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Autore: 50shadesofLOTS_Always    12/11/2016    1 recensioni
Dal testo:
'‘Ma da quando era tornato da quel misterioso viaggio nelle Terre Centrali, qualcosa era cambiato in lui. Gli occhi grigi erano spenti e il sorriso raramente colorava il suo volto. Tutti al villaggio si chiedevano cosa gli fosse accaduto, ma lui continuava a ripetere le solite frasi cortesi, dal cipiglio nervoso.’'
Richard è tornato, da circa un anno e mezzo, a vivere nella propria terra. Fra le alte sequoie e gli abeti del balsamo, lontano soprattutto dalla magia, ritrova un po’ di pace. Nonostante quella pace avverte in sé una sensazione strana, che non gli piace e che allo stesso tempo, lo rende indipendente. Il suo cuore è ormai legato alle Terre Centrali e non potrà nascondersi in eterno. Presto qualcuno tornerà dal passato…
(Ff da collocarsi dopo la Prima Stagione)
Genere: Drammatico, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darken Rahl, Kahlan, Richard, Un po' tutti, Zedd
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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I raggi del sole del pomeriggio faticavano a farsi spazio fra le fitte fronde degli abeti, scossi da una leggera brezza così fredda da lasciare la brina sulle cortecce. In alcuni punti, esse erano state mangiucchiate da cervi. A quell’altitudine, nonostante la neve fosse ancora lontana, gli arbusti erano pochi. Gli scoiattoli terminavano di ammucchiare le scorte di ghiande e noci all’interno delle loro nicchie, nelle cavità dei tronchi al sicuro dagli orsi che tardavano il letargo il più possibile.
Due briganti sostavano in una radura tranquilla, davanti ad un piccolo fuoco da campo.
Le fiamme scoppiettavano mentre uno degli uomini scuoiava due conigli e l’altro affilava la lama di un’ascia « Passami quel coltello » disse il primo.
Il compagno obbedì mentre una sottile voluta di fumo si sollevò dalle fiamme, girando su sé stessa fino a concentrarsi in un unico punto alle spalle dell’uomo intento a lavorare le armi. L’altro alzò gli occhi nel momento stesso in cui il fumo assumeva le sembianze di un uomo. Il volto austero e simile a quello di un re era incorniciato dal capelli castani, lunghi sino alle spalle.
Stava per avvertire il compagno, ma questo spalancò la bocca. Mentre il sangue, che poi gli imbrattò il mento, gorgogliava in fondo alla sua gola e gli occhi si spalancavano per la sorpresa, scivolò di lato.
Il nuovo arrivato teneva in mano il cuore ancora pulsante del brigante, ormai morto. Il sangue imbrattò il pugno, in cui stringeva l’organo come se fosse un calice di trionfo.
I suoi occhi azzurri e penetranti puntarono il brigante, seduto su una roccia e attonito davanti al fuoco.
« Fa’ tutto quello che ti dico e ti risparmierò » gli ordinò Darken Rahl.

