Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Rohhh    16/10/2016    1 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 31

 

L'orologio a pendolo della cucina segnava le 8.

Il suo ticchettio regolare era l'unico rumore che spezzava quel pesante silenzio e che faceva compagnia a Monica, rimasta da sola dopo l'uscita di scena di Gregory e di suo figlio.

A breve avrebbe dovuto recarsi al lavoro e sapeva di avere bisogno del suo quarto d'ora canonico di trucco e messa in piega dei capelli e che quindi avrebbe dovuto sbrigarsi ad alzarsi e scattare se non voleva rischiare di fare tutto di fretta, ma il suo cervello era rimasto come ipnotizzato da quel suono ritmico e incessante. E forse un po' anche dagli ultimi avvenimenti.

L'avanzare di alcuni passi giù per le scale la riscosse da quello stato di trans, si sgranchì le spalle con un movimento rotatorio e raddrizzò la schiena, che si era curvata sul tavolo sotto il peso della forza di gravità. Voltò la testa nella direzione da cui provenivano e come aveva immaginato vide Gregory scendere, la sua espressione era severa e piuttosto turbata.

Senza emettere una sola parola, lo osservò con la coda dell'occhio accomodarsi accanto a lei, puntare i gomiti sul tavolo e poggiare il mento sulle mani chiuse a pugno. Rimase così, con lo sguardo perso davanti a lui, come se una marea di pensieri gli stessero affollando la mente.

Monica bevve un ultimo sorso di the, ormai ghiacciato e poco invitante, poi lo mise via, allontanando la tazza.

Avrebbe voluto concedere a Gregory tutti i minuti e, se necessario, le ore di cui aveva bisogno per quella che sembrava una profonda riflessione, ma il tempo era tiranno e doveva velocizzare.

Fece un leggero colpo di tosse, coprendosi le labbra con la mano, poi si decise.

«Tutto a posto con Ashley? Sta dormendo?» gli chiese.

Gregory annuì, producendo unicamente un verso gutturale ma senza modificare la sua posizione e senza muovere gli occhi.

«Bene» Monica sospirò, delusa dalla sua immobilità e anche irrequieta, perchè si stava davvero facendo tardi, adesso. Cominciò a fremere sulla sedia, poi fece per arrendersi e alzarsi, quando udì finalmente la voce di Gregory.

«Ashley ha pronunciato il suo nome» disse con ancora la sua attenzione rivolta a un punto di fronte a lui. Pareva che lo stesse ripetendo più a sé stesso che alla donna accanto a lui.

«Cosa?» domandò Monica, confusa. Doveva essere la fretta, pensò, ma non riusciva proprio a capire di cosa stesse parlando.

«Mentre dormiva, lei ha chiamato il nome di tuo figlio» le confessò con un briciolo di incredulità nella voce e senza il coraggio di nominarlo.

Monica tacque, si limitò ad alzarsi e a far sparire i residui della colazione.

«Perchè proprio lui? Lo stava sognando? Lo pensava?» cominciò a chiedere a raffica, era diventato di colpo loquace.

«Si pensano miliardi di cose per miliardi di motivi diversi, amore» provò a minimizzare l'episodio la sua compagna, sebbene se in cuor suo avesse già ben capito.

«Non fraintendermi, considero Matt un ragazzo in gamba, è intelligente, educato, sensibile anche se fa di tutto per nasconderlo, gli voglio bene come a un figlio ormai – si affrettò a premettere, preoccupato di non ferire Monica – è solo che...non so..lui mi sembra così diverso da Ashley nei suoi gusti, nei modi di fare, in tutto, è difficile da spiegare ma non avrei mai lontanamente immaginato che tra loro potesse nascere un'attrazione! Hanno vissuto un mese sotto lo stesso tetto e io non ho nemmeno mezza volta considerato quest'eventualità e adesso... – esitò, abbassando lo sguardo, pensieroso e disorientato - mi ha colto così, di sorpresa, si tratta di mia figlia e di tuo figlio, insieme, e non so come prenderla, è tutto molto... strano» terminò a voce bassa, passandosi una mano sulla fronte. Gli stava costando davvero tanto riuscire a mettere insieme quelle parole per esprimere la confusione che sentiva in testa.

La verità era che provava tante emozioni contrastanti ma forse quella che prevaleva era la paura. Paura che se fosse nata una relazione tra loro avrebbe potuto non funzionare per la distanza, per le diversità, o per altro e che di conseguenza quell'evento si sarebbe riflettuto anche su di lui e su Monica, era probabile che lui stesso avrebbe finito per cambiare opinione su Matt, per guardarlo male inevitabilmente e non voleva che succedesse. Oltre alla normale e consueta preoccupazione per la figlia si aggiunse l'ansia per la sorte del rapporto con quel ragazzo, che ormai per forza di cose faceva parte della sua famiglia e al quale si era affezionato.

