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Autore: Snow_Elk    09/12/2016    1 recensioni
Che cosa hanno in comune un mercenario di Reilly e una predatrice ribelle? Niente, probabilmente si sparerebbero a vicenda ancor prima di chiedere "Ehi, hai una sigaretta??". Ma non è il caso di Jeff e Dave che, catturati dall'Enclave, si ritroveranno ad affrontare un viaggio lungo che li costringerà ad attraversare tutta la zona contaminata di DC. Tra incontri fuori dal comune, scontri all'ultimo sangue e disavventure di ogni genere i due scopriranno che la zona contaminata non è semplicemente una distesa in rovina, un monumento ai peccati dell'uomo, bensì un luogo che ha una vita propria e secondo alcuni...anche una coscienza.
NOTA BENE: questa è una storia scritta a 4 mani in cui io sarò il mercenario"Jeff" mentre madame_red_, l'altra scrittrice, interpreterà la predatrice "Dave". Qui potrete trovare il suo profilo: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=141224
Speriamo che questo nostro esperimento vi piaccia.
Enjoy and stay close!
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Odissey in the Wasteland



Capitolo XII- Il mondo è finito, ma può crollarti sempre addosso

Note dell'autore: Ed eccoci giunti al XII episodio/capitolo. Innanzitutto, vi ringraziamo ancora una volta, uno per uno,perché continuate a seguirci e a sostenerci. Non voglio perdermi in troppe parole, il capitolo parla già da sé, voglio solo dire che dopo tutta la sfiga e l'ironia vista fino ad ora nella storia ci ritroviamo in un momento in cui i protagonisti si ritroveranno a fare i conti con la propria umanità e con tutte le relative conseguenze. Cosa ne uscirà?
Buona lettura!

Snow & Madame


Jeff Callaghan                                  
 
Twin Sisters Den                                                                                5 Settembre 2275

 
Dave aveva superato la “prova”, che altro non era se non uno scontro brutale con un ghoul in una dannata gabbia da arena.
Le Twin Sisters avevano appena dimostrato di conoscere la brutalità tanto quanto conoscevano l’eleganza e l’eloquenza.
Non erano persone da sottovalutare, ora ne aveva avuto la certezza.
Poi c’erano le piastrine con l’anello: non poteva essere ciò che pensava, era umanamente impossibile, eppure non appena le aveva viste era trasalito, si era sentito mancare, perché erano troppo simili alle sue.
Continuava a fissare il vuoto e a riflettere mentre Allison rispondeva alla domanda fatta dalla predatrice: loro non potevano conoscere il suo passato, nessuno lo conosceva a parte Reilly e i ragazzi della compagnia, anche Dave era all’oscuro di quel pezzo dimenticato della sua vita.
L’anello eppure era appeso a quelle piastrine.
Una parte di lui era morta quel giorno all’ospedale di Nostra Signora della Speranza e quella parte continuava a morire ogni volta che il ricordo riaffiorava dal whiskey in cui cercava invano di annegarlo.
 
Non aveva passato gli ultimi due anni a sputare sangue, bere whiskey, e consumare pallottole tra le macerie di DC per crollare come un castello di carte davanti a delle piastrine. Doveva essere uno scherzo di cattivo gusto, non c’erano altre spiegazioni.
- Vuoi che ti lasciamo altri dieci minuti a riflettere, signor Callaghan? – la voce calda e suadente di Gwen lo fece tornare in sè e si volse verso di loro: Dave lo stava fissando alla ricerca di qualcosa, uno sguardo di comprensione? O forse di approvazione per quello che aveva fatto? No, quello era lo sguardo di chi si sente all’improvviso fragile e ha bisogno di scomparire nelle braccia di qualcun’altro... conosceva bene quella sensazione, la provava ogni volta che uccideva qualcuno, anche in minima parte dentro di sé quella voce urlava senza alcun ritegno.
 
Ricambiò lo sguardo della predatrice e gli lanciò un mezzo sorriso:
- Sei stata bravissima, al resto ci penso io – le aveva sussurrato prima che fosse allontanata da una delle guardie.
- Dove la state portando?! – chiese cercando di avvicinarsi alla ragazza ma Allison gli si parò davanti.
- Calmati soldato, la stanno solo accompagnando a darsi una ripulita, non vogliamo mica che assista al tuo turno sporca di sangue, ti pare? Siamo persone civili – sghignazzò sfiorandogli il mento con la punta delle dita.
 
