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Autore: sofimblack    04/12/2016    1 recensioni
Dal VI capitolo:
«Guarda guarda, una Grifondoro codarda» la stuzzicò Blaise, pungendola sul vivo.
[...]
«Non. Sono. Una. Codarda.» ringhiò lei.
«Perdonami, sì che lo sei.»
Senza alcun preavviso lo afferrò per una spalla e lo spinse contro il muro, facendosi tremendamente vicina: poteva senza alcuna difficoltà contare ogni singola lentiggine che le puntellava il naso, o respirare quel suo odore buono.
«Allora dimmi, Zabini, se fossi veramente una codarda credi che mi avvicinerei così tanto ad una Serpe velenosa come te?» gli soffiò nell’orecchio, con le labbra quasi appoggiate sulla sua pelle.

Quella che vi propongo è la storia del VI libro della saga riscritto dal punto di vista di Blaise Zabini - personaggio tanto affascinante quanto trascurato- la cui vicenda si intreccia inevitabilmente con quella di Draco, il suo migliore amico, e con quella di Ginny, anche se apparentemente non c'è nulla a legarli. Forse tra i corridoi di Hogwarts la presenza di Blaise non è stata irrilevante come si può presumere... Prima long tema HP, siate clementi :D
Beh, buona lettura :) sofimblack
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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                          EPILOGO

E a te
se sei rimasto con Blaise
fin proprio alla fine...



Dopo il funerale tutti gli studenti raccolsero le loro ultime cose, accompagnati da un chiacchiericcio mesto e dagli stridii e miagolii dei loro animali. Come ogni anno salirono sulle carrozze senza cavalli, diretti verso Hogsmeade. Blaise non fece neppure caso a chi fosse con lui sulla carrozza; fu solo quando erano quasi arrivati che si accorse che con lui c’era soltanto la Lovegood, che lo osservava interessata con espressione onnisciente. Sapeva che era amica di Ginny ed era quasi altrettanto sicuro che lei non avesse detto nulla a nessuno, eppure Blaise era convinto che sapesse qualcosa… certo, era una ragazza strana, eppure non stupida, e non solamente perché era una Corvonero. Non si dissero nulla, la salutò appena con un cenno di cortesia quando arrivarono in stazione e si incamminò con passo calmo verso l’ultima carrozza del treno, quella che occupava tutti gli anni assieme ai suoi compagni. In realtà all’interno dello scompartimento si respirava un’aria strana. C’erano tutti: Tiger e Goyle, quasi confusi e spiazzati nei loro modi goffi e prepotenti, Daphne, che per una volta non provò nemmeno a flirtare con Blaise, assorta nei suoi pensieri, Nott. Fu Pansy a rompere il silenzio.

«È così strano essere qui senza Draco » disse con gli occhi lucidi, dando voce ai pensieri di tutti. 

«Però l’aveva detto, no?» bofonchiò Goyle, quasi imbarazzato.

Tutti lo guardarono.

«A inizio anno… lui lo aveva detto che aveva progetti più importanti, che il Signore Oscuro… insomma…»

«È vero. Almeno lui adesso può far parte degli eventi, agire direttamente, invece che stare ad ammuffire in questa scuola. Oltretutto, ora che Silente è morto, se la McGranitt prenderà il suo posto credo che starà meglio di tutti noi.»

L’incredibile leggerezza e convinzione con cui Nott aveva pronunciato questo discorso infastidì Blaise. Non si rendeva conto di ciò che stava dicendo? Draco non aveva voluto tutto quello, era una maschera quella che mostrava… non era un gioco. C’era la sicurezza sua e della propria famiglia in ballo.

«Sei libero di andare, nessuno ti trattiene.»

«Cosa vorresti dire?»
Gli altri ammutolirono, guardando alternativamente sia lui che Theodore.

«Che niente sarà più come prima. Che senza Silente il mondo magico è in balia di Vol… del Signore Oscuro. Che anche Hogwarts cambierà… credete che si lascerà scappare l’occasione di plagiare giovani menti secondo il suo volere? Credetemi, sarò davvero molto sorpreso se non metterà qualcuno dei suoi Mangiamorte all’interno del Castello.»

