Anime & Manga > Binan Kōkō Chikyū Bōei-bu Love!
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Autore: Yumeji    06/12/2016    2 recensioni
"Okay, qualcosa non quadra", iniziò a riflettere, avvertendo subito come il contatto con il prato gli fosse sembrato innaturale. Gli pareva di star indossando dei guanti, e lui solitamente non lo faceva, se non quando si trasformava. "Sono in tenuto da Battle Lover?!" di scatto si alzò a sedere, colto alla sprovvista. Come aveva fatto a non accorgersene prima di aver addosso quel ridicolo costume?! E soprattutto, che ci faceva in giro per scuola conciato in quel modo?
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C'è un unico peccato che i principi eredi del trono dell'amore non dovrebbero mai commettere.
Un unico errore che chi porta il titolo di Battle Lovers non dovrebbe mai fare.
Non si può rifiutare l'amore quando si è promesso (volontariamente o meno), di lottare per esso.
E il nuovo nemico che si troveranno ad affrontare gli impartirà una simile lezione.
Vedremo i nostri beniamini lottare con sentimenti oscuri, da sempre annidati nei loro animi, e con consapevolezze che hanno finto di ignorare.
[Trama sul genere psicologico sentimentale (esiste?). Per esigenze di trama (leggersi spoiler), non posso annunciare di quali coppie tratterà, ma è una ff divisa in due parti]
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Atsushi Kinugawa, En Yufuin, Io Naruko, Ryuu Zaou, Yumoto Hakone
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nell'aprire gli occhi Naruko si trovò disteso sull'erba, nel prato dietro la scuola dove alle volte con Yumoto, Ryuu e i senpai, veniva a perdere un po' di tempo se il pomeriggio era troppo bello per essere trascorso a poltrire nella grigia e polverosa aula del club.
Io non aveva certo un animo romantico, ma poteva comprendere la pace che si provava di fronte alla bellezza di un cielo sereno. Quel giorno poi non vi era neppure una nuvola a macchiarne l'infinita distesa azzurra, un piacevole venticello estivo soffiava, accarezzandogli la pelle e il calore del sole gli illuminava il viso. Sorrise a quella bella giornata, la coscienza che riaffiorava a poco a poco da quella sorta di dormiveglia in cui era caduto, doveva essersi addormentato senza rendersene conto, dedusse. Un fatto strano per lui, ma forse nell'ultimo periodo, nell'interpretare il ruolo di Battle Lover Sulfur si era stancato più del suo solito.  
Sbuffò, alla fine quella specie di "lavoro part-time non retribuito" per portare l'Amore (con la "A" maiuscola come sottolineava Vombato), nel mondo era solo una seccatura e una perdita di guadagni, ma alla fine, non gli veniva tanto a male. Infondo la sua quotidianità non era cambiata poi molto se lui, e gli altri membri del club, riuscivano a ritagliarsi ancora dello spazio per bigiare a quel modo le ultime lezioni del pomeriggio e andare a farsi una pennichella. Certo, saltare qualche ora di studio non faceva bene alla sua tabella di marcia, già accuratamente impostata, e non vi ricava nulla in termini di guadagno finanziario, ma in quel momento non gli importava poi tanto. Raramente gli capitava di avvertire una simile serenità e pace d'essere, se non quando i suoi titoli prendevano un impennata improvvisa in borsa e il suo guadagno triplicava rispetto alle aspettative. Sì, guadagnare denaro era una goduria, la cosa che amava di più al mondo.
"Uhm? Dove ho messo il tablet?" si domandò, pensando che il modo migliore di coronare quel pomeriggio fosse raddoppiare il valore dei suoi titoli finanziari. Allungò il braccio, certo di trovarlo al suo fianco, poiché per lui quel gadget elettronico equivaleva ad estensione di se stesso, ma nulla. Corrucciò appena la fronte quando la sua mano si trovò ad accarezzare l'erba. Non c'era.
"Okay, qualcosa non quadra", iniziò a riflettere, avvertendo subito come il contatto con il prato gli fosse sembrato innaturale. Gli pareva di star indossando dei guanti, e lui solitamente non lo faceva, se non quando si trasformava. "Sono in tenuto da Battle Lover?!" di scatto si alzò a sedere, colto alla sprovvista. Come aveva fatto a non accorgersene prima di aver addosso quel ridicolo costume?! E soprattutto, che ci faceva in giro per scuola conciato in quel modo? Non ricordava di esseri trasformato e, cosa più importante, non ricordava neppure di essersi accordato di vedersi in quel luogo con Yumoto, Ryuu e i senpai.  
