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Autore: lapotenza    26/11/2016    1 recensioni
"Gli esorcisti sono persone possedute da Dio. Essi esistono al fine di consegnare all'Oblio le sinistre creature che emergono dalle tenebre."
D.Gray-Man ~ Prima Notte, Vol.1
Yuki Hirai. Diciotto anni. La sua espressione, un vero e proprio capolavoro di falsità.
Ingenua o furba come la più infima ed astuta delle volpi?
Passionale o gelida e pacata?
Guerriera o spettro in fuga dal passato?
Yuki é divisa in due parti perfettamente... (A)simmetriche.
Non uno, ma ben due passati alle spalle, non uno, ma nessun futuro che si profila all'orizzonte, non uno, ma ben due marchi imposti da Dio.
Un' anima infranta o un cuore d'acciaio?
Ci sono così tante alternative da scegliere... Ma nessuna persona pronta a condividerle.
Come si sopravvive al ritorno nelle fitte spire dell'Ordine?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Allen/Lenalee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lavi aprì gli occhi, ma non vide nulla.
Era tutto denso e nero, intorno a lui, eppure non era buio. Riusciva a vedersi chiaramente, alzò una mano e se la portò davanti al volto, vedeva tutto nitidamente. Era come se... Come se fosse sospeso nel nero.
La divisa era sparita, così come la sciarpa e la bandana, adesso i capelli infuocati gli cadevano liberamente sulla fronte e sulla nuca. Addosso aveva solo una maglietta a maniche corte e dei pantaloni, entrambi i capi di un bel bianco candido.
C'era qualcosa di strano, una sensazione insolita sulla parte destra del volto, se lo sfiorò con le dita della mano alzata.
La benda non c'era, e si stupì del dolore all'occhio quando per sbaglio ci ficcò un dito dentro.
Come era possibile? Non aveva più nessuna ferita, nessuna cicatrice, cosa era successo?
Ricordava cose vaghe, prima di finire lì... Dove si trovava?
Si alzò.
Stranamente, era possibile muoversi in quello strano posto, i piedi scalzi reagivano come se ci fosse un terreno compatto sotto di lui, ma non percepivano nulla, se non il vuoto, come se vi fluttuasse. Era una sensazione bella ma fastidiosa al contempo, e lo stomaco gli fece un paio di capriole.
Era forse così che si sentiva Lenalee quando solcava il cielo con i suoi stivali?
Lenalee... La sua immagine gli apparve distante e sfocata, come se fossero passati tempi immemori da quando l'aveva vista per l'ultima volta.
Ed all'improvviso il vuoto divenne meno consistente, e Lavi precipitò.
Strisce di colore iniziarono a diramarsi nello sfondo piatto, vorticando tra di loro sempre più velocemente, finché non raggiunsero ritmi sovrumani, creando un tornado di colori intorno a lui, che lo seguiva lungo la sua caduta interminabile.
Il mulinello rallentò sempre di più, i colori si ordinarono e presero posto, andando a disegnare una scena.

I soffioni volavano nel cielo, portati dal vento, Junior li ammirò estasiato, mentre si elevavano verso il cielo, sempre più in alto...
-Andiamo, Dick.- disse secco il vecchio, voltandosi, Junior lo seguì diligente, la lunga sciarpa al vento.

E poi tutto girò di nuovo intorno a Lavi, con uno scatto secco.

-Una guerra persa, eh?- Dick guardò la distesa di bare sotto di lui, adesso si chiamava Lavi, gli era stato detto dal vecchio.
Come al solito, i cadaveri erano più dei sopravvissuti, e non ce ne era nemmeno uno, tra gli scampati, che non avesse qualche ferita.
Sciocchi, stolti ed inutili, perseguitatori di stupide guerre, come sempre dentro di se li avrebbe disprezzati...
No.
Quarantotto guerre, ma mai una donna che fosse ferita per motivi diversi dall'esserci finita in mezzo come vittima. Mai e poi mai, una donna combattente.
Eppure era lì, bellissima e giovanissima (forse quattordici anni?), con gli occhi orlati di lacrime e così tante ferite da non poterle nemmeno contare, gli aghi infilati nel braccio della flebo, accasciata davanti una bara, disperata come se avesse appena perso un pezzo di se, un pezzo del puzzle. E senza i pezzi i puzzle erano destinati a non venir mai finiti.
Una ragazza priva della propria vita, destinata a vivere con parti mancanti, a rimanere per sempre incompleta.
Dick si ritrasse. Non poteva essere...

