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Autore: TheStrangeCaseOfCass    14/12/2016    2 recensioni
Dal capitolo 3: "Scosse la testa, contrariata. Diamine, era lì per divertirsi o no? Via questi cavolo di pensieri, occupavano già troppe delle sue giornate. Doveva lasciarsi andare quella sera, divertirsi come non faceva da troppo tempo, o forse come non aveva mai fatto."
Dal capitolo 5: "Lzzy annuì, felice di non dover tagliare fuori dalla sua vita quella magica ragazza che vi era entrata così all'improvviso. Era sempre stata una persona molto espansiva, aperta alle nuove esperienze, in diciotto anni aveva stretto amicizia con centinaia di persone in tutto il mondo e sentiva in qualche modo una speciale affinità con la strega."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 20

 
Con una leggera reticenza, Darcy accettò l’invito di Walter a ballare.
- Darcy…? - la chiamò Stormy, che rientrava in quel momento con Icy.
Entrambe la osservarono incredule mentre si stringeva nelle spalle e iniziava a ballare con il suo accompagnatore.
- Beh, almeno una di noi si diverte. - commentò Icy divertita.
- Già… Senti, vado a cercare gli altri, tu resta qui pronta a scappare dalle farfalline di pietra eh? - rispose Stormy per poi allontanarsi.
Tuttavia Icy non restò sola a lungo.
- Niente Sovrana per te? - le chiese infatti Cassandra, sbucando alle sue spalle.
- No. Non so se lo hai notato, ma sono casualmente sparita dalla circolazione prima. -
- No, non ci ho fatto caso… perché ho fatto la stessa identica cosa. -
Risero insieme.
- Come mai ti nascondevi? - chiese Icy - Non mi sembra che tu ne abbia motivo. -
Cassandra alzò gli occhi al cielo.
- Oh, i corteggiatori indesiderati sono un ottimo motivo, credimi. -
- Capisco. E non ce n’è neanche uno desiderato? -
- Al momento no, non sono proprio alla ricerca di compagnia. Sto bene da sola. -
Icy sorrise.
- E’ un’affermazione forte per una fata. -
- Ma io sono strana. - rispose Cassandra strizzandole l’occhio.
In effetti, una fata con gli occhi truccati di nero non era esattamente la norma in quella scuola e questo bastava ad Icy per trovare simpatica quella ragazza, così fiera del suo essere particolare.
 
