Non credo ci sia niente da
dire...
Riprendo a pubblicare, ma
non credo lo farò con regolarità ^^.
Prima di passare al
capitolo, che mi auguro leggerete e commenterete, volevo
dire un paio di cose: questa fan-fic mi ha consumato, ed è stata solo
la mia dannata
ostinazione a spingermi
al continuarla.
Ormai ho intrapreso una
vera e propria guerra con questo sputo della
natura, che mi auguro di riuscire a vincere.
Al momento il bilancio è di
un pareggio: mi ha sconfitto quando l’ho interrotta
ed io l’ho abbattuta riprendendo la pubblicazione U_U...
Ma le guerre sono lunghe e
sanguinose, e credo che ben presto da una guerra
lampo, passeremo ad una guerra di trincea.... Si prospettano tempi duri.
Mi sono fatta non poche
seghe mentali su questo capitolo: erano estremamente
insicura se pubblicarlo
o meno; ma alla fine la mia testardaggine ha avuto
la meglio.
Mi auguro mi lascerete un commento,o almeno una testimonianza del
vostro passaggio.
Vi lascio al capitolo.
We’re
going down to the Devil
“Poi la morte e il soggiorno
dei morti furono gettati nello stagno di fuoco.
Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco.
E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato
nello
stagno di fuoco.”
“Mio Signore, perché?”
“…”
“Mi risponda Mio Signore,
Mio Amato, La prego!”
Sfregiato, ferito,
torturato…
“Brucia nelle fiamme della
tua vanagloria.”
“NO! La supplico!”
Il grido che squarciò
l’aria fu soffocato: soffocato ed annegato dal fuoco che
avvolse la figura dell’esile Serafino.
“Ti ho amato, Lucifero…”
“Signore…”
L’ultimo singulto, poi la
perdizione.
Il Messaggero infernale sostava
di fianco
il trono della sua Regina.
Ascoltava basito le parole
di quell’Essere giunto dal Paradiso e stringeva
spasmodicamente i pugni, indignato da quelle parole.
“Lucifero non riuscirà a
sostenere ciò che vi attende, è troppo impegnato a
gironzolare intorno al Suo Caduto Prediletto: ne è testimone la sua
assenza in
questo momento.” Prese
una pausa, poi continuò: “Mia Regina, consentimi
di affiancare il tuo potere in queste buie ore che annegano l’Inferno
tuo
Regno.” Soffiò ed un
sorriso dipinse il pallido volto.
“Stai vaneggiando.” Cassiel si pronunciò alle sue
spalle.
“Lucifero ha generato lo
stagno di fuoco, che è chiamato Inferno e
Perdizione. Il tuo potere e la tua vita non bastano per alimentarlo.” Continuò
con calma, lo scheletro annerito di due ali recise apparve sulla
schiena del
Dannato, mentre quest’ultimo, attraversando il colonnato, si poneva in
ginocchio innanzi alla Regina.
“Non posso che trovarmi
d’accordo con Cassiel.” La
voce deliziata di
Belial risuonò nella sala e il Sovrano si materializzò, apparendo
ghignante dal
marmoreo pavimento.
“Per quanto io disprezzi i
metodi con cui Nostro Signore Lucifero
amministra l’Impero, certamente mi ritroverei assai mortificato nel
vedere uno come te
Imperatore dell’Inferno.”
Spiegò, lasciando passare una mano tra i ricciuti filamenti castani che
erano i
suoi capelli.
“Inoltre…” E solo quel punto chi aveva
aspirato al governo dell’Impero
si voltò, realmente interessato.
“L’unico minimamente in grado
di sostituire Lucifero e i suoi poteri sarebbe
il Mio Signore Belial, il quale cadde subito dopo la Stella del
Mattino. Tra i
Sovrani Infernali credo sia il più potente.” Le labbra di Michael
pronunciarono quelle parole con serafica tranquillità.
Oh, ma il cospiratore aveva avvertito chiaramente una
nota di disprezzo
vibrare dalle corde vocali dell’Arcangelo.
Belial fece un cenno col
capo, lusingato dalle parole del suo protetto.
