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Autore: OnnanokoKawaii    10/11/2016    2 recensioni
Un mondo in cui il suicidio diventa una malattia contagiosa che colpisce gli adolescenti. Un futuro prossimo in cui viene trovata una Cura: Il Programma.
Ma davvero il Programma è la risposta? Come può essere una cura valida se gli individui poi perdono il loro passato?
Riusciranno Oikawa e Iwaizumi a raggiungere la maggiore età senza ammalarsi nonostante la morte e la tristezza che li circondano? Ma soprattutto... riusciranno a sfuggire al Programma e a conservare i ricordi della loro infanzia e del loro amore?
Genere: Angst, Avventura, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Issei Matsukawa, Takehiro Hanamaki, Tooru Oikawa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Quella sera fu particolarmente difficile mantenere la propria facciata spensierata e felice,. Proprio in un momento di ambasce, quando la sua mente era nuovamente stata risucchiata dalle molteplici possibilità che presentava il futuro, aveva lasciato cadere nel vuoto la conversazione.

-Tooru! Mi stai ascoltando? Ho saputo dal padre di Hajime che finalmente è tornato a casa. Mi ha chiesto di suggerirti cautela. A quanto pare la sua terapia è stata molto aggressiva ed è spesato al momento. Per tutta la prossima settimana resterà a casa... andrà a scuola sotto lo stretto controllo degli Istruttori… e…-

Fu la pausa a mettere in apprensione Oikawa.

-...mi ha gentilmente intimato di lasciargli del tempo prima di incontrarlo… sì per… riprendersi.

Il gelo aveva già preso possesso delle sue membra e anche la sua mente sembrava imprigionata in un loop senza fine dove sua madre ripeteva all’infinito “la sua terapia è stata molto aggressiva”

Sorridi.

Non ci riuscì.

Sorridi maledizione.
Ancora una volta senza successo.

Annuisci e cambia discorso.
Non gli uscì un fiato mentre la sua testa oscillava appena in un cenno.

“La sua terapia è stata molto aggressiva… La sua terapia è stata molto aggressiva… La sua terapia è stata molto aggressiva”
Riusciva a sentire il proprio cuore battere allo stesso ritmo di quelle parole.
Parole che ancora non riusciva a comprendere e che si stavano marchiando a fuoco nel suo cervello.

-Tooru? Tesoro… stai bene? Sei pallido.

Mise a fuoco sua madre, il volto teso, lo sguardo preoccupato puntato su di lui. In attesa di una sua risposta.
Non andava bene. Stava mandando tutto a puttane. Doveva calmarsi come gli aveva insegnato Lui…

Riprenditi coglione.

Respira.
Prese un lungo respiro tremante.

-Si mamma, scusa. Sono solo… felice che finalmente Hajime sia stato curato e possa tornare a casa.

L’emozione che venava la sua voce dovette convincerla poichè si lanciò ad abbracciarlo stretto. Non gli era sfuggito lo sguardo sollevato che le aveva illuminato i tratti eleganti; quello di chi è relativamente sicuro che suo figlio non fosse malato. Sembrava essersi convinta che Tooru stesse bene.
E lui glielo lasciò credere mentre respirava il suo lieve profumo di gelsomino stringendola tra le braccia.
La serata trascorse stranamente tranquilla. La passarono insieme e Oikawa si sforzò di essere presente, solerte e solare abbastanza da far scomparire l’ombra della paura dallo sguardo di colei che gli aveva dato la vita, ma che era anche pronta a salvargliela segnalandolo al minimo errore.

Quando finalmente rimase solo in camera sua, assordato dal silenzio della casa addormentata, il suo cervello tornò a ricordargli perchè tutte quelle chiacchiere, quegli abbracci e quelle risate non erano che una bella farsa da famigliola felice, una variazione imprevista dello spettacolo che era solito recitare da troppo tempo.