***

Zedd camminava per la Sala dei Questuanti con le braccia dietro la schiena. Stava ponderando cosa fare per prima e come. Doveva calcolare e prevedere qualunque possibile conseguenza, ma riusciva soltanto a pensare a Kahlan. Era partita da alcune ore ed ormai doveva essere giunta sulle prime vette a nord della catena del Rang’Shada. Sperò ardentemente che Kyle la portasse da Richard sana e salva.
La porta si aprì e due uomini, il Comandante Smith e il Generale Wolf, grandi quanto degli armadi, entrarono di gran carriera seguiti da un piccolo manipolo di uomini. Erano le guardie personali della Madre Depositaria. I due ufficiali erano armati dalla testa ai piedi, ma ciò che incuteva più timore erano le loro espressioni gelide e imperscrutabili. Due maschere che non lasciavano intuire alcuna emozione, tranne il continuo movimento dei loro pensieri come ingranaggi ben oliati.
« Generale Wolf… » esordì uno.
« Comandante Smith »
« A vostro servizio, Grande Mago » conclusero insieme dopo una veloce riverenza.
« Buonasera, ma Signori… Temo di non essere così grande come dite » borbottò aspro, dando loro le spalle. I due ufficiali si lanciarono uno sguardo confuso.
« Dov’è la Madre Depositaria? » chiese Wolf, spostando il peso da una gamba all’altra.
« E’ proprio per questo che vi ho convocato entrambi. – si voltò, facendo ondeggiare i capelli nivei - La Madre Depositaria ha dovuto abbandonare il Palazzo Bianco ».
« Che significa? »
« Significa che è in atto un complotto per destituirla » dichiarò criptico, avvicinandosi ai due.
« Sporchi Atiani » ringhiò Smith, pronto a far strage di uomini.
« Raffreddate i bollenti spiriti, Comandante. La minaccia non è limitata agli abitanti del Regno di Atanasia » lo ammonì in tono grave.
« Non si tratterà di magia? » domandò Wolf, circospetto come se stesse attraversando un campo pieno zeppo di mine di Alito di Drago.
« Non basta avere il titolo per spazzare via le minacce ».
« Ma voi siete il Primo Mago » mormorò il Comandante.
« Purtroppo non si tratta di un solo nemico. Stiamo parlando di quasi una dozzina di Maghi, forse sono burattini nelle mani di qualcuno di più pericoloso ».
« Chi? »
« Questo ancora non lo so. – sospirò, riprendendo la sua nervosa passeggiata - In questi mesi, almeno fino a questa mattina, avete dato la caccia ai traditori ».
« Fino a questa mattina? »
« Due degli ex membri del Concilio hanno cercato di uccidere la Madre Depositaria. Sono intervenuto, ma la prossima volta, chiunque sia ad organizzare tutto questo, manderà qualcuno di più forte. E non sono sicuro che riuscirò a respingerlo. Ho ritenuto saggio far fuggire la Madre Depositaria prima che le cose si aggravassero ulteriormente ».
« Cosa facciamo allora? » chiese il Generale, stavolta lasciando trapelare la preoccupazione.
Se la Madre Depositaria era in pericolo, lo erano anche loro. Lo era Aydindril e tutte le Terre Centrali.
« Dobbiamo raddoppiare le misure di sicurezza, triplicarle fino al ritorno della Madre Depositaria. Dobbiamo continuare a stanare i traditori fino al termine della lista ».
« Quando tornerà la Madre Depositaria? E che faremo allora? »
« Non so quando tornerà e forse non dovrebbe nemmeno farlo » mormorò, quasi sovrappensiero.
« Ma da sola…»
« Non è da sola e non lo sarà: Kyle la sta accompagnando » rispose, interrompendo il Generale.
« Verso dove? » chiese Smith, lanciando uno sguardo eloquente al proprio superiore mentre Zedd li fissava intensamente e contemporaneamente, intento a scrutare il vuoto.
« In cerca dell’unico uomo in grado di salvarci ».

*

Il crepuscolo si stava avvicinando. Una minuscola macchia violacea, oltre l’orizzonte che si estendeva a perdita d’occhio, si stava gradatamente spandendo come l’olio sulla volta celeste. Il sole stava giungendo al tramonto quando quattro uomini risalirono in pendio.
Darken si limitò a guardarli mentre si fermavano in ginocchio di fronte a lui. Posarono la fronte a terra e le mani ai lati della testa, cominciando a salmodiare.
« Lord Rahl guidaci. Lord Rahl insegnaci. Lord Rahl proteggici. Noi viviamo nella tua luce, la tua saggezza ci umilia. Viviamo solo per servirti. Le nostre vite ti appartengono ».
La cantilena venne ripetuta per tre volte, poi ognuno di loro si alzò mentre Rahl controllò la cottura del coniglio che aveva sistemato su uno spiedo.
« Mi chiedevo se per caso vi foste persi per strada » esordì il despota con malcelata irritazione.
« Perdonateci, mio Signore. Ma non è stato semplice raggiungervi » tentò di scusarsi uno.
Darken lo fissò di scatto e i quattro uomini, grossi quanto degli armadi, arretrarono di un passo.
« Fate che non accada nuovamente con la missione che vi affiderò fra poco. Altrimenti sarò io a venire da voi – disse, facendo sibilare le parole fra i denti - E le conseguenze non saranno affatto piacevoli ».
Il silenzio calò nuovamente, con la stessa pacatezza di un sovrano su uno scranno.
« Che genere di missione dobbiamo compiere? ».
Darken afferrò una parte non rovente dello spiedo e soffiò sulla carne.
« Dovete cercare una persona molto particolare. – con la mano libera, impugnò un coltello e cominciò a tagliarsi un pezzo di coniglio - E una volta trovata, la ucciderete » aggiunse, infilzando la fetta.
Poi avvicinò la lama alla bocca ed addentò la carne.
« Diteci chi dobbiamo stanare » chiese uno dei soldati.
« E’ una donna di circa trent’anni, dai capelli lunghi e soprattutto, indossa un abito bianco ». 

