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Autore: Signorina Granger    13/12/2016    6 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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Capitolo 5: Primo incontro

 
Sabato 20 Settembre
 
 
“Sbaglio, o ieri sera la tua amica non è venuta alla partita?”
 
“Lei ha un nome Verräter, lo puoi usare.”
 
Alastair roteò gli occhi, alzando lo sguardo dal libro che teneva in mano per posarlo su Jude, che gli rivolse di rimando un debole sorrisetto:
 
“Com’è che sei sempre così suscettibile, quando si tratta di Isabelle?”
 
“Perché è mia amica, e le voglio bene. Ad ogni modo no, non è venuta ieri sera.”
 
“Strano… in genere fa il tifo per te. Posso sapere perché non è venuta?”
 
Il sorriso angelico di Jude non vacillò di fronte allo sguardo seccato di Alastair, che chiuse il libro prima di sbuffare leggermente:
 
“Non che siano affari tuoi, ma ha detto che preferiva riposarsi un po’ in vista di stasera. Perché diamine ti interessa?”
 
“Per nessun motivo in particolare… solo, mi piace tenermi informato. Piuttosto Shafiq, credi davvero che il motivo fosse quello? La conosci da più tempo di me e mi chiedo se non sia per questo motivo che non riesci a capire quando mente… non sei obbiettivo quando si tratta di Isabelle.”
 
Jude gli sorrise prima di girare sui tacchi e uscire dalla Sala Comune, lasciando Alastair solo… e anche se quest’ultimo non l’avrebbe mai ammesso, qualcosa gli diceva che purtroppo Jude Verräter aveva ragione.  Alastair sbuffò, lasciando il libro sul divano e riflettendo su quanto appena sentito… ormai gli aveva messo il dubbio in testa, e anche se detestava l’idea che Isabelle gli avesse mentito o anche solo il non fidarsi di lei, odiava anche essere preso in giro.
 
“Che muso lungo… qual è il problema? A parte l’aver perso contro il tuo migliore amico, ovviamente.”
 
Jackson spuntò sulla soglia della stanza, sorridendo all’amico mentre gli si avvicinava, sedendosi sul divano accanto a lui tenendo un libro in mano.
 
“Fammi indovinare Jax, passerai le prossime due settimane a ricordarmelo? Ho appena parlato con Verräter, e come sempre è riuscito a mettermi in difficoltà.”
 
“Perché, di che avete parlato?”
 
“Di Belle. Lui sostiene che mi abbia mentito ieri sera.”
 
Alastair contorse la mascella mentre Jackson apriva il libro, sfogliando distrattamente le pagine per tornare al punto a cui era rimasto:
 
“Beh, sai di non stare particolarmente simpatico a Jude… non prenderlo troppo sul serio, magari voleva solo farti innervosire. Perché Isabelle dovrebbe mentirti?”
 
“Non lo so… ma se è così lo scoprirò, stanne certo. Piuttosto, cosa stai leggendo?”
 
“Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr Hyde… lascia stare, non è roba per te.”
 
Jackson sorrise all’amico, per niente sorpreso nel trovarlo leggermente confuso di fronte al titolo del libro: dopotutto Alastair era Purosangue, era lecito che non avesse mai sentito prima quel nome… in effetti nemmeno lui avrebbe dovuto conoscerlo in teoria, ma da anni si era appassionato alle letture Babbane e aveva letto moltissimi classici della loro Letteratura.
 
“No, probabilmente no… Ma tuo padre lo sa, che leggi quella roba?”
 
“Scherzi? Gli verrebbe un infarto! Anche se io e lui non ci facciamo molte confidenze… Non lo sa, e per quanto mi riguarda non è necessario che avvenga il contrario.”
 
                                                                       *
 
“Non so tu, ma io non ho proprio la testa per studiare…”
 
“Nemmeno io, la mia concentrazione è praticamente pari a 0… continuo a pensare a stasera, maledizione.”
 
Frankie sbuffò, lanciando un’occhiata torva ai compiti che non aveva alcuna voglia di svolgere: a suo parere qualcuno prima o poi avrebbe dovuto stilare una regola che li vietasse, di Sabato.
 
Inaspettatamente però Alexa sorrise, guardando l’amica seduta di fronte a lei con una luce divertita e maliziosa negli occhi:
 
“Strano, ero convinta che più che a stasera tu stessi pensando a ieri sera, quando avete vinto…”
 
“Certo che abbiamo vinto… e anche grazie al mio aiuto, modestamente!”
 
