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Autore: Vago    07/10/2016    1 recensioni
Libro Secondo.
Dall'ultimo capitolo:
"È passato qualche anno, e, di nuovo, non so come cominciare se non come un “Che schifo”.
Questa volta non mi sono divertito, per niente. Non mi sono seduto ad ammirare guerre tra draghi e demoni, incantesimi complessi e meraviglie di un mondo nuovo.
No…
Ho visto la morte, la sconfitta, sono stato sconfitto e privato di una parte di me. Ancora, l’unico modo che ho per descrivere questo viaggio è con le parole “Che schifo”.
Te lo avevo detto, l’ultima volta. La magia non sarebbe rimasta per aspettarti e manca poco alla sua completa sparizione.
Gli dei minori hanno finalmente smesso di giocare a fare gli irresponsabili, o forse sono stati costretti. Anche loro si sono scelti dei templi, o meglio, degli araldi, come li chiamano loro.
[...]
L’ultima volta che arrivai qui davanti a raccontarti le mie avventure, mi ricordai solo dopo di essere in forma di fumo e quindi non visibile, beh, per un po’ non avremo questo problema.
[...]
Sai, nostro padre non ci sa fare per niente.
Non ci guarda per degli anni, [...] poi decide che gli servi ancora, quindi ti salva, ma solo per metterti in situazioni peggiori."
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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 Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento. Non sarei potuto fuggire da questo incarico per sempre.
Ripassiamo questo maledetto piano.
La famiglia reale dei draghi, al momento, è composta solamente da tre individui. Réalta, Salema e Vanenir II.
Per fortuna ho avuto l’occasione di incontrare tutti e tre, durante questo viaggio. Sarà un lavoro semplice, in fondo.
Eccola laggiù, quell’isola orribile. Non ho fretta di arrivarci, anzi, potrei allungare un po’ questo volo, visto che durante il ritorno le mie ali saranno sicuramente più pesanti.
Intanto, forse, è il caso che vi dica qualcosa in più.
Iniziamo dalla trappola per il demone. È stato un tiro mancino degli dei, avevano bisogno di tempo per trovare altri prescelti, nel caso questi attuali avessero fallito tutti la loro prova. Solo che, adesso, si sono trovati con sei ragazzini e i loro compagni cuccioli che, se lasciati agire, si sarebbero fatti ammazzare in mezzo secondo, quindi hanno cercato un modo per fargli saltare la parte noiosa del racconto, diciamo.
Sentite che meraviglia il vento che soffia tra le piume.
Facciamo un accordo: voi fate una cosa per me e io vi svelo un mio piccolo segreto.
Cominciate voi. Cercate di guardare attraverso i miei occhi questo mondo.
Prendete un respiro profondo e ammirate il mare scuro sotto di me, solcato dalla mia ombra scura. Il vento soffia da sud-est, placidamente, sospingendomi appena in questo volo e arruffandomi le piume della coda.
Ascoltate l’aria fischiare attraverso queste orecchie, mentre il sole mi scalda il dorso.
Adesso capite perché amo la forma di volatile? Non ci fossero le ossa, sarebbe la perfezione fatta materia. Purtroppo dubito che potrei volare a queste velocità in una forma del genere.
Assaporate ancora un attimo questo odore di mare. Chiudete pure gli occhi, se volete.
Che meraviglia, non trovate?
Va bene, mi avete intrattenuto abbastanza, e una promessa va mantenuta.
Vediamo… certo! Vi avevo detto che prima o poi vi avrei spiegato perché non ho mai assunto la forma di drago.
Da dove posso cominciare?
Facciamo che partire dall’inizio. Nel senso dall’inizio dei tempi.
La mia razza venne creata assieme ai servitori. Ricevemmo diversi poteri per compensare l’assenza di un dominio materiale, una specie di premio di consolazione, tra questi posso elencarvi il fatto di non invecchiare, la possibilità di trasformarsi, l’Ispirazione, ovvero il dono che fa di noi delle Muse. Ciò che il Fato non poté mai darci fu il fuoco puro.
Non vi farò andare a rispolverare la genesi del mondo da parte degli dei, preferisco farvi un riassunto. Ogni creatura senziente è composta da due elementi, l’Ambiente e la Vita. L’Ambiente, possiamo dire, è l’elemento affine, mentre la Vita è il Fuoco che pulsa nelle vene. In noi Muse convivono tutti e quattro gli elementi, più una goccia di Fato che ci permette di ricombinarli a piacimento.
Bene, i draghi sono le uniche creature in cui l’Ambiente e la Vita coincidono, in cui entrambi sono Fuoco.
Dove voglio arrivare, allora… è come se io avessi quattro palline colorate da abbinare a piacimento, però ne ho solo una per tipo. Questo vuol dire che non potrò mai, in nessun modo, mettere insieme due palline rosse per diventare un drago.
Questa è la versione facile.