Una fitta lo colpì al ventre, all'altezza dei reni, mentre un senso di vertigine gli capovolse il mondo sottosopra. Che cosa gli stava accadendo? Cominciò a tossire, preso dai conati, trovandosi la bocca asciutta, priva di saliva. Sentiva sulla lingua il sapore del sangue, le labbra gli bruciavano, forse spezzate, che se le fosse morse accidentalmente?
Probabilmente anche a causa dell'intontimento, finché non si era mosso Io non aveva avvertito nulla di strano nel proprio corpo, ma ora che lo aveva fatto, un dolore acuto lo attraversava simile a tanti campanelli d'allarme. Gli risuonavano nella testa, rimbombavano tra le pareti del cranio facendogli credere che fosse sul punto di esplodere, provocandogli uno shock tale da mozzargli il fiato.
Senza forze ricadde disteso con un tonfo, attutito appena dall'erba. Faceva male, quasi gli sembrava non si trattasse neppure più di se stesso, si sentiva pesante, come se il suo corpo fosse divenuto d'improvviso qualcosa di estraneo. Faticava a compire un qualsiasi movimento, l'unica cosa che non gli causasse dolore era respirare, per il resto, persino pensare gli provocava un'inspiegabile sofferenza. Stava cercando di ricordarsi cosa fosse accaduto. Il modo in cui si fosse ridotto in quello stato. Qualcosa però, una specie di sesto senso, o semplice istinto di autoconservazione, gli diceva di non aprire quella porta. C'era qualcosa che era meglio non ricordare?
Naruko gemette, ritrovando abbastanza fiato, i suoi pensieri interrotti dall'ennesima fitta. Era come se fosse stato preso in pieno da un camion in autostrada, eppure, per quanto si sentisse morire, poteva per lo meno essere certo che la tenuta da Battle Lover lo avesse protetto da danni ingenti. Era sì, un costume ridicolo ed imbarazzante, ma aveva sempre fatto il suo lavoro evitandogli, durante le innumerevoli lotte contro mostri assurdi, ferite più o meno gravi che avrebbero potuto ripercuotersi sulla sua salute.  
In quel particolare frangente, aveva imparato a fidarsi di Vombato, non era un ciarlatano (come in realtà poteva sembrare), e la sua tecnologia aliena super avanzata sapeva rivelarsi molto utile, se non essenziale.
"Se potessi procurarmene i progetti e poi rivenderli ci guadagnerei un sacco. Oppure potrei usare i miei fondi per finanziarne la produzione e..." si fece un paio di calcoli Naruko, tenendosi poi lo stomaco con una mano mentre il resto del corpo si irrigidiva, scosso dai tremiti. Un lamento incomprensibile e al quanto penoso gli uscì dalle labbra. Si contorse stringendo i denti, un velo di sudore a bagnargli la fronte. Era insopportabile, ma con il passare dei secondi, il dolore sembrava farsi meno opprimente. Forse si trattava dell'effetto placebo di cui Vombato aveva parlato loro una volta, ma poco importava.
Naruko si costrinse a stare immobile, limitandosi a fare profondi respiri, cercando di controllare le fitte di dolore che lo colpivano d'improvviso. Tentava di prendere coscienza delle proprie condizioni fisiche e, infine, si sentì abbastanza sicuro da poter tentare di rialzarsi. In un paio di minuti, la tenuta da principe dell'amore pareva aver già attivato il suo effetto benefico.
Con uno sforzo per lui enorme, Sulfur riuscì a voltarsi a pancia in giù, e con fatica ancora maggiore si mise carponi. Doveva capire cosa stava succedendo, anche se in parte già lo intuiva. Probabilmente lui e gli altri stavano combattendo contro l'ennesimo mostro assurdo. Forse ne era stato colpito e l'onda d'urto lo aveva scagliato lontano dal resto del gruppo. Non dubitava che stessero tutti bene, anzi, sperava di essere stato l'unico scemo colpito in pieno dal nemico. Di sicuro a quel punto lo scontro si era già concluso, e Yumoto stava già purificando (o qualunque cosa facesse esattamente), l'essere strambo di turno. A Naruko bastava trovarli, in fondo non doveva essere finito poi molto lontano dal campo di battaglia.  