Rimase in silenzio e lanciò uno sguardo alla gabbia in cui poco prima aveva combattuto Dave: il cadavere del ghoul penzolava ancora dal gancio imbrattando il pavimento col suo sudicio sangue. Cosa lo aspettava?
- E’ inutile che guardi quella gabbia, Jeff, posso chiamarti Jeff, no? – annuì senza distogliere lo sguardo dal piccolo campo di battaglia.
- Se stai cercando di capire quale sarà la tua prova sei sulla strada sbagliata, mio caro Jeff. Avremmo voluto attendere ancora un pò per far aumentare la suspence e il pathos, ma visto che sei così impaziente ci andremo subito – Gwen sorrise e quel sorrise lo spiazzò: non era sadico o cinico, no, sembrava più malinconico e carico di comprensione.
- Guardie, accompagnate il signor Callaghan nell’arena n°3 e consegnategli le sue armi, mi raccomando trattatelo bene, deve essere in forma – esordì Allison allungando un braccio sui fianchi di Gwen e incamminandosi verso un corridoio opposto a quello in cui le guardie lo stavano trascinando.
 
Era stato così preso a capire cosa lo aspettasse che si era completamente dimenticato di chiarire la questione delle piastrine con le Twin Sisters: poco male, meno ci pensava e meglio era, una volta superata la prova avrebbe usato la sua “domanda di ricompensa” per svelare il mistero che si celava dietro di esse.

Le due guardie lo trascinarono, non senza strattonarlo, lungo un corridoio angusto e quasi al buio, per qualcosa come cinque minuti, anche se là sotto la percezione del tempo era distorta e poteva esserne passato tranquillamente uno come anche dieci.
Finalmente giunsero alla fine del corridoio e fu quasi accecato dalla luce che illuminava l’arena n°3: era grande almeno tre volte la gabbia in cui aveva combattuto Dave, forse di più, puntellata di muretti e altri punti in cui nascondersi, mentre in alto gli spalti erano già gremiti da una folla delirante e bramosa di sangue e foga.
 
Le guardie lo liberarono dal collare per poi spintonarlo all’interno dell’arena, lanciandogli ai piedi una pistola 9mm e quella che sembrava una vecchia spada da ufficiale, chiudendogli infine la porta in faccia con tutta la grazia di questo mondo e dell’altro.
Guardò le armi a terra e gli partì un fischio di stupore: se a Dave avevano dato un misero coltello per combattere contro un singolo ghoul, contro chi o cosa doveva combattere lui con quel piccolo arsenale?
Si chinò a raccogliere le armi, infilando la lama nella cintola della divisa come se fosse stata una rudimentale fodera e controllò lo stato della pistola constatando che il caricatore era pieno. Non ne aveva altri, quindi c’erano solo undici proiettili a disposizione, se li sarebbe fatti bastare.
Si rialzò e sulla sinistra, da una balconata drappeggiata di porpora e oro spuntarono le Twin Sisters, seguite da Dave che sembrava preoccupata e agitata al tempo stesso.
 
Allison si accomodò su uno delle due poltrone mentre Gwen si avvicinò al parapetto:
- Le parole sono fiato sprecato in queste circostanze, non è forse così? – un boato di approvazione riecheggiò nell’arena – Il mercenario Jeff Callaghan affronterà la sua prova. Se ne uscirai vivo, mio caro Jeff – esordì mostrando le piastrine con l’anello – Avrai tutte le risposte che cerchi, anche quelle che nascondi a te stesso – quell’ultima frase lo aveva lasciato perplesso, ma non aveva tempo di pensare.
- Che entri l’avversario! – un suono simile ad un corno tuonò nell’arena e da una delle balconate in rovina apparve una figura esile completamente ricoperta da un’armatura in pelle. Anche il viso era coperto da una maschera, proteggendo l’identità del suo avversario.
Con la coda dell’occhio notò che l’armatura cercava di nascondere alcune “forme”, dunque il suo avversario era una donna.
Poco male, non poteva avere pietà o ripensamenti, non in quelle circostanze.
La donna si lanciò dalla balconata ed atterrò nell’arena, sfoderando un piccolo arsenale come il suo. Perlomeno si potevano definire alla pari.
 
