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Autore: Novelist Nemesi    13/05/2009    1 recensioni
Dopo L e Hayley mi cimento con una storia su Mello. Ambientata in Germania. Qui tratto la mia visione della sua infanzia, e spero che vi piaccia. Non abbiate paura di lasciare recensioni e consigli su come migliorarmi! Grazie di cuore!
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ormai era davanti alla porta, non poteva tirarsi indietro, sentiva distintamente i fischi dei suoi amici, lo incitavano a continuare.
Il campanellino della porta era un chiaro segno che non poteva più tornare indietro.
Nessun cliente in quel momento, solo un uomo alto e snello, dall’aria sciupata e i capelli brizzolati, in un grembiule bianco immacolato. Di pane ce n’era in abbondanza invece. Forse non andavano bene gli affari, pensò Mihael.
-Posso aiutarti?- chiese il signore. Mihael avvampò leggermente.
-V… Vorrei un pezzo di pane…-
-D’accordo. Che tipo di pane?-
Eh?
-Non lo so… Va bene qualunque cosa, basta che si mangi…- l’imbarazzo era troppo.
-Va bene… Ti manda la mamma a comprare? Guarda, ti do questo arrivato stamattina da Lipsia, bello fresco-
Solo quando il signore stava pesando il pane alla bilancia Mihael si accorse di non avere un soldo in tasca. Dannazione, ora che faceva? Disdica tutto? E coi suoi amici come l’avrebbe risolta?
-M… Mi scusi… Ma c’ho ripensato…-
-Non lo vuoi più?-
-N-n-non posso comprare…-
-Ah, non hai i soldi? Aspetta un secondo qui, allora- attraversò la porta alle sue spalle, e Mihael lo sentiva parlare una lingua straniera con una donna. Nel frattempo si guardò intorno: un piccolo negozio in legno, l’odore del pane, le pastorelle in mostra… Aveva un sapore antico, forse era uno di quei vecchi rifugi usati durante la guerra. La ristrutturazione allora doveva essere stata un bel lavorane. Aveva un qualcosa di accogliente.
Entrò un altro signore, cicciotello e con gli occhiali, in mano un giornale. Mihael si irrigidì, stringendo le spalle. Improbabile che qualche conoscente fosse da quelle parti, ma la paura era troppa.
La soggezione tra il fornaio appena tornato e quel nuovo signore si faceva sentire, e Mihael aveva il difetto di non riuscire a nascondere le cose.
-Buongiorno, signore Hesse. È venuto per il solito pane? Un attimo e sono da voi- si rivolse a Mihael –Se non puoi pagare, piccolo, potrai rimediare facendo un favore per me. Una cosa semplice: dovrai soltanto trasportare qualche sacco di pane nel furgoncino. Ti va bene?-
Non aveva molta scelta.
Fu una cosa che non lo occupò nemmeno mezz’ora, per fortuna, e poté prendersi quel pezzo di pane. Intanto i suoi amici lo avevano dato per disperso, e avevano agito di conseguenza.
-Se ne sono andati senza di me! Che vigliacchi! E se dicono qualcosa in giro…- era meglio non pensarci e incamminarsi subito verso casa.
Il freddo cominciava a farsi sentire, il naso arrossato e lui che si sfregava le mani. Avrebbe voluto un qualcosa di caldo, e soprattutto, le sue interiora avevano bisogno di scaldarsi. Prese il pezzo di pane e iniziò a mangiarselo, dicendosi soddisfatto che era buono. Dopotutto quel signore ebreo non era stato cattivo. Forse suo padre era stato soggiogato troppo dalle voci che c’erano in giro, ma in ogni caso non era ancora il momento di parlarne.
Finito il pane, le mani in tasca, Mihael non faceva che pensare al suo compleanno. Sua madre diceva sempre che avrebbero chiamato un sacco di amici e parenti, una festa in grande stile che tutto il quartiere avrebbe dovuto ricordare. Che diventava ometto, e che doveva cominciare a maturare e comportarsi da grande. Mihael non vedeva l’ora. Continuava a ripensarci finchè non si scontrò con un ragazzo alto e biondo, che riconobbe subito.
-Fratellone! Che ci fai qui?-
-Tu, piuttosto! Mihael, stai di nuovo tornando a casa dopo che i tuoi amici ti hanno dato buca?-
-No no no…- sorrise
-Sì sì sì… Dai andiamo. Stavo tornando a casa anch’io-
-E Mischa*?-
-Oggi ha lezione di pianoforte, quindi fa tardi. Dammi la mano, forza-
La persona che Mihael adorava di più di tutta la sua famiglia era senza dubbio suo fratello maggiore, Milhel. Voleva essere come lui, uno studente modello, allegro, rispettoso, e che riservava ancora tempo per giocare col fratellino. Aveva anche una sorella, Mischa, per l’appunto, una quindicenne castana dolce ma che, purtroppo, era spesso fuori per queste lezioni di pianoforte. Era brava, e suonava sempre qualcosa per suo fratello, quando era a casa.
