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Autore: Rohhh    13/11/2016    2 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 38

 

«Stamattina, dici?» biascicò Ashley da sotto le coperte, si girò di fianco e avvicinò le ginocchia al petto, rannicchiandosi e affondando la guancia nel cuscino.

«Ma sì, dai!» la voce squillante di Sophia martellò nel suo orecchio dal cellulare, Ashley fu costretta ad allontanarlo ed emise un verso strozzato di fastidio mentre serrava gli occhi e si massaggiava la fronte con un delicato movimento delle dita.

Il mal di testa la stava già uccidendo e la sua giornata non era ancora cominciata.

Quella notte era stata orribile, nonostante la presenza rassicurante di sua madre, non era riuscita granchè a chiudere occhio, i suoi pensieri volavano sempre a Matt e al fatto che l'indomani sarebbe partito e il sonno non era venuto in suo soccorso, purtroppo. Quando finalmente, stremata, era riuscita ad addormentarsi, l'orologio segnava già le cinque del mattino e appena qualche ora dopo era arrivata la telefonata di Sophia, soave come una cannonata.

Sospirò e rimase in silenzio, anche parlare le riusciva difficoltoso soprattutto adesso che si sentiva come scaraventata lì per sbaglio da un altro pianeta e per di più senza paracadute, ma Sophia non pareva voler accettare che qualcuno osasse spegnere il suo entusiasmo e quel mutismo proprio non lo gradì.

«Ashley, ma ci sei? - la richiamò, mostrando chiari segni di insofferenza – Sveglia! É Sabato e fuori sembra essere tornata l'estate! C'è un sole che spacca le pietre e le temperature si sono alzate rispetto alle medie del periodo! Ma non hai visto?» le domandò euforica.

Ashley accennò malvolentieri un movimento con la testa verso la finestra per controllare.

In realtà, per quanto la riguardava, poteva anche nevicare o esserci un tempo da isola tropicale fuori e non se ne sarebbe comunque accorta, le imposte della stanza erano ancora ben chiuse e non lasciavano trasparire alcun indizio sulle condizioni meteorologiche esterne.

Non che le interessasse molto a dire il vero, giaceva sepolta con le coperte tirate fin sopra al naso, intontita dal tepore che producevano, e stava cercando, con scarso impegno, di racimolare un po' di forza di volontà per alzarsi da quel letto, al quale sembrava inchiodata.

La sensazione opprimente che le sue gambe e braccia e l'intero corpo pesassero almeno il triplo, non la aiutava per nulla, anzi contribuiva a farla indugiare in quello stato di immobilità.

«Ah.. sì, certo che me ne sono accorta» mentì, provando a sollevarsi con un gomito e a ristabilire un contatto con il mondo circostante.

Sophia, dall'altra parte, aggrottò le sopracciglia e indossò un'espressione di estremo disappunto.

Il tono annoiato di Ashley non la convinceva per niente, odiava vedere la sua amica ridotta a un vegetale senza più voglia di reagire e non avrebbe accettato un rifiuto, anche a costo di andare lei stessa a casa sua, sequestrarla e tirarla fuori con la forza da quelle mura.

Non riusciva del tutto a capirla, l'amore non era tra le sue priorità del momento, desiderava viaggiare e conoscere culture e posti diversi e il suo obiettivo attuale era dare il massimo per poter vincere una borsa di studio che le avrebbe permesso di trascorrere un'esperienza all'estero e per questo una relazione stabile e duratura non era esattamente ciò che stava cercando. Non vedeva l'ora di poter andare via da quel paesino che tanto le stava stretto e dal quale non aveva potuto evadere per via delle sue condizioni economiche non proprio agiate.

In ogni caso, in campo sentimentale, in passato aveva dimostrato una personalità molto forte ed era stata sempre lei a chiudere le sue storie, senza remore o indecisioni. Non aveva sperimentato la sofferenza in amore e non concepiva il logorarsi per una persona, facendosi del male.

Ecco perchè proprio non riusciva ad accettare che Ashley ci mettesse tanto a farsene una ragione e a riprendere in mano la sua vita.

«Ashley, non dirmi che sei ancora a letto, vero? Ti sento strana dalla voce, sembri rintronata!» le disse con tono sospettoso e senza usare giri di parole. Erano ormai le 9 e la sua amica era sempre stata un tipo mattiniero, eppure il suo sesto senso le suggeriva che qualcosa era andato diversamente.

«Ma che dici? Sono già alzata da un pezzo, ci mancherebbe!» esclamò Ashley, rizzandosi di colpo a sedere sul bordo del letto e abbandonando il dolce conforto delle lenzuola. Il repentino cambio di temperatura la fece rabbrividire e i suoi muscoli si contrassero involontariamente per qualche secondo prima che si abituasse.

La domanda di Sophia le aveva conferito un insolito slancio, dovuto più che altro al timore che potesse scoprirla anche a distanza.

Da lei c'era da aspettarsi di tutto, ed Ashley aveva, ovviamente, dovuto dirle una bugia. Sapeva che si sarebbe arrabbiata a saperla apatica e passiva e non era dell'umore giusto per sorbirsi una delle sue ramanzine su quanto stesse esagerando e su come dovesse reagire e lasciarsi alle spalle quel ragazzo.

La facevano tutti facile, ma viverlo era diverso, era peggio di quanto potessero immaginare.

«Mmm... ok – mormorò Sophia, ancora un po' scettica, poi riprese a cinguettare allegra – allora sù, che ne dici? É la mattinata ideale per fare un giro e mangiare qualcosa all'aperto, oggi che si può!» le propose raggiante. Il tempo nelle loro zone non avrebbe retto ancora per molto con le temperature tiepide e ben presto avrebbe fatto ingresso un rigido inverno, perciò quella insolita giornata calda era una rarità e bisognava approfittarne.

