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Autore: semolina    17/11/2016    1 recensioni
Dopo il loro incontro al Mollly's [nella 5x03], tra Sylvie Brett e Antonio Dawson è nato un qualcosa, un legame sottile. Il lavoro li terrà lontani ma non indebolirà ciò che è nato, lo rafforzerà invece rendendoli completamente connessi.
Questa è la prima volta che scrivo una fan fiction,non mi era mai capitato di appassionarmi così tanto alla storia nascente tra due personaggi tanto da far accendere la mia fantasia e "costringermi" a scrivere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente posto il sesto! Vi accorgerete subito che non succedono molte cose in questo capitolo, ma ho cercato di descrivere le sensazioni dei due protagonisti dopo essersi riabbracciati. Spero tanto che non vi risulti noioso..aspetto con ansia le vostre recensioni con consigli e critiche! Buona lettura.

 

“ Lo sapevo che mi avresti trovato”

Sylvie allentò la presa su di lui e si voltò a guardarlo perplessa e, al tempo stesso, lusingata. Avrebbe voluto chiedergli tante cose: avrebbe voluto chiedergli come mai fosse così sicuro che lei lo avrebbe trovato, se in quelle settimane l’avesse mai pensata, se anche lui avesse sentito la sua mancanza. Avrebbe voluto dire tante cose.

“ Brett! Ti vuoi muovere?” l’apostrofò il paramedico che intanto aveva sistemato la barella sull’ambulanza e si apprestava a salire al posto del guidatore. Quelle parole, urlate senza nessuna delicatezza, la riportarono alla realtà, interrompendo la magia che quell’abbraccio aveva creato. Si staccarono l’uno dall’altro, improvvisamente imbarazzati, mettendo tra loro una distanza educata. Sylvie abbassò gli occhi sulle proprie mani, a disagio; si era appena resa conto che si era gettata tra le sue braccia senza esitare, senza pensarci un attimo, d’istinto. Quella consapevolezza le aveva arrossato le guance e l’aveva messa a disagio talmente tanto da renderle impossibile guardarlo ancora negli occhi.

“ Devo proprio andare..il lavoro mi chiama..” farfugliò impacciata, guardandosi attorno e indicando il collega che la stava aspettando impaziente. Antonio, anche lui in imbarazzo per via della foga con cui era avvenuto il loro contatto poco prima, tornando ad infilare le mani in tasca dei pantaloni, stringendosi nelle spalle, annuì comprensivo, spaziando con lo sguardo, per non dover incrociare gli occhi con la bionda.

“ Ok. Beh.. anche io devo andare. Ho un bel po’ di scartoffie che mi aspettano...credo che ce ne avrò per due anni..” Scherzò il detective per allentare la tensione che si era creata tra loro. Risero piano entrambi a quella battuta. Facendo un respiro profondo e stringendo le labbra, Sylvie lo salutò con un cenno della mano, ruotò sui talloni e iniziò ad allontanarsi. Si arrestò però, praticamente subito.

“ Che ne diresti di uscire a bere qualcosa insieme una di queste sere?” Soffiò fuori la proposta senza voltarsi, tenendo gli occhi chiusi e i pugni serrati, pronta a ricevere una batosta bella forte, sicura di ricevere una risposta negativa.

“ Mi sembra un’ottima idea.” Rispose Antonio di slancio, sorprendendola non poco. Sylvie sbatté le palpebre incredula, lasciò che un sorriso enorme si disegnasse sulle sue labbra e le illuminasse il volto, poi si voltò appena per guardarlo in viso. Era ancora lì, con le mani in tasca, le spalle alzate, un sorrisetto impacciato sulla bocca, stava spostando il peso da un piede all’altro, in evidente stato nervoso.

