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Autore: Elykei    25/11/2016    0 recensioni
[Ci sono stati dei piccoli combiamenti per quanto riguarda il lato formale della storia, questi non modificano in alcun modo la trama, ma solo l'estetica dei capitoli. Ho deciso di fare ciò per rendere la storia più ordinata e magari anche un po' più scorrevole. ]
Alina ed Altea non si sopportano ma sono costrette dalle circostanze a passare molto tempo assieme, per fortuna ci sono Mattia, Paola, Acrisio e Fulvio a distrarle. Eleonora è la nuova arrivata che si ritroverà a far parte di questo strano gruppetto, il suo arrivo come cambierà le cose?
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La vita e la famiglia non sempre sono ciò che sembrano. A volte si è convinti di conoscere tutte le carte in tavola ma quando poi arriva un nuovo giocatore tutti i piani vengono sconvolti.
Tre giovani donne, e ancor più giovani streghe molto diverse tra loro si troveranno riunite da qualcosa di inaspettato.
Il cambiamento è proprio ciò che dovranno affrontare queste ragazze assieme a pericoli inattesi e una vita quotidiana movimentata.
Questa è la mia prima storia in ambito sovrannaturale, fatemi sapere cosa ne pensate!
Gli aggiornamenti sono un po' più lenti rispetto all'inizio ma la storia NON è sospesa, continuerò ad aggiungere nuovi capitoli prima possibile!
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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17

Prima di uscire da scuola Eleonora si assicurò di posticipare l’appuntamento per la sessione di guarigione alle cinque, doveva pranzare con Martina e Susanna e non voleva fare tutto di fretta.

Martina era una ragazza bassina, capelli riccissimi color ciliegia che non le arrivavano neanche alle spalle e occhi blu.

Eleonora aveva legato con lei grazie alla passione comune per una serie di libri.

Susanna era un’altra delle sue compagne di classe, amica di Martina fin dalle medie, Eleonora la trovava simpatica, anche se un po’ troppo vanesia.

Scelsero per il pranzo un ristorante-pizzeria poco distante dalla scuola. Proprio a causa della vicinanza al liceo, la mattina il ‘’Piacere della Vita‘’ offriva menù pizza e bevanda a soli sei euro, per i palati più raffinati c’era poi un menù che comprendeva primo, bibita  e dolce, il tutto a otto euro.

Le tre optarono per il pasto più semplice e al contempo il più gustoso, una bella pizza margherita.

Avevano appena ordinato quando Martina  eccitata, attirò l’attenzione delle altre due - Ho una novità stupenda -.

- Che è successo? -.

- I miei hanno finalmente accettato di prendere un cane, domani andiamo in canile per sceglierne uno! -.

- Davvero? Che bello! -.

- È magnifico! Anch’io vorrei un cane, ma ci siamo appena trasferiti e la casa non è abbastanza grande per tenerne uno, e poi siamo ancora nel bel mezzo del caos, mio padre non accetterebbe mai. Non credo nemmeno che gli piacciano troppo i cani -.

- Che peccato! Anche mio padre era così all’inizio, poi però l’ho stressato finché non ha accettato -. Disse ridendo Martina.

- Comportamento estremamente maturo -. Commentò la sua amica con una risata divertita.

Martina alzò gli occhi al cielo e poi rispose convinta - Quando si parla di cagnolini la maturità va a quel paese, è una regola -.

- Ah beh, sono d’accordo -. Si intromise Eleonora.

- Perché non vai con Marti domani? Potresti portare anche tuo padre, magari vedendo i cani cambia idea -.

- Dici che funzionerebbe? -.

- Tentar non nuoce -. Concordò Martina con una scrollata si spalle.

Le pizze arrivarono al tavolo e le tre presero a mangiare.

Altea quel giorno arrivò in anticipo, la casa infatti era vuota quando raggiunse il soggiorno.

Quando contattò Mattia per avere spiegazioni, lui le disse che Eleonora aveva chiesto di spostare l’ora dell’appuntamento.

- Perché nessuno mi ha avvertita allora? -.

- Tea, dimmi che ore sono, con precisione per favore -.

