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Autore: semolina    30/11/2016    3 recensioni
Dopo il loro incontro al Mollly's [nella 5x03], tra Sylvie Brett e Antonio Dawson è nato un qualcosa, un legame sottile. Il lavoro li terrà lontani ma non indebolirà ciò che è nato, lo rafforzerà invece rendendoli completamente connessi.
Questa è la prima volta che scrivo una fan fiction,non mi era mai capitato di appassionarmi così tanto alla storia nascente tra due personaggi tanto da far accendere la mia fantasia e "costringermi" a scrivere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ed anche il nono è pronto. Avevo in mente questo capitolo da un po’, quindi l’ho scritto velocemente. Spero di aver reso al meglio le sensazioni di questi due personaggi, che, personalmente, amo sempre di più. Ovviamente la mia storia non seguirà esattamente quella dello show, che ha preso la sua strada, ma sicuramente ne sarà influenzata. Spero vi piaccia e attendo con gioia le vostre recensioni. Come sempre, buona lettura.

 
 

Erano ancora tutti nella sala d’attesa del Chicago Med, stravaccati sulle poltroncine, sporchi di fumo, di polvere, le facce stanche e provate; se ne stavano in silenzio, aspettando che le due ragazze facessero gli ultimi controlli. Casey, a differenza degli altri, era concentrato a guardare Antonio che parlava con il Dott. Charles in disparte, chiedendosi come mai lo stesse facendo. Fu l’ingresso della fidanzata a distrarlo. Le andò incontro, chiedendole come stesse e cosa avessero detto i dottori; Gabriela lo rassicurò sulla sua salute poi cercò con lo sguardo il fratello. Antonio, vista la sorella, si congedò dal Dott. Charles e si diresse verso di lei, rinnovando le domande di Matt.

“ Sto bene! Tranquillo.” Lo rassicurò, stringendogli una mano nelle sue.

“ Sylvie?” Chiese in pensiero.

Ma Gabby non fece in tempo a rispondere che la bionda entrò in sala d’attesa in compagnia del Dott. Choi. Le si fecero tutti intorno, impazienti di sapere il suo stato di salute direttamente dal dottore.

“ Come stai?” Le domandarono in molti.

“ Sta bene. Non preoccupatevi.” Rispose Etan al suo posto. “ Ha inalato un bel po’ di fumo, ma l’idea di coprirsi con la coperta bagnata l’ha protetta! Ora ha solo bisogno di riposare.. Vero?” Sorrise a Sylvie, che annuì, sorridendo di rimando. I volti di tutti i componenti della caserma si rilassarono definitivamente, rincuorati dalle parole del dottore, il quale venne ringraziato con pacche sulle spalle e strette di mano.

“ Ehi, ti accompagno io a casa, ok?” Le disse Antonio, passandole un braccio sulle spalle.

 

Gabby li stava guardando uscire dall’ospedale: il detective la stava tenendo stretta contro il proprio corpo, protettivo, e la ragazza aveva appoggiato la testa contro la sua spalla. Formavano una bella coppia, constatò la Dawson, e ne fu felice. Matt e il comandante Boden le si avvicinarono, con l‘espressione preoccupata.

“ Che c’è?” chiese allarmata dalle loro facce.

“ Gabby...credo che Antonio abbia avuto un attacco di panico oggi..” le spiegò Boden. Gabby, sorpresa e confusa guardò i due, non sapendo cosa dire.

“ L’ho visto sbiancare e barcollare. Gli ho chiesto se stava bene ma sembrava non sentirmi...respirava male e si teneva il petto…” continuò.

“ Poi, mentre eri ancora a fare gli accertamenti l’ho visto parlare con il dott. Charles…” si intromise Matt. “ Credo che sarebbe meglio tu gli parlassi.” Concluse.

“ Lo farà lui. Se stava parlando con il Dott. Charles, sono sicura che si sarà già accorto di ciò che gli è successo...” Rispose la ragazza, tornando a guardare la porta dell’ospedale, dalla quale era uscito il fratello poco prima.