§§
 
Nel frattempo Aire aveva lasciato i dormitori e aveva attraversato il portone principale della scuola, con ancora il cuore in gola. Stava per scendere l’ultimo gradino quando qualcuno la afferrò per il polso. Fu un lampo e lo sconosciuto la attirò a sé, fermandola praticamente nel punto in cui il pavimento si trasformava nella ghiaia del cortile, ad un passo dalla libertà. Mentre lo malediceva mentalmente la ragazza si trovò schiacciata contro un petto caldo e muscoloso.
- Ti ho presa, streghetta. -
Aire boccheggiò, riconoscendo la voce del ragazzo dagli occhi castani. Come era possibile? Era sicura di aver fatto la massima attenzione!
- M-ma che dici, oltre ad essere un pallone gonfiato sei pure fuori come un balcone?! Fidati, ti conviene andare da uno bravo… -
Aire sperò di essere stata convincente e maledisse la sua voce tremante, il cuore a mille e tutto il resto. Alzò lo sguardo verso il ragazzo, scocciata, e mise un po’ di distanza fra loro, vitale per i suoi poveri ormoni. Quello dal canto suo non aveva alcuna intenzione di lasciarle il polso, e neanche il resto, come se potesse scappar via di nuovo. E non aveva neppure tanto torto, effettivamente, ma se la rideva e basta, fissandola curioso con quelle due pozze color cioccolato. Erano troppo penetranti, la mettevano in soggezione, sembravano poterle leggere fin dentro l’anima.
- Vedo che anche tu sei vittima del mio charme. - la sbeffeggiò lui.
Aire lo guardò stizzita.
- Aha, sì proprio, e dato che non sono l’unica perché non mi lasci in pace e corri da qualche biondina che ti guarda con gli occhi da pesce lesso? Credo di averne vista qualcuna prima, e sembrava proprio sperare che io sparissi dalla faccia della terra. -
La ragazza tentò invano di divincolarsi con l’unico risultato che lo Specialista diminuì la già effimera distanza che divideva i loro corpi.
- Non così in fretta, non così in fretta piccola streghetta. Si dà il caso che uno di noi due abbia l’educazione necessaria a presentarsi e ti possa far cacciare in quattro e quattr’otto, essendo Alec di Magix, nipote del vicepreside di Fonterossa, e non credo che tu voglia fare tale figura qui e adesso. -
La musica della festa giungeva molto attutita nel punto in cui si trovavano e Aire era sicura che non si sarebbe lasciata trascinare fino alla pista da ballo per farsi smascherare da uno spocchioso e arrogante signorino.
- Oh, mio caro bel pavone, capisco che tu sia duro di comprendonio o quantomeno molto limitato - replicò Aire calcando la voce sulla parola “limitato” - perciò visto che sono buona te lo ripeto per l’ultima volta: io. Non. Sono. Una. Strega! -
Alec ridacchiò, divertito dalla faccia tosta di quella ragazzina lentigginosa.
- Certo, come no! Si dà il caso che una fata non verrebbe mai al ballo con meno di quattordici centimetri ai piedi, e di certo non con quella specie di tuta che hai addosso. -
La strega cominciava davvero ad innervosirsi. Chi si credeva di essere quel tizio per giudicarla?
Mentre parlava, la mano di lui saliva leggera lungo il suo fianco e il tono si abbassava, voluttuoso.
- Per non parlare di questa scollatura che - sospirò - lascia poco all’immaginazione. -
Aire trasalì mentre il dito di lui scivolava lungo il pezzo di pelle candida lasciato scoperto dal vestito e maledisse ancora una volta Laverna, le sue idee e sé stessa per averle dato retta.
- E allora perché non corri da una di loro, di sicuro ne troverai molte migliori di me! - disse secca abbassando lo sguardo.
Alec si irrigidì e divenne più serio. Dolcemente le sollevò il mento e, annullando quasi del tutto la distanza tra i loro visi, soffiò sulle sue labbra.
- Perché nessuna fata ha occhi belli come i tuoi. -
Aire aveva rinunciato a controllare il suo corpo e, nonostante se ne vergognasse moltissimo, aveva una voglia matta di assaggiare quelle labbra rosee, ormai era questione di millimetri, ma la strega che era in lei si ribellò. Alec chiuse gli occhi, col sorriso sornione di chi sa di avercela fatta.
“E no caro!”
Aire sfruttò il momento e improvvisamente si liberò dalla stretta dell’incredulo Specialista.
- Sai, hai ragione: io non sono una delle tue fatine, non mi lascio infinocchiare da qualche parolina sdolcinata e non sarò una delle tante a cui avrai rubato un bacio di una notte. Addio Alec. - e la strega scomparve nel buio.
Frustrato e confuso, il ragazzo scagliò a terra la sovrana rosa che avrebbe dovuto regalarle e lasciò la scuola. Non sapeva neppure il nome di quella ragazza, ma di una cosa era sicuro: voleva più dell’avventura di una notte.
 