“ Bene.” Concluse la bionda, soddisfatta della risposta e della reazione imbarazzata che aveva provocato la sua domanda. Si voltò di nuovo e si allontanò da lui, col cuore colmo di gioia. Il detective continuò a guardarla ancora qualche secondo, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso; era bellissima. Anche con la divisa scura da paramedico, che era tutto tranne che femminile e sexy. Era bellissima anche con i guanti azzurri di lattice alle mani, con i capelli raccolti in una coda disordinata e la faccia stanca. Sorrise tra sé, pensando a quanto fosse meravigliosa e sorprendente quella donna. Timida ed impacciata per la maggior parte del tempo, riusciva però a stupirlo ogni volta, quando trovava il coraggio e la determinazione per farsi le sue ragioni, sia sul piano lavorativo sia su quello personale. Ripensò al loro incontro al Molly’s: quando lei,come un fiume in piena, gli aveva elencato una serie di motivazioni per convincerlo a chiederle di uscire. Era stata talmente dolce che il muro, che si era costruito come difesa personale, si era sgretolato, aveva tolto pietra dopo pietra, ad ogni sua parola, e lo aveva lasciato indifeso, totalmente in balia di lei. Da quel momento la sua testa non aveva fatto altro che pensare a lei, giorno e notte, facendogli provare sensazioni ormai dimenticate, facendolo sentire come un'adolescente alla prima cotta. A lei, con la sua camicetta nera scollata, con i suoi bei capelli biondi sciolti in morbide onde sulle spalle, alla sua voce calma e delicata, alla sua espressione colpevole di quando aveva ammesso di aver mentito riguardo alla pizza al microonde, facendolo sorridere come un'ebete.

Stava ancora guardando verso il punto da dove l’ambulanza 61 era partita, immerso nei suoi pensieri, quando Lindsay gli si avvicinò e posandogli una mano sulla spalla lo chiamò piano.

“ Antonio… dobbiamo andare.”

“ Sì. Sono pronto..” rispose il poliziotto trasognato. Ma, voltatosi verso la collega e osservata la sua espressione, chiese confuso:

“ Che c’è?”

“ Niente.” disse prontamente lei, ma il sorriso sornione che le si era stampato in faccia sembrava voler dire l’esatto contrario. Antonio alzò le sopracciglia con un piglio indagatore.

“ Niente.. stavo valutando fino a che punto ci sei dentro..” rispose alla sua domanda silenziosa; il detective però non cambiò la sua faccia interrogativa, consapevole che la collega non gli avesse ancora detto tutto.

“..e devo dire che ci sei dentro fino al collo, amico!” Concluse maliziosa Erin, dandogli una pacca sulla spalla e dirigendosi verso l’auto, ghignando divertita, senza dargli modo di replicare. Antonio, con gli occhi sbarrati per la sorpresa, rimase immobile per un attimo, prima di decidersi a seguirla.

 

Quella notte Sylvie era riuscita finalmente a dormire profondamente, senza essere tormentata dagli incubi; era stata una notte tranquilla, pacifica, riposante, e quando la sveglia era suonata e aveva aperto gli occhi, le era sembrato di essere piena di energie, di vita, di gioia. Arrivò alla caserma 51 raggiante, un sorriso enorme che le metteva in mostra tutti i denti; canticchiava tra sé allegra. Tutti la guardarono entrare e dispensare gioiosi ‘buongiorno’ a destra e a manca, senza proferire parola, leggermente incuriositi dal cambiamento d'umore subito dalla ragazza da un giorno ad un altro. Stella, con una smorfia divertita dipinta in faccia, si avvicinò alla ragazza mentre si stava servendo una tazza di caffè.

“ Quindi.. a cosa dobbiamo questa tua nuova gioia di vivere?” domandò, appoggiandosi con i gomiti al tavolo, dove si trovava l’altra.

“ O meglio.. a CHI.. la dobbiamo?” concluse, sottolineando la parola CHI, con fare complice. Sylvie la guardò sorridendo, con gli occhi luccicanti di felicità.

“ è tornato. Ieri. E sta bene..” parlò con voce emozionata.

“ L’ho visto anche io.. ed ho anche visto il vostro….mmm.. come posso definirlo?!.. incontro romantico e strappalacrime?! che dici..si addice?” Scherzò.

Sylvie arrossì violentemente, si guardò intorno allarmata, verificando che nessuno le stesse ascoltando, mentre con la mano intimava all’amica di abbassare la voce.

“ Tranquilla! erano tutti piuttosto occupati per accorgersi di voi..se si escludono Gabby e il resto dell’intelligence..” La bionda, travolta dalla dichiarazione di Stella, si accasciò sulla sedia, sbuffando sonoramente.

“ Non sono riuscita a trattenermi..” confessò Brett.

