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Autore: Tamar10    02/12/2016    3 recensioni
L’Alchimista di Fuoco odia la pioggia, ma, come per ogni cosa, esistono delle eccezioni. I cinque giorni di pioggia più felici della sua vita.
[Royai]
Dal quarto capitolo:
“Pioggia nel deserto”.
“Come scusa?”.
“Pioggia nel deserto. Era quello che speravo ogni fottuto giorno quando eravamo quaggiù, se avesse piovuto, almeno per quel giorno, la mia alchimia non avrebbe funzionato e non avrei potuto sterminare tutte quelle persone” spiegò con voce amara e addolorata “Ma in fondo era un pensiero da stupidi, non credi? La pioggia nel deserto è un evento impossibile. È un po’ come sperare che tu mi conceda quella fatidica cena insieme”.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Team Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pioveva ininterrottamente da giorni, enormi pozzanghere si erano formate in mezzo ad ogni strada e le macchine erano costrette a procedere a passo d’uomo per evitare incidenti. Il clima così rigido e piovoso in confronto a quello dell’est era il motivo principale per cui a Roy Mustang non piaceva tornare a Central City, nonostante fosse la sua città natale.
Probabilmente con un tempo simile il Colonnello si sarebbe depresso, ma durante il suo soggiorno nella capitale non aveva ancora potuto concedersi un simile lusso. La settimana era trascorsa frenetica fra riunioni, corsi d’aggiornamento, colloqui con i gradi più altri e lunghe chiacchierate con Hughes.
A fine giornata arrivava così esausto da non trovare neanche le forze per uscire a divertirsi, non che il Tenente, unico membro della squadra ad accompagnarlo, glielo avrebbe permesso. Alloggiavano nello stesso albergo e lei aveva appositamente richiesto di avere le camere una di fianco all’altra, ufficialmente per poter intervenire in caso di pericolo, ufficiosamente per tenerlo d’occhio.
Non che la sera gli dispiacesse consumare una cena tranquilla con il suo Tenente, soprattutto perché non avevano quasi occasione di parlare durante il giorno, ma gli sembrava di aver in parte sprecato il soggiorno a Central City; in fondo quel viaggio sarebbe anche dovuto essere un modo per staccare dalla sua impegnativissima vita, invece anche l’ultima sera prima del ritorno ad East City il suo progetto di una serata di baldorie era stato stroncato sul nascere.
“Non gli ho mica detto di sì! Perché mai avrei dovuto?! Io odio i bambini” stava giusto protestando, mentre la macchina d’ordinanza trasportava lui e il Tenente verso la loro destinazione.
“Invece il Maggiore Hughes aveva proprio capito che avresti partecipato volentieri. Ormai Glacier ha già cucinato, è scortese dare buca all’ultimo” rispose la donna, senza riuscire a nascondere del tutto il divertimento di fronte alla frustrazione del Colonnello.
“Sì, come no. Tanto anche se provassi a non presentarmi Maes mi verrebbe a cercare e mi trascinerebbe lì con la forza. Figurati se perde l’occasione di vantarsi del suo piccolo tesoro che compie un anno” disse scimmiottando la voce smielata del maggiore quando parlava di sua figlia.
“Non è che per caso lei è invidioso?” domandò il Tenente, mentre l’autista accostava la macchina all’ingresso di una normalissima villetta.
“Invidioso? Io? E di cosa?”.
“Di una donna fedele? Di una dolce figlia? Di una famiglia felice? Di una ricevere del vero amore?” disse il Tenente aprendo la portiera e scendendo dall’automobile.
“Non essere ridicola” rispose il superiore imitandola “E poi piove, siamo in primavera inoltrata ed è una settimana che piove a dirotto! Qualcuno lassù mi odia” aggiunse senza alcun filo logico, nel chiaro tentativo di cambiare discorso.
Riza scosse la testa rassegnata, si tirò su il cappuccio nella speranza di proteggersi dall’acqua e lo precedette lungo il piccolo sentiero lastricato che conduceva alla porta di casa Hughes.
Fu proprio il padrone di casa ad accoglierli.
“Roy! Riza! Finalmente siete arrivati, temevo sarei dovuto venire a cercarvi”.