Intanto, ridendo e scherzando sono quasi arrivato alla mia destinazione.
Potrei volarci intorno per un po’. Magari, alla decima settimana, potrei convincermi che la fine del periodo sul mio contratto è molto più importante di qualunque vita, ma non sono così tanto ottimista.
Avanti Viandante! Non fare il bambino come se avessi appena cent’anni. Finisci questo stramaledetto lavoro e tira dritto. Come al solito.
Forza. Ecco la bocca di El Terano.
Un bel respiro e buttati dentro.
I vapori sono maledettamente caldi, ho come l’impressione che si stia preparando ad eruttare.

Bene, ripassiamo tutto. Salema è quello ben piantato. Il torso largo, la mascella leggermente sporgente, dei capelli per i quali il suo parrucchiere sarebbe da impiccare… i vestiti. Già. Credo che quelli che aveva indosso l’ultima volta che l’ho visto possano andare bene.
Ricordati l’impostazione. Pancia in dentro e petto in fuori, sguardo di sfida e mento alto come se avessi il torcicollo.
Come diavolo fa a camminare così? Non si riesce a vedere nemmeno dove si stanno mettendo i piedi. Chi li capirà mai i reali orgogliosi del loro maledetto status.
Ottimo. Si alzi il sipario, si va in scena.
La sala del trono. Réalta ogni tanto un po’ di tempo dovrà pure passarlo lì, no?
Devi sembrare naturale, Viandante.
Che fastidio! Questa maledetta posizione mi sta facendo venire per davvero il torcicollo. Provate a mantenerla un attimo, vi sfido. Dopo un po’ cominciano pure a far male gli occhi.
Vediamo, la sala del trono è la prossima porta sulla destra.

Ovviamente non c’è nessuno.
Io mi chiedo come faccia a un regno un re introvabile.
Sarà di nuovo nella sauna. Potrei scommetterci. Ma tanto vale chiedere.
Maledizione! Vanenir sta venendo da questa parte!
Continua a sembrare naturale. Immedesimati nel personaggio.

- Fratello. – disse il giovane drago incrociando il percorso del secondogenito.

Ed ora?
Un cenno del capo. Si, mi sembra che possa andar bene.

È andata. Anche questa è andata.
Toh, guarda. Una guardia.
- Devo parlare con il nostro signore. – Lo aveva chiamato così sul continente, no? – Dove lo posso trovare? –

- Re Réalta al momento si trova nella sala termale. –

Chi lo avrebbe mai detto.
Ora? Dovrò ringraziarlo? No, non credo. Salema non mi sa di uno che ringrazia. Tiriamo dritti, che facciamo prima.
Non mi ricordavo tutte queste guardie… che ci siano delle tensioni interne? Con un sovrano del genere, la cosa non mi stupirebbe più di tanto.
Eccoci arrivati.
Non so se riuscirò ancora a rilassarmi immerso in quella calda nebbia, quando avrò finito qui.
Avanti, entriamo.

Ottimo, siamo anche soli.
Sarà ancora più facile, così il mio lavoro.
Eccolo lì davanti, Réalta. Non riesco a riconoscere in lui nemmeno una scintilla della luce che risplendeva nei suoi nonni.

- Salema, perché sei venuto qui? –

Quanto amore fraterno sento nella sua voce. Questi tre draghi mi fanno rimpiangere quelle meravigliose dinamiche tra Rovere ed Ercoel.
Ora scusatemi, ma devo tornare al presente. E farmi un attimo serio.
Posso raccontarvi una storia?