“ L’ho notato..ti sei letteralmente buttata tra le sue braccia..” disse, deridendola un po’

“ Non che a lui sia dispiaciuto eh..non mi fraintendere..”

“ Lo credi davvero?” la interrogò speranzosa, alzando gli occhi su di lei.

“ Scherzi?! Credevo ti volesse sbriciolare con quell’abbraccio!” esclamò la Kidd

Sylvie sospirò rincuorata, arrossendo nuovamente.

“ Quando mi ha detto che se stava bene era solo per merito mio non c’ho visto più..per un secondo mi è sembrato che anche lui, in tutti quei giorni, avesse pensato a me..fin a lasciare quel biglietto per me..”

“ Credo proprio che sia andata così, in effetti” analizzò la donna.

“ Poi, beh.. gli ho chiesto di uscire.. e lui ha accettato.”

Stella Kidd spalancò gli occhi per la sorpresa; mai avrebbe creduto che la dolce e timida Sylvie Brett, avrebbe avuto il coraggio di chiedere di nuovo un appuntamento ad Antonio Dawson. Evidentemente si sbagliava di grosso. Sorrise compiaciuta.

“ E quando uscirete?” chiese accomodandosi vicino alla bionda.

“ Non so, non abbiamo parlato di un giorno preciso..” Stella la guardò con aria di rimprovero.

“ Ti ricordo il casino che c’era ieri in quel posto..e io stavo lavorando..” cercò di giustificarsi la bionda, la faccia dell’altra però non mutò espressione.

“ Anche lui stava lavorando.. e sicuramente avrà da fare per un bel po’, considerando quanto è stato via.” Continuò Sylvie, cercando negli occhi della collega un accenno di comprensione, che non trovò.

“ Inoltre vorrà passare qualche giorno con la sua famiglia, sai..Gabby, i suoi due figli..” era la sua ultima chance di convincere la Kidd, che invece non accennava a smettere di rimproverarla con gli occhi.

“ OK! Gli chiederò di uscire, specificando una data precisa...per la seconda volta..” Sbottò infine.

Stella a quelle parole rilassò il viso e si allungò sulla sedia soddisfatta.

“ La prima volta non conta. Se non si concorda una data e un orario non conta certo come un appuntamento.” Concluse la donna, prendendo il giornale ed iniziando a sfogliarlo con aria trionfante. La bionda sbuffò rumorosamente e si concentrò sulla sua tazza di caffè; con la coda dell’occhio dette un’ultima occhiata alla collega e la vide sorridere compiaciuta, lo vide distintamente. Alzò gli occhi al cielo rassegnata e tornò alla sua bevanda calda.

 

Aveva appena parcheggiato vicino a Molly’s, rimase ancora qualche momento seduta in auto pensierosa; la conversazione avuta quella mattina con Stella le riecheggiava ancora nella mente. Avrebbe chiesto nuovamente al detective di uscire, questo era sicuro, ma non quella sera. Lo avrebbe fatto, ma fra un paio di giorni. Cercava di convincersi che lo stava facendo per lui, per dargli un po’ di spazio, per lasciargli godere della famiglia, alla quale era stato lontano per diverse settimane, in realtà, lo stava facendo perché aveva una fifa blu. Aveva paura che, con una scusa o un’altra, Antonio avrebbe rimandato, rimandato, per poi non farne più di nulla. Scosse la testa per allontanare tutti i pensieri e scese dal veicolo. Quella sera non ci avrebbe più pensato.

Non aveva ancora aperto la porta completamente che la sentì. Forte e chiara, inconfondibile. La sua voce profonda, roca e mascolina. La sua risata di gola. Ebbe un tuffo al cuore; Antonio Dawson era lì nel locale. Deglutì per farsi coraggio ed entrò. Il locale era affollato, voci e risate si mescolavano alle luci e al tintinnio dei bicchieri; Sylvie riconobbe molti poliziotti del distretto 21, stavano facendo capannello intorno ad un tavolo, dove Olinsky e Halstead stavano tenendo banco, raccontando qualcosa di divertente, considerando le risate che fuoriuscivano dalle bocche dei colleghi che li stavano ascoltando. Sembravano divertirsi molto. Lo notò subito: era in piedi vicino ad Alvin, una mano appoggiata sullo schienale della sedia del collega mentre nell’altra teneva una bottiglia di birra, rideva di gusto alla storia che stavano raccontando i due, i soliti jeans scuri a fasciargli le gambe, una leggera maglietta rossa scura modellava la sua figura atletica e muscolosa, le maniche lunghe arrotolate sopra ai gomiti mettevano in mostra il tatuaggio sul braccio sinistro. Sylvie si ritrovò a pensare a quanto fosse bello, i capelli scuri pettinati all’indietro come suo solito, gli occhi neri, profondi come un pozzo, di solito seri esprimevano tutta la gioia di quel momento. Senza smettere di osservarlo, si avvicinò al bancone dove Otis, allegro e giocherellone come sempre le chiese cosa desiderasse da bere. Ordinò un cocktail e si sedette, gli occhi ancora puntati su di lui.

