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Autore: Il_Signore_Oscuro    26/10/2016    2 recensioni
Ragnar'ok Wintersworth un giorno sarà l'Eroe di Kvatch, colui che salverà Tamriel dalla minaccia di Mehrunes Dagon, principe daedrico della distruzione, con il fondamentale aiuto di Martin Septim ultimo membro della dinastia del Sangue di Drago. Ma cosa c'è stato prima della storia che tutti noi conosciamo? Chi era Ragnar prima di essere un Eroe? Lasciate che ve lo mostri.
[PAPALE PAPALE: questa storia tratterà delle vicende di Ragnar. Non sarò fedelissimo al gioco ma ne manterrò le linee generali, anche se alcuni avvenimenti saranno cambiati o spostati nel tempo. Non ho altro da dirvi, se non augurarvi una buona lettura!]
BETA READER: ARWYN SHONE.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eroe di Kvatch, Jauffre, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Già da alcune miglia le bianche nevi di Bruma avevano ceduto il passo alle verdeggianti terre intorno al Lago Rumare, lo specchio d’acqua al cui centro, insediata su un isolotto, si ergeva magnifica la Città Imperiale: capitale di Cyrodill e dell’Impero. Avevamo seguito la Silver Road verso sud, sino alla brusca deviazione ad ovest, dove la strada si inerpicava fra le lande selvagge e i terreni impervi intorno alla Contea di Cheydinhal.
Ad ovest il sole si lasciava morire, inghiottito dalla terra, e nel cielo le prime stelle della sera facevano capolino, preannunciando l’arrivo del crepuscolo imminente. Aggirarsi di notte nelle Heartlands era pericoloso, per questo decidemmo di accamparci, con l’intenzione di riprendere il cammino il giorno seguente. Fortuna volle che una coppia di giovani contadini ci offrisse vitto e alloggio nella propria fattoria, non lontano dalla Silver Road.

La carovana era costituita da tre mercanti, due cocchieri e altrettanti calessi, e quattro uomini della scorta, con un totale di otto cavalli (poiché Tertia e i suoi colleghi viaggiavano all’interno di una carrozza, mentre l’altra era adoperata per il trasporto delle merci). L’abitazione dei Northwode, la coppia di contadini, era un modesto casolare. Da ciò ne deriva che non poteva ospitarci tutti, quindi solo i mercanti avrebbero usufruito dei letti, mentre gli altri si sarebbero accampati intorno alla tenuta, prendendosi cura dei cavalli e alternandosi nei turni di guardia.
Come preannunciato da Tertia i componenti della scorta erano membri della Gilda dei Guerrieri. Durante il cammino avevo scoperto che erano stati assegnati alla sede di Cheydinhal e che quindi, come me, avevano colto un po’ l’occasione con quell’incarico.