-Fratellone, andiamo a mangiare qualcosa di caldo? Io ho fame e freddo-
-Stiamo andando a casa, Mihael, aspetta solo un po’-
-Ma io voglio mangiare adesso!-
-Allora se risponderai esattamente alla domanda che ti farò ora potrai mangiare quello che vuoi-
Mihael sorrise. Sfida accettata.
-Vediamo… Ecco, sì, devi dirmi chi era quel re della Bibbia famoso per il caso delle mamme-
-Il caso delle mamme?-
-Non posso sbilanciarmi oltre, Mihael. E hai, a partire da ora, venti secondi per rispondere-
-Ma io non l’ho studiato questo punto!-
-Tic, tic, tic…-
-Ma fratellone…-
-Tic, tic, tic…-
-Almeno un indizio…-
-Tic, tic, tic…- aspettò qualche altro secondo –Tempo scaduto! Mi dispiace, Mihael!-
-E chi era?-
-Che importanza ha, tanto hai perso!*-
Era sempre così. Domanda difficile o alla quale Mihael non sapeva dare risposta, studiava sempre per tenergli testa, era intelligente, eppure suo fratello riusciva a trovare il modo d fregarlo. Diceva che per battere l’avversario bisognava sorprenderlo superando le sue mosse, ragionare con la sua stessa testa.
Una cosa che Mihael non si scollava mai.
Una volta a casa l’atmosfera era più pungente del solito, anzi, non era mai stata tanto pungente. Milhel era stato convocato dai suoi genitori, e c’era anche Mischa. Mihael fuori, a spiare. Glielo aveva insegnato suo fratello a stare dietro le porte per sentire i pettegolezzi della sorella.
Forse era meglio non sentire.
La stanza piena di orsacchiotti di Mischa, un pianoforte, libri di scuola e scrivanie candide abbinate agli armadi e all’arredamento in generale sembravano solo un’illusione, che Mihael si accontentava di gustarsi per poco, ancora.
-Fratellone…-
-Mh?-
-E’ vero che tu e Mischa ve ne andate?-
Sicuramente aveva sentito, niente di cui stupirsi –Prima o poi, Mihael… Me ne sarei andato comunque. Ormai ho vent’anni e l’università mi tiene troppo impegnato-
-Ma Mischa se ne va-
-Mihael, è inevitabile. È così che hanno deciso-
-La mamma è cattiva…-
-Mihael, non lo dire nemmeno per scherzo. Mamma non ci ha mai fatto mancare nulla, ci vuole bene. Mai dovrai
rinnegare le persone a cui vuoi bene, indipendentemente dal torto che ti fanno. Fai del tuo meglio per proteggerli con qualsiasi mezzo, d’accordo? Altrimenti papà si sentirà solo se tu tieni il broncio. Sii sempre allegro e non perderti in troppi pensieri. Fai sempre del tuo meglio-
-Però… Perché?-
Milhel sorrise amaramente –Mamma e papà non vanno più d’accordo-
-Ma hai appena detto che se si vuole bene a una persona non la si lascia per nessun motivo-
-E’ un po’ diverso. Proprio perché si vogliono ancora bene preferiscono non peggiorare le cose. Quando le cose si mettono male si tende a evitarle. Ora, promettimi che farai del tuo meglio, ometto-
-Sì…-
Col tempo Mihael capì il concetto di divorzio e di affidamento. Lui col padre, Milhel e Mischa con la madre verso un altro posto, che non conosceva. Per il suo compleanno sarebbe rimasto solo col padre. A due giorni dai suoi dieci anni, come regalo ricevette una famiglia divisa.
-Papà, perché tu e la mamma non andate più d’accordo?-
Il padre non lo guardò in faccia, seduto sulla poltrona rigidamente, ma rispose lo stesso –I comunisti hanno rovinato il lavoro e con esso la vita matrimoniale. Il benessere è basato sul denaro, e il denaro si guadagna col lavoro, e trovando lavoro si assicura benessere alla propria famiglia. Quando questo va a mancare, la famiglia cessa di esistere. Ricordatelo, Mihael. Se non sei nessuno non vivrai a lungo-
Dovevano essere giorni particolarmente tristi, ma Mihael era tutto sommato ottimista: suo fratello aveva promesso che gli avrebbe scritto per il suo compleanno, anche se sua madre lo aveva vietato per qualche strana ragione che aveva giustificato con le cause d’affidamento. Ricordò le sue parole prima di salutarlo.
-Per fare in modo che nessuno ci scopra, io mi firmerò col nome di Maker, e tu col nome di Mello. Sono carini e facili da ricordare. Ti farò avere mie notizie entro le diciotto del 13 dicembre-

  
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