pianti e fughe per delle sciocchezze. Un’impresa disperata, in breve.
 
«sì, ne sono felice anche io. So che l’esame di ammissione non è affatto semplice, quindi c’è di che esserne orgogliosi. Mi spiace solo di essere arrivata troppo tardi per riuscire a salutarli».
 
«non fa niente» minimizzò Kitah «loro però salutano te, e Shaun in particolare ha detto che quando tornerà ti farà vedere tutto quello che avrà imparato. Sa che sei figlia di un alchimista».
 
«è un pensiero carino da parte sua».
 
«ho fatto in modo che i miei figli ti volessero bene, nel caso…»
 
Ah no! Sostenere una di quelle conversazioni era tra le ultime cose di cui Nahema avesse voglia al momento, quello non era proprio il periodo giusto per parlare di eventuali futuri fidanzamenti e matrimoni. A dirla tutta non c’era mai stato, un periodo giusto. «almeno questa volta hai lasciato che andassero da soli?» gli chiese, interrompendolo.
 
«no. Il viaggio verso l’Accademia degli Alchimisti è lungo, e io da padre non voglio che corrano rischi» affermò Kitah.
 
«quanti anni avevamo tu e io quando fuggivamo da palazzo per infilarci nei boschi sacri del territorio degli Hydra, che è esattamente al lato opposto del regno? Otto?» gli ricordò Nahema.
 
«noi due eravamo degli incoscienti, ma certe cose non si possono capire appieno finché non diventi genitore. Non perché tu sia stupida, ma è proprio un’esperienza che ti fa cambiare punto di vista in alcune cose. Prima o poi anche tu capirai».
 
Il trillo del comunicatore fisso ruppe l’attimo di silenzio che era seguito a quell’ultima frase. Sapendo che quelle che riceveva su quella linea erano solo chiamate importanti, Taurus dovette interrompere la conversazione con la sua adorata ospite per rispondere. «Lord Taurus all’apparecchio».
 
sono il capo della Gendarmeria di Atlantia. Lord Taurus, signore, è successo…ho ricevuto una comunicazione da… per gli Dei, io non so come dirvelo, è così orribile
 
«ci sono problemi in città?» gli domandò Kitah, perplesso e vagamente inquieto.
 
no Lord Taurus, magari fosse così ‒ prese rumorosamente fiato ‒ ho ricevuto una comunicazione dalle pattuglie della rotta spaziale da qui all’Accademia degli Alchimisti. Le navi che trasportavano i vostri soldati sono state distrutte, tutti gli uomini sono stati uccisi e…
 
«i miei figli. Cosa ne è stato di loro? Dove sono?!»
 
Con la coda dell’occhio vide Nahema alzarsi e avvicinarsi a lui, ma al momento non gli interessava: non ricordava di aver mai provato un’angoscia simile in tutta la sua vita, non avrebbe mai pensato che fosse umanamente possibile poterne provare tanta, o comunque che lui potesse provarne.
Lui, che aveva ucciso la sua stessa moglie, lui, che era invischiato in una ragnatela infinita di complotti e alleanze, lui, che non si era fatto problemi a sostenere chi aveva da poco distrutto una famiglia, e si era persino un po’ divertito vedendo Kozmotis Pitchiner dare di matto a quella farsa definita “processo”.
Poco importava che il motto della sua famiglia fosse “Vincit qui se vincit”, alla faccia di quelle parole sembrava che tutto quel che c’era di importante nella sua esistenza si fosse improvvisamente concentrato in quel comunicatore, e nella frase “loro stanno bene”.
 
li hanno uccisi, milord. Mi dispiace veramente moltissimo. I loro corpi sono stati appena riportati qui in città, all’obitorio.
 
Per prima giunse l’incredulità più assoluta. Non era possibile, probabilmente era ancora a letto e stava avendo un incubo, o forse si trattava di uno scherzo molto più che di pessimo gusto.
Lui era un Taurus, i suoi figli erano due Taurus, e i Taurus erano intoccabili. Nessuna persona sana di mente avrebbe mai osato fare una cosa del genere alla sua famiglia.
Poi venne la consapevolezza, come un colpo di fucile nel ventre: lui era sveglissimo, e il capo della Gendarmeria di Atlantia non si sarebbe mai azzardato a riferirgli certe cose, se non ne fosse stato assolutamente certo.
Il che significava che Shaun e Shauna erano morti sul serio.
Non sarebbero mai diventati alchimisti, non sarebbero mai tornati a casa per mostrargli quel che avevano appreso, non li avrebbe più visti pattinare sulle distese ghiacciate attorno al palazzo, né li avrebbe più sentiti ridere, e non avrebbe assistito ai loro futuri matrimoni.
Improvvisamente il futuro della sua Casa non c’era più.
 
