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Autore: neverenough    18/11/2016    2 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Note pre-capitolo:
Salve gente! Sì, lo so che è qualche mese che non pubblico e mi rendo conto che probabilmente volete sgozzarmi per avervi lasciato in un punto critico.
È stata una cosa voluta in buona parte. Questo capitolo, infatti, l’ho pronto da un mese e passa, ma se non l’ho pubblicato prima era per vari dubbi concernenti alcune parti che portano alla conclusione. In altre parole? Ho finito di scrivere questa storia giusto un paio di giorni fa’, e adesso finalmente pubblico quanto vi spetta.
Spero vivamente che l’attesa venga ricompensata con questo capitolo e gli altri. In caso contrario avrò fallito, e... non starò qui a deprimermi, potete tirare un sospiro di sollievo.
Oltre questo ci saranno solo altri due capitoli: il prossimo (che è bello lungo) e un epilogo (che sono indecisa se mettere a parte o farne un unico capitolo con il prossimo >w<). E li pubblicherò rispettivamente il 25 e il 29/30 di questo mese.
Non ho altro da dire, sennonché sono in ansia di sapere cosa ne pensate di questo capitolo e... grazie mille per chi mi ha seguito durante questo percorso. I ringraziamenti veri e propri li farò solo alla fine, ma al momento spero di non deludervi.
Buona lettura!

-Yogurt



Capitolo 19


Nella ristretta camera non vi sono molte persone. Celty è rimasta in soggiorno con Shingen e qualche altra conoscenza di Izaya, mentre Shizuo ha un posto in prima fila accanto a Shinra. Mairu lo sta abbracciando e si rifiuta di guardare altrove che non sia la giacca nera da funerale che il biondo sta indossando; Kururi è accanto alla gemella e non trattiene le lacrime, osservando per l’ultima volta il viso dormiente del fratello. I coniugi Orihara sono stretti tra loro, la donna piange a dirotto mentre il marito cerca di trattenere i singhiozzi per essere il supporto di cui necessita. Izaya è ancora immobile e, per la prima volta da quando è iniziato il coma, non sta indossando la divisa bianca o azzurrina, tipica delle persone ricoverate in ospedale. La pelle pallida e i capelli scuri risaltano tremendamente in quel completo elegante, tanto simile a quello di Shizuo da sembrare coordinato: camicia bianca e giacca nera accompagnata da una sottile cravatta e da un pantalone da cerimonia del medesimo colore.
Shizuo lo guarda senza sosta. Solo qualche ora prima, Shinra gli ha chiesto aiuto per lavarlo di nuovo, e il biondo si è sentito contrastato da diverse asfissianti emozioni. Ha tenuto per tutto il tempo una mano sul suo petto all’altezza del cuore e dei polmoni solo per sentirne il silenzioso e debole pulsare, accompagnato dal faticoso movimento del torace. Non sa per quale motivo: semplicemente vi è stato il bisogno impellente di sentire il muscolo della vita battere ancora, per assicurarsi che quell’esistenza prossima alla fine esista per davvero e non sia solo qualcosa d’immaginario. E sentirlo sotto le proprie dita gli ha fornito la prova che sì, quella vita esiste. Ma presto l’oppressione sul petto e il fetore gli hanno ricordato che quella vita che esiste adesso, in questo stesso giorno cesserà.
Il fetore sembra essere una consolazione. Gli invade le narici sino a causargli la nausea, ma gli assicura che al momento non ha nulla da temere. Quel corpo ridotto pelle e ossa respira ancora. Quel contenitore senz’anima potrebbe ancora tornare com’era prima: lui potrebbe tornare ancora in quelle ore che lo dividono da morte certa. Ma la morte lo sta accarezzando e reclamando: ormai ogni speranza sta andando via.