Si doveva convincere che tutto fosse andato per il meglio, poiché non poteva neppure valutare l'idea che così non fosse. I suoi amici stavano bene. Tutto si era già risolto in una bolla di sapone. Era sempre andata in quel modo, perché quella volta avrebbe dovuto essere diversa?
L'ottimismo ebbe però vita breve. Sollevando la testa, cercando con lo sguardo i suoi compagni, Io fu attraversato da un brivido di paura nel vedere per la prima volta cosa ci fosse alle proprie spalle. O meglio, cosa mancava.  
Un albero dal tronco massiccio, di cui non era in grado di riconoscerne la natura, era stato sradicato, abbattuto da qualche forza misteriosa, probabilmente lui, che vi era finito sbattuto contro. Ora poteva capire perché si sentisse così male, non era come se fosse stato investito da un camion, in realtà era lui il guidatore che, a tutta velocità, aveva fatto scontrare il proprio camion con un muro. "Spero non mi chiederanno i danni" il suo pragmatismo ebbe di nuovo la meglio, solo per qualche momento scioccato da quelle radici, spesse quanto un suo braccio, messe in bella vista a stagliarsi contro il cielo. Pareva fosse stato capovolto di proposito, piantato al contrario forse per qualche esibizione artistica alternativa o qualcosa simile.  
Sì, avrebbe potuto essere una buona scusa da tenere a mente.
- Yumoto! - la voce di Yufuin, insolitamente alta e alterata per i suoi canoni, lo raggiunse accompagnata dai suoni inconfondibili di una battaglia. Sino a quel punto le orecchie di Naruko erano rimaste tappate, rendendolo sordo senza che se ne rendesse conto, ma d'improvviso i suoi timpani cominciarono nuovamente a percepire i rumori dell'ambiente circostante. La voce del senpai arrivava alle sue spalle, da un punto non troppo lontano da dove si trovava.
Faticosamente si mise a carponi, cercando di far forza sulle gambe perché lo sostenessero. Fu sul punto di perdere l'equilibrio un paio di volte, mentre il dolore lo attraversava simile ad una scossa, facendolo tremare. Doveva muoversi con prudenza, per evitarsi di cadere e dover quindi ricominciare tutto da capo, non poteva permettersi di perdere altro tempo. Fortunatamente, non appena fu in grado di compiere il primo passo, la sua tenuta da Battle Lover Sulfur stava già agendo su di lui, curandogli le ferite in modo che fosse in grado di camminare.
"Devo tornare dagli altri" pensava, sul volto una smorfia, le labbra tirate a mostrare i denti. La testa continuava a fargli male e, per quanto si sforzasse, non ricordava cosa fosse successo nei particolari.
Il gigantesco cratere che pareva uscito direttamente da Dr*gon B*ll, o da un altro manga shonen, a cui aveva dato le spalle senza accorgersene e che si paleso con suo sommo stupore di fronte a lui, fu un indizio piuttosto esplicito.
 
 
- Atsushi! Qui abbiamo bisogno del tuo aiuto! - urlò En, la gola che gli bruciava dalla sforzo, la fronte imperlata di sudore e il respiro affaticato. Non era abituato a gridare, ad impartire ordini a destra e manca. Non gli piaceva neppure farlo. Tutto ciò andava contro il suo principio del "risparmio energetico". Lottare contro il mostro di turno, prendere le redini della situazione come se fosse lui il leader. Non era un tipo responsabile quindi, prima di tutto, perché era toccato a lui? Si era già stufato, ogni cosa era un semplice spreco della sua energia. In quel momento avrebbe solo voluto stare nell'aula del club a fare un pisolino o a riflettere su temi profondi del tipo: come può un riccio verde essere il fratello di uno scoiattolo volante altrettanto verde?  
Per quel giorno però avrebbe dovuto rimandare la sua ricerca sulla genealogia e accoppiamento di esseri alieni. Non che l'argomento in realtà lo interessasse più di tanto, gli serviva solo qualcosa di cui parlare.
