Ore
18 del 13 dicembre 1999
Caro
Mello,
col rischio questa
lettera venga letta non posso dirti
dove siamo, ma ti dico che qui è una noia, e dedico tempo
solo all’università.
Mi manca farti domande difficili, sai? Oltretutto Mischa ha il
raffreddore ed è
snervante sentirla starnutire ogni cinque minuti!
La mamma è parecchio
stressata perché qui di lavoro purtroppo ce
n’è poco ed è già il quinto
che
tenta. Papà come sta? Digli di non stancarsi troppo e tu fai
sempre il bravo.
A proposito, tanti auguri,
ometto!
Il
miglior regalo che potesse ricevere, senza dubbio.
Mihael,
o Mello che dir si voglia, sfiorava la carta giallastra con cura,
ammirato. Suo
fratello aveva mantenuto la promessa! Non poteva sperare in una cosa
migliore!
Suo
padre invece ancora non tornava a casa: il lavoro lo occupava ormai a
tempo
pieno. Lo faceva per assicurarsi un benessere, sì, ma Mello
pensava che qualche
eccezione poteva anche farla. Ma non poteva opporsi molto a suo padre,
altrimenti le punizioni volavano.
Finché
il padre non tornò con in mano, oltre il giornale, anche un
qualcosa di simile
a un pacchetto regalo.
-Tieni,
Mihael, per il tuo compleanno. Non potevo permettermi chissà
cosa, fattelo
andare bene-
-Grazie,
papà- disse il bambino mentre scartava: una barretta di
cioccolato ultra
fondente. Meglio di niente.
A
forza mangiava quel fondente. Troppo tutto. Ma un regalo era un regalo:
forza,
Mello. Così potrai vantarti con tuo fratello.
Però faceva davvero schifo, quel
cioccolato…
Il
giorno dopo spedì furtivamente la lettera per suo fratello,
rileggendola prima
più e più volte, assicurandosi di non aver fatto
errori.
grazie mille per gli
auguri. Mi hanno regalato una barretta di cioccolato disgustosa che
penso mi
basterà per il resto della vita. Mai più
cioccolata! Ho avuto un gran bel
coraggio a mangiarla!
Anche qui è noioso,
ultimamente si esce di rado, dicono che ci sono brutte compagnie e
quindi per
la nostra sicurezza al massimo giochiamo nei giardinetti di casa. Ha
già smesso
di nevicare e la neve si sta sciogliendo. Le scuole riapriranno, uffa!
Tanti saluti, stami bene.
P.S.: lo sai che se mischi
il raffreddore si guarisce? Non lo sapevi, vero?
Non
aveva mai visto personalmente queste brutte compagnie, ma pensava che
era da
vigliacchi darsela a gambe. Mai sottostare a nessuno, questo gli
avevano
insegnato.
I
giorni passavano e le lettere andavano e venivano.
Mischa ha la febbre. Ho
provato a mischiare il raffreddore già da prima che me lo
dicessi tu, ma a
quanto pare non ha funzionato. L’inverno da queste parti non
perdona. La mamma
però ha trovato finalmente lavoro, spesso deve restare
fuori, ma per fortuna io
posso badare alla casa.
Mi dispiace per il tuo
incidente con la cioccolata ma voglio lanciarti una sfida. Vediamo se
ci
riesci!
Stammi bene.
Scartò
con cura la carta della barretta e lentamente ne morse un piccolo
pezzetto.
Masticò lentamente. Un sapore totalmente diverso dal
fondente avvolse il suo
palato. Non male, anzi, buono. Tremendamente buono. Benissimo: aveva
vinto la
sfida e fatto una nuova scoperta! La cioccolata aveva i suoi vantaggi!
mi dispiace per Mischa,
forse era meglio se restava qui. La neve ormai possiamo scordarcela e
l’inverno
è sopportabile.
Papà ultimamente è molto
impegnato e a cena non spiccica parola. Al massimo accusa i comunisti
di aver
rovinato il lavoro: ma perché? Io non ho il coraggio di
chiederlo. Quando parla
così papà sembra malvagio, ho paura.
Comunque, ho una richiesta:
potresti mandarmi un’altra barretta? La tua è
molto più buona di quella che mi
ha regalato papà.
Ora ti saluto, stammi bene.
-Ehi,
Mihael, noi stiamo andando a caccia di grilli blu*! Vieni con noi?-
-Mi
dispiace, ma dopo la scuola devo fare una commissione- non diede il
tempo di
rispondere ai suoi compagni che partì in quarta dalla sua
bici. Volle prendersi
la soddisfazione di fare un giro abbastanza lungo. Non voleva tornare a
casa
con la delusione di vedere la cassetta delle lettere di nuovo vuota.
Volle
andare ben oltre i suoi soliti giri.
Palazzi
dannatamente uguali tra loro, stesso colore, stessa forma, stesso
numero
d’appartamenti: la Germania dell’est era un mondo a
parte dall’ovest, dove
viveva Mello. Chissà com’era vivere in una casa e
sapere che altre centinaia di
persone avevano addirittura i tuoi stessi mobili, forse.
Che
pensieri assurdi. Meglio tornare a casa.
-Sei
in ritardo, Mihael-
-Perdonami,
papà-
Silenzio.
Forse era il solito stress.
-Mihael-
-Sì?-
-Tra
pochi giorni dovrò fare un colloquio di lavoro molto
importante fuori città.
Starò via tutta la giornata. Non dovrai uscire per nessun
motivo e non toccare
nulla che io non toccherei. Chiaro? Non metterti a giocare
all’adulto-
-Va
bene, papà- Mello mentre posava la sua cartella vide due
sacchi della
spazzatura. Da quant’era che non ci andava, suo padre?
Sicuramente lo avrebbe
mandato lui a farlo.
-Mihael,
butta fuori la spazzatura, visto che ci sei-
Come
volevasi dimostrare.
Buttare
la spazzatura significava anche passare davanti alla cassetta delle
lettere
vuota. Che nervi. Forse era meglio farsi avanti di nuovo.
mi dispiace tanto non
ricevere più tue lettere. Fammi sapere se Mischa sta meglio.
Quel
giorno suo padre era stranamente di buonumore, e anche parecchio.
-La
fortuna aiuta gli audaci, Mihael, non dimenticarlo. I miei sacrifici
sono stati
accolti e ripagati, come è giusto che sia-
Invece
la fortuna non aiutava Mello: le lettere non arrivarono. Almeno fino
all’estate
dei suoi dieci anni. ebbene sì, ne era passato di tempo.
mi dispiace non averti
fatto sapere niente, ma sono successe parecchie cose che non posso
dirti ora.
Però ho trovato il modo per
proporti un gioco difficile. Ci stai?
Devi dimostrarmi di essere
un vero ometto.
Ma da qui in poi non posso
più ricevere tue lettere, il perché lo scoprirai
se riuscirai a superare il
gioco.
Cerca di capire cosa sta
facendo papà ora. Una cosa da adulto, Mello, quindi pensaci
bene.
P.S.: Mischa è
all’ospedale. Qualcosa ai polmoni che cercheranno di
scoprire. Ti farò sapere
se finirai il gioco.
Saluti.