Shizuo stringe le mani sulle spalle di Mairu, tanto in conforto a lei quanto a se stesso. Tutta la sera precedente ha pensato a un addio da poter rivolgere alla sua pulce, un saluto che probabilmente lo farebbe rivoltare nella tomba solo perché detto da lui. Ha passato tutta la notte al suo capezzale, osservando gli occhi chiusi e il viso scarno, soffermandosi di tanto in tanto sulle labbra. Aspettava parole di scherno mai arrivate, e la sua limpida risata da volpe bastarda che è risuonata per un attimo nella sua testa, quando il sole ha annunciato il giorno con il levarsi nel cielo. Tutta la notte è passata in una tacita attesa, nella speranza che avrebbe mosso le palpebre, socchiuso gli occhi e magari tornato alla vita. Avrebbe tanto voluto dirgli “Bentornato”, per quanto quella parola sarebbe sembrata un insulto se uscita dalle sue labbra. Poi la voce di Shinra nella sua testa gli ha ricordato che Izaya ormai è cieco, e al massimo sarebbe riuscito a vedere le sfumature dei colori se mai avesse riaperto gli occhi.
– È tutto pronto – sussurra la voce fredda di Shinra, riportandolo bruscamente alla realtà. – Chi ha intenzione di staccare la spina?
Il silenzio diventa ancora più pressante mentre Shizuo sente Mairu stringere la giacca e premere il viso ancora di più contro le proprie costole. I due coniugi avanzano lentamente, stringendosi l’un l’altro. Le loro mani unite tremano incontrollate e i passi sono incerti mentre avanzano. Prima che possano raggiungere il capezzale, la voce di Mairu si erge attutita tra i singhiozzi: – Shizuo-san.
Tutto nella camera si ferma per qualche secondo, mentre sguardi sbalorditi si posano sulle piccole Orihara. Kururi afferra la mano della gemella, spingendola a togliersi da Shizuo per spiegarsi meglio. – Se a porre fine alla sua vita sarà Shizuo-san, probabilmente Izaya si sentirà realizzato. Ne sarà felice. – Non c’è timore o rimorso per le parole pronunciate. Al contrario, la determinazione nella voce lascia tutti di sasso.
– Mairu – dice dolcemente Shizuo, poggiandole una mano sulla testa. – Non credo sia il caso.
– Una volta io e Kuro-nee lo abbiamo sentito dire che un giorno, se la sua fine sarebbe mai arrivata, l’unico che l’avrebbe provocata sarebbe stato Shizu-chan. Non credo che voglia qualcun altro a porre fine alla sua esistenza.
Shizuo sente il cuore impazzire nel petto e il fiato mancare. Queste parole non gli sono nuove: Shinra stesso, dopo qualche settimana dalla scoperta di Izaya, gli aveva accennato di questa strana fissazione della pulce. Se lo avesse ucciso, Izaya avrebbe raggiunto il suo scopo e avrebbe dimostrato a tutti che era per davvero un mostro. Ma quel suo desiderio, ormai, è già realizzato. È davvero necessario? – Io... non posso... – sussurra alla fine, cercando di trattenere il tremito del proprio corpo.
Kururi punta i suoi occhi in quelli di Shizuo, rivolgendogli una silenziosa domanda: non hai da sempre desiderato di ucciderlo? E lui si sente cadere in un vuoto di rammarico e desolazione.
– Shizuo – interviene a questo punto Shinra, interrompendo lo scambio di sguardi con Kururi. – Mairu e Kururi hanno ragione. Izaya non accetterebbe nessun altro a porre fine alla sua vita, per quanto questo sia molto più complicato di una semplice morte. – Tiene la testa bassa mentre parla, ma poi la alza fieramente, voltandosi per ricambiare lo sguardo del biondo. I suoi occhi sono lucidi. – Diventa il mostro che lui vuole, Shizuo.
Il diretto interessato è a corto di parole. È già diventato un mostro. Lo è diventato nel momento in cui le sue dita si sono strette attorno al collo di Kuromo fino al suo ultimo respiro, privandolo della vita. Izaya ha già vinto in quel malato gioco in cui erano protagonisti. Che senso ha, adesso?
