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Autore: Ziseos    01/12/2016    1 recensioni
Dopo un'incidente avvenuto anni prima, la giovane Nami decide di inseguire un vecchio sogno nella moderna metropoli di Sabaody; per farlo, si ritroverà a convivere con cinque perfetti sconosciuti,ognuno di loro, come lei, intenzionato a seguire il proprio sogno.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Capitolo 2
Roommates


La porta si aprì e una luce brillante proveniente dall’interno la accecò per qualche istante…
“Ah…tu devi essere Nami.”
Si schermò gli occhi con una mano, cercando di mettere a fuoco la figura controluce che aveva appena parlato.
Una volta abituatasi alla luminosità della stanza, riuscì a distinguere la persona di fronte a sè: appoggiata alla porta c'era una ragazza poco più bassa di lei, con lunghi capelli turchini e un'espressione amichevole in volto.
"Uh..si..si sono io."- rispose con fare stanco.
"Ben arrivata!"- l'accolse l'altra ragazza stringendola improvvisamente in un abbraccio- "Io sono Vivi, una dei tuoi compagni di stanza. Ti stavamo aspettando!"
Nami la guardò con un'espressione confusa dipinta in volto.
In che senso la stavano aspettando? Compagni di stanza?
Che diavolo stava succedendo?
Indietreggiò scostandosi dalla ragazza di nome Vivi e strinse a sè la pesante valigia che teneva al suo fianco, quasi come se questa potesse proteggerla da qualcosa.
"Aspetta...credo ci sia un malinteso, io non..."- rispose ditubante.
"Hai detto di essere Nami,no?"
"Certo, ma.."
"Allora non c'è nessun malinteso. Hai un posto prenotato in questo appartamento, ho anche il contratto che lo prova. Ecco, guarda..."- Vivi afferrò un foglio che teneva su un comodino lì vicino e le passò il contratto-"Controlla pure se vuoi."
Nami le prese il foglio dalle mani e scorse con gli occhi il contratto in lungo e in largo, cercando qualcosa che potesse smentire quanto detto da Vivi poco prima.
Con sua sorpresa invece, la ragazza non si era sbagliata.
Nell’ultima riga del contratto aleggiava una piccola scritta in grassetto:

 
“… si prega pertanto di liberare una delle camere, che a partire dalla
prossima settimana verrà riservata alla sig.na Nami.”

                                                                                                                                            G.T.

 
Continuò a fissare il foglio confusa, mentre nella sua testa si affollavano mille pensieri.
Non aveva mai richiesto di coabitare con qualcuno, tantomeno chi le aveva consegnato quel biglietto le aveva preannunciato nulla del genere; anzi, a dire il vero non ricordava neppure chi fosse stato a consegnarle quel vecchio pezzo di carta.
E poi, cosa potevano voler indicare quella G e quella T con cui si firmava lo stipulatore del contratto?
Strinse il foglio visibilmente irritata, nessuno l’aveva interpellata prima di prendere quella decisione per lei e tantomeno sapeva cosa fare da quel momento in poi.
“Qualcosa non va?”- chiese Vivi vedendola turbata.
“No..nulla.”- rispose Nami scrollando la testa.
‘ Maledizione!’- disse mentalmente fra sé e sé.
“Vuoi accomodarti? Invece di parlare qui alla porta, possiamo parlare dentro se preferisci.”- Vivi le sfilò la valigia dalle mani vedendo che Nami appariva sfinita sia dal viaggio che dalla pesantezza del bagaglio.- “Vieni, seguimi pure.”
Scossa e stanca come non mai, non rispose nemmeno e si limitò a seguirla dentro l’appartamento, sfilandosi poi lo zaino logoro dalla spalla e adagiandolo sull’uscio.