«chi e come. Non tralasciate nulla» si sentì dire, senza capacitarsi di essere riuscito a parlare.
 
alcuni testimoni hanno visto da una certa distanza un uomo, o qualcosa di simile, allontanarsi con una sottospecie di strana motocicletta spaziale. Pare che cantasse a squarciagola “ho ucciso la mia gente, non è stato un incidente”. Non abbiamo altro sull’assassino, ma una cosa che sappiamo con sicurezza è che per distruggere le navi dei vostri soldati sono state usate delle armi  all’uranium.
 
«“uranium” significa Scorpio!» esclamò, incredulo. Per gli Dei, era tutto così irreale.
 
per i vostri figli le cose sono diverse, ma non so se-
 
«sì, maledizione!» alla consapevolezza ora si era aggiunta un’ira profonda, tanto profonda da non avere fine. Il colpevole, o i colpevoli, avrebbero pagato con la vita quel che avevano fatto. «ditemi come quel bastardo ha ucciso i miei figli!» voleva saperlo subito, per quanto dura potesse essere.
 
un colpo al cuore per uno. Non ci sono dubbi sulle cause, e non ci sarebbero altre ferite, a parte…è una stranezza, ma l’assassino ha spezzato a entrambi una caviglia, precisamente la destra. Post mortem, o così risulta da-
 
Mise giù il comunicatore con tanta violenza da romperlo, ma al momento non avrebbe potuto curarsene di meno. Sollevò lo sguardo e trovò il volto teso di Nahema, ferma lì accanto a lui, ma non aveva proprio voglia di dire qualsiasi cosa a nessuno, inclusa lei.
 
«Kitah-»
 
La interruppe spingendola via con delicatezza e lasciò la stanza quasi di corsa, poi percorse il corridoio, e l’atrio principale, e infine l’ingresso. Quando uscì dal palazzo e iniziò a camminare in avanti senza una destinazione precisa venne investito dalla bufera di neve che giusto un paio di minuti prima, vista la stagione, si era sollevata. Però il gelo e la neve erano le ennesime cose che avevano perso importanza. 
Un comportamento poco ragionevole, ma del resto lui non aveva la minima dannata voglia di essere ragionevole.
“Quanto è problematica Vliegen Scorpio da uno a dieci?”, “meno venti!” …meno venti! Aveva proprio capito tutto!
Che dei Taurus fossero “toccati” era impensabile, aveva sempre creduto questo, ma l’impensabile era accaduto, nel peggior modo possibile e per mano di qualcuno che lui aveva sottovalutato. Vliegen Scorpio era molto più pazza di quanto avesse immaginato, e i suoi figli erano morti a causa del suo errore di valutazione: avrebbe dovuto farla sgozzare dai ghoul, o farla gettare nel lago, invece di limitarsi a un avvertimento.
Ovviamente quell’assassina non l’avrebbe fatta franca, ma intanto Shaun e Shauna erano morti.
 
“è così che si è sentito Kozmotis Pitchiner?” fu il pensiero che gli balenò in mente. Ma durò poco. “ma chi se ne importa di Kozmotis Pitchiner, chi cazzo se ne importa… se le cercava da una vita, e la sua, di figlia, è viva e perfettamente in salute…”
 
Solo a quel punto si rese conto che non stava più camminando, ma era in ginocchio nella neve. Si voltò a guardare indietro, e notò che il castello non si vedeva più, ma poteva essere dovuto tanto alla distanza quanto alla bufera. Una cosa di cui era sicuro invece era che i cumuli di neve fossero posti molto comodi sui quali stare inginocchiati, anche se si era vestiti leggeri come lui. Era comodo anche starci sdraiati a guardar bene, e iniziava a essere preda di una stanchezza che gli faceva proprio venire voglia di rimanere lì a riposarsi un po’.
 
“giusto un po’, chiudo gli occhi un attimo ma poi mi rialzo, davvero…”
 
 
 
 
[…]
 
 
 
 
«ahi!... ma perché?!»
 