***
 
Rebecca si appoggiò al divano, fece spuntare un piede dal frusciante vestito a sirena che indossava e sfilò il sandalo che la stava uccidendo. Una volta liberato anche l’altro piede dalla sua gabbia di cuoio e vernice tirò un sospiro di sollievo.
- Miss So-portare-il-tacco-diciotto è stanca? - chiese ironica Giunia, riferendosi all’atteggiamento scioccamente baldanzoso che la ragazza dai capelli blu aveva poche ore prima.
Adelaide attraversò il soggiorno dal bagno alla sua stanza, già in pigiama.
- Che poi io devo ancora capire perché devi mettere tacchi così alti se ci superi tutte di una testa già da scalza. Dove devi arrivare, sulla luna? -
La diretta interessata fece un gesto assai poco adatto ad una fata e rispose:
- Che è sto razzismo? Le ragazze alte hanno lo stesso diritto di portare i tacchi che avete voi altre. -
- Rebecca, cosa sono questi gesti così volgari? - chiese Giunia fingendosi scandalizzata per poi scoppiare a ridere insieme alle altre due.
- Tre anni di savoir faire non sono riusciti ad ingentilirmi. - sghignazzò Rebecca.
Alle sue spalle Cassandra entrò nell’appartamento mentre Ioanna usciva dal bagno.
- Guarda guarda chi torna. Dove sei stata? - domandò Giunia alla fata degli astri.
- Con chi è stata, vorrai dire. - intervenne Rebecca con aria più che maliziosa.
Ioanna si fermò ad ascoltare la conversazione.
- Ragazze… - provò a bloccarle Cassandra, senza successo.
- Che è “ragazze”, è dal dono che sei sparita e ti rivediamo adesso, quindi ora sputi il rospo e ci dici quale ragazzo superfigo ti ha trattenuta in un angolino appartato. -
Cassandra guardò stralunata l’amica, che aveva ancora i sandali in mano.
- Rebe… che hai bevuto di sotto? -
- Non cambiare discorso. - disse Ioanna.
- Ri-spo-sta, ri-spo-sta. - fecero in coro Adelaide e Giunia.
La ragazza con la ciocca azzurra sospirò si portò una mano davanti al viso.
- E piantatela, ho parlato tutto il tempo con Icy, sapete che non sono il tipo da angolini appartati. -
L’urlo di Francesca la salvò dalla battuta successiva.
- ADELAIDE, PRENDI IL TUO PICCIONE IDIOTA E PORTALO FUORI DAL BAGNO!!! -
Mentre le ragazze quasi piangevano dalle risate Adelaide corse in aiuto della bionda.
- Manuelo, cosa cappero stai facendo in bagno? Lascia stare Francesca, pennuto invadente! -
 
§§
 
Anche Darcy stava subendo un interrogatorio simile mentre, davanti allo specchio, cercava di togliere tutto l’ombretto. Dopo il primo ballo ce n’era stato un secondo, poi un terzo e un quarto, al termine del quale Walter si era dichiarato soddisfatto delle danze.
- Ti andrebbe di fare due chiacchiere? - le aveva chiesto.
- E tu? - la incalzò Stella, impaziente.
- Ho detto di sì, che altro avrei dovuto fare? - rispose la strega ridacchiando, quindi continuò - Comunque non farti illusioni, sono sicura che se ne dimenticherà presto. E io me lo ricorderò solo come un ragazzo gentile e simpatico che mi ha reso sopportabile la serata. -
Per Stella non era abbastanza.
- Sicura? Potrebbe diventare qualcosa di più sai? -
Darcy sospirò, facendo ridacchiare Flora e Bloom.
- Sapete che siete delle impiccione, vero? Sul serio, non c’è niente fra me e Walter, non c’è stato il tempo materiale perché nascesse qualcosa. Tradotto, potete andare a dormire tranquille perché io non sono innamorata. -
