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Autore: _MorgenStern    13/12/2016    0 recensioni
La Metropoli non li ama, la Periferia non è abbastanza.
La legge non è giusta, i sentimenti non seguono ragione.
Scappare è estenuante, vivere è una sfida.
Non conoscono la libertà, ma possono crearla.
-
[Droid!Shiro/Keith]
-
{ Una CyberPunk!AU di Voltron che aggiorna. Ogni tanto.
Rating soggetto a modifiche.
Ispirata principalmente alle canzoni di Scandroid. }
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I've been dreaming of a Savior
to pull me from this lonely place
She is analog and digital
halo of light around her face

 

La tensione è talmente tanta che Shiro potrebbe alzare una mano e sfiorarla, spostarla e magari scaldarla finché non prende fuoco.
Ma non gli sembra una cosa effettivamente possibile da fare – si dice metafora? –, o utile, per cui rimane fermo, fissando la ragazza dalla pelle scura che sta minacciando la sicurezza del gruppo di giovani che l’ha prelevato.
Minacciare, in realtà, non è il termine corretto: è semplicemente entrata, come se la base fosse casa sua, e sta chiedendo ai ragazzi di riavere lui, “l’HR”. A quanto pare, prima apparteneva a lei.

“Non sapete gestirlo. Non sapete gestire nemmeno la vostra base o voi stessi” sembra talmente sicura di sé, che persino Shiro potrebbe dirsi d’accordo.

“Non daremo una cosa del genere in mano a te” Pidge ci sta provando ad essere convincente, ci sta davvero provando, l’indice a pochi millimetri dall’avvio delle armi e una voce sorprendentemente ferma.
“Puoi pure ammazzarci, ma la Metropoli non riavrà questo coso.”

Lo sbuffo di derisione dell’intrusa non tarda ad arrivare.
“E come pensate di fermarmi, di grazia? Con un taser illegale e rubato? Con delle minacce?”

Shiro sa cosa sta per succedere: sa come la ragazza devia il fucile di Lance poco prima che questi sfiori il grilletto, sa come lo blocca contro la parete, e quanto sia facile per lei calciare il taser di un Hunk che non ha ancora avuto il tempo di reagire.
Lo sa, lo vede accadere, ma non capisce perché.
Quanto è frustrante.

Pidge non può azzardarsi a far fuoco, Lance è troppo vicino al bersaglio, e Keith non può muoversi se vuole evitare ulteriori danni al collo dell’amico.
Per un riflesso involontario, Shiro sfiora la propria gola, quasi confuso dal gesto e dalla sensazione: ricorda cosa ha fatto, ma sembra più un sogno che un ricordo.
Un sogno in cui lui ha ferito Lance.
Non avrebbe dovuto, nessuno dovrebbe.

“Lascialo” il suo stesso tono di voce gli sembra strano. Vede riflesso sul volto di Keith quanto sia assurdo il fatto che lui prenda l’iniziativa – non è stato fatto per quello, in fondo –, ma deve fare qualcosa per il ragazzo. Deve recuperare l’errore, deve fargli capire come non sia lì per ferire.
Non è fatto per quello, dannazione, almeno questo deve essere vero.

Non sente la mano destra scaldarsi, non si rende bene conto di essere terribilmente più minaccioso, in piedi e pronto ad attaccare. Sa solo che deve fermare questo caos, un caos che è intorno a lui da quando si è svegliato vicino a Keith. O che, a pensarci meglio, è intorno a lui da quando ha aperto gli occhi la prima volta.

L’espressione della straniera è solo lievemente sorpresa, un sopracciglio appena alzato e il braccio ancora a tenere immobilizzato il giovane.
“…d’accordo, ma solo se i tuoi nuovi amici la smetteranno di tenermi sotto tiro. Non sono qui per loro.”

Lo sguardo che viaggia tra il gruppo di umani racchiude più di un semplice assenso, ma il risultato è immediato e sconsolato: Keith e Hunk abbassano le armi, Pidge allontana le mani dal pad e Lance si lascia sfuggire un lamento, il fucile che cade a terra poco prima che la ragazza si allontani da lui.

Terminato il suo compito di difesa, Shiro rilassa le spalle, il bagliore violaceo che si spegne gradualmente, e inclina appena la testa per osservare la ragazza, che intanto si è sistemata su uno degli sgabelli come se la base fosse sua. Sa di conoscerla, ma non ricorda…

“Ok, visto che avete opposto un minimo di resistenza, immagino di dovervi almeno spiegare qualcosa” il comunicatore sul lungo orecchio destro si illumina e la ragazza preme la risposta senza smettere di guardare le persone nella stanza.
“Sono Allura, non vengo dalla Metropoli e quell’HR è l’ultima cosa che avreste dovuto trovare. Non era lì per voi.”

“…l’hai lasciato tu nel magazzino?” chiaramente, la prima voce si rivolge all’intrusa è quella di Pidge. Keith non è uno da domande, il droide l’ha capito, e Hunk è occupato a prendersi cura di un Lance stranamente silenzioso e abbastanza ferito nell’orgoglio; Pidge, invece, ha un sacco di cose da chiedere.

“Non esattamente, c’è arrivato da solo. Ma non doveva incontrare voi”
La testa di Allura si volta verso l’entrata nell’esatto momento in cui un altro straniero, dalle fattezze simili alle sue e che Shiro è nuovamente sicuro di aver già visto, entra con nonchalance.
L’oltraggio che tiene serrate le labbra di Pidge in una linea tesissima è quasi buffo.