«perché sei un deficiente, ecco perché! Cosa ti è saltato in testa?! Uscire fuori con quei vestiti, in questa stagione e durante una bufera di neve!»
 
Ricevere una sberla in faccia poco dopo il risveglio non era precisamente tra i desideri di Kitah, ma avendo ricominciato a “connettere” si rendeva conto che tutto sommato se l’era meritata. «non mi è saltato in testa proprio niente, Aladohar, ero a malapena cosciente di essere uscito fuori dal palazzo. Avevo in testa solo il fatto che i ragazzi…» sollevò lo sguardo «ma è successo davvero?»
 
Mai in tutta la vita Nihil Aladohar aveva pensato che un giorno avrebbe visto Kitah in condizioni simili, o anche solo che questi si sarebbe comportato in modo tanto irrazionale. Non immaginava neppure che una persona come lui potesse tenere tanto ai suoi figli. Sapeva che voleva loro bene, non era un mostro, ma non credeva che la loro morte potesse portarlo a reagire in quel modo. Pensava che si sarebbe “contenuto” molto di più, e che per prima cosa avrebbe dato ordine di rintracciare i responsabili dell’omicidio e occuparsene.
Era proprio vero, non si finiva mai di conoscere una persona, nemmeno stando a contatto con essa una vita intera. «purtroppo è successo davvero, e tu stavi per raggiungerli…pezzo di scemo!»
 
«avevo appena saputo che i miei figli sono morti».
 
«e in questo dov’era l’utilità di gettarti in una bufera?! Ti rendi conto di quel che hai fatto?!» insistette Aladohar.
 
«ne riparleremo se per disgrazia tra tredici anni morirà il figlio tuo e di Faeliria!» ribatté il duca «solo allora potresti capire!»
 
«se non ti infilo dove non batte il sole tutti i soprammobili di questa stanza, candelabri inclusi, è solo perché sei il mio migliore amico, sei sconvolto e stai parlando a vanvera! Vedi di ricominciare a usare il cervello!» gli intimò Aladohar «quello che è successo è terribile, ed è umano che tu sia sconvolto, lo siamo tutti, nessuno se lo aspettava, ma ti chiedo per favore di cercare di tornare in te almeno quel tanto che serve. Non è detto che Nahema riuscirà di nuovo a trovarti in tempo, se andrai di nuovo a passeggio nella bufera».
 
Ed ecco risolto il mistero su chi fosse stato a riportarlo nel palazzo, e Kitah riusciva a ragionare abbastanza lucidamente da capire che anche lei aveva rischiato grosso: il terreno attorno al palazzo era esteso, e le tempeste di neve erano tanto impetuose quanto impietose, tanto che persino i ghoul del ghiaccio cercavano riparo quando iniziavano a infuriare. «dov’è ora? Cosa sta facendo?» sottinteso: “perché non è qui?”.
 
«nulla di che, Kitah! In quattro ore e mezzo è soltanto andata all’obitorio per avere tutte in informazioni sul caso. Non è stato complicato far ricollegare tutto a Lady Scorpio, che ha agito in modo piuttosto “sfacciato”» tra le armi all’uranium, che solo gli Scorpio possedevano, e le caviglie rotte «e scoprendo che milady è fuggita. A quel punto Nahema ha messo in moto gli uomini di cui dispone la nostra famiglia, quelli di cui dispone la tua, nonché quelli dei nostri alleati, per quanto possono contribuire; ha messo a conoscenza dell’accaduto anche il re, com’è ovvio,  facendo sì che anch’egli mettesse dei gruppi di persone a disposizione, e già che c’era ha anche posto una sostanziosa taglia sulla testa di Lady Vliegen, da consegnare rigorosamente viva. Ah, ha anche cercato volontari tra i soldati dell’Armata Dorata a riposo, oltretutto riuscendo a trovarli. Poi ha avvertito i tuoi familiari dell’accaduto, naturalmente, premurandosi di avvisarli che almeno per oggi non intendevi ricevere nessuno. Al momento sta iniziando a organizzare il funerale, e penso che a breve avrà finito. Tutto perché tu oggi non dovessi pensare a questioni pratiche che, da come hai reagito, pensava che tu non fossi in condizioni di gestire».
 
«contemporaneamente a tutto questo si è anche messa a spalare via la neve da tutto il palazzo?» disse Kitah, riuscendo a trovare chissà dove la forza di provare a fare quella debole battuta.
 