Appena entrata nell’ingresso, anche le sue speranze che almeno l’interno dell’edificio fosse in buono stato, vennero infrante in pochi secondi.
L’appartamento era sì grande, ma era stato ricavato da un vecchio magazzino situato nel piano più alto dell’edificio e conservava ancora le vecchie pareti spoglie che un tempo ospitavano scaffali contenenti chissà quali prodotti, il soffitto era solcato da molte crepe ed il pavimento di vecchio linoleum polveroso non si presentava certo meglio.
Per certi versi le ricordava la sua vecchia casa.
Ma certo,non avrebbe definito “casa” la topaia dove si trovava in quel momento.
Vedendo la sua espressione disgustata, Vivi si scusò timidamente, assumendosi la responsabilità di spiegarle la situazione.
“Sì mi rendo conto che forse non è il massimo come sistemazione… però posso assicurarti che vivendoci non è così male come sembra…”- raccolse una lattina mezza rovesciata da terra –“ Per il prezzo è conveniente, specie per gli studenti che vengono qui a studiare a Sabaody e che non hanno un gran sussidio economico.”
“Ma … chi affitterebbe mai una cosa del genere a qualcuno?!”- rispose Nami, posandosi una mano sul naso e la bocca,non appena un miasma fetido le arrivò diritto in faccia.
Grattandosi una guancia con fare imbarazzato Vivi si scusò di nuovo.
“Questo non ha a che fare tanto con l’appartamento in sé, quanto con chi vi abita. Gli altri inquilini diciamo che non sono del tutto… civili, ecco. O perlomeno non credo conoscano tutte le regole base della buona convivenza.”
‘Oh fantastico’- pensò Nami.- ‘Chissà chi sono gli elementi che vivono qui; che vengano da Zou? Lì sono tutti dei veri e propri animali…’
Come in risposta alle sue domande, la porta dietro di lei si spalancò di colpo, e quattro figure si palesarono all’uscio.
“Ho per caso sentito una voce di donna?!”- gridò uno di loro, fiondandosi subito dentro l’appartamento.
La rossa non fece nemmeno in tempo a chiedersi chi fosse, che di colpo si ritrovò ai suoi piedi un uomo intento a farle il baciamano.
“Oh Mademoiselle, ero certo di avere sentito una delicata e melodiosa voce di donna oltre a quella della sublime Vivi-chwan … !” – disse l’uomo chinandosi a baciarle il dorso della mano, che Nami sfilò via prontamente.
“Ma chi diavolo siete?”- chiese allontanandosi  e mettendosi al fianco di Vivi, la quale sembrava già abituata a quel tipo di spettacolo.
“Nami lui è Sanji, uno dei coinquilini.”- disse la giovane, indicando l’uomo inginocchiato davanti a loro.
Vivi-chwannn sono estremamente lieto che tu abbia portato in questo luogo indegno un’altra tale bellezza a deliziare questi occhi stanchi.”- rispose lui facendo un’inchino.
Nami prese ad osservare il nuovo arrivato, pur cercando di stargli lontana a “distanza di sicurezza”: era un giovane biondo, alto, con penetranti occhi azzurri, pizzetto e sottili baffi ben curati, doveva avere poco più che vent’anni come lei. I suoi modi di fare galanti e il suo vestito tirato a lucido, si addicevano più a quelli di un wannabe-principe che a un possibile abitante di quella catapecchia; tuttavia l’unica cosa che stonava con il complesso, era il sopracciglio non coperto dal ciuffo dorato, il quale rientrava tra quelli più bizzarri che avesse mai visto in vita sua.
Dietro di lui altre tre figure emersero fuori dal buio delle scale.
Tre ragazzi particolari quanto il primo, si disposero a ventaglio davanti all’uscio; il primo a farsi avanti fu il più basso di tutti, il quale doveva avere circa diciannove anni o giù di lì, con corti capelli neri,occhi altrettanto scuri ed una vistosa cicatrice sotto l’occhio sinistro; il piccoletto calandosi in testa un vecchio cappello di paglia, si fiondò ad abbracciarla sorridendo come un ebete.
La sua stretta, nonostante il suo fisico apparentemente mingherlino, era estremamente forte e Nami si sentì soffocare di colpo.
“L-levatemelo di dosso,maledizione.”- gridò cercando di allontanarlo piantandogli una mano in faccia.-“MA CHE PROBLEMI HAI?!!”
Sentendo che il suo benvenuto non era stato gradito, il ragazzo sciolse l’abbraccio pur continuando a ridacchiare fra sé e sé.
“Sono Monkey D.Luffy, ed un giorno sarò Re dei…”
Non riuscì a finire la frase che un pugno lo colpì alla testa, facendogli mordere di scatto la lingua;mentre il ragazzo presentatosi come Luffy continuava a tenersi la lingua morsicata e lamentandosi per il dolore con nessuno in particolare, chi lo aveva colpito si scusò per il comportamento dell’amico.
“Ah ecco, mi spiace per quanto successo,ma ogni volta che attacca con questa storia del diventare Re dei.. beh diventa piuttosto fastidioso diciamo.”- disse il terzo ragazzo nel presentarsi anche se quel naso che si ritrovava, a detta di Nami, non aveva bisogno di presentazioni.-“ Io sono Usopp, vivo qui assieme ai miei compagni di stanza.”
Capelli afro, naso a grissino e salopette ampia in tela. Un vero personaggio.