“… fammi finire Frankie! Dicevo, a quando avete vinto e Steb ti ha fatto i complimenti.”
 
Francisca sgranò gli occhi alle parole dell’amica per poi sbuffare, tirandole un foglio di pergamena accartocciato addosso e cercando di ignorare le sue risate:
 
“La vuoi finire con questa storia? Non sei divertente Alexa!”
 
“Io mi reputo molto divertente invece… E non pensare di prenderti gioco di me Frankie, so di aver ragione! Menomale che era buio, altrimenti tutti avrebbero visto di che tonalità di porpora sei diventata…”
 
Probabilmente Alexa avrebbe anche continuato a “divertirsi”, ma un’occhiataccia dell’amica la convinse a lasciar perdere:
 
“Ok, ho capito… per un po’ la smetterò, ti darò pace. Ma so di aver ragione Frankie, e non puoi fare nulla per convincermi del contrario. Non capisco perché ti imbarazzi, dopotutto Adrianus è davvero un bel ragazzo ed è anche molto simpatico.”
 
“Alexa, parla piano, dannazione!”
 
                                                                               *
 
Aveva iniziato a disegnare praticamente senza un’immagine ben chiara in testa, non sapendo nemmeno cosa voler rappresentare.
 
Il carboncino era quasi scivolato da solo sul foglio bianco, tracciando delle linee senza riflettere: Isabelle si lasciò guidare semplicemente dal suo inconscio, permettendo alla sua mente di mostrarle che cosa stesse occupando prepotentemente i suoi pensieri.
 
Ad un certo punto la ragazza si fermò, guardando il suo lavoro con una lieve smorfia dipinta sul volto mentre Phoebe le si avvicinava, carica di libri e imprecando contro gli insegnanti che li avevano già caricati di compiti dopo una singola settimana:
 
“Di questo passo non arriverò viva a Natale... Perché stai disegnando la Cappella?”
 
La ragazza sbirciò il quaderno da disegno dell’amica, che si strinse nelle spalle e lo chiuse in fretta per poi lasciarlo sul tavolo, accanto a lei.
 
“Così… pensavo solo che è da molto che non ci andiamo.”
 
“In effetti da quando siamo tornate non ci siamo ancora andate… magari ci faremo un salto domani, temo che per oggi siamo destinate a restare confinate qui.”
 
Phoebe sbuffò debolmente mentre tirava fuori piuma e calamaio dalla borsa, preparandosi ad iniziare i compiti mentre l’amica sembrava del tutto assente, la testa altrove invece che in Biblioteca, insieme a lei.
 
Mentre srotolava una pergamena Phoebe le rivolse un’occhiata in tralice, chiedendosi a cosa stesse pensando l’amica… del resto però quella sera avevano il primo incontro con la Night School dell’anno, quindi dedusse che stesse pensando a quello e non le chiese nulla, restando in silenzio per qualche secondo.
 
“Chissà cosa faremo stasera…”
 
“Niente di troppo piacevole, ho idea. Qualcosa mi dice che non sarà affatto rilassante.”  Isabelle avvicinò la sedia al tavolo con un gesto secco, affrettandosi ad imitare l’0amica per concentrarsi sui compiti: di quel passo sarebbe arrivata l’ora di cena e non avrebbe concluso nulla… e non era decisamente il caso di restare indietro già alla prima settimana.
 
“Purtroppo, sono d’accordo con te. Da che cosa vuoi iniziare?”
 
“Trasfigurazione, via il dente via il dolore.”
 
Isabelle sfoggiò una smorfia che fece sorridere debolmente l’amica, consapevole di quanto detestasse quella materia.
 
Phoebe guardò la compagna tirare fuori il libro di Trasfigurazione dalla borsa, indecisa se chiederle o meno della sera precedente… non sapeva perché, ma c’era qualcosa che le puzzava leggermente in quella storia.
 
“Allora… ieri seria che hai fatto, tutta sola in camera tua?”
 
“Che vuoi che abbia fatto, mi sono riposata… sai, non credo di essermi ancora abituata ad alzarmi presto, dopo tre mesi.”
 
“Tipico di te. Ma se ci fosse qualcosa che non va me lo diresti, vero Belle?”      Isabelle alzò lo sguardo sull’amica, sorridendole leggermente prima di annuire, guardandola come se la trovasse tenera a preoccuparsi per lei:
 
“Si… certo. Anche Alastair mi ha detto la stessa cosa, possibile che vi scaldiate tanto per una partita mancata? Rilassati Bibi, non c’è niente che non va… Piuttosto, pensi che parlerai mai con tua sorella o hai programmato di ignorarla per tutto l’anno?”
 