«no» rispose Aladohar, apprezzando il tentativo «però ha dato ordini perché lo facciano il giorno del funerale. A parte gli scherzi, puoi essere certo che troveremo quella donna a breve, se non è magicamente evaporata. Abbiamo risorse sufficienti per riuscirci».
 
«ho risorse per riuscire a trovare l’assassina dei miei figli, ma non ne avevo abbastanza per proteggerli… bell’affare» si lasciò ricadere contro i cuscini «proprio un bell’affare».
 
«ci si può proteggere solo da quello che si riesce a prevedere, Kitah, non dalle schegge impazzite. Nessuno di noi avrebbe mai potuto anche solo pensare che la moglie plebea di uno Scorpio potesse essere problematica» disse Aladohar «gli Scorpio sono degli ignavi, li conosci! Basti pensare a Lord Jon, che per forza di cose ora è il capofamiglia» ed era totalmente estraneo a quel che aveva fatto sua cognata «o a com’era Lord Brandon».
 
«già, e io ho dato per scontato che Vliegen fosse soltanto un cane che abbaiava e non mordeva. La dimostrazione che un errore di calcolo può distruggere il futuro di una Casa».
 
Il futuro. Oddio.
Non aveva più figli, quindi non aveva più eredi, il che significava…
 
«non se ne parla nemmeno!» sbottò Taurus, cogliendo Aladohar di sorpresa.
 
«non se ne parla di cosa?» gli domandò questi, perplesso.
 
«i miei genitori penseranno soltanto che questo fatto lascia la Casa Taurus priva di eredi! Sai cosa significa questo?!» esclamò, con una punta di disperazione nella voce dovuta non solo al lutto subìto «Shaun e Shauna non ci sono più, Isabeli non ha un marito, chi pensi che dovrà trovare di nuovo una moglie?!»
 
«trovare un marito per tua sorella non dovrebbe essere tanto complicato, fosse anche di una Casa minore. In fin dei conti Isabeli è sempre una Taurus» gli ricordò Aladohar.
 
«Isabeli non è in condizioni di sposarsi, e tantomeno di fare figli» affermò Kitah «lei è troppo fragile per queste cose».
 
“sì, perché i tuoi genitori l’hanno cresciuta male e non l’hanno portata da uno psichiatra bravo” pensò Aladohar. «guarda che il capofamiglia sei tu, se i tuoi genitori insistono ti basta dir loro di smetterla».
 
«hai ragione» riconobbe Kitah «ma ci sono già abbastanza problemi senza aggiungere degli attriti con loro, io…Aladohar!» si alzò di scatto, e afferrò gli avambracci dell’amico «mi devi aiutare».
 
«se si tratta di trovare una donna, tra quelle delle nostre Case vassalle ce ne sono di-»
 
«non voglio quelle delle vostre Case vassalle! Tu devi aiutarmi a convincere tua sorella a sposarmi!»
 
«ascolta, per un aiuto io ci sono, ma i miracoli sono un’altra cosa» si schermì l’arciduca.
 
«“miracoli”?! Ricordami da quanto tempo è che io e Nahema ci frequentiamo, o da quanto tempo è che parliamo di sposarci, o meglio che io le parli di sposarci» specificò, per amor di onestà «e la risposta è sempre stata “non è il momento”, ma appunto per questo!... se finora ha rifiutato non è perché non mi voglia, o non mi ami».
 
«ha sfidato una tempesta di neve per salvarti la pelle, quindi direi che su questo non ci sia da discutere, ma di fatto non è il momento» disse Aladohar «Nahema ha più cose da fare che da dire, un matrimonio non sarebbe opportun-»
 
«comincio a chiedermi se il momento opportuno arriverà mai, per tua sorella. Seriamente» si rimise a sedere sul letto «perché non si decide ad accettare la proposta? Il nostro matrimonio sarebbe conveniente per tutti, e poi…e poi cosa vado a pensare ai matrimoni, che i miei figli sono morti poco più di quattro ore e mezzo fa?!» fece un sospiro nervoso, nascondendo il volto tra le mani «è ufficiale, non sto capendo più un cazzo. Ringrazia da parte mia Nahema per aver già smosso mari e monti».
 
«puoi farlo tu dopo, tempo di finire di dare disposizioni e verrà qui».
 