- Non ce l’hai un orologio? -.

- Andiamo, ho detto per favore -.

Altea sbuffò – Sono le sedici e trentasette -.

- Complimenti, sei arrivata con tredici minuti di anticipo invece della solita mezz’ora di ritardo -.

- Mi prendi in giro? -.

- Ci vediamo tra un po’, ciao, ciao -.

Il cugino non le diede nemmeno il tempo di rispondere prima di terminare la chiamata.

La bionda non sapeva se essere irritata o meno, i ragazzi si erano comportati in modo infantile, ma avevano le loro ragioni.

Al posto di perdere tempo decise di dedicarsi ad un’altra esplorazione della casa, nonostante le mettesse i brividi, la casa le suscitava comunque un briciolo di curiosità, almeno quando la vedeva da lontano.

Osservò la scala che portava al terzo piano, non sembrava troppo stabile.

Poggiò la punta dello stivale in cuoio sul primo gradino e premette. Pareva reggere, così proseguì col secondo.

Ripeté l’operazione lungo tutta la scalinata, scovando un paio di punti da evitare. Arrivata in cima si ritrovò in un corridoio, la carta da parati bordeaux era annerita, ma non strappata. Vi erano due porte posizionata abbastanza vicine l’una all’altra, Altea entrò in quella alla sua sinistra.

La stanza si rivelò essere una biblioteca, che con la sua forma ad elle seguiva il perimetro del corridoio.

Doveva essere stata ben fornita un tempo, vi erano scaffali su ogni parete, e perfino delle scale a rotelle per raggiungere le mensole più alte.

Ormai però i libri erano non più di una decina, la casa era stata forse accuratamente saccheggiata dalle famiglie restanti. Altea sentì la voce di Alina sussurrarle in mente ‘lasciare così tanti testi magici incustoditi sarebbe stato pericoloso’. Perfetto, ora sentiva la voce fastidiosa della rossa pure quando non c’era, non esisteva fine al peggio!

Si avvicinò ai testi rimasti, due erano bibliografie di famosi scienziati, una di un dottore.

C’erano poi un Atlante geografico e quattro monografie su vari eventi storici, nulla di esaltante.

Sulla parete alla sinistra della porta una piccola pannello mobile di legno era quasi nascosto tra le librerie, Altea si avvicinò incuriosita e lo aprì. Dietro quello però emerse solo una stanza vuota.

Era buia, dovette accendere la torcia del cellulare per vederci qualcosa, la stanza era meno rovinata delle altre, forse perché non c’erano finestre, nessuna possibilità per agenti esterni di intaccare l’ambiente interno.

L’ultima stanza del piano era una camera da letto, probabilmente una cameretta per un bambino date le dimensioni della mobilia.

La bionda si sedette sul letto polveroso che constatò essere inaspettatamente comodo,  qualche granello si sollevò facendola tossire, poggiò la testa al muro ma non si alzò.

Chiuse gli occhi, una volta superati l’iniziale senso di terrore, la nausea e la repulsione, quel posto non era così male.

Anzi era quasi rilassante.

In quel momento Altea notò che la camera non puzzava. Era rimasta chiusa per anni, era piena di polvere e di piante secche che dalle pareti erano arrivate nell’edificio, vi era perfino un tappeto di foglie secche che ricopriva quasi completamente il pavimento. Eppure non c’era cattivo odore.

Nel resto della casa la sensazione di chiuso era quasi opprimente, ma non lì.

Altea percepiva il profumo di fragole e di vaniglia, tanto chiaramente quanto lo avrebbe fatto se avesse avuto una torta tra le mani.

Un rumore la scosse, gli altri erano arrivati.

Alina aveva fame, a pranzo aveva mangiato tanto, tantissimo rispetto al solito, ma il senso di vuoto nello stomaco persisteva.

- Nessuno ha del cibo? -.

- No -.

- Niente perché? -.

- Nada -.

La rossa si passò una mano sul collo – Potremmo chiedere ad Altea di portare qualcosa, non si sa mai potrebbe risultare utile a qualcosa per una volta -.