Sguainò la spada impugnandola con la sinistra e stringendo la pistola nella destra. Avrebbe chiuso la faccenda in fretta.
- Iniziate! – esclamò Gwen e non se lo fece ripetere, lanciandosi dietro una delle protezioni visto che la sua avversaria aveva da subito iniziato a fargli piovere piombo addosso.
Lanciò una breve occhiata e sparò due colpi nella direzione da cui provenivano gli spari. Gliene rimanevano 9.
Si lanciò rotolando verso la protezione più vicina e prendendo la mira tentò di colpire la donna ma il proiettile si infranse contro il cemento di uno dei muretti: era veloce, più di quanto si aspettasse. 8 proiettili.
La donna sparò un’altra raffica e sentì i calcinacci volare a terra, doveva muoversi o avrebbe fatto la fine di una groviera.
Continuando a muoversi rannicchiato si spinse verso il centro dell’arena cercando di ricordarsi quanto colpi aveva esploso il suo avversario: 6 fino a prova contraria, quindi gliene rimanevano 5 e doveva farglieli consumare senza morire.
La vide sgattaiolare verso la sinistra del campo di battaglia e sparò una piccola salva da tre colpi mancandola di qualche centimetro. Solo 5.
Si morse le labbra per non esserci riuscito e sentì i sibili dei proiettili vicino all’orecchio destro. La donna stava ricambiando il favore.
Dave restava immobile come una statua sulla balconata, con la mani sulla bocca, probabilmente le avevano intimato di non aprir bocca durante lo scontro.
Tentò di sbirciare ma altri pezzi di cemento esplosero vicino alla sua testa. Quella maledetta aveva una buona mira. Doveva metter fine allo stallo alla messicana in cui era finito.
Ormai erano finiti entrambi al centro dell’arena e presto si sarebbero ritrovati faccia a faccia, era tempo di agire: fece finta di sfilare il caricatore, come se stesse per ricaricare, facendo sentire bene il sibilo metallico, e al tempo stesso si alzò di scatto infilandolo di nuovo nel calcio della pistola, sparando gli ultimi cinqui proiettili.
Come aveva sperato la donna aveva creduto che stesse ricaricando e, volendo approfittare del presunto momento di debolezza, si era alzata ritrovandosi nella sua linea di tiro.
 
Essendo stata una mossa azzardata quattro colpi erano andati a vuoto ma uno aveva colpito il suo avversario alla guancia, lacerando parte della maschera.
Lasciò cadere la pistola e impugnò la spada con la mano destra, pronto a concludere lo scontro quando la donna si levò la maschera e qualcosa dentro di lui morì:
capelli castani corti e un pò mossi, occhi color nocciola dai riflessi ambrati e labbra sottili. Un piccolo neo vicino all’orecchio destro che spiccava sulla carnagione chiaria.
- Lucy... – la donna impassibile impugnò la spada con entrambe le mani e si scagliò con violenza verso di lui urlando.
Tutto accadde in un battito di ciglia:  Lucy era davanti a lui, con gli occhi sgranati e le labbra contorte in una piccola smorfia di dolore. L’aveva trafitta con la spada nel ventre e l’armatura di pelle si stava impregnando di sangue.
- Perché, Lucy... perché? – la donna lo aveva passato da parte a parte vicino alla spalla sinistra e una piccola pozza di sangue si stava formando a suoi piedi.
Nonostante la polvere e la ferita sulla guancia era bella, proprio come quando l’aveva conosciuta, proprio come quel giorno all’ospedale prima che il mondo finisse di nuovo.
Cercò di accarezzarle la guancia con la mano sinistra, sentì Dave urlare, la folla scoppiare in un boato di schiamazzi e urla.
Non c’è tempo per i sentimenti in un mondo fatto a pezzi.
Riuscì a vedere una piccola lacrima scivolare sulla guancia della donna e cadere sulla polvere dell’arena e la seguì, cadendo lui a sua volta come una lacrima.