Non voleva che le cose cambiassero, che quei delicati equilibri si incrinassero.

E cosa peggiore, non potè evitare di pensare che avrebbe preferito si trattasse di qualunque altro ragazzo ma non di Matt, non lui. Perchè tra tutti doveva succedere proprio con lui?

Si vergognò per quel tremendo pensiero egoista e per la facilità con cui l'aveva formulato.

«Anche se fosse che quei due si piacciono – intervenne Monica, fermandosi dietro di lui e posando le mani sulle sue spalle – non vedo dove sia il problema, o vuoi continuare a intrometterti nella vita sentimentale di Ashley come hai fatto anche col suo ex? - gli ricordò, lei ai tempi non era ancora presente ma Gregory le aveva raccontato delle sue angosce per quella che era la prima storia più seria di sua figlia - e poi dimentichi che c'è anche sua madre e non credo che lei sarebbe d'accordo col tuo comportamento, sappilo.» Gregory la fissò con meraviglia, non si aspettava tanta serenità da parte sua nell'affrontare quell'argomento né tanto meno che nominasse Nancy senza mostrare segni di gelosia o astio. Si chiese se non fosse lui l'unico a non essere cambiato e ad essere rimasto radicato a certe mentalità retrograde.

Scosse la testa poi si sforzò di dare voce ai suoi pensieri «Non lo so, è che due anni fa Ashley conobbe quel mio allievo, Richard, la sua prima storia seria a quanto ne so. Lui era un tipo perfetto, serio, formale e in un certo senso, nonostante la mia gelosia, lo vedevo bene accanto a mia figlia, pensavo avesse scelto il ragazzo ideale per l'immagine che avevo io di lei. E invece Ashley non sembrò poi tanto felice con lui, si lasciarono ed ebbi paura che ne uscisse spezzata. Invece non ne risentì più di tanto e io tirai un sospiro di sollievo – cominciò a raccontare, mentre Monica ascoltava, ormai rassegnata a dover scegliere tra arrivare a lavoro in ritardo ma impeccabile o in orario e trasandata – ma Matt... io non credevo potesse mai interessarle, non lo vedo come il suo tipo e se davvero fosse così, se davvero se ne fosse innamorata...mi chiedo cosa esattamente so io di mia figlia! La conosco davvero? O forse dovrei dire l'ho mai conosciuta? Insomma, mi sono sempre interessato dei suoi studi, dei suoi hobby, della sua salute, ma ora che mi sono fermato a riflettere mi rendo conto che non so altro di lei, non so cosa le piace, non so come si sente, cosa prova, non so quali sono le sue paure, le sue incertezze, le sue gioie. Mi è crollato il mondo addosso, pensavo di avere un rapporto privilegiato con lei rispetto a sua madre e invece scopro di non sapere quasi nulla» disse amareggiato, il viso di Monica si intristì nel vederlo così depresso, lei comprendeva benissimo cosa si provava nel pensare al proprio figlio come un estraneo, ne portava le cicatrici tuttora anche se qualcosa stava mutando lentamente.

«Non devi colpevolizzarti troppo, spesso si cerca di fare il meglio per i figli, perchè non manchi loro niente, perchè crescano sani e lontani dai pericoli, ma più ci si impegna nel farlo più si rischia di perdere di vista i loro sentimenti, ciò che davvero vogliono, ciò che sono – lo confortò, portando il viso al suo livello e carezzando la sua guancia ispida per la barba che ricresceva cortissima – il fatto che tu te ne sia accorto è già un passo importante, secondo me dovresti parlare con lei, chiederle come sta, cosa prova e lasciare che ti faccia entrare nel suo mondo poco per volta, senza pretendere di voler conoscere tutto ma accontentandoti della porzione che vorrà concederti» Monica si fermò per studiare l'espressione di Gregory che adesso stava prendendo consapevolezza delle sue parole e si stava distendendo. Fece il giro del tavolo e si avviò verso l'uscita della cucina, ma prima di andare volle completare il discorso. Si avvicinò a lui un'ultima volta e gli prese la mano.

«I figli non ci appartengono, Ashley ha diritto alla propria privacy e a condividere con te solo quello che riterrà, senza forzature, deve essere un rapporto basato sulla libertà. E soprattutto, nel caso in cui ci fosse qualcosa tra lei e Matt di qualunque natura, questo non dovrà influenzare i rapporti tra noi, ok? Io continuerò a volere bene ad Ashley a prescindere da quello che succederà tra lei e mio figlio, siamo tutti troppo cresciuti per dividerci in fazioni e farci la guerra non ti pare? Mi prometti che ci penserai?» tentò di spronarlo, era così rassicurante che i nervi e le ansie di Gregory si dissolsero immediatamente, le fece un cenno affermativo col capo e finalmente un sorriso spuntò sul suo volto, già fin troppo scombussolato di prima mattina.