Ci sono diecimila cose da ridire su quelle parole, su quella decisione di qualcun altro. Guarda i coniugi Orihara ma nessuno dei due spiccica una parola o dice di no. Al contrario, l’uomo annuisce con il capo, dandogli così il consenso e facendo crollare in un secondo tutte le cose che Shizuo voleva dire. A che servirebbe rifiutarsi? Se quella è la loro decisione, la accetterà. È il minimo che può fare.
– Come volete – dice poi con lo sguardo basso. Stringe i pugni e si avvicina a Shinra, che gli indica il pulsante che spegnerà definitivamente le macchine prima di allontanarsi. Un solo semplice tasto rosso che spegnerà la vita di Izaya. Un solo semplice gesto e tutto sarà finito per sempre.
Shizuo alza la mano, ma inizia a tremare. Basta così poco, eppure sente che sta per fare un passo più lungo della gamba.
È buffo, pensa. Lo volevo così tanto morto da aver iniziato a dare per scontato che non potesse mai morire. Per quanto gli imprecassi e lanciassi cose dietro, per quanto le mie minacce di morte aumentavano di volta in volta ma restavano sempre prive di fantasie, come Izaya era solito ricordargli. Ma ormai non ha più importanza. Quel suo nemico storico, quell’inimicizia cominciata durante le superiori e portata avanti per anni, è terminata nel momento stesso in cui Izaya è stato messo in gabbia e torturato. Tutto è finito dopo il loro ultimo scontro, quando ancora una volta Izaya gli è sfuggito dalle mani lasciandogli qualche ferita ricordo qui e lì.
Sposta lo sguardo sul suo viso, smagrito e consumato dal coma. No, quello non è più la persona che ricorda, quella che non sapeva far altro che ridere e saltare a destra e a sinistra (come una pulce) senza che riuscisse mai ad acchiapparlo. No, questo Izaya non è lo stesso Izaya con cui bidonava la scuola solo per tentare di ammazzarlo. Non è il compagno di mille corse, mille sfoghi e altrettante urla e scorribande per la città.
Non sono mai stati amici. Loro erano nemici di sangue: il ribrezzo verso l’altro era avvertito a pelle. Ma Shizuo si chiede cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente, se Izaya non lo avesse respinto violentemente e se Shizuo avesse avuto quel minimo di pazienza in più per non scoppiare di rabbia quando gli passava accanto. Si chiede cosa sarebbe successo se il desiderio di Shinra di essere un gruppo unito fosse diventato realtà all’epoca delle superiori. Probabilmente sarebbero stati un trio forte e temuto, dopotutto cosa mancava a loro? Intelligenza, forza e astuzia. Avrebbero potuto dominare anche il mondo, insieme. Ma forse è troppo tardi per rendersene conto.
Shizuo non ci ha mai creduto, o forse l’ha dimenticato: Izaya è solo un essere umano. E alla fine è stato costretto a soccombere in una situazione arrivata allo stremo.
Poggia il dito sul bottone rosso, senza premerlo. Sta per togliere la vita a Izaya, ma quello non è realmente Izaya. Quello vero se n’è andato mesi prima. Adesso è solo un involucro vuoto, quindi non importa se muore o no biologicamente parlando. La sua coscienza è già svanita. Tuttavia le mani non smettono di tremare e il groppo alla gola aumenta. Sta per togliere la vita a Izaya, che Izaya non è. Ma questi pensieri non hanno senso. O forse sì?
Shizuo si sofferma qualche secondo sul completo indossato dal suo peggior nemico, e improvvisamente capisce. – Shinra, – dice – dov’è il cappotto di Izaya?
– Nell’armadio – risponde l’interessato, lievemente sorpreso. – Vuoi metterglielo?
– Non dovrebbe morire senza. Io... – Ingoia un groppo formatosi in gola, poi si schiarisce la voce. – N-non riuscirei a farlo s-senza... Questo odore non appartiene a Izaya. Questo non è Izaya... n-non quello che conosco almeno.