Mattia si guardò attorno - A proposito di Tea, prima mi ha chiamato dicendo che era già qui, dove si è cacciata? -.

- Eccomi! -. Disse la bionda entrando nel soggiorno.

Acrisio fece una smorfia - Ali perché mi hai messo in testa quell’idea? Avevo iniziato a sperare che Altea potesse veramente portarci un po’ di focaccia  -. 

- Una Montecatini che fa qualcosa di buono? Causa persa -.

- Oh beh, se qualcuno mi avesse avvisata del cambio d’orario non avrei passato qui gli ultimi venti minuti e forse sarei potuta passare dal panificio -.

Gli altri sei risero, perfino Alina.

Per la felicità di tutti i ragazzi, quella sessione di guarigione durò ancora meno dell’ultima.

Alle sette Alina era con Paola davanti alla porta di casa di quest’ultima.

Casa Zaccaria era troppo grande rispetto al numero di persone che vi ci abitavano, Alina lo pensava ogni volta che andava a trovare l’amica.

Da quando Teodoro e Ilenia avevano divorziato, Paola viveva solo con sua madre e sua zia Patrizia.

Le donne avevano praticamente a disposizione un piano a persona, volendo avrebbero potuto convivere per giorni interi senza mai avere la necessità d’incontrarsi.

La professoressa Zaccaria era in cucina davanti ad un piatto di mini sandwich al tonno e maionese – Paola mi ha detto che stavate arrivando, così ho pensato di prepararvi uno spuntino -.

- Grazie Ilenia, morivo di fame -.

La donna sorrise scambiando uno sguardo complice con la figlia.

Alina lo notò e con tono scherzosamente inquisitorio chiese all’amica: – C’è per caso il tuo zampino? -.

- Potrebbe esserci stato un messaggio, sì -. Rispose Ilenia.

- Grazie mille, ne avevo davvero bisogno -.

- Cosa vi ha tenute tanto impegnate da non poter nemmeno stuzzicare qualcosa? -.

Paola si fiondò su uno dei panini, era in grado di mentire a chiunque e farla franca, tranne che alla sua famiglia, così il peso della risposta toccò ad Alina.

- Il tempo lo avevamo, ma nessuna rosticceria può essere paragonata alla tua cucina -.

- Sono solo dei panini, ma ogni tanto ricevere qualche lusinga fa piacere quindi accetterò comunque il complimento -.

La Professoressa Zaccaria era tanto temibile in classe, quanto comprensiva a casa. Il rapporto che Paola aveva con sua madre era invidiabile a detta di Alina, la bionda però sapeva che nemmeno lei avrebbe accettato una così palese infrazione delle regole basilari della magia, meglio tacere perciò.

- Mamma dov’è zia Patrizia? -.

- A fare la spesa per stasera, tornerà tra poco, a proposito hai qualche desiderio particolare? -.

- Voi a che avevate pensato? -.

- Agnello con piselli -.

- Va bene quello allora, ah Ali vuoi restare qui a cena? -.

- Se a tua madre va bene, perché no -.

- Ma figurati cara, un posto in più per te c’è sempre -. Si affrettò a replicare Ilenia.

Eleonora amava le stelle e, aveva scoperto quella sera, dal terrazzo di casa Imperatore era perfettamente visibile Cassiopea.

Cassiopea non era una delle costellazioni più rare, in effetti era una di quelle visibili in ogni stagione dell’anno, eppure era affascinante. Forse era proprio il fatto che la si poteva ammirare sempre a renderla più speciale, era un punto fisso in una marea di cambiamenti.

Eleonora, Mattia, Altea e Acrisio si erano riuniti a casa del giovane Imperatore, i suoi erano ancora fuori città e sua sorella stava studiando in camera, nessuno aveva visto entrare la riccia, il che era un bene.

Finché non avessero avuto certezze volevano tenere la frequentazione il più nell’ombra possibile.

Acrisio era steso con le braccia sotto la testa a mo’ di cuscino - Potremmo tingerci i capelli tutti dello stesso colore, come una banda -.

- Ah io propongo il rosa -.

- Non so se Fulvio accetterebbe -.