«Ora scappo se non voglio guadagnarmi un licenziamento in tronco e dovresti farlo anche tu!» esclamò prima di dargli un bacio e volatilizzarsi sù per le scale, correndo sui tacchi e rischiando più volte di inciampare.

 

Ashley aprì gli occhi di scatto, preda di un'insolita fame di aria che le aveva arrestato il sonno all'improvviso.

Respirò affannosamente per un po', le mancava il fiato e una sensazione di caldo soffocante la stava torturando. Si ritrovò nel suo letto, coperta dal lenzuolo e senza la più pallida idea di che ora o che giorno fosse.

Una gran confusione le occupava la testa e sentiva la bocca arsa e una sete allucinante.

Fuori il sole era alto e potente, la temperatura doveva aver subito un'impennata anomala per il periodo e i raggi che penetravano nella sua stanza l'avevano resa una prigione bollente.

Si passò una mano sulla fronte umida emettendo un gemito di insofferenza e scoprì il petto per trovare ristoro da quell'afa, portando la stessa mano di prima sul collo: fece una smorfia di fastidio, era sudata e appiccicaticcia e qualcosa di ruvido le solleticava il palmo. Ruotò la mano per osservarlo e vi trovò dei granelli di sabbia.

Cominciò allora a ricordare, freneticamente allontanò del tutto il lenzuolo dal suo corpo e si accorse, come immaginava, di avere ancora addosso il vestito della festa, ridotto in condizioni pietose, sporco e spiegazzato.

Le ritornò in mente tutto, il compleanno, il panico che l'aveva assillata, la decisione di passare la notte fuori con Matt e loro due soli sulla spiaggia.

Sorrise al ricordo di quello che era successo e per un attimo non sentì più il disagio del caldo e della sua pelle sudata, né la sua testa dolorante.

Fu solo un secondo, però. Il malessere ebbe di nuovo la meglio su di lei, d'istinto cercò la bottiglia dell'acqua che teneva sul comodino e si riempì un bicchiere. Lo portò alla bocca e bevve con foga, quasi rischiando di soffocarsi, come se quel liquido nemmeno troppo fresco fosse la bevanda più dissetante del mondo. Si inumidì le labbra secche e approfittando di quel piccolo refrigerio, fu in grado di alzarsi dal letto e afferrare il cellulare per leggere l'orario.

Spalancò gli occhi, erano già le due del pomeriggio e lei si sentiva ancora frastornata come se avesse un sacco di sonno arretrato da recuperare. Barcollò e avanzò di qualche passo ma il suo stomaco si ribellò subito, facendosi sentire con diversi brontolii: non mangiava dalla sera prima e se temporeggiava ancora avrebbe finito per saltare non solo la colazione ma anche il pranzo.

Sospirò, portandosi indietro i capelli corti per liberarsi il viso e spalancò la finestra per fare entrare quanta più aria possibile. Respirò a pieni polmoni, affacciandosi davanti alla soglia del terrazzo e per abitudine voltò lo sguardo a destra, verso quello di Matt. Si chiese se fosse a casa o se stesse ancora dormendo.

Ora che si concentrava meglio, analizzò che le mancava ancora un tassello per ricostruire la nottata. Non ricordava in nessun modo di essere tornata a casa e di essersi messa a letto così, ancora vestita. I suoi ricordi erano fermi alla spiaggia, al sole che sorgeva e all'auto di Matt, che percorreva le strade semi deserte del mattino. Poi il buio.

'Che mi sia addormentata lungo il viaggio?' pensò sbadigliando, poi sussultò.

Se aveva dormito, chi l'aveva portata lì? Era stato Matt? E suo padre? Li aveva beccati rincasare?

Rientrò di corsa nella stanza, un fiume in piena di domande la investì e aveva bisogno di sapere com'era andata, se Matt era stato vittima da solo delle paranoie di suo padre o dei suoi isterismi o se al contrario se li era risparmiati.

Prima però aveva un bisogno vitale di farsi una doccia e togliersi di dosso la sabbia e l'umidità dell'intera notte passata fuori. Si sentiva sporca e a disagio e ciò contribuiva a peggiorare la sua condizione già abbastanza scombussolata.

Con un rapido slancio aprì le ante dell'armadio e vi tirò fuori una maglietta e dei pantaloncini per stare in casa, poi si fiondò fuori dalla camera e si chiuse in bagno.

Solo quando l'acqua fresca cominciò a scorrere sulla sua pelle e sui suoi capelli potè emettere un sospiro di sollievo, i muscoli si risvegliarono dal torpore, si sentì rinvigorita e rinata, socchiuse gli occhi per godere quella sensazione di benessere e anche il suo cervello riacquistò la solita lucidità.