Il breve silenzio in cui cade la stanza è interrotto dai movimenti di Shinra, che si affretta a fare quanto richiesto. Probabilmente è stupido e insensato, ma non vuole saperlo. Shizuo si aspetta quasi che, una volta messo il cappotto, Izaya apra gli occhi e sorrida. Spera che torni alla vita e tutto può ricominciare come prima. Ma è solo un illuso ignaro delle proprie speranze.
Completata l’azione, Shinra guarda Shizuo e gli sorride malinconicamente mentre arretra di nuovo e si appoggia al muro. Sta trattenendo le lacrime per mantenere il contegno che ogni medico di rispetto dovrebbe avere. Ma la professionalità va facilmente in frantumi quando si tratta della pulce.
Shizuo sospira, avvicinandosi di qualche passo in più al capezzale. Si abbassa, accarezzando le ciocche dei capelli di Izaya, ancora morbide dopo il lavaggio. È una carezza breve, poi sposta la piccola frangia e posa le labbra sulla sua fronte, in un innocente e breve bacio, prima di allontanarsi di nuovo ma lasciando che il proprio respiro sfiori ancora il comatoso. –Addio, Izaya-kun – sussurra, senza nemmeno sapere se qualcuno lo abbia sentito, ma abbastanza sicuro che lui lo abbia fatto.
Una mano si allunga verso il macchinario e, poco dopo, il pulsante rosso è premuto.

Shizuo avverte ancora il suono prolungato del bip rimbombare nella sua mente mentre osserva lo svolgersi del funerale di Izaya, mantenendosi a una notevole distanza. Ne ha discusso con Shinra il giorno prima, e il dottore non ha potuto fare a meno di trovarsi d’accordo con lui. Il desiderio di non vedere il mostro che l’ha ucciso al suo funerale è senz’altro qualcosa da Izaya, per questo ha voluto accettare quella richiesta mai detta. Quando ti ritrovi a conoscere una persona per tanti anni, nonostante la odi, impari a conoscere i suoi pensieri. E allo stesso tempo, poiché quell’odio era reciproco, è un po’ come se i pensieri dell’uno e dell’altro fossero estremamente compatibili, per quanto le opposte personalità.
– Odio e amore sono le due facce di una stessa moneta – gli ha detto Shinra dopo che gli ha esposto i propri pensieri. – L’una non può esistere senza l’altra. Sono contrapposte, eppure sono la stessa cosa.
– Che stai insinuando? Che avevo una sorta di passione amorosa per quella pulce?
– Vedi come vuoi quello che ho detto. Ma mi fido del tuo giudizio: proprio perché vi odiate reciprocamente, sono certo che nessuno conosca Izaya meglio di te. E allo stesso tempo, nessuno conosce te meglio di Izaya. Siete due facce della stessa medaglia, non dimenticarlo mai.
Ripensare alle parole dette appena il giorno prima fa’ stringere il cuore a Shizuo. Izaya ormai non è più vivo. E con lui anche quel famoso fetore sembra essersi dissolto. Coincidenza? Difficile da credere. Probabilmente più un regalo di addio.
Vorona gli stringe la mano mentre i suoi occhi vagano sui presenti, osservando i volti straziati di Mairu e Kururi, le mal trattenute lacrime di Shinra e gli sguardi vuoti di alcune persone a lui sconosciute. Celty è al fianco di Shizuo, una mano poggiata sulla sua spalla in un atto di consolazione. Ma Shizuo sta bene. Il peso sulle sue spalle non se n’è ancora andato, ma avverte qualcosa di diverso. Non è sollievo: in quel caso, probabilmente sarebbe il peggio del peggio. Tuttavia non è ancora pronto né si sente in grado di esprimere appieno le emozioni che lo attraversano. Dire addio alla presenza della pulce è ancora complicato, sebbene le sue stesse parole non lascino spazio a dubbi.
