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Autore: Signorina Granger    13/11/2016    9 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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Capitolo 3: Primo Giorno       

 

Le scale erano totalmente deserte… e non era decisamente un buon segno.

 

Francisca imprecò a mezza voce mentre scendeva i gradini di marmo quasi di corsa, stando attenta a non scivolare mentre si infilava al contempo il blazer blu notte della divisa, sopra alla camicia bianca: possibile che non avesse sentito la sveglia proprio al primo giorno?

 

Un ottimo modo per esordire al suo ultimo anno alla Cimmeria, senza alcun dubbio.

 

La ragazza sbuffò, immaginandosi perfettamente Alexandrine, seduta al loro solito tavolo, guardarsi intorno e chiedendosi dove si fosse cacciata l’amica.    Senza contare che Adrianus l’avrebbe presa in giro per settimane se si fosse beccata una punizione già al primo giorno…

 

Raggiunto finalmente l’atrio la ragazza lanciò un’occhiata verso il grande orologio bianco e nero, gioendo nel constatare che aveva ancora due minuti per entrare nella Sala da Pranzo… a quel punto partì quasi correndo, arrivando davanti alla porta proprio mentre Jefferson la stava per chiudere:

 

“Professore, aspetti!”      Francisca si fermò davanti alla porta quasi inchiodando sul pavimento, rivolgendo all’insegnate un sorriso sollevato e al contempo carico di scuse mentre gli scivolava accanto, entrando nella sala molto affollata.

 

“Lothbrock… per favore, evita di arrivare sempre per il rotto della cuffia.”

 

“Mi dispiace, davvero… non si ripeterà.”    Francisca sfoggiò un sorriso prima di dileguarsi abbastanza in fretta da impedire al Vicepreside di parlare. L’uomo seguì la studentessa con lo sguardo per un attimo prima di sbuffare sommessamente, scuotendo il capo prima di raggiungere il tavolo degli insegnanti: ormai ci era abituato, dopo sette anni che la conosceva.

 

Nel frattempo Francisca aveva raggiunto Alexandrine, che le sorrise con cipiglio divertito mentre l’amica prendeva posto davanti a lei, sorridendo quasi vittoriosa:

 

“Frankie! Ti eri persa?”

 

“No, non ho sentito la sveglia… è stato molto carino da parte tua, tra parentesi, aspettarmi o venire a bussare alla mia porta.”

 

“Non avercela con me, pensavo che fossi già scesa… punizione?”

 

“Evitata per un soffio. E dopo aver corso per mezza scuola, ho parecchia fame… mi passi il pane tostato, per favore?”

 

                                                                           *

 

“Continua a guardare nella tua direzione.”

 

“Magari non sta guardando me…”

 

“E allora chi dovrebbe guardare? La caraffa con il succo?”      Isabelle inarcò un sopracciglio, parlando con una nota decisamente sarcastica nella voce mentre si rivolgeva a Phoebe. Quest’ultima si strinse nelle spalle, continuando a mangiare lentamente senza aggiungere altro, mentre Jackson si avvicinava al loro tavolo con un sorriso stampato in faccia:

 

“Giorno, fanciulle…Di chi parlate?”                     

 

“Nessuno che ti riguardi, Wilkes.”       Phoebe annuì alle parole di Isabelle quasi a volerle rimarcare, evitando di parlare a bocca piena mentre il ragazzo prendeva posto accanto a lei, sbuffando leggermente e guardando Isabelle con aria divertita:

 

“Sei tornata scorbutica, Isabelle? Peccato però… mi rattrista che non mi vogliate rendere partecipe dei vostri pettegolezzi.”

 

“Non ti facevo così impiccione, Wilkes… invece di pensare ai gossip, sai dov’è Alastair?”

 

“E’ laggiù, con Steb.” 

 

“E perché tu non sei con loro, di grazia?”      Isabelle sorrise con fin troppa gentilezza, guardandolo come in attesa di una risposta mentre Jackson si stringeva nelle spalle con noncuranza, sorridendole con aria divertita:

 

“Non volevo farti soffrire per la mia lontananza, ovviamente.”

 

“Ok, ragazzi… che ne dite di fare una pausa?”  Phoebe inarcò un sopracciglio, sollevando al contempo le mani come a voler stipulare una pace tra i due, mentre Jackson sorrideva amabilmente e Isabelle sbuffava, seccata.