- Fratello? -

Da giovane, quando ancora mi facevo chiamare Commedia, conobbi una musa particolare, tra le tante che incrociai.
Dico particolare perché non era portato per inventare, anzi, devo dire che non aveva un briciolo di personalità. Però compensava facendo il lavoro sporco.
Il suo nome era Mito e viaggiava raccontando agli umani dei mostri e delle bestie fantastiche che gli dei scartarono durante la Creazione.
Perché vi sto raccontando di lui?
Perché la prima volta che lo incontrai, mi raccontò di una leggenda su una creatura particolare. Il Doppelganger.
Ne restai affascinato, all’epoca. Non tanto perché quel mostro potesse cambiare forma, avanti, quello lo facevo anch’io a occhi chiusi, ma per la diceria secondo cui, se qualcuno vede il proprio doppio, per lui è un presagio di morte imminente.
Certo, allora non avrei mai creduto che questa nozione mi potesse mai interessare personalmente, visto il mio campo di competenza.

- Salema? Perché non parli? –

Stai un secondo zitto. E guardati in faccia.
Voglio farmi un regalo, un biglietto di prima classe nella Trama del Reale per poter assistere a questo spettacolo.
Che si spengano le luci e si alzi il sipario, l’ultimo atto sta per cominciare.

Il corpo robusto del secondogenito prese a mutare. I muscoli definiti lasciarono il posto a una figura più snella, i lineamenti squadrati del viso si addolcirono con deliberata lentezza, mentre i capelli corti acquistarono alcuni centimetri in lunghezza.
Réalta guardò con sguardo allibito l’uomo che stava dritto di fronte a lui. Era la sua copia perfetta.
Il re dei draghi si alzò dalla panchina in pietra sulla quale si era seduto, indietreggiando lentamente per allontanarsi dal suo sosia e confidando che la fitta coltre di vapore e la poca luce della sala potessero celarlo agli occhi del mondo.
- Nessun Réalta uscirà da questa sala, quest’oggi. –
- Ti prego… no! Sono un re, qualcosa questo vorrà dire anche per te! Posso darti quello che vuoi, qualunque cosa! Chiedi, devi fare solo questo! –
- Mi disgusti. Non hai un briciolo di dignità dentro di te. Tu, qui, morirai, qualunque cosa dirai non potrà salvarti. Ti voglio lasciare due possibilità: puoi alleggerire la tua coscienza qui, ora, con me e poi morire come a testa alta come un drago che si rispetti, oppure voltarti e fuggire, ma ti assicuro che non riuscirai a raggiungere quella porta. –
Réalta cominciò a singhiozzare, tempestando il suo sosia di frasi sconclusionate e preghiere brontolate a denti stretti.
Nella mano del doppione comparve come dal nulla un pugnale. Il coltello era lungo e affusolato, talmente splendente da sembrare fatto d’argento.
- Ti prego… no. –
Realtà si voltò di scatto, correndo disperatamente sul pavimento viscido di pietra e puntando la porta chiusa che lo separava dalla salvezza.
I piedi nudi persero aderenza, facendo cadere in avanti il corpo del sovrano di quell’isola.
La lama si aprì un varco in quella schiena senza imperfezioni o cicatrici, andando a spaccare a metà il grosso cuore che pulsava nel petto sottostante ancor prima che il volto curato colpisse la pietra.
Piccole fiamme guizzarono fuori dalla ferita, cercando di avvolgere il pugnale che già stava evaporando.
Il piccolo inferno che ardeva nel petto del sovrano ormai privo di vita si spense velocemente, soffocato dall’umidità della stanza e dal sangue ribollente che invase la ferita.
- Non hai recuperato il tuo orgoglio nemmeno con il tuo ultimo respiro. – disse con uno sguardo tra lo schifato e il rattristito il sosia, mentre lentamente riprendeva le fattezze di Salema.
L’unico occupante rimasto vivo in quella sala lasciò cadere sul cadavere due piccole squame rosse brillanti, per poi dirigersi nuovamente verso la ragnatela di corridoio che costituiva le strade della capitale.

Un lavoro pulito.
Schifoso ma pulito. Praticamente ho fatto il disinfestatore.
Fatemi solo uscire da questo vulcano maledetto, che ho bisogno di una boccata d’aria, prima di dovermici rituffare. 

   
 
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