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Autore: semolina    06/12/2016    2 recensioni
Dopo il loro incontro al Mollly's [nella 5x03], tra Sylvie Brett e Antonio Dawson è nato un qualcosa, un legame sottile. Il lavoro li terrà lontani ma non indebolirà ciò che è nato, lo rafforzerà invece rendendoli completamente connessi.
Questa è la prima volta che scrivo una fan fiction,non mi era mai capitato di appassionarmi così tanto alla storia nascente tra due personaggi tanto da far accendere la mia fantasia e "costringermi" a scrivere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi sono decisa a scrivere questa fanfiction, mai avrei creduto che la mia mente potesse articolare una storia lunga più di tre pagine, e invece, eccoci qua al decimo, DECIMO, capitolo. Ed è tutto merito del vostro supporto, lettori di EFP; le recensioni, i messaggi o anche soltanto il numero crescente di visite ricevute, mi sprona a continuare a scrivere, a dare spazio alla mia immaginazione. Quindi grazie di cuore.

Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento. Buona lettura.

 

Un debole fascio di luce, penetrando nella stanza dalla finestra con le tapparelle alzate, si allungò sul volto di Antonio, che dormiva pacifico, sdraiato sulla schiena, una mano abbandonata sull’addome che si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro profondo e regolare. Quel leggero bagliore, appartenente alle prime luci dell’alba, indugiando tra le ciglia del detective, accelerò il suo risveglio. Strinse gli occhi, leggermente infastidito e sbatté le palpebre più volte, cercando di capire per quale ragione ci fosse luce nella stanza; osservò la finestra e si accorse che le tapparelle erano stranamente aperte. Cercò di fare mente locale; per quale ragione lui, che non riusciva a dormire a meno che la stanza non fosse nella più completa oscurità, avrebbe dovuto lasciarle aperte? Questa domanda lo svegliò definitivamente. Soltanto allora si accorse di avere il braccio sinistro completamente addormentato, e soltanto in quel momento realizzò la presenza di un dolce peso sul suo petto.

Sylvie, accoccolata al suo fianco, con la testa nell’incavo del suo braccio e la mano poggiata sul suo petto, dormiva beata. Sul suo volto rilassato campeggiava un sorriso appena accennato, la sua piccola mano candida emanava un dolcissimo calore a contatto con il petto nudo di Antonio, mentre l’altra mano stringeva una cocca del lenzuolo bianco, facendola assomigliare ad una bambina che sogna un mondo fatto di giochi e zucchero filato, tenendo stretto il suo pupazzo. Il detective, osservandola, provò un’immensa tenerezza. Le circondò le spalle con il braccio, del quale aveva ripreso la totale sensibilità, e la attirò a sé ancora un po’. Un gesto premuroso e protettivo verso quella bionda creatura, simile ad un angelo, che aveva scaldato di nuovo il suo cuore indurito dalla vita e dal lavoro. Sylvie, continuando a dormire, rispose inconsciamente a quell’abbraccio allungando la sua mano fino alla spalla di Antonio, stringendolo a sua volta più saldamente, e allacciando la sua gamba snella a quella forte del detective. Il contrasto tra le loro pelli fece rabbrividire di piacere Antonio, il quale si lasciò cullare da quell’abbraccio; sospirò delicatamente, inebriandosi del dolce profumo fiorito che emanava il corpo della ragazza. L’odore di fumo, di cenere, di paura e angoscia, che aveva impregnato i suoi capelli e la sua persona in quella giornata infernale era svanito, probabilmente le era stato strappato di dosso con gli indumenti la sera precedente, da Antonio stesso. Il poliziotto chiuse gli occhi e appoggiò la guancia alla testa della fanciulla, rilassando ogni muscolo e ogni pensiero, fino a che non sprofondò di nuovo in un sonno profondo e costellato di deliziosi sogni. Il fatto che, generalmente, fosse incapace di dormire supino fu ignorato bellamente dal suo intero corpo, il quale si dimenticò anche il suo rifiuto a dormire con anche un misero filo di luce. La presenza di Sylvie tra le sue braccia, ancora nuda e calda, fece in modo che lui, Antonio Dawson, dormisse supino, in una stanza che pian piano, con l’avanzare del giorno, si riempiva di luce; fece in modo che dormisse un sonno tranquillo e profondo, come non succedeva da anni.