 

“Siete seduti vicini da neanche due minuti e il vostro botta e risposta è già durato abbastanza… avete tutto l’anno per tormentarvi a vicenda.”

 

“Come preferisci, Selwyn… ok, parliamo di cose serie, allora. Ricevuto notizie?”   Jackson smise improvvisamente di sorridere, appoggiando le mani intrecciate tra loro sul tavolo e spostando lo sguardo da una ragazza all’altra, aspettando una risposta.

 

“No, e nemmeno Bibi. Tu?”

 

“Nulla… vuoto totale. Ma si faranno sentire presto, ne sono sicuro.”

 

“Beh, se lo dice Wilkes allora siamo in una botte di ferro…”

 

Phoebe sospirò, alzando gli occhi scuri al cielo e decidendo di lasciar perdere: se quei due volevano continuare a punzecchiarsi a vicenda, sapeva che non poteva fare nulla per impedirlo. Così, mentre Jackson e Isabelle continuavano a parlare amorevolmente la ragazza si voltò leggermente, quasi a voler controllare che Isabelle avesse ragione o meno: due secondi dopo si pentì amaramente di quel gesto, incontrando infatti due grandi occhi perfettamente truccati che la fissavano.

 

Camila sembrò sorpresa nel vederla voltarsi proprio nella sua direzione e, dopo un attimo di esitazione, piegò le labbra in un debole sorriso, quasi a volerla salutare timidamente.

 

Phoebe esitò per un attimo, osservandola senza accennare a voler ricambiare il sorriso, rivolgendole un cenno del capo quasi freddo prima di voltarsi di nuovo verso Isabelle e Jackson, ancora presi a discutere sulla Night School e su quanto ci avrebbero messo a dar loro indicazioni.

 

“Ce le daranno, stanotte al massimo.”  

 

Phoebe prese di nuovo la forchetta in mano, riprendendo a mangiare senza alzare lo sguardo dal suo piatto, conscia degli sguardi leggermente attoniti che le sue parole avevano scaturito.

 

Jackson la guardò come se volesse chiederle il perché di tanta sicurezza, ma un’occhiata di Isabelle lo fece desistere: se Phoebe era sicura, allora aveva ragione.

 

                                                                             *

 

 

“E io che speravo che cambiando scuola avrei potuto fare a meno della divisa…”

 

Mathieu sbuffò, tormentandosi il nodo della cravatta per impedire che gli desse fastidio mentre camminava accanto ad Etienne, cercando l’aula di Trasfigurazione per la loro prima lezione.

 

“Figurati se la prestigiosissima Cimmeria può fare a meno della divisa… siamo in Inghilterra Mat, qui hanno una divisa per ogni cosa. Forse avrei dovuto chiedere indicazioni a mio fratello, questo posto è enorme…”

 

Etienne inarcò un sopracciglio, guardandosi intorno con lieve nervosismo mentre accanto a lui l’amico continuava a litigare con la propria cravatta. Ignorandolo, Etienne imboccò un corridoio che, secondo la cartina che teneva in mano, avrebbe dovuto portare all’aula di Trasfigurazione…. O almeno, lo sperava: l’ultima cosa che gli serviva era di arrivare in ritardo alla loro prima lezione.

 

“Rilassati ET, non ti mangeranno se arriviamo con cinque minuti di ritardo… E poi mi spieghi dove cavolo l’hai presa, quella cartina?”

 

“Scusatemi!”

 

Una voce femminile e dal forte accento americano fece voltare Etienne prima di poter rispondere, esattamente come Mathieu, che smise finalmente di torturarsi la cravatta blu mentre rivolgeva la sua attenzione sulla ragazza che si stava avvicinando al duo.

 

“Avete Trasfigurazione, per caso?”

 

“Si.”

 

I due risposero in sincronia, Mathieu con un tono decisamente più allegro visto che amava la materia in questione. Camila sorrise con evidente sollievo, allungando allegramente una mano in direzione di Mathieu:

 

“Meno male, altrimenti mi sarei persa… Camila. Siete nuovi anche voi, giusto?”

 

“Si… io sono Mathieu, lui è Etienne.”

 

Etienne fece un passo avanti per stringere a sua volta la mano a Camila, leggermente grato a Mathieu per non averlo presentato come era solito fare, ovvero con il soprannome “ET”, affibbiatogli da bambino.

