Berlino,
1943
Sdraiato
a
letto sorrise guardando la donna nuda accanto a lui:<< Da
quanto sei
sveglio? >> lui sorrise e con un dito percorse il profilo
della sua guancia:<<
Non da molto >> lei sorrise a sua volta:<<
Avevi detto che non
saresti mai rimasto fino al mattino, che sarebbe pericoloso se ci
vedessero
insieme >> le baciò le labbra prima di
risponderle e perdersi in quegli
occhi grigi che lo avevano affascinato fin dal primo
momento:<< Non mi
importa, tra un paio di settimane tornerò in Inghilterra e
tu – allungò una
mano accarezzandole la pancia ancora piatta – voi verrete con
me, non mi
interessa correre il rischio ora, tra poco saremo al sicuro e insieme
>> lei
sorrise:<< Insieme…che bella parola mein Herr
>> << Non
chiamarmi così >> e per un attimo i suoi begli
occhi blu si
scurirono:<< Non è…mein Liebe
non… >> con un sorriso le accarezzò
una guancia baciandole le labbra:<< Ecco, così
va meglio my love >>
passarono accoccolati tra le coperte ancora qualche minuto quando un
bussare
alla porta interruppe la loro bolla di paradiso:<< Chi
è? Aspettavi
qualcuno? >> le domandò alzandosi ed
infilandosi i pantaloni mentre lei
si metteva la vestaglia:<< No, nessuno >>
<< Aspetta >>
e prendendo la bacchetta che aveva appoggiato sul comodino si
avvicinò alla
porta d’ingresso:<< Stai indietro
>> << Ma… >> lui
si
portò un dito alle labbra facendole segno di tacere mentre i
colpi si facevano
più forti:<< Polizia, Sarah Eisenheim apra!
>> girò gli occhi
guardando quelli di Sarah colmi di paura, allungò una mano
per stringere quella
di lei, non poteva parlare o li avrebbero sentiti ma voleva farle
sapere che
per qualsiasi cosa lui le sarebbe stato vicino, che sarebbe andato
tutto
bene…in fondo era anche colpa sua se erano in quel guaio
ora.
<<
Sarah! Sarah! >> e mentre due soldati lo tenevano fermo
la sola cosa che
poté fare fu di restare a guardare il resto del plotone
prendeva la
mira:<< Sarah! >> avrebbe urlato fino a
farsi scoppiare i polmoni,
non gli interessava cosa sarebbe successo, avrebbe preferito morire con
lei
piuttosto che restare a guardare mentre quei bastardi prendevano la
mira:<< Mirare >> i suoi occhi cercarono
quelli di Sarah pieni di
lacrime, la sua bella bocca che per così tante notti lo
aveva baciato chiusa in
una linea dritta, non si sarebbe chinata e lui lo sapeva, non avrebbe
abbassato
la testa nemmeno davanti alla morte:<< Puntare
>> << Sarah!
>> il soldato alla sua destra gli tirò una
gomitata allo stomaco
facendolo piegare in ginocchio:<< Fuoco >>
il rumore degli spari
gli rimbombò nelle orecchie mentre vedeva quel piccolo
fragile corpo piegarsi
sotto i colpi dei proiettili, era come se quei proiettili stessero
colpendo
lui, dio lo avrebbe preferito, avrebbe dato la vita per salvare lei e
il
bambino, avrebbe dato qualsiasi cosa per non vederla morire impotente,
Sarah
era tutta la sua vita e mentre guardava i soldati che slegavano il
corpo pensò
solamente ad una cosa: qualcuno l'avrebbe pagata.
Belfast,
dicembre 1940
<<
Buon Natale sweetie >> e abbracciandola da dietro Caleb
poggiò la testa
sulla sua spalla:<< E buon natale anche a te honey
>> e allungò una
mano per accarezzare il viso di Madeline che Amelia teneva in braccio e
che si
stava agitando per raggiungere lui:<< Comincio ad essere
gelosa sai?
>> gli ricordò sua moglie quando lui prese la
piccola tra le braccia…sua moglie…sorrise
ricordando quel
pomeriggio di metà settembre in una piccola chiesetta poco
fuori Dublino dove,
accompagnati solo da un prete e dalla piccola Madeline aveva messo la
fede al
dito di quella magnifica giovane donna.
<<
E
con i poteri conferitimi da dio io vi dichiaro marito e moglie,
può baciare la
sposa >> prima di arrivare alle labbra di Amelia aveva
dovuto baciare
Maddie visto che nel giro di pochi mesi la piccola si era
incredibilmente affezionata
a lui ma poi finalmente aveva avuto di nuovo quelle labbra sulle sue e
il mondo
aveva ripreso a girare nel verso giusto.
<<
A
che pensi? >> e una carezza di Amelia sul suo braccio lo
fece tornare al
piccolo cottage che avevano preso in affitto:<< Stavo
pensando al nostro
matrimonio, a quando mi hai detto la verità su Maddie, su
Patrick, su quello
che… >> Amelia si sollevò in punta
di piedi per raggiungere le sue labbra
con un bacio:<< È acqua passata, adesso ci
siamo solo noi, io, te e
Maddie >> guardando la bambina Caleb le sorrise
sfiorandole una guancia con
un dito:<< Madeline Patricia Haytham >>
sussurrò quel nome quasi
fosse un sacrilegio pronunciato dalle sue labbra ma Amelia lo
abbracciò con un
sorriso:<< Sei tu suo padre ora >> gli
ricordò dolce:<<
Amee…sweetie io non so se… >> lei
lo baciò di nuovo:<< Madeline
Patricia Ascott non suona male >> poi prendendo la
piccola tra le braccia
e mettendola nel suo box aggiunse tornando a guardarlo:<<
E nemmeno
Amelia Ascott se posso dirlo >> Caleb sorrise
ringraziando il cielo di
aver trovato quella donna sul suo cammino:<< Ti amo, lo
sai vero? Ti amo
più di qualsiasi cosa al mondo >> poi
avvicinandola a sé chinò la testa
per baciarla mentre le sue mani correvano a sbottonarle la camicia.