“ Lo hai fatto spaventare a morte.” Disse Casey.

“ Non io. Questa volta non si è spaventato a causa mia.” Lo corresse.

 

Durante il viaggio in macchina non dissero una parola. Sylvie, stanchissima, guardava fuori dal finestrino, e Antonio guardava la strada, stringendo il volante un po’ troppo forte, facendo sbiancare le nocche delle mani, agitato. La ragazza si riscosse soltanto quando si accorse che il detective aveva tirato dritto all’incrocio che avrebbe portato a casa sua.

“ Antonio..dovevi girare lì..” disse confusa. Si voltò per guardarlo e notò la sua espressione dura, sembrava arrabbiato. RImase perplessa, non riuscendo a capire per quale motivo dovesse essere arrabbiato. Posò una mano sulla sua spalla, per richiamare la sua attenzione.

“ Ehi...dove stai andando?” chiese piano.

“ A casa mia. Non ti lascio da sola.” rispose freddo, senza distogliere gli occhi dalla strada. Sylvie ancora più confusa non seppe come interpretare quella risposta. Le sue parole erano affettuose, il fatto di non volerla lasciare sola dopo una giornata del genere era davvero un pensiero premuroso, ma il tono, l’espressione del suo volto, il suo sguardo fisso sulla strada, freddo e distaccato esprimevano l’esatto contrario. Lo guardò ancora qualche momento, aspettando che aggiungesse qualcos’altro, inutilmente. Si appoggiò di nuovo allo schienale del seggiolino, confusa e preoccupata, e lasciò che il silenzio tornasse padrone, sperando che fosse lui a romperlo, spiegando il perché di quel suo comportamento strano. Il detective invece non fiatò per tutto il resto del tragitto, immerso nei suoi pensieri; le parole del Dott. Charles che gli rimbombavano in testa, facendolo innervosire ancora di più. Non riusciva a credere di aver avuto un attacco di panico; lui, poliziotto da ormai un’infinità di tempo, detective che aveva assistito alla morte di colleghi e amici, quel giorno aveva perso completamente la padronanza di se stesso, affondando nella paura. Non riusciva a capacitarsi di come poteva essere successo.

Senza dire una sola parola, Antonio aprì la porta di casa, facendo entrare la ragazza. Lei, completamente in imbarazzo, rimase immobile al centro della stanza con gli occhi abbassati, mordendosi le labbra; l’uomo chiuse la porta alle sue spalle e sospirò rumorosamente, passandosi una mano sulla faccia e tra i capelli. Sylvie non riuscendo più a sostenere quel silenzio parlò per prima, dando voce alla sua preoccupazione.

“ Antonio...per favore, potresti dirmi cosa è successo?” Era stata diretta, esplicita, perché non aveva idea di come girarci intorno. Non sapeva come interpretare il mutismo del detective, il suo volto duro, gli occhi scuri così severi e arrabbiati. Si aspettava altro silenzio ma ciò che ricevette furono le sue urla.

“ Ho avuto un attacco di panico oggi!! Ecco cosa è successo!” Gridò facendola sobbalzare.

“ Sono un poliziotto da anni... ho visto di tutto, ho visto le cose più orribili, ho avuto a che fare con i peggiori criminali, ho fatto a botte, ho sfondato porte a calci..” le sue urla erano sempre più alte e Sylvie si ritrovò ad indietreggiare, impaurita.

“ Ho sparato, ho visto colleghi feriti, colleghi uccisi, ho ucciso io stesso…. sono stato ferito...hanno rapito mio figlio, minacciato mia sorella…” la rabbia nei suoi occhi si trasformò di nuovo in terrore, ricordando quei momenti di angoscia, facendo tremare la ragazza, che lo guardava sbigottita e atterrita da quello sfogo inaspettato.

“ ma mai...mai...mai nella mia vita ho avuto tanta paura come oggi….MAI.” Concluse ormai senza fiato, abbassando le braccia che fino a quel momento avevano gesticolato frenetiche; era ancora vicino alla porta, con il giubbotto di pelle ancora addosso, incapace di muovere un passo.