Accarezzò la sua pelle di nuovo liscia e fresca con soddisfazione, poi indossò i vestiti alla velocità della luce e si catapultò in corridoio con ancora i capelli bagnati.

L'urgenza di sapere come si era svolto il loro rientro a casa non si era placata e adesso che si sentiva di nuovo a suo agio con il proprio corpo non poteva più rimandare.

L'idea che Matt potesse ancora trovarsi nel bel mezzo di una sana dormita non la sfiorò nemmeno di striscio quando decise di abbattere la sua porta senza nemmeno usare l'accortezza di bussare.

E infatti lo trovò addormentato in maniera scomposta sul letto, mezzo nudo e con la coperta attorcigliata alle gambe, doveva averci litigato parecchio durante il sonno per il caldo che avanzava. Si era letteralmente spalmato, occupando tutto il materasso come era solito fare e ad Ashley scappò un sorriso perchè a sue spese in quei giorni aveva avuto modo di scoprire quella sua abitudine notturna e la sua comodità spesso ne aveva sopportato le conseguenze.

Richiuse con cura la porta, evitando di fare altri rumori oltre al primo iniziale botto quando l'aveva spalancata e che comunque non l'aveva svegliato o scosso di una virgola.

Avanzando nella penombra notò i suoi vestiti della notte prima che giacevano a terra disordinatamente e immaginò che se li fosse tolti e gettati a casaccio, sopraffatto dalla stanchezza e come dargli torto!

Si chinò e li raccolse, rivoltandoli dal lato giusto e li appoggiò su una sedia, poi si avvicinò al letto e piegandosi sulle ginocchia si abbassò per raggiungere l'altezza del suo viso.

Dormiva beatamente ed era bello come un angelo, così disteso e rilassato nel sonno, un braccio era intrappolato sotto il suo volto, celato in parte da alcuni lunghi ciuffi di capelli che gli ricadevano sulla fronte e sulle palpebre chiuse. La sua pelle chiara era illuminata in alcuni punti da qualche raggio di sole che filtrava dalla finestra socchiusa.

Era arduo non incantarsi a guardarlo ed Ashley si ritrovò ben presto a fissarlo sognante, con la testa poggiata sulle braccia incrociate accanto al suo cuscino. Il suo sguardo si fece triste quando ripensò al fatto che a breve non avrebbe più potuto ammirarlo così da vicino come in quel momento, nessuno di quei secondi sarebbe più tornato indietro ed era l'amara realtà. Improvvisamente provò l'impulso di toccarlo, finchè poteva, finchè era lì con lei e reale, non un sogno malinconico o un lontano ricordo.

Allungò un braccio e con la mano gli spostò delicatamente dei capelli dalla guancia, poi col dorso gliela sfiorò, facendo attenzione come se fosse un oggetto prezioso e fragile e avesse paura di romperlo o graffiarlo.

Le sue labbra si contrassero per il solletico che evidentemente gli aveva provocato e in un baleno i suoi occhi si aprirono per poi sbarrarsi quando videro il viso di Ashley a qualche centimetro dal suo.

«Ashley? Che ci fai... da quanto sei qui?» farfugliò a fatica, non del tutto sveglio, mentre si stropicciava gli occhi e si allontanava i capelli dal viso.

Solo qualche tempo prima Ashley si sarebbe sentita imbarazzata nell'essere sorpresa intenta a osservarlo, ma ora era diverso, adesso tra loro c'era una confidenza troppo profonda per farla impallidire per una sciocchezza simile.

Senza scomporsi e rimanendo inginocchiata gli sorrise. «Mah, non da molto, scusami se ti ho svegliato» rispose a bassa voce, per non disturbare troppo i suoi timpani che da poco stavano riprendendo il contatto col mondo.

«Beh, è piacevole svegliarsi con una tua carezza – ammise, gettandole un'occhiata rapida per godere della sua espressione felice a quell'affermazione – ma è comunque inquietante che mi stessi fissando mentre dormivo, e poi avresti potuto bussare, potevo essere in condizioni impresentabili, che so, magari nudo» continuò, mentre si sollevava e si stiracchiava le braccia e le spalle.

«Se è per quello, non sarebbe stato niente di nuovo da vedere» lo provocò maliziosa, Matt non potè fare a meno di sorridere, notando che aveva risposto proprio come molto probabilmente avrebbe fatto lui «Touchè, la mia vicinanza ti fa decisamente male, mia cara» commentò divertito, mentre l'avvicinava a sè e le faceva poggiare la testa sulla sua spalla, bagnandosela a causa dei capelli che Ashley non aveva ancora asciugato.

Dopo qualche minuto di silenzio assaporando il contatto con lui, Ashley si riscosse e si ricordò del motivo principale per cui aveva effettuato quell'assalto nella sua camera.

