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Autore: Stella_Potter394    20/10/2016    1 recensioni
[...]Un altro giorno, ancora. Mi chiedo ancora come abbia fatto a non diventare pazzo nelle mie condizioni, credo che se non avessi avuto una ragione per resistere, qualcosa, un pensiero, a cui aggrapparmi adesso sarei già scivolato da tanto nella pazzia o, peggio, avrei chiesto pietà e allora avrei dovuto vuotare il sacco. Solo al pensiero rabbrividivo. No, non avrei mai fatto nessuna delle due opzioni a costo di morire qui, da solo, solo per proteggerli.
Come un futuro può essere cambiato. Un intreccio di ricordi, sensazioni, sguardi e sentimenti che (spero) vi sorprenderà: è la storia di Jenna e di lui. Lui che le è sempre vicino e che deve proteggerla.
entrate e scoprirete il loro mondo
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

 

 

 

 

Prima sentii un dolore acuto allo stomaco, poi come un risucchio. Chiusi gli occhi per la nausea che mi aveva assalito e quando li riaprii mi ritrovai nella luce. Mi guardai intorno, stranito. Di solito in quel posto ci venivo solo in piena notte per sottrarla ai suoi incubi o anche solo per vederla e per “parlarle” ma mai in piena mattinata e soprattutto mai senza che lo decidessi. Vidi qualcuno rannicchiato a terra, preda delle convulsioni. Ad un certo punto alzò il capo e mi guardò, come se avesse sentito la mia presenza in quella luce accecante. I suoi occhi, appresi con orrore, erano vacui e senza quella scintilla che li caratterizzava.

<< Jenna ma... cosa sta succedendo? >> mi preoccupai. Sentivo che c'era qualcosa che non andava e non mi piaceva affatto che lei stesse in quelle condizioni o che ci avesse convocati in questo posto sicuro, neutro, lontano dalla sua influenza.

Al suono della mia voce la sentii trattenere il respiro, dopodiché urlò.

Urlò il suo nome.

La luce divenne tenebra, il suolo tremò e il vento si alzò, fortissimo, tanto che rischiai di essere portato via. Dovevo fare qualcosa per fermarla, sentivo la sua presenza e questo mi gelava il sangue nelle vene.

<< Jenna, svegliati! Jenna! >> Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo per sovrastare il frastuono di quel vento micidiale.

Lei sorprendentemente si fermò e poi scomparve.

Con il terrore nel cuore, scomparii da quel posto un secondo prima che “lui” arrivasse.

 

***


Mi svegliai di colpo. Non sapevo cosa fosse successo ma mi tremavano e gambe. L'ultima cosa che ricordavo era la sua voce, quella del ragazzo del sogno, che mi urlava qualcosa, impaurito. Mi guardai attorno e riconobbi l'infermeria.

Come ci ero finita lì?

Poi ricordai tutto: l'indebolimento, il rumore della pioggia, gli occhi rossi, le urla di quel bambino e il conseguente dolore al petto.

Il buio dove prima c'era la luce e l'urlo del ragazzo.

Mi riscossi sentendo delle voci oltre la porta, bisbigliavano, forse perché credevano che stessi ancora dormendo. Che ore erano?

<< Gliel'ho detto signorina, non può entrare e nemmeno lei. Deve riposare. >>

<< Oh andiamo! Io sono suo fratello e lei è come una di famiglia. Ci lasci passare che mica ci mettiamo a suonare la tromba mentre dorme. >>

Quasi scoppiai a ridere. Mi alzai piano, sentendo la testa girare per poi scendere dal lettino. Mi accorsi che non indossavo le scarpe così mi abbassai e me le misi in fretta, nel frattempo la conversazione bisbigliata continuava imperterrita.

<< Esatto! Andiamo signora Pegs, non faccia l'acida! >>

Oh-oh... adesso sì che erano nei guai.

La signora Pegs, l'infermiera della scuola, era una donna sulla cinquantina che portava la sua età abbastanza bene, brava nel suo lavoro ma con un carattere che definire acido era dir poco e quando qualcuno glielo faceva notare si scatenava l'inferno.

Ronnie avrebbe dovuto saperlo visto che ogni due per tre andava in infermeria per dei presunti mal di testa che l'assalivano ogni volta che doveva fare educazione fisica.

Prima che l'infermiera potesse parlare o anche solo mandarli fuori dalla scuola a calci io aprii la porta per ritrovarmi le facce agguerrite di mio fratello e della mia migliore amica che, appena si accorsero della mia presenza, ignorarono la donna e mi affiancarono.

<< Stai bene? >>

<< Ma cos'è successo? >> le due voci si accavallavano l'una all'altra, inutile dire che non capii quasi niente.

<< Silenzio! >> la voce imperiosa dell'infermiera fece chiudere la bocca a quei due che si girarono per incontrare i suoi occhi rabbiosi.

Si rivolse a me. << Signorina Rogers, chi le ha detto di alzarsi e uscire? >>

<< Ehm... ora mi sento molto meglio, lo giuro, che ore sono? >> chiesi tentando di cambiare discorso.