 

“Piacere di conoscervi. Siete francesi? Si sente dall’accento…”

 

“Si, tu invece sei americana, direi… Ma credo sia meglio rimandare le presentazioni e andare in classe, mio fratello mi ha detto che l’insegnante di Trasfigurazione è praticamente fissato con la puntualità.”

 

Etienne girò sui tacchi per avvicinarsi con aria risoluta alla porta che doveva, almeno in teoria, portare alla lo destinazione… alle sue spalle invece Mathieu e Camila lo seguirono continuando a chiacchierare allegramente, apparentemente incuranti di poter arrivare in ritardo a lezione.

 

Prima di bussare alla porta Etienne rivolse all’amico un’occhiata eloquente, intimandogli silenziosamente di smetterla di fare conversazione e di dargli retta una volta tanto, ma Mathieu gli rivolse un sorrisetto divertito, segno che come al solito non l’avrebbe fatto.

 

Etienne roteò lo occhi con aria esasperata, decidendosi a bussare finalmente alla porta prima di aprirla, ritrovandosi davanti ad un’aula affollata e ad un insegnante seduto dietro la cattedra.

 

“Ah, eccovi finalmente… avete avuto problemi a trovare la classe?”

 

“Si… ci scusi.”     Etienne si stampò un sorriso colpevole in faccia, esattamente come i due compagni, in una perfetta imitazione di angioletti innocenti. Jefferson sbuffò e fece un cenno con la mano, invitandoli ad entrare senza aggiungere altro, dandogliela liscia giusto perché appena arrivati alla Cimmeria.

 

“COSA? NON DICE NULLA? IO NON LO ACCETTO!” 

 

Frankie fece per alzarsi ed esprimere tutto il suo sdegno ad alta voce, ma fortunatamente Adrianus ebbe la prontezza di riflessi di afferrarla e rimetterla seduta, sbuffando con aria esasperata:

 

“Frankie, cosa credi di fare? Non puoi certo dirgli cosa deve o non deve fare!”

 

“No… ma posso dargli qualche lecito suggerimento. Se fossi stata io ad arrivare in ritardo, a quest’ora sarei già a pulire il giardino.”    Frankie sbuffò, incrociando le braccia al petto con cipiglio torno e fulminando l’insegnante con lo sguardo, inviandogli silenziosamente qualche maledizione.

 

“Beh, allora cerca di non tardare mai quando si tratta di Jefferson, lo sai com’è fatto… Alexa, diglielo anche tu!”

 

Adrianus lanciò in direzione della rossa una chiara richiesta d’aiuto, che però tardò ad arrivare: Alexa sentendosi chiamare sui voltò di scatto verso di lui, esitando per un attimo e guardandolo con aria persa:

 

“Eh? Scusa Steb, dicevi?”

 

“Oh signore… niente Alexa, lascia stare… torna pure nel mondo dei sogni.”  Il ragazzo sospirò, dichiarandosi arreso mentre invece Frankie ridacchiava, come al solito divertita dall’abitudine dell’amica di avere la testa per aria.

 

La rossa sfoggiò invece un piccolo sorriso colpevole prima di voltarsi verso la cattedra, costretta a prestare attenzione alla lezione donde evitare un qualche rimprovero.

 

Intanto, nel banco dietro a quello occupato dall’inusuale trio, nemmeno Isabelle Van Acker sembrava avere molta voglia di prestare attenzione alla lezione che già di per se non aveva mai apprezzato molto, sia per la materia in questione che per l’insegnante: la ragazza continuava infatti a spostare lo sguardo da Camila, seduta in primo banco, a Phoebe, che aveva preso invece posto come al solito in penultima fila.

 

“A che cosa stai pensando?”

 

La voce di Alastair la riscosse, voltandosi verso di lui e stringendosi nelle spalle con quanta più noncuranza le riuscì.

 

“Niente.”

 

“Ti conosco meglio di chiunque altro, Belle… cosa c’è? Riguarda Phoebs?”   Alastair sorrise, sfiorandole il palmo della mano con le dita mentre l’amica non accennava a voler alzare lo sguardo, tenendo gli occhi verdi puntati dritti sul suo libro: le era sempre risultato molto difficile mentire guardandolo in faccia, e Alastair ne era perfettamente consapevole.

 

“Forse… ma non posso dirtelo io Al, non sono affari nostri.”   