Dave Campbell

Twin Sister’s Den                                                                                                                                            5 Settembre 2275


Jeff giaceva lì, nell’arena, accasciato di fianco al corpo agonizzante della donna che aveva dovuto combattere, il sangue dei due imbrattava il pavimento e l’unico suono che veniva dall’arena era il flebile respiro di entrambi che trasudava dolore: per Dave questa era davvero una scena pietosa ed era ancora più pietoso restare lì a guardare tutto questo senza poter fare nulla, dietro le sbarre, legata al collare da una guardia come un animale.
Guardò le due donne che avevano organizzato tutto questo, erano semplicemente sedute con un sorriso stampato in faccia, Allison stava addirittura mordicchiando dolcemente il collo di Gwen come se la scena non le turbasse affatto, anzi, le avesse eccitate.

“Come potete restare lì a sorridere guardando tutto questo?!” Dave sentì il sangue ribollire dalla rabbia, non potevano davvero non provare nulla davanti a tutto questo.
Le Twin Sister si voltarono verso di lei, insieme, e Allison scoppiò in una fragorosa risata: “Proprio tu dici questo? Eh predatrice? La gente come voi vive di questo, razziate la povera gente, li stuprate e poi li uccidete senza pietà e ora sei qui a piangere come un vitello per il tuo amichetto- si fermò un secondo, fece un respiro profondo e poi, come avesse cambiato idea continuò- Comunque non ti preoccupare, tra poco li porteremo in un posto dove verranno accuditi e curati.”
“Tra poco? Ma dico ma siete matte? Se non lo aiutate subito morirà!” La voce le graffiava in gola, un senso di ansia le stava stringendo il petto, fece per scagliarsi contro di loro ma il collare le strinse ancora di più sul collo quasi soffocandola e dovette ritornare sui suoi passi con estrema riluttanza. Era vero, la gente come lei stuprava e uccideva per divertimento, ma lui era Jeff e questo cambiava di molto le cose.
Il mercenario intanto era semiseduto per terra e ansimava profondamente, stava perdendo sangue e il suo volto era pallido, Dave si attaccò con le mani alla gabbia dell’arena e iniziò a scuotere le grate, aveva gli occhi lucidi di lacrime: “Jeff! Jeff! Cazzo, mi senti? Ti prego dimmi che riesci a sentirmi!”
Nessuna risposta
Dave si voltò di scatto verso le due donne e con voce tremante sussurrò: “Vi prego… Fate qualcosa, vi supplico salvatelo”.
“Era ora che iniziassi a comportarti con rispetto, ragazzina- esordì Gwen con quella voce acidula che la caratterizzava- visto che siamo gentili porteremo il tuo amichetto via in un posto dove potrà riprendersi”
Jeff venne portato via da due uomini corpulenti e le Twin Sister si rivolsero a Dave quasi dolcemente: “Vuoi vederlo?”.
Dave annuì silenziosamente.
 
Venne condotta in questo corridoio lungo, appena illuminato da delle piccole lampade ad olio, le due donne la precedevano ancheggiando, nel silenzio del corridoio si sentiva solo il rumore dei loro passi e della catena che portava al collo.
Camminarono a lungo, quel posto era un vero e proprio labirinto, una serie di corridoi malamente illuminati, collegati l’un l’altro da stanze alcune più grosse e altre più piccole ma tutte rigorosamente chiuse da porte e cancelletti arrugginiti.
Finalmente si trovarono davanti a quello che doveva essere il portone che li avrebbe condotti da Jeff.
Due guardie ai lati della porta si drizzarono sull’attenti quando videro arrivare le Twin Sister e spalancarono i portoni. Quello che si parò davanti agli occhi di Dave fu una stanza enorme, con molti letti tipo vecchio ospedale, delle luci molto forti illuminavano tutti gli oggetti rendendoli asettici, era il posto più pulito che tutta la Zona Contaminata avrebbe potuto mai vantare, certamente, i letti erano un po’ dismessi e molte cose erano fracassate in terra ma nel complesso Dave rimase molto sorpresa, le sembrò quasi di essere su un altro pianeta ma il pensiero di Jeff non le abbandonò la mente neanche per un secondo, sbirciava dietro le tendine strappate cercando disperatamente il mercenario.
La guardia le slegò il collare e lei lo ringraziò con un sorriso e un cenno della testa.