«Comunque sono piombata qui per un motivo serio, volevo sapere come diamine sono finita nella mia stanza! Mi ci hai portato tu? E mio padre ci ha visti? Non ricordo granchè!» chiese, incontrando i suoi occhi.

Matt si accigliò leggermente al pensiero di quella mattina. «Ti sei addormentata in macchina, ti ho portata in casa io, ma tecnicamente, a essere precisi, è stato tuo padre a metterti a letto» prese a spiegarle, portando la testa all'indietro e fissando la parete dietro di lui.

«Cosa? Ma allora ci ha visti! E come ha reagito?» domandò allarmata, sporgendosi verso di lui e torturandogli un braccio.

«Sì ci ha visti e anche mia madre, erano lì in cucina. Lui si è spaventato nel vederti in braccio a me, pensava fossi drogata o qualcosa del genere ma l'ho rassicurato, solo che all'improvviso mi ha guardato storto, si è fatto freddo e mi ha detto che ti portava lui in camera, fine del racconto - Matt fece una pausa, come se stesse rivedendo ancora in mente l'espressione di Gregory – forse mi sbaglio, ma mi è sembrato che avesse intuito qualcosa stavolta» dichiarò infine, con lo sguardo perso nel vuoto.

Ashley rabbrividì ma decise di non pensarci per il momento, era stufa di farsi paranoie, non c'era più tempo, ormai. Si tuffò tra le sue braccia, facendogli perdere l'equilibrio e finendo insieme a lui sopra le lenzuola, poi lo baciò come a ribadirgli che non voleva ci fosse niente di cui preoccuparsi o che li impensierisse.

Matt si staccò dopo un po' «C'è qualcuno in casa?» un insolito timore si era fatto strada in lui adesso che si era sentito come colto in flagrante ed era diventato più prudente. Quello sguardo serio di Gregory gli aveva fatto male, era stato uno dei pochi ad essere sempre gentile con lui e comprensivo dal primo momento e non voleva che si rovinasse tutto solo perchè si era innamorato di sua figlia.

«No – scosse la testa Ashley – siamo soli, sono tutti a lavoro» lo informò, Matt si rilassò e affondò il viso sul suo seno, respirando il suo dolce profumo e ricordandosi invece di quanto lui si trovasse in uno stato pietoso.

«Non è giusto però, tu ti sei lavata e profumata, io mi faccio schifo, sento la sabbia dappertutto» si lamentò, cercando di allontanarsi da Ashley per non sporcarla, ma la ragazza fece resistenza, contrastandolo e stringendolo ancora più forte, finchè lui si arrese.

«Ma figurati che mi importa – disse, accarezzandogli la schiena – però so quanto fastidio dia, quindi se vuoi puoi darti una sistemata, io mi asciugo i capelli e comincio a prepararci qualcosa da mangiare, non so tu, ma io sto morendo di fame» confessò, portandosi le mani sullo stomaco, poi si alzò e Matt la seguì in fretta.

«Faccio subito, così ti aiuto» le sussurrò all'orecchio prima di sfiorarle le labbra con un bacio leggero.

«Ok, ti aspetto sotto, allora» disse Ashley, ancora quasi incollata alla sua bocca, poi arrossì involontariamente pensando a come sembrassero una coppia normale che vive insieme e a come suonasse tutto terribilmente bello ed esaltante. Era così giovane e finora, pur cercando di lavorare di fantasia, non era mai riuscita a mettersi nei panni di sua sorella Phoebe, che a soli due anni più di lei già stava per iniziare la sua vita da sola col suo ragazzo, eppure adesso, immaginarsi con lui a condividere una casa, non le pareva più una prospettiva tanto folle o affrettata. In un certo senso si sentì una perfetta idiota innamorata, persa a sognare e a fare castelli in aria, così distante dal suo pragmatismo e dalla concretezza che l'aveva sempre contraddistinta.

Non fu in grado di valutare molto bene se fosse una cosa positiva o meno, specialmente a pancia vuota, quindi lasciò stare quei pensieri e si avviò fuori dalla stanza di Matt per mettere finalmente qualcosa sotto ai denti, dopo tutto quel tempo.

 

Quando Gregory tornò a casa da lavoro erano le 19, si incamminò sul vialetto poco illuminato adesso che le ore di luce cominciavano inesorabilmente ad accorciarsi. Entrò in casa e trovò Monica in cucina che preparava la cena, passò da lei a darle un bacio e a informarsi rapidamente sulla sua giornata, ma la sua attenzione era rivolta ad Ashley.

Aveva rimuginato tanto durante le sue lezioni su quell'argomento e aveva dovuto fare uno sforzo non indifferente per rimanere concentrato sul pianoforte e gli capitava veramente di rado lottare per non distrarsi a lavoro, di solito solo quando aveva in testa qualcosa di davvero importante.

E cosa c'era di più importante per lui se non la felicità di sua figlia?