 

“Non vuoi confidarti nemmeno con me? Mi ritengo sinceramente offeso, sappilo.”     Il ragazzo sbuffò debolmente, incrociando le braccia al petto e rivolgendole l’occhiata più sdegnosa che riuscì a trovare, facendola sorridere mentre gli dava una pacca sulla spalla:

 

“E’ inutile che fai gli occhi dolci Al, io non cedo. Lo dovresti sapere, visto che mi conosci meglio di chiunque altro.”

 

Isabelle sfoggiò un sorrisetto che lo fece sbuffare, arrendendosi alla cocciutaggine della ragazza e al fatto che non avrebbe mai parlato, se non voleva farlo.

 

                                                                                       *

 

“Riprendere le lezioni è a dir poco un trauma…”    Jackson sbuffò, lanciando un’occhiata all’orologio e pregando il tempo di passare in fretta: dopo neanche un’ora, era già stanco… non era un’ottima prospettiva, di fronte ad un intero anno scolastico.

 

Jude non disse niente mentre, dopo aver portato a termine in anticipo il compito assegnato da Jefferson, scarabocchiava sul quaderno di pelle nera che si portava sempre appresso, anche se nessuno aveva ben chiaro che cosa scrivesse.

Si astenne dal dire che lui preferiva di gran lunga restare alla Cimmeria piuttosto che tornare a casa durante le vacanze… in effetti quando, il girono prima, aveva rivisto la scuola aveva quasi tirato un sospiro di sollievo.

 

Jackson rivolse al compagno di banco un’occhiata in tralice, non osando chiedergli che cosa stesse scrivendo anche se avrebbe voluto saperlo… decise invece di cambiare argomento, ponendogli una domanda alla quale, ne era certo, avrebbe risposto:

 

“Venerdì giochi?”

 

“Non lo so… forse.”       Jude si strinse nelle spalle, senza nemmeno accennare ad alzare lo sguardo dal suo quaderno.

 

“Beh, quando avrai deciso fallo sapere a me o ad Al, per favore… così ci organizziamo.”

 

Jackson sorrise, quasi gongolando e non vedendo l’ora che arrivasse il fine-settimana: adorava il Quidditch, e non prendeva parte ad una partita con i compagni di scuola ormai da troppo.

 

“Credo che farò sapere a te, non muoio dalla voglia di intrattenere una conversazione con Shafiq.”

 

“Ti basterebbe conoscerlo meglio per apprezzarlo di più, a mio parere… credo che troppe persone si fermino alle apparenze.”

 

“Non essere sciocco Wilkes… io non mi fermo mai alle apparenze. So più cose di quel ragazzo di quante ne sappia tu, probabilmente.”

 

Jude alzò lo sguardo dalle pagine per la prima volta dopo diversi minuti, puntando gli occhi su Jackson e rivolgendogli un piccolo sorrisetto enigmatico senza aggiungere altro. Jackson contrasse la mascella ma non disse niente: un po’ era abituato alle frasi sibilline di Jude Verräter, e un po’ sapeva che infondo, forse, aveva ragione.

 

                                                                                *

 

“Scusate, posso sedermi qui?”     Camila rivolse alle due ragazze uno sguardo quasi speranzoso, tirando un mezzo sospiro di sollievo nel vedere un sorriso allegro comparire sul volto della rossa, che annuì senza alcuna esitazione:

 

“Ma certo, siediti pure.”  

 

“Grazie…”   Camila sorrise, prendendo posto alla ragazza dai capelli castani. Erano entrambe in classe con lei, ma non era assolutamente certa di ricordare i loro nomi, se non che erano entrambi abbastanza lunghi e un po’ insoliti.

 

“Figurati, siamo liete di fare da Comitato di Benvenuto… io sono Alexa, lei è Frankie. Camila, vero?”

 

Camila annuì, rivolgendo un sorriso ad Alexandrine mentre Francisca restava in silenzio, limitandosi a sorridere leggermente alla nuova arrivata.

 

“Si, esatto… Camila Selwyn-Holt.”

 

“Grande, un’altra Selwyn… non sarai mica parente di Phoebe?”   Alexa piegò le labbra in una specie di smorfia, accennando col capo alla suddetta ragazza, seduta a qualche tavolo di distanza in compagnia di Isabelle, come sempre.

 

Camila esitò di fronte a quella domanda, non sapendo che cosa rispondere: in effetti lo era eccome, e anche piuttosto stretta… ma forse la sorellastra non moriva dalla voglia di farlo sapere a tutta la scuola, almeno non al primo giorno.