“Ma che c’entra ora? Belle, non puoi spostare sempre il discorso quando ti fa comodo, credi che non me ne accorga?”    Phoebe sbuffò, guardando l’amica quasi con un cipiglio accusatorio che fece sorridere leggermente Isabelle, guardando l’amica con aria divertita:
 
“Forse lo faccio, è vero… Ma tu non rispondi mai alle domande scomode, quindi in pratica siamo pari.”
 
                                                                                    *
 
“E’ una mia impressione, o a Beauxbatons davano meno compiti?”
 
“No, è effettivamente così… Siamo alla prima settimana e siamo già carichi di roba, grandioso… Da te erano così fiscali o vi lasciavano respirare?”
 
Mathieu sbuffò mentre cancellava nervosamente l’ennesima frase che lo convinceva poco nella relazione che avrebbe dovuto scrivere per Trasfigurazione, rivolgendosi ad una Camila visibilmente distratta, come se avesse la testa da un’altra parte.
Non ottenendo risposta il ragazzo si voltò verso l’americana, sorridendo debolmente prima di chiamarla nuovamente:
 
“Camila?”
 
“Eh? Scusa, pensavo ad altro… Comunque sì, forse ad Ilvermorny non erano così tremendi.”
 
Camila sospirò debolmente, tornando a concentrarsi sui compiti mentre ripensava alla sua vecchia scuola, ormai lontanissima. Un po’ le mancava, in effetti… Ilvermorny aveva un clima molto più rassicurante rispetto a quell’imponente castello tardo settecentesco.
 
“Non ti abbiamo mai chiesto come mai ti sei trasferita qui, in effetti… cosa ti ha portata in Inghilterra?”
 
“Borsa di studio… voi?”
 
“Anche io.”   Mathieu annuì, rivolgendo un’occhiata di sbieco in direzione di Etienne, che rimase in religioso silenzio, preferendo restare fuori dal discorso.
Quando aveva ottenuto la borsa di studio Camila si era sentita quasi fiera di se stessa… ma a volte si era chiesta se fosse la cosa migliore, frequentare la scuola di sua sorella, dove anni addietro aveva studiato anche il loro padre. Phoebe era finita alla Cimmeria per ereditarietà, come praticamente tutti gli studenti dell’istituto, ma lei si sentiva un po’ un pesce fuor d’acqua con i suoi capelli assurdi e il suo carattere spontaneo, in mezzo a quelle divise ordinate e al clima leggermente rigido.

Era passata una settimana, ma quei giorni era passati molto lentamente... le sembrava di essere in Inghilterra da secoli, l'America e sua madre non le erano mai sembrate così lontane, sia realisticamente che metaforicamente.

Di fronte alla domanda di Mathieu Camila annuì con leggero cenno del capo, preferendo limitarsi ad annuire invece che spiegare la storia per intero... sarebbe stato un po’ complicato, in quel caso:

“Ti manca la tua famiglia?” 

“Un po’... a voi?” 

“Oh beh, mio fratello insegna qui... non può mancarmi la mia famiglia, in pratica mi tiene sotto controllo anche se i miei genitori e gli altri fratelli vivono in uno Stato diverso.” 

Etienne sfoggiò un sorriso leggermente amaro che fece ridacchiare Mathieu, già pregustandosi l'anno che avrebbe passato a prendere in giro l'amico per la vicinanza del fratello maggiore... povero ET. 

Camilla invece sorrise con aria quasi comprensiva, guardando il francese con curiosità:

“Hai altri fratelli?” 

“Si, siamo in quattro... ma ad avere i poteri magici siamo solo in due.” 

“Però, siete un bel numero...” Camila inarcò un sopracciglio, astenendosi dal chiedergli come fosse avere una famiglia numerosa... lei era cresciuta da sola con sua madre, dopotutto... aveva sempre saputo di avere una sorella, ma l'aveva conosciuta solo dopo anni. 

“Abbastanza, a volte è bello, altre un po’ meno... Ma ora finiamola di chiacchierare, altrimenti finiremo i compiti domani notte e non voglio passare il resto del weekend qui!” 


                                                                             *


“Al? Ci sei? È il tuo turno.”   Isabelle inarcò un sopracciglio, guardando il suo migliore amico con lieve scetticismo: Alastair aveva decisamente la testa da un'altra parte... ed era una cosa piuttosto rara, quando giocavano a scacchi.