Ashley riuscì miracolosamente a soffocare uno sbadiglio imminente che l'avrebbe tradita, poi riflettè qualche secondo, con lo sguardo intento a fissare il pavimento.

«Non lo so, veramente dovrei studiare, ci sono gli esami tra due settimane e sono un po' indietro» provò a trovare una scusa plausibile, si stiracchiò un braccio, tendendolo verso l'alto e inarcò la schiena per sgranchirla.

Le sue motivazioni non erano del tutto false, avrebbe dovuto sostenere davvero un esame tra poco o almeno ci avrebbe provato, visti gli ultimi accadimenti che l'avevano distratta inevitabilmente e impedito di prepararsi a dovere, ma la verità era che non aveva la minima voglia di uscire, stare in mezzo alla gente, sforzarsi di ridere e di fare la socievole quando il suo umore era più nero di una notte senza stelle.

Sophia sbuffò pesantemente ed Ashley udì forte e chiaro il suo mugolio di disapprovazione: era evidente che non l'avrebbe passata liscia così facilmente.

«Ma non puoi studiare di Sabato, persino io non lo faccio! Non possiamo sprecare questa giornata, sù Ashley, ti prego! E poi non penserai mica che il principe azzurro ti piombi direttamente a casa! Devi uscire, conoscere gente, vivere!» provò a esortarla, buttandola sullo scherzo e cercando di farle capire che doveva scrollarsi di dosso quell'aria funerea e deprimente e ritornare la sua amica di sempre.

Ashley roteò gli occhi esasperata. «Sophia...» la ammonì seria, augurandosi che l'amica comprendesse che la prospettiva di dover ripiegare su qualcun altro così presto non era di certo la tattica migliore per dimenticare Matt.

Non le interessava avere un ragazzo, non era mai andata alla ricerca spietata di conquiste, a differenza di altre sue coetanee.

Era abituata a stare sola, a contare esclusivamente sulle proprie forze e a non dover dipendere da nessuno, per lei l'amore era un sentimento che doveva aggiungere qualcosa a un individuo già perfettamente in equilibrio con sé stesso, e non colmare lacune o insicurezze.

In lui ci era inciampata senza volerlo, era entrato per caso nella sua vita e l'aveva migliorata, arricchita e non aveva bisogno di un sostituto.

Non voleva un fidanzato, un compagno per non restare sola, lei voleva Matt.

«Ashley, lo so che non ti va di pensare già a trovare un altro ragazzo e posso capirti, ma ti assicuro che non ti ho organizzato nessun appuntamento al buio e non ti sto proponendo di andare in giro a rimorchiare il primo che capita, ti sto solo chiedendo di passare una mattinata insieme e cercare di non pensare a nulla per qualche ora!» la supplicò e stavolta riuscì a smuovere qualcosa in lei e a convincerla. Sophia parlava per il suo bene e in effetti stare chiusa in casa non era una soluzione o la panacea a tutti i suoi mali.

«Ok, mi arrendo, usciamo!» dichiarò, infine, alzandosi definitivamente dal letto e dirigendosi verso la finestra per sbirciare fuori.

In effetti il sole era alto e luminoso, le accecava gli occhi con i suoi raggi prepotenti e adesso che era emersa da sotto le coperte, ne percepiva anche il calore sulla pelle. Spalancò le ante, lasciando che dell'aria pulita e fresca invadesse la camera.

«Perfetto! Sono contenta! - gioì Sophia, poi il suo tono si fece per un attimo preoccupato – ah, l'ho detto anche a Tyler e... mi ha detto che ci sarà, spero che per te non sia un problema. Ho saputo che ieri vi siete visti e ho pensato fosse tutto a posto. É così?» le chiese titubante, preoccupata di aver compiuto un passo sbagliato.

Ashley sussultò e il suo sguardo diventò scuro.

Ripensò al pomeriggio precedente, al viso di Tyler troppo vicino al suo in quel tentativo di baciarla e tentennò qualche secondo, indecisa se rivelarlo o meno a Sophia.

Stabilì alla fine che non era il caso di infastidirla con le sue paranoie più di quanto non avesse già fatto negli ultimi giorni e di rovinare la sua spensieratezza.

«Sì, va tutto bene, nessun problema se c'è anche lui!» si sforzò di risultare convincente e serena e parve essere riuscita nel suo intento perchè Sophia tirò un sospiro di sollievo.

«Meno male, pensavo di aver commesso un errore a invitarlo! - disse con una punta di amarezza nel rendersi conto di quanto i rapporti nel loro trio fossero diventati tesi e complicati - E gli hai già parlato? Gli hai raccontato di.. di lui?» domandò timidamente, evitando di pronunciare quel nome, che sapeva avere l'effetto di una pugnalata su Ashley.

«Non ancora, dobbiamo vederci in questi giorni per chiarire- abbassò lo sguardo - e comunque non credo che gli parlerò di quello che è successo quest'estate, lo farei solo soffrire di più e non ha senso...quella storia è finita, ormai» confessò all'amica, mentre si allontanava dalla finestra, la luce smise di illuminarla facendola ricadere nell'ombra.

Ci aveva riflettuto ed era arrivata alla conclusione che fosse inutile rivelare a Tyler di essere innamorata di un altro e di averci avuto una relazione. Il risultato non sarebbe cambiato, lei non lo amava e non lo avrebbe mai amato e questo a prescindere dall'esistenza di Matt, per questo non voleva ferirlo più di quanto fosse già obbligata a fare.

