Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    20/12/2016    1 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 16 - Conforto




«Basta!» grida per la seconda volta Katherine. «Andate via! Via!».


Oh, Katherine ora è arrabbiata, davvero molto, e i suoi occhi verdi lampeggiano di tutta la sua giovane collera.


Si è ridestata poco prima, bruscamente, riscossa da un urlo che non le apparteneva affatto. E dopo un’occhiata stranita all’assurda situazione nella sua stanza, ha spalancato la bocca, sconvolta nello scorgere Pitch aggredito in quel modo da quelle… cose.


Non ci ha pensato due volte a intervenire, pur non avendo affatto la situazione ben chiara. Ma a quel paese la chiarezza! Qualcosa stava facendo del male al suo Pitch!


«Lasciatelo stare!» strilla fuori di sé, pestando minacciosamente un piede a terra e disintegrando una delle volute di luce con un deciso gesto del braccio.


Tutti quegli arabeschi di luce possono ferire Pitch, che è uno spirito, ma lei è umana ed è una bambina: non le fanno neppure il solletico. Ciò nonostante, ostinate come non mai, tentano di passare oltre l’ostacolo rappresentato dalla bambina per incenerire la creatura maligna alle sue spalle.


«Ho detto» ringhia furiosa Katherine, intenta a prendere a calci ogni singolo ricciolo luminoso «Via!».


Serra con forza una piccola mano attorno a una graziosa spirale, che va in mille frantumi disperdendosi in una nuvola dorata.


La luce nella stanza lampeggia, sembra quasi indignata per il comportamento fuori del normale di quella piccola umana, ma allo sguardo truce lanciato da Katherine la luce si ritira, raggruppandosi in un angolo e scivolando agilmente oltre la finestra, poi su per il cielo stellato, scomparendo veloce come una cometa in un ultimo scintillio risentito.


Katherine sbuffa sonoramente, ancora tremante di rabbia e adrenalina. Si volta alle proprie spalle e si lascia sfuggire un singhiozzo sgomento. Pitch è scompostamente riverso contro il muro; sembra svenuto. Katherine si avvicina rapida, sta per toccarlo ma si ferma prima, per un momento timorosa di potergli arrecare ulteriore dolore.


«Pitch» sussurra, gli occhi liquidi alla vista dello stato in cui versa lo spirito.


«Ka-therine» soffia Pitch con voce spezzata.


Vorrebbe poter aprire gli occhi, così da assicurarsi della sua effettiva presenza; ma non ci riesce. Vorrebbe poter allungare una mano, per chiederle silenziosamente di toccarlo di nuovo, di mostrargli che lui esiste ancora, dopo tutto; ma non ne trova la forza. Vorrebbe poterle parlare, e chiederle di abbracciarlo ancora una volta, regalargli ancora un po’ del suo calore; ma non trova la voce per farlo. Trema. È così stanco, ora; il dolore che prova acceca la sua mente. Altre lacrime rigano il suo volto pallido e scavato, lacrime di dolore e paura.


Poi Katherine poggia delicatamente una mano sul suo petto e Pitch sospira grato, come se quel piccolo gesto potesse riportare pace e conforto a ciò che rimane della sua anima.


«Ti hanno fatto del male» mormora Katherine sconvolta, poggiando piano la testa sulla spalla sana di Pitch e circondando con attenzione il suo fianco. «Quelle… cose, perché? Non… non gli hai fatto niente. Io non capisco» mugola con le labbra contro la sua veste stracciata.


Con estrema fatica Pitch ripiega le dita di una mano sulla piccola schiena di Katherine. Un gesto di conforto, qualcosa che in centinaia di anni non gli era ma saltato in mente di offrire. Ma Katherine… lei è in qualche modo speciale. Può vederlo, certo, ma soprattutto può toccarlo, tanto in profondità come mai nessuno prima.


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Katherine è solo una bambina. Se solo potesse, se solo ne avesse la forza, ricondurrebbe Pitch al letto e lo guarderebbe riposare per il resto della notte. Ma è troppo piccola e debole per fare una cosa del genere. Così, dopo aver rassicurato Pitch con una stretta appena più decisa delle braccia, velocemente si alza e dal suo letto leva la pesante coperta e, volenterosa, la trascina fino alla parete opposta, contro la quale è adagiato lo spirito. Se Pitch non può tornare a letto, allora sarà lei a fargli compagnia a terra, coprendo entrambi perché non prendano freddo e accoccolandosi gentilmente contro il suo fianco.


Pitch sussurra qualcosa, qualcosa che Katherine non riesce a sentire, qualcosa che suona sospettosamente come “Grazie”.



E come le persone appartenenti allo stesso gruppo sanguigno sono le uniche che possono donare il loro sangue a chi è vittima di un incidente, così anche un’anima può soccorrerne un’altra solo se non è diversa da questa, se la sua concezione del mondo è la stessa, se tra loro esiste una parentela spirituale.” (Sándor Márai)


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Una leggera carezza può donare maggior conforto di quello che potrebbe provenire da mille parole.” (Liomax D'Arrigo)



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L’Angolino Buio e Polveroso dell’Uomo Nero (e dell’autrice a cui piace maltrattarlo)


Ehi!...


Ehm, scrivo questa nota dell’autrice perché mi è sorto un dubbio esistenziale che non so se riuscirò a risolvere. Provo a spiegare.


Forse, nell’elenco dei personaggi, vi sarà capitato di notare il nome di un certo Kozmotis 'Pitch' Pitchiner. Se così fosse, vorrei assicurare che non si tratta una svista o di un colpo di testa; è voluto e ponderato (cielo, che parolone). Qui però sorge un problema che, forse per l’euforia del momento, non avevo preso in considerazione: il buon signor Joyce, il papà dei Guardiani, non si è propriamente dilungato nel raccontare di questo misterioso personaggio. Si è limitato ai fatti essenziali e poco altro. Si sa che era a capo di un vascello e che la sua flotta aveva il compito di arrestare i Dream Pirates. Si sa che aveva il titolo ufficiale niente popò di meno che di Lord High General of the Galaxies. Si sa che, nonostante il suo compito difficile, sia i suoi uomini che i Dream Pirates lo ritenevano un uomo giusto ed equo, compassionevole e umano con i nemici (e qui, se posso permettermi, il Pitch che conosco io avrebbe qualcosa da dire). Si sa che aveva un cavolo di palazzo di marmo con colonnato (anche solo questo giustifica il titolo di Lord) su di un satellite interno alla costellazione di Orione. Si sa che amava alla follia la sua famiglia e in particolare sua figlia e il suo “cuore selvaggio” (parole di Joyce), e forse per questo tendeva a essere piuttosto permissivo nei suoi confronti.


Tutto questo è ok, mi sta benissimo, ma… È qualcosa che Joyce pone come dato di fatto, zero introspettività (non che Joyce e narrazione introspettiva vadano molto a braccetto di per sé), poche basi da cui partire per conoscere il personaggio (non per nulla ho esordito dicendo: “questo misterioso personaggio”, ecco).


In sostanza, ciò che mi turba un po’ è che da qui in poi non so se sono rimasta all’interno dei confini del personaggio oppure no. Probabilmente no, ma non posso averne la certezza per i motivi sopra descritti. Quindi, ci ho riflettuto e credo che sarò costretta a inserire nelle note OoC, cosa che di per sé non mi entusiasma ma che ritengo più corretto.


Quindi nulla… Grazie per l’attenzione (sempre che qualcuno abbia avuto la voglia di leggere questa cosa) e alla prossima.



Roiben






  
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