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Autore: Eli Ardux    18/12/2016    1 recensioni
"Ho spesso pensato a come ti avrei detto addio un giorno. La morte è inevitabile, in fondo. Eppure non pensavo sarebbe successo così in fretta. Mi sono spesso immaginata invecchiare al tuo fianco. E sai, ricordare tutte quelle bellissime bugie fa male. Ma fa ancora più male pensare che tu stia leggendo tutto questo mentre io non sarò al tuo fianco. Mi dispiace, Sirius. Mi dispiace provocarti questo nuovo peso. Mi dispiace non averti suscitato un’altra volta un sorriso. O forse ci riuscirò ancora. Forse, tra molti e molti anni, ricorderai ancora quella stramba ragazza che ti ha insultato così pesantamente. Ricorderai ancora, magari, il calore di un abbraccio, quando il mondo inizierà a diventare freddo."
***
Dal capitolo 46
«Non è stata una mia scelta!» Sirius aprì le braccia, esasperato. Entrambi avevano alzato di nuovo la voce. «Sì invece» «Cosa?! Donna ma ti senti quando parli?» La bocca di lui si contorse dalla rabbia. «Calmati per Merlino» Elisa raccattò una borsa appoggiata al suo fianco, sulla panca, gettandogliela. I libri andarono a cozzare contro il braccio proteso dal ragazzo per difendersi, rotolando poi a terra poco più in là. «Non dirmi di calmarmi!»
Sirius x nuovo personaggio
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Castello di carte


«Il mio nome è Mirzam Asterion. Sono conosciuta come l’erede scomparsa»

La verità fu dolorosa quel giorno. Fece male vederla entrare nella stanza, ma ancora più doloroso fu sentirla parlare. Perché ogni parola, ogni sillaba pronunciata, erano segreti nascosti alla luce del sole, perle talmente luccicanti che dubitava potesse esistere qualcosa con più valore.
 
E lui non c’era stato. Lui non aveva capito. Lui come tutti loro. Era stato troppo ottuso, troppo fiducioso di una realtà che si stava sgretolando dinanzi ai suoi occhi.
 
«Cosa sta dicendo? Quella ragazzina è morta-» «dieci anni fa signore» lo interruppe la ragazza freddamente «Dieci anni di libertà, oserei aggiungere»
 
Sembrava sfacciata, con quel sorriso enigmatico e sfrontato che solo ora riconosceva. Perché quel sorriso era presente anche sul suo viso: il sorriso di chi, in una maniera o nell’altra, aveva imparato a far della sua espressione una maschera.
 
«Non capisco. A meno che la ragazza sia tornata magicamente in vita…» il signor Jones pareva alterato. Il viso tozzo risultava contorto in un’espressione incredula. «L’erede scomparsa…» iniziò la mora con un sospiro «si ricorda perché mi chiamarono così?» un silenzio ottuso dilagò nella sala. Sembrava che tutti i presenti pendessero dalla sue labbra. «Nessun corpo fu mai trovato. I miei genitori» calcò particolarmente sulla parola, un tono schifato nella voce «avranno pensato che la sepoltura prematura della figlia fuggita e il pagamento di un ufficiale del Ministero avrebbero consentito loro una vita tranquilla» Un boato esplose nella Sala.
 
Sirius rimase ad osservare come molti uomini si fossero alzati, imprecando, forse sulla scomoda verità appena detta o semplicemente verso la ragazza che aveva rovinato loro i programmi della giornata. Molti fotografi iniziarono a scattare foto, trepidanti, immortalando sempre più la confusione che l’apparizione di una ragazza aveva causato. La sua ragazza, per l’appunto.
 
«Non so cosa stia insinuando, signorina,ma le assicuro che-» «Nessuno sta insinuando nulla, Albert» la voce calma di Silente bastò a riportare un minimo di calma nella Sala. «Vogliamo solo portare la testimonianza di una violenza su un minore»
 
Mille pensieri vorticarono nella sua mente. Violenza su un minore. C’erano un’infinità di tipologie di violenze su minore. Una nuova ondata di rabbia e incredulità lo investì quando il pensiero si formulò nella sua mente. Non poteva, non doveva. La nuova parola si formò in fondo alla sua gola, accompagnata dal sapore amaro della bile.
 