Il ragazzo annuì, sospirando leggermente prima di parlare di nuovo, evitando di guardarla in faccia:

“Si, scusa... Regina in E5.” 

Isabelle annuì, aggrottando leggermente le sopracciglia mentre cercava di figurarsi la mossa nella sua testa, insieme al quadro completo della scacchiera.

“D'accordo... Torre mangia Fante. Sei un po’ distratto, Al?” 

Isabelle sorrise, allungando una mano per toccare il boccolo orologio che aveva appoggiato sul tavolino, azionando il cronometro per passare il turno all'amico, che annuì sbuffando leggermente:

“In un certo senso...” 

“A me puoi dire tutto, lo sai... stai pensando a stasera?” 

“No. Belle... se ci fosse qualcosa che non va me lo diresti, vero? Insomma, ci conosciamo da sempre... Cavallo in E2.” 

“Pensi davvero di mangiare la mia Regina con così poco? Scordatelo, Al... e comunque va tutto bene, non preoccuparti. Perché me lo chiedi? Alfiere in H4.” 

“Non lo so... scusa, ma Verräter mi ha messo la pulce nell'orecchio.” 

Alastair sbuffò, maledicendo mentalmente il ragazzo mentre Isabelle inarcava un sopracciglio, chiedendosi perché Jude proprio non riuscisse a non mettere il naso nei suoi affari:

“Che cosa ti ha detto Jude?” 

Alastair ricambiò il suo sguardo, e per un attimo entrambi si scordarono della partita in corso, con il cronometro che continuava ad andare, scandendo i secondi del turno del ragazzo. 
Poi si strinse nelle spalle, parlando in tono quasi piatto:

“Non saprei Belle... c'è qualcosa che dovrebbe dirmi?” 

“Ovviamente no. Ma lo sai com’è fatto... probabilmente voleva solo metterti in difficoltà, lascia perdere. Piuttosto pensa al gioco, il tuo turno sta procedendo...” 

“Merda, ma non potevi bloccarlo?” 

“Neanche morta, lo sai che amo vincere!”    Isabelle sfoggiò un sorriso, ma dentro di se non pensava più alla partita e alle mosse, smettendo di immaginarsi la scacchiera dove lei è Alastair stavano giocando senza scacchi veri e propri... Possibile che Jude l'avesse vista? 

Se sapeva qualcosa, doveva assolutamente assicurarsi che non parlasse con nessuno... e capire per bene che cosa il ragazzo sapeva e cosa no.

"State ancora giocando a scacchi senza gli scacchi?"   

Una voce familiare la distrasse, facendola voltare verso a sua fonte, che era comodamente seduta su una poltrona nella grande, circolare ed accogliente Sala Comune, dove gli studenti passavano spesso parte del loro tempo libero. 

“Già. Vuoi fare una partita? Dopo che avrò battuto Al, ovviamente.” 

“Ehi! Non è ancora detta l'ultima parola!”   Alastair sbuffò, rivolgendo all'amica un'occhiata quasi offesa mentre la ragazza sorrideva, e anche Adrianus che però scosse leggermente il capo, declinando l'offerta:

“No grazie Isabelle... onestamente, non credo che ne sarei perfettamente in grado. Voi due siete strani, ve l'hanno mai detto?” 

“Qualche volta.”  Isabelle si strinse nelle spalle, mentre sia lei che Alastair si astenevano dal dire al compagno che anche lui sarebbe stato in grado di giocare a scacchi in quel modo se avesse passato settimane su settimane a giocarci ripetutamente, imparando strategie a non finire. 

La Night School aveva quasi una fissa per gli scacchi, una fissa che nessuno riusciva mai a comprendere appieno ma alla quale tutto si adeguavano: non che ci fosse scelta, del resto. I primi mesi erano dedicati solo ed esclusivamente a quel particolare, complicato gioco e alla fine i ragazzi conoscevano meglio quel gioco che la loro lingua madre, probabilmente.

“Hai per caso visto Jax, Steb? Non lo vedo in giro da un po’...” 

“Ha detto che doveva fare i compiti, ma preferiva fare da solo perché con noi in giro non sarebbe riuscito a combinare nulla... non posso dargli torto, in effetti. Nemmeno io combino molto in compagnia.” 

“Noi no, ormai siamo una squadra fenomenale nell’aiutarci reciprocamente con i compiti..
 Scusa Al, ma Torre mangia Re, Scacco.” 