- Beh, nessuno ha detto che lo fossi. - disse Flora.
- Già, ma sai come si dice no? - aggiunse Aisha - Chi lo dice lo sa, o qualcosa del genere. -
A quel punto Icy decise di venire in aiuto all’amica prima che perdesse la pazienza.
- Oh, mamma mia. Se volete passare la notte a immaginare ipotetiche uscite romantiche fate pure, ma fuori di qui, perché io sono stanca e voglio dormire! - disse, le braccia incrociate sul petto e un tono duro che non si sentiva da secoli.
Ci volle ancora un po’ per far sloggiare le ragazze, ma alla fine nella stanza bianca e viola rimasero solo le due streghe. Mentre Darcy si infilava nella camicia da notte Icy giocherellò con una ciocca di capelli e disse:
- Darcy? -
- Sì? -
- Ti va di raccontarmi? Solo a me, come prima? -
Darcy sorrise.
- Come prima quando dormivamo insieme e smettevamo di parlare alle quattro del mattino? -
Anche Icy sorrise ripensando alla loro infanzia.
- Sì, anche se ho sonno per davvero e non reggerò fino alle quattro. -
Si infilarono nel letto di Darcy e spensero la luce ridendo. Quante volte da bambine avevano dormito stringendosi la mano, risvegliandosi a volte nella stessa identica posizione, a volte ai due lati del lettino, a volte una addosso all’altra… I nonni di Icy erano felici quando la bambina dormiva da Darcy o Stormy, non perché gli facesse piacere il vederla con le amiche, ma perché passava meno tempo in casa, dove potevano vederla: raramente passava una settimana senza che Icy dormisse fuori e i suoi pomeriggi erano sempre pieni di attività, dalle lezioni di canto allo sport.
- Allora? Sul serio non hai un’opinione su di lui? - chiese la strega del ghiaccio.
- Dovrei? -
Icy sbuffò.
- Sì, perché sono certa che non hai resistito alla tentazione di leggergli nel pensiero. -
Darcy sorrise. Era vero, lo aveva fatto ed era per questo che era rimasta con Walter tutta la sera: aveva capito che il ragazzo era sincero.
- Credo che sia un bel ragazzo, sensibile, che ci sa fare con le donne e con la magia. - disse lentamente, soppesando le parole.
- Mago? - chiese Icy.
- No, neutro. Non ha mai studiato magia. -
Tacquero per qualche minuto, poi Darcy disse:
- Ti ho vista parlare con Cassandra. -
Non era una domanda, ma Icy la trattò come tale.
- E’ una ragazza strana, ma è per questo che la trovo simpatica. Al contrario di tre quarti delle ragazze della scuola sa farsi i fatti suoi, se ne frega degli altri senza essere egoista ed è capace di stare da sola. -
- E’ una te con le ali? -
Icy rise.
- No, non è abbastanza fredda, in tutti i sensi. Però sto bene in sua compagnia, e non mi sentivo così da molto tempo. Per una volta dipende veramente tutto da me e stavolta sono decisa a far andare tutto per il meglio. -
- Sono felice di sentirtelo dire Icy, mi togli veramente un peso dal petto. - disse Darcy.
- Lo so sorellina, e mi dispiace davvero di essere caduta tanto in basso. -
Icy rassicurava l’amica nonostante in cuor suo sapesse di avere ancora tanto da recuperare. Ma sentiva veramente di farcela, si stava stabilizzando dopo anni di frane. “Ci vorrebbe qualcosa di grosso per scuotermi di nuovo” pensò fra sé e sé.
 