Quasi quanto l’ultimo a presentarsi, o meglio a non presentarsi e a snobbarla del tutto.
“E’ avanzato del liquore nella dispensa?”- disse rivolto a Vivi, passando accanto a Nami senza degnarla nemmeno di uno sguardo.
“Non credo “- rispose Vivi scuotendo la testa- “L’ultima bottiglia l’hai finita tu ieri sera, Zoro.”
“Ehhh? Impossibile, ce n’erano ancora ieri, lo ricordo benissimo!”- disse lui incredulo.
“Se sei ubriaco è facile che dimentichi cosa fai…”- mormorò Vivi sottovoce.
“Oi, ti ho sentita benissimo.”- controbattè lui scoccandole un’occhiataccia.
Zoro?
Ah dunque era quello il nome del gran cafone che l’aveva palesemente ignorata.
“Zoro… non ti sei nemmeno presentato alla nostra ospite..”- Vivi indicò la rossa, la quale stava in mezzo alla stanza con le braccia incrociate e lo sguardo severo.
“Ah? Chi quella?”- chiese Zoro indicandola- “Non c’è nemmeno bisogno di presentazioni, ancora un paio di giorni e se ne andrà via come le altre ragazzine prima di lei,è tempo perso.”- concluse scrollando le spalle, e stirando le braccia si avviò verso una delle stanze.
Tirò un grido di sorpresa quando due mani incredibilmente forti, lo trattennero per la maglia ed in men che non si dica, si ritovò faccia a faccia con la ragazza che aveva appena bistrattato, due occhi intensi color nocciola che ardevano di rabbia.
Inghiottì a vuoto.
‘Cosa diavolo..?!’
RAGAZZINA? TEMPO PERSO? QUELLA?!!! Caro il mio piccolo idiota, sappi che non ho fatto giorni di viaggio per venire fin qui, essere derubata, stanca all’inverosimile, ritrovarmi a mia insaputa a condividere la casa con perfetti sconosciuti e venire persino trattata in questo modo da un qualsiasi imbecille come te!”- concluse dandogli uno schiaffo sonoro che riecheggiò per le spoglie mura dell’abitazione.
“MA CHE DIAVOLO TI PRENDE?! SEI COMPLETAMENTE FUORI!!”- gridò lui di rimando tenendosi la guancia dolorante, dov’era rimasta impressa l’impronta della mano di lei.
Quella piccola strega sapeva dare ceffoni degni di un’uomo.
“Fuori? Non sono io quella ad avere i capelli simili ad un’alga.”- rispose Nami incrociando le braccia, con un sogghigno soddisfatto dipinto in volto.
“Maledetta..!”- Zoro si passò una mano fra i capelli, spazzolandoli come se la rossa con le sue parole li avesse offesi e lui dovesse rassicurarli.
Vivi si frappose fra i due separandoli.
“Ragazzi.. ragazzi, smettetela. Non mi pare il momento adatto per discutere. Stavamo dando il benvenuto a Nami,no?”
I due ragazzi si guardarono con aria di sfida.
Fu Zoro stranamente a cedere e a deviare lo sguardo.
“Bah. Fate quello che vi pare. Io vado a farmi una doccia”- prese la sua giacca dal divano lì vicino e si avviò verso il bagno, non prima di avere scoccato un’occhiataccia generale di avvertimento- “Guai a chi tocca il mio liquore, siete avvertiti.”
Richiuse a porta con violenza.