“Questa non è proprio la mia giornata... Steb, se mi prometti che non mi batterai in niente posso farti compagnia con lo studio? Tra Quidditch ieri e Scacchi oggi, non so che altro mi capiterà...” 

Isabelle sorrise, alzandosi e dando una pacca sulla spalla dell'amico prima di voltarsi, strizzando l'occhio ad Adrianus quasi a volergli dire di dare un po’ di pace ad Alastair.
Il ragazzo colse il messaggio e si rivolse di nuovo al ragazzo, annuendo con un cenno del capo:

“Visto che ti sei offerto, mi puoi dare una mano in Pozioni... questa relazione mi mette sonnolenza ancor prima di iniziarla. Belle, ti unisci a noi?” 

“No grazie, credo che andrò a cercare Phoebe... probabilmente è in Biblioteca, sepolta dai libri e in piena crisi “odio la scuola e tutti gli insegnanti”.” 

La ragazza uscì dalla stanza e, anche se nessuno dei due disse nulla, scambiandosi un'occhiata eloquente Alastair e Adrianus seppero che stavano pensando la medesima cosa: del resto, chi non ci passava, in quella fase? 


.                                                                                   *


“Fai piano, maledizione! Vuoi svegliare tutto il castello?” 

Alexandrine alzò gli occhi al cielo, facendo cenno alla sua migliore amica di seguirla mentre Francisca le zoppicava alle spalle, imprecando a mezza voce contro la cassapanca contro la quale aveva appena sbattuto il piede. 

“Grande, mi sono distrutta il piede ancor prima di iniziare...” 

“Non è colpa di nessuno se dopo anni ancora non ti ricordi dove mettere i piedi e dove no... ma muoviamoci, è praticamente ora.” 

La rossa sospirò, avanzando lungo il corridoio buio con la bacchetta stretta in mano e l'amica subito dietro: era il primo incontro dell'anno... e non la minima intenzione di fare tardi, non dopo aver passato tutta la giornata a chiedersi come sarebbe andata. 

Miracolosamente le due ragazze fecero gran parte del percorso restando in silenzio, scendendo frettolosamente le scale. Il castello era buio, ma avevano percorso quella stessa strada così tante volte che quasi non avevano bisogno della luce delle bacchette... quasi ovviamente, visto che Frankie non voleva arrivare in palestra con un piede definitivamente fuori uso. 

Mancavano pochi minuti alle 23, e a parte loro e gli altri membri della Night School nessuno era in giro per i corridoi a quell'ora... alla Cimmeria prendevano il coprifuoco molto seriamente, lo sapevano tutti. 

“Strano non aver incrociato nessuno... secondo te siamo noi in ritardo? Oppure in anticipo...” 

“Non lo so Alexa, ma preferisco spingermi sulla seconda opzione... se no chi li sente, quelli.” 


                                                                            *


Ricordava perfettamente quando, un anno prima, aveva fatto quella strada a quell'ora per la prima volta... di certo a quel tempo era molto più nervoso, trattandosi del suo primo incontro. 
Quella sera invece Jude Verräter scendeva le scale con calma, muovendosi silenziosamente quasi senza farlo apposta: ormai ci era abituato... Era consapevole che nessuno avrebbe potuto dirgli nulla trovandolo in giro a quell'ora, anche se il Coprifuoco era passato: del resto, tutti i professori sapevano i nomi dei membri della Night School... gli aveva sempre recato una certa soddisfazione, quella piacevole sensazione di estrema sicurezza: tecnicamente non si poteva violare il coprifuoco, ma lui non doveva farsi alcun problema. O almeno, quando erano previsti degli incontri. 


Jude attraversò l’ingresso deserto imboccando un corridoio e poi un altro, fino a scendere una breve rampa di scale. Si trovò davanti ad una porta a doppia anta alta solo pochi centimetri più di lui, sigillata per la maggior parte degli studenti della Cimmeria e per gran parte dell'anno... se non nelle due sere a settimana, quando si ritrovavano per gli incontri.

Jude sollevò la mano, rivolgendo il palmo verso il legno scuro e intagliato in rune della porta. Pochi istanti dopo il simbolo inciso appena sopra la serratura s’illuminò flebilmente di bianco, riconoscendo il disegno che gli avevano fatto sulla mano destra l'anno prima, quando era entrato nella Night School: ormai il segno era scomparso da tempo, certo... ma la porta lo riconosceva comunque. 