Si svegliò con il suono acuto della sveglia. Antonio, senza aprire gli occhi, allungò una mano verso il comodino e con un gesto secco spense la sveglia. Appena quel suono stridulo cessò di tormentare le sue orecchie, tornò a posizionare il braccio intorno al corpo di Sylvie che, infastidita dal trillo della sveglia, si stava muovendo lentamente, stiracchiandosi, cercando di riemergere dal sonno. Antonio allentò appena la stretta su di lei, per consentirle di allungarsi a suo piacimento; aprì svogliatamente gli occhi e si concentrò sul volto della ragazza che era a pochi centimetri di distanza dal suo, ritrovando quella pace interiore che il suono della sveglia aveva disturbato. La osservò mentre pian piano usciva dal torpore della notte, accarezzandole la schiena e i fianchi, godendo della sua pelle liscia e calda a contatto con la sua mano ruvida. Sylvie, come un gatto in cerca di coccole, si strinse ancora di più al corpo atletico del detective, intrecciando le gambe con le sue e trovando posto alla sua testa nell’incavo del collo dell’uomo, assaporando il suo profumo con respiri profondi.

“ Buongiorno..” mormorò la bionda, sfiorandogli il collo con il fiato caldo e con la punta del naso.

“ Buongiorno..” rispose Antonio, rabbrividendo a quel tocco delicato. Lei alzò leggermente gli occhi per guardarlo, maliziosa. Lui le sorrise dolcemente prima di baciarla teneramente sulle labbra, riaccendendo il fuoco che la sera precedente li aveva incendiati. La voglia di toccarsi e baciarsi fino a consumarsi prese il sopravvento; i loro corpi, bruciando di desiderio, si fusero ancora un volta lasciandoli senza fiato, appagati. Si accoccolarono sotto le lenzuola, ancora ansimanti, e restarono per un po’ abbracciati, accarezzandosi a vicenda.

“ è stato…..” accennò il detective, sorridendole.

“ Sì...decisamente…” Concordò Sylvie senza attendere che lui completasse la frase, capendo esattamente ciò che provava. La bionda lo baciò delicatamente sulle labbra, sulle guance e sul collo, inebriandosi dei suoi sospiri e dei suoi mugolii di piacere. Improvvisamente la sveglia suonò di nuovo. Antonio la spense, controllando l’ora.

“ Devo andare a lavoro…” Disse piano, guardando la bella bionda tra le sue braccia con malinconia. I suoi occhi esprimevano tutto il rammarico e la tristezza di porre fine a quei momenti paradisiaci; Sylvie, prendendogli il viso tra le mani, lo baciò ancora.

“ Ok….anche io dovrei andare…”

Antonio però, desiderando prolungare quell’insolito e piacevolissimo risveglio, l’attirò a sé per approfondire quel dolce contatto delle loro labbra. Si strinsero in un abbraccio serrato, facendo aderire perfettamente i loro corpi, continuando a baciarsi con fervore, rotolandosi tra le lenzuola.

“ Stasera.” Disse deciso il detective.

“ Stasera.” Ribadì la giovane, sorridendo gioiosa.

 

“ Detective! è in ritardo!” Trudy Platt lo accolse con queste parole quella mattina, senza neanche un buongiorno. Antonio un po’ sorpreso, guardò l’orologio alla parete, per controllare la veridicità dell’accusa del sergente, trovandosi invece di fronte al contrario: era in perfetto orario. Indicò l’orologio alla donna, facendole notare che si stava sbagliando, sorridendo sornione, senza aggiungere una sillaba. Salì al piano superiore velocemente, saltellando quasi sui gradini. Appena fu negli uffici dell’intelligence venne accolto da Erin, che con espressione sbigottita lo apostrofò con parole simili a quelle della Platt.

“ Ehi! Sei in ritardo..”

“ A dir la verità no…” La corresse Antonio.