Detto questo si alzò bruscamente ed uscì dallo scompartimento, cercando di controllarsi. Se avesse detto proprio tutto di quello che pensava non avrebbe avuto più pace. Ma come facevano a non capirlo? A volte pensava di essere circondato da idioti ma al contempo non aveva alcuna voglia di “illuminarli” col proprio sapere, era abituato ad agire e a pensare da solo, e se gli altri si mostravano meno scaltri tanto meglio per lui.

Il treno era stranamente silenzioso, tutti preferivano starsene nel proprio scompartimento a confabulare. Anche i ragazzini del Primo Anno erano inquieti, come se tutti su quel treno presagissero che qualcosa stava per cambiare. Verso metà pomeriggio tuttavia afferrò per la collottola un Tassorosso del Secondo Anno che tornava dal bagno e gli regalò uno sei suoi sguardi più glaciali e sprezzanti.

«Tu. Sai chi è Ginny Weasley, vero?»

Quello annuì, guardandosi attorno nervosamente.

«Bene, cercala e dille che la vogliono nella prima carrozza. Glielo direi io, ma non sono certo il messaggero di nessuno…» disse, cercando di suonare il più scocciato possibile.

Il ragazzino filò via e Blaise si avviò verso la testa del treno, fermandosi nel punto in cui il primo vagone ed il secondo si incontravano. Era un luogo lontano da occhi indiscreti, solitamente punto di passaggio ma in quel momento deserto. Senza averlo progettato aveva deciso di concedersi un po' di sano masochismo; in fondo da quel momento il poi sarebbe cambiato tutto, perciò cosa importava se le parlava un'ultima volta? La sentì arrivare, prima ancora di vederla, e si chiese se avrebbe avuto il coraggio di parlargli o se sarebbe semplicemente scappata via. Ovviamente avanzò verso di lui, dura e orgogliosa, in questo vera Grifondoro.

«Zabini. Che vuoi?»

Purtroppo per lei, che in quel momento ostentava un'espressione di indifferente disprezzo, era un libro aperto agli occhi di Blaise, che le si avvicinò e la abbracciò e basta. Inizialmente lei stette lì ferma, rigidissima, ma piano piano si sciolse ricambiando l’abbraccio.

«Mi dispiace per tuo fratello. Come sta?» chiese dopo un po’, sincero.

Lei lo guardò negli occhi.

«Molto meglio, grazie. Fleur vuole sposarlo comunque, ma ho paura che sarà l’unica cosa positiva per un bel po’ di tempo. Tu come stai? Sai nulla di Malf… Draco? »

Da quella domanda quasi casuale capì che ovviamente Potter doveva averle raccontato tutto e che anzi, poiché lo aveva visto scendere dalla Torre di Astronomia sicuramente sapeva meglio di chiunque altro cos’era successo.

«Io sto splendidamente, grazie.» rispose, la mascella contratta.

«Sai… Harry ci ha detto che Draco in realtà non lo avrebbe mai fatto…» ci riprovò lei, testarda.

«Beh “Harry” aveva anche detto che ti amava tanto, eppure com’è che ti ha lasciata?» sbottò, pentendosene subito nonappena vide l'espressione ferita di lei. 

«Sei crudele.»

«Scusami. Sono solo nervoso, non dovrei lanciarti addosso le mie cattiverie gratuite» rispose sinceramente dispiaciuto, un sorriso sbilenco intrappolato negli angoli della sua bocca.
«Di Draco non so nulla e sono preoccupato… Potter ha ragione, non lo avrebbe mai fatto, ma non è tutto o bianco o nero. Non hai visto la sua disperazione crescere, la preoccupazione per i suoi… e adesso non so cosa potrebbe essere costretto a fare. È nelle sue grinfie, l’ho perso. »

Ammetterlo ad alta voce gli faceva un male incredibile, ma lei gli prese il volto tra le piccole mani delicate, fissandolo.

«Ascoltami Blaise, tu non l’hai perso. Potrà essere un insopportabile arrogante immerso nelle Arti Oscure, ma nel momento in cui avrebbe potuto scegliere davvero di stare da quella parte non l’ha fatto. In fondo, da qualche parte, c’è del buono in lui, una luce che per tutta la sua vita è stata oscurata dai suoi genitori e dal mondo circostante… eppure credo che comunque quella luce non lo abbandonerà. So bene fin dove Voldemort possa spingere le persone… credimi, lo so anche più di Malfoy stesso. Ma tu devi avere fiducia in lui, hai capito?»