- Yumoto, tu invece stai bene? - domandò al biondino alle sue spalle, in ginocchio a terra intento a riprendere fiato. Gli era quasi venuto un colpo al cuore nel vederlo schiantato a terra dalla forza del nemico, il quale prima si era divertito a gettarlo in aria e a giocarci come fosse stato una pallina di carta. "Esattamente come ha fatto con Io" Yufuin si morse inconsciamente l'interno guancia, preoccupato per il compagno. "Chissà se sta bene" non poteva far a meno di chiedersi, ma al momento non aveva il tempo per andare a controllare. Il loro avversario pareva rafforzarsi man mano che lo scontro procedeva, più danni gli facevano, più lui diveniva forte. Lo si poteva benissimo dedurre da quel enorme cratere formatosi dal suo ultimo colpo e in cui li aveva gettati. Doveva essere profondo almeno sei metri con una circonferenza di quarantotto, mai nessun mostro affrontato prima aveva fatto danni tanto ingenti. Era pericoloso.
Già da un pezzo En sapeva di dover chiudere la faccenda al più presto, i poteri dei bracciali da Battle Lovers non erano infiniti, e da un po' i colpi che infliggeva parevano aver perso l'iniziale potenza. Si stava indebolendo, le ferite non guarivano abbastanza velocemente, nonostante l'avanzatissima tecnologia di cui erano disposti.
- S-sì, sto bene... Devo solo – tra tutti quello più affaticato era Yumoto, il quale al solito aveva combattuto senza riserve, spargendo la sua magia d'amore senza però riuscire in alcun modo a scalfire il nemico. Persino la sua voce, solitamente tanto allegra e vivace, suonava priva di energia, e il suo colorito non piaceva affatto a Yufuin, il quale per la prima volta nella sua vita sentì crescere in sé "l'orgoglio del senpai".  
"L'ho lasciato ridursi così nonostante dovrebbe toccare agli studenti più grandi badare ai più piccoli, e non il contrario" si rimproverò sentendo quell'inedita emozione riempirgli il petto, colmandolo di rammarico e ferendo il suo amor proprio. Si sentiva in colpa, ogni volta era sempre Yumoto e mettersi in prima linea, ed era sempre andata bene. Sta volta però qualcosa era diverso.  
Mosso da un genuino affetto nei confronti dei propri kohai, in Yufuin nacque il desiderio di poterli proteggere, nonostante ciò potesse rivelarsi per lui un esorbitante seccatura e spreco di energie.
- Lascia fare a me – per quanto appropriarsi di frasi che suonavano fighe non fosse proprio nel suo stile, En non trovò parole migliori da rivolgere ad Yumoto, il quale lo fisso con occhi completamente spalancati, colmi di stupore e meraviglia. Doveva essergli sembrato davvero tosto se era riuscito persino ad ammutolirlo. - Ogni tanto devo darmi da fare anch'io, no? - aggiunse tanto per smorzare una scena troppo seria, sforzando un sorriso che parve più un ghigno.
- Ma senpai... - fu sul punto di replicare il biondino, superando lo sconcerto iniziale. La sua voce tremava leggermente, così come braccia e gambe. Poteva fingere che ciò fosse causato dall'aver dato fondo a tutte le sue energie, di aver dato il massimo e ora di non essere più in grado di muoversi. Non poteva certo dire che fosse la paura a fargli mancare la voce e a percuotergli le membra. Aveva paura di non aver fatto abbastanza. Aveva paura di aver deluso le persone che amava e, soprattutto, temeva che a causa della sua impotenza avrebbe finito con il perderle. Il suo spirito incrollabile e sempre colmo di buoni (innocenti) sentimenti si trovava spezzato, incapace di reagire, di gestire qualcosa che andava oltre alle sue possibilità. "Dovrei trasformarmi... Sì, fare tipo una power up come quella volta con il presidente e con i gemelli. Devo solo provare più amore. Devo solo impegnarmi di più. Io non posso fallire, io... Vombato conta su di me, i senpai, Gora-chan, tutti contano su di me. Non posso deluderli. Non posso lasciare che me li portino via" mille pensieri gli affollavano la mente, offuscandogli la vista e il pensiero, il panico gli prendeva la gola mozzandogli il respiro. Era la prima volta che affrontava emozioni tanto negative, non era pronto. Non credeva di celare dentro di se una tale sfiducia nei confronti dei propri compagni.