“ Oh sì che lo sei…” Ribatté lei, accennando un sorriso derisorio, smettendo di scrivere al pc e lanciando un’occhiata complice a Jay.

“ Lindsay, dai un’occhiata all’orologio…. sono in PERFETTO orario!” Sottolineò con la voce l’aggettivo perfetto.

“ Ehilà Antonio! sei in ritardo stamani.” La testa arruffata di Adam sbucò dalla stanza dove si trovava la macchina del caffè; avendo sentito la voce del collega appena arrivato si era affacciato per salutarlo, ribadendo ancora una volta il suo presunto ritardo, con tono sorpreso.

“ Cosa?” Antonio era decisamente confuso. Guardò di nuovo in direzione di Erin, che gli riservò un’occhiata che sembrava voler dire ‘te l'avevo detto’, per poi spaziare per tutta la stanza, nella speranza di ricevere man forte dagli altri colleghi, o almeno qualche spiegazione. Non ricevette né l’una, né l’altra. Sconfitto e sempre più confuso si accomodò al suo posto, borbottando per ribadire ancora una volta il fatto di non essere in ritardo, e di avere l’affidabilità dell’orologio dalla sua.

“ Amico, sei arrivato persino dopo Ruzek!” Lo canzonò Jay, sogghignando divertito. Antonio alzò le mani in segno di resa. Era tempo perso discutere con loro quando si alleavano in quel modo.

“ Sei sempre il primo. La mattina di solito ti trovo già qui... sono arrivata anche a pensare che tu dormissi in ufficio! Invece stamani sei arrivato per ultimo.” Gli spiegò Erin.

“ Quindi sei decisamente in ritardo rispetto al tuo solito…” Il detective constatò la sensatezza di quel ragionamento e abbozzò un sorriso alla collega, facendole capire che aveva afferrato il punto.

“ Non credevo che dormendo un po’ di più vi avrei turbato così tanto!” Scherzò.

“ Tu dormi?! Questa è una novità!” Esclamò Jay ridendo alla sua stessa battuta.

Antonio lanciò una pallina di carta in testa al detective.

In quel momento Voight uscì con passo deciso dal suo ufficio.

“ Il  capitano mi ha informato che l’incendio in Hastings Street di ieri è stato scatenato da un esplosione di un laboratorio di metanfetamina, che si trovava nello scantinato di una delle due abitazioni.” Esordì con il solito tono duro della voce, tono che non ammetteva repliche o scherzi, ma solo completa attenzione.

“ Secondo la scientifica sembra che sia stato anche piuttosto grosso come laboratorio. La narcotici pensa che ci sia dietro Frank e chiede la nostra collaborazione.” Si avvicinò alla lavagna, dove attaccò la foto del trafficante noto come Frank.

“ Sapete cosa fare.” Concluse rivolgendo occhiate d’intesa a tutti gli agenti, che annuirono seri, iniziando a muoversi per iniziare una nuova indagine, una nuova giornata di lavoro. Antonio, facendo un cenno ad Olinsky, si alzò dalla sedia, afferrando il fedele giubbotto di pelle; avendo dei trascorsi nella narcotici era suo il compito di aggiornarsi con i colleghi di quella unità.

“ Ehi, Antonio” Lo richiamò Voight. “ Eri in ritardo stamattina..”

Il detective rimase per un attimo impietrito, sorpreso da quelle parole; non sapendo come rispondere rimase in silenzio. Quando il sergente si voltò per tornare nel suo ufficio, allargò le braccia confuso e incrociò lo sguardo con gli altri, che stavano trattenendo a stento le risa.

 

“ Sylvie!!” Era appena scesa dall’auto quando si sentì chiamare a gran voce da Gabby, che insieme a Matt si stava incamminando verso la caserma.

“ Buongiorno!” Rispose allegra, raggiungendoli velocemente.

“ Come stai?” si interessò sinceramente la mora.