<<
Vuoi fare sul serio Auror? >> e facendo scorrere le mani
sui propri fianchi
Amelia lo guardò ammiccando mentre infilava le dita
nell’elastico della gonna
facendola scivolare a terra:<< Vuoi giocare con me
sweetie? >>
Amelia sorrise lasciandosi cadere sul letto sopra di
lui:<< Dio mio ti
prego sì! >> << Ai suoi ordini
my lady! >> e ribaltando le
loro posizioni Caleb si tolse in fretta i vestiti cominciando a
baciarla mentre
con le mani stringeva quelle di lei:<< Ti amo Amee, ti
amo così tanto
>> era folle continuare a ripeterlo a quel modo ma era
l’unica cosa a cui
riusciva a pensare era che quella magnifica donna era sua e che
l’avrebbe
protetta anche a costo della vita…fece per tornare a
baciarla quando si accorse
degli occhi di lei che guardavano le loro bacchette entrambe appoggiate
sul
comodino:<< Cosa c’è?
>> le domandò poi dubbioso:<<
L’incantesimo di protezione >> <<
Amee… >> gli occhi di lei
si fecero tristi:<< Non voglio un figlio Caleb, non ora
>> una
piccola fitta al cuore lo fece bloccare per un istante:<<
Non dico che
non ne voglio >> poi prendendogli il viso tra le mani
fece per tirarlo
verso di sé:<< Dio solo sa quanto vorrei un
bambino nostro ma siamo
fuggitivi e già con Maddie è…
>> la baciò con un sorriso anche se dentro
si sentiva morire:<< Va tutto bene sweetheart, va tutto
bene >> poi
rotolando sulla schiena e tirandola con sé le
sorrise:<< Hai ragione, non
ho pensato alle conseguenze e tu hai ragione >> Amelia
gli accarezzò il
viso:<< Caleb non odiarmi >>
<< Non potrei odiarti nemmeno se
da questo dipendesse la mia vita darling, non potrei mai odiare
l’amore della
mia vita>>
Saints
Peak, gennaio 1944
Era
arrivato in quel buco sperduto da nemmeno ventiquattr’ore e
già si sentiva
soffocare, una prigione di lusso eh…piena di criminali,
assassini e truffatori?
Oh andiamo se quelli erano i peggiori rifiuti del mondo magico allora
il mondo
magico faceva davvero pena!
<<
Conosco quella faccia, ce l’avevo anch’io quando
sono arrivata qui >> alzando
gli occhi sul più bel paio di occhi acquamarina che avesse
mai incontrato in
vita sua e, dopo la sua lunga permanenza in Germania, ne aveva viste
parecchie
di bionde dagli occhi di ghiaccio:<< Da quando gli angeli
stanno
all’inferno? >> domandò con un
sorriso avvicinandosi a quello che doveva
essere il pub del paese, la ragazza davanti a lui alzò la
bottiglia di
burrobirra che teneva in mano:<< Battuta scadente anche
per uno come te
Will Cotton >> sentendo il proprio nome lui rimase
immobile:<< Chi
sei? Come sai… >> lei sorrise di nuovo e Will
pensò che avrebbe fatto
qualsiasi cosa pur di vedere di nuovo quel sorriso:<<
Vivienne Dallfort,
eri nell’ufficio di mio padre ieri pomeriggio
>> William rimase immobile
per un attimo:<< La figlia del sorvegliante
>> mormorò poi quasi
gli avessero appena detto che la terra era piatta e Vivienne sorrise di
nuovo a
quelle parole:<< Esatto genio >> poi
sollevando la bottiglia in un
brindisi immaginario aggiunse:<< Il mio benvenuto
all’inferno Cotton,
buona permanenza >> e lasciandolo lì immobile
come un cretino si
allontanò per la via principale mentre la sua lunga treccia
bionda riluceva alla
luce dei lampioni.
<<
Dimmi una cosa Will…che cosa hai fatto di così
terribile per finire qui?
>> guardando Vivienne con un sorriso le passò
una mano nei
capelli:<< Forse avresti dovuto chiedermelo prima di
finire in questo
letto con me non credi Vivi? >> la ragazza sorrise furba
baciandogli una
spalla dove c’era una piccola ferita che si era fatto durante
il suo
atterraggio di fortuna vicino Berlino:<< Non ho mai detto
che cambierò
opinione su di te Cotton, sono solo curiosa >> Will si
stese sul letto
guardando il soffitto e mettendosi le braccia dietro la
testa:<< Ho fatto
cose di cui non vado fiero Vivienne, ho fatto quello che dovevo fare
per
restare vivo ma non sono fiero di ciò che ho fatto
>> lei gli passò una
mano sul petto giocando con le linee dei suoi
addominali:<< Tutti qui
hanno fatto cose di cui non vanno fieri, non significa che dobbiamo
basare la
nostra vita su questo >> voltando la testa verso di lei
le sorrise,
quella ragazza aveva la capacità di farlo sentire un uomo
migliore, di vedere
il buono che nemmeno lui riusciva a vedere dentro di
sé:<< Sposami
>> la parola gli uscì dalle labbra prima
ancora che potesse finire di
pensarla:<< Cosa? >> e lei lo
guardò come se fosse pazzo mettendosi
seduta:<< Sposami Vivi >> le
ripeté mettendosi seduto accanto a
lei:<< Ma se ci conosciamo da…
>> il sorriso di Will la mandò in
confusione:<< Sei mesi, sei giorni o sei anni che cosa
cambia? So quello
che voglio e quello che voglio sei tu >> <<
Will non è così…
>> << Sposami >> le
ripeté instancabile per poi aggiungere
con una piccola risata:<< Posso continuare tutta la notte
sai >>
scuotendo il capo e ridendo lei annuì:<<
Sì >> borbottò poi a mezza
voce:<< Cosa? >> aveva sentito benissimo ma
voleva prenderla in
giro:<< Sì, d’accordo?