Blaise annuì. Era strano confidarsi con qualcuno e ricevere conforto, ma sapeva che gli aveva detto tutte quelle cose perché ci credeva sul serio e non solamente per consolarlo.

«Tu come stai?»

Ginny abbassò le braccia, distogliendo lo sguardo da lui e mordicchiandosi il labbro.

«Insomma.»

«Vuoi che vada a picchiare Potter? Ti assicuro che sarebbe un vero piacere, per quanto poco signorile, lo ammetto.»

Lei sospirò, una vaga ombra di sorriso nella sua rassegnazione.

«Non ce n’è bisogno. Capisco perché mi ha lasciata, lo capisco e lo rispetto. Sai… lo ha fatto per il mio bene.»

Forse per la prima volta in vita sua, Blaise provò un vago senso di colpa e si trovò a corto di parole.

«Vi odio quando fate così, sai? Ma in fondo mi sono rassegnata, si vede che non sono in grado di farmi piacere un ragazzo normale.» disse, malinconicamente ironica.


Non sapendo cosa rispondere Blaise decise di cambiare argomento con la prima cosa folle che gli venne in mente.

«Senti… so che non dovrei. So che è del tutto incoerente con quanto ho detto e fatto fin’ora, ma…»

Esitò. Lei lo guardò incuriosita, un sopracciglio inarcato.

«Ma?»

«Ma se vorrai scrivermi, ne sarei molto felice. Lo so, non dire niente» aggiunse, intercettando lo sguardo incredulo e polemico della ragazza «apprezza quantomeno il fatto che io mi stia rendendo ridicolo per te.»

Lei sembrò apprezzarlo davvero, perché gli concesse un rapido sorriso luminoso.

«Lo farò. Ti scriverò.»

Ormai si stavano avvicinando sempre di più a Londra, a breve lo stretto corridoio dell’Espresso si sarebbe riempito di studenti.

Poi, siccome non era stato abbastanza sadico o masochista - a seconda dei punti di vista - e siccome si era comportato in modo fin troppo etico fino a quel momento, si chinò su di lei, che però non si ritrasse affatto. Appoggiò le labbra sulle sue, baciandola dapprima delicatamente, unendo i loro respiri e le loro bocche, per poi scoprirsi sempre più famelico; quel bacio divenne un qualcosa di più intenso, di disperato, mentre si stringevano l’un l’altra come due amanti che non si sarebbero visti mai più… e in effetti era proprio così. In lontananza si iniziarono a sentire le prime porte degli scompartimenti aprirsi.

«Mi mancherai, piccola Weasley, ma temo proprio che questo sia un addio » e detto ciò sciolse a malincuore il loro abbraccio e se ne andò verso il proprio scompartimento.

Sul volto di Ginny spuntò un sorriso sincero e a tratti malinconico mentre lo guardava allontanarsi; il cuore di lui si era fatto inspiegabilmente un po' più leggero, come non accadeva da giorni o, forse, da una vita intera.



Ciao a tutti, lettori vecchi e nuovi! ...e così eccoci qua. Alla fine. Non potevo assolutamente lasciare le cose come nell'ultimo capitolo... alla fine questi due si meritavano la cosa più vicina all'happy ending che potevo concedergli! Che volete farci, sono un'inguaribile romantica, lo so :). È stata una storia tormentata, e non solo per i contenuti... l'ho scritta, modificata, perfezionata. L'ho abbandonata per un po', ripresa in mano - credo anche perché ho seri problemi nel chiudere le cose e negli addii - e questo racconto è stato un po' come un figlioccio di carta che ti dispiace proprio lasciare andare. Ho amato scriverla e accompagnare per un po' questi personaggi così diversi e complessi, cercando di dare un piccolo contributo. E niente, è stato un vero piacere intraprendere questo viaggio con voi, perciò grazie. Grazie a chi ha recensito, grazie a chi ha messo questa piccola storia tra le seguite o addirittura le preferite, grazie anche a chi ha preferito leggere in silenzio e a chi, magari, si è imbattuto nelle mie parole soltanto adesso. Grazie. Un abbraccio e ...a presto (!?)

sofimblack     :')

  
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