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Autore: Querthe    15/05/2009    2 recensioni
Una storia ambientata nove/dieci anni dopo la fine del settimo libro, ma prima dell'epilogo. Un'ossessione mai sopita, una ricerca interessante quanto pericolosa, una donna che vorrebbe Potter morto ma che lo deve aiutare, potenti manufatti magici, un mistero e un viaggio che solo pochissimi possono dire di aver fatto nei secoli.
Seguito de "Sussurri da un anima". Non è obbligatoria la lettura, ma caldamente consigliata
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Ellyson Witchmahoganye' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Il vento soffiava forte e cattivo oltre il portone di ingresso di Durmstrang.
Era gelido, tagliente come vetri scheggiati, e penetrava nella pelle del viso come uno schiantesimo, ma più freddo e sinistro.
- Come lo sguardo dell’Oscuro Signore. – pensò Ellyson, calandosi il cappuccio meglio attorno alla testa. – Impervius.
Il freddo diminuì leggermente, diventando a malapena sopportabile.
Le pesanti ante del portone si richiusero dietro di lei, lasciandola sola in una sorta di inferno al contrario, bianco e abbagliante.
Un angolo della mente le suggerì il Cocito.
Era silenzioso, se si escludeva il sibilo del vento negli alberi della vicina foresta che sembrava avvolgere tutta attorno la scuola. Una strada era segnalata solo da un livello poco più basso dello spesso manto di neve che ricopriva qualsiasi cosa.
- Almeno non nevica, adesso. – si disse vedendo che l’orlo del suo mantello si era già colorato di macchie bianche mentre si muoveva di alcuni passi lungo la strada. Si voltò indietro. Le sue orme si stagliavano nitide, indicando chiaramente il percorso che aveva compiuto.
Sarebbe stato difficile nascondere le tracce.
- Forse un incantesimo di levitazione, ma sarebbe più sospetto che il contrario. Sto solo facendo un giro spinta dalla curiosità di scoprire cosa c’è attorno alla scuola di Durmstrang. Sono una studentessa appena giunta, no? – si disse.
Per prima cosa, con la neve che le lambiva metà del polpaccio ad ogni passo, la donna si era mossa verso il cancello di entrata, seguendo la strada, che si mostrava larga abbastanza da poter far passare una carrozza come quelle che sapeva esserci a Beauxbatons. Dietro la curva che piegava a destra, fiancheggiata da alti alberi, un muro apparve a cingere la tenuta, perdendosi nel bianco cosparso di verde cupo delle foglie dell’ambiente circostante.
Ellyson riusciva dalla sua posizione, proprio a metà della curva, ad intravedere un cancello massiccio, di metallo, creato con quelle che sembravano lance e altre armi metalliche, oltre che da travi e scudi rotondi. Era rosso, come se fosse stranamente arrugginito, ma qualcosa oltre che al colore attrasse la sua attenzione.
Attorno al cancello e su di esso la neve non si era posata, mostrando una piccola zona di terreno marrone. Decise di avvicinarsi, incuriosita. Ad una decina di metri capì che il cancello non era per niente trascurato o arrugginito. La tinta era data dall’intenso calore che emanava, e che lo aveva reso incandescente. Ovviamente si trattava di magia, ma non ne capiva lo scopo. Cosa poteva importare se un cancello si copriva di neve?
Una protezione per il metallo? Le pareva assolutamente improbabile. I babbani avevano trovato metodi molto validi anche senza la magia.
Un sistema di difesa? Ne aveva visti di migliori e di meno appariscenti.
Era perplessa. Decise di non avvicinarsi oltre. Gli gettò un’ultima occhiata in parte curiosa, in parte sospettosa e si voltò.
- Per i gioielli di…
- Espressione alquanto colorita. – osservò Nok. Era di fronte a lei, arrivato alle sue spalle senza fare il minimo rumore. – Cosa ci fa qui fuori? Non è una cosa salutare per lei.
- Nemmeno comparirmi all’improvviso alle spalle è salutare per il mio cuore.
- Ne avete uno voi maghi? Mi risulta una novità.
- E lei ha fatto un corso di umorismo inglese? Non mi risulta nelle capacità proprie dei nani.
Lui accennò un sorriso sotto la folta barba.
- Stia attenta al cancello.
- Ho visto. Scotta, eh?
- Decisamente. Ma non è certo il suo calore ad essere il suo pregio migliore.
- Ovvero?