Sospirando, Vivi si rivolse a Nami e agli altri che erano rimasti a guardare.
“Zoro non sarà dei nostri a quanto pare, ma possiamo divertirci ugualmente fra di noi. Sanji, potresti preparare qualcosa per noi?”
Il biondo scattò subito sull’attenti.
“Certo ma’am, ai suoi ordini.”- rispose facendo un breve inchino e sparendo nella cucina.
“Vedi Nami, Sanji è il nostro cuoco, viene da lontano ed è venuto qui con la sua nave-ristorante, il Baratie. Tuttavia il suo patrigno vuole che si faccia un’esperienza qui da solo, quindi non lo ospita a dormire nelle cabine del Baratie.”
“Vivi noi come possiamo aiutare?”- chiese Luffy, infilandosi teatralmente un dito nel naso.
“Potreste preparare tu e Usopp la tavola, ma prima… levati quel dito e vai a lavarti, per favore.”
Annuendo i due sparirono verso la sala da pranzo, ignorando l’ultima richiesta.
Finalmente sole, Vivi si rivolse a Nami.
“Bene direi che puoi andare nella tua stanza…che è anche la mia comunque.”- disse indicandole la camera da letto- “Riponi pure le tue cose, ti aspetto qui, fai come fossi a casa tua.”
“Grazie.”- rispose Nami con un sorriso stanco.
Effettivamente non vedeva l’ora di potersi riposare un po’, era stata una giornata piuttosto intensa.

Improvvisamente si ricordò di una cosa importante.
“Nojiko!!...Maledizione, avrei dovuto chiamarla prima,ora sarà preoccupata…!”- entò nella stanza mentre componeva velocemente il numero della sorella.
Dopo secondi di attesa una voce familiare rispose dall’altra parte del telefono:
“Pronto, Nami?!”
“Nojiko..! Scusami ho dimenticato di chiamare, io..ho avuto qualche problema qui e..”
“Stai bene? E’ successo qualcosa?”
“Nulla di grave, non preoccuparti.”- disse ripensando a tutti i Berry rubati-“ La traversata è stata più lunga del previsto ma il resto del viaggio è andato liscio.”
“Dove sei ora?”
Bella domanda. Dove diavolo era finita?
“E’ una storia lunga. L’importante era farti sapere che sono arrivata, ci sentiamo presto.”
“Va bene Nami…chiamami al più presto. Ti voglio bene.”
“Anche io..”- chiuse la chiamata, e lanciò il telefono sul letto.
Casa.
Non avrebbe definito casa nemmeno quella stanza, ma perlomeno sembrava più pulita e arredata delle altre: una camera piccola, con due letti ai due opposti della stanza, un armadio per riporre i vestiti ed una scrivania fra i due letti.
Minimal, avrebbe detto un’arredatore di interni.
Meglio che nulla,pensò lei.
Disfò le valige mentre continuava a ripensare a quel contratto.
Chi diavolo era G.T?
Era stato lui a darle quel biglietto tempo addietro?
Provava a ricordare ma nessun ricordo le pervenne alla mente.
Meglio godersi l’attimo e gustarsi qualcosa in pace, avrebbe pensato al resto la mattina dopo.
 
Uscendo dalla stanza, trovò Vivi ad aspettarla.
“Pronta per la festa di benvenuto?”
“Festa?”
“Si abbiamo organizzato un piccolo rinfresco per te… beh non sarà certo una festa vera e propria,ma io e i ragazzi ci tenevamo a prepararti qualcosa.”
“Anche il Marimo scorbutico?”
“Zoro… è difficile. Ha un carattere duro ma sa essere una persona gentile. Quando non è ubriaco.”- concluse con una risata.
Vivi la prese per il braccio e la trascinò verso la sala da pranzo.
Nami si bloccò per lo stupore.
Nonostante lo squallore tutt’intorno, quella tavola pareva fosse arrivata direttamente da una delle sale da pranzo di Marijoa: tovaglie meravigliosamente decorate, stoviglie di qualità, e pietanze mai viste, dalle quali si propagava un profumo squisito ed invitante.
Sanji corse verso di loro, tenendo fra le mani un vassoio carico di stuzzichini.
Nami-swannnn, Vivi-Chwannn, è tutto pronto aspettavamo solo voi. ♥”
“Io…”- provò a dire Nami con un filo di voce- “…non so davvero cosa dire. E’ fantastico, davvero.”
Mai nella sua vita aveva ricevuto un pensiero inaspettato e gentile come quello.
“Ah ma figurati! Per noi è un piacere avere una nuova compagna a bordo.”
“Coraggio signorine ( e voi due scansafatiche)”- disse Sanji scoccando un’occhiata alle facce fameliche di Usopp e Luffy- “ servitevi finchè è caldo!”
 