Finalmente lo vide, Jeff, sdraiato su una di quelle brandine dismesse. Il volto cinereo e sudato, le mani serrate e delle profonde occhiaie gli solcavano il viso. Aveva poi una fasciatura più o meno fatta bene intorno al braccio e al petto dalla quale traspariva il sangue che aveva perso.
Di fianco a lui, sdraiata, c’era la donna contro cui aveva dovuto combattere, ferita quasi mortalmente, anche lei bendata con gli occhi chiusi e la fronte imperlata di sudore, i capelli le scendevano a ciocche sul viso e sulle spalle. Era bella, così bella che Dave ebbe l’impulso di baciarla a fior di labbra, poi però realizzò di ciò che aveva fatto a Jeff e ebbe il profondo desiderio di strangolarla fino a che non avrebbe visto il suo viso perlaceo diventare di un delicato color blu.


Scosse la testa
Ora doveva pensare a Jeff, al suo mercenario, si gettò verso di lui e lo sollevò dal lettino stringendolo forte a se : “Jeff… dimmi che stai bene… Ti prego, ho bisogno di sentirtelo dire”
Il mercenario aprì leggermente gli occhi e la guardò, schiuse la bocca : “ L-Lucy…-sussurrò faticosamente- C-come sta?”

Dave ebbe un brivido, Lucy cosa c’entrava adesso? Perché stava cercando questa donna mentre lei era lì a preoccuparsi per lui?

“Jeff, ci sono qui io ora… Stai delirando, ti prego parlami, parla a me!”
Il mercenario allungò la mano e sfiorò il braccio della donna che aveva cercato di ucciderlo nell’arena: “Lucy..”


Quella donna era Lucy? Ecco il perché le Twin Sister avevano quella collanina con le piastrine, avevano Lucy.
Dave sentì la rabbia iniziare a crescerle nel petto, lei era stata lì con lui, si erano tenuti compagnia, nella cella lui aveva… “Merda” -ringhiò Dave- come aveva potuto? Lei era lì e lui chiedeva di Lucy e poi le aveva sfiorato il braccio.
Scosse la testa
Pensò alla persona che stava diventando, cosa le stava succedendo? Lei, che era sempre stata senza cuore, non le era mai importato di niente e nessuno ora era qui a pregare per le attenzioni di un mercenario morente.
“Jeff, sta riposando, forse non ce la farà mai, è già tanto che sia arrivata qui ancora respirando ti rendi conto?”
Il mercenario si lasciò sfuggire una lacrima che Dave prontamente asciugò col dorso della mano: “Ora non fare il bambino, lo sai che qui è difficile sopravvivere!”
Jeff non rispose, continuava a fissare la donna sdraiata, senza proferire una parola.
“Jeff, mi guardi?” la sua voce iniziava a farsi più alta con una nota di astio.


Due mani l’afferrarono dalle spalle, era quella che doveva essere l’infermiera, una donna non molto alta ma grassoccia con due braccia da contadino.
Si rivolse a Dave con una voce nasale: “Evidentemente il nostro ospite non ti gradisce ora ti porto via” di scatto la predatrice le tirò una gomitata alla bocca dello stomaco, poi si voltò di scatto: “Tu non mi porti da nessuna cazzo di parte io voglio stare qui.” La donna rimase piegata tenendosi la pancia con le mani.
La guardia che prima l’aveva slegata ora la rincorreva con il guinzaglio per cercare di afferrarla,  Dave scappava come un animale impazzito su e giù per la stanza buttando all’aria vassoi coi ferri e ribaltando le fragili brandine in metallo creando un frastuono assordante.


Ad un certo punto sentì un grido straziante provenire dalla brandina di Jeff, Gwen era in piedi davanti a lui e gli stava premendo due dita nella ferita.
Dave si immobilizzò.
“Brava ragazzina, non vuoi che il tuo amico soffra vero?”
Dave fece cenno di no con la testa
“Allora torna qui, da brava, fatti legare.” La predatrice si avvicinò mesta alla guardia che le strinse il collare con violenza.
“Questa me la paghi, bastardo” ringhiò contro Jeff.
 


 
   
 
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