Jude aprì la porta e lasciò che si chiudesse alle sue spalle con un leggero tonfo, notando che nella palestra non c'era ancora quasi nessuno... sollevato di essere arrivato per tempo il ragazzo si avvicinò alla parete con allineati i ganci d’ottone che riportavano una borsa con i vestiti che indossavano durante gli incontri, il cognome di ogni studente inciso sopra.

Era decisamente sollevato di non dover più giocare a scacchi: era arrivato ad un punto in cui aveva quasi rovesciato la scacchiera per terra... per mesi non aveva fatto altro, l'anno prima. Ma ora le cose erano finalmente mutate definitivamente, e avrebbe potuto continuare l'allenamento più pratico, come alla fine dell'anno precedente. 

Essendo sistemati in ordine alfabetico il suo era uno tra gli ultimi, appena dopo quello di Isabelle Van Acker... leggendo di sfuggita il suo nome sul gancio gli tornò in mente là capelli illuminata che aveva visto la sera prima... ovviamente in un primo momento non l'aveva collegata a lei, ma quella mattina aveva visto la ragazza disegnare qualcosa sul suo quaderno, che si portava perennemente appresso: la cappella. Ovviamente non era una vera prova, ma aveva la netta sensazione che non fosse un caso, e il suo intuito sbagliava di rado.

Si stava avviando verso gli spogliatoi quando la incrociò, insieme come sempre a Phoebe Selwyn... le due stavano parlottando a bassa voce e non fecero caso a lui, ma il ragazzo lanciò comunque un'occhiata alle compagne:

Che stai combinando, Van Acker?  


                                                                        *


Jackson stava osservando l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, il Professor Oldman, parlare quasi senza ascoltarlo... era impassibile, intuendo quello che l'uomo stesse dicendo: 

Ora ci manda fuori a correre
Ora ci manda fuori a correre


Il ragazzo era interamente circondato dai compagni, sia coetanei che più piccoli di uno o anche due anni... non c'erano limiti di età per la Night School: chiunque poteva entrare, bastava dimostrasse essere all'altezza. 

Lui ormai faceva parte del gruppo da tempo, quello era il suo terzo anno... e sapeva già che cosa stava per dire Oldman, per concludere il suo discorso di “bentornato”:

“Come dicevo prima, spero davvero che vi siate riposati quest'estate... perché cominceremo subito. Stasera non fa nemmeno troppo freddo, quindi immagino sarete ben lieti di farvi il giro della tenuta correndo... ci vediamo di nuovo qui tra un'ora, così potrete rinfrescarvi per bene le idee.” 

L'uomo sorrise, e per quanto fosse amato da tutti gli studenti come insegnante metà dei presenti probabilmente lo maledirono, in quel momento: nessuno aveva molta voglia di correre, dopo settimane di pausa... ma prima o poi dovevano pur cominciare. 

“Beh, godiamoci il momento... non voglio pensare a quando arriverà Novembre e ci trasformeremo tutti in dei graziosi ghiaccioli.” 

Jackson piegò le labbra in una smorfia mentre, insieme ad Alastair, si avviava verso la porta laterale della grande stanza rettangolare, per uscire tramite il passaggio che portava direttamente al giardino sul retro del castello, che probabilmente qualche secolo prima era il giardino della servitù. 

“Non farmici pensare Jax...”  Alastair sbuffò, ricordando con poca allegria quando l'anno prima si era preso una bella influenza, a causa delle loro corsette notturne... per qualche strano motivo, erano determinati a prepararli anche fisicamente, oltre che farli allenare con la magia. 

Quando uscirono tutti rabbrividirono leggermente, sparendo quasi nel buio grazie alle tute nere che indossavano, incantate appositamente per non far trapassare troppo freddo attraverso il tessuto.

“Beh... si comincia. Ci vediamo al traguardo Shafiq.”  Jackson sorrise, dando all'amico una pacca sulla spalla prima di iniziare a correre con calma, deciso a non sprecare tutte le forze subito: il percorso era lungo, lo sapeva anche fin troppo bene... stancarsi subito non aveva alcun senso. 

 “Si, se non andrò in coma prima.” 


                                                                          *


Quasi sobbalzò nel sentire bussare alla porta, chiedendosi chi avesse avuto la brillante idea di rompergli le scatole a mezzanotte. Mathieu sbuffò, tirandosi a sedere sul letto con i capelli spettinati e una faccia leggermente contrariata, invitando con un borbottio ad entrare chiunque ci fosse oltre il muro. 

“Ah, sei tu... non mi sorprende neanche un po’.” 

“Ehm... ti ho svegliato?” 

“No, figurati... in effetti stavo pensando di farmi una passeggiata, è proprio l'ora giusta. Che cosa c'è, Lacroix?” 