“Il Tenente Hawkeye mi ha fatto ben presente che non sarei mai potuto mancare ad un simile evento” rispose Roy senza neanche tentare di mascherare il suo cattivo umore.
“Meno male che c’è lei a metterti in riga! Ho sempre pensato ti servisse una donna decisa”.
“Cos…?” farfugliò Mustang.
“Dov’è la festeggiata?” domandò Riza, sviando l’attenzione di Hughes da quell’argomento spinoso.
L’uomo li condusse nel salotto dove la bambina stava giocando con dei pupazzi sul tappeto, mentre dalla cucina attigua proveniva rumore di pentole.
“Elycia, tesoro, guarda chi è venuto per festeggiare il tuo compleanno”.
La bambina puntò i suoi grandi occhi verdi, così simili a quelli del padre, sui due nuovi arrivati e li studiò con curiosità.
“Quest’uomo dall’aria imbronciata è lo zio Roy, ti ricordi di lui?” continuò Maes con voce dolce.
Elycia piegò la testa con aria perplessa.
“Come potrebbe ricordarmi? L’avrò vista un paio di volte quando era appena nata, già è tanto se mi ricordo io di lei” puntualizzò il Colonnello scocciato.
Il sorriso della bambina scomparve davanti a quel tono poco gentile, immediatamente si formò un piccolo broncio sul suo volto angelico e il labbro inferiore cominciò a tremare.
“No, dai, non fare così!” si affrettò ad aggiungere l’Alchimista, cercando di prevenire il pianto “Il tuo papà non fa altro che parlarmi di te, non potrei dimenticarti neanche volendo. So perfino quanti pannolini al giorno ti cambiano!”.
Elycia sembrò tranquillizzarsi davanti al tono dolce e al sorriso splendente del Colonnello.
“Questa invece è Riza. Voi due non vi siete mai conosciute, vero?” chiese rivolto alla donna.
“No” confermò lei “Ma è un piacere incontrarti di persona, dopo che ho tanto sentito decantare le tue doti. A proposito: auguri!” disse con un sorriso gentile, accucciandosi per essere alla stessa altezza della bambina.
La piccola fece forza con le mani riuscendo a darsi una spinta per tirarsi in piedi, traballò per qualche secondo in cerca di equilibrio e poi mosse i primi passi incerti verso i tre adulti.
“Guardate che brava, cammina già verso il suo papà!” esclamò Hughes entusiasta.
Invece, arrivata davanti a suo papà, Elycia decise di scartare all’ultimo e andò incontro a Mustang, aggrappandosi alla sua gamba.
“Cosa?! Non è possibile!” si disperò il Maggiore.
“A quanto pare il mio fascino sulle donne non ha limiti” gongolò invece il Colonnello, che dopo questo piccolo episodio sembrava aver riacquistato il buon umore. Prese in braccio la bambina e le cominciò ad accarezzare i capelli.
“Giù le mani da mia figlia!” disse Hughes, strappandogliela praticamente dalle mani e cominciando a coccolarla a sua volta.
“Zio Roy, eh? Direi che le si addice, signore” disse Riza, prendendo in giro il suo superiore.
“Non gli ho mica dato io il permesso di chiamarmi così” puntualizzò lui piccato.
All’improvviso la porta della cucina si aprì, sprigionando un odore di ottimo cibo, e Glacier fece il suo ingresso in salotto con ancora un grembiule legato alla vita.
“Scusate se non sono venuta a salutarvi subito, ma la cena richiedeva le mie attenzioni” disse con un sorriso “Oh, ma vedo che mio marito non vi ha ancora preso i cappotti e fatto accomodare! Scommetto che vi ha portati dritti dritti da Elycia, quando si tratta di nostra figlia sembra che tutto il resto possa aspettare per lui” disse alzando gli occhi al cielo.
Poi si prodigò nel ritirare il loro cappotti, leggermente bagnati, e li fece sedere sul divano.
“Scusate ma devo tornare in cucina, ancora poco ed è pronto. Nel frattempo sono sicura che mio marito vi saprà intrattenere”.
“Io le posso dare una mano” si offrì Riza di getto “Così gli uomini possono fare i loro discorsi in santa pace” propose con un leggero rossore.
Glacier capì subito che il Tenente non voleva sentirsi di troppo in compagnia dei due migliori amici e accolse la sua proposta con entusiasmo.