Sì! Ti sposo! >> le prese il viso con le
mani baciandola:<< Ti amo Vivi, ti amo >>
Saints
Peak, 1950
Ci
aveva
messo sette anni, sette lunghi anni ma ne era valsa la pena.
Guardando
l’uomo responsabile delle sue disgrazie mentre passeggiava
con sua moglie, una
bambina affianco e un bambino tra le braccia cercò di tenere
a freno la rabbia,
doveva essere paziente, doveva aspettare e agire con calma, non avrebbe
risolto
niente seguendo la rabbia e l’impulso e cinque anni di
spionaggio dietro le
fila nemiche glielo avevano ampiamente dimostrato; lanciando
un’ultima occhiata
alla moglie del suo bersaglio e vedendo come lui la guardava nella sua
mente si
fece largo un progetto: ci sarebbe voluto tempo ma aveva appena trovato
il
punto debole del suo nemico, sorrise maligno guardando il cielo e il
sole di
quel tardo pomeriggio di giugno pensando a quanto quel posto sarebbe
piaciuto a
Sarah.
Presente
<<
Signor Cotton, a cosa devo il piacere? >>
<< David ha preso
l’influenza dottor Wolf e ho bisogno che venga a visitarlo
prima che la prenda
anche Emma, senza contare che con Vivienne incinta non vorrei rischiare
di…
>> Ben sorrise:<< Sì, in effetti
una banale influenza nelle sue
condizioni potrebbe essere un problema >> e alzandosi
dalla sua poltrona
Benjamin si avvicinò all’uomo:<< Ho
alcune visite da fare ora, le va bene
se passo nel pomeriggio? Magari verso le 16 >> Will
annuì:<< Sì,
certamente…grazie >> poi stringendo la mano
all’uomo fece per uscire
quando i suoi occhi caddero su uno degli attestati che il medimago
teneva
appesi alla parete:<< Germania? >>
domandò poi perplesso leggendo
il nome del prestigioso ospedale magico che sorgeva a
Berlino:<< Sì, ho
fatto un tirocinio lì durante la guerra >>
replicò Ben piatto:<<
Capisco, io vorrei poter dimenticare quegli anni, terribili
>> Ben annuì:<<
Sì, ho una vaga idea signor Cotton >> poi
sfoderando il suo miglior
sorriso cordiale aggiunse:<< Ci vediamo oggi pomeriggio
>> <<
Ci sarà Vivi in casa, io ho un paio di commissioni da
sbrigare >>
<< Va bene, avvisi sua moglie allora >> e
continuando a sorridere
Ben lo accompagnò alla porta chiudendosela alle spalle.
Rimasto
solo si appoggiò al legno della porta per prendere fiato
tirando fuori dal
collo un piccolo medaglione con all’interno una fotografia e
un’incisione su un
lato: Ich liebe
dich, mein Herr << Manca poco Sarah,
manca
ancora poco >> sussurrò poi con una lacrima
silenziosa che gli scendeva
sul viso.
<<
Buongiorno raggio di sole >> e con la sua solita risatina
ironica Theo
accarezzò il viso di Okami facendo girare e borbottare il
suo compagno:<<
Che diavolo vuoi Theo? >> il ragazzo
sorrise:<< È così che si
ripaga colui che ti porta la colazione? >> Okami
aprì un occhio guardando
il vassoio poggiato sul comodino e che straripava di alcuni dei suoi
cibi preferiti:<<
A cosa devo? Non abbiamo nulla da festeggiare >> Theo
sbuffò facendo
muovere il ciuffo di capelli che in quel momento gli ricadeva davanti
agli
occhi: certo che Okami quando voleva sapeva davvero rovinare le
sorprese:<< Non abbiamo niente da festeggiare ma devi
mangiare, dobbiamo
restare qui quindi non vedo perché non approfittare della
cosa e… >>
<< Se vuoi approfittare della cosa trova un modo per
andarcene da qui
allora >> e afferrando le lenzuola con una mano il
giapponese si voltò
dall’altra parte mentre Theo scuoteva il capo rimettendosi in
piedi, sarebbe
stata una giornata molto lunga…poi dando
un’occhiata alle spalle quasi immobili
dell’altro un sorriso gli si aprì sulle labbra,
forse aveva un modo per
migliorare quel giorno.
<<
Che cavolo fai? >> e Okami fece per girarsi di scatto
quando sentì il
corpo di Theo che si sdraiava accanto a lui:<< A te cosa
sembra che stia
facendo? >> gli rispose allungando poi una mano per
accarezzare il petto
dell’altro:<< Non ho voglia di…
>> Theo rise piano:<< Ti devo
convincere Okami Kikuchi? >> gli domandò poi
mentre come sempre le sue
carezze si facevano più spinte e il corpo
dell’altro reagiva quasi naturalmente
a quelle attenzioni:<< Theo non
dobbiamo…abbiamo del… >> ma prima
che potesse finire di parlare Okami si trovò con la schiena
sul materasso e
Theodore sopra di sé:<< Vuoi stare zitto una
buona volta o devo pensarci
io? >> << Ma…gli esperimenti
e… >> Theo sbuffò di
nuovo:<< Oh finiscila una buona volta >> e
senza andare oltre in
quella discussione chinò la testa baciando le labbra
dell’altro che dopo un
primo istante di esitazione prese a ricambiarlo infilandogli le mani
nei
capelli e cercando, forse per poco, di dimenticare il macigno che gli
pesava
nel petto.