Stupro.
 
Albert Jones si accasciò sulla sedia, una mano grassoccia a coprirgli il volto sudato. «Dunque su, che violenze denunci?» La ragazza parve sussultare ad una domanda così diretta. Chiuse un attimo gli occhi, cercando di riprendere il controllo. «Preferirei farglieli vedere» L’uomo annuì, meditabondo. «I presenti non coinvolti nell’immediato giudizio lascino la stanza, prego»
 
 
***
 
 
Sirius aveva passato molti momenti della sua vita nell’ansia. La sua intera infanzia ne era permeata, in fondo. Vivere con il dubbio su quale punizione corporale avrebbe ricevuto a fine giornata era stata, da sempre, un suo fedele compagno di vita.
 
Poi era arrivata Hogwarts, portando notti di pura adrenalina al seguito dei suoi compagni. Aveva visto la Foresta e il suo lato più selvaggio. Aveva lasciato un pezzo di anima in quei freddi ricordi. Ed ora, mentre con sguardo assente osservava quella porta chiusa, la sua fedele compagna tornò a fargli visita.
 
«Ehi» una mano si posò sulla sua spalla. Si voltò, quel tanto per vedere gli occhi di James dietro agli occhiali spessi. Non gli disse di stare tranquillo, né che tutto sarebbe andato bene. Non si dissero nulla. Rimasero semplicemente fermi aspettando che quella porta si aprisse.
 
Quando una decina di minuti più tardi un uomo sbucò dalla stanza, consentendo poi alla folla di rientrare nell’aula, anche gli altri li avevano raggiunti. Lily aveva gli occhi lucidi.
 
La sala si riempì troppo lentamente. Non appena si fu riseduto al suo posto, gli occhi del ragazzo vagarono nella sala, alla ricerca di una figura ben nota. Elisa – aveva ancora senso chiamarla così? – sedeva ancora al centro della Sala, silenziosa. Il suo sguardo era fisso, determinato. Anche a quella distanza Sirius non impiegò molto a notare gli occhi lucidi.
 
Quando finalmente tutti si furono riseduti al loro posto, un silenzio innaturale scese tra i presenti.
 
«Allora» la voce di Albert Jones ruppe il silenzio. Sembrava stanco, il viso imperlato di sudore contratto in una smorfia di pacata sofferenza. Dopo aver lanciato alla ragazza un’ultima occhiata, il mago continuò «Quanti ritengono il signore e la signora Potter colpevoli?» i genitori di James, a qualche metro da lui, si alzarono, obbedienti, aspettando una risposta. Solo tre mani si alzarono.
 
Un senso di improvvisa incredulità lo pervase.
 
«Quanti li ritengono innocenti?» Sirius non avrebbe saputo contare le mani che, quasi all’unisono, si alzarono a quella domanda. «Così è deciso» sentenziò il signor Jones sciogliendo il processo.
 
Molti maghi si alzarono a quelle parole. Chi per uscire, chi per complimentarsi. Qualche mano si posò sulla sua spalla, decisa. Nella confusione, Sirius potè intravedere una figura al centro della Sala alzarsi e dirigersi verso l’uscita.
 
E prima di vederla sparire al di là della soglia, il ragazzo si chiese cosa dovevano aver visto quei maghi per decidere di salvarlo.
 
 
***
 
 
 
«Beh, alla fine è andato tutto bene» Charlus Potter si avvicinò con un sorriso radioso sul viso. Sirius rispose brevemente con un cenno.
 
«Dovresti essere felice ragazzo» l’uomo gli poggiò una mano sulla spalla, scuotendolo «Miracoli come questi non avvengono tutti i giorni» «Il miracolo, come tu hai ben definito, ha commesso un’incredibile idiozia» lo riprese la moglie alle sue spalle. «Quella benedetta ragazza avrà la vita impossibile d’ora in poi» qualcosa si agitò nel petto del giovane.
 
«Cosa intendi dire mamma?» la voce di James si intromise nel discorso. Alle sue spalle gli altri due ragazzi si sporsero per ascoltare. Lily rimase un po’ in disparte, ma dallo sguardo concentrato e fisso sul pavimento poteva facilmente intuire che stesse ascoltando. La moltitudine di maghi e streghe che affollavano la Sala era ora del tutto sparita, lasciando pochi superstiti intenti in chiacchiere.
 