La cucina era ampia, da un lato c’erano varie mensole e dei fornelli, su cui erano scaldate numerose pentole dal contenuto misterioso, mentre il resto dello spazio era occupato da un grande tavolo. A capotavola era posizionato un seggiolino rosa.
“Mi piace il tuo taglio” disse Glacier dopo qualche minuto, riferendosi ai capelli corti di Riza.
“Grazie, signora” rispose il Tenente, senza riuscire a fare a meno di arrossire “Sono molto pratici, ma in realtà ultimamente ho deciso di farli crescere”.
“Non chiamarmi signora! E non voglio sentirti dare del lei neanche a mio marito” la redarguì con affetto “In fondo non avrò che un paio di anni in più di te”.
“Va bene, Glacier” rispose Riza con un sorriso, dopo un attimo di titubazione. Quella donna le era stata simpatica fin dal primo istante in cui l’aveva vista, anche se nelle precedenti occasioni in cui si erano incontrate non avevano avuto modo di parlarsi.
“Per quanti devo apparecchiare?” domandò Hawkeye, mentre la padrona di casa cominciava a mescolare quello che sembrava essere un gustoso stufato.
“Quattro, più Elycia”.
“Ma come? Non ci sono altri invitati?” chiese Riza, spiazzata da quella risposta.
“No, tutti i nonni abitano fuori città e con questo tempo da lupi non ci è sembrato il caso di farli venire proprio stasera ed Elycia ha un anno, non ha ancora degli amichetti da invitare!” le spiegò la donna con dolcezza “Inoltre Maes ha detto che ci teneva a fare una festa tranquilla, in famiglia”.
“Oh” disse semplicemente il Tenente, fissandosi i piedi.
“Ho detto qualcosa che non va?” si preoccupò subito Glacier, cogliendo il suo cambio d’umore.
“No, è solo che...insomma io...” balbettò Riza, mentre un rossore imbarazzato compariva sulle sue guance.
“Ma cara, non devi preoccuparti!” esclamò l’altra, capendo quale fosse il problema “Non devi assolutamente sentirti fuori luogo, anzi. Mi fa estremamente piacere sia venuta anche tu, non vedevo davvero l’ora di conoscerti meglio. Maes mi parla sempre di te e di Roy, anche se davvero è meglio che tu non sappia cosa dice a proposito”.
Riza si sciolse in un sorriso un po’ incerto ma sincero, davanti a quelle parole dette col cuore.
“Davvero non so come riusciamo ad essere così pazienti da sopportare quei due” aggiunse Glacier con un occhiolino complice.
“Se Maes è pigro anche solo la metà del Colonnello non voglio immaginare quanto lavoro devi fare qui a casa da sola” rispose Riza con lo stesso tono divertito, mentre cominciava ad apparecchiare.
“Temo sia nella natura degli uomini. Però devo ammettere che Maes è un ottimo padre” rispose Glacier con gli occhi colmi di orgoglio e di amore.
Dopo pochi minuti era tutto pronto per la cena e i due uomini entrarono in cucina, Roy teneva in braccio la festeggiata.
“Amore, dovremo insegnare alla bambina a scegliere meglio le sue compagnie quando diventerà grande. Guarda come gli sta attaccata!” scherzò Hughes, guardando con affetto sua figlia e il suo migliore amico.
“Deve essere stata una settimana impegnativa per voi due” disse Glacier rivolta a Riza e Roy, mentre serviva la cena “Poi con questo tempo, immagino sarete felici di tornare ad est”.
“Dobbiamo tornare, Havoc e gli altri avranno lasciato indietro un sacco di lavoro da recuperare” disse il Tenente con disappunto.
“Questo è un ottimo motivo per rimanere qui, anche dovesse piovere per un mese intero” brontolò Mustang, beccandosi un’occhiata di rimprovero.
Elycia agitò le braccia felice, come se avesse compreso ciò che aveva detto Roy, mandando cibo da tutte le parti.
Il resto della cena trascorse tranquillamente, la compagnia dei coniugi Hughes era ottima e anche la loro bambina, pur avendo solo un anno, era una vera e propria macchietta. Perfino il Tenente era di ottimo umore e aveva abbandonato il suo solito comportamento formale e ligio al dovere.