«Capisco»

Sophia perse gran parte dell'euforia che l' aveva animata prima, uno strano presentimento non l'abbandonava, veniva sempre in superficie e non la faceva stare tranquilla quando si prendeva quell'argomento spinoso. Aveva come la sensazione che qualcosa sarebbe andato storto e il presagio di dover trovarsi nel bel mezzo di due fuochi la spaventava.

Come avrebbe dovuto comportarsi se tra Ashley e Tyler fosse finita male? Le sue doti da mediatrice erano ottime, la comunicazione era il suo forte e ci sapeva proprio fare con le parole, ma sarebbe bastato quello per evitare una rottura drastica tra i suoi amici?

Era abbastanza preoccupata ma non le andava di darlo a vedere, per adesso voleva godersi quella giornata, scosse la testa come per voler spazzare via quei pensieri negativi.

Riprese a parlare con Ashley e dopo aver stabilito il luogo di incontro e il programma della mattinata le due ragazze si salutarono.

Ashley frugò tra i suoi cassetti, recuperò una maglietta a maniche corte, larga e comoda e la indossò , poi si sciacquò il viso con dell'acqua gelata, che la aiutò a svegliarsi definitivamente e legò i capelli in una piccola coda per quanto le fosse possibile, visto che erano corti e qualche ciocca sfuggiva sempre, ricadendole ai lati della faccia.

A passi lenti scese in cucina e vi trovò Phoebe e Peter, accoccolati sul divano a scambiarsi effusioni come al solito. Era incredibile come, nonostante stessero insieme da quasi otto anni, avessero ancora voglia di amoreggiare come una coppia di neofidanzati alle prime esperienze.

La coppietta si irrigidì immediatamente alla vista di Ashley, Phoebe sciolse l'abbraccio che la legava a Peter e i due si staccarono, assumendo delle posture artefatte e tese.

Ashley li salutò pacificamente, lanciando loro un'occhiata sospetta mentre passava accanto al divano per raggiungere il frigorifero e prendere uno yogurt per fare colazione.

Si accomodò al tavolo e, con fare piuttosto scocciato, cominciò a mangiare in silenzio.

Phoebe e Peter la osservarono senza muovere un muscolo, poi si scambiarono delle occhiate preoccupate che non sfuggirono ad Ashley.

Sembrava distratta e assorta ma, al contrario, era stata molto attenta a ciò che era accaduto al suo arrivo.

I due fidanzati non aveva smesso di tubare per pudore o riservatezza, anzi, normalmente non si curavano delle persone attorno a loro fino a risultare fastidiosi e a beccarsi qualche battutina acida o rimprovero bonario da parte degli abitanti della casa, perchè smettessero con quelle smancerie e le risparmiassero per i momenti in cui erano soli.

Era la prima volta che usavano questo tatto con lei, ed Ashley capì che la vera ragione per cui l'avevano fatto era evitare di ferirla e di ricordarle che lei non aveva più nessuno da amare.

Per quanto il loro intento fosse nobile e premuroso nei suoi confronti, non riuscì a digerirlo, non voleva che provassero compassione o pena per lei.

Lanciò loro un'ultima occhiata furtiva e li vide ancora rigidi e accuratamente separati, sembravano più due amici che una coppia di fidanzati.

«Comunque potete riprendere a fare i piccioncini come sempre, nessuno si offende» proferì, mentre finiva il suo yogurt e lo metteva via.

Phoebe sussultò, poi guardò Peter in cerca di aiuto, il ragazzo si passò una mano tra i capelli castani chiari, nervoso, e cercò di rimediare a quella gaffe.

«Ehm... ti sbagli Ashley, ci stiamo solo godendo un po' di relax, non dobbiamo per forza stare appiccicati!» provò a spiegare, guadagnandosi solo uno sguardo di Ashley per niente convinto.

«E poi non è vero che stiamo sempre a baciarci!» aggiunse Phoebe, incrociando le braccia al petto, con il tipico atteggiamento di chi, colto in fallo, si ostina a negare anche l'evidenza.

«Invece sì, siete disgustosi con tutte quelle smancerie, mi fate venire il diabete! - ribattè July, che aveva fatto irruzione in quell'istante e aveva captato le ultime frasi del discorso – per non parlare dei baci con la lingua, bleah!» esclamò, assumendo un'espressione schifata talmente buffa da strappare un sorriso persino ad Ashley.

«Ne riparliamo tra un paio di anni, ranocchietta quasi dodicenne, mi ricorderò di questa affermazione!» la prese in giro, ricordandole che tra due giorni sarebbe stato il suo tanto atteso compleanno.

July le fece una linguaccia, poi abbracciò Ashley per cercare la sua protezione e complicità.

«Scommetto che Ashley non le fa queste cose!» affermò con sicurezza, Phoebe scoppiò a ridere, mentre Peter le dava una leggera gomitata per farla smettere dato che la rossa aveva assunto un' evidente espressione di disagio.

«Le fa, eccome se le fa, non è vero Ashley?» sottolineò Phoebe divertita, ignorando palesemente i tentativi del suo ragazzo di farle notare il rossore sul viso di sua sorella.

«Si può sapere perchè si finisce sempre a parlare di cose imbarazzanti?! » sbottò scarlatta in viso, prima di scattare in piedi, eludendo la domanda e facendo sbellicare ancora di più Phoebe dalle risate.

Un sorriso le si era dipinto sulle labbra, però, in fondo quel siparietto con le sue sorelle le aveva risollevato il morale e adesso si sentiva molto più sveglia e attiva.

«Consolati Ashley, oggi cucino io a pranzo! Ti preparerò tante cose buonissime!» disse, raggiungendola e cingendole i fianchi.