La trovò in salone e si fermò a osservarla da lontano per qualche secondo: era seduta sul divano a sfogliare un libro e a sottolineare qualche riga di tanto in tanto, l'espressione era assorta e immersa totalmente in quello che studiava, i capelli rossi, che aveva ereditato proprio da lui, le ricadevano in avanti disturbandola e più volte era costretta a riportarli indietro, sbuffando. Ogni tanto le vedeva aprire la bocca e parlare a bassissima voce per ripetere i concetti che forse faceva più difficoltà a memorizzare. L'impegno era il solito che aveva sempre messo nello studio, ma si chiese se dietro quella facciata da studentessa diligente ci fosse altro che nascondeva abilmente, un qualche turbamento, una sofferenza.

Bussò lievemente alla stipite della porta per attirare la sua attenzione.

«Posso o disturbo?» le chiese.

«Ma no papà, entra pure» rispose Ashley, pacata come sempre.

Gregory si accomodò accanto a lei, guardò per un attimo il libro che teneva sulle ginocchia, poi posò gli occhi sul suo viso, che trovò come in attesa di qualcosa. Forse quella sua entrata le aveva suscitato della curiosità mista a stupore.

«Allora come stai Ashley, va tutto bene?» ruppe il ghiaccio, sorridendo nervosamente.

Ashley scrutò suo padre con circospezione, aveva trovato un po' strano il modo in cui si era presentato da lei, quasi con imbarazzo e impacciato e, dopo quello che le aveva riferito Matt la mattina, si era messa in agitazione.

«Sì, stavo studiando per l'esame» lo informò, mostrandogli le pagine del manuale.

Gregori annuì, anche se quella risposta concisa non lo soddisfaceva, poi si schiarì la voce.

«E per il resto che mi racconti?» provò ad insistere, tradendo una leggera ansia.

Ashley abbassò lo sguardo, poi scrollò le spalle con indifferenza.

«Niente di che, a fine Settembre ho quest'esame e poi ad Ottobre un altro, ricominceranno le lezioni e sarà il mio penultimo anno. Se riesco a mantenere una media alta e a dare un buon numero di esami potrò accedere a uno stage in uno studio di architettura, sarebbe una buona opportunità, tutto qua» gli elencò con entusiasmo moderato, come previsto da Gregory la figlia citò solo esami, università, studio, ma lui già era a conoscenza di tutte quelle cose, fino a quel momento la sua preoccupazione principale era stata il futuro universitario e professionale di Ashley, ma ora non gli bastava più, ora voleva chiederle altro.

«Capisco, ma io non intendevo l'università – Ashley si voltò di scatto a guardarlo, spiazzata dalle sue parole e da ciò che significavano – volevo sapere come stai, se va tutto bene nella tua vita in questo frangente... se sei felice, ecco» riuscì a dire, prima che il fiato gli morisse in gola.

Ashley riportò lo sguardo alle sue mani intrecciate sulle ginocchia, che adesso avevano cominciato a tremare e che si sforzava di tenere più ferme possibile per evitare che suo padre le notasse. Diventò rigida e tesa.

Quella domanda, se fosse felice, Gregory non gliel'aveva mai posta, le fece piacere ma anche paura, perchè era incerta se essere sincera o mentirgli per non farlo preoccupare.

«Beh.. se sono felice.. sì, direi di sì» mormorò flebilmente, ma la sua poca convinzione nel dirlo trasparì tutta per intero e Gregory si incupì per non essersi mai accorto di nulla.

«Sei sicura?» le domandò, posandole una mano sulla spalla.

Ashley avrebbe potuto fingere e dire che sì, andava tutto alla meraviglia e sfoderare un sorriso finto che chiudesse lì la questione ma per qualche strana ragione non ci riuscì, non volle mentire più a suo padre.

«No – smentì la sua precedente affermazione – ma sai com'è, è il periodo, la fine delle vacanze, il ritorno alla vita di tutti i giorni» continuò a giustificarsi sempre più cupa, sempre più triste in volto.

Gregory capì subito che c'era dell'altro, anche gli anni passati Ashley aveva fatto rientro a casa ma mai l'aveva vista reagire in modo tanto drammatico . Quell'estate doveva essere stata diversa per lei e pian piano tutti i pezzi di quel puzzle stavano andando al loro posto.

«Ti mancherà qualcuno?»

Ashley rabbrividì, un nodo alla gola le si formò immediatamente e deglutì con dolore, strizzando gli occhi, che nel frattempo sentiva pizzicare e appannarsi. Ebbe solo la forza di annuire silenziosamente a testa bassa perchè non sarebbe stata in grado di parlare nemmeno se l'avesse voluto con tutte le sue forze.

Non aveva rivelato di chi stesse parlando, poteva essere chiunque, un amico, un'amica, qualunque altra persona, ma Gregory non ebbe bisogno di altro per capire.

