Il
campanellino della porta era un chiaro segno che non poteva
più tornare
indietro.
Nessun
cliente in quel momento, solo un uomo alto e snello,
dall’aria sciupata e i
capelli brizzolati, in un grembiule bianco immacolato. Di pane ce
n’era in
abbondanza invece. Forse non andavano bene gli affari, pensò
Mihael.
-Posso
aiutarti?- chiese il signore. Mihael avvampò leggermente.
-V…
Vorrei un pezzo di pane…-
-D’accordo.
Che tipo di pane?-
Eh?
-Non
lo so… Va bene qualunque cosa, basta che si
mangi…- l’imbarazzo era troppo.
-Va
bene… Ti manda la mamma a comprare? Guarda, ti do questo
arrivato stamattina da
Lipsia, bello fresco-
Solo
quando il signore stava pesando il pane alla bilancia Mihael si accorse
di non
avere un soldo in tasca. Dannazione, ora che faceva? Disdica tutto? E
coi suoi
amici come l’avrebbe risolta?
-M…
Mi scusi… Ma c’ho ripensato…-
-Non
lo vuoi più?-
-N-n-non
posso comprare…-
-Ah,
non hai i soldi? Aspetta un secondo qui, allora- attraversò
la porta alle sue
spalle, e Mihael lo sentiva parlare una lingua straniera con una donna.
Nel
frattempo si guardò intorno: un piccolo negozio in legno,
l’odore del pane, le
pastorelle in mostra… Aveva un sapore antico, forse era uno
di quei vecchi
rifugi usati durante la guerra. La ristrutturazione allora doveva
essere stata
un bel lavorane. Aveva un qualcosa di accogliente.
Entrò
un altro signore, cicciotello e con gli occhiali, in mano un giornale.
Mihael
si irrigidì, stringendo le spalle. Improbabile che qualche
conoscente fosse da
quelle parti, ma la paura era troppa.
La
soggezione tra il fornaio appena tornato e quel nuovo signore si faceva
sentire, e Mihael aveva il difetto di non riuscire a nascondere le cose.
-Buongiorno,
signore Hesse. È venuto per il solito pane? Un attimo e sono
da voi- si rivolse
a Mihael –Se non puoi pagare, piccolo, potrai rimediare
facendo un favore per
me. Una cosa semplice: dovrai soltanto trasportare qualche sacco di
pane nel
furgoncino. Ti va bene?-
Non
aveva molta scelta.
Fu
una cosa che non lo occupò nemmeno mezz’ora, per
fortuna, e poté prendersi quel
pezzo di pane. Intanto i suoi amici lo avevano dato per disperso, e
avevano
agito di conseguenza.
-Se
ne sono andati senza di me! Che vigliacchi! E se dicono qualcosa in
giro…- era
meglio non pensarci e incamminarsi subito verso casa.
Il
freddo cominciava a farsi sentire, il naso arrossato e lui che si
sfregava le
mani. Avrebbe voluto un qualcosa di caldo, e soprattutto, le sue
interiora
avevano bisogno di scaldarsi. Prese il pezzo di pane e
iniziò a mangiarselo,
dicendosi soddisfatto che era buono. Dopotutto quel signore ebreo non
era stato
cattivo. Forse suo padre era stato soggiogato troppo dalle voci che
c’erano in
giro, ma in ogni caso non era ancora il momento di parlarne.
Finito
il pane, le mani in tasca, Mihael non faceva che pensare al suo
compleanno. Sua
madre diceva sempre che avrebbero chiamato un sacco di amici e parenti,
una
festa in grande stile che tutto il quartiere avrebbe dovuto ricordare.
Che
diventava ometto, e che doveva cominciare a maturare e comportarsi da
grande.
Mihael non vedeva l’ora. Continuava a ripensarci
finchè non si scontrò con un
ragazzo alto e biondo, che riconobbe subito.
-Fratellone!
Che ci fai qui?-
-Tu,
piuttosto! Mihael, stai di nuovo tornando a casa dopo che i tuoi amici
ti hanno
dato buca?-
-No
no no…- sorrise
-Sì
sì sì… Dai andiamo. Stavo tornando a
casa anch’io-
-E
Mischa*?-
-Oggi
ha lezione di pianoforte, quindi fa tardi. Dammi la mano, forza-
La
persona che Mihael adorava di più di tutta la sua famiglia
era senza dubbio suo
fratello maggiore, Milhel. Voleva essere come lui, uno studente
modello,
allegro, rispettoso, e che riservava ancora tempo per giocare col
fratellino.
Aveva anche una sorella, Mischa, per l’appunto, una
quindicenne castana dolce
ma che, purtroppo, era spesso fuori per queste lezioni di pianoforte.
Era
brava, e suonava sempre qualcosa per suo fratello, quando era a casa.