“la sua terapia è stata molto aggressiva…”

Se quella di Hanamaki era stata standard come tutto lasciava intendere, cosa sarebbe rimasto dell’Hajime che conosceva? Sarebbe stato sempre lui? O tutto quello che lo rendeva se stesso era stato cancellato insieme al suo ricordo e al loro amore?

Nel delirio di quella notte al limite della pazzia quasi non si accorse che stava albeggiando.
Non aveva chiuso occhio.
La sua mente aveva vagato e vagliato ogni possibilità che il futuro sembrava presentare. Ogni rischio. Ogni coltellata che avrebbe scelto di sopportare mentre perseguiva il suo nuovo scopo. “Riconquistare Iwaizumi” pensò, doveva essere la sua priorità. Non importava chi fosse diventato. Non aveva importanza quante volte lo avrebbe guardato con terrore o senza capire.
“Non importa” continuava a ripetersi .

La settimana successiva trascorse in un battito di ciglia. Le domande di autovalutazione erano ormai divenute routine anche se i ricordi di casa Matsukawa erano sempre dolorosi come il primo giorno; l’istruttore ormai era una presenza fissa ovunque andasse all’interno dell’edificio scolastico.
Sentiva il suo sguardo rapace scivolargli sul viso sorridente, sulle spalle rilassate e scandagliare i suoi movimenti e le sue reazioni alla ricerca di una depressione che non vedeva.

Nessuno vedeva il mare nero che si agitava sotto la pelle del sorridente Tooru Oikawa perchè era troppo bravo e troppo attento a nascondere il tremito delle dita quando con lo sguardo sfiorava la folla accorgendosi di essere alla ricerca della zazzera svettante di Mattsun; era scrupoloso nel non mostrare i pochi attimi in cui gli si inumidivano gli occhi quando uscendo passava di fianco all’angolo dove Hajime lo aveva stretto a sè così tante volte che non poteva contarle.

Nessuno poteva vedere quanto profonda fosse la sua disperazione quando ogni giorno come un mantra contava le cose che aveva perso. Tutto ciò che la malattia e il Programma gli avevano sottratto.
Le passeggiate verso la scuola con i suoi migliori amici.
Le risate durante gli estenuanti allenamenti mattutini.
L’adrenalina delle partite, la passione che li univa e l’accanimento con cui perseguivano la vittoria.
Il bruciore della sconfitta sul campo quando quella sensazione era la peggiore che conoscessero.
I sorrisi.
Le serate d’estate in campeggio a guardare le stelle.
Il tocco delicato di Hajime. I suoi baci affamati.
Il senso di appartenenza che lo legava a coloro che erano tutto il suo mondo.
L’amore per quella che ormai era la sua famiglia.

E contava Oikawa, contava questo elenco per coltivare la sua motivazione, la sua nuova ossessione.
La riconquista di Hajime.

Trascorsero i giorni e nulla sembrava poter scalfire la determinazione con cui Tooru si preparava a incontrare finalmente il suo migliore amico, il suo amante, il suo amore.
Giorni cupi, adombrati dal dubbio e dall’atavica paura del rifiuto. Giorni soffusi di speranza e di velato ottimismo.

Le nottate le trascorreva a immaginare, a volare con la fantasia cercando di figurarsi il loro primo reincontro. Voleva presentarsi al meglio, sorridente, con la maglietta di Godzilla che Iwaizumi gli aveva regalato e che indossava poco per non rovinarla. Voleva essere rassicurante, gentile e voleva affascinarlo con i suoi grandi occhi castani che sapeva essergli sempre piaciuti molto.
Voleva iniziare bene.

Finalmente dopo due lunghe settimane di preparazione psicologica e di autoincoraggiamento ricevette il permesso di andare a trovare Iwaizumi al Centro Benessere.
Si preparò con cura lavando i capelli con più shampoo del necessario, vestendosi come aveva già deciso da tempo e dandosi un’occhiata prima di uscire fu soddisfatto del risultato.