- Stai tranquillo – lo interruppe En mantenendo quel sorriso per nulla rassicurante, - Quando avremo finito qui, faremo un salto ai bagni termali come facciamo tutti i giorni – e allungò un braccio verso di lui, appoggiandogli una mano in cima alla testa per scompigliargli i capelli – Fidati di me –
Un forte calore invase le guance di Yumoto, e di colpo nella sua mente tutto tacque. Il mare in tempesta che era divenuto il suo animo si acquieto, lasciandogli il tempo di prendere respiro a galla su una placida distesa d'acqua. La mano di Yufuin era un po' più piccola rispetto a quella di suo fratello, eppure fu in grado di trasmettergli il medesimo senso di sicurezza e di sostegno che Gora era sempre riuscito a dargli nel corso degli anni. Ogni ombra annidatasi nel cuore di Yumoto fu dissipata da quel semplice gesto d'affetto. Non tremava più, e seppur gli occhi gli si fossero fatti un po' liquidi, riuscì a ricambiare il sorriso del suo senpai. Si sentiva stupido per aver dubitato. I suoi compagni. No, tutte le persona a cui era legato, a cui teneva, si meritavano la sua più completa fiducia.  
Ce l'avrebbero fatta.
 

- Kinugawa, credo gli altri Battle Lovers abbiano bisogno di te - gli disse Vombato, picchiettandogli con una delle sue zampe tozze e pelose sulla spalla, una luce truce e commiserevole negli occhi. Era preoccupato, lo si intuiva dal suo tono di voce, ed era strano per qualcuno con il suo aspetto essere tanto espressivo. Per quanto insistente, Atsushi pareva però non sentirlo, rimanendo immobile a fissare il vuoto. Sembrava assente, scioccato dalla distruzione a cui stava assistendo. Stringeva a se il corpo inerme dell'amico, privo di sensi, abbandonato a lui. Ancora non capiva come fosse successo. Si chiedeva perché non l'avesse fermato. "Perché non gliel'ho impedito?" Si sentiva logorare dal senso di colpa, mentre qualcosa di simile all'irritazione gli saliva dallo stomaco alla gola, facendogli digrignare i denti. Il corpo gli tremava, e l'abbraccio con cui stringeva il compagno si fece più forte. Nella mente ancora l'immagine di come fosse intervenuto, non lasciandogli modo di fermarlo. "Quanto si può essere incoscienti?"  
Nel tentato di vincere l'attacco del loro avversario, si era gettato davanti a loro usando i propri poteri come scudo. C'erano state fiamme e scaglie d'argento, simili a saette. Poi un enorme frastuono come lo scoppio di un petardo, ma molto peggio, aveva riempito l'aria un istante prima dell'impatto. Da quel punto il ricordo si faceva confuso. Sapeva che l'esplosione li aveva avvolti con una luce accecante, più luminosa del sole sopra di loro. I suoni sparirono mentre piombavano nell'oscurità.
Forse c'era stato un momento in cui aveva perso i sensi, o il suo cervello non aveva registrato gli eventi successivi. Aveva solo la sensazione di essere caduto, sprofondando in quel cratere assieme a tutti gli altri, mostro compreso.
Fumo e detriti si erano alzati creando una cortina scura sopra di loro, impedendo la vista e rendendo difficile respirare. Era stato Atsushi stesso a diradare quella nuvola di terra e polvere, e quando essa si fu dissolta, comprese l'entità dei danni causati da quello scontro.
Al posto del giardino dietro all'edificio scolastico, si era formato quella voragine in cui ora stavano combattendo. Aveva creduto per un istante di avercela fatta, che fossero riusciti a sconfiggere il loro nemico, ma la speranza fu breve. Lui era ancora lì, non pareva essersi smosso di un solo passo nonostante la distruzione che lo circondava. Forte e all'apparenza invincibile. Fu la prima cosa che vide, poi il suo sguardo aveva vagato, cercando i suoi compagni. Finché non aveva diradato il fumo non si era accorto come fossero tutti ancora al suo fianco, Yumoto, esausto, era alla sua destra, Yufuin alla sinistra. Sembravano tutti rimasti indenni, e per un istante di questo ne fu immensamente grato, poi il suo cuore aveva mancato un colpo.  
Di fronte a loro c'era Kinshiro, ancora in piedi nella sua tenuta da cavalir Aurite, ma all'apparenza gravemente ferito.  
Li aveva protetti, sacrificandosi per la loro incolumità.
- N-no...! – Atsushi non sentì la propria voce balbettare, ancora assordate dallo scoppio, le sue orecchie si stapparono subito dopo, investendolo con un silenzio innaturale, tanto che non si accorse della differenza. Non si chiedeva neppure più se Yumoto e En, stessero effettivamente bene, troppo concentrato sul compagno.