<<
Poi mi spiegherai come mi hai convinto ad uscire >> e con
una smorfia, un
paio d’ore dopo, Okami guardò Theo che passeggiava
affianco a lui con un gran
sorriso stampato in faccia:<< Perché volevi
startene ancora un po’ a
letto per caso? >> gli domandò
allusivo:<< Come se non lo volessi
anche tu >> replicò l’altro
cercando, miseramente stavolta, di fingersi
offeso:<< Non ho mai detto che non mi piaccia ma non
possiamo sempre
vivere in quelle quattro mura, siamo in una città tanto vale
visitarla e…
>> ma gli occhi di Theo furono attratti da un negozio
dalle grandi vetrine
dove, chiusi in un recinto incantato, dormivano pacificamente i
più svariati
animali:<< Ehi guarda… >> Okami
storse il naso:<< No, altri
cuccioli o roba simile no! Scordatelo caro mio! >> amava
Theodore con
tutto sé stesso ma poteva convivere con la sua passione per
gli animali fino ad
un certo punto, gli era bastata l’esperienza con il tuono
alato e quella specie
di cucciolo iperattivo che Theo si ostinava a chiamare Crup, non voleva
ricominciare da capo con quella tiritera!
Fece
per
aprire bocca quando guardandosi intorno si accorse che Theo si era
già
avvicinato al negozio e solamente avvicinandosi notò il
cartello che il ragazzo
stava fissando: CERCASI AIUTANTE,
bene forse poteva evitare di riempire casa di bestie…
<<
Ci stai pensando vero? >> domandò allora con
un piccolo
sorrisetto:<< Forse… >>
replicò Theo dando un’occhiata ad
un’Occamy
che sonnecchiava tranquillamente in un angolo:<< Mi hai
fatto uscire per
poi perderti dietro a… >> <<
Cinque minuti…non ci metterò molto
>> fece per rifilargli una battutina ma vide che
l’altro aveva già la
mano sulla maniglia:<< Ok, io vado a farmi un giro, ci
vediamo a casa
quando hai finito >> << Sicuro?
>> domandò Theo indeciso se
lasciarlo o meno solo:<< Sicuro >> gli
rispose tranquillo poi ficcandosi
le mani nelle tasche si avviò verso il parco cittadino.
Rimasto
solo
Theo abbassò la maniglia del negozio ed entrò
restando poi immobile davanti
alla scena che gli si parò davanti e trattenendo a stento un
sorriso:<<
Gerald no! Gerald fermo, avanti a cuccia >> e una ragazza
dai capelli
biondi raccolti in una coda cercò di fare la voce grossa
mentre sgridava una
grossa e grassa palla di pelo fulvo che stava cercando in tutti i modi
di usare
una puffola pigmea rosa shocking con pallina:<< Gerald ho
detto a cuccia
>> poi chinandosi e prendendo il batuffolo di pelo rosa
tra le mani la
sua voce si fece più dolce:<< Ecco ora
è tutto a posto…quel cattivone non
ti farà più alcun male va bene? Coraggio torniamo
dai tuoi fratellini >> ma
quando fece per girarsi incrociò la figura ferma in mezzo al
negozio e un
piccolo sussulto spaventato le uscì dalle
labbra:<< Lei chi è scusi?
>> domandò poi appoggiando la puffola sul
bancone e cercando la bacchetta
che teneva nella tasca dei pantaloni:<< Salve, mi chiamo
Theo Dahl, ho
visto il cartello e mi chiedevo se… >>
Charlotte rimase immobile a
guardarlo: nonostante fosse alto quasi quanto Arsen c’era
qualcosa di diverso
in lui, qualcosa quasi di più umano…ma chiunque
era più umano di Hakob e lei lo
sapeva bene:<< Non l’ho mai vista in giro
>> << Siamo
arrivati da poco… >> << Siamo?
>> domandò lei dubbiosa:<<
Sì, io e mio… - deglutì un attimo
prima di finire la frase – fratello siamo
stati mandati qui dopo che ci hanno arrestati e…
>> Charlie agitò una
mano in aria:<< Non mi interessa il come o il
perché, mi interessa quello
che sa fare: ha mai avuto a che fare con gli animali? >>
Theo
annuì:<< Sì, ci so fare
>> lo sguardo di lei gli disse che si stava
ficcando in un guaio:<< Facciamo così allora
>> e avvicinandosi Charlie
sorrise:<< Domattina venga qui, le darò una
giornata di prova, se andrà
bene il posto è suo >> <<
Davvero? >> Charlotte
annuì:<< Le sembra che stia scherzando?
>> << No signora,
assolutamente >> rispose lui calmo, lei fece per
aggiungere qualcosa ma
il miagolio acuto del gatto e qualche altro verso non ben definito le
fecero
alzare gli occhi al cielo:<< Anzi facciamo
così Theo, la tua prova
comincia ora >> poi girandosi verso Gerald
sospirò esasperata:<< Sono
animali Gerry, non giocattoli, non puoi farlo >> e
afferrò il gatto con
due mani mentre questo cercava di raggiungere la teca dove lei aveva
appena
rimesso la puffola.