«Pensi davvero che i suoi genitori non faranno nulla? È stato infangato il loro nome, caro. Tu sai cosa voglia dire, vero Sirius?» il ragazzo annuì, ammutolito. «Ancora mi chiedo perché diamine non abbia pensato a se stessa» «Dorea» la rimproverò il marito con uno sbuffo.
 
«Era una mia amica» la voce di Sirius risultò gracchiante e roca. I coniugi si voltarono sorpresi. Un’altra voce, però, precedette qualsiasi commento.
 
«E così è una Purosangue» Walburga Black si avvicinò con passo lento verso il gruppo. Benché avesse un sorriso su volto, non vi era traccia di divertimento nella sua espressione. «Alla fine qualcosa di buono è penetrato in quella testa vuota» «Walburga» Charlus Potter fece un passo avanti deciso. La donna non sembrò intimorita alla sua vista. «Zio, che… piaciere» Lily si ritrasse un poco alle spalle di James.
 
«Credo sia ora di and-» «Avrà vita breve, temo» continuò con tono serafico «Rodolphus non ha l’abitudine di lasciarsi sfuggire le sue prede» Sirius fece un passo avanti, un miscuglio di sentimenti nel petto. Non era paura quella che sentiva, giusto? Non aveva senso averne, in fondo. Era protetta, era al sicuro. O no?
 
«Temo» la voce fredda e altezzosa che si levò alle sue spalle fece bloccare i dubbi del ragazzo «che le tue parole siano infondate» Dorea fece qualche passo avanti. Lo sguardo era molto diverso da qualsiasi espressione le avesse mai visto. Era una maschera. I lineamenti spigolosi e la pelle candida contribuivano a donare un senso etereo e imponente della sua figura. La tipica educazione purosangue era distesa sul suo viso come una tela.
 
«La ragazza sarà protetta. Fortunatamente» aggiunse poi con un mezzo sorriso «la sua presenza ad Hogwarts le garantisce un livello di protezione sostanzioso» «Prima o poi uscirà da Hogwarts, zia cara» «E allora-» la interruppe l’altra con tono delicato ma deciso  «- la sua rabbia verso il suo passato le garantirà la forza più grande» un silenzio sbigottito seguì quell’informazione «Non pensavo che proprio tu avessi dimenticato questo insegnamento Serpeverde, Walburga» l’espressione che la donna le rivolse fu di puro odio. I suoi lineamenti si contrassero, con forza, prima di divenire molto simili a quelli di un serpente. Poi la sua rabbia parve acquietarsi. Cercò di sorridere alla parente, fallendo.
 
Quando poi la professoressa Mcgranitt spuntò nel corridoio e iniziò a dirigersi verso di loro, la donna si allontanò, silenziosa. Un urlo accompagnò la sua ritirata «Salutami Reg!» Dorea si ricompose solo quando si voltò verso il marito e i ragazzi. La precedente freddezza iniziò nuovamente a sbiadire solo all’arrivo dell’insegnante.
 
«Signori Potter ho appena sentito, complimenti» le formalità furono velocemente liquidate. La professoressa pareva stravolta. Il respiro risultava accellerato, i capelli lievemente in disordine e le rughe del viso appena più accennate. «Ho sentito anche…» le parole le morirono in gola. Indicò solamente gli altri ragazzi con un cenno del capo.
 
«Va tutto bene» la voce di Lily fece voltare tutti nella sua direzione. La sua postura era ancora rigida ma lo sguardo, che fino ad allora aveva tenuto incollato al pavimento, si posò finalmente sui presenti. Una luce determinata brillò con sicurezza.
 
«Va tutto bene»
 
 
***
 
 
Le fiamme nel camino si agitavano inquiete. Elisa rimase ad osservare il fuoco farsi di un intenso color verde. Con uno sbuffo di fuliggine delle figure furono sbalzate al suo esterno. James Potter si aggrappò ad un tavolino poco più in là, evitando così di cadere.
 
La ragazza rimase immobile, seduta comodamente sulla scrivania ad aspettare. Al suo fianco percepì distintamente la figura di Silente. Quando anche la professoressa Mcgranitt fece il suo ingresso nel suo ufficio, la ragazza si concentrò sui visi dei ragazzi.
 