La persona che le era venuta in mente si materializzò lì per una strana coincidenza.

Matt entrò di corsa nel salone, ma si arrestò subito, non aspettandosi di trovare Ashley e suo padre intenti a parlare. Non capì se fu per l'espressione di Ashley o per la strana aria che si respirava, ma percepì che non fosse un semplice, ordinario dialogo, bensì qualcosa di diverso, di più intenso e si sentì mortificato di avere interrotto quella particolare conversazione.

«Scusate, non sapevo che foste qui.. devo solo prendere un cavo, faccio subito» si scusò, affrettandosi a recuperare ciò che gli serviva e lanciando un'occhiata veloce ad Ashley insieme a un mezzo sorriso che la ragazza non potè fare a meno di ricambiare.

Gregory esaminò gli occhi di sua figlia che, improvvisamente splendenti, si erano posati sulla figura di Matt e la sua espressione era cambiata del tutto, adesso era serena, sorridente, luminosa.

Sembrava proprio innamorata e le venne in mente in quell'istante il consiglio di Monica di soffermarsi a fare caso anche al modo in cui Ashley guardava Matt. Non ebbe più nessun dubbio.

«Beh, a dopo» disse Matt, scomparendo in fretta e lasciandoli soli. Ashley lo seguì con lo sguardo finchè non lo vide scomparire, poi riportò l'attenzione a Gregory.

«Senti Ashley – riprese suo padre, dopo quell'interruzione provvidenziale che gli aveva rivelato molto – so che la nostra situazione familiare è stata difficile e che hai dovuto crescere in fretta per affrontarla. Mi sono sentito sempre responsabile per questo e ho cercato di fare di tutto il possibile perchè desideravo il meglio per te e la tua felicità. Forse in questi anni, però, mi sono concentrato su altre cose che ritenevo più importanti, come lo studio e la tua carriera futura e so di essere stato un padre pesante e fin troppo protettivo, ma ho capito tardi che non posso proteggerti da tutto, che devi fare le tue esperienze e devi farle autonomamente – la voce di Gregory cominciò a vacillare nel momento in cui sanciva l'addio alla sua Ashley bambina e di riflesso gli occhi della ragazza si fecero più lucidi, sentire suo padre dirle quelle cose in un momento così fragile per lei la fece diventare emotiva – non so cosa ti turba e non voglio che tu me lo dica, sappi soltanto che anche se non posso evitarti il dolore che stai provando, ti starò accanto se lo vorrai per aiutarti a superarlo. Qualunque scelta farai nella vita, in qualunque ambito, sappi che io ti appoggerò sempre e ti incoraggerò perchè so che sei una ragazza stupenda e forte e sai meglio di chiunque altro cosa è giusto per te, quindi sentiti libera di prendere la strada che più ti fa sentire felice e realizzata perchè questo è quello che conta per me, la tua felicità, ti voglio bene più della mia stessa vita fin da quando ti ho vista per la prima volta» concluse quel discorso con le lacrime agli occhi e la voce roca, Ashley si voltò verso di lui, una lacrima le sfuggì dispettosa e le macchiò la maglietta, producendo un alone scuro.

Non volle più trattenersi, forse aveva bisogno proprio di questo, di potersi sfogare con qualcuno che la amava incondizionatamente e così senza pensarci troppo, lo abbracciò, ritornando bambina per un secondo, sicura e protetta nel petto dell'uomo di cui sapeva potersi fidare da sempre e per sempre e che non l'avrebbe mai abbandonata.

«Grazie papà» disse con la voce che le tremava, Gregory la strinse e si sentì come se fosse diventato padre per la seconda volta.

Adesso era consapevole che sua figlia era adulta e che doveva scegliere da sola che direzione prendere, nello studio, nel lavoro ma anche nella sua vita affettiva e qualunque questa fosse stata, l'avrebbe accolta con gioia, permettendole di decidere da sé.

Monica aveva ragione: niente avrebbe potuto spezzare l'equilibrio che li legava tutti ormai, e adesso non avrebbe più avuto paura di quei cambiamenti.

 

Monica vide entrare Matt in cucina e accomodarsi accanto a lei.

Sembrava pensieroso e un tantino nervoso. Preferì non indagare, in ogni caso, sapeva quanto a suo figlio facesse storcere il naso la sua intromissione nei suoi affari. Se ne avesse avuto voglia,, sarebbe stato lui a parlarne.

Si meravigliò però quando lo fece per davvero.

«Pare che di là sia in corso una riunione di famiglia» parlò, ritenendo di dover condividere con lei quella notizia. Monica capì che ciò che Gregory ed Ashley potevano dirsi lo preoccupava e che quello era il suo modo per farle capire che aveva bisogno di qualcuno di fidato con cui aprirsi.

«Già. Sembra proprio così» disse semplicemente, guardandolo di soppiatto e trovandolo accigliato e occupato a sgranocchiare nervosamente delle arachidi.