-Fratellone,
andiamo a mangiare qualcosa di caldo? Io ho fame e freddo-
-Stiamo
andando a casa, Mihael, aspetta solo un po’-
-Ma
io voglio mangiare adesso!-
-Allora
se risponderai esattamente alla domanda che ti farò ora
potrai mangiare quello
che vuoi-
Mihael
sorrise. Sfida accettata.
-Vediamo…
Ecco, sì, devi dirmi chi era quel re della Bibbia famoso per
il caso delle
mamme-
-Il
caso delle mamme?-
-Non
posso sbilanciarmi oltre, Mihael. E hai, a partire da ora, venti
secondi per
rispondere-
-Ma
io non l’ho studiato questo punto!-
-Tic,
tic, tic…-
-Ma
fratellone…-
-Tic,
tic, tic…-
-Almeno
un indizio…-
-Tic,
tic, tic…- aspettò qualche altro secondo
–Tempo scaduto! Mi dispiace, Mihael!-
-E
chi era?-
-Che
importanza ha, tanto hai perso!*-
Era
sempre così. Domanda difficile o alla quale Mihael non
sapeva dare risposta,
studiava sempre per tenergli testa, era intelligente, eppure suo
fratello
riusciva a trovare il modo d fregarlo. Diceva che per battere
l’avversario
bisognava sorprenderlo superando le sue mosse, ragionare con la sua
stessa
testa.
Una
cosa che Mihael non si scollava mai.
Una
volta a casa l’atmosfera era più pungente del
solito, anzi, non era mai stata
tanto pungente. Milhel era stato convocato dai suoi genitori, e
c’era anche
Mischa. Mihael fuori, a spiare. Glielo aveva insegnato suo fratello a
stare
dietro le porte per sentire i pettegolezzi della sorella.
Forse
era meglio non sentire.
La
stanza piena di orsacchiotti di Mischa, un pianoforte, libri di scuola
e
scrivanie candide abbinate agli armadi e all’arredamento in
generale sembravano
solo un’illusione, che Mihael si accontentava di gustarsi per
poco, ancora.
-Fratellone…-
-Mh?-
-E’
vero che tu e Mischa ve ne andate?-
Sicuramente
aveva sentito, niente di cui stupirsi –Prima o poi,
Mihael… Me ne sarei andato
comunque. Ormai ho vent’anni e
l’università mi tiene troppo impegnato-
-Ma
Mischa se ne va-
-Mihael,
è inevitabile. È così che hanno deciso-
-La
mamma è cattiva…-
-Mihael,
non lo dire nemmeno per scherzo. Mamma non ci ha mai fatto mancare
nulla, ci
vuole bene. Mai dovrai
rinnegare le persone a cui vuoi bene, indipendentemente
dal torto che ti fanno. Fai del tuo meglio per proteggerli con
qualsiasi mezzo,
d’accordo? Altrimenti papà si sentirà
solo se tu tieni il broncio. Sii sempre
allegro e non perderti in troppi pensieri. Fai sempre del tuo meglio-
-Però…
Perché?-
Milhel
sorrise amaramente –Mamma e papà non vanno
più d’accordo-
-Ma
hai appena detto che se si vuole bene a una persona non la si lascia
per nessun
motivo-
-E’
un po’ diverso. Proprio perché si vogliono ancora
bene preferiscono non
peggiorare le cose. Quando le cose si mettono male si tende a evitarle.
Ora,
promettimi che farai del tuo meglio, ometto-
-Sì…-
Col
tempo Mihael capì il concetto di divorzio e di affidamento.
Lui col padre,
Milhel e Mischa con la madre verso un altro posto, che non conosceva.
Per il
suo compleanno sarebbe rimasto solo col padre. A due giorni dai suoi
dieci
anni, come regalo ricevette una famiglia divisa.
-Papà,
perché tu e la mamma non andate più
d’accordo?-
Il
padre non lo guardò in faccia, seduto sulla poltrona
rigidamente, ma rispose lo
stesso –I comunisti hanno rovinato il lavoro e con esso la
vita matrimoniale.
Il benessere è basato sul denaro, e il denaro si guadagna
col lavoro, e
trovando lavoro si assicura benessere alla propria famiglia. Quando
questo va a
mancare, la famiglia cessa di esistere. Ricordatelo, Mihael. Se non sei
nessuno
non vivrai a lungo-
Dovevano
essere giorni particolarmente tristi, ma Mihael era tutto sommato
ottimista:
suo fratello aveva promesso che gli avrebbe scritto per il suo
compleanno,
anche se sua madre lo aveva vietato per qualche strana ragione che
aveva
giustificato con le cause d’affidamento. Ricordò
le sue parole prima di
salutarlo.
-Per
fare in modo che nessuno ci scopra, io mi firmerò col nome
di Maker, e tu col
nome di Mello. Sono carini e facili da ricordare. Ti farò
avere mie notizie
entro le diciotto del 13 dicembre-