Stava per pronunciarsi,
quando Boris intervenne:
“Attenti a ciò che dite,
potreste non rendere felice chi è al di sopra di
voi.” Sibilò stizzito.
Lilith, sospirando
stancamente, a quel punto si sollevò:
“Le vostre parole sono senza
ombra di dubbio interessanti.” Gli occhi
smeraldini della Regina scrutarono i presenti, poi sorrise.
“Ma Lucifero, signori miei, è
il Diavolo.” Concluse,
per poi invitare
Boris a seguirla con un cenno.
Quando
cupe lacrime si infransero sul nero terreno, consumato
dalle fiamme prodotte dal meraviglioso corpo del Serafino, spaccarono
la terra
ormai friabile…
E dopo un gemito,anche il rifiuto terrestre.
“Uriel, credi che la
decisione di Gabriel
sia stata giusta?” Gli
occhi azzurri di Sachiel si posarono sul bel volto dell’Arcangelo
interpellato,
che sospirando metteva da parte la pergamena che, fino a quel momento,
avevo
finto di star studiando.
“Non lo so.” La risposta fu netta e sincera.
“Per quanto ultimamente io non abbia sopportato la condotta del
Guerriero, ammetto
che la richiesta di Gabriel mi sia sembrata estremamente esagerata.”
Fissò i suoi occhi verdi nello sguardo
cristallino
del compagno.
“Raphael è partito.” Continuò ancora Sachiel.
“Ovvio; immagino creda che solo il Caduto possa aiutarci.” Fece
scettico, arricciando il naso.
L’angelo si lasciò sfuggire un risolino divertito a quell’espressione.
“Dovresti avere più fiducia nelle decisioni dei tuoi simili.”
Aggiunse,poi.
“Ho avuto fiducia in Michael, e di lui non vi è più traccia.”
Sibilò
duramente il biondo.
“Ho avuto fiducia in Samael, ha liberato il Guerriero. Ho sempre
riposto un
briciolo di fiducia nelle scarse capacità di Yurij e tempo fa mi
deluse. La
fiducia è per i deboli e per chi non crede nelle proprie capacità: aver
fiducia
equivale all’ essere dipendenti di altre creature, io
non voglio esserlo.” Continuò
con serietà.
“Hai dato fiducia a Gabriel…” Osservò acutamente e con
noncuranza
Sachiel.
“Il mio ennesimo sbaglio e la mia ennesima dimostrazione di
debolezza.”
Ammise gravemente allontanandosi.
L’Arcangelo lo fissò desolato.
“Uriel, lo sai che non resta più molto tempo…” Attirò ancora
l’attenzione del compagno.
“Non mi importa.”
Un grato bisbiglio nacque
da labbra stanche e spaccate.
“Non si sforzi signore.” Avvertì il tocco di un
panno bagnato
sulle guance tatuate
L’odore del sangue si
ripresentò più prepotentemente alla sue narici, mentre
sentiva la linfa vitale raggrumata resa nuovamente liquida dall’acqua e
scivolare
via.
“Raphael è sulla Terra,
dovremo cercarlo lì signor Kei: solo lui ha la
facoltà di aiutarla.”
“Perché Raphael è sulla Terra?” Chiese sinceramente incuriosito
il
Guerriero.
“Cerca l’Angelo Decaduto Yurij
Ivanov, Signore.”
Rispose con un sospiro.
“Signore…”
Penosa Creatura,
“Padre...”
Le bellissime labbra
scottate accennavano con immane fatica e lacerante dolore
i minimi movimenti di quelle strazianti parole.
Aveva amato troppo e
troppo a lungo, desiderando quindi eguagliare.
Il suo dolore,
“Lucifero?”
Yurij attirò
la sua attenzione quasi
apprensivo.
L’Imperatore si voltò a fissarlo, gli occhi
blu
velati di un’antica e inquietante ombra oscura.
Per un istante il Caduto si ritrasse, spaventato.
Il gelo avvertito in quell’attimo lo scosse profondamente:
nell’infinità
oltremare delle iridi del Demonio scorse un’insanabile follia e una
cupa
rabbia albergarvi.
“Perdona la mia distrazione,Yurij.”