«Oggi pranzo fuori con Sophia, mi dispiace» fu costretta a deluderla.

«Che? Allora non puoi venire con me e la mamma? Dobbiamo fare le ultime compere per la mia festa!» si lamentò July, si era convinta che almeno Ashley le avrebbe fatto compagnia, visto che Phoebe era impegnata con Peter.

«Lasciala stare July, Ashley fa bene a uscire e svagarsi con una giornata così bella!» la zittì Phoebe, lanciandole un'occhiata eloquente per farle capire che non doveva insistere. Era felice di sapere che sua sorella usciva e non rimaneva sigillata a casa a piangersi addosso.

Poco dopo Ashley era già pronta, faceva così caldo che era riuscita a indossare un vestito corto e un paio di sneakers leggere, accantonando per quel giorno le maglie pesanti che, da quando era tornata lì, aveva già dovuto tirare fuori dall'armadio.

Nancy la adocchiò mentre scendeva per accompagnare July in giro per negozi, le accarezzò i capelli e le sorrise.

«Esci?» chiese dopo aver notato che era già pronta e vestita.

«Sì, pranzo fuori con degli amici, mi dispiace di non poter venire con te e July» si scusò.

«Tranquilla, cerca di divertirti piuttosto, ok?» le raccomandò, accarezzandole il mento con la mano, le labbra di Ashley formarono un sorriso.

Era davvero liberatorio riuscire ad essere finalmente spontanea e naturale con sua madre.

Finito coi saluti, Ashley si diresse verso l'uscita di casa per aspettare che Sophia la passasse a prendere.

«Non dirmi che c'è anche Tyler!» le urlò dietro Phoebe alla quale quel pensiero era balzato in testa all'improvviso.

«Non sono affari tuoi!» le rispose malamente Ashley, spiazzandola e richiudendosi dietro la porta.

«Mia sorella è senza speranza!» borbottò mentre si gettava tra le braccia del suo fidanzato, che la strinse sorridendo, ormai fin troppo abituato a quelle scene.

 

«Papà... mi senti adesso?» riprovò per la terza volta Matt, dopo aver impostato il vivavoce al suo cellulare e averlo collocato sul cruscotto dell'auto, dove finalmente rimase fermo invece di cadere rovinosamente come le due volte precedenti. Ne erano seguite una serie abbastanza lunga di imprecazioni poco carine da parte del biondo e il bisogno impellente di fumarsi una sigaretta, al quale avrebbe subito provveduto se solo non fosse impegnato a controllare la mappa dal navigatore del telefono.

«Sì, non benissimo ma ti sento. Sei in viaggio? Non prende il telefono?» chiese Nathan, dall'altra parte della cornetta. Sentiva un forte rumore di vento e di auto in movimento e aveva intuito che suo figlio dovesse trovarsi per strada.

Matt ringraziò il cielo, almeno quel problema era risolto, poi abbassò il finestrino e lasciò che il vento gli rinfrescasse la fronte e gli scompigliasse i capelli.

Non aveva ancora avvisato suo padre del suo cambiamento improvviso di rotta e stava cercando di farlo da almeno mezzora se solo il suo telefono si fosse degnato di collaborare.

«Sì, più o meno, è proprio per questo che ti chiamavo. Volevo dirti che non sto tornando a casa, in realtà – poi si soffermò un attimo prima di rivelare la verità a suo padre, temendo una sua reazione che l'avrebbe messo in imbarazzo – sto andando da Ashley, nella sua città» mormorò infine, quasi sperando che non lo avesse sentito.

«Finalmente sei rinsavito e hai smesso di fare l'idiota! Meglio tardi che mai! - fu il commento di suo padre, Matt sospirò rassegnato, Nathan non sarebbe mai cambiato – comunque, scherzi a parte, sono felice che tu abbia capito che grande errore stavi commettendo, Ashley è una ragazza d'oro e se si è innamorata di uno scapestrato come te è meglio che non te la lasci scappare, sono sicuro che la distanza non vi farà più paura e vi auguro tutto il meglio, ragazzo mio» disse Nathan, non ci aveva quasi più sperato, ma evidentemente qualcosa nel cuore freddo di suo figlio era finalmente mutato e non poteva che fargli piacere. Gli venne in mente Monica e fu sicuro che anche lei la pensasse esattamente nello stesso modo e che adesso fosse contenta tanto quanto lui.

«Vaffanculo!» urlò Matt per tutta risposta.

«Beh, mi aspettavo un grazie papà, ma mi farò andare bene anche questo, sei mio figlio e mi prendo le mie responsabilità sulla tua educazione!» sentenziò Nathan, spiazzato da quell'esclamazione colorita.

«Non ce l'ho con te papà, ho sbagliato di nuovo strada, maledizione! - sbottò Matt, sapeva di dover stare attento, erano due ore ormai che viaggiava ed era sempre più vicino alla meta, ma quelle strade non le aveva mai percorse e continuava a confondersi mentre l'ansia di rivederla cresceva – grazie per le parole che hai appena detto, ti voglio bene, non sentirti troppo solo senza di me, tornerò presto!» lo rassicurò, mentre cercava disperatamente di raccapezzarsi e riprendere la giusta direzione.

«Non pensare al tuo vecchio, stà attento a dove vai e cerca di non perderti!» gli raccomandò, poi chiuse la chiamata.

Matt passò gli occhi dallo schermo del cellulare per controllare la mappa alla strada e ai cartelli, pregando di non sbagliare più.

Dovette ammettere di essere un po' nervoso e quello stato d'animo lo stava distraendo e facendo rallentare per via di tutti quegli errori di percorso. Serrò le dita sul volante e cercò di concentrarsi per evitare altre perdite di tempo.