“ Bene! Davvero..” Non fece in tempo ad aggiungere altro perchè, entrando nell’edificio, venne assalita dai colleghi che si premuravano di conoscere il suo stato di salute. Li tranquillizzò con parole e sorrisi, prima di cambiarsi ed intraprendere una nuova giornata di lavoro. La voce metallica non tardò molto a farsi sentire quel giorno, infatti dopo poco più di un’ora l’ambulanza 61 fu chiamata in causa. Sylvie e Gabby si diressero sul luogo indicato loro; un lussuoso Hotel vicino alla Civic Opera House, dove, chiedendo all’uomo elegante che le aspettava nella hall, scoprirono che la chiamata riguardava un ipotetico avvelenamento da cibo. Il direttore dell’hotel, mentre le accompagnava nella camera 203, spiegò loro l’accaduto per sommi capi.

“ Sicuramente la signora Thompson ha mangiato qualcosa fuori dall’hotel, perchè è impossibile che sia stata una nostra pietanza a farla stare male.” Concluse agitatissimo e preoccupato più per la cattiva pubblicità, che poteva uscire da quell’accaduto per il suo Hotel, che per la salute della sua ospite. Le due paramedico si scambiarono un’occhiata significativa e dribblando l’uomo, entrarono nella camera per prestare soccorso alla signora Thompson. Alla fine non risultò niente di grave, una leggera indisposizione, e quindi lasciarono l’hotel poco dopo tra i ringraziamenti della donna e quelli dell’elegante direttore, sollevato nel sentire che il malore non fosse stato colpa dei suoi chef.

“ Oddio...a quell’uomo non interessava affatto la salute di quella poveretta!!!” Sbuffò la bionda infastidita.

“ Gli importava solo delle recensioni negative! Che schifo..”

“ Non te la prendere...il mondo ne è pieno di gente così…”

“ Hai perfettamente ragione, non me la devo prendere...non mi farò rovinare questa splendida giornata da uno così!” Gabby la guardò allibita mentre stava salendo al suo posto sull’ambulanza.

“ Splendida giornata?! Brett...sta diluviando! Sembra l’apocalisse..” Non poteva credere che la bionda, che si intristiva in modo proporzionale al ingrigirsi del cielo che si annuvola, avesse definito quella giornata temporalesca splendida.

“ Tu che di solito ti metteresti a piangere quando piove… Cos’è che rende oggi splendido?” Domandò incuriosita Gabriela, osservando l’irrigidirsi della collega sul sedile.

“ Dopo lo spavento di ieri...sai, anche giornate come questa mi sembrano belle..” azzardò la risposta, credendoci poco anche lei. Non era sicura di voler dire alla sorella di Antonio ciò che era successo la notte precedente, le sembrava davvero strano parlarle di cose così personali adesso che riguardavano suo fratello. Sperò quindi che la ragazza si bevesse la scusa che aveva accampato malamente. Per fortuna per lei, un ingorgo gigantesco sulla strada attirò la completa attenzione della collega.

“ Guarda lì che casino!!! Come diavolo facciamo ad uscire adesso?” Sylvie si allungò verso il cruscotto per vedere meglio, constatando che erano rimaste imbottigliate bene bene sulla Wacker, e che probabilmente ci sarebbero volute ore per tornare in caserma. Sbuffò sonoramente e si accasciò sul sedile.

“ Speriamo di riuscire ad arrivare alla Van Buren..magari da li riusciamo ad aggirare questo casino..” disse Gabby, parlando più a se stessa che con la collega.

Impiegarono un bel po’ per tornare alla 51, e quando parcheggiarono al solito posto trovarono Severide e il resto della squadra che rientravano da una chiamata.

“ Tornate adesso? Era così grave?” Domandò il tenente, mentre si toglieva gli stivali.

“ A dir la verità siamo rimaste imbottigliate nel traffico.... sulla Wacker è il delirio.” Rispose Gabby. Proprio in quel momento, un uomo, che cercava di ripararsi dalla pioggia tenendo il giubbotto sopra la testa, arrivò di corsa nella loro direzione. Appena fu al riparo dall’acqua si rimise il giubbotto a posto, scoprendosi la testa.

“ Ehi! Sei più qui che al distretto ultimamente, non credi?!” Lo salutò Gabby con ironia non troppo velata.