Aveva capito che, in qualche modo, Kinshiro era riuscito a proteggergli, prendendo su di se gli effetti di quel colpo devastante. Il suo costume era a pezzi e in un istante si dissolse, lasciandolo privo di difese, in tenuta scolastica. Tremando lo vide stringersi nelle spalle, piegarsi su se stesso, per poi cadere sulle ginocchia, una smorfia sofferente sulle labbra.
- Kinchan! – urlò lanciandosi verso di lui, afferrandolo prima che si sbilanciasse, finendo faccia a terra. Lo aveva stretto a se e, a quel punto, non lo aveva più lasciato. Si era inginocchiato con l'amico, privo di sensi, in grembo, stringendolo quasi temesse che si potesse disintegrare o svanire da un momento all'altro.
- Kinchan - continuò a ripetere con un filo di voce, incapace di capire perché fosse lì, cosa centrasse con tutto quello. Era una battagli dei Battle Lovers, perché si era messo in mezzo? Poco prima lo aveva visto intento, con gli altri membri del consiglio studentesco, ad evacuare gli studenti dalla scuola, visto che il nemico si stava divertendo a distruggerla e non parevano esservi insegnanti nei paraggi. La faccenda si era fatta fin troppo pericolosa per tutto l'istituto, avevano dovuto correre ai ripari prima che qualcuno si facesse male sul serio.
La risposta per l'intervento del Presidente del consiglio studentesco era quindi semplice, anche il Battle Lovers erano studenti del Binan, ed era un suo compito, come del resto del consiglio, assicurarsi della loro incolumità. Ma poteva il senso del dovere di Kinshiro portarlo a tornare indietro per loro? A questa domanda Atsushi non aveva bisogno di risposta.
- Kinugawa! – gli urlò Vombato, riportandolo alla realtà, non trattenne uno sbuffo stanco nell'incrociarne lo sguardo, - Lo so che sei preoccupato per il tuo amico – gli appoggio una mano sul braccio quasi volesse confortarlo, - Ma ora gli altri hanno bisogno di te – disse, ma questo il ragazzo già lo sapeva. Aveva sentito En che lo chiamava, ma non era riuscito a reagire. Un peso sul petto a bloccarlo, e ora vedeva l'avvicendarsi dello scontro con En che si scagliava da solo contro il nemico, Yumoto troppo esausto anche solo per state in piedi. Atsushi si era isolato a tal punto da non accorgersi neppure della presenza del kohai, con il respiro affaticato di chi ha dato fondo a tutte le proprie energie, proprio al suo fianco, a poco meno di un metro di distanza. Si era scordato fosse lì, la sua attenzione focalizzata su Kinshiro, sull'assicurarsi di avvertirne respiro. Certo, forse la sua paura di perderlo era esagerata, poiché il suo costume da Cavalier Aurite doveva averlo protetto da danni gravi, lasciandogli sul corpo solo qualche graffio, ma ora era sparito. Non aveva altre difese. Doveva proteggerlo.
- Atsushi-senpai, come sta il Presidente? – la domanda di Yumoto lo colse di sorpresa e per la prima volta, da che lo scontro era iniziato, lo osservò con attenzione. Vederlo in quello stato, stravolto per la battaglia, lo fece sentire in colpa.
- Non lo so... ha perso i sensi, ma non sembra aver riportato ferite gravi – rispose, l'espressione contrita, incapace di mostrare un sorriso di conforto al più piccolo, il quale lo fissava preoccupato, come se fosse lui quello all'estremo delle forze, e non il contrario.
- Kinugawa, non voglio sembrarti insensibile, il fatto che tu sia preoccupato per il tuo amico è ammirevole, ma ora devi pensare alla battaglia. Dobbiamo fermare questa follia – cercò di riportarlo alla realtà Vombato, stringendo le zampe a pugno di fronte a se, forse per incoraggiarlo.
- Lo so... – mormorò Atsushi annuendo a capo chino, scuro in volto, un groppo alla gola che gli fece uscire la voce strozzata. Aveva superato lo shock iniziale, ma ora qualcos'altro aveva cominciato ad annidarsi nel suo petto. Gli pareva come se avesse mangiato qualcosa di amaro, dalla pasta molle e appiccicosa che gli si era attaccata al palato e alle pareti dello stomaco.
