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Autore: Snow_Elk    30/11/2016    1 recensioni
Che cosa hanno in comune un mercenario di Reilly e una predatrice ribelle? Niente, probabilmente si sparerebbero a vicenda ancor prima di chiedere "Ehi, hai una sigaretta??". Ma non è il caso di Jeff e Dave che, catturati dall'Enclave, si ritroveranno ad affrontare un viaggio lungo che li costringerà ad attraversare tutta la zona contaminata di DC. Tra incontri fuori dal comune, scontri all'ultimo sangue e disavventure di ogni genere i due scopriranno che la zona contaminata non è semplicemente una distesa in rovina, un monumento ai peccati dell'uomo, bensì un luogo che ha una vita propria e secondo alcuni...anche una coscienza.
NOTA BENE: questa è una storia scritta a 4 mani in cui io sarò il mercenario"Jeff" mentre madame_red_, l'altra scrittrice, interpreterà la predatrice "Dave". Qui potrete trovare il suo profilo: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=141224
Speriamo che questo nostro esperimento vi piaccia.
Enjoy and stay close!
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Odissey in the Wasteland



Capitolo XI- Quando ci vedi doppio e non hai bevuto... non ancora

Jeff Callaghan
 
Twin Sisters Den                                                                                5 Settembre 2275

 
Che cosa stava facendo? Cosa? Se il loro carceriere non fosse entrato sarebbe andato fino in fondo? Ne era certo? Forse sì, forse no, fatto sta che l’aveva baciata, di sua volontà, l’aveva quasi spogliata e nella sua mente aveva fatto il resto.
“Avanti Jeff, che cazzo ti prende?!” sentiva che l’aiutino messo nel cibo era colpevole fino ad un certo punto, aveva più che altro amplificato qualcosa che già si celava dentro di lui. Guardò Dave ma la ragazza abbassò subito lo sguardo, arrossendo: l’essere colta in flagrante l’aveva mandata nel panico e anche lui non si sentiva esattamente a suo agio.
 
Perché? Avrebbe voluto ragionare di più sulla questione, sul perché, il come, fin dove si sarebbero spinti etc ma la voce della donna fu come una secchiata d’acqua gelida:
- Ehi, sottospecie di soldato, avanti, le twin sisters non hanno tutta la giornata – borbottò e tirando la catena che penzolava dal collare, che aveva dovuto “gentilmente” indossare, lo strattonò puntando all’immenso corrodoio che si stagliava oltre la porta della loro cella.
Stranamente era calato un profondo silenzio in tutta la struttura, disturbato lievemente dal ronzio incostante dei neon e da qualche rumore distante, flebile eco di qualche ombra.
Dave camminava al suo fianco, mantenendo una leggera distanza, a testa bassa e non aveva proferito più parola da quando erano stati interrotti. Si stringeva nelle spalle e sembrava turbata o comunque molto, troppo pensierosa.
 
Ignorando i continui strattoni della donna carceriere che avanzava col suo passo incerto si avvicinò alla predatrice quel tanto che bastava per sussurrare:
- Si può sapere che ti è preso? - la ragazza non rispose.
- Allora? Stando zitta non risolverai nulla – aggiunse.
- E me lo chiedi anche? Dopo quello che è successo... – mormorò restando a testa bassa.
- E’ stata colpa di quelle dannate spezie... io non volevo... – non finì la frase, voleva congedare la faccenda velocemente, ma non ci riuscì, sentiva l’amaro in bocca.
- Già, colpa delle spezie...- le fece eco lei.
Si morse le labbra nell’udire quella risposta e stava per controbattere ma la donna lo interruppe:
- Smettetela voi due, risparmiate il fiato per quando dovrete rispondere alle domande... e per il resto – si soffermò sull’ultima parola prima di sghignazzare.
Qualunque cosa intendesse con “Il resto” non doveva essere niente di buono, ma d’altronde ormai ne avevano passate di cotte e di crude quindi perché preoccuparsi?
 