- La curiosità non è materia di studio né a Durmstrang, né alla sua scuola, signorina Strongmint.
- Ma sfortunatamente è parte integrante del mio carattere.
- Capisco. Credo allora che troverà Durmstrang abbastanza stimolante per il suo carattere.
- Tipo il cancello?
- Anche quello, ma lascerò che si diverta a scoprire altro dello stesso senza il mio aiuto.
- Mi stava seguendo?
- Non proprio. Non l’ho trovata nella scuola, e ho pensato che fosse fuori a prendere una boccata d’aria. Non sapevo dove trovarla, ma ammetto che le tracce da lei lasciate sono difficilmente non notabili. Ho immaginato che a questo punto potrebbe gradire un giro… turistico.
- Come mai così gentile nei miei confronti? Non mi pare di ricordare che tra maghi e nani ci fossero così buoni rapporti.
- Verissimo. – rispose lui accendendosi una corta e tozza pipa che sbuffò un paio di volte un fumo quasi verdognolo e dall’odore pungente. Si voltò, ripercorrendo lentamente la scia nella neve che la donna aveva lasciato. Non stava lasciando segni ulteriori. Lei iniziò a seguirlo. – Ma mi è stato affidato il compito di prendermi cura di lei, ed evitare che venga uccisa dai cavalli nella stalla o che si perda nella proprietà fa parte dei miei compiti.
- Uccisa?
- Decisamente lei non si è documentata. E’ davvero sicura di essere una studentessa?
- Attualmente non lo sono. Lo ero. Sono stata studentessa per sette lunghi anni, e poi ho trovato un posto come ricercatrice di pozioni presso il Ministero della Magia. Non ho mai perso i contatti con Hogwarts, e quando hanno detto che potevo venire qui come studentessa e imparare qualcosa di nuovo, non ho potuto fare a meno di accettare.
Il nano annuì distratto. Erano tornati davanti al portone d’entrata.
- Andiamo verso le stalle.
- Avete molti cavalli?
- Nemmeno uno, signorina Strongmint.
- E quindi cosa tenete nella scuderia? Blast-Ended Skrewt?
- Ne ho sentito parlare, ma no. Abbiamo animali molto utili per muoversi nella neve, e decisamente meno rumorosi anche se altrettanto pericolosi. Voi avete i Thestral, che fanno una certa impressione sia vederli che non vederli mentre muovono una carrozza. Qui sarebbero massacrati in poco tempo. Troppa poca protezione sia dal freddo che sicuramente dagli animali che popolano la zona. Qui abbiamo dei Daymare.
- Daymare?
- Esattamente. Forse voi maghi li conoscete con il nome scientifico di Carnistraptus Octopedensis. Sono una sottorazza di quelli che vengono comunemente chiamati Nightmare, i Demonictamovens Tetrapedensis.
- Se sono solo parenti alla lontana dei Nightmare, direi che ho dei buoni motivi per stare alla larga dalla stalla. – sorrise, per poi aggiungere a bassa voce. - Ho già abbastanza problemi con i miei di incubi (Nota 1).
Lui la guardò.
- Possiede una scuderia?
- Non proprio. – brontolò.
Camminarono in silenzio per alcuni minuti alla destra dell’entrata, girando attorno alla facciata di quello che sembrava decisamente un grande mastio medievale. C’erano poche finestre, le mura erano massicce e ricoperte di neve e ghiaccio, che sembrava ormai fissato alla pietra da anni, se non da secoli. Ellyson aveva sfiorato la parete mentre camminava.
Era ghiacciata, e liscia come uno specchio. Sicuramente non poteva scalarla senza l’ausilio di magia, in caso di necessità, e se come immaginava, anche in Durmstrang c’erano le stesse protezioni che in Hogwarts, quella parete era un quasi perfetto sistema di difesa.
- Abbiamo creato Durmstrang con i maghi, secoli fa. Resisterà molto di più della vostra fragile scuola, non si preoccupi.
- Hogwarts non è esattamente quello che definirei fragile. Ha resistito in buona parte anche alla guerra con i Deatheater.
- Giochini tra bambini che credono di fare i grandi. – borbottò Nok, sbuffando del fumo puzzolente dalla pipa. – La vostra scuola è fragile, e senza uno scopo.
- Forma maghi in grado di gestire potenti magie. Direi che ha uno scopo. – rispose piccata lei, tentando di sembrare credibilmente stizzita. Stranamente non dovette fingere troppo.