Roy dovette ricredersi, anche se non l’avrebbe mai ammesso ad anima viva, non avrebbe potuto trovare modo migliore di trascorrere l’ultima sera di quel soggiorno a Central City. In un certo senso quella serata così bella rendeva ancora più triste la partenza del giorno successivo, sarebbero passati mesi prima che riuscisse a rivedere il suo migliore amico e con una punta di rammarico si chiese se sarebbero state possibili altre cene del genere. Aveva sempre saputo che la sua scalata al potere comportava molti sacrifici e dubitava che una volta salito sempre più in alto avrebbe avuto tempo per eventi del genere.
“Adesso è il momento della torta!” annunciò Glacier, distogliendolo dai suoi percorsi mentali.
“Cavolo!” esclamò lui sbattendosi una mano sulla fronte, mentre la donna appoggiava la magnifica Apple Pie sul tavolo “Non abbiamo portato neanche un regalo” spiegò dispiaciuto.
A quella rivelazione anche Riza assunse un’espressione desolata.
“Non ci abbiamo proprio pensato”.
Elycia però non sembrava soffrirne, anzi rideva senza sosta, mentre Maes cercava di imboccarla.
“Non dovevate! Ci ha fatto piacere anche solo avervi qui” disse Glacier con un sorriso gentile “A proposito, siete i benvenuti ogni volta che vi capiterà di passarei a Central City. Scommetto che Elycia aspetterà con ansia di poter rivedere lo zio Roy”.
Riza lanciò un’occhiata divertita al suo superiore, che aveva alzato gli occhi al sentire quel soprannome. Maes osservò quel quadretto, mentre un sorriso diabolico gli illuminava il viso.
“In effetti un regalo alla piccola Elycia potresti anche farlo, cara Riza” disse con tono tranquillo.
“Quale?”.
“Sbaglio o non l’hai ancora presa in braccio? Anzi sembra quasi ti spaventi” affermò con un sorriso furbo.
Mustang fece rimbalzare lo sguardo dal suo migliore amico alla sua sottoposta, incuriosito dalla piega che avrebbe potuto prendere la situazione.
“Ovviamente non mi fa paura! È una bimba così graziosa” si difese precipitosamente Riza.
“Allora non avrai problemi a tenerla per un po’ ” insistette Hughes, già sollevando la figlia dal seggiolino per passarla al Tenente.
Roy vide un lampo di panico saettarle negli occhi.
“Aspetta! In realtà un problema ci sarebbe” ammise il Tenente abbassando lo sguardo “Io non ho mai avuto a che fare con dai bambini. Non so come si fa”.
“Non devi preoccuparti, è una cosa che viene del tutto naturale” la incoraggiò Glacier con un sorriso.
“Ecco qua” disse Maes, spingendole Elycia fra le braccia, senza darle tempo di tergiversare ulteriormente “Mettile una mano qua attorno...così, brava! E una sotto la testa. Perfetto”.
La bambina e Riza si guardarono negli occhi con un misto di curiosità e timore e, per qualche terrificante secondo, Mustang pensò che sarebbero scoppiate a piangere entrambe, invece Riza sorrise con dolcezza e fu subito ripagata da una risata cristallina di Elycia.
“Mia figlia è così carina che va sempre d’accordo con tutti!” esclamò Hughes felice e orgoglioso.
“Cosa ti avevo detto, cara? Devi solo lasciarti guidare dal tuo istinto materno” disse sua moglie.
Roy dovette sforzarsi per non scoppiare a ridere, il Tenente Hawkeye con un’arma a portata di mano era tutto fuorché materno. La sua ilarità fu però presto sedata.
“Allora Roy, non hai ancora trovato la donna della tua vita?” lo punzecchiò Maes, come faceva sempre.
Il Colonnello si irrigidì immediatamente e per qualche strana ragione gli venne istintivo lanciare un’occhiata in direzione della sua sottoposta. In effetti, nonostante la divisa, con la bambina fra le braccia e l’espressione serena era una delle poche volte in cui risaltava più la donna che il soldato.
“Lo sai come la penso, amico. Perché averne una quando le puoi avere tutte?” ribatté alla fine con un sorriso sfrontato. Percepì, piuttosto che vedere, il Tenente che gli rivolgeva un’occhiata esasperata.
