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Autore: Eustachio    02/11/2016    2 recensioni
Una casa su zampe di gallina spunta alle porte di Borgo Barboso seminando il panico. Ma non c'è da avere paura: si tratta della Strega Bianca, una delle poche streghe buone al mondo.
Il problema è quando arrivano le streghe cattive.
***
«Non esistono streghe buone».
«Il mondo non è bianco o nero. È solo nero. Tutti i colori delle streghe messi insieme».
«Cos’è il bianco…?»
«… se non l’assenza di ogni colore?»
«Lo sanno tutti» dissero in coro.
«Io sapevo che era il bianco l’insieme di tutti i colori» disse Eustachio.
«È perché sei un idiota» disse Mirta. «Non mi mettere in imbarazzo».
Genere: Comico, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La foresta farfugliante

La foresta farfugliante si infittiva sempre di più. I rami colpivano la casa e le zampe di gallina, facevano cadere le tegole e punzecchiavano la Strega Bianca e i bambini attraverso i varchi creati dal leone arcobaleno. A un passo da uno stagno la casa cedette e si accasciò a terra ribaltandosi da un lato. La Strega Bianca e i bambini uscirono da una finestra ricoperti di graffi.

«Sei stata brava» disse la Strega Bianca accarezzando la casa.

«Scommetto che una casa di marzapane avrebbe fatto meglio» disse Eustachio.

La pancia di Rubicondo brontolò. «Almeno avremmo potuto mangiare qualcosa».

«Non ci… mangerai… vero?» biascicò Senza Naso.

«Per l’ennesima volta, no» rispose la Strega Bianca.

«Voglio tornare a casa». Piagnucolone singhiozzò. «Quando torniamo a casa?»

«Non voglio spaventarvi…» cominciò la Strega Bianca.

«Siamo già spaventati» disse Eustachio.

«Delle streghe ci hanno rapito» disse Rubicondo.

«Non smetto di piangere da giorni» disse Piagnucolone.

«Quella strega… si è mangiata… il mio naso» disse Senza Naso.

La Strega Bianca sospirò. «Non posso garantirvi che tornerete sani e salvi a casa».

«Ma tu sei una strega!» disse Piagnucolone.

«Sono una strega buona. Aiuto le persone, non combatto».

«Potresti far apparire un leone come hanno fatto loro e far combattere lui!» disse Rubicondo.

«Quella è una magia che non ho mai visto. È magia pura. Avete visto come mi ha guardato».

«Non posso morire» disse Eustachio. «Ho un cuore d’oro e chi possiede un cuore d’oro non muore, punto e basta».

Gli altri bambini inarcarono un sopracciglio. La Strega Bianca si limitò a squadrare Eustachio dalla testa ai piedi.

«Tu non hai un cuore d’oro» disse Rubicondo. «Piagnucolone e Senza Naso forse sì, ma solo perché sono… sai com’è… sfortunati».

Piagnucolone singhiozzò e si coprì il viso con le mani. «Lanciavo sassi contro i gatti! Non sono buono!»

«Io tiravo… pizzicotti… a mia sorella…» disse Senza Naso.

«Rubavo sempre i barattoli di marmellata» disse Rubicondo. «Me lo sono meritato».

«Anch’io» dissero Piagnucolone e Senza Naso.

«Io no» disse Eustachio. «Ho cercato la Strega di Marzapane apposta per farmi rapire, ma sono finito con quella Mirta. Non mi sono meritato un bel niente. In compenso ora ho un cuore d’oro». Si diede una pacca sulla tasca.

Rubicondo prese Eustachio per il colletto e gli agitò il pugno sotto il naso. «Tu non hai un cuore d’oro! L’hai meritato quanto noi! Sei cattivo quanto noi!»

«Non quanto il tuo fiato, fidati» disse Eustachio.

Rubicondo fece per tirargli un pugno, ma la Strega Bianca li separò. «Basta, voi due. Nessuno di voi si merita questo. La verità è che le streghe scelgono a caso i bambini da mangiare».