«E così stavi male eh?» James aveva un sorriso tirato sul viso. Notò che stava scuotendo la mano nervosamente. Lei abbassò lo sguardo, troppo in colpa per parlare. Non li biasimava. Più ripensava alla sua bugia, più il senso di colpa le riempiva lo stomaco.
 
«Beh… Mir- Mirzo, giusto?» Remus si grattò imbarazzato la nuca. «Oh no, no no» Elisa si affrettò a scendere dalla scrivania. «è Mirzam ma… è solo Elisa. Elisa e basta» I ragazzi annuirono, momentaneamente ammutoliti. Era strano vederli in quello stato, ragionò.
 
«Allora, possiamo andare a pranzo?» la voce di Lily interruppe il silenzio imbarazzante che si era creato. «Oh certamente» Silente lanciò uno sguardo all’orologio qualche metro più in là. «Andate andate. Avrete da festeggiare» Il sorriso sul viso non riguardava gli occhi, notò lei. Prima di uscire dall’ufficio, Elisa intravide uno sguardo preoccupato tra l’anziano e l’insegnante. Sperò di non esserne la causa.
 
Appena la porta si fu richiusa alle loro spalle, Lily si lasciò andare ad un profondo respiro. «Sei un’imbecille, sai?» la scimmiottò con un sorriso sarcastico «Ah sta’ zitta» I ragazzi osservarono lo scambio di battute in silenzio, seguendo le due per le scale e poi per i corridoi.
 
«Passerai dei guai?» Peter le si affiancò. Sul viso della ragazza si dipinse una smorfia. «è possibile» commentò osservando il pavimento davanti a sé. «Ma non sono in imminente pericolo. Finchè sono ad Hogwarts non dovrei avere problemi» l’altro annuì.
 
«Tuo padre non deve essere molto simpatico» «l’ultima volta che l’ho visto è stato dieci anni fa. Aveva appena ucciso l’elfo domestico che si occupava di me. Davanti ai miei occhi» James le appoggiò una mano sulla spalla, stringendola. «Mi dispiace» Elisa scosse la testa, ignorando la gola improvvisamente secca «è stato tanto tempo fa»
 
Quando finalmente fecero il loro ingresso in Sala Grande furono accolti da un silenzio teso. Marlene corse subito loro incontro. «Com’è andata?» La risposta fu preceduta da un commento qualche tavolo più in là. «Fratello mi stupisco della tua presenza» Il tono canzonatorio fece voltare molti insegnanti. Il gruppo lo ignorò. «Bene» Sirius ringraziò la Corvonero con un sorriso caldo. Elisa cercò inutilmente di ignorare la fitta di gelosia che la colpì come un pugno nello stomaco.
 
Il pranzo fu occupato dalla spiegazione del processo. Persino Marlene si unì al loro tavolo. Frank e Alice rimasero basiti alla scoperta della sua famiglia. Marlene, invece, le rivolse un sorriso furbo e continuò il suo pranzo. Quello sguardo la fece sentire un po’ a disagio.
 
A metà del pasto un gufo reale planò al tavolo Serpeverde. Elisa intravide con un certo orgoglio lo sguardo incredulo e rabbioso del giovane Black prima che appallottolasse il foglio e si alzasse dal tavolo. Lo osservò dirigersi verso l’uscita, un delizioso senso di vittoria ad allietarle il pasto. Non appena si voltò incontrò lo sguardo del fratello. Aveva presumibilmente anche lui osservato l’uscita del Serpeverde. Quando incontrò il suo sguardo, Sirius tornò al suo piatto, improvvisamente interessato al pollo nel piatto.
 
Si appuntò mentalmente di chiarire.
 
 
***
 
 
Quella stessa sera Elisa si presentò nell’aula vuota al quinto piano con un po’ di anticipo. Pensò che magari anche Sirius avesse avuto questa idea.
 
Quando, aprendo la pesante porta, trovò solo grandi strati di polvere a tenerle compagnia, un profondo senso di solitudine si affacciò nella sua testa. Decise di cacciare quei brutti pensieri. Si sedette sul solito banco, le ginocchia strette al petto per il freddo autunnale.
 