- Bah, magari se li tingiamo di verde -. Propose Mattia.

Eleonora fece una smorfia  - Che tipo di verde? -.

- Verde normale, perché? Quanti tipi di verde esistono? -.

- Scherzi? – Altea si sedette a gambe incrociate fissando l’amico, quasi scioccata dalla sua ignoranza riguardo all’argomento – Verde smeraldo, verde menta, verde acido, verde celadon.. -.

Acrisio scoppiò in una risata - Verde celache? -.

- È un pigmento acquamarina pallido, viene dal francese -.

Tutti la guardarono confusi , lei però non demorse – Ma andiamo! Come fate a non conoscerlo? -.

- Senza offesa Tea, però penso tu sia l’unica al mondo a sapere cosa sia, cioè anch’io conoscono qualche colore un po’ particolare tipo il cobalto, l’amaranto oppure il blu di Prussia e, onestamente, trovo la tua padronanza davvero sorprendente, seppur un po’ inquietante, però se mi parli di colori francesi, pigmenti acquamarina, e cose così mi confondi -.

- Concordo con tutto ciò che ha detto Eleonora, tranne il blu di Prussia, cioè suppongo sia una sfumatura di blu, ma mi fermo lì -. Annuì Acrisio.

- Mati, nemmeno tu mi sostieni? -.

- Scusa cugina -. Rispose Mattia prendendo un sorso dalla bottiglia di birra.

Altea gliela strappò di mano - Dammi qua, ora mi devi un sorso.. e poi perché mai parliamo di tinte per capelli? -.

- Perché secondo me ci serve qualcosa che ci rappresenti, i nostri fratelli maggiori hanno l’anello, i nostri genitori la spilla, i nostri nonni avevano l’orologio e così via, noi non abbiamo ancora nulla -.

- Acri devi considerare che non abbiamo nemmeno fatto la Cerimonia, c’è ancora tempo -.

- Che c’è di male nell’essere previdenti? -.

- Okay, ho capito che non siete abituati ad avere intorno persone che non siano streghe, ma devo ammettere che sarebbe davvero carino se da ora iniziaste a considerare il fatto che io non conosco, né tantomeno capisco, la metà dei vostri argomenti di conversazione. Cioè per il colore della tinta posso dare il mio parere, ma che c’entra con i vostri parenti? -.

- Devi sapere che ogni generazione di streghe ha un proprio simbolo, qualcosa che le rappresenti e le distingua, un metodo per far capire al mondo non solo che fanno parte della congrega, ma anche che fanno parte della nostra generazione o di un’altra -. Rispose Mattia.

- Come si capisce che fate tutti parte della stessa congrega se avete simboli differenti? -.

Continuò Acrisio – L’oggetto che simboleggia la generazione cambia, ma ogni volta su quello c’è inciso ciò che rappresenta la nostra congrega -.

- Come una specie di vessillo? -.

- Esatto, ad esempio nel nostro caso su ogni anello, orologio o checchessia c’è un manipolo di spighe di grano -.

- Ha un significato specifico? -.

- Ve l’avevo detto che era perspicace – disse soddisfatta Altea – Sì, il manipolo è per indicare l’unione, siamo nati da una guerra, ma ci siamo uniti in pace, le spighe di grano poi, nello specifico sono allegoria della primavera che sconfigge il gelo e l’inverno, e cioè della natura che risvegliandosi batte la morte -.

- Grazie per la spiegazione, anche se forse dovrei sentirmi offesa dal commento iniziale..-.

- No scusa, è che Paola e Acrisio non sono totalmente sicuri di questa storia e hanno fatto qualche commento, perciò mi viene automatico notare che pur non conoscendole intuisci le peculiarità del nostro mondo –.

- Quei due non sono certi della mia perspicacia? -.

- Mio fratello e Paola sono terrorizzati dall’idea di finire nei casini e quando hanno paura loro attaccano, in questo caso lo fanno con gli insulti, basterà ignorarli e si calmeranno da soli -.

- Va bene, comunque ho un’ultima domanda per Acrisio e poi smetto giuro -.

- Spara -.