§§
 
- Un nastrino? -
Aire fulminò Henna con lo sguardo
- Vacci tu a rubare qualcosa alla strega più potente di Magix e poi dimmi cosa hai il coraggio di prendere! -
Yami si intromise fra le due, bloccando il battibecco. La curiosità la divorava e non le importava cosa avesse preso Aire quanto il ricordo legato a quel semplice pezzo di stoffa celeste.
- Henna chiudi il becco! E tu confettino, vai con il ricordo. -
Aire obbedì di malavoglia a Laverna e prese il ciondolo che portava al collo, formato da una piuma posata sopra una clessidra. Una frazione di secondo e nelle mani della strega c’era un lungo scettro di bronzo con in cima un orologio racchiuso in una sfera di vetro. Dei sostegni stringevano la sfera e nel punto in cui si incontravano era incastonato un opale.
- E questo da dove salta fuori? - chiese Laverna divisa tra lo stupore, l’invidia e l’ammirazione.
- Da un vecchio mago che aveva i miei stessi poteri. - rispose Aire.
Il vecchio mago era stato il primo a capire perché la bambina a volte si paralizzava e raccontava di vedere cose diverse dalla realtà che le stava intorno e le aveva insegnato i primi incantesimi. Scacciando i ricordi, la strega dai capelli neri fece levitare il nastro all’altezza dei suoi occhi e, avvolta da un’aura color cobalto, lo toccò con la sfera. Le lancette dell’orologio girarono all’impazzata in senso antiorario mentre immagini confuse si muovevano nella stanza, come un film che si riavvolgeva. Quando Aire riconobbe il ricordo che aveva visto si fermò e le lancette ripresero a muoversi normalmente mentre il passato si svolgeva davanti ai loro occhi. Il ragazzo alla sinistra di Icy aprì la bocca per parlare ma Aire glielo impedì, facendo svanire il ricordo. Anticipando le domande delle altre, disse:
- Quella ragazza è una cantante che ha conosciuto meno di due mesi fa. Non so altro su di lei e non vi dirò perché lo so, quindi non disturbatevi a chiedere. -
Laverna era infastidita da quell’ultima affermazione, ma non lo diede subito a vedere. Si complimentò invece con Aire, con un tono di sufficienza che mise in guardia la ragazza.
- Anche se avresti potuto trovare qualcosa di più incisivo. - disse infatti.
- Se ho visto questo ricordo senza usare lo scettro significa che per Icy è importante! - ribattè aspramente Aire.
- Questo lo dici tu. -
- Vuoi dire che a te non importa del ricordo che ho visto? Il tuo intendo. -
- Che c’entra adesso?! -
- Ragazze - cercò di mediare Yami - è notte fonda, calmatevi. -
Henna si godeva lo spettacolo, alquanto divertita. Aire perse la pazienza e puntò lo scettro contro Laverna, lanciando un incantesimo. La strega fu colta alla sprovvista e non riuscì a deviarlo, venendone colpita in pieno. Contrariamente a quanto si aspettava, però, non venne sbalzata contro la parete, ma avvolta da delle ruote dentate incorporee che la nascosero alla vista, come un bruco in un bozzolo.
- Aire… che stai facendo? - chiese Yami allarmata, mentre il bozzolo rimpiccioliva.
- Mi comporto da strega. - rispose Aire con un sorrisetto sarcastico stampato sul volto.
Il bozzolo, ormai alto poco più di un metro, svanì, lasciando sul pavimento una bambina di sette o otto anni, con i capelli grigi tenuti in ordine da un cerchietto rosa, un vestitino nero e delle scarpine in tinta. Soddisfatta del risultato, Aire ritrasformò lo scettro in un ciondolo. La bambina si stava esaminando le braccia con la fronte corrucciata, come se non capisse perché fossero così sottili. Henna la osservava attonita senza sapere se scoppiare a ridere fosse opportuno dato che con quell’incantesimo Aire aveva infranto una mezza dozzina di regole, a partire dal coprifuoco.
- Che hai fatto? - domandò la piccola Laverna con un broncio adorabile, per poi tapparsi la bocca sentendo la propria voce improvvisamente sottile.
- Ti insegno un po’ di buona educazione - disse Aire incrociando le braccia - e sei fortunata che sia tardi, perché passerai solo qualche ora di sonno in questo stato. Ora fila in camera tua se non vuoi una lezione più fisica. -
La bambina avrebbe volentieri pestato i piedi e protestato a gran voce, ma decise di essere già stata umiliata abbastanza e si diresse di corsa verso la sua stanza. Solo allora Yami osò ridacchiare sottovoce insieme alla strega dai capelli rossi.
- Una cosa così gliela rinfacciamo finchè campa. - sussurrò Henna.

Spazio dell'autrice
Ed ecco qui il capitolo 20, che viene pubblicato oggi solo e soltanto per merito di un'amica (hello sweetie), perchè altrimenti avrei aspettato il fine settimana.
Questo è il primo capitolo a quattro mani, infatti la parte con Alec ed Aire l'ha scritta proprio quest'ultima, o meglio, la vera lei. Spero che l'esperimento sia uscito bene, perchè la cosa si ripeterà in futuro :)
A proposito di Aire, a tratti potrebbe sembrare troppo esperta per una strega del primo anno: questo perchè il mago che le ha dato lo scettro le ha anche insegnato ad usarlo.
Se vi state chiedendo perchè il piccione fosse in bagno, non chiedetemelo. Non lo so. Era solo una scena troppo comica per non inserirla XD
Regalino ;)  http://i67.tinypic.com/25gyvlw.jpg

Ringrazio tutti coloro che leggono e/o recensiscono e saluto in particolare _LestrangeMills_ che dopo mesi di assenza (con conseguente me che si dispera per il timore che avesse lasciato incompleta la sua storia) è riuscita ad emergere dal vortice del greco. Certo che ne siamo tanti di classicisti qua su efp
See y'all
Cass

 
   
 
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