“ Era un bel po’ che non vedevo Gabby così felice..” commentò Otis, servendole il drink. Sylvie si accorse di non aver neanche visto l’amica, seduta accanto ad Olinsky, proprio davanti al fratello.

“ Già! Hai ragione!” Confermò al ragazzo, cercando di mascherare il fatto che lei, neanche si era accorta della presenza dell’amica. Si sentì terribilmente in colpa verso di lei. Proprio in quell’istante i suoi occhi incrociarono quelli di Antonio, che ridendo aveva alzato lo sguardo dal tavolo. Sylvie sentì il cuore fermarsi, il respiro rallentare e un leggero rossore colorarle le guance. Si trovò ad annaspare, persa nelle iridi scure del poliziotto. Sorrise appena.

Antonio, appena intrecciò lo sguardo con la bionda, cessò di ridere rumorosamente, lasciando che un sorriso sereno e dolcissimo si facesse spazio sul suo volto. I suoi occhi osservarono attentamente ogni linea del viso della ragazza, ogni dettaglio: gli occhi azzurrissimi, così espressivi che gli sembrò di leggerle l’anima, la sua pelle chiara e luminosa, da sembrare dipinta da un maestro d’arte italiano, i capelli biondi, lucenti e soffici, sciolti sulle spalle. Sembrava un angelo. La osservò così minuziosamente come per imprimersi nella mente ogni particolare di quel viso,che lo rendeva così felice, per non dimenticarlo mai più. Senza distogliere gli occhi da lei, appoggiò la birra sul tavolo davanti a sé, e facendosi spazio tra i colleghi si mosse nella sua direzione. Sylvie si morse le labbra, e trattenne il fiato fino a quando lui non le fu a pochi centimetri di distanza.

“ Ciao..” Esclamarono insieme, entrambi trattenendo a stento l’emozione di trovarsi di nuovo così vicini.

“ Vedo che state festeggiando…” commentò lei per rompere il ghiaccio.

“ Sì, più o meno… alla fine la mia missione ha portato degli ottimi risultati..” spiegò.

“ Io credo che stiano festeggiando te...non la missione..” azzardò Sylvie. Antonio distolse lo sguardo lusingato, non sapendo come continuare. Quella ragazza lo faceva rimanere senza parole continuamente, e questa sua caratteristica lo fece sorridere beffardo. La bionda sentì il suo imbarazzo crescere man mano che il silenzio tra loro si prolungava, cercò un modo per interrompere quel mutismo.

“ Che ne dici..di uscire venerdì sera?!” La anticipò il detective, intrecciando di nuovo lo sguardo con il suo. Sorrise spiazzata dall’audacia di quella proposta inaspettata.

“ E io che credevo di dovertelo chiedere due volte…” lo canzonò maliziosa.

“ Non ho intenzione di farmelo ripetere due volte, questo giro..” Rispose sicuro Antonio. Non ci fu bisogno di altre parole, i loro occhi parlarono per loro. Chiunque avrebbe potuto leggere la risposta affermativa negli occhi di Sylvie, come chiunque avrebbe potuto leggere la gioia, che quella risposta affermativa suscitava negli occhi di Antonio. Chiunque.

Gabby, ancora seduta al tavolo, accanto ad Olinsky, li vide fissarsi dolcemente negli occhi, e capì che il gioco era fatto. Finalmente il fratello aveva smesso di accampare scuse ridicole, ed aveva abbassato le difese con la bella bionda. Sorrise appagata della vista di quei due persi l’uno negli occhi dell’altro.

 
  
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