Continuando
a camminare costeggiando il fiume intanto Okami aveva raggiunto una
piccola boscaglia,
era un posto così silenzioso e rilassante, quasi quanto
quello dove vivevano
lui e Theo prima di…
Si
sedette
sull’erba sconsolato passandosi le mani nei capelli: era
colpa sua tutto quel
casino, non avrebbe dovuto coinvolgere Theodore in quella follia ma
sapeva bene
che senza di lui non avrebbe mai potuto combinare niente, tuttavia era
colpa
sua e suo era il compito di venirne fuori in un modo o
nell’altro; ripensò al breve
colloquio avuto con il sorvegliante di quel purgatorio, aveva sentito
parlare
di Abel Cain e conosceva la sua fama e sapeva di cos’era
capace, ma era umano e
come tutti aveva dei punti deboli, avrebbe solo dovuto scoprirli, stava
per
rialzarsi e rimettersi sulla via del ritorno quando qualcosa incastrato
in un
pruno poco distante catturò la sua attenzione; prese in mano
la bacchetta
spostando alcuni arbusti e rivelando quello che era a tutti gli effetti
un
cadavere, il piccolo sorriso che gli passò sul volto poteva
essere male
interpretato ma in quel momento non gliene fregava niente.
Sì
certo
non era l’ideale: era un uomo adulto e aveva la gola tagliata
ma era pur sempre
il meglio che poteva trovare lì quindi se lo sarebbe fatto
andare bene.
Whitaker
Quincey rientrò dal retrobottega della drogheria con le mani
cariche di pacchetti,
aveva praticamente svuotato la credenza e doveva rifornire il magazzino
prima
che William Cotton tornasse dalla sua pausa pranzo, avevano dei lavori
e delle
pozioni da finire prima di sera quindi tanto valeva cominciare e
portarsi
avanti; poggiò le scatole sul bancone di legno e fece per
mettersi al lavoro
quando due voci provenienti dalla drogherie attirarono la sua
attenzione
facendogli drizzare le orecchie:<<
Carter…potrebbe entrare qualcuno…
>> sentì Hornigold ridere:<< E
allora? Che cosa c’è di male in
quello che stiamo facendo? >> stavolta fu il turno di sua
sorella di
ridere:<< Niente ma…mi vergogno Carter
>> buttò fuori lei alla fine
facendolo ridere di nuovo:<< La mia piccola Dels, che
cosa mi avrai mai
affatto ammaliatrice >> incapace di stare ancora a
sentire e rischiando
un attacco di diabete per quanto quel pallone gonfiato sapeva essere
stucchevole Whit si schiarì la voce:<< Dely
scusa ma… >> poi
fingendo di non aver interrotto apposta quei due
aggiunse:<< Oh tu
permetti vero Hornigold? Sai abbiamo alcune cose da sistemare
e… >> Dely
lo squadrò nervosa poi si voltò verso
Carter:<< Ci vediamo stasera a cena
da tua nonna va bene? >> il ragazzo annuì poi
le accarezzò una guancia:<<
Vengo a prenderti quando finisci il lavoro >>
<< Posso accompagnarla…
>> ma di nuovo Adelyne si voltò guardandolo
male:<< Ci vediamo
quando ho finito >> Hornigold annuì poi
baciando le labbra della
fidanzata fece un cenno del capo per salutare anche Whit e
uscì.
<<
Mi
vuoi dire che cos’è che ti disturba tanto?
>> e Dely si voltò verso il fratello
con le braccia incrociate sul petto e gli occhi che mandavano
lampi:<<
Che cosa mi disturba? >> le domandò Whit di
rimando come se gli avesse appena
chiesto la cosa più ovvia del mondo:<<
Innanzitutto quello è un dongiovanni,
un bell’imbusto che non fa niente per…
>>> << È un insegnate
Whit, un ottimo insegnante e non è per niente un dongiovanni
>> il ragazzo
si passò le mani nei capelli:<< E tu come lo
sai? State insieme da nemmeno
sei mesi, chissà con quante è stato prima
di… >> Dely sbuffò:<<
Con
quante? Siamo a Saints Peak Whit, non a Montecarlo,
con quante pensi che possa essere stato
Carter? >> poi sapendo bene che solo in quel modo si
sarebbe liberata di
lui aggiunse:<< E se proprio lo vuoi sapere non abbiamo
ancora fatto
nulla >> << E ci mancherebbe, scommetto che
avrà fatto pressioni
per… >> lei scoppiò a
ridere:<< Non hai capito Whit, sono io che ho
fatto pressioni e Carter invece ha voluto aspettare >>
lui guardò la
ragazza che aveva davanti scandalizzato:<< Tu cosa?
>> << Whit,
Carter è un bravo ragazzo e vorrei che tu lo capissi una
buona volta >>
lo sapeva, sapeva che Hornigold era davvero un bravo ragazzo e se lui
fosse
stato un fratello normale avrebbe solo dovuto gioire per la sua
sorellina ed
essere felice che in quel covo di criminali sua sorella avesse finito
per
trovare l’unico ragazzo onesto in circolazione, ma purtroppo
lui non era un
fratello normale e non avrebbe mai gioito per un uomo che gli stava
portando
via la donna più importante della sua vita!
<<
Whit…Whit stai bene? >> e una mano di Dely che
gli accarezzava il braccio
lo riportò alla realtà:<<
Sì, sto bene >> poi girandosi di nuovo
verso il retro aggiunse:<< Se vuoi andare a prepararti
per la tua cena
vai pure, William arriverà tra poco, possiamo cavarcela in
due >>
<< Veramente io… >>
<< Vai Dely, non c’è problema
>>
indecisa su cosa fare e con la sensazione che qualcosa tra di loro si
fosse
spezzato Adelyne annuì prendendo la propria borsa ed
avviandosi all’uscita, se
Whitaker non la voleva lì lei non avrebbe insistito.
Quando
sentì
la porta chiudersi preso da un istinto di rabbia Whit chiuse la mano a
pugno e
colpì la porta di legno con tutta la forza che aveva
lasciando un buco e
graffiandosi la mano con alcune schegge:<< Al diavolo!
