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Autore: Enigmista12    09/12/2016    0 recensioni
Jim e Harvey investigano sulla scomparsa di Oswald; finchè il fantasma di quest'ultimo non si presenta a Gordon, dando inizio a un avvincente giallo. Deliberatamente tradotto dall'opera "Watch my soul fade away" di thekeyholder. Con lieve presenze di Gobblepot.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harvey Bullock, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: OOC, Otherverse, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Missing - Scomparso

Capitolo 1: Scomparso


Jim Gordon era appena entrato al GCPD, quando Harvey, calcandosi il cappello in testa, lo guidò verso l’uscita.
“Andiamo Jimbo, abbiamo appena ricevuto una chiamata. Stiamo andando a trovare un tuo vecchio amico”.
“Quale vecchio amico?” chiese Jim, anche se l’aveva già intuito, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco mentre saliva in macchina.
“Cobblepot. Il suo uomo – come si chiamava? – Gilzean ha telefonato per segnalare che il suo capo è scomparso”.
“Cobblepot è scomparso?”
“Sembrerebbe. La piccola spia deve aver pestato nuovamente i piedi a qualcuno – non c’è da meravigliarsi. Voglio dire, lui ha un esercito di nemici”.
Jim grugnì. Stava seduto in silenzio mentre guidavano al locale di Oswald, dove Butch li aspettava già sulla porta.
“Grazie per essere venuti. Non ho lasciato entrare nessuno – non volevo contaminare la scena”.
Jim e Harvey poterono già vedere i segni non appena sorpassata la porta: la maggior parte delle bottiglie nel bar erano state buttate giù dagli scaffali, i tavoli e le sedie rovesciate, schegge che scricchiolavano sotto le scarpe, mentre i due detective si facevano strada all’interno. Jim si girò verso l’ufficio di Oswald, nello stesso stato del club: giornali dappertutto, cassetti buttati fuori dalla scrivania, il loro contenuto sparpagliato sul pavimento. Era evidente che qualcuno stesse cercando qualcosa. Oswald sarebbe ribollito di rabbia alla vista del suo club, e Jim sentì l’aria diventare pesante, come se il proprietario fosse davvero lì a fissare il disastro.
“Jim, penso di aver trovato qualcosa!” gridò Harvey, e Jim si affrettò a uscire dall’ufficio.
“Da’ un’occhiata” Bullock indicò il pavimento. In un primo momento non capi cosa fosse, ma poi Jim si accovacciò per osservare meglio. Erano schizzi di qualcosa di scuro. Sangue, pensò Gordon e provò, inavvertitamente, un brivido lungo la schiena. Tornò a guardare Harvey con occhi spalancati.
“Ho controllato dove finisce, si ferma improvvisamente fuori, sul marciapiede.”
“Così qualcuno sanguinava, ed è stato portato via in auto, credo.”
“E’ quel che pensavo. Vediamo dove è stato ferito”.
Gli irregolari schizzi di sangue portavano direttamente a una parete sul retro del bar. Jim esaminò con attenzione l’arazzo vellutato.
“Una via di fuga segreta?” chiese Harvey.
“E’ lo stesso che ho pensato io. Se solo sapessimo come aprirla”.
“Bene, vediamo se il tirapiedi di Pinguino sa qualcosa. Gilzean! Vieni qui, renditi utile.”
Butch si fece strada con attenzione tra le macerie.
“Come facciamo ad aprire questa porta segreta?”
“Uhm...non avevo idea che esistesse. Il boss non me ne ha mai parlato”.
Jim tastava l’arazzo nero in cerca di qualche indizio – sospettava che quei pulsanti non fossero solo d’arredamento. Mentre Harvey interrogava Butch, Gordon chiuse gli occhi e cercò di indovinare cos’avrebbe potuto scegliere Oswald come codice. Doveva essere qualcosa di semplice, facile da ricordare nel caso in cui fosse stato in pericolo. I capelli di Jim nella parte posteriore del collo erano ritti, come se fosse stato toccato da qualcosa di freddo. Seguendo l’istinto, premette entrambi i pulsanti all’unisono, e la porta si aprì con uno scatto.
“Che cavolo...”