Aspettò e aspettò ancora.
 
Rimase ore ad osservare le fredde pareti di pietra. Nessuno arrivò. Lei rimase lì, in attesa, finchè, solo dopo mezzanotte, uscì quell’aula grigia con pensieri del medesimo colore.
 
 
***
 
 
Non riuscì ad incontrare Sirius nel giorno seguente e nemmeno in quelli a venire. Sembrava sempre troppo impegnato, sempre attorniato da folle pronte ad ascoltare la sua versione dei fatti.
 
Elisa non si era mai accorta di quanto fosse popolare e nemmeno di come questa particolare condizione fosse snervante. Dal suo canto, purtroppo, la situazione non era per nulla semplice. La notizia sulla sua identità aveva fatto il giro della scuola. Molti sguardi la seguivano per i corridoi, occhiate piene di curiosità e, odiava ammetterlo, compassione.
 
Era snervante osservare come il comportamento delle persone potesse divenire così pietoso nei suoi confronti. Lily la rassicurava, esortandola alla pazienza. Elisa, però, osservava la situazione con occhio cinico e impaziente. Sembrava che tutto ad un tratto le folle avessero sommerso Sirius, lasciando invece la sua figura in un’ombra di commiserazione e solidarietà.
 
Avrebbe voluto urlare.
 
Se raggiungere il ragazzo sembrava essere diventato impossibile, gli amici parevano essersi schierati in sua difesa.
 
Peter, soprattutto, aveva finalmente superato l’indifferenza che li divideva. L’aveva spesso difesa nei corridoi della scuola, quando qualche occhiata di troppo era sfociata in parole poco gradite. Insulti, ad esempio. Se da una parte molte persone si erano schierate dalla sua parte, alcuni individui avevano visto la notizia come un disperato bisogno di attenzioni.
 
Trovandola a discutere nel corridoio con un Corvonero particolarmente saccente, Peter le aveva dato manforte. La scena si era ripetuta più volte di quanto le costasse ammettere.
 
Anche James e Remus parevano voler tenerla occupata a tutti i costi. Il Lupo Mannaro si era impegnato con tutte le sue forze, trovando argomenti di conversazione sempre nuovi ed accattivanti. Avevano parlato spesso del loro fututo dopo Hogwarts, un’incognita abbastanza presente nelle loro vite.
 
James, d’altro canto, la stuzzicava con più insistenza del solito. Spesso le chiedeva di accompagnarlo agli allenamenti o a lezione e, checchè sembrassero gesti casuali, lei sapeva bene quanto in realtà si stesse sforzando.
 
Gli allenamenti erano un disastro, naturalmente. Una folla schiamazzante di nuove ammiratrici sgomitava sugli spalti, spingendola così ad andarsene prima della fine. James le aveva spesso rimproverato una poca resistenza la freddo di Ottobre. Entrambi sapevano bene che non era così.
 
«Devi sentire la nostra nuova idea» Alice la accolse con quella frase quella sera a cena. «Fammi indovinare: riempire le stanze di Lumacorno con degli Snasi? Sarebbe un modo divertente per saltare la simpatica riunione di Halloween» «Ha invitato anche te?» la voce di Alice si fece schifata. Frank rise al suo fianco.
 
«Sai, sono la nuova star» Elisa cercò di imprimere tutto il fastidio nella sua espressione orripilata. «Beh, ci sarà da divertirsi» Lily sogghignò sotto i baffi «Hai già deciso chi invitare?» «Non posso andare da sola?» la rossa scosse la testa, trionfante. «Dovremo cercarti un cavaliere, cara» lei sbuffò spazientita.
 
«Questa nuova idea?» chiese cercando di cambiare discorso. Il sorriso che Alice e Lily si scambiarono non prometteva nulla di buono. «Secondo me è un’idea del cavolo» commentò Frank addentando la sua bistecca. «Sei un uomo, amore. Non possiamo pretendere che tu capisca la sottile arte nel formare delle coppie» Alice guardò il suo ragazzo con un sorriso accondiscendente. Elisa sbuffò divertita.
 
«E sentiamo, chi sarebbero i due malcapitati?» Le due si scambiarono un ultimo sguardo di intesa. «Marlene…» iniziò Lily con una strana luce negli occhi «- e Sirius» completò per l’altra Alice.
 