Era partito da casa determinato e sicuro, ma più si avvicinava a lei, più saliva la voglia di rivederla mischiata all'ansia di non essere ben accetto e di venire respinto. Anche se all'inizio si era ripromesso di essere coraggioso, quella paura aveva preso man mano a insidiarlo, minando tutta la sua sicurezza.

Non poteva arrendersi, non ora, avrebbe affrontato quella prova e nel peggiore dei casi almeno non avrebbe potuto incolparsi di non aver fatto il possibile. Doveva essere forte e superare quel momento.

Sospirò pesantemente, poi i suoi occhi tornarono seri e caparbi.

Era sempre più vicino e ce l'avrebbe fatta.

 

Circa due ore e qualche altra distrazione dopo, Matt giunse finalmente nel paese di Ashley.

Era riuscito a rilassarsi solo quando ne aveva letto il nome sul cartello stradale e si era reso conto di aver superato ormai il grosso della fatica, anche se il momento più emotivamente duro doveva ancora arrivare.

Era stanco e accaldato dopo quattro ore di viaggio in auto sotto il sole di Settembre, ci aveva impiegato più del tempo previsto per colpa dei suoi numerosi errori che l'avevano costretto ad altrettante deviazioni, ma finalmente era arrivato.

Si arrotolò le maniche della sua maglietta grigia fino al gomito per il caldo, poi scese dalla macchina e cercò di orientarsi tra quelle strade sconosciute.

La città di Ashley sembrava minuscola rispetto alla sua, caotica, enorme e piena zeppa di gente sempre indaffarata e in movimento e la tranquillità e lentezza che si respirava in un certo senso ebbe un effetto calmante sui suoi nervi tesi.

Non ci mise molto a trovare la via, chiedendo a qualche passante e poco dopo si ritrovò davanti a un portone. La casa era semplice e non troppo grande, molto diversa dalla villa di Gregory.

Controllò l'indirizzo dal foglietto che le aveva dato sua madre e per essere sicuro di non sbagliare si avvicinò alla porta e lesse il cognome: era quello della madre di Ashley e tirò un sospiro di sollievo.

Non aveva sbagliato, si trovava proprio davanti alla porta della casa della ragazza che amava ed era l'unica barriera esistente tra loro due. Lei era lì, dietro quel muro e ad un passo da lui.

Quel pensiero lo incoraggiò e gli diede la spinta per non esitare e decidersi a bussare, sperando di trovarsi di fronte proprio Ashley.

Le sue aspettative furono però deluse quando, qualche secondo dopo, la porta si aprì, rivelando una ragazza alta e biondissima, dal viso angelico e con gli occhi azzurri, di un colore molto simile al suo, pesantemente truccati.

Dopo un primo momento di sorpresa Matt capì.

Doveva essere Phoebe, la sorella maggiore di Ashley, gliene aveva parlato spesso e la descrizione che ricordava corrispondeva alle fattezze della ragazza in piedi sulla soglia di casa.

Matt rimase un attimo interdetto, Phoebe alzò un sopracciglio per lo stupore, poi credendolo uno scocciatore, tentò di liquidarlo, senza nemmeno dargli il tempo di spiegare.

«Ah no, mi dispiace, non ci interessa nulla, qualunque cosa sia!» esclamò, con un finto sorriso smagliante, poi con aria di sufficienza fece per sbattergli la porta in faccia.

Matt la bloccò giusto in tempo, 'certo che Ashley aveva ragione' pensò, sua sorella aveva proprio un bel caratterino!

«Ma no! - si affrettò a ribattere, tenendo ferma la porta con una mano e attirando nuovamente l'attenzione della ragazza – non voglio venderti niente, cercavo tua sorella Ashley!» continuò, fissandola bene in viso.

Phoebe sgranò gli occhi teatralmente: un ragazzo cercava sua sorella?

«Eh?» la faccia della bionda diventava sempre più confusa e meravigliata, Matt sospirò rassegnato, la sua impresa si stava rivelando più difficile del previsto, abbassò lo sguardo e poi lo rialzò, facendo incrociare i suoi occhi con quelli altrettanto azzurri di Phoebe.

La ragazza rabbrividì per l'intensità di quello sguardo e parve avere finalmente un'illuminazione.

I suoi occhi si assottigliarono, come se si stesse di colpo concentrando, e cominciarono a scrutare attentamente la sua figura. Osservò i suoi capelli lunghi e scompigliati, quegli occhi così penetranti, il suo abbigliamento scuro e poco alla moda, che le ricordava un po' quello dei musicisti rock, notò la sua bellezza particolare e fuori dall'ordinario che non passava di certo inosservata e subito le vennero in mente i racconti di sua sorella su quel fantomatico ragazzo che tanto la stava facendo soffrire. Sembravano corrispondere esattamente al tipo che stava lì davanti a lei e che, guarda caso, aveva chiesto proprio di Ashley.

Improvvisamente la sua espressione cambiò radicalmente e da dubbiosa si fece agitata e sconcertata. La vide battersi una mano in fronte e spalancare la bocca, per poi gesticolare furiosamente senza tuttavia riuscire ad articolare parole di senso compiuto.

«Ma tu, non sarai per caso Matt?» chiese infine, quando parve essersi ripresa dalla shock.

Il ragazzo si aprì in un sorriso meraviglioso. Ashley doveva aver parlato di lui e la cosa lo riempì di gioia.

«Sì, sono io» ammise, finalmente.