>> <<
Ehi che diavolo succede? Ti lascio da solo per un’ora e tu
distruggi il
negozio? >> il ragazzo si voltò verso William
Cotton, suo primo ufficiale
in comando ai tempi della guerra e ora suo buon amico:<<
Nulla, ho avuto
una discussione con Dely >> Cotton avanzò
scuotendo il capo:<<
Prima o poi glielo dovrai dire >> Whit lo
guardò come se fosse
pazzo:<< Sì certo e sai che bella
conversazione capo: sai Adelyne la
verità è che noi non siamo esattamente fratelli e
io sono pazzo di te da
sempre, sì proprio una bella conversazione! >>
poi sbuffando acido
aggiunse:<< Senza contare quel bellimbusto di Hornigold
che è sempre tra
i piedi >> << Beh non hai molte
alternative: o la dimentichi e vai
avanti con la tua vita o le dici la verità Quincey, non hai
altre scelte
>>
<<
Mamma, papà! Sono a casa >> e con il suo
immancabile sorriso sulle labbra
Madeline entrò in salotto:<<
Mamma…papà? >> e si
guardò intorno trovando
solamente il vecchio uccello multicolore di sua madre che sonnecchiava
e un
piccolo uccellino azzurro che svolazzava per la stanza con una lettera
nel
becco, c’era il suo nome su quella lettera e riconoscendo
anche il messaggero
sorrise afferrando la pergamena, stava quasi per aprirla quando il
campanello
di casa suonò:<< Arrivo >> e
mettendosi la lettera in tasca si
voltò per andare ad aprire sorridendo quando vide chi aveva
davanti:<<
Ciao signor Murray >> Steven ricambiò il suo
sorriso:<< Ciao signorina
Ascott >> poi guardando alle spalle di Maddie
aggiunse:<< I tuoi?
>> lei fece spallucce:<< Al momento non ci
sono o almeno… >>
<< Steven, Maddie >> la voce di suo padre
le fece alzare gli occhi
al cielo, dio ma perché compariva sempre al momento meno
opportuno:<<
Signor Ascott >> <<
Ciao
papà >> << Ciao principessa
>> e Caleb fece per darle un
bacio tra i capelli ma Madeline si scostò:<<
Papà! Non sono una bambina
non… >> Caleb alzò le mani in segno
di resa:<< Come vuoi honey
>> poi infilandosi la giacca aggiunse:<<
Devo andare a parlare con
Arsen, ti ho lasciato il pranzo sul tavolo, mangia prima che si
raffreddi
>> << Sì papà
>> e Maddie lo guardò con un sorriso ma gli
occhi di Caleb erano puntati verso Steven:<< Hai bisogno
di qualcosa
Steven? >> il ragazzo scosse il capo:<< No,
a dire il vero ero
passato per… >> << Per i
biglietti della lotteria, mamma li ha
lasciati a casa e Steve era passato a prenderli per darli a Charlie
>>
<< Capisco, ci vediamo più tardi allora
>> e con un mezzo sorriso
sulle labbra Caleb si incamminò lungo il vialetto mentre
Steven si torceva le
mani nervoso:<< Sono morto >> Maddie scosse
il capo:<< A me
sembra che respiri ancora >> lo prese in giro con
dolcezza:<<
Smettila, non è divertente, Caleb Ascott non è
uno con cui si può scherzare ed
è tuo padre >> << So che
è mio padre, ma non ti farà niente
>> << Questo lo dici tu >>
Maddie gli sorrise sorniona
facendo gli occhi da cucciolo:<<
Cos’è non ti fidi di me signor Murray?
>> << Più che di chiunque altro,
ma di lui ho paura >>
Madeline rise poi girandosi per rientrare in casa
aggiunse:<< Dai vieni
dentro un secondo >> e guardandolo da sopra la spalla gli
chiese:<<
Che cosa sei venuto a fare davvero? >> <<
Volevo invitarti fuori,
stasera dopo cena >> << Oh >>
e lei si bloccò ricordando che
dal loro appuntamento saltato e da quando erano stati sorpresi da
Vivienne in
negozio non avevano più sollevato quell’argomento
ma Steve era un uomo e la
amava, era normale che ci pensasse e che
volesse…:<< Steve vuoi davvero?
Cioè
vuoi ancora… >> lui annuì, dio se
non avesse avuto il timore di veder
spuntare di nuovo Caleb l’avrebbe presa tra le braccia e
baciata:<< Tu
sei tutto quello che voglio >>
<<
Cosa vuol dire che ti ha baciato? Andiamo sei seria? >> e
quel pomeriggio
Vivienne guardò Charlotte seduta nel suo salotto accanto ad
Amelia:<<
Certo che sono seria, che ci trovi di strano Vivienne? >>
la donna fece
spallucce bevendo un sorso di te e guardando la più
giovane:<< Beh insomma…stiamo
parlando di Arsen Hakob, non esattamente mister espansività
ed empatia se me lo
concedi >> << Sei perfida Vivi
>> le ricordò Amelia piano:<<
Perfida? Andiamo Amelia sai che ho ragione, tuo marito si fida di lui e
va
bene, ma io non ho intenzione di farlo >>
<< Caleb ha i suoi motivi
per fidarsi di Arsen e anche io >> << Tu?