“… e così vuoi diventare il Re dei…”
“Bahahah smettila.. lo sai che poi non smette più…”
“Eh ?? Chi sarebbe il fastidioso?”
“Tu ovvio… è da quando sei qui che rompi con questa storia..”
“Ragazzi..”
“Bah… intanto tu cosa vuoi fare? Le tue barzellette fanno schifo.”
“Almeno io non cerco il blu coso..come diavolo si chiama..”
“Ragazzi.”
“Le tue avventure sono un mucchio di balle.”
“Come ti permetti io sono…!”
“Io sarò Re dei..”
“RAGAZZI!”
Erano passate ore dalla festa per l’arrivo di Nami, e fra un drink  l’altro, qualche chiacchierata e bicchieri di vino, si era fatta tarda notte; tutti i ragazzi presenti erano ormai stanchi, ma il brio dell’alcool continuava a farli parlare nonostante i loro corpi fossero già andati a dormire da un pezzo.
Solo Nami e Vivi erano le più lucide, e tentavano di convincere i ragazzi ad andare a riposarsi da un’altra parte che non fosse il linoleum puzzolente del salotto.
“Coraggio Sanji…Luffy,Usopp… credo abbiate dato abbastanza per oggi.”- disse Vivi alzandosi e stitracchiandosi le membra intorpidite.- “Ti aspetto nella stanza… se mi trovi giàaddormentata, non preoccuparti, sono solo davvero stanca oggi.”
Rimasta sola in compagnia dei tre ragazzi semi-coscienti, si strofinò gli occhi stanchi.
“Forse è meglio che vade.”
Erano le 3:56 di mattina.
Decisamente sarebbe stato meglio andare a letto.
Fra la stanchezza e l’alcool, maledisse il solito principio di mal di testa, e a fatica si trascinò via dal divano.
“La stanza… uh…”- avanzò barcollando verso la prima stanza davanti a lei.
Aprì la porta schermandosi dalla luce della lampadina posta al centro del soffitto, che ad ogni occhiata le comportava un ulteriore pulsazione dolorosa in testa.
‘Vivi ?...’- si chiese guardandosi intorno. Della ragazza non c’era traccia.
‘Che sia in bagno forse..’- disse scrollando le spalle.
Beh, ovunque fosse non importava. L’unica cosa che voleva in quel momento era buttarsi su quel dannato letto e risvegliarsi se necessario,anche il giorno dopo.
Si lasciò cadere sul piccolo materasso che accogliendola, la lasciò cadere rapidamente tra le braccia di Morfeo.
 
Un rumore le fece aprire gli occhi.
Un lieve rumore di passi proveniente dalla porta si stava avvicinando alla stanza.
‘ Che sia Vivi?’- si domandò ancora tra il sonno e la lucidità.
La porta si aprì piano, i cardini arrugginiti scricchiolarono sinistri, lasciando qualcuno entrasse piano nella camera.
Non vedeva nulla percepiva solo la presenza di qualcuno, lo sentiva respirare piano come per non far rumore, il frusciare di qualche indumento che cadeva a terra.
‘ Vivi sei tu..?’
Sentì il suo respiro più vicino, qualcuno che cercava di insinuarsi nel letto.
Si irrigidì non appena una mano le sfiorò il fianco, e altrettanto fece l’altro individuo.
Cercò di spostare velocemente il lenzuolo per tirarsi a sedere, ed una luce improvvisa si accese, finendo per accecarla per qualche secondo.
Riaperti gli occhi non ancora abituati alla luce,riuscì solo a distinguere la sagoma di un uomo, con metà dei vestiti ancora addosso il quale sembrava la stesse fissando confuso.
“Chi..?”- pensò mettendosi a sedere.
“Quello è il mio letto. Tu chi sei?”
  
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