Jim schiacciò l’interruttore della luce nel passaggio segreto, e il suo stomaco si rivoltò immediatamente vedendo l’interno. Le tracce di sangue aumentavano fino a diventare una preoccupante, grossa pozza essiccata al termine di una rampa di scale.
“Vado a chiamare il medico legale” disse con calma Harvey. Jim raddrizzò la schiena e cercò di stringere il braccio di Butch in modo rilassante. Se tutto quel sangue era di Oswald…Gordon scosse la testa. Quella era una cosa seria. Gotham era una città violenta, ma di cose come quella nella realtà non capitavano a mafiosi così in alto nella scala gerarchica. Certo, Oswald non era ancora un grande boss, non a livello di Falcone o Maroni, ma la sua scomparsa (morte? No, no, non può essere, si rimproverò Jim) era piuttosto cospicua. Dovevano scoprire cos’era successo.
Dopo l’arrivo della squadra scientifica, Jim e Harvey procedettero interrogando i dipendenti di Cobblepot. Nessuno aveva visto o sentito nulla. Nessuno sapeva chi avrebbe potuto fare una cosa simile. Cioè, Cobblepot aveva un sacco di nemici, ma Butch sostenne che nessuno lo avrebbe mai attaccato così apertamente. Proprio quando finirono di interrogare le persone, Ed li chiamò per confermare che il sangue era di Oswald. Naturalmente, lui non si trovava in nessuno ospedale, ma non era stato neppure rinvenuto il suo corpo. Non che i mafiosi non avrebbero potuto farlo sparire…
“C’era quest’altro ragazzone, quello scagnozzo. Come si chiama?” chiese Jim.
“Vuoi dire Gabe? E’ con la signora Kapelput, Oswald ha fatto di lui la sua guardia del corpo un po’ di tempo fa”.
“C’era una ragione? Doveva sentire di essere in pericolo se le ha assegnato Gabe.”
“Si è comportato in modo strano, ultimamente?”
“Lui è sempre strano” Butch guardò Harvey come se avesse fatto una domanda stupida. “Non saprei, forse era più nervoso e irrequieto. Difficile a dirsi. Però c’erano un sacco di ragioni, per questo. E’ un mondo difficile.”
Harvey era già fuori a parlare con alcuni poliziotti. Jim mandò Butch a casa, dicendogli di chiamarli se si fosse ricordato qualsiasi altra cosa o se Oswald lo avesse contattato. C’erano, però, probabilità scarse per quest’ultima ipotesi. Infine Gordon rimase solo nel bar. Era stato su un sacco di scene del crimine nella sua vita, ma qui aveva una sensazione più strana. Qualcosa non andava. Si fermò in mezzo al club, qualcosa gli diceva che doveva restare lì, che se si fosse sforzato avrebbe sentito dei sussurri dalle pareti.
Jim, Jim…
Ma era solo nella sua testa. Rabbrividì e, con un ultimo sguardo alla triste distruzione, Jim salì nell’auto di Harvey.
Erano quasi arrivati. Galleggiavano fra le onde, tra il passato e il loro futuro. I ricordi, la famiglia e tutto ciò che conoscevano stava dietro di loro. Avventura, speranze e la loro nuova vita l’attendevano. Lui la baciò sulla guancia, disse che sarebbe tornato presto, doveva andare in bagno. Lei gli sorrise e lo guardò man mano che diventava sempre più piccolo mentre si allontanava. Erano sole. Guardò la figlia, le cui mani stringevano il parapetto. I suoi occhi chiari scrutavano l’orizzonte, la sua selvaggia chioma di capelli ricci che volava in ogni direzione. La abbracciò, senza notare gli uomini che strisciavano verso di lei. Una mano ruvida la spinse contro il parapetto, mentre veniva voltata verso di loro. Gridavano qualcosa in una lingua che non capiva, e si nascose la figlia dietro la schiena.
Anyu, anyuci” gemette la figlia. Lo disse nella lingua che lei non capiva. Le sue lacrime iniziarono a scorrere, il vento che le congelava sulle guance rosse. Uno degli uomini la schiaffeggiò, e un altro strinse la mano intorno al ciondolo che lei indossava. Lo strappò facilmente, nonostante tentasse di tirargli pugni. Uno degli uomini la colpì in testa e lei cadde, le grida della figlia aumentarono.
Segítség! Tolvajok! Segítség!” Gridò per chiedere aiuto, ma nessuno la sentì.