- Atsushi-senpai?- Non la provava spesso, per questo gli fu difficile riconosce la rabbia che lo stava colmando al punto di soffocarlo. Lo voleva distruggere. Voleva distruggere quel mostro che aveva feriti il suo amico d'infanzia.
Le pupille di Atsushi si assottigliarono, divenendo poco più grandi della punta di uno spillo, poi il mondo attorno a lui collassò.
 
 
I panni del cattivo gli calzavano alla perfezione. "Non avrei mai detto che fossero così comodi" sorrise fra se e se. Si sentiva divinamente. Pieno di potere, forte, invincibile e il nuovo costume non era niente male. Altro che quel vestitino ridicolo e striminzito da Battle Lover Vesta, per Ryuu l'accostamento migliore era tra nero e rosa, piuttosto che tra rosa e bianco. In più la figura del bel tenebroso andava molto di moda tra le ragazze, in quell'ultimo periodo. Di certo con quel nuovo ruolo avrebbe fatto grandi conquiste. Non che al momento per lui le ragazze avessero il ben che minimo valore. Osservando la cosa in retrospettiva sentiva di aver perso gran parte del suo tempo, non era lui ad dover andare dietro alle ragazze, ma avrebbero dovuto essere le ragazze ad andar dietro a lui. Tutto quel Amore e quell'energia sprecati per nulla, cosa aveva ricevuto in cambio? Cosa ci aveva guadagnato?
"Ah! Ora sembro parlare come Io" sorrise, e c'era qualcosa di maligno nella piega delle sue labbra. Stava ricordando con quanta facilita avesse colpiti l'amico alle spalle, gettandolo in aria senza neppure interessarsi di dove fosse caduto. Forse era pure stato preso in pieno dall'esplosione che lo scontro tra le sue fiamme e il potere del Presidente aveva provocato. Se ne era stupito anche lui, non si era accorto di essere diventato così potente. E il bello era che, più veniva colpito, più si sentiva forte.
- Credo avresti raccolto Yumoto e gli altri e saresti scappato, senpai – parò con il colpo di En con il proprio bastone, a parte il colore il design non era cambiato molto da quello da Battle Lover. – Sarebbe stato un atteggiamento più da te – aggiunse mentre, con un solo gesto, dissolveva il getto d'acqua che l'altro aveva generato. Ormai non si disturbava più a rispondere ai suoi attacchi, limitandosi a difendersi. Si era già divertito abbastanza scontrandosi con Yumoto poco prima, ora quel gioco gli era venuto a noia e aspettava che Yufuin si stancasse da solo. A parte il fuoco, il suo mutamento lo aveva reso in gradi di manipolare la gravità, se avesse voluto, o si fosse sforzato un poco, avrebbe anche potuto far volare l'altro come un aquilone e poi strapparne il filo. Chissà se sarebbe riuscito ad imparare a volare in tempo o si sarebbe semplicemente schiantato a terra.
- Sì, sarebbe stato più da me – ammise En facendo un balzo all'indietro, mettendo tra loro una distanza di sicurezza. Aveva la fronte ricoperta da un velo di sudore e il sguardo, solitamente sempre assente quasi fosse eternamente mezzo addormentato, era deciso e fermo nell'incrociare quelli di Zao. – Però non mi sembra che neppure tu oggi faccia molte cose da te – osservò tornando a colpirlo, senza però usare i propri poteri, ma imbracciando la bacchetta come fosse una mazza. Doveva capire se gli attacchi fisici avessero qualche effetto su di lui, visto che le sue capacità da Battle Lover Cerulean non davano i risultati sperati. "Eppure siamo acqua contro fuoco, dovrebbe valere qualcosa" ragionò avvertendo la frustrazione salirgli alla bocca dello stomaco, mentre cercava di far breccia nella difesa di Ryuu, ma i suoi attacchi finivano per scontrarsi con un muro invisibile che pareva circondarlo. "Vogliamo dargli qualche altra capacità speciale, visto che ci siamo?" Cominciava sul serio ad irritarsi,
- Perché, dici che questo costume non mi dona? – rise Zao arrogante, ignorando gli attacchi dell'altro, protetto dietro la sua barriera. I capelli rosa gli ricadevano a ciuffi sulla fronte, non portava il suo solito cerchiello, noto Yufuin, era una cosa stupida, ma gli pareva prima lo portasse. – Ho solo deciso di prendermi un ruolo più figo, ero stanco di essere ridicolo – uno schiocco di dita e le leggi di gravità che ancoravano En a terra si stravolsero, il ragazzo si trovò sospeso in aria, ancora nel mezzo di un colpo diretto a Ryuu. Cominciò sbracciandosi, muovendo braccia e gambe come un bagnante inesperto che tentasse di tenersi a galla, anche se il suo intento era di tornate con i piedi ben piantati al suolo.