Il divertimento defluì dal suo corpo. Anzi, le parve che tutto il suo sangue fosse defluito dal suo corpo, lasciandola come un inerme ramoscello secco.
 
«Vedete? È un’idea stupida» commentò Frank vedendo la sua espressione gelata. «Non è un’idea stupida» iniziò Alice accalorandosi «è geniale se ci pensi. Lui dovrà andare al ballo e la inviterà. Dai, sono perfetti insieme» un altro pugno le fu sferrato allo stomaco. Cercò di non rigurgitare quel poco di puré che aveva appena ingerito.
 
«Tu che ne pensi?» Lily sembrava eletrizzata all’idea.
 
No, non se ne parla nemmeno. È un’idea di mer-
 
«Non so» commentò evasiva lei. Un colpo di genio le perforò la mente «Non credo inviterà Marlene. Ha un sacco di altre ragazze a cui chiedere» ammetterlo fu difficile, perché lei stessa non aveva mai pensato alla cosa. La nuova scoperta le provocò una scarica di paura e gelosia.
 
«Ed è proprio qui che entri in gioco tu» Alice le puntò contro la forchetta «Sei tanto amica di Sirius, no? Puoi convincerlo»
 
No
 
«No» Lei scosse la testa fermamente, vedendo finalmente il nocciolo della questione. Lei non lo avrebbe fatto, non avrebbe mai potuto…
 
«Ti deve un favore Eli» le fece notare Lily. «Vero» commentò Alice annuendo. E lei rimase lì, guardando le amiche aspettarsi una risposta affermativa. Annuì, nell’indecisione del momento, maledicendosi della pessima scelta.
 
E mentre la cena continuava, tra schiamazzi e chiacchiere, lei rimase lì, osservando il suo castello di carte cadere pezzo a pezzo, inesorabile.
 
 
***
 
 
La sua era stata una scelta stupida e sconsiderata. La sua decisione, dettata dalla disperazione del momento, l’aveva spinta nel freddo della notte. Osservò la luna piena, chiedendosi dove i quattro idioti fossero andati.
 
Sentì i loro schiamazzi prima ancora di vederli.
 
La tigre si addentrò maggiormente nella Foresta, coperta dalle tenebre. La prima figura che scorse fu il cervo correre nella sua direzione. Si nascose dietro ad un tronco caduto, sperando di passare inosservata.
 
Rimase immobile, sentendo gli zoccoli sul terreno oltrepassare il suo nascondiglio. Uno strusciare confuso le annunciò il passaggio di un topo, seguito da un suono attutito ma pesante. Sperò con tutto il cuore che fosse il lupo. Sporgendosi silenziosamente intravide in una fessura una figua scura avvicinarsi. Il latrato che lanciò fu la sua conferma.
 
La tigre si slanciò fuori dal nascondiglio, balzando con grazia sulla sua preda. I due animali rotolarono per qualche metro. Il cane si ritirò con un ringhio, pronto ad attaccare. Il suono morì velocemente nella notte quando la riconobbe.
 
Rimasero secondi interi a fissarsi, prima che il cane cercasse di superarla come se nulla fosse per raggiungere i suoi compagni. Il felino gli bloccò la strada. L’altro ringhiò infastidito ma ci riprovò. Dopo altri tentativi inutili e fallimentari il cane si bloccò sul posto. Lanciando una lunga occhiata alle sue spalle, la figura si trasformò lentamente, lasciando posto ad un ragazzo.
 
«Si può sapere cosa vuoi?» le parole fecero male. Elisa, tornata di nuovo umana, studiò con cura il Grifondoro. «Non sei venuto nell’aula dopo il processo» non c’era bisogno di indicare di quale classe stessero parlando. Le sopracciglia dell’altro si alzarono.
 
«Pensavo mi avessi visto sulla mappa. Scusa non ho pensato tu non l’avessi guard-» «Ti avevo vista» la corresse lui con un sorriso tirato e palesemente finto. Elisa assunse un’espressione confusa.
 
«Non ti è mai venuto in mente» iniziò lui con voce rabbiosa «di essere sincera con me?!» non era una reale domanda. Lei fece per rispondere, ma si interruppe «Cos’altro non mi hai detto, eh?» aveva alzato la voce, quasi urlando, incurante di essere sentito.  «Io non-» «Cosa? Come diamine faccio a fidarmi?!»
 