«Oh cazzo! - esclamò Phoebe, incurante del suo linguaggio poco raffinato e cominciò ad agitarsi vistosamente e a diventare inquieta per poi assumere un'espressione disperata – mia sorella non è in casa, ma aspetta, so dov'è! Devi andare nella piazza principale, è qui vicino, non puoi sbagliarti! C'è un bar all'aperto con dei padiglioni gialli orribili, non puoi non notarlo!» gli urlò, ancora in preda a quell'isteria incontrollata.

«Grazie mille!» le sorrise Matt, prima di salutarla e voltarsi per correre via e cercare il luogo che le aveva indicato Phoebe.

«Ehi Matt!» si sentì chiamare quando già stava per imboccare una strada laterale. Si girò indietro e vide Phoebe, ancora sulla porta di casa, con le mani giunte al petto come in preghiera.

«Ti prego, trovala!» lo supplicò, gridando da lontano.

Matt le fece un cenno e rise, per poi sparire dietro l'angolo.

Phoebe rientrò in casa e rimase per un attimo con la schiena poggiata alla porta, chiuse gli occhi e sospirò.

'Sorellina mia, spero che tu possa essere felice!' pensò, il cuore le batteva a mille per l'ansia. Immaginò la faccia di Ashley quando lo avrebbe incontrato e pregò con tutta sé stessa che ogni cosa si sarebbe aggiustata, che non dovesse più stare male.

Peter la raggiunse, insospettito dalla sua lunga assenza e la trovò lì, immobile e pensierosa.

«Chi era alla porta?» le chiese, curioso.

«Un miracolo, forse!» rispose Phoebe sorridendo e gettandosi tra le braccia del suo ragazzo, che la strinse a sé con uno sguardo attonito, in attesa di qualche spiegazione in più.

 

Matt chiese qualche indicazione per strada e dopo aver percorso alcune strade secondarie, si ritrovò su un viale alberato molto più largo e alla fine di questo, riuscì già a intravedere un grande slargo.

Quella doveva essere la piazza di cui parlava Phoebe.

Senza poter controllare le sue gambe, si ritrovò a correre forsennatamente, era quasi arrivato, stavolta l'avrebbe vista e una marea di emozioni contrastanti imperversarono dentro il suo animo.

Provava una gioia incontenibile al pensiero di poterla rivedere, toccare, sentire la sua voce e respirare il suo profumo, ma anche un forte terrore che lei non volesse nemmeno parlargli o sentire ciò che aveva da dirle, che fosse già in compagnia di qualcun altro, magari proprio di quel Tyler. Dopotutto lui era innamorato di Ashley e poteva averla consolata in quei giorni, e chissà, anche riconquistata.

Forse non aveva fatto in tempo, forse era stato tutto inutile e si sarebbe incolpato a vita di averla lasciata andare, senza dirle quello che provava davvero, per quella stupida paura di sé stesso,di rovinare tutto, della distanza.

Il respiro gli diventò affannato, non solo per la corsa ma per quel nodo in gola che gli si era formato e che lo soffocava.

Ashley era l'unica ragazza che lo avesse mai aiutato a capire sé stesso, che avesse creduto in lui e non si fosse fermata alle apparenze esteriori e lui la amava e ora voleva gridarlo al mondo se solo fosse stato possibile.

Un'altra chance era ciò che desiderava, solo quello gli bastava, non chiedeva altro.

La strada giunse al termine e davanti a lui si spalancò la piazza. Matt si guardò intorno mentre cercava di riprendere fiato, cercò con la vista i padiglioni gialli di cui aveva parlato Phoebe e non ci mise molto a individuarli, come gli aveva anche detto la ragazza, era impossibile sbagliarsi.

Si avviò correndo e vide i tanti tavoli del bar pieni di gente e tra quella doveva esserci anche Ashley.

Si fermò al centro della piazza per riprendere fiato e tentare di rintracciarla tra la folla.

Ashley intanto era seduta con Sophia e Tyler, chiacchierava con loro ma aveva un'aria distratta e pensierosa. Tyler la osservava quasi in continuazione, puntandole i suoi occhi castani che lei cercava di evitare, soprattutto dopo l'episodio del giorno prima. Sapeva che si sarebbero dovuti incontrare di nuovo prossimamente e la cosa la teneva un po' in ansia anche se ormai aveva deciso di affrontarla senza ripensamenti.

«E quindi alla fine sono dovuta tornare tre volte prima di poter parlare col professore, ma vi rendete conto? Tre volte! Nemmeno fosse il Presidente di chissà quale nazione!» si lamentò Sophia, Tyler commentò con qualche battuta, Ashley annuì svogliatamente poi alzò lo sguardo, senza avere intenzione di guardare un punto preciso, ma la sua attenzione fu attratta da una figura in lontananza che le sembrava terribilmente familiare.

Smise all'istante di prestare ascolto alle parole dei suoi amici e allungò istintivamente il collo per osservarla meglio, accorgendosi che si faceva sempre più vicina.

Matt l'aveva scorta alla fine, i capelli rossi di Ashley, illuminati dal sole che splendeva quella mattina non erano stati poi così difficili da individuare e così aveva preso ad avanzare verso la sua direzione.

Ashley sgranò gli occhi e li tenne fissi su quella sagoma, adesso distingueva un ragazzo e il cuore le fece un tuffo così violento che per un attimo credette di morire.

La gente intorno a lei scomparve come per magia e le orecchie le si attutirono, facendolo giungere i rumori e le voci come distanti e ovattate.

No, era impossibile, si disse. Doveva per forza essersi sbagliata o avere le allucinazioni.

Eppure quel giovane si avvicinava sempre di più e sembrava proprio lui, sembrava Matt.