C’era Ohtimbar, un altmer con un passato da gladiatore nell’Arena della Città Imperiale, aveva conosciuto persino il Grande Campione in carica: un orco conosciuto da tutti  con il nome di “Principe Grigio”. Ascoltare i resoconti dei suoi combattimenti, fra la sabbia rovente e la folla festante, mi aveva emozionato moltissimo; giurai a me stesso che un giorno ci avrei provato anch’io a combattere nell’arena. Dopo tre o quattro di questi racconti, comunque, Ohtimbar mi confessò che aveva scelto di abbandonare la carriera da gladiatore, finché aveva  ancora il suo set originale di gambe, braccia e occhi. Non sapendo come campare decise di unirsi alla Gilda dei Guerrieri, dove riuscire a non farsi ammazzare era relativamente facile, mi disse, se si aveva un pizzico di prudenza.
Maestro in fatto di prudenza era Keld delle Isole, un nord borioso che per tutto il tempo non aveva smesso di menarla con il suo panegirico sull’importanza di non fare sciocchezze, di evitare i guai, di non ficcarsi in brutte situazioni e fare attenzione e tutta una sequela di direttive e insegnamenti che nella mia testa diventarono ben presto un indistinto e persistente “blablablabla”.
L’ultimo membro della scorta era un mio vecchio amico. Non saprei descrivere la felicità che provai quando rividi Vitellus. Non erano trascorse che poche settimane dall’ultima volta che l’avevo visto a Chorrol, eppure mi sembravano passati anni, le sue spalle si erano fatte più larghe e i capelli legati in un codino, dietro la schiena, erano diventati più lunghi e folti. Avevamo tanto da raccontarci: mi parlò del suo ultimo contratto ad Anvil: una tizia che allevava ratti nel suo scantinato e li considerava come dei figli, si era ritrovata dei leoni di montagna dentro casa. Dopo varie ricerche si era venuto a sapere che i felini erano stati attirati da della carne marcia, lasciata sul retro della casa da una vicina che non sopportava i roditori e che voleva cavarli fuori da lì, così che le guardie cittadine completassero il lavoro. Alla fine Vitellus si era ritrovato a sedare una rissa fra le due donne. Quando mi raccontò la storia mi piegai in due dalle risate, canzonandolo con il nomignolo di “Salvator di pantegane”.
Comunque, oltre agli uomini della scorta, c’erano Brutus e Augustus Ipponia, i due nocchieri attempati, fratelli gemelli, simili come due gocce d’acqua ma dal temperamento e dal carattere completamente antitetico. Se Augustus era calmo, imperturbabile, composto e silenzioso (al punto da far venire il dubbio che fosse muto), Brutus era invece chiassoso, logorroico e costantemente ciucco come una pera, difatti si scolava almeno una bottiglia di buon Tamika al giorno, quando non le accompagnava con idromele o qualche liquore forte.
Con questa sgangherata compagnia passavamo la serata intorno al fuoco, gustando il pasticcio di carne e verdure bollite, offerto dalla gentile signora Northwode. Io mi godevo la dolce brezza notturna e il panorama di stelle sopra la mia testa, rivangando un po’ nei vecchi ricordi. Intanto Brutus stava sproloquiando fra un bicchiere e l’altro, buttato giù tutto d’un sorso.
-Sapete ragazzi – singhiozzò, ubriaco come al solito – voi qua siete tutti avventurieri. Ma la sapete una cosa? La volete sapere, eh? – Rise da solo – anch’io un tempo ero un avventuriero, p-prima di buscarmi una freccia nel ginocchio. – sì udì un sibilo e poi qualcosa si conficcò nel terreno, a pochi centimetri da noi – Sì! Una freccia proprio come quella!
-All’arme! – Urlò Vitellus, scattando in piedi con la spada sguainata. – Keld, porta dentro i due vecchi. Ohtimbar, Rag, voi con me.
-Ma io- provò a replicare Kerl.
-Dì un’altra parola e ti faccio sbattere fuori dalla Gilda prima che tu possa dire “a”!
-Sissignore. – Disse il Nord, rassegnato.
Eravamo sotto l’attacco di predoni, a differenza dei normali banditi questi erano organizzati e ben armati. Dovevano aver puntato le merci di Tertia e non avrebbero esitato a ucciderci pur di raggiungere il loro scopo.
Per adesso l’unico di loro in vista era un arciere argoniano che continuava a bersagliarci con dei dardi. Ci eravamo riparati dietro il calesse per evitare le frecce che fendevano l’aria.
-Dobbiamo prendere i cavalli, dove li ha messi Kerl? – Chiese Vitellus.
-Sono nelle stalle, al sicuro, almeno per il momento. – Rispose Ohtimbar.
-Vi faccio notare che abbiamo problemi più urgenti a cui pensare, tipo quella lucertola bastarda. – Dissi, allarmato.
-Ragazzo, i predoni non sono degli sprovveduti. Il loro piano è farci uscire allo scoperto. Morti noi, potranno occuparsi della casa. – Disse l’altmer, con l’aria di uno che ne sapeva parecchio.
-Ohtimbar, hai ragione ma non possiamo rimanere qui dietro per tutta la notte, prendi i cavalli e fai fuggire chi è dentro casa, poi ritorna qui. Saremo sicuramente in inferiorità numerica e anche un solo uomo può fare la differenza. – Sentenziò Vitellus.
-Come desideri capo, fai attenzione.
-Dovranno essere loro a fare attenzione. – Replicò, spavaldo.
Accompagnai Vitellus nell’attacco, bloccammo i dardi levando gli scudi e quando fummo abbastanza vicini non lasciammo all’argoniano il tempo per la ritirata. Morto quello, fummo subito circondati da un folto gruppo di predoni.
Io e Vitellus ci mettemmo spalla contro spalla, avevo sentito in una storia che un guerriero e il suo scudiero, disposti così, avevano sconfitto da soli un piccolo esercito.
La prima ad attaccare fu una donna redguard, replicai al suo fendente con lo scudo ma non potei procedere in un affondo: avevo poca liberta di movimento, vista la situazione, staccarsi da Vitellus significava morte certa.
Vitellus parò l’attacco di un bosmer armato di due spade e senza esitazione gli tagliò la gola, soffocandolo nel suo stesso sangue, “meno uno” pensai. La battaglia infervorò con il passare dei minuti: resistere agli assalti non fu facile ma la lama di Durendal e la spada del mio compagno non tardarono a sfoltire il gruppo che ci circondava. Il più ostico era un imperiale, coperto dalla testa ai piedi da un armatura in duro acciaio, mulinava lo spadone con una maestria tale che più d’una volta rischiai di veder cedere la mia guardia. A sbloccare la situazione fu l’arrivo di Ohtimbar: passò in mezzo allo schieramento, spezzando il cerchio, e conficcò nella testa di un dunmer un’accetta tirata al volo. Nella confusione che si era venuta a creare io e Vitellus potemmo staccarci l’uno dall’altro e attaccare i predoni uno per uno, fino a quando non rimase che l’Imperiale con l’armatura pesante e un orco con una semplice cotta di maglia. Non esitai a utilizzare la magia sull’orsimer: le fiamme lo avvolsero, ardendolo vivo fra le urla di dolore e le imprecazioni. Posi fine alla sua sofferenza conficcandogli Durendal dritta nel petto.
Frattanto Vitellus duellava con l’ultimo predone, in un cozzare d’acciaio e librarsi di scintille, era alto almeno trenta centimetri più di lui ma Donton non ne era affatto intimorito. Resisteva ai fendenti più blandi e schivava con incredibile agilità quelli che, sapeva, avrebbero fatto a pezzi il suo scudo. Io e Ohtimbar provammo a intervenire ma Vitellus ci impose di rimanere ai nostri posti, per lui era diventata una questione personale.