 

“Io… si. In un certo senso sì, ma non ci siamo praticamente mai conosciute. Lei com’è?”

 

“Un tipo.”     Frankie inarcò un sopracciglio, rivolgendo all’amica un’occhiata chiaramente scettica, come a volerle chiedere che cosa intendesse con quella definizione poco usuale.

 

Alexa d’altro canto sgranò leggermente gli occhi, come a volere dire di non poterla criticare di fronte ad una parente che nemmeno la conosceva… il tutto sotto lo sguardo vagamente perplesso di Camila, che spostava gli occhi dall’una all’altra, chiedendosi che cosa si stessero dicendo non verbalmente.

 

“Beh… diciamo che non è molto socievole. Noi non la conosciamo molto bene, diciamo che non attacca bottone con chiunque, è una persona un po’ diffidente e non è facile avvicinarla.”

 

Ah, meraviglioso… di bene in meglio

 

Camila abbassò lo sguardo sul suo piatto, chiedendosi se sarebbe effettivamente riuscita ad avvicinarsi alla sorella: se era già poco socievole di suo, difficilmente le avrebbe permesso di crearci un rapporto.

 

“Ma ripeto, noi non la conosciamo bene… dovresti chiedere ad Isabelle Van Acker, sono molto amiche. E’ la ragazza seduta vicino a lei.”  Alexa indicò Isabelle con un cenno del capo, facendo voltare Camila nella direzione delle due ragazze.

Gli occhi dell’americana si posarono sulla ragazza seduta accanto a sua sorella, intenta a chiacchierare con un ragazzo dai lisci capelli castani che le dava le spalle. Probabilmente Isabelle si sentì osservata, perché i suoi occhi si spostarono dritti su di lei, osservandola con evidente curiosità… le sorrise appena prima di rivolgersi di nuovo ad Alastair, gesto che quasi accese una lampadina nella mente di Camila: qualcosa le diceva che Isabelle sapesse chi era, a differenza di tutti gli altri.

 

O meglio, quasi tutti.

 

                                                                                 *

 

“Tu sai esattamente che cos’è, questa Night School?”

 

Ad Adrianus la pasta andò quasi di traverso nel sentirsi porre quella domanda, decisamente inaspettata considerando che Etienne Lacroix era arrivato alla Cimmeria solo il giorno prima.

 

“Perché, voi cosa sapete?”   Adrianus tossicchiò, schiarendosi la voce dopo essersi ripreso mentre sia Etienne che Mathieu, seduti di fronte a lui, si stringevano nelle spalle:

 

“Nulla… ma ieri sera mi annoiavo talmente tanto che mi sono persino messo a leggere il regolamento della scuola… e questa Night School è citata più di una volta. Siamo solo curiosi, nella nostra vecchia scuola non c’erano gruppi segreti e cose del genere.”

 

“Esattamente… ho chiesto a mio fratello, ma si è cucito la bocca alla velocità della luca e se l’è praticamente filata.”   Etienne sbuffò, lanciando un’occhiata vagamente torva in direzione del tavolo degli insegnanti, dove so fratello maggiore Laurent stava chiacchierando tranquillamente con dei colleghi.

 

“Aspetta… fratello?”   Adrianus si accigliò, scrutando Etienne come se stesse cercando di ricordare qualche altro studente con il suo cognome… solo dopo qualche istante capì, sgranando leggermente gli occhi chiarissimi:

 

“Lacroix… sei il fratello del prof?”

 

“Già… non so ancora se la cosa mi piace oppure no.”   Etienne sorrise appena, appuntandosi mentalmente di non iscriversi al corso di Babbanologia per nessuna ragione: non solo non gli serviva essendo Nato Babbano, ma non aveva nemmeno voglia di farsi assegnare compiti dal suo stesso fratello.

 

“Non vi somigliate per niente… ad ogni modo, tornando alla Night School… non ne so molto più di voi, temo. Come avete letto nessuno sa con certezza chi ne faccia parte o soprattutto che cosa facciano, anche se ovviamente tutti fanno le proprie ipotesi.”

 

“Ad esempio, secondo te chi ne fa parte?”