Ashley cominciò a tremare senza controllo, si chiese se quella non fosse la volta buona che la sua sanità mentale l'avesse abbandonata e fosse andata a quel paese definitivamente e adesso vedesse anche Matt in giro per strada. Ci mancava solo quello e già si immaginava in qualche reparto psichiatrico da film dell'orrore a fare da cavia a uno strizzacervelli senza scrupoli.

Si stropicciò gli occhi più e più volte, fino a tormentarseli e sperare che quella visione sparisse, ma ogni volta che li riapriva quel ragazzo era lì, sempre più vicino e sempre più nitido.

Il sole lo illuminava per intero, i suoi capelli chiari splendevano e sembrava affaticato, stanco.

Adesso si era fermato. Non sembrava Matt, lo era.

La fissava con gli occhi spalancati, non i suoi soliti, sicuri e pungenti, piuttosto sembravano impauriti e smarriti, ma Ashley li avrebbe riconosciuti tra milioni.

Ancora incredula, nonostante l'evidenza, scattò in piedi come una molla, facendo trasalire i suoi amici.

«Ashley ma che ti prende?» fece Sophia, che si era persino portata una mano sul petto per lo spavento.

Ma Ashley non sentiva più nulla, rimaneva con lo sguardo fisso sul presunto Matt, che adesso le sorrideva.

Senza indugiare oltre e fregandosene di sembrare una pazza, Ashley abbandonò il tavolo e scattò in avanti, facendo zig zag tra i tavoli, mentre le gambe le erano diventate così molli da non sentirle e aveva l'impressione di galleggiare in aria. I battiti accelerati del cuore la scuotevano ma lei continuava a correre verso quel ragazzo e i suoi occhi si inumidirono involontariamente.

Sophia e Tyler, completamente esterrefatti dal comportamento dell'amica, guardarono entrambi nella direzione in cui stava correndo e la videro fermarsi a pochi metri da un ragazzo biondo che non avevano mai visto prima.

Tyler aggrottò le sopracciglia: chi era quel tipo e perchè Ashley aveva reagito in quel modo appena l'aveva visto? La gelosia cominciò ad assalirlo.

Sophia, invece, continuava a fissare quella scena e un sospetto si fece strada dentro di lei.

Ashley raggiunse Matt, adesso gli era talmente prossima da poterlo toccare se solo avesse compiuto qualche altro passo, lo vide abbassarsi e poggiare le mani sulle ginocchia per riprendere fiato e quando rialzò lo sguardo i suoi occhi la colpirono.

Erano proprio i suoi, non si era sbagliata, sembravano reali e così vicini a lei.

Forse stava sognando e tra poco si sarebbe risvegliata, sì, doveva essere proprio così.

Non aveva il coraggio di avvicinarsi e sfiorarlo, perchè se si fosse accorta che non era vero ma solo un' illusione il suo cuore non avrebbe tollerato di perderlo una seconda volta, non lo avrebbe sopportato.

Matt si passò velocemente una mano fra i capelli per allontanarli dagli occhi e godere appieno della sua immagine. Era bellissima come al solito, con i suoi capelli ramati luminosi e gli occhi, dolci e luccicanti, forse per colpa delle lacrime che li stavano invadendo.

In quel momento avrebbe solo voluto abbracciarla e baciarla e non farla mai più andare via. Sperò solo che per lei non fosse una sorpresa sgradita e cercò disperatamente qualche segnale sul suo viso che glielo facesse capire.

Ashley stava ferma immobile, aveva le mani giunte sul petto, come se volesse trattenersi il cuore per paura che le saltasse fuori e si chiese perchè non gli si avvicinasse, perchè non si fosse gettata tra le sue braccia e i suoi occhi apparissero così tristi.

Una tremenda inquietudine lo avvolse e temette che la peggiore delle sue ipotesi si stesse materializzando davanti a lui, come un incubo che prende vita.

«Matt? - mormorò finalmente Ashley, la sua voce era spezzata e quasi impercettibile – ma tu... che...» balbettò, incapace di formulare una domanda decente.

«Ashley, mi dispiace, non ce l'ho fatta – cominciò a parlare affranto, mentre lei lo ascoltava, immobile come una statua – mi mancavi da morire e ho capito solo ora quanto vigliacco sono stato con te. Ti ho fatto andare via senza impedirlo, nascondendomi dietro paure e scuse senza senso, ferendoti e comportandomi da idiota. La verità è che troppo spesso ho avuto terrore dei sentimenti e delle loro conseguenze, nella mia vita ho solo combinato un casino dopo l'altro con le persone a cui tenevo e...non volevo farlo anche con te ma...nel tentativo di proteggerti ti ho fatto del male e ho distrutto la cosa più bella che mi fosse capitata. Io ti giuro che se non vuoi, se mi odi e non ne vuoi più sapere di me, lo capisco e sparirò, non mi intrometterò nella tua vita e non mi vedrai mai più, ma se deciderai di darci una seconda possibilità, ti prometto che non la sprecherò, farò l'impossibile per starti accanto – Ashley tremava, la voce rotta di Matt le arrivò dritta nell'anima e quasi non credette a ciò che le sue orecchie stavano sentendo, guardò i suoi occhi, deboli e sinceri e i suoi si riempirono di lacrime – puoi starne certa perchè... io ti amo Ashley, perdonami se non te l'ho detto prima.» confessò Matt, e nonostante l'ansia di sapere quale sarebbe stato il suo responso, si sentì già più leggero e libero. Non aveva più paura di quel sentimento e sentire la sua voce che lo diceva apertamente fu musica per le sue orecchie.

Ashley spalancò la bocca, le braccia, ancora strette sul petto, le caddero pesanti lungo i fianchi e le sembrò che il tempo attorno a loro si fosse fermato. Una gioia irrefrenabile si impadronì del suo cuore, curò all'istante tutti i suoi dolori e le sue ansie e prima che se ne rendesse conto aveva già colmato la distanza fra loro e gli si era buttata tra le braccia, stringendolo forte.