E poi tutto cambiò ancora una volta, Lavi girò su se stesso, confuso e sofferente, mentre saltava ancora, stavolta di nuovo indietro nel passato.

Una casa di legno, piccola ma accogliente, un vecchio davanti al camino, che spulcia le migliori cronache del paese. Su di un tavolo poco distante due bambini di nove anni circa giocano a domino, arrampicati sulle sedie per raggiungere i pezzi.
-Oh no! Junior li hai fatti cadere!- si lamenta la ragazzina, quando delle tessere rovinano sul legno levigato.
-Non dare sempre la colpa a me, Fiocchetto.- ribatte il ragazzino.
-Non mi chiamare così!- la ragazzina gonfia e guance, e Junior scoppia a ridere.
-Su, rimettiamole a posto.-
-Forse è meglio, Benda.-

Tutto si fermò, tornando scuro.
Lavi si accasciò a terra.
Sembrava quasi il mondo dei sogni di Road, gli scrutava dentro e lo svuotava, facendo male, molto male.
-Gli umani non sono degni di fiducia, giovane, la pensi così?- una voce gli parlò nella testa, come una stilettata dolorosa.
-Voglio metterti di fronte ad una scelta, mio giovane Apostolo.- Lavi premette le mani sulle tempie, tentando di alleviare le sofferenze che quella voce gli causava.
-C...chi sei?- domandò, digrignando i denti.
-Te lo direi, ma non posso, a seconda delle tue scelte potresti scoprirlo comunque o scordarlo.- la voce tacque per un po', Lavi scrutò quel vuoto nero.
-Sei stufo di lottare per gli umani che tanto perseverano con la guerra?- domandò di nuovo la voce, stavolta il tono fu dolce, e Lavi potè ascoltarla senza provare dolore.
-Vorresti davvero, nel profondo della tua anima, che il Conte vincesse, eh? Bookman Jr., tu sei stufo di vedere quanto meschini gli umani siano, vero?-
Lavi non rispose, chi lo stava guardando dentro? Non poteva succedere... Non una seconda volta...
-Rispondimi, Bookman Jr.- la voce lo richiamò gentilmente. Un richiamo a cui nemmeno lui seppe resistere.
-È vero, sono stufo.- rispose, alzandosi -Vorrei che la finissero, vorrei che svanissero, così da finirla con questo inutile e stupido ciclo di violenza. Dove andavo, trovavo solo guerre... Sono tutti stupidi, dal primo all'ultimo...-
-Ne sei sicuro?- chiese la voce -Se io ti dicessi che non è vero? Che non sono tutti stupidi, insulsi e meschini?-
-Tsk, sono sempre meschini, sempre.-
-Vediamo un po'... Conosci la storia delle città di Sodoma e Gomorra? Sarebbero bastate solo dieci persone giuste per far si che Dio non le distruggesse...-
-Cosa vuoi dire?-
I nastri di colori si riavvolsero intorno a Lavi, in un susseguirsi di scene veloci.

-Lo so però... Nonostante tutto... Io voglio essere un distruttore che può salvare qualcuno.- i capelli bianchi al vento, lo sguardo del ragazzo era serio -Finché l'ultimo soffio di vita non abbandonerà il mio corpo, io non mi fermerò, continuerò a camminare.-

-Quando chiudi gli occhi e pensi al mondo, cosa vedi?- Mormorò la ragazza, calde lacrime che le uscivano dagli occhi -Io vedo voi, i miei "Nakama".-

-Non posso certo morire, prima di aver trovato quella persona...- la voce seria, testimone di una promessa solenne.

-Nonostante tutto, io continuo ad amarti, Eliade.- detto da qualcuno che si credeva un mostro.

-Nessuno mi aveva mai ringraziata, prima d'ora.- il primo sorriso di chi si riteneva inutile.

-Non importa quanto siamo distanti gli uni dagli altri, noi continueremo ad essere legati.- occhi non più in grado di vedere puntati lo stesso verso il cielo limpido.

-Nei momenti di ansia è meglio pensare alle cose allegre.- lo chiamavano pazzo ma sotto sotto era un genio.

-La penso nel modo più semplice... È perché siamo amici!- l'innocenza di quel malato di lavoro coi fondi di bottiglia.

-A Bookman non serve un cuore.- lo diceva sempre, ma la verità è che del cuore ne avevano bisogno, ma ammetterlo faceva troppo male, a loro che lo perdevano man mano che camminavano.