«La mia mamma… dice sempre…» fece Senza Naso.

«Le mamme dicono sempre che le streghe ci mangeranno se non facciamo i bravi» disse Piagnucolone.

La Strega Bianca si strinse nelle spalle. «È una bugia». Si sedette su un masso e i bambini si sedettero attorno a lei a gambe incrociate. Nella penombra della foresta farfugliante il candore della Strega Bianca era spettrale quanto un fuoco fatuo.

«Non c’è una regola generale» disse la Strega Bianca, «ma di solito le streghe del nord amano maledire i bambini prima di mangiarli». Piagnucolone annuì singhiozzando più forte. «Le streghe dell’est sono più schizzinose e anziché mangiare un bambino in un sol boccone mangiano tanti piccoli bocconi da più bambini». Senza Naso si indicò il punto in cui un tempo aveva il naso. «Le streghe dell’ovest sono molto selettive perché vogliono bene…» — Eustachio sorrise trionfante — «… in carne i bambini che scelgono. Li catturano e li mettono all’ingrasso prima di mangiarli». Eustachio si imbronciò. «Anche alle streghe del sud piacciono i bambini grassottelli, ma non si fanno tanti scrupoli e mangiano qualunque bambino gli capiti sotto tiro, a prescindere dal peso». Rubicondo tirò su col naso.

«Quando mangiavo bambini io…» cominciò la Strega Bianca.

I bambini trattennero il fiato. «Tu mangiavi bambini!»

«Era molto tempo fa» disse la Strega Bianca. «Non volevo, però, e ho smesso. Per questo le altre streghe mi danno la caccia. Per questo sono diventata completamente bianca».

I bambini la guardarono con tanto d’occhi.

«Qual è il tuo vero colore?» sussurrò Eustachio.

La Strega Bianca li guardò uno a uno: Piagnucolone con le guance rigate dalle lacrime, Senza Naso con i capelli biondo paglia sulla fronte, Rubicondo con le dita sporche di marmellata, e infine Eustachio con i suoi vispi occhietti verdi.

La Strega Bianca scosse la testa prima di rispondere: «Era molto tempo fa. Non ricordo. Credo che se cominciassi a ricordare potrei riprendere quel colore e tornare a…» Scosse di nuovo la testa come per scacciare via il pensiero. «Adesso è il bianco il mio colore».

«Quando mangiavo bambini io» riprese dopo un po’, «non andavo a vedere se erano dispettosi o se non facevano i compiti. La verità è che brutte cose accadono ai buoni e ai cattivi, senza distinzioni. Voi siete solo stati al momento sbagliato nel posto sbagliato».

Eustachio fece per dire qualcosa.

«Eccetto tu» disse la Strega Bianca.

«E ora cosa facciamo?» chiese Rubicondo.

La Strega Bianca si strinse nelle spalle. «Le streghe e il leone non possono entrare nella foresta farfugliante. Finché siamo qui siamo al sicuro».

«Perché… non possono… entrare?» domandò Senza Naso.

«Ci sono cose di cui anche le streghe hanno paura» rispose la Strega Bianca.

I bambini si guardarono intorno. Le fronde degli alberi si muovevano appena. Anche se nella penombra potevano nascondersi creature pericolose, i bambini non avevano paura della foresta. Rimasero in ascolto cercando di percepirne qualche farfuglio, ma il respiro pesante di Senza Naso non era d’aiuto.

«Gli alberi parlano?» chiese Eustachio.

«Gli alberi loquaci possono parlare» disse la Strega Bianca. «Ma hanno parlato a sufficienza e non vogliono rischiare di ripetersi. Torneranno a parlare quando avranno qualcosa di nuovo da dire».

«P-potrebbero suggerirci cosa fare» balbettò Piagnucolone.

Ancora una volta rimasero in ascolto e ancora una volta il respiro pesante di Senza Naso non aiutò a distinguere il fruscio delle foglie da un eventuale farfuglio.