«Ti ho salvato» la voce di lei si era incrinata, osservando sbalordita la reazione dell’altro. «Oh, ti ringrazio. Grazie per avermi mentito, io che sono sempre stato sincero con te. Grazie di tutto questo tempo costruito su delle bugie» Si morse con forza il labbro, cercando qualcosa da ribattere. Non trovò nulla.
 
«Mi avreste guardato con occhi diversi» Sirius alzò gli occhi al cielo «Loro lo avrebbero fatto. Io ti avrei guardata e avrei visto la ragazza di sempre. La mia ragazza» Qualcosa si spezzò nel suo stomaco. Aveva usato il condizionale.
 
«E adesso cosa vedi?» il suo sussurro non ricevette risposta. Il ragazzo scosse le spalle, guardando a qualche centimetro dal suo viso. «Beh» iniziò senza sapere cosa dire. «Se le cose stanno così» una nuova rabbia le salì dalla gola. Lo aveva aiutato. Gli era stata accanto. Si era messa in pericolo per il futuro.
 
«Dovresti chiedere a Marlene di accompagnarti alla festa di Lum- Lumacorno» Sirius si voltò verso di lei con uno scatto a quelle parole. Aveva balbettato. Non le importava.
 
«Ho saputo che le piacerebbe» si voltò senza aspettare risposta, iniziando ad incamminarsi verso il castello. «Ehi» il braccio del ragazzo si chiuse sul suo polso, facendola voltare. Lei si ritrasse, liberandosi con degli strattoni dalla sua presa.
 
«Sai» aveva iniziato ad urlare. Non sapeva di poter raggiungere acuti simili «magari potrai chiedere a lei di salvare il tuo cazzo di culo la prossima volta!» con uno spintone lo allontanò, voltandosi e mettendo più distanza possibile da lui. Iniziò a camminare velocemente, ancora nella sua forma umana. Pazzia? Forse. La sua camminata si trasformò presto in una corsa.
 
E mentre calde lacrime iniziarono a rigarle il viso, Elisa si chiese quando esattamente avesse iniziato ad innamorarsi di Sirius Black.
 
 
***
 
 
«Hai una cera schifosa questa mattina» Lily le versò altro caffè. «Dormito male?» Lei annuì soltanto.
 
«Hai poi trovato l’accompagnatore per la festa?» Allo sguardo di puro odio nella sua direzione la rossa alzò gli occhi al cielo. «Sto solo cercando di aiutarti!» «Tu con chi ci andrai?» il viso dell’amica diventò subito di un intenso color rosso. «Vedrai» bofonchiò guardando improvvisamente interessata le sue uova.
 
«A proposito perché non mangi?» «Non ho fame» commentò lei guardando sconsolata il suo piatto vuoto. Subito l’amica le riservò uno sguardo severo. «Devi mangiare» «Senti Lily» iniziò la mora con aria sconsolata «oggi no, ok? Ho tutta l’intenzione di chiudermi in camera mia e gettare via la chiave» Lily non commentò. Poté però sentire il suo sguardo su di sé per tutta la colazione.
 
Probabilmente i suoi occhi rossi non erano passati così inosservati.
 
 
***
 
 
Il suo piano fu portato a termine con il massimo successo. Elisa riuscì a tornare in camera sua senza incontrare anima viva. Nemmeno le sue compagne di stanza le fecero qualche domanda. Essendo domenica non avrebbe dovuto incontrare nessuno. L’occasione cadeva a pennello, insomma.
 
Rimase sotto le coperte per gran parte del pomeriggio, beandosi del calore e della protezione che esse le consentivano. Cercò, inutilmente, di non pensare ai fatti della sera prima, concentrandosi su problemi imminenti.
 
Chi avrebbe invitato alla festa? Dopo diverse maledizioni a Lumacorno ripetute più e più volte, la ragazza passò in rassegna tutti i possibili papabili. Nessuno pareva essere adatto. Benché la tristezza accompagnasse la sua immagine, Elisa sentiva un certo senso di vendetta nei confronti del giovane Black. E, tralasciando la maggior parte degli insulti a lui rivolti durante quelle ore, urgeva trovare il candidato perfetto per scatenare la sua rabbia.
 