“Vedrai che un giorno cambierai idea, ci sono gioie che solo una donna può darti” rispose Hughes, accennando ad Elycia, che dormiva beata fra le braccia di Riza.
“L’hai fatta addormentare in un baleno! Ti dovremmo invitare più spesso” si complimentò Glacier, cambiando argomento.
“Era semplicemente stanca perché prima ha giocato con me” intervenne il Colonnello, che sembrava aver preso a cuore e andare molto fiero del debole che la bambina mostrava per lui.
“Tranquillo Roy, il titolo di zio dell’anno rimane a te” lo prese in giro Hughes.
“Semplicemente io sono abituata a fare la babysitter” rispose Riza con una frecciatina, neanche troppo velata.
Le chiacchiere andarono avanti ancora per un po’, poi, quando anche gli adulti cominciarono a sentire le palpebre pesanti e a sbadigliare, capirono che era il momento di salutarsi.
Riza appoggiò Elycia nella sua culla e la salutò con un bacio sulla fronte. Fuori continuava a piovere, ma il Colonnello decise che non c’era bisogno di chiamare una macchina per riaccompagnarli in albergo, in fondo non era distante e in quella settimana non avevano avuto modo di passeggiare per la città.
“Almeno prendete un ombrello” insistette Glacier.
Riza accettò con un sorriso riconoscente l’ombrello nero che le porgeva la donna.
“Ve lo restituiremo la prossima volta” promise fiduciosa.
(Ancora non lo sapeva, ma l’occasione successiva in cui Glacier e Riza si rividero fu un funerale e, tanto per la cronaca, non stava piovendo).
Si salutarono e ringraziarono a vicenda un’ultima volta, poi i due militari abbandonarono definitivamente casa Hughes.
“Bella serata, non è vero?” domandò dopo pochi passi il Colonnello con un sorriso soddisfatto.
La pioggia ora cadeva leggera e sottile, quasi nebulizzata, rendendo le luci dei lampioni e delle case sfuocate con un effetto molto artistico. Perfino l’aria fredda era piacevole e le strade praticamente vuote aiutavano a creare un senso di intima tranquillità.
“Il Maggiore Hughes e sua moglie sono davvero delle persone fantastiche” rispose Riza “Ogni tanto è bello trascorrere una serata così normale”.
Mustang, che stava reggendo l’ombrello, si voltò a guardarla. Erano molto vicini per potersi riparare entrambi dalla pioggia, in effetti era una piacevole novità sentirla camminare di fianco a lui e non due passi dietro come al solito.
“Non ti penti mai pensando che anche tu avresti potuto avere tutto questo?” chiese a bruciapelo “Un bravo marito, una vita tranquilla, una figlia...ti ho visto come la guardavi dormire”.
Riza si arrestò per un istante, ma subito dopo recuperò il passo tornando sotto la protezione fornita dall’ombrello.
“Non penso di essere tagliata per quel genere di cose, invece fare il militare mi riesce piuttosto bene” rispose con voce monocorde “In un certo senso entrando nell’esercito sapevo sarebbe stata una scelta definitiva, ormai non penso di meritarmi più una vita normale” aggiunse con un sussurro.
Che il sotto inteso fosse ciò che era accaduto ad Ishval era chiaro ad entrambi.
“No, forse non saresti tagliata per fare la casalinga. Come minimo minacceresti tuo marito di morte tre volte al giorno, non penso potrebbe esistere una casalinga più terribile di te*. Ma comunque...”.
“Non mi pento delle mie scelte, signore. Di nessuna delle mie scelte” lo precedette “Nonostante ogni tanto mi sembra di aver davvero a che fare con un bambino”.
Roy sbatte le palpebre un paio di volte, sorpreso e anche leggermente ferito nell’orgoglio, poi si sciolse in un sorriso. Era incredibile quanto il Tenente riuscisse a capirlo e a rassicurarlo, in fondo una parte di lui non riusciva a non sentirsi in colpa. Per averla indirettamente convinta ad arruolarsi, per averle bruciato la schiena, per averle chiesto di seguirlo. In un certo senso era colpa sua se Riza non aveva potuto avere una vita normale, anche adesso sapeva di essere una presenza troppo ingombrante nella vita della sua sottoposta per lasciare spazio ad altro.