 
Avrebbe voluto chiarire la situazione con Dave, ma le circostanze non lo permettevano così cercò di mettersi l’anima  in pace e continuò a camminare in silenzio, impaziente di chiudere quell’ennesima faccenda fuori dall’ordinario.
Finalmente giunsero davanti all’enorme portone e due guardie gli sbarrarano la strada: indossavano i resti di alcune armature atomiche della confraternita d’acciaio, rattoppate con pezzi di altre corazze, e imbracciavano rispettivamente un’alabarda fatta con rottami metallici e un fucile a pompa.
Fissarono prima loro e poi la donna che si limitò a fare un cenno della testa.
Le due guardie si spostarono senza fiatare e aprirono il portone che cigolò leggermente.
La sala in cui entrarono doveva essere stata al tempo la sala macchine di quell’immensa fabbrica sotterranea, ma proprio come la loro cella era stata trasformata e arredata da zero: drappeggi color porpora lungo le pareti, colonne di metallo e acciaio che ricordavano quelle corinzie degli antichi greci, candelabri e altri pezzi d’arredamento recuperati chissà dove e a terra un lungo tappeto rosso circondati da altri più piccoli che sfociavano sempre in colori caldi e profondi.
Non vi erano dubbi, sembrava una dannata sala del trono e ironicamente i due troni posti contro la parete confermavano quell’affermazione.
 
Dave si lasciò scappare un flebile “wow” davanti a quella pittoresca visione e doveva ammettere che anche lui ne era rimasto colpito, non poteva negarlo.
La donna lasciò cadere le catene e si volse verso di loro:
- Avvicinatevi ai due troni e attendete lì, se provate a fare qualcosa, qualsiasi cosa, le due guardie che avete visto prima non ci penseranno due volte a farvelo rimpiangere. Sono stata chiara? – entrambi annuirono e si incamminarono lentamente nella posizione indicata.
Il loro respiro e il crepitare delle fiamme sui candelabri erano gli unici suoni nell’immensa sala e non c’era alcuna traccia delle fantomatiche Twin Sisters.
- Odio aspettare – sbottò la predatrice facendo tentennare la catena ai suoi piedi.
- Dillo a me, non so che farei per una sigaretta – rispose sospirando.
- Saresti disposto a fare qualsiasi cosa? – una voce femminile spuntò dal nulla e li fece sobbalzare.
Si guardò intorno per capire da dove provenisse e nella penombra della sala, accanto ai troni vide la flebile luce di una sigaretta accesa: era lì.
- Possiamo trovare un accordo – disse sperando che la donna si facesse avanti.
- Chi sei?! – chiese Dave con forza, tutto ad un tratto sembrava aver trovato la grinta di sempre, quella spavalderia quasi insana. Una piccola nuvoletta di fumo chiaro sbucò dalla penombra seguita da una risata.
- Abbiamo a che fare con personaggi di ogni genere, ogni giorno, eppure, due come voi non ci erano mai capitati. Siete davvero una coppia strana, Gwen aveva ragione –  finalmente la donna si mostrò:doveva avere poco meno di trent’anni, capelli biondo grano raccolti in una treccia, la carnagione chiara, e gli occhi, quello sinistro era verde e il destro azzurro. Occhi di colori diversi, non c’erano dubbi, eterocromia.
Indossava un’armatura di pelle ridisegnata con tanto di gonna laterale,stivaletti,  borchie e cinture che si intrecciavano tra di loro lungo le braccia e e intorno agli spallacci che si incrociavano sul petto lasciando spazio ad una lusinghiera vista e ciò che non veniva coperto dall’armatura era rivestito da un sottile strato di tessuto a rete realizzato appositamente per stuzzicare. Dall’orecchio non coperto dalla treccia pendeva un orecchino argentato che raffigurava una luna.
Entrambi rimasero senza parole nel ritrovarsela davanti, non si poteva certo dire che passasse inosservata.
 