- Come lei desidera. – concluse lui, accondiscendente, come un padre verso sua figlia piccola mentre dice una bugia innocente.
Girarono attorno all’angolo curvo formato dalla torre dei Tyrswurd, e furono colpiti dal freddo vento che calava dalle montagne in lontananza, soffiando ancora più forte che all’entrata, fischiando negli alberi del bosco che si stendeva dietro una bassa costruzione in parte costituita di legno, in parte di pietra, e ricoperta in più punti di neve e ghiaccio.
- La stalla è quella? – chiese lei.
- Esattamente.
Dall’interno, sebbene mitigati e modificati dall’ululo del vento, arrivavano alle sue orecchie degli strani versi e degli schiocchi che non piacquero assolutamente a Ellyson.
- Vuole entrare o preferisce stare fuori? Non è obbligatorio per il giro turistico, ma credo che troverà questi animali molto interessanti, e stia sicura che se rimarrà qui per un po’, li utilizzerà, se non altro per andare al vicino villaggio durante una delle poche giornate libere che Durmstrang concede.
- Una sorta di Hogsmeade, insomma.
- Mi scusi? – chiese lui, mentre poggiava una mano sulla maniglia di metallo scurito dal tempo. La porta di legno era massiccia, con pesanti cardini esterni.
- E’ una cittadina dove a volte gli studenti di Hogwarts vanno per svagarsi. Due dolcetti e una buona burrobirra sono l’ideale per distrarsi dopo mesi di studio.
- Allora è qualcosa di simile. Ma senza nessun mago. E’ una cittadina babbana, come la chiamate voi, ma comunque funge allo scopo di distrarre gli studenti. Entriamo? I Daymare sono innocui quando hanno mangiato.
Lei annuì, muovendo, senza volerlo, la mano alla bacchetta che riposava alla cintura quando la porta si aprì e il calore all’interno la colpì al volto assieme all’odore di sangue stantio ed escrementi di cavallo.
Il pavimento interno era ribassato, e per raggiungerlo dovette scendere cinque scalini di pietra, scivolosi e consumati dal tempo. Davanti a lei, poco distanti, c’erano i Daymare. Belli e terribili.
- Fortunatamente sono fuori dalla portata dei loro denti. – pensò mentre li osservava senza però soffermarsi su nessuno di loro in particolare, come a non attirare l’attenzione su di sé.
- Non si preoccupi. Come le ho detto, sono innocui dopo aver mangiato.
- E come è sicuro che siano sazi?
Lui la osservò un secondo, una strana smorfia nella barba, come un sorriso. Si chinò, afferrando un pezzo di osso spesso e pesante a cui era attaccata ancora della carne di cui non volle immaginare nemmeno la provenienza, e lo lanciò vicino ad uno degli animali, che voltò interessato il muso verso la carne sanguinolenta, mostrò la fila di denti aguzzi nella grande bocca equina, poi tornò ad interessarsi di un suo simile, probabilmente una femmina, leggermente più bassa e meno muscolosa.
- Ho dato da mangiare io stesso a questi simpatici animali.
- Simpatici non mi sembra il termine più adatto. – mormorò lei.
Erano apparentemente cavalli. Bianchi, dal pelo liscio e compatto, con il muso lungo e sottile, gli occhi scuri e molto intelligenti, la coda lunga e fluente. Erano le altre caratteristiche a rendere i Daymare molto particolari e decisamente non normali equini. La bocca era piena solo di canini, la lingua nera, lunga e scivolosa, come squamata, mentre le otto zampe dotate di artigli grattavano incessantemente la superficie di pietra ormai macchiata perennemente dal sangue dei loro pasti e dal marrone dei loro rifiuti.
Ellyson notò con orrore che poco lontano da lei, seminascosto dagli altri animali, un cadavere di Daymare mostrava chiari segni di cannibalismo.
- E lui?
- A volte capita. Esemplari deboli, o vecchi. Ci sono forti scontri tra i vari membri per decidere la gerarchia. Alcuni ci lasciano la pelle.
- E’ orribile.
- E’ la legge della natura. Sono nati millenni fa, e sono sopravvissuti fino ad ora non certo perché hanno vinto dei concorsi di bellezza.
Lei osservò il nano, non sapendo se apprezzarlo o odiarlo per la sua schiettezza e quel suo strano senso dell'umorismo.
- Non vedo selle o altri finimenti. – disse, cambiando argomento.