Il moro sbuffò mentre l'amico entrava nella sua camera, chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi al letto del ragazzo:

“Quante storie... a Beauxbatons chiacchieravamo anche fino all'una.” 

“Che vuoi farci ET, stare in camera da soli concilia il sonno. Sentiamo, cosa ti spinge qui in piena notte, ben oltre il coprifuoco?” 

“Niente di che... Sai, continuo a pensare alla Night School.” 

“Ancora? Per l'amore del cielo, smettila di giocare a Sherlock Holmes! Non ci porterà a niente di buono e lo sai!” 

“Sai che sono abbastanza curioso... e il fatto che nessuno dica niente è strano. Insomma, che cosa ci sarà di tanto importante per tenere tutto segreto?” 

“Non ne ho idea, e forse non deve interessarci... hai sentito tuo fratello, no? Facciamoci gli affari nostri, se questa storia dovrà interessarci allora si faranno vivi.” 

“Pensala come vuoi Mat... intanto però scommetto dieci galeoni che stasera c'era una specie di incontro... ho sentito un leggero via vai lungo il corridoio, circa un'ora fa.”

“Può anche darsi, ma di sicuro io non ci vengo a ficcare il naso in giro, non quando non consociamo ancora bene questo posto... e ora ho sonno! Fila ET, giocherai a fare il detective domani.” 

“Io te lo dico, Mat... c'è qualcosa che non mi quadra del tutto! E sai che ci sono sempre fondi di verità nelle mie sensazioni!” 

“Non voglio una lezione di Divinazione, grazie... ne riparliamo domani, ora fammi dormire in pace!” 

Mathieu sbuffò mentre l'amico si alzava dal letto, colpendolo con il suo cuscino mentre il biondino ridacchiava, lieto di averlo disturbato un po’ mentre usciva silenziosamente dalla camera: era perfettamente consapevole di non poter farsi beccare in giro dopo il Coprifuoco... era già finito nei guai una volta, non voleva che riaccadesse in una scuola e in un Paese diversi. 


                                                                                *

Sorrise leggermente, respirando l'aria fredda a pieni polmoni mentre continuava a correre ad un ritmo regolare, ne troppo veloce, ne troppo lento. 

Gli era sempre piaciuto, il freddo... infondo ad Hogwarts il clima era peggiore, trovandosi molto più a nord, in Scozia. E Jude ci aveva passato quattro anni, ormai ci era abituato. 

I suoi compagni non sembravano pensarla allo stesso modo, visto il pallore generale... probabilmente era lui quello strano, ma correre al freddo non gli dispiaceva, anche al buio. Infondo, ci vedeva anche abbastanza bene grazie al suo occhio scuro, riusciva distintamente a scorgere qualunque cosa intorno a lui.

Era sicuro al 100% che dopo la corsa avrebbero dovuto duellare... e la cosa non lo rendeva neanche minimamente allegro, quindi continuava a ripetersi di “godersi il momento” e la pace del correre in silenzio, al buio e praticamente da solo visto che il gruppo si era in gran parte disperso lungo il percorso a causa delle diverse andature. 

Guardandosi intorno, lo sgaurdo del ragazzo cadde inevitabilmente su un piccolo edificio situato dall'altra parte del parco, ma riusciva comunque a vedere la cappella anche se le luci quella sera erano spente.
Era da molto che non ci andava... forse era arrivato il momento di fare un giro per la tenuta.


                                                                                      *


“Non mi sento più la gola.” 

“E allora perché parli?”  

Phoebe roteò gli occhi, parlando con un tono sarcastico molto poco velato mentre Francisca le rivolgeva uno sgaurdo leggermente seccato, stesa sul pavimento della palestra tra lei e Alexandrine. 

“Simpatica come sempre Phoebe...” 

“Grazie. Mi limito solo a puntualizzare i fatti, Francisca...”.  Probabilmente Phoebe avrebbe anche detto altro, ma la voce pacata e leggermente ironica dell’insegnante glielo impedì, cogliendola alla sprovvista mentre Oldman spuntava davanti al gruppetto di ragazze dell'ultimo anno, osservandole con gli occhi nerissimi quasi divertiti.

“Signorine, visto che avete il fiato per parlare potete anche alzarvi per riprendere... coraggio, non fate le pantomime e tirate fuori le bacchette... ci alleniamo con i duelli stasera.” 

Alle parole di Oldman metà dei presenti gemette con aria grave, alzandosi con le gambe indolenzite dopo la corsa da poco conclusa. 