-Non preoccuparti, Junior, se il vento ti porta via ci penserò io a farti da ancora, questa é una promessa.- lo teneva a galla quando lei stessa stava affondando, però alla fine non l'aveva più rivista.

Lavi urlò di dolore, tenendosi la testa fra le mani. Faceva male, dannatamente male.
-NON MI GUARDARE DENTRO!- urlò, le lacrime che, non sapeva nemmeno lui perché, continuavano a scendere, copiose.
-Sto solo cercando di metterti di fronte ad una scelta, mio Apostolo.- gli fece la voce, suadente -Ti ho trovato dieci persone giuste, ma posso mostrartene molte di più, se lo desideri.-
-Nono sono affari tuoi, NON TOCCARE CIÒ CHE RESTA DEL RICORDO DEI MIEI AMICI!- continuava a fargli male il petto, laddove vi era il cuore che non avrebbe dovuto avere.
-Perché mai, Lavi?-
Dolore, dolore, dolore, dolore... Faceva male, troppo male.
-Io... Io non sono Lavi... "Lavi" non esiste, é solo un nome, è solo il "Numero Quarantanove" di tutti gli altri "me" che sono stato.- mormorò, e fece più male di qualsiasi altra cosa che avrebbe mai potuto dire in vita sua, la verità faceva davvero troppo male, anche per lui, anche per il successore dei Bookman.
-E allora perché soffri così tanto? Sei sicuro che il Numero Quarantanove non abbia messo un po' troppo le radici?-
-Non dire sciocchezze...-
-Apostolo, fai la tua scelta. Vale la pena per te vivere per queste dieci persone?-
-Ma che cosa stai dicen...- ma non finì la frase.
Cosa doveva fare? Alla mente gli salirono così tanti particolari che avrebbe voluto urlare fino a perdere la voce.
Il sorriso rassicurante, triste e malinconico di Allen, quello materno di Lenalee, il broncio perenne di Kanda, quelli timidi ed impacciati propri di Crowley e Miranda, quello consapevole di Marie, quello enorme di Timothy, quello a tratti folle ed a tratti fraterno di Komui, quello teso e stressato ma sempre sincero di Reever, quello allegro di Johnny, quello del Vecchio, che non era mai riuscito a vedere ma sapeva che c'era. Così tante facce e così tante storie che avevano superato la soglia dell'inchiostro su carta.
Storie che gli erano penetrate affondo, mettendo radici nel fulcro della sua stessa anima.
Perché doveva rinunciare a tutto quello? Adesso aveva capito... L'Innocence cercava i compatibili che poteva trattenere a se, cercava quelli che ne avevano bisogno per raggiungere i propri scopi e gliene creava altri quando li smarrivano.
Allen che viveva per salvare le anime degli Akuma, Lenalee che viveva per il suo mondo, tenuto in piedi dall'Innocence e da quella stessa guerra, Kanda che viveva nella continua ricerca di qualcuno che ormai sapeva di aver perso, Crowley che cercava la ragione per cui aveva distrutto il suo grande amore, Miranda che per una volta era riuscita a trovare qualcosa che sapesse fare, per aiutare gli altri.
Tutti i suoi amici, troppi forse per rendergli omaggio in quel momento.
Bookman non ha bisogno di un cuore... Ma lui si, a lui serviva... Non era forse servito a Dick, non serviva a Junior, ma serviva a lui.
-Allora combatti, Lavi.-
La luce imbiancò quell'orribile oscurità, generandosi dal suo stesso petto.
Forse il Vecchio si sarebbe arrabbiato, ma era stufo di cambiare, dopo quarantanove tentativi, aveva trovato il vero se: lui era Lavi.
E Loro, Loro non erano semplice inchiostro su carta.
-Puoi scommetterci.- e fu doloroso, quando il sangue uscì impetuoso dal punto in cui veniva custodito il cuore che non voleva più perdere, lasciando spazio ad una stigmate rossa.
Il sangue prese la forma cristallizzata di una sorta di angelo scarlatto senza testa ed articolazioni, piegato verso di lui, come a cedergli il suo potere.
Lavi tese la mano, ed una striscia di cristallo si poggiò sul suo palmo.
Alzò il braccio in aria e fece volteggiare il cristallo, sempre più velocemente. Sempre di più, sempre di più, ancora di più...
E con un ultimo accecante lampo luminoso, esso prese la sua forma.
Lavi sorrise.
-Ci rivediamo, martellino.- disse.
Poi la luce si spense e, con il sorriso sul volto, precipitò definitivamente nel vuoto.

   
 
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