-Non te la cavi male ragazzino ma non hai molto sale in zucca, ho ucciso uomini più grossi e forti di te. – Lo provocò il predone, descrivendo un fendente diretto alla testa.
-Già, eppure io non sono ancora morto. – Bloccò il colpo con la spada d’argento, si udì il cozzare del metallo, poi disimpegnò la lama e scattò in un affondo.
-Solo questione di tempo, vedrai. – Deviò di lato, lo atterrò con una spinta e calò lo spadone.
-O magari sarai tu a cadere. – Rotolò appena in tempo per evitare il colpo fatale, la sua spada passò fulminea sulla gamba del predone, colpendolo alla giuntura, fra una placca d’acciaio e l’altra.
-Razza di bastardo! – Il grosso imperiale dovette spostare il peso sull’altra gamba per non cadere a terra, adesso maneggiare la grossa spada era diventato un compito estremamente difficile.
-Arrenditi e potrei prendere in considerazione l’ipotesi di risparmiarti la vita.
-Preferirei morire! – Raccolse tutte le sue energie in un ultimo fendente.
-Come desideri.
Vitellus evitò il colpo spostandosi sulla destra, l’equilibrio del predone era precario e quando si sbilanciò il ragazzo gli prese il braccio e con un solo colpo secco lo spezzò sul proprio ginocchio, facendolo urlare di dolore. Caricò una veronica che tagliò la gola dell’imperiale, liberando una fontana di sangue scuro.
L’uomo morì in una pozza di sangue che fiottava dalla carne divelta, macchiando il lucido mithril dell’armatura di Vitellus: il rosso brillava fra le maglie color argento e i risvolti in oro.
Molte volte avevo tirato di spada con quel ragazzo, interi pomeriggi passati ad allenarci. Con me ci andava piano perché eravamo amici, e forse per questo avevo dimenticato che era pur sempre il discendente di una stirpe di guerrieri: uccidere con freddezza ed eleganza, era qualcosa che lui si portava dentro, qualcosa che gli scorreva nel sangue. Non si trattava solo di addestramento, no, anch’io ero stato addestrato ma non sapevo combattere così. Non avevo il suo stesso controllo, la stessa mente lucida, mi lasciavo travolgere dalle mie emozioni: ero impulsivo e furioso. In un eventuale duello con quel ragazzo neanche il vantaggio di avere Durendal mi avrebbe aiutato, sarei stato sicuramente sconfitto. Avevo ancora così tanto da imparare…



NOTE DELL'AUTORE
Salve, lettori. Rieccoci con un altro capitolo! Rivediamo una faccia già conosciuta, eh? Il buon Vitellus Donton è diventato un uomo degno del cognome che porta. Comunque il proseguio è già in fase di scrittura e non temete arriverà presto :) del resto i lettori che seguono questa storia sanno che aggiorno piuttosto di frequente. A tal proposito vorrei avanzare una richiesta: qualcuno sarebbe interessato a farmi da beta? Avrei bisogno di una persona che correggesse le mie sviste nei capitoli precedenti e in quelli a seguire e che mi desse una mano con la punteggiatura, perchè, lo ammetto, alle volte combino un sacco di casini perdendomi in fiumane di virgole e punti. Vi avverto però, proponetevi solo se siete davvero motivati, il sottoscritto è un gran rompiballe sotto certi aspetti.

Un abbraccio
NuandaTSP
   
 
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