«credo sia meglio di no, vedendomi così sarebbe capace di tirarmi un ceffone, e forse non avrebbe torto: di Taurus fragili, in famiglia, ne basta uno...oh no…Isabeli! Non oso immaginare come abbia reagito quando ha saputo, Shaun e Shauna erano i soli con i quali non avesse mai avuto uno dei suoi “momentacci”!»
 
«a tua sorella penserai domani. È anche per lei che oggi devi cercare di rimetterti in piedi. Io purtroppo devo tornare a casa, adesso» fu costretto a dire Aladohar, realmente a malincuore «e se sei proprio convinto di non volere che Nahema venga da te…»
 
«ora come ora non sono convinto di niente, se non di voler ammazzare quella psicopatica con le mie stesse mani».
 
«è già qualcosa su cui lavorare, Kitah. Ci vediamo domani».
 
Aladohar uscì dalla stanza, e dopo aver fatto un bel po’di strada incrociò Nahema. «si è svegliato» la informò, a bassa voce «ma, citando lui stesso, “non sta capendo più un cazzo”: prima è a terra per i figli, poi si preoccupa degli eventuali futuri matrimoni, poi torna a pensare ai figli e poi “non oso immaginare come abbia reagito Isabeli”…»
 
«sua sorella non fa testo, basta che le cada un cucchiaino dalle mani perché le venga una crisi nervosa» “e si appiccichi a me come un’alga” aggiunse mentalmente.
 
«non è finita! Prima ha chiesto dove fossi, poi ha detto che è meglio che tu non vada da lui, e infine che non sa se lo vuole o no. È più confuso di quella volta che aveva bevuto troppo è si è tuffato nello Shira» il grande fiume che scorreva accanto al loro palazzo «scambiandolo per una delle piscine. Nahema…»
 
«cosa?»
 
«stavo pensando che forse…» esitò Aladohar «ecco, sappiamo come sono i suoi genitori, ricordi le pressioni che ha subìto anni fa. Ora gli eredi non ci sono più, lui non ha una moglie, e ricominceranno a insistere perché ne trovi u-»
 
«vai via» lo interruppe Nahema.
 
Aladohar non si mosse. «sai che non ti sarebbe d’intralcio, avete la possibilità di far coincidere i sentimenti con gli interessi, cosa c’è di male?»
 
«ma tu e io siamo davvero stati cresciuti dalla stessa madre? Mi fai venire voglia di tornarmene al fronte immediatamente, giuro».
 
«guarda me e Faeliria» insistette l’uomo «la nostra situazione era uguale alla vostra, ci siamo sposati e siamo entrambi felici».
 
Nahema gli diede un’occhiata cupa. «Faeliria non ha ucciso un suo precedente marito» disse, molto piano «i sentimenti qui non contano».
 
«lui lo ha fatto per te» ribatté Aladohar.
 
«io non gliel’ho mai chiesto» affermò Nahema «lascia Faeliria e sposalo tu, se hai tanta voglia di matrimoni».
 
«quindi lascerai che si risposi con chissà chi?»
 
«se Kitah non vuole un’altra moglie ricorderà ai suoi genitori che non ha più quindici anni, che adesso il capofamiglia è lui, e che loro non devono intromettersi. Ha preso i figli, non gli attributi, quindi che li tiri fuori. Chiuso il discorso».
 
Non aspettò un’eventuale replica del fratello, e preparandosi spiritualmente ad affrontare l’ennesima proposta di matrimonio raggiunse la stanza del suo eterno alleato/amico/amante. Non si curò di bussare, qualunque possibile scenario sarebbe stato già visto, ed entrò.
Le bastò un’occhiata per capire che Aladohar aveva perfettamente ragione: che Kitah non fosse del tutto in sé era evidente già dallo sguardo. «eri indeciso se volermi qui o meno, dunque ho scelto io per te».
 
«non è il giorno giusto per badare a quello che dico, e devi averlo capito, visto che hai fatto tutto quel che avrei dovuto fare io» la guardò «non devi per forza restare vicina alla porta, a meno che tu voglia prendermi a sberle».
 
«la tentazione c’è, ma immagino che Aladohar abbia già provveduto. Mi hai fatta preoccupare» aggiunse e, detto da Nahema, era una specie di dichiarazione d’amore. «e non poco».
 
«entro domani mi riprenderò» disse lui «e spero che Vliegen Scorpio venga trovata altrettanto presto».
 