«E ora cosa facciamo?» ripeté Rubicondo.

«Non possiamo stare qui per sempre» disse Eustachio.

«Lo so» disse la Strega Bianca. «Ma loro sono cinque streghe e un leone. Noi siamo una strega e quattro bambini. La casa è stanca e danneggiata e non può più andare avanti. Possiamo solo sperare che si stufino e che se ne vadano».

«Ma non possiamo rimanere inermi!» disse Piagnucolone.

«Sei una strega!» disse Rubicondo.

«Puoi fare magie!» disse Eustachio.

«Deve esserci… qualcosa… che puoi… fare…» biascicò Senza Naso.

La Strega Bianca sorrise triste. «Essere una strega buona non significa solo non mangiare bambini. Non posso fare del male a nessuno, l’ho promesso. Altrimenti sarei cattiva quanto loro».

«Non puoi fare male neanche ai cattivi?» chiese Eustachio.

La Strega Bianca scosse la testa. «Neanche ai cattivi. Posso solo aiutare le persone».

«Allora… aiuta… noi!» disse Senza Naso.

La Strega Bianca fissò Senza Naso, poi annuì. «Hai ragione. Almeno questo lo posso fare».

Si alzò, si arrampicò sulla casa e saltò dentro una finestra. Uscì volando in sella a una scopa con un sacco in spalla. Tornò dai bambini, scese dalla scopa e si sedette sullo stesso masso di prima.

«Ho qualcosa per ognuno di voi».

A Piagnucolone diede un libricino grande quanto un francobollo. A Senza Naso diede un vaso con un fiore fucsia dallo stelo lungo. A Rubicondo diede un berretto decorato con una piuma di gallina. A Eustachio diede un pasticcino.

«Possiamo fare a cambio?» chiese Rubicondo a Eustachio.

Eustachio annusò il pasticcino. Prima che potesse rispondere, la Strega Bianca fece cenno di no.

«È per voi e solo per voi». Si rivolse a Piagnucolone: «Quel libriccino ti farà ridere. Non farlo leggere a nessun altro, è solo per te».

«Mi farà smettere di piangere?» disse Piagnucolone asciugandosi le lacrime con i pugnetti chiusi.

«Anche quella è una maledizione» disse la Strega Bianca. «Finché riderai non piangerai. A volte ti faranno male le mascelle e riderai in occasioni inappropriate, ma non posso rompere la maledizione di un’altra strega, posso solo attenuarla».

Piagnucolone annuì e aprì il libricino. Lesse la prima riga e trattenne una risata. Lesse il resto e scoppiò a ridere. Si asciugò le ultime lacrime e anche quando riusciva a trattenere le risate aveva un sorriso perenne stampato in volto.

«Possiamo leggerlo anche noi?» chiese Eustachio.

«Sembra divertente» disse Rubicondo.

«Meglio di no» disse la Strega Bianca. «Ripeto, anche quella è una maledizione».

«Non potresti raccontarci cosa c’è scritto?» domandò Eustachio a Piagnucolone.

Piagnucolone, ora Risolino, scoppiò a ridere scuotendo la testa. «Lasciate perdere, è troppo divertente!»

Eustachio e Rubicondo sbuffarono, ma non insistettero.

«E a me… cosa serve… un fiore?» chiese Senza Naso.

«Tappati le orecchie, chiudi gli occhi e respira dal fiore con la bocca» disse la Strega Bianca.

«Cosa farà?»

«Fallo e basta».