- Non li accettano. Sono animali orgogliosi. Altrimenti Odino non li avrebbe scelti come sua cavalcatura. Ognuno dei cavallerizzi ha il suo Daymare personale, a cui impone un nome, conquistando la fiducia dell’animale col tempo e con molta fatica. Per chi non può, per un motivo o per un altro, ci sono le slitte, a cui sono attaccati con magie speciali.
- Capisco. – mormorò distratta.
La puzza di sangue rappreso e stantio iniziava a darle alla testa. Respirava velocemente, piccoli singulti. Un conato di vomito iniziò a muoversi sul fondo dello stomaco.
- Possiamo uscire?
- Certamente. Mi aspetti fuori. Saluto un mio caro amico e arrivo.
- Scusi?
- Sleipnir il capobranco. Lo curo da anni. E’ il Daymare personale del preside. Se guarda in fondo, dopo quello che ha una piccola macchia nera sul dorso…
Ellyson non potè rimanere oltre, correndo fuori a respirare le fredde lame di ghiaccio che il vento portava con sé, benedicendole, benedicendone il dolore nei polmoni che portò via quell’odore che tanto le ricordava un altro troppo simile.
Fu raggiunta da Nok nemmeno un minuto dopo.
- Mi… mi scuso.
Lui alzò la mano, tranquillo.
- A volte succede. Vuole continuare o preferisce che la riporti alla sua stanza?
- No grazie. Posso continuare. Non amo l’odore del sangue, né la sua vista.
- Nessuno di noi lo ama. Non io, almeno. – Tirò una lunga boccata con la pipa, per poi far uscire il fumo dalla bocca in grossi anelli che si persero immediatamente nel vento. – Ora le mostrerò un posto che credo troverà più ameno, o perlomeno più famigliare. Se non erro avete un lago anche voi, a Hogwarts.
- Sì. E’ abitato da tritoni, sirene e da una piovra gigante. Ne avete anche voi?
- Troppo freddo per esseri di quel genere. Abbiamo alcune sirene, ma si vedono raramente. Preferiscono stare sul fondo, dove l’acqua è meno fredda.
- Credo bene. Ma quindi il lago è disabitato? A parte le poche sirene, intendo.
- Praticamente sì. Sebbene non sia esattamente un lago, quanto piuttosto un enorme pozzo. E’ collegato con il mare, a chilometri da qui.
- Un bel condotto, direi.
Già. – sbuffò lui, mentre ricominciavano a camminare, allontanandosi dalla scuola e dalla scuderia. Il vento si era rinforzato, e una leggera neve iniziava a cadere, portata dall’aria. – Brutto tempo. Sta peggiorando velocemente.
- Vedete spesso il sole da queste parti? – chiese la donna, domandandosi se il suo incantesimo di protezione fosse scomparso. Il gelo le penetrava nelle ossa dolorosamente.
- Non molto, ma siamo abituati. Non ama la neve?
- Mi piace, ma a piccole dosi. Credo che qui farò una scorta che mi basterà per tutta la vita.
- Se mi permette un consiglio, si trovi dei vestiti più pesanti, o impari alla svelta dei buoni incantesimi di protezione. Chieda al Professor Mortunef, nel caso non ne conosca di potenti. La potrà aiutare.
- Arte oscura per proteggersi?
- Se può fermare degli Schiantesimi, perché non il freddo? – domandò come se lei avesse fatto una domanda idiota.
- Prima proverò con alcune pozioni che conosco, e di cui ho gli ingredienti.
Lui annuì.
La neve aumentò in dimensioni e quantità. Il cielo era scuro, nuvole si muovevano veloci e dense, cariche di fiocchi e di lampi.
Un tuono ruppe il sibilo del vento per un secondo.
Nok si fermò, come se stesse ascoltando qualcosa. Ma c’era solo il vento.
- Devo interrompere il giro turistico, signorina Strongmint. La prego di ritornare al suo alloggio, dove troverà una copia della storia di Durmstrang. Non esca dalla scuola finché questa tempesta non sarà passata.
- Cosa è successo? Cosa…
- Rientri, la prego. – le disse, per poi correre via, inghiottito dalla tempesta che stava crescendo in intensità di secondo in secondo.




Nota 1: Incubo in inglese si dice Nightmare, per cui Nok, in caso come posso immaginarmi, parli in inglese con lei, quando sente Ellyson dire che ha già abbastanza incubi, lui intende i Nightmare. Scusate, gioco di parole idiota basato sulla lingua inglese...
   
 
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