- Avevi dubbi? Non sbaglio mai su queste cose. Alle volte sei davvero diffidente, Allison, dico sul serio – un’altra voce femminile, la seconda figura sbucò da dietro i troni metallici ed era in tutto e per tutto identica alla prima salvo per alcuni piccoli dettagli: la treccia cadeva sulla spalla opposta, l’orecchino raffigurava un piccolo sole,l’occhio verde era il destro e l’intero vestito non era in pelle bensì in un tessuto simile alla seta, con tanto di pizzo e qualche merletto. La donna sorrise nel vedere le loro espressioni confuse e al tempo stesso stupite.
- Ti pare modo di entrare in scena? Hai fatto sparire tutta la suspence, tutto il pathos del presentarsi ai nostri nuovi ospiti, sciocca – osservò quella che doveva chiamarsi Gwen.
- Dovresti esser più diretta, cherìe – Allison fece un lungo tiro – Altrimenti prima o poi la gente si stancherà di tutta questa teatralità –  sorridendo si avvicinò a lui:
- Me la reggeresti un attimo? – osservò prima lei, poi la sigaretta, per una frazione di secondo Dave e poi ancora lei – Non avevi voglia di farti una sigaretta??? – non rispose alla domanda, semplicemente si limitò ad afferrare la sigaretta e iniziò a fumare, rimanendo in silenzio come la sua compagna di viaggio.
Allison gli diede le spalle e puntò direttamente verso Gwen che nel frattempo si era accomodata con nonchalance su uno dei due troni.
Le si affiancò e chinandosi le sfiorò le labbra con un bacio, Gwen sorrise e per un secondo la attirò a sé rubandole un altro bacio, più appassionato.
Dave aveva sgranato gli occhi nell’assistere alla scena e anche lui non era riuscito a rimanere indifferente.
Allison risolve lo sguardo verso di loro e accendendosi un’altra sigaretta fece scivolare la mano in mezzo ai seni, sfiorandoli con un tocco leggero.
- Io sono Allison e lei è Gwendolyn come avrete potuto capire, ma tutti in questa bella terra del cazzo ci conoscono con un solo nome: Twin Sisters – disse esibendo un inchino.
- Accativante e menefreghista – commentò Gwen fregandole la sigaretta per farsi un tiro, ma con estrema eleganza.
Lanciò un’occhiata a Dave e vide che era troppo presa a capire cosa diavolo fosse successo per poter parlare così cercò di fare mente locale e si fece avanti.
- Io sono Je...-
- Oh ma noi sappiamo chi sei, Jeff Callaghan, mercenario di Reilly e lei è Dave Campbell, una vivace predatrice delle rovine della bella DC. Corretto??-
- Corretto, cherìe – rispose Allison.
- Ma come...-
- Abbiamo molti occhi e orecchie in questa terra dimenticata, signor Callaghan. Posso chiamarti Jeff, sì? – le chiese Gwen e rabbrivì: pensava che quel genere di “educazione” fosse morta insieme al resto del pianeta a causa delle testate nucleari e non era abituato ad averci a che fare, perciò si limitò ad annuire.
All’apparenza quelle due potevano sembrare due schizzate che giocavano a fare le amanti regali, ma ad un secondo sguardo chiunque avrebbe capito che sapevano il fatto loro e che non c’era da scherzare.
“Che cosa facciamo?” era la domanda che trasmetteva lo sguardo di Dave e lui non aveva nessuna risposta valida, era alla mercé di quelle donne.
- Questo potrebbe sembrarti familiare – esordì Gwen sfilando qualcosa dalla tasca e lanciandolo ad Allison.
- Quando fai così sei davvero sadica, cherìe –
- Aspettare non avrebbe senso e poi sono impaziente – Allison sospirò e voltandosi verso di lui mostrò l’oggetto in questione: una catenina dalla quale pendevano delle piastrine ed un anello.
Non appena li vide si sentì mancare e le parole gli morirono in gola.
- Ma prima di parlare, dovremmo prima mettervi alla prova, dopotutto è la prassi. Non è così, cherìe? –
- Già – le fregò la catenina, la ripose tra le pieghe del vestito e sorrise – una sorta di iniziazione, nella nostra umile arena e dato che ti vedo provato, mio caro Jeff, che ne dici se facciamo inziare la vivace Dave? Che ne pensi Ally?-
- E sia-.