Riconobbe il suo corpo, il suo odore familiare e il battito del cuore di Matt, fortissimo come il suo, che le risuonava di nuovo nell'orecchio, e si sentì nell'unico posto a cui appartenesse davvero.

Le distanze, le strade, le città, non contavano più niente e non sarebbero più state un ostacolo finchè avrebbe sentito che quello era il suo posto, con lui e soltanto con lui.

Sentì le sue braccia forti che gli cingevano a loro volta la schiena e una mano le si posò morbidamente sulla testa, tenendola salda e accarezzandole i capelli. Capì solo in quel momento che in realtà non si erano mai lasciati davvero, che quello che c'era tra loro andava oltre ogni stupida difficoltà e provó la sensazione che tutto sarebbe stato possibile, ora ne era certa, sentì una nuova forza nascerle dentro e riscuoterla dall'apatia e dal torpore in cui era sprofondata.

«Non ti azzardare ad andartene, stupido – sussurrò, senza mollare la presa attorno ai suoi fianchi – certo che ti voglio, non ho mai smesso di farlo» gli rivelò, col volto ancora affondato contro il suo petto.

Matt sorrise felice e la strinse più forte, abbassò il viso verso di lei e le poggiò le labbra sul collo, delicatamente, facendola rabbrividire.

Quando si staccarono, entrambi si guardarono negli occhi, che adesso avevano perso qualunque ombra o tristezza, ma quelli di Ashley erano pieni di lacrime e alcune le avevano già segnato le guance. Matt le prese il viso con le mani e le asciugò con attenzione.

«Ti prego, non voglio più vederti piangere per me» disse Matt, Ashley gli sorrise e scosse la testa.

«Sono lacrime di felicità queste, e comunque anche io sono stata un'idiota con te – ammise, portandogli le braccia al collo e infilando le dita tra i suoi capelli – e anche io ti amo!»

Matt sorrise, avrebbe voluto baciarla, sentire le proprie labbra unite alle sue e il loro sapore, ma vide che Ashley aveva voltato leggermente la testa e ancora una volta non ebbe bisogno che lei parlasse per capire, non aveva perso il dono di leggerle dentro.

Non era da sola quel giorno e probabilmente un bacio in quel momento l'avrebbe messa in imbarazzo o in qualche situazione spiacevole.

«Tranquilla, abbiamo tutto il tempo che ci serve per recuperare, non c'è più fretta, adesso» la rassicurò.

«Grazie» mormorò Ashley.

«Se hai da fare non voglio disturbarti, sono piombato qui così senza avvertirti e mi dispiace, ma posso fare un giro! Ci vediamo dopo magari, quando hai finito» la informò, cercando di non farle pesare la sua presenza in quel momento.

Ma Ashley non voleva lasciarlo andare, non ora che l'aveva ritrovato, gli prese la mano e gliela strinse forte.

«Non ce n'è bisogno, ti voglio con me» gli ordinò, poi lo tirò lievemente e lasciò che lui la seguisse.

Prese un bel respiro perchè quello che la aspettava non era facile e di certo non poteva tornare al tavolo e dire a tutti chi era quel ragazzo e cosa fosse appena successo tra loro. Pensò a Tyler e a quello che sicuramente aveva appena visto, non si erano baciati ma anche un cretino avrebbe intuito la situazione. Non era stata colpa sua, non aveva potuto prevedere che Matt sarebbe spuntato lì all'improvviso e si ripromise di spiegargli tutto e cercare di salvare il salvabile, se mai ci fosse riuscita.

Lo sguardo di Tyler era gelido, quella scena lo aveva letteralmente pietrificato.

Erano abbastanza lontani, ma non gli erano sfuggite le carezze che quel ragazzo aveva fatto ad Ashley sul suo viso, né il modo in cui l'aveva stretta a sé, facendo unire i loro corpi e passando le mani lungo i suoi fianchi, con una confidenza e naturalezza disarmanti, come se l'avesse già fatto prima, come se conoscesse quel corpo alla perfezione e quella cosa lo fece infuriare internamente. Di sicuro Ashley le aveva tenuto nascosto qualcosa e non aveva ben chiaro cosa ci fosse tra loro. Sophia gli aveva rivolto uno sguardo pieno di preoccupazione.

Quando aveva visto Ashley abbracciare in quel modo quel ragazzo non aveva avuto più dubbi e i suoi sospetti erano stati confermati. Era felice che la sua amica e il suo amato si fossero ricongiunti ma era conscia delle conseguenze devastanti che quell'avvenimento avrebbe avuto sulla loro amicizia.

Ashley nel frattempo si avvicinò a loro, nella sua mano stringeva ancora quella di Matt e quel particolare non sfuggì agli occhi di Tyler, che lo squadrò con odio dalla testa ai piedi.

«Scusate ragazzi, ma... - Ashley iniziò ma si rese conto troppo tardi di non essersi preparata una scusa o una giustificazione per la presenza di Matt in città – lui è Matt, è... il figlio della fidanzata di mio padre e.. » si bloccò, non riuscendo più a continuare, la sua mente si era svuotata e non fu in grado di improvvisare.

«Sono venuto a riportarle una cosa importante che aveva dimenticato, scusate l'intromissione» le venne in soccorso Matt, con naturalezza, rendendo estremamente plausibile quella spiegazione.

Senza volerlo, però, non era andato molto lontano dalla verità: le aveva riportato indietro il cuore che Ashley aveva lasciato a lui, prima di partire.

 

  
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