- Come volevi incorporare il manipolo di spighe di grano in un colore di capelli? -.

- Oh no, il colore uguale era un plus, pensavo di rasare la parte della nuca ad una lunghezza di tipo un centimetro e, con una rasatura ancora più corta, fare il disegno principale -.

Altea spalancò gli occhi - Tu sei pazzo, non raserò mai questa magnifica chioma bionda -.

- Non sarebbe più bionda Tea -. Le ricordò il cugino.

- Ad ogni modo, no grazie -.

- Poi dici che è Alina quella vanesia -.

- Lei è stronza, è diverso -.

Eleonora la interruppe domandando: - Perché non vi fate un tatuaggio? -.

- Elia Sforza diserederebbe la nipote -.

Altea fece una risata di scherno – Ah, sarebbe carino da vedere -.

- Tea non è carino da dire -.

- Dicevo così, tanto per scherzare -. Dopo lo sguardo per nulla convinto dell’amica Altea aggiunse – Te lo giuro! -.

La cena a casa Zaccaria era stata squisita e, la compagnia della famiglia di Paola piacevole. Erano arrivate ormai le dieci e mezza, Fulvio aveva raggiunto le due ragazze, erano tutti e tre in camera di Paola che guardavano la televisione.

Il tepore della casa aveva portato Paola ad assopirsi, era raggomitolata su un fianco con la testa sulle gambe di Alina, che a sua volta aveva la testa poggiata alla spalla di Fulvio.

Paola aveva un letto a due piazze, per questo potevano starci comodamente tutti assieme. Il resto della camera era proporzionato, era infatti un’ampia camera quadrata con la testiera del letto che occupava il centro di una parete, la tv era di fronte a questo.

Al posto del pavimento vi era la moquette, morbidissima, per non rovinarla Paola obbligava i suoi amici a togliersi le scarpe prima di entrare.

Tutta la stanza era poi addobbata da lucine, quelle usate a natale, mettevano felicità.

- Non ti si sono ancora addormentate le gambe? -. Sussurrò il castano ad Alina.

- No, come va con il tuo braccio? -.

- La tua testa non è tanto pesante -.

- Bene -.

Rimasero in silenzio guardo la televisione una decina di minuti, poi Alina chiese - Ehi posso chiederti un consiglio? -.

- Certo, che succede? -.

- Qual è secondo te il metodo più veloce per trovare un libro in mezzo a molti altri? -.

- Sai già nello specifico cosa cerchi? -.

- Più o meno, lo ricordo in linee generali, nulla di troppo caratteristico però -.

- Peccato, se ti fossi ricordata una frase dettagliata, avresti potuto ricercarla con l’incantesimo dei libri scoparsi -.

- C’è un incantesimo apposito per questa cosa? -.

- Sì, non lo conosci? -.

- So quello per gli oggetti scoparsi, per i posti scomparsi e per le persone scomparse, anche quello per i ricordi scomparsi, ma nulla proprio per i libri -.

- Con tutti i libri che avete nella vostra biblioteca non lo usate mai? Vabbè comunque oggi lo cerco e te lo passo -.

- Grazie -.

- Di nulla, ora torniamo al film, mi hai fatto perdere il punto cruciale -.

Alina lo canzonò – come se tu lo stessi veramente seguendo, non ti piacciono mai i film che sceglie Paola -.

- Inizio a pensare che non piacciano nemmeno a lei, dato che si addormenta sempre a metà -.

Le loro risate furono un po’ troppo forti e Paola aprì un occhio – Che succede? -.

- Niente tranquilla, torna a dormire -.

- Mhmm.. okay -. Rispose lei sbadigliando.

Alla fine del film, Fulvio e Alina lasciarono Paola a dormire e dopo aver salutato Ilenia e Patrizia tornarono ognuno a casa propria.

Dopo dieci minuti sul cellulare di Paola arrivò un messaggio dall’amico con scritta la procedura e le parole dell’incantesimo. Alla vista dell’SMS Alina sorrise, era bello poter contare sull’aiuto dei propri amici senza dover rispondere a mille domande.

 

 

 

 

 

xxElykei

   
 
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