 

Adrianus sfoggiò un sorrisetto di fronte alla domanda di Mathieu, guardandolo con aria quasi divertita:

 

“Sono sicuro che presto avrete qualche idea anche voi… Non vi voglio rovinare il divertimento di cercare di capire chi sia nel gruppo o meno. Fidatevi, non è difficile farsi delle ipotesi.”

 

Alle parole di Adrianus, che continuò a sorridere con una nota beffarda nello sguardo, Etienne e Mathieu si scambiarono un’occhiata leggermente perplessa: o anche lui ne faceva parte e li stava prendendo in giro, oppure non sapeva davvero della Night School… probabilmente, solo il tempo avrebbe fornito una risposta sulla questione.

 

                                                                                *

 

 

Assottigliò leggermente gli occhi, senza smettere di tracciare linee dritte e curve con il carboncino nero che teneva in mano, dando lentamente vita a due volti sulla carta fino a poco prima bianca.

 

Da bambini, Alastair le diceva che sembrava far prendere vita alla carta, che i suoi disegni sembravano sul punto di animarsi, saltando fuori dalle pagine… una volta rideva di fronte a quelle parole, ma con il passare del tempo aveva smesso di farlo, rendendosi lentamente conto del potere che un segno scritto poteva effettivamente avere.

 

Non sapeva nemmeno perché le stesse disegnando… aveva preso in mano il carboncino e si era messa a disegnare senza sapere bene cosa raffigurare: quasi senza accorgersene, aveva ritratto due persone che conosceva, o almeno in parte.

 

Sospirò debolmente, mordendosi il labbro mentre sfumava con le dita gli occhi di entrambe.

 

Non poteva continuare così per sempre… il problema andava affrontato prima o poi, Isabelle lo sapeva. Solo, non era certa che la sua migliore amica ne fosse cosciente.

 

Appoggiò il carboncino sul tavolo, incurante delle dita ormai nere mentre osservava il suo disegno, immobile sulla sedia che aveva occupato. 

 

Osservò il volto di Phoebe che aveva disegnato senza problemi, conoscendolo ormai a memoria… in realtà non aveva riscontrato difficoltà nemmeno con il viso di Camila, con sua somma sorpresa. La sua memoria fotografica aveva colpito un’altra volta, a quanto sembrava.

 

Diverse, incredibilmente diverse… nessuno avrebbe mai potuto pensare che avessero un legame di sangue, o almeno in parte.   Isabelle osservò il suo disegno, chiedendosi cosa sarebbe uscito da quella storia… aveva la sensazione che non sarebbe stato facile quel primo periodo di scuola, specialmente per Phoebe anche se avrebbe fatto di tutto e di più per non darlo a vedere. Nemmeno con lei.

 

Sapeva che non erano affari suoi e non sapeva nemmeno perché ci pensasse tanto… forse avrebbe semplicemente dovuto lasciare che Phoebe se la vedesse da sola, facendo i conti con la sua stessa famiglia.

 

Sbuffando debolmente, Isabelle lasciò il quaderno sul tavolo prima di chiuderlo, ordinandosi mentalmente di non mettersi nei guai e di provare a restarne fuori… quell’anno ne avrebbe avute abbastanza in ogni caso, di preoccupazioni.

 

“E’ sua sorella, vero?”

 

Isabelle si voltò, restando impassibile di fronte alla voce decisamente familiare e per nulla sorpresa di trovarsi davanti Jude.

 

“Tu che ne sai?”

 

“Lo sai, io so tutto di tutti… mi chiedo solo perché Phoebe non vuole che si sappia.”

 

“Avrà le sue ragioni, come tutti noi. Solo gli stupidi rendono totalmente partecipi gli altri della loro vita, Jude.”

 

“Vero… ma a volte non serve sbandierare le cose ai quattro venti perché il prossimo le colga. Perlomeno, non quando il prossimo in questione sono io.”

 

Jude le rivolse un sorrisetto, facendole alzare gli occhi al cielo prima di voltarsi di nuovo verso il tavolo, tornando a dargli le spalle.

 

“Certo, dimenticavo che fai concorrenza a Sherlock Holmes, tu… Anche se non ho ancora capito questo bisogno smisurato di essere indomato di tutto. Mi dica detective, che cosa sa di Isabelle Van Acker?”

 

“Se te lo dicessi, che divertimento ci sarebbe?”