Il sorriso che poi dipinse il volto di Lucifero lo tranquillizzò
così
rapidamente che, in seguito, si diede dello stupido: era caduto così
facilmente
nell’inganno, per gli umani mortale, delle labbra dell’Imperatore…
Avendo
lottato per il Paradiso, per vegliare e continuare ad esistere come
sovrano in
quello, creava l’Inferno.
Gli occhi azzurri del
Guardiano si posarono ancora lucidi ed indagatori su
quella ghiotta proposta.
La lieve brezza alzatasi
cancellò le lacrime che corrodevano la delicata
porcellana del viso del rosso, lasciandole morire nell’aria.
“Cosa mi prometti?” Chiese
cautamente in un soffio.
Oh, voleva solo divertirsi…
“Cosa desideri?” Ribatté
l’Oscuro Signore,s tando al gioco dell’Angelo.
“Itsuwari, Osore, Kyoshoku,
Urei*” Si
espresse tranquillo, con un pizzico di deliziata e divertita malizia.
Elencando qualcosa di ben più
pericoloso che semplici e peccaminosi desideri
con quelle parole…
“Puoi procurarmi questo?”
Aggiunse subito dopo, fissando intensamente il
Diavolo.
Un leggera risata esplose
dalla labbra dell’interpellato.
“Tutto ciò che vuoLe.” Concesse infine con un elegante
inchino.
Il Guardiano spalancò,
allora, le sei grandi ali, sollevandosi dal
terreno roccioso.
“Prendimi.” Lo stuzzicò a quel punto,
volando velocemente in direzione ovest.
Accettando molto volentieri
l’invito, Lucifero liberò le sue candide ali.
Si inumidì le labbra con la
lingua e decollò con uno scatto, per inseguire la
sua gustosa preda.
Disegnavano coreografie di rara bellezza nei Cieli, salendo di quota
per
sfiorare le nuvole e poi cadere giù, col solo e semplice gusto di
sentire
l’aria gelida sferzare sui loro volti, inumidire gli occhi e rendere
secche le
labbra e ricercando, inoltre, il piacere che quell’eccitante gioco dava
loro.
Avrebbero potuto paragonarlo all’estasi sessuale…
Se solo Yurij avesse saputo cosa fosse, al tempo.
I cambi di direzione improvvisi e pericolosi erano accompagnati dalle
risate di
giubilio dei due contendenti.
In fondo erano solo bambini molto immaturi: ciò che volevano era il
malsano
risultato di quel buffo e malvagio rincorrersi.
Risultato che giunse ben presto con quel malizioso finale: Lucifero,
riuscendo
a prevedere l’ennesimo scatto del Guardiano, lo aveva raggiunto e
afferrato per
i fianchi; lo stringeva nei suoi artigli, ove ogni via di fuga era
negata.
“Preso.” L’Imperatore bisbigliò quella parola con sarcastica sensualità.
Giocava col suo ghiotto bottino e con nobile crudeltà ne tesseva una
gloriosa
fine.
Il Guardiano tentò di divincolarsi da quella ferrea presa, ma la sua
antica
forza era così giovane rispetto all’eterna dannazione di Lucifero.
E ciò che esisteva di più Sacrosanto ed Inviolabile fu trascinato nelle
fauci
dell’Inferno.
“Cosa succede,Signore?” Chiese, sorpreso dall’atteggiamento di Kei.
“Raduna parte delle tue schiere, dobbiamo trovare Yurij!” Ordinò.
“Cosa?” Chiese ancora, disorientato.
“E’ fuggito! Quello stupido è fuggito!” Gridò infine, furioso,
sollevandosi con
forza e violenza dal suolo e prendendo nuovamente il volo.
Ciò che il Guardiano in quel momento avvertì chiaramente fu solo la
confusione
di fiamme infernali e di folli sofferenze.
L’odore dello zolfo trafisse le sue narici, stordendolo ed annebbiando
i suoi
sensi.
Trapassato il suo olfatto, quel disgustoso e nauseabondo odore parve
prendere
possesso persino del senso del gusto e, posatosi sulle sue papille
gustative, fu
un sapore metallico e rugginoso a raggiungerlo, dandogli un sentore di
debolezza e mancamento.
