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Autore: lr_ff    21/11/2016    0 recensioni
Sequel del giallo-introspettivo "L'ultima Corsa".
Trama: La Detective Alessandra indaga sull’omicidio dell'editore fiorentino Pietro Dinasti. Sulla scena del crimine incontrerà di nuovo l'aspirante scrittrice Elena, la quale avrebbe dovuto incontrare Pietro, per concordare la pubblicazione del suo romanzo, il giorno prima della morte dell’editore. Alessandra ed Elena dovranno sforzarsi di non far riemergere sentimenti messi a tacere negli ultimi mesi per non rischiare di compromettere l’indagine in corso... ci riusciranno?
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I sogni costano, letteralmente. Gli sarebbe piaciuto essere un poliziotto, portarsi sempre una pistola appresso e puntarla contro ogni brutta faccia che vedeva. Se ne stava nascosto in mezzo a quei libri che odiava. Ne aveva visti tanti da fargli venire la nausea. L’editore più famoso di tutta Firenze era diventato, ma non gliene importava niente. Nato nel lavoro del padre, con scarpe troppo grandi per lui, Pietro, aveva cercato per tutta la vita di farsi spazio. Quanto ci costa fare spazio. Ci tranquillizziamo ad occuparlo tutto con la nostra ingombrante presenza, e fingiamo fastidio quando ce ne viene chiesto un po’, soltanto per non perdere quell’equilibrio che abbiamo conquistato con ogni nostra forza. Allineiamo parole una dopo l’altra col proposito di non farci capire, divoriamo ogni piccolo spazio tra loro e lo sputiamo su ogni singolo tentativo di silenzio per non ascoltare il loro reale significato. “Sto bene”, ed ogni singola lettera nascondeva una bugia; “Non sto così male”, si avvicinava alla verità; “Io non riesco a sentirmi”, avrebbe dovuto dirsi, ma quelle parole l’avrebbero terrorizzato.
Sbuffò, aveva una pila di dattiloscritti da leggere, e nessuna voglia di farlo. Miliardi di battute e nessuna risata. Gli sembrava assurdo che in Italia tutti scrivessero e nessuno leggesse. Tendeva a non pubblicare nulla di nuovo, almeno che non fosse d’oltralpe, ma, purtroppo, una proposta gli piacque più del dovuto, e, a malincuore, fu costretto a convocare un’esordiente.
L’ennesimo omicidio da risolvere, pensò.
La morte proprio non se la spiegava. Non si spiegava come avesse potuto tirar avanti tutta la vita senza sentirsi bloccato dallo stesso tumore alla spina dorsale che aveva ammazzato il padre.
Né tantomeno sapeva con quale faccia pregare più Dio, chiedendogli di proteggere un suo caro dai mali del mondo, dopo aver sentito la madre rivolgergli la stessa inutile preghiera per mesi inginocchiata ad un capezzale.  Era terrorizzato dall’idea di morire, ed ogni accidente della vita glielo ricordava. Era fortunato Pietro, e sguazzava in quella fortuna cercando in tutto ciò di cui disponeva un rimedio alla sua paura.  Ma la vita non la si trova nei libri, quelli si scrivono e si leggono per passare il tempo. La vita si trova fuori, e la morte dentro, e lui non stava vivendo, ma continuava ad andargli bene purché non si trovasse in un fosso. Eppure sarebbe successo, notti insonni o no, sarebbe morto, così come tutti i suoi cari. Allora voleva baciarla, sentire il cuore battere nel petto, e l’ansia chiudere lo stomaco, voleva vivere e non voleva nient’altro.
 
Credeva che il suo ultimo pensiero sarebbe stata sua moglie; che le voci che lo avrebbero accolto in paradiso sarebbero state quelle dei due figli, armonizzate a quelle degli angeli, e invece, quando sentì una forza stringergli violentemente il collo, strozzandolo, e il fiato venir meno; quando s’accorse d’aver usato le frasi sempre al contrario, concedendosi il lusso di dire che gli mancava l’aria al primo caldo di un assopito Giugno; di sentirsi morire a causa di una giornata trascorsa tra la noia e il rancore; di sentirsi in trappola in quattro mura, a lui, tristemente, troppo note, frasi che se quel nodo che gli stringeva la gola non glielo avesse impedito, se le sarebbe rimangiate ad una ad una; il suo ultimo pensiero fu un’estranea.
Chissà com’era quella ragazza che avrebbe dovuto incontrare. Non l’avrebbe mai saputo. Fu insanguinato di tristezza il suo ultimo pensiero; gli dispiacque quasi più l’impossibilità di poter dare un volto a quelle parole che aveva letto che di star morendo in quel momento.
   
 
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