Senza Naso posò il vaso a terra e fece come gli era stato detto. Si tappò le orecchie, chiuse gli occhi e trasse un respiro profondo dalla bocca. Alcuni semi neri, come pepe, gli finirono in gola. Fece per tossire, ma il fiore gli chiuse la bocca con una foglia. Aprì gli occhi terrorizzato, ma il fiore gli coprì anche quelli con l’altra foglia. Si ritrasse e prima ancora che potesse togliersi le mani dalle orecchie, il fiore allungò lo stelo e lo legò. Con gli occhi, la bocca e le orecchie tappate, Senza Naso continuò a divincolarsi, ma la presa del fiore era salda e dopo qualche momento Senza Naso starnutì e un naso gli spuntò nel bel mezzo della faccia. I semi neri che aveva inghiottito uscirono come proiettili dalle narici e tornarono sul fiore, che liberò le mani, gli occhi e la bocca del bambino e tornò docilmente nel vaso, non prima di essersi pulito le foglie sulla sua maglietta. Senza Naso, ora Nasone, si tastò il naso meravigliato: adesso aveva un grosso naso a patata.

«Non è il naso che avevo prima! È enorme

«Quello di prima era il naso da latte» disse la Strega Bianca. «Questo è il tuo nuovo naso».

Nasone continuò a tastarlo e a studiarsi, tenendo la bocca chiusa e respirando silenziosamente dal naso.

«E io?» chiese Rubicondo agitando il berretto. «Se lo metto divento magro?»

«Per dimagrire devi smettere di rubare barattoli di marmellata» disse la Strega Bianca. «Con quello però diventerai leggero come una piuma e potrai correre senza stancarti».

Rubicondo se lo calcò in testa, saltò in piedi e corse attorno alla casa in un baleno. «È vero, è vero!» disse rimettendosi a sedere. «Nessuna strega mi acchiapperà adesso».

La Strega Bianca sorrise indulgente.

«E io cosa me ne faccio di un pasticcino?» disse Eustachio.

«Posso sempre mangiarlo io, se non ti va» disse Rubicondo. «Con questo berretto tanto posso mangiare quanto mi pare e correre veloce lo stesso».

«Ora che ho di nuovo un naso lo mangerei volentieri anche io» disse Nasone. «Se non altro posso mangiarlo a bocca chiusa senza paura di soffocarmi se mangio troppo velocemente».

Risolino si limitò a ridacchiare sfogliando il resto del libricino.

«Non è un semplice pasticcino» disse la Strega Bianca. «Ha un ingrediente segreto. Chiunque lo mangia avrà un cuore d’oro».

«Ma allora…» fecero i bambini in coro.

«No, non funziona con le streghe».

Eustachio si rigirò il pasticcino in mano. «Che regalo inutile. Cosa me ne faccio di un altro cuore d’oro?»

«Pensavo» disse la Strega Bianca con calma, «che potesse addolcire il tuo carattere».

«Ho già un cuore d’oro, non me ne serve un altro». Eustachio annusò di nuovo il pasticcino. «L’ingrediente segreto sono le mandorle?»

«Non posso dirlo».

«È deciso, allora». Eustachio gettò il pasticcino nello stagno. Un rospo gracidò. «Non hai niente di meglio per me?»

«Cosa vorresti?»

Eustachio ci pensò su, poi sogghignò e si diede qualche colpetto in tasca. «Mi sa che non c’è niente che puoi darmi tu. Ho tutto quello che mi serve in tasca».

«Posso darti la scopa».

«Per fare pulizie?»

«Per volare».

«Che noia!» Eustachio si coprì la bocca fingendo uno sbadiglio.

«Non posso tirargli un pugno adesso?» domandò Rubicondo alla Strega Bianca. «Con questo berretto potrei tirargliene di continuo e lui non potrebbe farci nulla. Gli tiro un pugno, corro via, torno, gliene tiro un altro, corro via…»

«Chissà cosa ti farei se ce l’avessi io, un berretto del genere» disse Eustachio.

«Avresti dovuto mangiare quel pasticcino» disse Nasone. «Ti avrebbe fatto bene».

«Eh già». Risolino ridacchiò.

«Non possiamo costringere nessuno a fare qualcosa contro la sua volontà» disse la Strega Bianca. Si alzò e fece cenno agli altri di seguirla. «È ora di andarcene».

«E la casa?» chiese Nasone.