- Oh, quel costume da dark queen ti dona moltissimo, davvero – lo punzecchio, trovandosi per questo schiantato a terra, con una forza sempre maggiore addosso, tanto da farlo sprofondare per una manciata di centimetri nel terreno. Un po' se l'era aspettata una reazione simile, ma gli faceva male comunque. Gli aveva visto fare la stessa cosa prima a Naruko e poi a Yumoto, sapeva che a quel punto era alla sua completa mercé, aveva però sperato di riuscire a scalfirlo in qualche modo prima che si decidesse a riusare quel potere. Era stato troppo ottimista.
Yufuin tornò leggero come l'aria, sollevandosi di qualche metro dal suolo così come Ryuu desiderava. In bocca aveva il sapore della terra, e forse gli si stava muovendo un dente, a parte ciò l'urto non aveva provocato su di lui ingenti danni. Doveva però sperare che qualcuno venisse in suo soccorso prima che cominciasse a manipolarlo di una parte all'altra come una marionetta. "Atsushi, ho bisogno di te!" Penso cercando di trovare un modo per prendere tempo, e lui era un esperto di chiacchere senza capo ne coda.
- E dimmi, in confidenza, com'è che avresti fatto ad imparare tutti questi nuovi trucchetti da boss di fine livello? – gli domandò appoggiando il mento sul palmo della mano cercando di prendere una aria interessata. Per quanto non avesse il minimo controllo sulla situazione pareva piuttosto tranquillo. Anche troppo per i gusti di Ryuu, che comunque decise di stare al gioco.
- Chiedilo ad Io, è colpa sua se mi sono rotto – rispose con un ghigno sprezzante, eppure per un istante, nel suo sguardo castano, ad En parve di intravedere una fitta di dolore, quasi fosse stato appena punto da una spina rimastagli conficcata sotto pelle, ma non poté insistere sul discorso perché, con un semplice cenno del capo, Ryuu lo scagliò lontano, gettandolo come se fosse stato uno straccio vecchio.
 

"Oh, è un home run" osservò Naruko, ancora fermo sul ciglio del cratere, seguendo con lo sguardo il volo del suo senpai, il per un istante gli parve uscire dalla litosfera e sfuggi alla sua vista. "Aspe-…" per questo si accorse troppo tardi che la traiettoria di quel fuoricampo era indirizzata proprio verso di lui.
- Nonononon... -  impallidì, per un momento freddato dallo shock, poteva già leggere nel volto di Yufuin il medesimo orrore. Tentò di alzarsi e scappare, ma una fitta gli bloccò a meta lo slancio. "Oggi non è la mia giornata fortunata" pianse fra se e se, trovandosi investito da En, il quale si schiantò su di lui con la grazie di un elefante a cui si era strappato il paracadute.
I loro corpi si aggrovigliarono in un ammasso confuso di arti, tanto che Naruko non fu sicuro se la mano che si ritrovò spiaccicata in faccia fosse la propria o quella dell'altro. Si trovarono a rotolare sull'erba, fino a smorzare la spinta dell'urto, entrambi doloranti ed intontiti dallo scontro. Naruko mugolò dal dolore, mentre sentiva Yufuin imprecare, nella posizione in cui erano finiti ne avvertiva il respiro contro la pelle del collo. Gli ci volle un po' per focalizzare e rendersi conto che En era abbandonato sopra di lui, e gli rendeva difficile respirare, un braccio incastrato sotto la sua schiena e il ginocchio a strusciarsi contro il cavallo dei pantaloni. E se la scena non sembrava già abbastanza equivoca, essendo Naruko, già ferito in precedenza, sul punto di piangere dal dolore, la sua gamba era avvinghiata alla vita del senpai. Quando se ne rese conto, Io cominciò a valutare l'idea se fosse conveniente o meno mettersi a piangere per l'imbarazzo.



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Ringrazio la "Figliah" (lei sa chi è)  per aver letto questo obbrobrio per prima (^3^)/  ....
doveva essere una One shot, ma... facciamo divise in due parti? (^___^)"""""
  
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