Dave Campbell

Twin Sisters Den                                                                               5 settembre 2275


Dave fissava le due donne, dovevano iniziare da lei a fare cosa? In che guaio si era cacciata?
La donna che li aveva accompagnati fino a lì si avvicinò ai due e con voce fredda si rivolse a Dave:

“Bene, ora tu vieni con me, ok? Andiamo in un posto poco distante, non ci si metterà molto, non ti preoccupare.”
Dave annuì, dopotutto non poteva reagire in altro modo visto che le guardie che li fissavano minacciosi lasciavano intendere che non ci fosse via di fuga.
Poi, la donna rivolse lo sguardo verso Jeff:
“Tu potrai assistere, le guardie ti porteranno al tuo posto sugli spalti”

Jeff fece per aprire bocca e dire qualcosa ma le due guardie lo afferrarono dalla catena trascinandolo via.
Dave, vedendolo portare via cosi, ebbe un sussulto, non gli davano neanche il tempo di salutarlo; E se non fosse uscita viva da quella prova? Così gridò:


“Ce la metto tutta, Jeff!”

Sperava che lui la sentisse, voleva veramente dargli un motivo per riprendersi, da quando Jeff aveva visto quella collanina con le piastrine e l’anello aveva cambiato completamente faccia, si era come spento e non poteva permettere che si lasciasse andare tra le mani di quel gruppo di squinternati.
La donna che era con lei tirò la catena e catturò la sua attenzione: “Dai, andiamo”.
Trascinò, così, Dave lungo un angusto corridoio scavato nella roccia e sorretto da impalcature di metallo, illuminato ai lati da torce di legno.
I passi delle due risuonavano come  vuoti nel corridoio, un eco profondo intervallato a tratti dal rumore delle gocce d’acqua che cadevano dal soffitto.
Camminarono per un tempo che parve interminabile, forse furono solo pochi minuti, ma a Dave parve un’eternità.
Ad un certo punto la donna si fermò: davanti a loro c’era un piccolo cancelletto un po’ arrugginito e storto dal dilà del quale veniva un gran frastuono.
“Ora, ti slego,  tu vai lì dentro e cerchi di non rovinarti troppo questo bel faccino” disse la donna liberandola dal collare.
“Senti, non voglio che tu muoia come un ratto di fogna –le sorrise- tieni, ti aiuterà” e porse alla predatrice del Jet. La ragazza con le mani tremanti prese il piccolo aggeggino di plastica, inspirando forte, la ringraziò sommessamente e la donna, senza dire una parola, si allontanò.

Dave passò il cancelletto che si aprì con un cigolio inquietante, aveva paura, una paura che la scuoteva fino nelle ossa.
Camminò per un piccolo tratto ancora più stretto e umido e di colpo una luce accecante la colpì. Si coprì gli occhi con entrambe le mani, era in una zona più vasta del corridoio e tutto intorno sentiva delle urla e degli strepiti.
Quando riacquisì la vista, finalmente capì dov’era: Era in una sorta di arena circolare, di diametro circa sei metri, recintata da un’altissima gabbia di rete metallica, dal soffitto della gabbia pendevano delle catene con dei ganci, simili a quelli che Dave usava all’accampamento coi predatori e l’odore di sangue stagnante era così forte che la ragazzina dovette trattenere un conato di vomito.


Dei fari erano puntati direttamente su di lei e le impedivano di vedere con chiarezza ma intravvedeva le Twin Sister sedute  e Jeff di fianco a loro, intorno a loro invece erano seduti su questi spalti arrangiati qualche centinaio di persone.

Di colpo la voce di Gwen risuonò in tutta l’arena “Ebbene Dave! Questo è il tuo momento, se dimostrerai coraggio in questa sfida e non ti farai ammazzare, io e Allison ti daremo la possibilità di farci una domanda, e così per ogni prova che porterete a termine, la sfida di adesso consiste nell’uccidere un ghoul ferale avendo a disposizione solo un coltello, puoi ritirarti, volendo ma se lo farai non avrai mai le risposte che cerchi, per cui, beh fai la tua scelta!”
Dave, come da copione rispose quasi ringhiando : “Accetto”
Una guardia di quelle che avevano visto all’ingresso varcò l’ingresso dell’arena e le lanciò un coltello, che cadde a terra con un rumore tintinnante, per poi sparire.