Anyu” sussurrò la figlia, i singhiozzi che scuotevano il suo piccolo corpo, e lei la abbracciò.
"Shhh, Gertrud. Itt vagyok, édes lelkem. Semmi Baj” sussurrò. “Sono qui, mia dolce anima. Non aver paura”.
La sua famiglia aveva ragione. Quella cosa era maledetta. Avrebbe dovuto lasciarla a casa.
“Sei sicuro che questo è l’indirizzo giusto della signora Kapelput?” Jim guardò la lunga serie di appartamenti. Dubitava che Oswald avrebbe lasciato vivere sua madre in questo posto ora che era così potente.
“Questa è l’ultima informazione che ho potuto trovare su di lei. Non credo che mammina sapesse cosa il suo adorabile figliolo stesse facendo”.
Jim dovette assentire. L’unica volta che aveva incontrato la signora Kapelput, era evidente che idolatrava suo figlio, e che sarebbe dovuto essere qualcosa di estremo a scuoterla dal suo mondo dei sogni. Harvey e Jim salirono al secondo piano, e bussarono alla sua porta. Niente. Provarono nuovamente, Nessun suono.
“Signora Kapelput, apra! GCPD!”
Silenzio.
“O la vecchia gallina non è in casa, o è scomparsa anche lei” concluse Harvey.
“Che ne dici se otteniamo un mandato per perquisire l’appartamento?” suggerì Jim.
“Che ne dici se forziamo la serratura?” ribatté Harvey e spinse via il partner. Gordon scosse la testa, anche se sapeva che sarebbe stato molto più rapido. Pochi secondi dopo la porta si aprì.
“Signora Kapelput, è lì dentro?” chiese di nuovo Jim, ma nessuno rispose. In effetti l’appartamento era vuoto, anche se non c’era alcun segno di effrazione o furto.
“Guarda, Jim” Harvey fece un cenno alla toilette della signora Kapelput e tracciò una linea con l’indice nello strato di polvere.
“Manca a casa da molto” realizzò Jim, spalancando gli occhi.
“Giusto. Ricordi cos’ha detto Gilzean? Cobblepot, probabilmente, l’ha mandata via con Gabe.”
“Sapeva che qualcosa stava arrivando.”
“Esatto.”
“Va bene, ma perché non si è preparato? Se sapeva che delle persone gli stavano col fiato sul collo, perché non ha colpito per primo?” Jim rifletté, guardandosi attorno e cercando di trovare altri indizi.
“Non lo so...pensi che Gilzean abbia mentito? Pensi che sapeva di Gabe e la signora Kapelput?”
“No, non penso sia così...ma è interessante il fatto che Cobblepot abbia tenuto tutto segreto, anche al suo uomo più fidato.”
Si stava facendo tardi, così rimandarono a un altro giorno. Harvey lasciò Jim fuori dal suo appartamento. Con un sospiro rassegnato, Gordon scoprì che aveva solo qualche avanzo cinese in frigo. Lo mandò giù con qualche birra e guardò la TV, ma la sua mente tornava sempre a un solo pensiero: cosa diavolo era successo a Oswald?
Purtroppo, la questione e le preoccupazioni del giorno seguirono Jim anche nel sonno; si svegliò diverse volte durante la notte, e quando riusciva a chiudere gli occhi, era piuttosto agitato e si girava e rigirava. All’alba la sua mente parve stancarsi e, finalmente, si addormentò. Nonostante ciò, tuttavia, poche ore dopo, Jim iniziò a risvegliarsi. Grazie al suo addestramento militare, sentiva che qualcuno lo stava osservando. Aprì gli occhi di scatto, e poteva giurare che Oswald Cobblepot era in piedi accanto al suo letto, osservandolo in silenzio. L’immagine, però, svanì subito in un battito di ciglia. Jim si mise seduto sul letto e strofinò gli occhi stanchi. Doveva aver sognato. Fece del suo meglio per andare al lavoro e non pensarci, ma la sua mente non lo ascoltava. Si era soffermato sul caso con un’intensità tale che era un beneficio per la sua carriera, ma non per il suo benessere mentale. Oswald era scomparso, non poteva essere nel suo appartamento. Jim sospirò, e si preparò a nuova giornata di lavoro.
   
 
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