“ Mi dispiace..” sussurrò la ragazza con un filo di voce tremante. Ma quelle due parole non fecero che gettare altra legna sul fuoco.

“ Ti dispiace????” La incalzò Antonio, gridando di nuovo.

“ Quando Casey è uscito da quell’inferno senza di te ho creduto di impazzire!!! Non potevo fare niente per aiutarli, ero completamente inutile!!” La sua rabbia ormai incontenibile, spaventò ancora di più Sylvie, lasciandola immobile, stretta nelle spalle, con gli occhi sgranati; sentì le lacrime farsi strada nei suoi occhi, cercò di ricacciarle indietro inutilmente.

“ Mi dispiace….cos’altro potrei dire?” provò a giustificarsi.

“ ...... perchè sei così arrabbiato con me?” Gemette, pregandolo con lo sguardo di darle delle spiegazioni.

“ Non sono arrabbiato con te..” la corresse, gridando come un ossesso.

“ Ma continui ad urlarmi contro….” Mormorò Sylvie, ormai sull’orlo del pianto.

“ Mi sto innamorando di te dannazione!!” concluse Antonio, sovrastando le ultime parole della ragazza. Sylvie alzò lo sguardo di scatto, completamente sconvolta da quell’affermazione. Sentì il cuore farle una capriola nel petto, riprendendo a battere velocemente, minacciando di scoppiare. Smise di respirare, incapace di credere alle proprie orecchie.

“ Cosa?” Riuscì a balbettare, appena udibile.

“ Mi sto innamorando di te.” Ripetè il detective, abbandonando il tono furioso, tornando ad addolcire lo sguardo e i lineamenti del volto, come se si fosse liberato da un grosso peso.

“ C’ho messo tempo e fatica, tanta fatica, a costruire queste mura invalicabili intorno a me...per difendermi, per impedire ad altri di avvicinarsi, per impedire che altre persone potessero ferirmi come ha fatto Laura...e poi arrivi tu.. tu che in quanto? dieci minuti?! distruggi tutto.” Le parole fluivano fuori dalla sua bocca senza sosta, veloci, come una valanga.

“ Hai distrutto tutto ciò che avevo faticato a costruire..”

“ C-cosa?” Chiese stranita la bionda, che non riusciva a seguire quel fiume di accuse, all’apparenza insensate.

“ Tu. Con la tua dolcezza e la tua spontaneità, hai smantellato le mie difese… lasciandomi inerme, indifeso…”

Gli occhi di Sylvie furono attraversati dallo shock, impallidì non appena metabolizzò il significato delle parole di Antonio; rilassò i muscoli e lasciò che il sangue le affluisse alle guance, imporporandole appena. Con movimenti lenti si liberò della giacca, muovendosi lentamente verso Antonio, ancora immobile vicino alla porta, che continuava a parlare a ruota libera.

“ E oggi… quando ho realizzato cosa fosse successo, mi sono sentito morire...la sola idea di perderti...ho davvero creduto di morire..” La sua voce era ormai un sussurro disperato. Finalmente era riuscito a dare sfogo a tutta l’angoscia provata quel giorno e quando si trovò la ragazza a pochi centimetri di distanza lasciò che anche le ultime pietre delle sue mura difensive crollassero miseramente.

“ Mi sto innamorando di te, Sylvie Brett. Completamente. Profondamente.”

Sylvie, accecata dalla gioia, gli si gettò tra le braccia, baciandolo con impeto, facendosi trasportare dall’emozione. Antonio non esitò a stringerla forte, ricambiando il bacio con entusiasmo, tanto da sollevarla da terra. Ben presto quel contatto si fece più passionale, più intenso, più coinvolgente. I loro respiri si fecero affannosi, trasformandosi in ansimi; i loro corpi, stretti in un abbraccio serrato, sembravano volersi fondere l’uno con l’altro. Sylvie, senza staccare le labbra da quelle di Antonio, gli tolse la giacca di pelle, lasciandola cadere a terra e, avida di sentire la sua pelle calda, infilò le mani sotto il maglioncino leggero, godendo di quel contatto con i muscoli scolpiti della sua schiena. Il detective, travolto da brividi di piacere che quel tocco faceva nascere, abbandonò le labbra di Sylvie, per imprimere una scia di baci infuocati lungo il suo collo, facendole sfuggire un timido gemito. Incoraggiato da quel dolce suono, il detective le sfilò la maglietta blu della divisa da paramedico, ancora sporca di fuliggine, rimanendo di sasso davanti alla vista del corpo pallido della bionda.