«le stiamo dando tutti quanti la caccia, a lei e anche al mercenario che ha assoldato. Vero, non siamo riusciti ad avere informazioni utili dal demone suo attendente nonostante i tentativi» ed era facile immaginare quali tipi, di tentativi «e il fatto che io stessa abbia fatto un salto laggiù, dato che Vliegen si è attenuta al principio “meno sa, meglio è”, ma non le servirà: la troveremo e le faremo fare la fine che merita».
 
Kitah annuì e fece per rispondere qualcosa, ma la porta si aprì di scatto, e a quel rumore ne seguì uno molto simile all’uggiolio di un cane; l’attimo dopo Nahema si sentì stringere in una presa degna di uno dei serpenti giganti nei boschi sacri degli Hydra, ma decisamente più umida.
 
«Isabeli, cosa ci fai qui?!» Kitah si alzò rapidamente dal letto e raggiunse la sorella.
 
«me la sono trovata davanti…» fu la debole giustificazione di Aladohar, tornato indietro e ora fermo sulla soglia, indeciso se ridere o…mah, non lo sapeva neppure lui.
Sapeva soltanto che dietro l’espressione completamente neutra di Nahema e la sua totale immobilità probabilmente si nascondevano splendidi sogni in cui sollevava tra le braccia la sorella di Kitah… per poi buttarla giù dal balcone.
 
«vieni qui, Isa, dai» la esortò Kitah con gentilezza, staccandola da Nahema nel modo più delicato possibile «vieni da me, da brava, lascia andare Nahema e vieni qui…bravissima» mormorò «tranquilla ora, tranquilla, va tutto bene, ci sono qui io».
 
Isabeli era alta un metro e ottanta ma esile come un giunco, e con quella specie di tunica bianca con perline nere che indossava -decisamente troppo leggera per la stagione- nonché il suo comportamento, poteva tranquillamente sembrare una paziente fuggita dal reparto psichiatrico di una ricca clinica privata; esattamente il posto dove, secondo la modesta opinione di Nahema, avrebbero dovuto mandarla già molti anni prima.
 
«vogliono farmi mettere dentro un figlio, ma io non posso!...»
 
I suoi nipoti erano morti, e lei con cosa esordiva? Non “mi dispiace”, non “è orribile” o tutto quel che ci si poteva aspettare in un simile contesto, ma “vogliono farmi mettere dentro un figlio”. Fantastico.
 
«anche se Shaun e Shauna sono morti nessuno ti costringerà farlo» cercò di tranquillizzarla il fratello. Sapeva che Isabeli viveva nella sua “piccola bolla”, e pensava che non ci fosse altro da fare se non prenderla com’era.
 
«erano bambini così b-b-belli!» farfugliò, con tono quasi stridulo «volevo loro tanto bene…mamma e papà invece sono cattivi. Loro pensano solo alla Casa, pensano solo a quello, io sono scappata, non potevo rimanere lì con loro, non volevo, aiutami…»
 
«come volevasi dimostrare» disse freddamente Kitah, guardando Aladohar «che ti avevo detto? A loro importa solo questo. Stai tranquilla Isabeli, fin quando rimarrai ad Atlantia impedirò che i nostri genitori e la loro fissa dell’erede possano farti del male».
 
“uno di voi due però dovrà provvedere, prima o poi: una Casa non può restare senza eredi!” pensò Nahema, che non essendo più fidanzata con il re e avendo altri otto fratelli che potevano impegnarsi - o si erano già impegnati!- in tal senso aveva la fortuna di non dover fare figli per forza.
 
«non ne saranno felici» disse piano Isabeli, lasciandosi accarezzare i lunghi capelli corvini.
 
«che si arrangino. Il capofamiglia sono io, quindi che si mettano l’anima in pace» disse. Aladohar aveva ragione, aveva ventinove anni, Atlantia era sua da quando ne aveva quindici, e i tempi in cui i suoi genitori potevano dirgli cosa fare o chi sposare erano finiti.
 
A quel punto la lunga crisi nervosa di Isabeli, che l’aveva portata fin lì, finì di colpo, esattamente come era iniziata. «mi dispiace tanto per quello che è successo, è una cosa bruttissima. Ma perché l’hanno fatto?» domandò, con uno sguardo tristissimo negli occhi azzurro cupo come quelli del fratello.
 
La presenza di Isabeli poteva essere una seccatura ma, se il suo arrivo sembrava essere riuscito a riscuotere Kitah abbastanza da fargli prendere una decisione come quella, allora forse non era del tutto un male. Doversi occupare di qualcun altro se non altro lo costringeva a tenere in ordine le idee e a non correre in mezzo alle tempeste di neve.
 