“Coran, controllalo.”

Senza una parola o nessuno che provi a impedirglielo, l’uomo si avvicina al robot, sorridendo come se non avesse gli sguardi di quattro ragazzi piantati addosso, e il modo con cui collega un cavo alla nuca di Shiro è talmente naturale che il droide nemmeno si irrigidisce. Sa di averlo già fatto, in passato.
“Hey, allora. Come andiamo?”

“Ero-…ero tuo, prima?” Shiro non aveva esattamente intenzione di chiedere questo, ma i suoi occhi sono scivolati via dal pad di Coran seguendo la loro propria volontà, e ora stanno silenziosamente pregando la ragazza di rispondere.
Deve sapere, vuole disperatamente ricordarsi qualcosa, ma il sorriso che gli rivolge Allura lo lascia ancora più confuso.

“No. Non ho mai avuto nessun HR. Tu sei stato più un collega che una proprietà, e ora stai solo facendo il tuo dovere. Stai andando benissimo, Takashi.”

Takashi.

Shiro non sa se sia stato Coran o se siano suoi ricordi, ma l’immagine di un’Allura sorridente accanto a lui è fin troppo vivida nella sua mente, una risata cristallina che non ha ancora sentito che fa eco nelle sue orecchie.
La conosce.
Non deve preoccuparsi.

“…perché era in quel magazzino, quindi?” Keith suona impaziente, ma c’è qualcos’altro nascosto sotto il tono controllato. Curiosità, certo, e forse fastidio.
Shiro ha bisogno di più tempo per comprenderlo.

“Deve uccidere” la naturalezza con cui Allura pronuncia queste due parole distrugge la speranza nel petto del droide, distrugge la sicurezza con cui si era appena fidato di lei.
Distrugge la parvenza di fiducia dei ragazzi, che si voltano a fissarlo.
Distrugge la fiducia di Keith, che si allontana di un passo e stringe le dita sul pugnale, guardandolo come se lo vedesse per la prima volta.
Shiro vorrebbe allungare una mano e fermarlo, dire che non è vero, che non vuole fare del male a nessuno, ma la ragazza parla di nuovo e lui sa di non avere alcuna certezza per giustificarsi.

“Da quello che vedo non siete esattamente amici della Metropoli, per cui potete sapere che chi deve uccidere è là. Non è programmato per ferire voi o qualunque periferico, se non in circostanze potenzialmente pericolose” la scrollata di spalle sottolinea come la base e i suoi occupanti non siano mai nemmeno stati presi in considerazione come minacce.
“Mi meraviglio che sia rimasto con voi così a lungo.”

“È a posto, niente di irregolare nel set.” la pacca sulla spalla che riceve da Coran non lo stupisce, ma lo riporta alla realtà. Una realtà che lo confonde tremendamente e che non ha intenzione di avere pietà di lui.

“…cosa devo fare, quindi?” Allura è l’unica persona che sembra avere risposte, l’unica persona a cui può rivolgersi per capire chi è, quale strada deve prendere. L’unica persona che lo guarda come se sapesse molte più cose di lui di quante ne sa Shiro stesso – cosa che, in fondo, non è così difficile.

Di nuovo in piedi, Allura lo squadra per un attimo, per poi rivolgere lo sguardo al gruppo di giovani umani, chiaramente soppesando ognuno di essi.
“…puoi restare con loro. Tutto sommato, è un inizio come un altro.”

Nel tornare verso l’ormai inutile e fin troppo sfruttata porta d’entrata, i due stranieri si scambiano qualche parola, e Lance riceve un sorriso di non belligeranza: non intendeva ferirlo, è stata costretta.
Se irrompere in una base e minacciare i suoi occupanti è difesa.

“Aspetta. Aspetta un secondo!” Pidge non sta ragionando troppo su quello che fa, pad abbandonato sul tavolo e qualche passo mosso dietro ad Allura, la determinazione chiara nei grandi occhi nocciola.
“Non puoi tenerci fuori dai vostri piani, adesso. Se ci lasciate lui, ci spiegate tutto.”
Il ragazzo sa di non poter minacciare nessuno, ma sta comunque facendosi valere. Un tentativo degno di ammirazione.

Allura si volta a guardarlo, il placido e rassicurante sorriso del video nuovamente sulle labbra.
“Ragazzi, saprete fin troppo. Un HR come quello non è una fortuna, è una condanna a morte. Ma se sarete abbastanza svelti potrete salvarvi, so che potete farcela. Vi ho osservati, siete davvero un buon punto di partenza per lui, e lui potrebbe esserlo per voi.”

Il brivido che corre lungo la schiena di Keith è chiaro al droide, quasi come se avesse la sua pelle sotto le dita.
Li ha osservati e sa di loro. Sa di lui. Sa tutto.

“D’altro canto, chi non vorrebbe governare la nuova Metropoli?” il sibilo della porta copre il divertimento nelle parole di Allura e il rumore sordo della chiusura decreta la fine di un incontro che potrebbe benissimo non essere avvenuto.








 


La vita è contro di me e mi impedisce di pubblicare.
E questo capitolo è - esatto - nel POV di Shiro~
Love u all <3

Chapter Lyrics: Scandroid - Salvation Code }

 

  
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