L’unica nota stonata erano le occhiaie violacee che gli solcavano il viso pallido. segno inequivocabile della sua ormai cronica carenza di sonno. Ignorandole con una risatina si pizzicò le guance e il lieve rossore che le tinse  lo fece sorridere ancora mentre si metteva il braccialetto che Iwaizumi gli aveva regalato quando si era finalmente deciso a ricambiare l’amore inconfessabile che provava  per lui.

Sapeva cosa fare. Doveva solo lanciarsi in questa nuova avventura. Con Hajime. Sempre con Hajime. Perchè nessun altro era così giusto per lui come il moretto tutto musi e tenerezza.

Saltò le lezioni mattutine e si presentò al Centro Benessere proprio all’orario di apertura, si sedette ad un tavolino e attese.
Il nervosismo non faceva che aumentare, altalenava, man mano che i minuti passavano, dall’euforia alla depressione più nera, dalla speranza alla disperazione. La porta si era aperta già alcune volte ma nessuna di queste aveva  annunciato la comparsa del suo amore perduto in attesa di essere ritrovato. Salvato da lui.

La porta si aprì di nuovo e finalmente LUI fece la sua comparsa.
Non era poi tanto diverso da come lo ricordava: il viso pulito dai tratti decisi era sempre suo, le labbra erano, come al solito, strette in una linea dura di silenziosa disapprovazione e solo la rigidezza della spalle mostrava quanto in realtà fosse teso e all’erta. Poi i suoi occhi si posarono su Oikawa e un brivido lo scosse mentre il suo sguardo scivolava altrove.

Un pò della spavalderia dell’ex setter scomparve. Non vi era stato riconoscimento. Non che se lo fosse aspettato ma ugualmente quella conferma incrinò qualcosa dentro di lui.

I due istruttori che lo accompagnavano pilotarono Hajime al suo tavolo e dopo aver fatto le presentazioni essenziali si allontanarono.

Iwaizumi si guardò attorno e solo dopo qualche secondo sollevò uno sguardo serio e concentrato su Oikawa. I secondi passarono lenti durante quell’esame minuzioso.

-Non mi ricordo di te.

Si sforzò di sorride Oikawa.

-Lo so Iwa-chan, non preoccuparti. Sono venuto qui perchè non volevo che tutto ciò che avevamo finisse… così…

Mentre parlava cercando di essere il più sincero possibile senza spaventarlo Tooru lo vide agrottare la fronte  senza rispondere.

-Sai… è strano essere qui con te, vederti, parlarti... sapere di aver vissuto una vita insieme eppure essere il solo a ricordare cosa abbiamo vissuto, cosa siamo stati, con chi abbiamo riso…-

Gli si era incrinata la voce forse?
Il suo amore lo guardava in silenzio, serio e teso come tutti i Rientrati. Dal suo viso non traspariva nulla. Dal suo sguardo verde come il bosco più segreto non riusciva a evincere alcun pensiero.
Sembrava… Rotto.
Quel filo che li aveva da sempre connessi, senza parole, senza nemmeno dover alzare un sopracciglio era stato spezzato.

“La sua terapia è stata molto aggressiva”

Ecco. Aveva già la sua risposta. Hajime non era solo stato cancellato,era anche stato rotto. Sì, fisicamente stava bene, era in salute e godeva di una forza vitale pimpante ed energica ma… a parte questo c’era il nulla.

-C’è… qualcosa che ricordi Iwa-chan? Qualche ricordo della tua infanzia? Qualche avvenimento speciale?-

Si rese conto di aver iniziato a tormentare il famoso braccialetto e si impose di fermarsi.

Gli rispose il silenzio.
Non era un rifiuto. Ma il solo fatto che non ci fosse più nulla da riconquistare dietro quel viso così dolorosamente familiare lo distrusse.

Non c’era speranza quindi? Era lì che finiva la corsa? Davanti a una persona irrimediabilmente rotta come un giocattolo di cui si è abusato?
Fu in quel momento che comprese. Hajime Iwaizumi era morto. Forse non fisicamente morto, certo, ma tutto ciò che era stato, tutto ciò che avrebbe voluto e potuto essere era stato cancellato.
Non si accorse delle lacrime che gli scendevano lungo le guance finchè Iwaizumi non gli porse meccanicamente un fazzoletto.