>> replicò la
signora Cotton perplessa:<< Sì, io
>> replicò Amelia piccata poi
tornando a guardare Charlotte aggiunse stringendole una
mano:<< Non gli
devi niente se non vuoi Charlie, Arsen è un uomo adulto e
capirà se… >>
<< Hakob è un pazzo >>
<< Vivi! >> la bionda alzò le
mani:<<
Ok, ok la smetto >> e proprio su quelle parole il
campanello di casa
suonò:<< Aspettavi qualcuno? >>
domandò la signora Ascott vedendo
l’amica sorpresa:<< No, nessuno. Ho detto a
Madeline di non venire visto
che David ha l’influenza, non vorrei che si ammalasse anche
lei >> Amelia
sorrise:<< Maddie ha la salute di un uccellino in
effetti, si prenderebbe
un raffreddore anche in pieno agosto >> <<
Beh aspettate, ci metto
un secondo >> << Lascia Vivienne, vado io
>> e alzandosi con
un sorriso Charlotte si avvicinò alla porta, Vivienne la
sentì aprire ma le sue
successive parole le bloccarono il sangue:<< Buon
pomeriggio dottor Wolf,
che cosa la porta qui? >> Benjamin entrò in
casa e Vivienne voltò gli
occhi verso l’uomo che teneva in mano la sua vita mentre
questi chinava il capo
in un educato gesto di saluto:<< Il signor Cotton
è passato nel mio
studio stamattina, dice che David ha l’influenza e mi ha
chiesto di passare a
controllare >> << È solo
un’influenza dottore, non deve disturbarsi
>> replicò Vivi alzandosi dal divano ma
restando a debita distanza:<<
Sono un medico signora Cotton, salvare vite è il mio lavoro
senza dimenticare
che lei è incinta, dobbiamo preoccuparci anche di un altro
bambino oltre che di
David >> replicò lui avanzando nella stanza
poi continuò:<< Dov’è
il bambino ora? >> Vivienne gli indicò le
scale che portavano al piano di
sopra:<< In camera sua, sta riposando >>
<< Posso dargli un’occhiata?
>> << Ormai è qui
>> poi guardando le amiche
aggiunse:<< Mi date dieci minuti? >> Amelia
e Charlie annuirono
tornando a sedersi sul divano mentre Vivi e il dottore salivano le
scale.
<<
Stai bene? >> domandò allora Mrs Ascott alla
ragazza vedendo che si torceva
le mani:<< Sì…ma forse Vivi ha
ragione, Arsen è un uomo difficile e per
quanto lo vorrei forse non solo la persona adatta a lui
>> Amelia
sorrise:<< Difficile non vuol dire impossibile, anche
Caleb non era l’uomo
più facile del mondo quando ci siamo incontrati e guarda ora
>> <<
Tuo marito è pazzo di te >> << E
io lo sono di lui, ma ci è voluto
tempo >> Charlotte annuì poi si
preparò a dire una cosa che ancora non
aveva rivelato a nessuno:<< Ho invitato Arsen a venire al
festival con me
>> << Che cosa? >>
<< Quando sono andata via da casa
tua l’altro giorno l’ho incontrato, abbiamo parlato
ed è uscito fuori >>
Amelia sorrise:<< Il vostro primo appuntamento, quasi non
mi sembra vero
>>
Mentre
le
due donne sorridevano sedute sul divano Vivienne al piano di sopra era
una
corda di violino con il bel dottore accanto:<< Che cosa
ci fai qui?
>> domandò poi tagliente mentre Ben
controllava la temperatura di
David:<< Mi ha mandato tuo marito ma chérie,
te l’ho detto >>
<< Hai parlato con Will? >> lui fece un
mezzo sorriso
sadico:<< Tranquilla Vivi…non gli ho detto di
quanto sia appassionata la
sua bella mogliettina quando lui non c’è o di come
ti eccitino le mie carezze
>> gli occhi di Vivi si spalancarono, era vero che suo
figlio dormiva
profondamente ma non si poteva mai sapere e poi Will sarebbe potuto
tornare...:<<
Smettila di dire certe cose, non è…
>> << Smetterla? andiamo chérie
ho appena cominciato >> poi rimettendosi in piedi ed
arrivando ad un
soffio dal viso di Vivienne aggiunse:<< Ma non ti
preoccupare, mi terrò
il nostro segreto per me ancora per un po’, non è
ancora il momento di invitare
alla festa il tuo caro maritino >> poi afferrandole il
mento con due dita
e baciandole una guancia si avviò verso la
porta:<< Non ti scomodare,
conosco la strada ormai >>
Quella
sera
dopo cena mentre guardava sua figlia uscire di casa per quella che
aveva
definito una passeggiata al chiaro di luna Caleb storse la bocca in una
smorfia:<< Che cos’hai? >> gli
domandò Amelia accoccolandosi
accanto a lui sul divano e porgendogli un bicchiere di
Ogden:<< È fuori
con Steven Murray ecco cos’ho >>
bofonchiò Caleb nervoso:<< Che
stai dicendo? >> gli domando lei
sorpresa:<< Oggi Murray è venuto
qui, diceva di essere passato per prendere i biglietti della lotteria
ma quel
ragazzino non sa mentire, era qui per Maddie >>
<< E allora?
>> la domanda di Amelia lo lasciò basito
facendolo voltare preoccupato
verso la moglie:<< E allora? Sweetie ha sedici anni e se
lui volesse…
>> lei sorrise baciandogli il mento leggermente coperto
da quel velo di
barba bionda che lei amava:<< Io ne avevo diciotto quando
tu hai voluto
Ascott >> gli ricordò accarezzandogli il
petto:<< E ne avevo
diciannove quando sono diventata tua moglie >>
<< Era diverso
sweetie, eravamo… >> << Eravamo
giovani ed eravamo innamorati,
proprio come lo saranno loro adesso >> poi sollevandosi
quel poco che
bastava per mettersi in braccio a Caleb prese le mani di lui
mettendosele alla
vita:<< E poi Steven è un bravo ragazzo
>> << Ha 8 anni in
più di lei >> Amelia finse di pensarci poi lo
guardò alzando un
sopracciglio:<< Scusami amore, rinfrescami la
memoria…tu quanti anni hai…sai
giusto per fare due conti… >> colto sul vivo e
sapendo bene che la loro
differenza di età era maggiore di quella tra Steven e Maddie
Caleb fu costretto
a tacere:<< Stai giocando con il fuoco sweetie
>> Amelia sorrise
facendo scorrere le mani sulle gambe del marito:<< Oh lo
so…credimi Caleb
lo so bene >>
<<
Oh mio dio…Steve…l’hai fatto per me?