Svenne.
Lucifero lo teneva a sé, reggendolo e tenendogli una mano aperta al
centro
della schiena, tra le scapole.
Le ali afflosciate sfioravano il terreno Infernale, il capo era
ricaduto
debolmente su di un lato, i capelli ricciuti gli sfioravano una
guancia, carezzandogli
le labbra, mentre i meravigliosi occhi di zaffiro erano celati.
Un rivolo di sangue gli scorreva lungo mento, deturpando la diafana
pelle di
quel macabro petalo
Fu allora che (come se il ritorno dell’Imperatore alla sua Dimora con
un gradito
ospite venisse già atteso da qualche minuto, ed Egli fosse giunto
in
ritardo.) un Demone apparve ai piedi di Lucifero, in ginocchio.
“Il signorino è svenuto, Boris… Mi spiace.” Disse in tono mellifluo e
divertito
il Diavolo, anticipando una qualsiasi altra richiesta del nuovo venuto.
“Oh, è davvero un peccato.” Si limitò a commentare il Dannato,
avvicinandosi al
rosso e scostandogli dal viso i capelli.
“Portalo giù, legalo e aspetta che si svegli…” Continuò in un soffio
l’Imperatore, porgendo, quasi come fosse una bambola di pezza, il bel
Guardiano
al sottoposto.
Con un cenno di assenso del capo ed un ultimo inchino Boris si dileguò,
stringendo
tra le braccia il povero Angelo…
Di quelli che ti si attaccano
addosso e credi di continuare a sentire
nonostante non ve ne sia più traccia nell’aria.
Un dolore lontano lo avvertì
che le sue braccia erano state bloccate in una
posizione alquanto scomoda ad una nera parete d’onice.
Spostò il capo da un lato
all’altro, tentando di sgranchire i muscoli
intorpiditi, tesi e doloranti del collo.
Calmò, poi, quel movimento: la
nausea lo aveva colto.
Si lasciò sfuggire un lamento;
e dalla bocca (già riempitasi di quel
sapore metallico che sfumava nell’agrodolce.) aveva lasciato scorrere
via
lentamente del sangue, schiudendo le labbra.
Tirò un lungo respiro
affaticato, disgustandosi ancor più per il fetore
indicibile presente in quel posto.
Avvertiva il sentore del
marcio unito a qualcosa di più amaro ed aspro.
Si rese conto che non vi era
calore.
E stava gelando…
Aprì con lentezza le palpebre
stanche, ridando vita alle iridi cristalline.
Osservando silenziosa la sala,
posò lo
sguardo sui cinque troni, ove su quattro di ognuno di quelli un’unica
ala
d’alabastro sorgeva, infrangendo il cristallo.
Sussurravano,
gli antri oscuri della fredda terra.
Occhi si posavano sulla
fragile e nuda creatura raggomitolata in una grotta
oscura.
Le iridi di cobalto si
levarono stanche ed umide, studiando ciò che le
circondava da dietro una cascata di scuri filamenti.
“Padre…”
Il gemito di una creatura
che muore…
Per permettere la nascita
di un nuovo essere, ben diverso da ciò che fu.
Fine
dodicesimo capitolo.
-Padme
-Dreven
-Eagle Fire
-Ben
-Redeagle
-Valery
-DarkHiwatari
-Ele Ivanov/C18_The_Best
-Bladegirl
-Nika
-MeMs
-Nissa e il micio
Ormai si è capito che non
riesco a fare di meglio...
Noticine ^^:
Il pezzo ad inizio capitolo
è tratto dalla solita Apocalisse.
Itsuwari,Osore,Kyoshoku,Urei è un verso della sigla di
chiusura di Death
Note “Alumina” e vuol dire: ‘Bugie,Paura,Vanagloria,Dolore’ mi piaceva
come
suonava nel contesto ^^…
Bhé che altro dire?
Sono tornata ^^...
E vi ringrazio dal più
profondo del cuore per il sostegno dimostratomi.
L’ho apprezzato
tantissimo,e non poso fare altro che continuare ad adorarvi .
Spero di sentirvi presto
x3!E ricordatevi di lasciarmi un commento!
Iria.