Il funerale finisce e, lentamente, tutte le persone iniziano ad allontanarsi, non prima di aver rivolto le condoglianze ai familiari di Izaya. Oltre ai genitori e alle gemelle, non ci sono molte altre persone. Ci sono solamente tre persone che ha capito essere parenti del defunto: un signore alto, che ha stretto la madre di Izaya e su cui lei si è sciolta (probabilmente suo fratello), e una donna che è stata al fianco di una signora più anziana per tutto il tempo. Shizuo ha dedotto che quest’ultima sia la donna che ha contribuito a rendere l’infanzia e l’adolescenza di Izaya uno schifo.
Quando ormai se ne sono quasi tutti andati, compresi i genitori di Izaya ma non le gemelline e la nonna di Izaya, Shizuo decide di avvicinarsi, lasciando la mano di Vorona per andare da Mairu e Kururi. E queste, appena lo vedono, gli saltano addosso, sfogando altre lacrime e stringendolo possessivamente mentre lui cerca di trattenere le proprie lacrime e accarezza i capelli a entrambe. Resta così fin quando non si calmano; poi Shinra, che è stato fermo qualche passo più indietro vicino a Celty, le invita a mangiare un po’ di sushi e a passare la notte nel suo appartamento, immaginando che al momento le piccole Orihara non sono pronte per tornare a casa. Queste accettano. – Andate, vi raggiungo a breve – dice Shizuo quando viene invitato a sua volta. Ha bisogno di restare qualche secondo da solo con se stesso, e anche Vorona lo capisce, salutandolo con un bacio sulla guancia e dicendo che l’indomani mattina passerà per fare colazione insieme.
Quando resta solo, la sua mente si svuota, lasciandogli solo un asfissiante silenzio che opprime tutto il resto. Vorrebbe riuscire a ragionare, ma per un motivo o per un altro non ci riesce.
Quando sente qualcuno al proprio fianco, quasi sobbalza. – Yagiri Namie-san – dice Shizuo, sorpreso. L’ha intravista in mezzo alla folla di persone presenti al funerale, ma non immaginava che si sarebbe avvicinata.
– Razza d’idiota – sibila tenendo gli occhi puntati sulla lapide, ancora priva d’incisione. – Morendo mi ha lasciato il doppio del lavoro che mi spetta. Fortunato che la paga è alta – continua come se non stesse parlando a una persona morta da qualche ora. Finalmente si volta, fronteggiando il biondo con sguardo freddo e privo di espressione. Shizuo si chiede se questa donna abbia mai provato almeno un minimo di dispiacere per la sorte del suo datore di lavoro. Ma è sempre stato chiaro che Namie non è altro che una donna d’affari. – Ho tutte le risposte che cerchi. Izaya mi ha lasciato una lettera in cui mi dice che non devo fartele vedere, ma ormai è morto e poco importa cosa lui voglia. Diciamo che è una piccola vendetta per aver programmato anche la mia vita dopo la sua morte – spiega senza spiegare davvero nulla e lasciandolo ancora più nel dubbio. – Hai tre giorni, poi prenderò tutto il materiale nel suo ufficio e quello che deve essere fatto fuori, lo brucerò. Per il resto ha espressamente richiesto di vendere le informazioni al miglior offerente e creare un fondo a favore delle sorelle per quando saranno adulte. Ovviamente anch’io avrò i miei profitti.
Shizuo si sente confuso. – Ti ha dato disposizioni prima di morire?
– Izaya non era stupido ma folle. Ha vissuto sul filo di un rasoio fin dal primo giorno in cui ha deciso di manipolare la gente, raccogliere informazioni e venderle. Quando mi ha assunto mi ha detto che nel cassetto della scrivania c’erano alcune azioni da compiere in diverse occasioni. La morte era tra queste. Era manipolatore ed estremamente calcolatore. Ho sempre odiato questo lato di lui. – Si volta, dando le spalle al suo interlocutore. – Tre giorni, poi anche le risposte che cerchi verranno bruciate. Non ostacolerò la tua decisione, ma forse dovresti rispettare la volontà del tuo nemico defunto. – Non un’inflessione nella voce, non un sentimento. Non aspetta nemmeno una risposta che si allontana da Shizuo, lasciandolo con l’amaro in bocca e l’indecisione a farsi spazio in lui.

   
 
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