“ Ciao anche a te, sorella!” Le rispose Antonio, cercando di asciugarsi un po’, passandosi le mani sulla faccia. Era completamente zuppo, sembrava avesse fatto un tuffo in piscina vestito. Sylvie vedendolo non riuscì a trattenere un sorriso a trentadue denti.

“ Ciao! Non mi avevi detto che saresti passato..” lo salutò la bionda, avvicinandosi.

“ Ehi…” Il saluto del detective morì sulle sue labbra, quando si aprirono in un sorriso enorme. I loro occhi scintillavano di felicità; e tutti i presenti se ne accorsero.

“ Non sapevo che sarei passato. Devo chiedere una consulenza a Kelly…”

“ Volentieri!” disse Severide senza esitare.

“ Seguimi. Così ti dai anche un’asciugata…” Il tenente, osservando il suo stato pietoso con un’espressione piuttosto divertita, gli indicò con il pollice l’interno della caserma e si apprestò a fargli strada. Antonio, prima di seguirlo all’interno, si chinò a dare un piccolo bacio a Sylvie, che rimase sorpresa da quel gesto così inaspettato in quel luogo pieno di persone.

“ Ci vediamo dopo.” Le disse, facendole l’occhiolino, intanto che si allontanava dietro a Severide.

“ Ora capisco tutto…” Gabby non aspettò neanche che fossero sole per dar voce ai suoi pensieri.

Un’espressione allarmata si dipinse sul volto della bionda, mentre Cruz e il resto della squadra, che aveva assistito alla scena, la guardavano sbigottiti.

“ Tu e Antonio avete..”

“ Sshh!!” Sylvie zittì la collega e prendendola per un braccio la trascinò lontana dagli altri.

“ Sei stata da lui stanotte, dì la verità!” La punzecchiò Gabby, sorridendo maliziosa, mentre si faceva condurre dietro il camion 81; stentava a trattenere le risa.

“ Ehm...se magari tu smettessi di urlarlo ai quattro venti…” la riprese Sylvie, che nel frattempo aveva assunto una brillante tonalità di rosso. La ragazza, imbarazzatissima, si torturava le mani e si mordeva le labbra, evidentemente a disagio. Gabriela alzò le sopracciglia, assumendo un’aria interrogativa; era impaziente di sentire direttamente dalla bocca di Sylvie la conferma alla sua supposizione.

“ Beh...Sì.” Ammise infine.

“ Lo sapevo! E sei andata tu da lui?” Sylvie non si aspettava certo una reazione così interessata, e ne rimase basita. Sollevata, ma basita.

“ No…non mi ha neanche riaccompagnata a casa. Era un po’ scosso e non voleva lasciarmi sola…” iniziò a raccontare con voce incerta, immaginandosi che l’altra la fermasse da un momento all’altro, a disagio con il racconto. Inspiegabilmente non successe, così Sylvie continuò a raccontare della sera prima.

“ Siamo andati a casa sua e lui ha iniziato a sbraitare contro di me..”

“ Lo fa quando è spaventato a morte per qualcuno..” Gabby conosceva molto bene suo fratello; loro due avevano un legame molto forte e la descrizione della reazione violenta dopo la giornata precedente non la sorprese affatto. Aveva capito da tempo quello che Antonio provava per Sylvie, lo aveva capito molto prima di lui.

“ Sì, beh. Alla fine l’ho capito. Non è stato facile, tra le urla e le frasi senza senso..” Mentre parlava notò che la collega le sorrideva soddisfatta; bastò per farle capire che a lei stava bene.

“ Mi ha detto che si sta innamorando.” L’espressione sul volto di Sylvie si addolcì, il solo pensiero di quelle parole, pronunciate dal detective, le fece brillare gli occhi azzurri di una luce particolare. Fu sufficiente, per Gabby, per comprendere che i sentimenti del fratello erano ampiamente ricambiati. Sopraffatta dall’emozione, abbracciò Sylvie con slancio, sorprendendola; la bionda non tardò a ricambiare quell’abbraccio pieno di significato.

“ Benvenuta in famiglia, amica mia.” Le parole della Dawson, appena sussurrate, fecero riempire i suoi magnifici occhi azzurri di lacrime di gioia.
  
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