“ Wow..” Mormorò, divorandola con gli occhi. Deglutendo la saliva che gli si stava accumulando in bocca, Antonio, con gli occhi fattisi liquidi di lussuria, tornò a baciarla smanioso, scendendo lungo la linea del collo. Si soffermò sulla sua spalla, scontrandosi con la spallina del reggiseno nero, che con mano tremante per l’eccitazione, abbassò, coprendo ogni centimetro quadrato della sua candida pelle con baci appassionati. Sylvie si abbandonò completamente a lui, rovesciando la testa all’indietro, consentendo ad Antonio di esplorare il suo décolleté, fino al solco tra i suoi seni. Ad un tratto prese il viso del detective tra le mani, riportandolo all’altezza del suo, osservandolo attentamente. I suoi occhi neri sembravano pieni di fuoco, sembravano lampeggiare di desiderio; dalle labbra gonfie uscivano sospiri eccitati e affannati, che facevano alzare e abbassare il suo petto muscoloso, come un mantice; sorrise provocante e non esitò oltre. Afferrò la stoffa rossa della maglietta di Antonio e la tirò verso l’alto, continuando a baciarlo con foga, fino a sfilargliela di dosso. Osservò il suo torace nudo, i suoi muscoli tonici e scolpiti, e pensò di trovarsi di fronte ad una statua di un dio greco, tanta era la perfezione del suo corpo. Concesse alle sue mani di percorrere ogni centimetro del suo torace, liscio e duro come il marmo, mentre sul volto le si dipingeva un timido sorriso. Sentì la pelle del bel poliziotto infuocarsi sotto le dita, facendole aumentare il battito cardiaco, trasformando ogni respiro in un gemito di piacere. Il detective, reso audace dallo sguardo seducente della ragazza, ma soprattutto dai suoi gesti e dai suoi baci voraci, l’afferrò per i glutei, staccandola da terra. Sylvie, affondando i suoi magnifici occhi azzurri in quelli neri e profondi di Antonio, si aggrappò alle sue spalle e allacciò le gambe intorno ai suoi fianchi, stringendosi sempre di più a quel corpo statuario, annullando ogni distanza tra loro, baciandolo appassionatamente sulle labbra, insinuando le dita nei suoi folti capelli scuri. Carico di quel dolce peso, Antonio la portò in camera da letto, senza mai smettere di baciarla, godendosi ogni secondo di quel contatto. La distese sul materasso, delicatamente, portandosi poi sopra di lei. La guardò dritta negli occhi, con tutto l’amore possibile, per imprimere nella memoria ogni istante di quel momento. Cercò in quel mare azzurro che erano i suoi occhi, il suo consenso, improvvisamente terrorizzato dall’idea di turbarla. Sylvie, devastata dalla dolcezza e dalla premura di quello sguardo, posò le sue labbra morbide su quelle del detective, cancellando ogni dubbio.

Né la stanchezza accumulata, né la paura provata quel giorno avrebbero potuto impedire loro di fare l’amore. Neanche l’odore di fumo che impregnava ancora i capelli di Sylvie, né le tracce di cenere sul suo volto, che non era riuscita a lavar via nel bagno dell’ospedale, avrebbero potuto impedire ai loro corpi di unirsi in quell’atto così intimo e dolce. Niente al mondo avrebbe potuto.

Fecero l’amore, inebriandosi l’uno dell’altro. Sentendosi per la prima volta completi.

Fecero l’amore dolcemente. Teneramente.

 
  
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