«non si sa mai quali pensieri passino nella testa dei pazzi» disse Aladohar.
 
«tu però la troverai, vero Nahema?» Isabeli si allontanò da Kitah per aggrapparsi nuovamente a lei «è vero che troverai Lady Scorpio? Dimmi di sì, per favore! Tu puoi!»
 
 
“sì, e posso anche fare questo!”
Nel completo sconcerto dei presenti Nahema afferrò l’esile donna, la sollevò e, una volta corsa sul balcone, la lanciò di sotto. Il tonfo che sentì Nahema quando Isabeli cadde a terra fu tra i suoni più splendidi che avesse mai sentito in vita propria, e sorrise…
 
 
«…Nahema? Non mi ascolti?» le chiese Isabeli, perplessa.
 
«perdonami, ero assorta nei miei pensieri. Certo che la troverò, stai tranquilla».
 
«oh, tu sei così brava!» esclamò la donna,  poggiando la testa su una spalla di Nahema «non dovevo chiederlo nemmeno. Sei come quegli eroi delle fiabe che arrivano e risolvono tutto, adesso hai anche l’armatura d’oro, la sola differenza da loro è che tu sei una donna» disse con un sospiro e le gote colorate da un lieve rosa pesca «ma è di poco conto, no?»
 
«sei molto gentile, ora però io e Aladohar purtroppo dobbiamo proprio tornare a casa nostra, abbiamo molte cose di cui occuparci, in primis di quanto è accaduto oggi…se a Kitah non serviamo qui, ovviamente».
 
«no. C’è mia sorella» disse questi, lapidario.
Sapeva che Nahema non amava troppo quelle scene quasi imbarazzanti che si venivano a creare quando c’era Isabeli, la quale provava per lei una certa ammirazione che però, in tutta onestà, era espressa in modo tale da poter dare un’idea diversa.
Se Isabeli fosse davvero rimasta ad Atlantia permanentemente avrebbe dovuto cercare il modo di “contenerla”, ma quello non era il giorno giusto.
 
«sì, ci sono io» ribadì Isabeli, un po’mesta «ci sono io…se proprio devi andare, Nahema…»
 
«io devo tornare a casa per forza, ma tu puoi tranquillamente restare qui» disse Aladohar, sforzandosi di restare serio. «non vorrai privare i nostri amici della tua compagnia in un momento come questo?»
 
ALADOHAR, TI UCCIDO”. «non vorrei, ma temo proprio che non potrò farne a meno. Anche io ho molte responsabilità, purtroppo, e se Kitah è sicuro…»
 
«lo sono. Prendere Vliegen ha la priorità» disse il duca «andate pure, e tenetemi informato».
 
Dopo un breve saluto, i fratelli Aldebaran uscirono in fretta dalla stanza e, mentre Nahema attendeva il momento opportuno per tirare un ceffone alla nuca scoperta del fratello, rifletteva sulla sola traccia di sé che Vliegen Scorpio avesse lasciato a Duskfell: un biglietto chiuso in una busta sigillata i cui destinatari, scritti a chiare lettere…per quanto la calligrafia di Lady Scorpio potesse essere definita “chiara”… erano “Taurus & Compagnia”.
Non aveva ancora riferito a Kitah o ad Aladohar ciò che era scritto su quel biglietto -che tra l’altro aveva con sé anche in quel momento- ma lo aveva imparato a memoria in modo quasi istantaneo.
 
“Perché la ricchezza non è sempre impunità, perché il potere non è immortalità, perché tramare non vuol dire riuscire, perché di un errore si può anche morire. Per non dimenticare”.
 
Non avrebbe dimenticato, né lei né gli altri lo avrebbero mai fatto, così si disse Nahema.
 
Se poi tra il dire e il fare fosse davvero presente il mare, sarebbe stato dimostrato solo più avanti.
 
 
 
 
Avevo anticipato la citazione di inizio capitolo :’D mi era “salito” il Rains of Castamere, e tutto sommato è già tanto che l’uso di uranium sia stato fortemente limitato a Lobo che usa i fatman per uccidere soldati e distruggere navi e uccidere soldati e-
Ehm, sì, comunque credo che farò meglio a lasciare a voi eventuali commenti, se ne avete, perché qui il PC si sta scaricando :’D
Alla prossima,
 
_Dracarys_
 
   
 
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