>> e con gli occhi lucidi e le mani
sulla bocca per soffocare gli urletti di gioia che sentiva nel petto
Madeline
si voltò a guardare il suo fidanzato mentre davanti a lei
nel retrobottega del
negozio di Vivienne Cotton, c’era la più romantica
e splendida alcova che
avesse mai visto:<< Ho pensato che poteva farti piacere
sweetheart
>> Maddie tornò a guadare il letto
improvvisato e le file di luci
colorate che riempivano il soffitto in un misto tra stelle e
farfalle:<< È
bellissimo, nessuno aveva mai fatto… >> le
mani di lui alla vita e la sua
bocca sul collo la bloccarono:<< Ho aspettato troppo e
voglio che questo
momento sia speciale >> Madeline si girò nel
suo abbracciò per poterlo
guardare in faccia e mettendogli le mani sul viso si alzò
sulle punte per
raggiungere le sue labbra:<< Sei l’uomo
più meraviglioso del mondo Steven
Murray e io ti amo >> << Anche io ti amo
>> le mormorò
sorridendo mentre continuava a baciarla e con le mani cominciava ad
accarezzarle
la schiena per distenderle i nervi.
<<
Vieni Maddie, ho una piccola sorpresa per te >>
<< Un’altra?
>> gli domandò inginocchiandosi sul morbido
giaciglio piegando le gambe
sotto le cosce e allargando la gonna rossa attorno a sé come
un petalo di
fiore:<< Sì, un’altra
>> poi allungandosi verso il suo tavolo da
lavoro afferrò una piccola scatola lunga e stretta
porgendogliela:<<
Visto che quella che ti ho regalato prima si era distrutta ho pensato
di farne
una nuova per te, è con legno di melo, dovrebbe essere
più resistente >>
togliendo il coperchio Madeline rimase immobile davanti al bastoncino
di legno
chiaro che Steve aveva creato e lavorato apposta per
lei:<< Steve ma è…
>> << Sì, stavolta
però ci ho messo dell’altro, guarda
>> è
girando la bacchetta fece notare alla ragazza i loro nomi incisi sul
legno e un
intricato disegno di agrifoglio ed edera che correva lungo tutta la sua
lunghezza:<< So che è solo un pezzo di legno
inutile e è un prototipo che
non mi porterà a niente, ma volevo che l’avessi
tu, in fondo se tu non credessi
così tanto in me non lo farei nemmeno io e…
>> lasciando cadere la
scatola accanto a loro Maddie si lanciò tra le braccia di
Steve facendolo
cadere all’indietro e baciandolo con
passione:<< Maddie… >> lei
sorrise fermandosi un secondo e accarezzandogli i
capelli:<< Fai l’amore
con me Steven Murray >> << Sweetheart
io… >> << Fai l’amore
con me Steve, adesso >> il cuore del giovane si
fermò per un attimo poi
riprese a battere impazzito mentre le sue mani già correvano
a spogliarla, dio
aveva aspettato per così tanto di averla che adesso aveva
quasi paura di fare
la cosa sbagliata; tuttavia gli bastò uno sguardo a quella
pelle dorata dalla
luce delle lampade per sapere che quella che aveva tra le braccia era
la donna
della sua vita.
Quando
tornò
a casa un paio d’ore dopo Madeline salì le scale
in punta di piedi visto che le
luci in casa erano già spente, con un gran sorriso sul viso
si accoccolò nel
proprio letto e solo in quel momento, poco prima di chiudere gli occhi,
si
ricordò della lettera che le era arrivata quel pomeriggio ma
che non aveva
ancora aperto.
Si
voltò
aprendo il comodino ed estraendo la piccola busta:
“Dolcissima
Madeline, quasi non speravo in una vostra risposta, sono un uomo di
assai poca
fede nel resto del genere umano ma quando ho visto Pax tornare con la
vostra
risposta…
Forse
sto
esagerando e non vorrei spaventarvi con le mie parole ma da quando vi
ho visto
per la prima volta ho sentito l’irresistibile desiderio di
conoscervi meglio e
diventare amici magari…non sono un santo e visto che sono
qui lo avrete immaginato
ma ciò non toglie che sono capace di buone intenzioni e
buoni sentimenti.
Spero
che
questa lettera sia la prima di molte altre perché muoio dal
desiderio di
conoscere i segreti dietro i vostri occhi e il vostro sorriso, siete
così bella
mia piccola Madeline, così pura e delicata.
Di
nuovo
perdono per la mia impertinenza,
sinceramente
vostro Ethan Cook
Ps:
se
vorrete rispondermi lasciate la lettera sul davanzale della finestra,
ci
penserà Pax a riportarmela”
Sarah Eisenheim
Bene che cosa posso dire...beh che almeno Maddie e Steve hanno finalmente avuto il loro piccollo attimo di felicità anche se Cain presto sconvolgerà il mondo di tutti i presenti quindi anche il loro...per il resto non voglio aggiungere altro, mi rimetto ai vostri commenti, solo una piccola nota: nel prossimo capitolo ci sarà n salto temporale direttamente al Purpletop Vervain Festival e non sarebbe una festa che si rispetti senza qualche scandalo o qualche scenata no?
A presto...