**

I raggi lunari della prima sera illuminavano d’argento la foresta e creavano strani, a tratti inquietanti, giochi di ombre. Kyle le porse la mano, ma lei rifiutò. Si aggrappò invece a una radice sporgente di un vecchio albero abbattuto e, si rimise in piedi su un lato di un sentiero scarsamente percorribile, su una cengia. Le foglie cadute e il fango rendevano difficile riconoscere la strada. I cespugli crescevano anche in mezzo al sentiero.
« Potremmo accamparci dietro a quel gruppo di alberi. Saremo abbastanza protetti dal freddo e da eventuali visitatori sgraditi » mormorò Kahlan a bassa voce.
Kyle annuì quando udirono un ramo che si spezzava. Si bloccarono esattamente dov’erano, tendendo le orecchie pe capire la portata della minaccia. I richiami notturni della foresta avevano oscurato l’avvicinamento dei nemici, ancora nascosti.
« Un paio di alberi non saranno abbastanza » rispose un uomo, il cui volto era coperto da un cappuccio. Sotto al mantello, Kahlan riuscì a distinguere il filo di una lama: una spada corta, agganciata al cinturone. Non riuscì a capire chi fosse, ma quando notò altri tre individui, i suoi dubbi divennero improvvisamente polvere. Vide i sorrisi beffardi sui loro volti e lanciò un’occhiata a Kyle, che aveva già stretto la mano intorno all’elsa della propria spada.
Senza alcun preavviso, Kahlan si voltò per parare il fendente dell’uomo che stava per colpirla alle spalle. I pugnali le erano guizzati nelle mani. Spinse indietro l’arma nemica e attaccò.  Ma la mossa aprì un varco nella propria difesa e l’uomo riuscì a ferirla al fianco. Il sangue le tinse l’abito bianco e mentre il bruciore della ferita diventava sempre più forte, lo afferrò per la gola. I suoi occhi verdi incrociarono quelli terrorizzati della sua vittima mentre stringeva la presa.
Il tempo parve rallentare.
Era spacciato. Era sotto il suo più completo controllo e lo sarebbe stato fino alla propria morte.
In un unico e brevissimo istante, Kahlan lasciò cadere le redini che imbrigliavano il proprio potere e lo liberò. Un tuono senza boato esplose nella quiete del bosco di altissime sequoie, scuotendone i rami e sollevando le foglie colorate già cadute al suolo. L’onda d’urto continuò l’impetuoso tragitto, facendo cadere a gambe all’aria Kyle e gli sconosciuti.
Il soldato aveva la bocca spalancata mentre gli occhi di Kahlan tornavano alla loro naturale cromia. Riprese a respirare nello stesso momento in cui il confessato si lanciò all’attacco contro i propri stessi commilitoni. Anche Kyle si era già rimesso in piedi e stava tenendo impegnato uno degli uomini. La spada contro quella dell’avversario era l’unico schermo a difenderlo.
I loro sguardi si incrociarono nel buio.
« Madre Depositaria, scappate – lei lo fissò, titubante - Adesso! ».
Pur volendo agire, era troppo debole per combattere. Con lo zaino sulle spalle cominciò a correre lungo il sentiero mentre si allontanava dallo schiocco argentino delle armi e dalle urla di battaglia.
La sua mente stava corredo velocemente, tanto quanto le gambe, nel tentativo di comprendere la situazione che appariva perfino assurda. Perché dei soldati D’Hariani avrebbero dovuto seguirla?
Evitò ancora i punti più fangosi e più stretti per non lasciare impronte o tracce del proprio passaggio.
Si sentiva male al pensiero di aver lasciato Kyle da solo contro tre assassini addestrati. Sperò che l’uomo confessato sarebbe stato un aiuto sufficiente.
Quella constatazione ovviamente era solo un vano tentativo per restare calma. Non poteva permettersi che la paura, fino ad allora tenuta ben nascosta sotto un velo d’indifferenza, la sopraffacesse e la costringesse ad agire in modo stupido e imprudente.
Aveva il respiro accelerato, il cuore che le pulsava nei timpani, ma non aveva intenzione di fermarsi. Avrebbe corso per tutta la notte se fosse stato necessario.
Alla disperata ricerca di una spiegazione plausibile, si accorse di aver messo quasi un chilometro fra lei e il quadrato. Poi un urlo disperato, la fece fermare sul bordo di un promontorio e spaventò un piccolo stormo di uccelli rimasti appollaiati nelle chiome, che si perdevano nella valle sotto di lei. Sapeva che non era abbastanza. Pregò per l’anima di Kyle affinché gli spiriti lo conducessero alle dimore della pace eterna e fece lo stesso, sperando che quegli stessi spiriti avrebbero esaudito il desiderio di Zedd.
Mai come in quel momento avrebbe voluto il Mago al suo fianco. Averlo al proprio fianco era come avere una parte di Richard.
Adesso invece era sola, lontana dalla propria meta e con un quadrato alle calcagna.
Mentre il grido di morte si perdeva nell’aria immobile della notte, Kahlan controllò l’ambiente circostante, poi osservò la posizione degli astri e riprese a correre. 

   
 
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