Un bussare insistente alla porta disturbò i suoi pensieri. Solo una persona avrebbe mai bussato in quell’occasine. «Lily non sono nuda» La porta si aprì e qualcuno la attraversò.
 
«Me ne rallegro» la voce, però, aveva un’intonazione maschile. Elisa respirò a fondo, cercando di calmarsi.
 
«Cosa vuoi James?» emerse dalle coperte quel tanto per vederlo. Insieme a lui, Peter e Remus guardavano imbarazzati il pavimento. «Oh c’è la squadra… si può sapere che succede?» non era l’intera squadra, pensò con sollievo.
 
«Lily ci ha detto che questa mattina non hai mangiato» James si avvicinò e, senza chiedere, si sedette sul letto, osservandola. «E scommetto nemmeno a pranzo dato che non ti abbiamo vista» «Errato» Elisa districò un braccio dalle coperte per indicare a terra delle carte di cioccolatini.
 
«Ti sei ingozzata di cioccolato?» La voce di Remus la riprese con tono severo. Elisa osservò il ragazzo con superiorità «Mangia, ti sentirai meglio» commentò con solennità ritirando il braccio nel suo bozzolo. James osservò le carte a terra, stralunato. La guardò di nuovo con la coda dell’occhio, improvisamente imbarazzato.
 
«Ok, veniamo subito al punto. La ragione per cui io e Peter siamo qua e Remus ha saltato parte della sua convalescenza è questa:» i ragazzi vicino alla porta si fecero tesi. Elisa registrò il cambio della loro postura. «Cosa ci facevi ieri nella Foresta?»
 
La ragazza prese veramente in considerazione l’idea di imprecare e tornare sotto le coperte. Decise poi di rispondere.
 
«Dovevo risolvere delle faccende» Le sopracciglia di James si alzarono «Ed è per questo che hai deciso di tornare al castello correndo in forma umana, singhiozzando, con il rischio di farti affettare da un Lupo Mannaro?!» la voce del ragazzo si era un po’ alterata. «Senza offesa Rem» «Oh tranquillo» le labbra della ragazza si strinsero in cerca di una risposta.
 
«Avevo delle faccende da risolvere» ripeté piatta lei con sguardo fisso sulla spalla di lui. «Oh dai, davvero? Sei rimasta chiusa in camera per tutto il giorno per delle “faccende”» Un improvviso lampo di genio la investì. Se c’era una persona che poteva dare tanto sui nevi era sicuramente…
 
«Errato ancora» Elisa balzò fuori dal letto. Afferrò veloce la sua bacchetta sul comodino e trasfigurò il suo pigiama con i boccini in vestiti babbani. Non era proprio pronta a sopportare la sua divisa in quel momento. «Bel pigiama» il commento di James la fece sorridere. Si specchiò rapidamente al piccolo specchio appeso alla parete.
 
Era veramente uno schifo.
 
«Si può sapere dove devi andare?» Remus si scansò al suo passaggio. James si catapultò al suo seguito giù per le scale. «Dove mi porta il cuore!»
 
In Sala Comune una brutta sorpresa la attese. Lily e Sirius erano appoggiato alla spalliera del divano, rivolti nella loro direzione, intenti in una discussione. Al suo urlo i due si voltarono nella sua direzione.
 
«Devi smetterla di mandare uomini in camera per attentare alla mia purezza» commentò sarcastica all’amica. Lei alzò gli occhi al cielo. «Dove diamine vai?» «Non ce lo vuole dire» James fece il suo ingresso alle sue spalle.
 
«Vado a cercarmi l’accompagnatore» informò i ragazzi con un sorriso serafico. Intravide con la coda dell’occhio la postura di Sirius irrigidirsi. «Così si fa» la incitò Lily con una pacca sulla spalla.
 
«Ehi» la mano di Lily fu sostituita da una presa più forte. Sirius la costrinse a voltarsi. «Si può sapere cosa vuoi?» il ragazzo rimase pietrificato.
 
E mentre con poca grazia si scioglieva dalla sua presa e attraversava il ritratto, Elisa sentì dentro di sé l’urlo di battaglia.
 
 
   
 
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