La sua espressione seria era così buffa nel complesso che fece fatica a trattenere una risatina.

Matt si voltò perplesso a guardarla. «Che c'è di così divertente, ora?» borbottò con l'aria di chi non ha proprio intenzione di scherzare.

«Nulla, tu piuttosto, come mai così serio?» gli domandò, alle prese con l'olio bollente di una padella.

«Sono sempre così, non ricordi?» rispose lui, annoiato.

Monica spense il fuoco sul fornello e prese posto accanto al figlio, per dedicargli il tempo che implicitamente stava chiedendo.

«Hai paura di quello che si stanno dicendo di là? Hai paura che possano parlare di te?» lo centrò diretta nel nocciolo del problema.

Matt fece spallucce, simulando indifferenza «Tanto ho capito che Gregory sa di me, sembra un po' sulle nuvole ma non è un cretino. Spero solo che la cosa non vi crei problemi, anche perchè tra pochi giorni sarà finito tutto e non ne varrebbe la pena» confessò amaramente, dandosi una pugnalata al cuore.

Monica aggrottò la fronte, contrariata. Si ostinava ad apparire una statua di bronzo impassibile, ma a lei questo non andava giù.

«Matt, anche tu tra poco tornerai da tuo padre. Sei certo che starai bene? Con l'università come va?» continuò in quello che a Matt cominciò a sembrare un interrogatorio, la pressione che sentiva addosso prese ad aumentare.

«Come vuoi che vada, a rilento, come in tutto quello che faccio ma tranquilla, prima o poi la prendo la laurea, se è questo che ti interessa» commentò gelido, senza degnarla di uno sguardo. Pareva di nuovo essersi trincerato dietro un muro alto per proteggersi, per sentirsi forte e insensibile a ciò che aveva intorno.

In passato Monica avrebbe dato di matto, accusandolo di non studiare, di non pensare al suo futuro, alla sua vita, ma stavolta aveva capito che era inutile, che quello che le importava davvero era la sua serenità.

«E Ashley?» osò chiedere, nel tentativo di provocare una reazione in lui che infrangesse quella barriera, ma anche stavolta fallì.

«Mi passerà,come tutto» rispose, infatti, senza espressione, come un automa programmato per ignorare i sentimenti. Ma Monica sapeva che stava fingendo, che voleva solo fare la parte del duro.

Gli afferrò di getto un braccio, costringendolo a girarsi verso di lei, poi gli strinse le spalle con le mani e lo scosse forte, rivelando una forza che non credeva di avere.

Matt impallidì, sorpreso dal comportamento di sua madre, non fu in grado nemmeno di opporsi e rimase imbambolato a fissarla negli occhi.

«Devi smetterla, hai capito? Devi finirla di chiuderti in questa corazza da duro, di dire che tutto va bene e che incasserai l'ennesimo colpo senza battere ciglio, senza permettere a nessuno di starti vicino, di poterti aiutare – cominciò a urlargli, senza mollare la presa su di lui – sono tua madre e ho sbagliato tanto con te, ma ti prego, adesso smettila di dire che sei un fallimento, che non vali nulla, sei la cosa più bella che ho mai avuto nella vita e sei il mio orgoglio anche se non te l'ho mai detto, Matt – il suo tono si fece più disperato mentre gli occhi di suo figlio si addolcivano, assaporando il dolce suono di quelle parole e arrendendosi a quello sfogo materno – lascia che ti aiuti, abbandonati a me, sfogati, ma ti prego, non chiuderti in te stesso!» lo implorò, mentre la sua stretta si allentava e senza neanche sapere come si ritrovò a stringersi al petto suo figlio, che non fece opposizione, si arrese proprio come gli aveva chiesto poco prima. La abbracciò stretta mentre Monica gli carezzava i capelli commossa.

«Non sono pronto, mamma – mormorò ancora tra le sue braccia – non sono pronto a lasciarla andare, ma devo» confessò, disperato.

Matt non piangeva ma avrebbe tanto voluto farlo, e nell'abbraccio di sua madre ritrovò la sensazione confortante di poter essere fragile per una volta, indifeso ma al sicuro e capì che abbandonarsi ai sentimenti non era una debolezza come più volte aveva pensato. Era spesso l'unico modo che si aveva per sopravvivere e per rinascere più forti di prima, morire per ricominciare.

E in due stanze diverse, due genitori contemporaneamente avevano capito che non era mai troppo tardi per riparare un ingranaggio rotto e avevano riscoperto un rapporto nuovo coi propri figli, e ora li abbracciavano per dare loro la forza che non trovavano e che speravano sarebbe bastata, perchè in fondo tutti sapevano che la prova più dura doveva ancora venire per quei due giovani cuori e quel giorno era sempre più vicino.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Rohhh