 

Isabelle si voltò con tutta l’intenzione di replicare, ma le parole le morirono in gola nel ritrovarsi nuovamente sola. Sbuffando debolmente la ragazza prese il suo quaderno e lo infilò nella borsa, stringendo la tracolla quasi come se temesse che qualcuno potesse spuntare da dietro l’angolo e portargliela via mentre si alzava per uscire dalla Sala Comune: a volte, Jude Verräter aveva il potere di renderla nervosa e a disagio come nessun’altro.

 

                                                                                *

 

“Sai, qualcosa mi dice che non è soltanto una specie di club dove un branco di ragazzi viziati si trovano per giocare a poker o bere…”

“Perché proprio il poker?”

 

“E’ solo uno stereotipo Mat, hai capito cosa intendo! Insomma, se non fosse una cosa importante non ne avrebbero fatto cenno nel Regolamento… Secondo me è una cosa più grande di quanto non vogliano lasciar credere.”

 

Mathieu roteò gli occhi scuri di fronte alle riflessioni dell’amico, astenendosi dal chiedergli perché avesse già iniziato a fare lo Sherlock Holmes dopo essere arrivato in Inghilterra da nemmeno un giorno…

Etienne, mentre si dondolava sulla sedia con aria pensierosa, sembrava pensare sinceramente quello che stava dicendo… e da una parte, Mathieu era d’accordo con lui:

 

“Beh, forse… non possiamo saperlo, immagino.”

 

“Chiederò a mio fratello, di certo sa più di quanto non mi voglia lasciar credere…. Non lo so Mat, secondo me c’è qualcosa sotto.”

 

“Secondo me stai diventando paranoico…”

 

“E chi non lo è, di questi tempi? Da Giugno il mondo intero è diventato praticamente isterico, con la storia di Tu-Sai-Chi…”

 

Etienne sbuffò, spostando lo sguardo fuori dalla finestra per guardare la campagna praticamente sconfinata che circondava la scuola. Era molto diverso da Beauxbatons, senza alcun dubbio… doveva ancora capire se la cosa gli faceva piacere o meno.

 

“Su questo non ci piove, ma cosa centra Tu-Sai-Chi con la Night School?”

 

“Niente, assolutamente niente… era solo per dire.”

 

                                                                              *

 

Quando la porta si chiuse alle sue spalle Jackson tirò quasi istintivamente un sospiro di sollievo, sfilandosi il maglioncino blu e lasciandolo sul letto prima di avvicinarsi alla scrivania.

Si lasciò cadere sulla sedia bianca, sollevato che quella prima giornata fosse giunta al termine.

 

Gli occhi azzurri del ragazzo si posarono sul ripiano di legno perfettamente levigato della scrivania, sorridendo istintivamente nel vedere un foglietto ripiegato appoggiatoci sopra… un foglietto che, di certo, non aveva lasciato lui e che portava lo stemma della Cimmeria sopra, nel consueto inchiostro blu.

 

Senza pensarci due volte il ragazzo lo prese, spiegandolo mentre il sorriso sul suo volto si faceva sempre più largo: aveva aspettato praticamente tutto il giorno di ricevere notizie… e finalmente poteva dirsi soddisfatto.

 

Dopo aver letto il breve messaggio Jackson ripiegò il biglietto per poi lasciarlo di nuovo sulla scrivania, non curandosi di buttarlo visto che come sempre si sarebbe auto-incendiato pochi secondi dopo.

 

Si alzò, stiracchiandosi mentre si toglieva le scarpe nere, lasciandole sul pavimento senza curarsi di metterle a posto prima di sedersi sul letto senza smettere di sorridere: non vedeva l’ora di prendere parte al primo incontro dell’anno… qualcosa gli diceva che i mesi successivi sarebbero stati differenti rispetto agli anni precedenti trascorsi alla Cimmeria.

 

 

 

 

 

 

 





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Angolo Autrice:

Inizio col scusarmi per il ritardo, spero che mi perdoniate visto che il capitolo è abbastanza lungo.
Il seguito arriverà di sicuro in settimana, ma ho bisogno che rispondiate ad una domanda: il vostro OC prenderebbe parte ad una partita di Quidditch? E che ruolo ricoprirebbe se sì?

Prima rispondete, prima arriverà il capitolo.

Ah, ultima cosa... ho notato molte preplessità per il soprannome di Adrianus, "Steb"... è un'abbreviazione del cognome XD

Spero che vi sia piaciuto, ci sentiamo tra qualche giorno con il seguito... a presto!

Signorina Granger
   
 
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