Si riassettò in fretta fregandosene di chiunque potesse averlo visto. Prese un bel respiro per fare quello che credeva un tentativo disperato per riuscire a suscitare un’emozione quando il suo interlocutore parlò.

-Tu dici che siamo stati amici, da come parli mi pare di capire che lo siamo stati per molto tempo. Sei venuto qui per riallacciare un rapporto che solo tu ricordi con una persona che non sa chi sei.
Sei venuto baldanzoso e sorridente avvolto in una nauseante nuvola di vaniglia e con prepotenza mi stai imponendo un rapporto che per me non esiste e non è mai esistito. Non credi di essere decisamente arrogante?-

Parole dure, pronunciate con una leggera vena rancorosa che non era solito sentirsi rivolgere.

-No… io… volevo solo...essere tuo amico…-

L’altro ormai aveva preso l’imbeccata.

-Essere mio amico? E come potrei? Mi sto ancora chiedendo come facessi prima a stare anche solo vicino a un superficiale, egoista e piagnone come te. E quel ridicolo soprannome? Da dove spunta? E’ disgustoso! Oikawa giusto? Beh caro il mio spilungone arrogante. Se ero tuo amico ora mi viene da pensare che sia a causa di questo tuo modo di fare che sono finito nel Programma deciso a dimenticare tutto. Di te e di “noi” come hai detto tu.-

Prese un respiro mentre quello di Tooru sembrava essere rimasto incastrato da qualche parte tra la gola e i polmoni.

-Lascia che ti dia un consiglio Oikawa-san… cambia atteggiamento. Poi forse qualcuno vorrà esserti amico. Abbiamo finito.-

Aveva la fronte sudata Hajime, le guance paonazze e i pugni stretti quando gli Istruttori arrivarono di gran carriera per accompagnarlo in una zona più tranquilla del Centro Benessere.
Mentre la schiena del suo unico amore perso per sempre si allontanava, mentre le sue parole ancora gli bruciavano nel cervello, mentre cercava di non credere che fosse colpa sua la fine di tutto… provò rabbia.
Non aveva mai provato tanta rabbia nei confronti di qualcuno. Rabbia per essere stato abbandonato. Rabbia perchè Hajime aveva scelto la strada più facile. Rabbia per tutte le volte che si era detto di dover sopravvivere e di dover resistere per entrambi, per mantenere vivo un ricordo troppo prezioso per essere semplicemente dimenticato.
Rabbia per tutta la fatica, per tutti gli sforzi fatti in quei mesi di assenza e silenzio e tormento senza fine.
Rabbia per la crudeltà con cui tutto questo era stato irrimediabilmente svilito e sottovalutato.
Ancora prima di accorgersi di ciò che stava facendo si trovò in piedi e si sentì urlare.

-Ho fatto tutto per te! Dannato stronzo!

Il tutto accompagnato dal lancio, verso l’oggetto di tanta di rabbia bruciante, del braccialetto a cui aveva tenuto così tanto.  Un semplice laccio di pelle con su scritto “PER SEMPRE - TOORU - HAJIME 10/11/2002”
La data in cui tutto per loro era iniziato. Anche se erano troppo piccoli per capire dove quell’incontro fortuito li avrebbe condotti.

Tutto quello che rappresentava non apparteneva più a nessuno dei due. Tutto... era perso per sempre.

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Angolino di Onnanokokawaii

HO faticato parecchio a scrivere questo capitolo, sia per disperazione con cui seguivo la storia sia per la voglia di arrivare ai lieti eventi che potrebbero verificarsi anche se non ne sono troppo sicura.
Ringrazio una cara amica per il betaggio rapido e professionale che mi ha permesso di pubblicare oggi, nel giorno del mio ventiseiesimo compleanno...
E... nulla... spero continuerete a seguirmi e a sostenermi in questa lenta discesa all'inferno.

A presto!

Marta
   
 
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