«La casa ne ha viste abbastanza». La Strega Bianca accarezzò una zampa di gallina. «È ora di salutarla e andarcene da soli».

«Ma ci sono ancora le streghe lì fuori!» disse Rubicondo.

«Ci ho pensato» disse la Strega Bianca. «Noi abbiamo qualcosa che loro non hanno».

«Un libricino divertente?»

«Un naso enorme?»

«Un berretto incantato?»

«Un cuore d’oro?»

La Strega Bianca annuì. «Tutto questo e anche…»

«Lui non ha…» cominciò Rubicondo.

La Strega Bianca lo azzittì schioccando la lingua. «Non importa. Noi abbiamo tutto questo e altro ancora. Una scopa».

«Cosa ce ne facciamo di una scopa?» chiese Eustachio.

«Tu non la vuoi, ma loro due» — la Strega Bianca indicò Risolino e Nasone — «sono abbastanza piccoli da salirci insieme. E tu» — si rivolse a Rubicondo — «puoi correre veloce come il vento. Hai ragione, non ti acchiapperanno».

«E lui cosa farà?» domandò Rubicondo.

«Se ha davvero un cuore d’oro, non ha nulla di cui preoccuparsi».

La Strega Bianca guardò Eustachio con un’espressione indecifrabile. Eustachio sostenne il suo sguardo. Se la Strega Bianca sperava che Eustachio ammettesse di aver mentito e fosse disposto ad accettare il pasticcino, riponeva male le sue speranze. Eustachio scrollò le spalle e la Strega Bianca distolse lo sguardo.

«A meno che le streghe non si siano divise attorno al confine della foresta farfugliante, se ci dividiamo avete più possibilità di tornare a casa sani e salvi. Voi due, mi raccomando, volate basso. Non date nell’occhio. Bruciate la scopa non appena sarete al sicuro. Sia le streghe che gli uomini non ve la farebbero passare liscia se vi vedessero con una scopa volante. Tu invece corri e basta. Non fidarti troppo del berretto: la piuma è incantata e ogni magia, come ogni storia, ha una conclusione. E tu… tu, Eustachio, puoi venire con me, se vuoi».

«Puoi fare magie?» chiese Eustachio.

«Non posso fare del male a nessuno» disse la Strega Bianca. «La mia magia è in quella casa e sta finendo con lei. I doni che vi ho fatto erano tutto quello che mi rimaneva».

Rubicondo, Nasone e persino Risolino colsero la gravità della situazione e l’importanza dei doni della Strega Bianca. La abbracciarono dicendo: «Grazie».

«Non posso garantirvi che tornerete sani e salvi a casa» mormorò la Strega Bianca stringendo a sé i tre bambini.

«Lo sappiamo».

Nasone tirò su col naso. Risolino si asciugò una lacrima, poi sghignazzò. Rubicondo guardò torvo Eustachio.

«Cosa vuoi fare?» gli chiese la Strega Bianca.

«Se non puoi fare magie, faccio meglio ad andare da solo» disse Eustachio. «Sei albina, bianca, candida. Sei sgargiante. Scommetto che le streghe ti individueranno appena metterai piede fuori dalla foresta farfugliante. No, è meglio se vado da solo».

«Come vuoi» disse la Strega Bianca.

Abbracciò ancora una volta Rubicondo, Nasone e Risolino. Posò una mano sulla spalla di Eustachio. Accarezzò ancora una volta la casa e si avviò. «Addio, bambini, buona fortuna».

Risolino e Nasone salirono in sella alla scopa, molleggiarono le gambe e sollevandosi da terra presero il volo nella direzione opposta rispetto a quella della Strega Bianca. «Addio!» gridarono.

Rubicondo diede un pugno sul braccio a Eustachio dicendogli: «Buona fortuna, Pistacchio» e sparì di corsa oltre lo stagno.

Eustachio si incamminò per ultimo con le mani in tasca, facendosi guidare dal fruscio e dal farfugliare degli alberi.

   
 
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