<< É da poco finita la terza ora. Sicura che si sente bene? Qualche capogiro o altri disturbi? >> chiese pragmatica.

Avevo dormito tre ore?

Prima che potessi dire niente, Matt se ne uscì con << Bé forse ha ancora sonno. >>

Ronnie scoppiò a ridere mentre la signora Pegs invocava la pazienza.

Io rimasi lì a sforzarmi di ridere mentre avvertivo un senso di angoscia bloccarmi la gola.

 

***

 

<< Avresti dovuto vedere la faccia della prof dopo che ti avevano portata in infermeria: sembrava che le stesse per venire un attacco di panico. Hai fatto prendere un colpo a tutti, soprattutto a me! Quando ti ho vista cadere quasi urlavo. >> Mi disse Ro mentre tornavamo a casa mia. L'infermiera alla fine mi aveva lasciata andare facendomi tante di quelle raccomandazioni che dopo un po' non l'avevo più ascoltato.

Abbracciai la mia amica per confortarla, mi parve di vederle gli occhi lucidi ma si riprese in fretta. Era una roccia.

<< Comunque appena ho potuto ho chiamato Matthew, quasi gli è venuto un colpo. Per fortuna l'ho chiamato prima io della scuola. È arrivato che era un fascio di nervi, credo che avrebbe mandato a fuoco l'istituto se non gli avessero detto subito come stavi. >> ridacchia.

Matt sbuffò. << Quanto la fai tragica. Ero solo preoccupato. Ad un certo punto mi arriva la tua chiamata e mamma e papà erano fuori quindi sono potuto venire solo io. Harry dice che sono sbiancato di colpo e ho cominciato a balbettare cose indistinte quando mi ha chiesto cosa mi aveva detto Ronnie. Poi mi sono alzato e sono scappato via. Quando sono arrivato nessuno mi diceva niente e quando finalmente mi avevano detto come stavi mi sono ricordato di averlo lasciato solo senza una parola, quindi l'ho chiamato e gli ho raccontato tutto, è probabile che lui stia ancora a casa aspettando il tuo ritorno. Ah e ho anche chiamato i nostri genitori ovviamente. >> concluse arrossendo. Quando era nervoso o preoccupato cominciava a straparlare e quasi dovevi chiudergli la bocca perché la smettesse. A Harry non credo dispiacesse.

Sorrisi maliziosa, mi divertivo troppo. << E come mai eravate a casa soli soletti tu e Harry? >>

<< Mi rifiuto di rispondere! >> se ne uscì diventando tutto rosso e avanzando il passo. Io e Ronnie scoppiammo a ridere così forte che molti si girarono a guardarci mentre Matt faceva finta di non conoscerci.

Quando arrivammo a casa mia venni quasi soffocata dalle braccia di Harry che continuava a ripetere che era preoccupatissimo, che quel babbeo di Matt lo aveva fatto preoccupare da morire, arrivando a fargli pensare che fossi stata investita o cose del genere. Lo rassicurai e quasi non piansi dalle risate vedendo Matt nascosto dietro Ronnie nella vana speranza che Harry non lo vedesse. Vana perché il signorino era alto quasi due metri e al suo cospetto la mia amica sembrava un bassotto. Comunque alla fine Harry si calmò e ci disse che, visto che non aveva niente da fare e che era contento che stessi bene, avrebbe preparato la cena. Mi vennero gli occhi a cuoricino: amavo alla follia la cucina di Harry!

Quando arrivarono i miei genitori, preoccupati ovviamente per le mie condizioni, dovetti passare il tempo a rassicurarli e dopo dieci volte che lo chiesero alla fine mi credettero. Passammo tutta la serata a prendere in giro la reazione di Matt, con Ronnie che raccontava fin nei minimi dettagli come si era accanito contro chiunque gli capitasse a tiro e come, quando l'aveva vista, quasi non le saltava addosso. Mi immaginai la scena di mio fratello in braccio alla mia migliore amica e quasi mi soffocai con l'acqua che stavo bevendo in quel momento. Quando Harry e Ronnie se ne andarono erano le undici e mezza, il giorno dopo non ci sarei andata a scuola ma ero esausta quindi mi misi a letto e subito presi sonno. Mi parve di risentire il ragazzo chiamarmi, questa volta più dolcemente, rassicurante, e quella fu la mia ninna nanna.






Il mio angolino:
Premetto che non mi piace questo capitolo, non sono soddisfatta, ma per forza maggiore (guardare sotto la sezione sorella ormai stufa dei miei deliri) e anche perchè non saprei come migliorarlo, eccolo qui!
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, cosa vi è piaciuto, cosa no, sono pronta a tutto!
Ah, e credo che da oggi pubblicherò tutti i giovedì o venerdì (dipende se non ci metto due anni a scrivere qualcosa...)
Grazie a tutti quelli che sono arrivati fin qui (ci vuole coraggio) *-*
Stella*

   
 
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