"Evviva... hai visto, stava quasi ridendo! Secondo me in realtà ha passato l'estate a premeditare il momento in cui ci avrebbe potuto torturare tutti.” 

Il sussurro di Alexa fece quasi ridacchiare Francisca, ma la ragazza ebbe il buonsenso di darsi un contegno appena in tempo, schiarendosi la voce e mascherando così la risata in arrivo: con Oldman si poteva anche scherzare, ma Jefferson non sembrava molto allegro mentre gironzolava tra i ragazzi, controllando che fossero tornati tutti dal giro prima di continuare.

“Cavoli, avrei dovuto allenarmi durante le vacanze... perché la pigrizia cronica mi ha colpito?”  Phoebe si alzò con una smorfia, facendo ridacchiare leggermente Isabelle, che sembrava quasi si stesse divertendo nel vedere i compagni di scuola doloranti e in vena di brontolare. 

"Non sei l'unica Bibi, tranquilla... Stai in coppia con me?” 

“Certo, lasciamo che Jax e Alastair si scannino per conto loro... ma vacci piano avanti Acker, sono già abbastanza ammaccata senza che tu ci vada giù pesante!” 


Phoebe sfoggiò una smorfia e Isabelle le sorrise, mettendole un braccio sulle spalle e strizzandole l'occhio al contempo:

“Tranquilla... andremo con ordine.” 

“È un modo carino per dirmi che la settimana prossima mi distruggerai, Belle?” 

“No. È un modo carino per dirti che potrei farlo sotto Natale...” 


Isabelle sorrise all'amica, che sbuffò debolmente mentre si avvicinavano a braccetto ad una delle numerose pedane che i due insegnanti avevano fatto comparire nella palestra, con Jackson e Alastair impegnati nella stessa azione:

“Andiamo Al, non puoi farti abbattere di già... mi togli il divertimento di batterti anche duellando, dopo averti stracciato a Quidditch ieri.” 

“Ridi Wilkes, ridi pure... solo perché nella corsa te la cavi meglio di me! Ti ricordo che non mi batte praticamente nessuno, quando ho una bacchetta in mano!” 

“La vedremo... intanto però la tua dolce migliore amica ti manda al tappeto la metà delle volte.” 

Jackson sorrise con aria divertita, ricordando con somma gioia gli “spettacoli” messi in scena dall'amico e Isabelle, che quando duellavano ce la mettevano sinceramente tutta per battersi l'un l'altro: a volte l'amicizia accende la competitività più del non sopportarsi.


“Solo perché sono un gentiluomo e spesso glielo lascio fare.”   Alastair si strinse nelle spalle con noncuranza, facendo saettare lo sgaurdo sull’amica e trovandola accanto a Phoebe, come sempre. Improvvisamente gli tornarono di nuovo in mente le parole di Jude, ma cancellò in fretta quella voce dalla sua testa, ordinandosi di smetterla di pensarci: 

La conosci da sempre... devi fidarti di lei 


“Raccontala a qualcun altro, Alastair. Ti conosco come le mie tasche, so quando menti.” 

Era vero, lo sapeva... Jackson sapeva esattamente quando mentiva e la cosa era reciproca. E allora perché non riusciva a capire quando invece era Isabelle a mentire? Forse era una bugiarda troppo brava, o forse era davvero poco obbiettivo quando si trattava della sua amica... o forse non la conosceva così bene come credeva. 


Maledicendo Jude Verräter, che era riuscito con poche frasi a rovinargli la giornata, Alastair Shafiq salì sulla pedana di fronte al suo migliore amico, ben deciso sfogarsi un po’... forse aveva proprio bisogno di duellare, infondo. 

























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Angolo Autrice:

Buonasera! Lo so, lo so, pensavate che avessi abbandonato la storia... ebbene, non è così: vi posso assicurare che l'idea non mi ha neanche lontanamente sfiorata e mi scuso per il terribile ritardo, ma per qualche strano motivo quando inizio una storia con i primi capitoli procedo molto più lentamente rispetto al seguito... non lo so, credo sia una specie di meccanismo inconscio, ma mi succede molto spesso.

Prometto che cercherò di essere più costante con gli aggiornamenti, anche perché in genere sono abbastanza rapida... di nuovo, scusatemi! 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto anche se l'ho scritto un po’ di getto, quindi non so come sia venuto...   
Ci sentiamo presto, ve lo prometto, con il seguito... buonanotte! 


Signorina Granger 













 

   
 
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