Pensò a cosa sarebbe potuto succedere se non avesse parlato dei suoi sogni alla figlia del suo maestro davanti a quella tomba: probabilmente sarebbe rimasto un soldato semplice e sarebbe andato lo stesso in guerra, magari sarebbe morto, magari sarebbe sopravvissuto e sarebbe tornato da lei. Forse avrebbero potuto sposarsi. In realtà sembrava tutto quanto un’assurdità. Entrambi avevano consacrato la loro vita ad un ideale e fino a quando non l’avessero ottenuto non ci sarebbe stato spazio per quelle fantasie inutili.
Ormai erano quasi arrivati, l’insegna luminosa dell’albergo si intravedeva opaca in fondo alla via. All’improvviso Roy passò l’ombrello nell’altra mano, lasciandoli scoperti, e le afferrò il braccio con gentilezza.
“Comunque grazie” disse, senza riuscire a guardarla negli occhi “Mi ha fatto piacere vederti così serena questa sera...”.
Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di lei che cullava la bambina, la dolcezza nel suo sguardo mentre la metteva a letto, non riusciva a non pensare che lei meritasse quel genere di amore. Sarebbe stata perfetta anche come mamma.
“Si figuri, signore” rispose Riza, aveva capito che quel grazie non era riferito solo alla sua semplice partecipazione alla cena a casa Hughes. Sciolse gentilmente il braccio dalla stretta del Colonnello e spinse la porta dell’albergo, entrando nella hall.
“Domani si ritorna a casa” constatò Mustang, seguendola con un sospiro.
“Già, si ritorna dalla nostra famiglia” sorrise il Tenente, pensando con affetto ai suoi compagni di squadra a East City.
“Stai iniziando a parlare come Fury” disse il Colonnello con una smorfia.
Le loro camere si trovavano al primo piano, salirono le scale in silenzio e si fermarono nel corridoio, era ancora avvertibile tra di loro una leggera tensione che li faceva tentennare sull’uscio delle proprie stanze.
“Buonanotte signore” lo salutò Riza, raccogliendo finalmente il coraggio di mettere fine a quella situazione piena di indecisione.
Roy senza neanche pensare le afferrò la mano, in un gesto goffo a metà fra una stretta formale e una semplice carezza. Il loro sguardo si incrociò per un attimo, nero nell’ambra.
“Beh, allora buonanotte Tenente” rispose Mustang prima di decidersi a lasciarla e ad entrare.
Quella notte entrambi fecero fatica a prendere sonno, ma quando finalmente si addormentarono l’ombra di un sorriso aleggiava sul loro volto e per la prima volta dopo molto tempo non ebbero neanche un incubo.




*Ovviamente c’è e mi riferisco a Izumi.

 

NOTE:

Dico solo che non doveva uscire così questo capitolo, ma – per quanto strano – mi soddisfa. Il compleanno di Elycia dovrebbe essere a maggio secondo le mie fonti (ma non sono certe) inoltre la storia dovrebbe essere ambientata nel 1912, quindi i capelli di Riza sono “in fase di crescita”. Maes forse sembra un po’ uno psicopatico (ma in fondo lo è quando si tratta di sua figlia quindi prendetelo per buono). Spero di non essere andata troppo OOC con Riza, ma è una situazione strana, intima e “in famiglia”, quindi mi sembra giusto si conceda meno rigidità (senza contare che ormai lavora con Mustang da più di quattro anni). Non so come mai ma in questo capitolo c’è anche il p.v. di Riza (diciamo che è preponderante nella parte centrale), in teoria non doveva esserci proprio in tutta la raccolta ma questa sarà l’unica eccezione, ci tenevo a farla interagire con Glacier. Inoltre il quasi flusso di coscienza di Roy sul finale e i suoi gesti apparentemente insensati secondo me gli si addicono abbastanza.

Ah, la frase fra parentesi in cui mi riferisco al funerale di Hughes ero indecisa se metterla o meno, in teoria questo capitolo doveva essere tutto fluff e tenerezza, ma a quanto pare sono geneticamente incapace di non infilare un po’ di angst qua e là. Anche se questo era un colpo basso anche per i miei standard.

Grazie mille a chi a recensito e anche agli altri lettori silenziosi che spero continueranno a seguirmi :)
  
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