Improvvisamente di fronte a lei una parte della gabbia si sollevò liberando un ghoul che come la vide iniziò a correre verso di lei.
Dave era spaventata, aveva gia incontrato un ghoul ferale qualche giorno prima nelle metropolitane e l’incontro non era stato dei migliori.
Senza darle il tempo di reagire la bestia le si buttò al collo facendola cadere a terra e cercando di morderla, aveva un odore fetido e penetrante che faceva venire le lacrime agli occhi, le stringeva le braccia con le mani all’altezza del gomito, così forte che Dave non riusciva piegare il braccio per ferirlo col coltello.
Presa dal panico gli tirò una ginocchiata nel bassoventre e la bestia si ritirò velocemente verso il bordo opposto della gabbia.
 Il sangue le ribolliva nelle vene, aveva bisogno di ucciderlo e di farlo subito il Jet iniziava a farsi sentire, sentiva come dei coltelli che le bucavano lo stomaco e la pelle quasi scottare.

Uccidere,sangue, voleva il sangue.
Corse verso il ghoul urlando con tutto il fiato che aveva in gola e la bestia dal suo angolo le rispose con quello che sembrava un misto tra un grido e un ruggito. Lì nell’angolo era in trappola. Dave sapeva che non sarebbe potuto scappare e gli prese la gola con la mano serrando bene le dita, il ghoul iniziò a scavare con le unghie nel suo braccio nel tentativo di liberarsi mentre iniziava a boccheggiare.

Strinse bene il coltello nella mano e con un colpo netto gli recise la carotide provocando uno schizzo di sangue irradiato che le insudiciò il viso, il collo e le braccia.
Lasciò la presa e il corpo dissanguato si riversò sul pavimento in una pozza di sangue.

Dave si girò trionfale verso le Twin Sister, si spostò una ciocca di capelli dal viso sporco di sangue e un gran frastuono si alzò da gli spalti.
Allison dal suo trono dietro la gabbia annunciò : “Per completare la prova devi appendere il cadavere su quei ganci,così che tutti possano sincerarsi che sia effettivamente morto.”
Dave,rabbiosa, ancora sotto l’effetto del Jet le rispose: “Questo è un cazzo di sadismo personale, si vede che è morto porca troia – e sferrò un calcio in pieno cranio al ghoul - non mi arrampicherò come una fottuta acrobata per compiacervi!”


“Bene, allora non considero la sfida portata a termine” rispose secca Allison.


“Dave ti prego, fa’ quello che ti dice, fallo per me.” Jeff si era avvicinato alle grate aggrappandosi con le mani ad esse, aveva la voce tremante e gli occhi lucidi. Dave gli sfiorò la mano con le dita ancora insanguinate come se volesse tranquillizzarlo, poi esordì: “Solo perché me lo dice lui, sadiche di merda!”

Non voleva prendere il cadavere in spalla o tutto il sangue che ancora gli rimaneva in corpo si sarebbe riversato su di lei, così infilò due dita nel taglio sul collo e iniziò ad arrampicarsi sulla rete, la mano incastrata nelle grate diventava bianca all’altezza delle nocche per il peso che stava trasportando, ma non si perse d’animo e decise che per Jeff lo avrebbe fatto, doveva farcela.

Quando raggiunse l’altezza necessaria per poterlo appendere si trovò nella situazione in cui non poteva staccare la mano libera altrimenti sarebbe caduta, così allungò direttamente la mano che sosteneva il cadavere a penzoloni lasciandolo quasi scivolare sul gancio metallico, dopo essersi assicurata che la carogna sarebbe rimasta ferma appesa scese rapidamente dalla grata.
Una volta scesa trovò una guardia ad aspettarla, che, silenziosamente, la legò col collare e la portò al cospetto delle Twin Sister.

Dave non appena rivide Jeff gli si gettò al collo : “Credevo sarei morta, Jeff.”
“La tua domanda” Chiese secca Gwen, interrompendoli bruscamente.
“Chi siete?” fu l’altrettanto secca risposta.
“Noi siamo la luce e l’oscurità, possiamo essere il bene e il male. Troppo teatrale? No, non in questo mondo dimenticato da Dio e anche da chi ci vive. In questa landa desolata siamo ciò che vogliamo, siamo ciò che ti meriti di vedere, non è forse così? L’Enclave e la Confraternita inseguono i loro ideali con forza e dedizione, noi...beh... lo facciamo a modo nostro. Perché? Perché noi siamo le Twin Sisters e siamo le due facce di questo mondo. ”



 
   
 
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